MaM
Messaggio del 6 agosto 1982:Bisogna esortare la gente a confessarsi ogni mese, soprattutto il primo venerdì o il primo sabato del mese. Fate ciò che vi dico! La confessione mensile sarà una medicina per la Chiesa d'occidente. Se i fedeli si confesseranno una volta al mese, presto intere regioni potranno essere guarite.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1922

14-30 Maggio 19, 1922 Il Divino Volere nel Cielo è felicitante, ma nella terra è operante, e moltiplica la sua Vita, suoi beni, nell’atto della creatura.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere da dentro il mio interno, al quale aprendosi come una porticina, poggiava le sue braccia e sporgeva la sua testa fuori per vedere che cosa facevano le altre creature. Io guardavo insieme con Gesù, ma chi può dire i mali che si vedevano, le offese che si facevano, ed i castighi che pioveranno? Era raccapricciante vista sì dolorosa; come pure vedevo il nostro povero paese colpito dal flagello divino. Ora io, vedendo che Gesù guardava con una tenerezza d’amore e di dolore, mentre giorni prima mi era riuscito impossibile di farlo guardare e di rivolgerlo di faccia verso le creature, gli ho detto:

(2) “Amor mio e vita mia, vedi quanto soffrono i tuoi e miei cari fratelli, non volete usare pietà? Quanto volentieri soffrirei tutto per far che loro fossero risparmiati. Vedi, questo è un dovere che m’impone lo stato di vittima, la tua imitazione; non soffristi tutto per noi? E come vuoi che non soffra per risparmiare loro, e che imiti Te, mentre Tu tanto soffristi?” E Gesù spezzando il mio dire mi ha detto:

(3) “Ah! figlia mia, è giunto a tanto l’uomo che non posso guardarlo se non con orrore, e se lo guardo è solo da dentro te, perché trovando in te tutte le tenerezze della mia Umanità, le mie preghiere, sento un trasporto di guardarlo con compassione, e per amor tuo risparmierò le loro vite. L’uomo ha bisogno di purghe forti, altrimenti non si ricrede, e perciò travolgerò tutto per rinnovare tutto, farò cose impreviste, castighi nuovi, di cui l’uomo non potrà trovare la cagione, e questo per confonderlo, ma tu non temere, per amor tuo risparmierò qualche cosa. Sento in te come sentivo nella mia Umanità la corrente delle comunicazioni con tutte le creature, e perciò mi è duro non darti e non contentarti in nulla”.

(4) Onde più tardi mi sono trovata fuori di me stessa, ad un punto altissimo ed ho trovato la mia Mamma Celeste, un nostro Arcivescovo defunto, i miei genitori ed il mio dolce Gesù in braccio al Vescovo, il quale, non appena vistami, me l’ha dato in braccio dicendomi: “Prendilo figlia mia e godilo”. E Gesù faceva festa nelle mie braccia, ed ha detto:

(5) “Figlia carissima del mio Volere, voglio rinnovare il connubio del gran dono di farti vivere nel mio Volere, e perciò ho voluto presenti come rappresentanti: La mia cara Mamma, il Vescovo che prese parte alla tua direzione stando in terra, ed i tuoi genitori, affinché tu resti maggiormente confermata nella mia Volontà e riceva tutta la corrente ed i beni che la mia Volontà contiene, ed essi siano i primi a ricevere la gloria dell’operato del vivere nel mio Volere. Tu non sei altro che un atomo nel mio Volere, ma in quest’atomo Io ci metto tutto il peso della mia Volontà, affinché come ti muovi, il mare immenso del mio Volere riceva il suo moto, le acque s’increspino, e come agitate esalino la loro freschezza, i loro profumi, e straripino a bene del Cielo e della terra. L’atomo è piccolo, leggerissimo, e non è capace di agitare tutto il mare immenso della mia Volontà, ma messovi dentro tutto il peso di Essa, sarà capace di tutto, e mi darai campo a dare da Me altri atti divini, sarai come la pietruccia gettata nella fonte, che come cade, le acque s’increspano, si agitano, e mandano fuori la loro freschezza ed il loro profumo; ma la pietruccia non contiene il peso della mia Volontà e perciò non può far straripare la fonte, ma il tuo atomo col peso del mio Volere, non solo può travolgere il mio mare, ma allagare Cielo e terra.

(6) Come dentro d’un fiato berrai tutta la mia Volontà con tutti i beni che Essa contiene, e dentro d’un altro fiato la emetterai fuori, e mentre ciò farai, tante volte moltiplicherai la mia Vita, i miei beni; quante volte la bevi e quante volte la emetti. E se nel Cielo i beati godono di tutta la beatitudine che contiene il mio Volere, vivono in Esso come nel proprio centro, ma non lo moltiplicano, essendo fissati in loro i loro meriti. Tu sei più felice di loro, potendo moltiplicare la mia Vita, il mio Volere, i miei beni; in loro il mio Volere è felicitante, in te è operante e chiedo i tuoi atti per moltiplicarmi. Quando tu operi sto con ansia a guardare se operi nel mio Volere per ricevere il contento di vedermi moltiplicato nel tuo atto, quanto dovresti stare attenta, e nulla farti sfuggire”.

14-31 Maggio 27, 1922 L’atto preventivo e l’atto attuale.

(1) Stavo pensando tra me: “Se è così grande un atto fatto nel suo Volere, quanti, ahimè! non ne faccio sfuggire?” Ed il mio dolce Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, c’è l’atto preventivo e l’atto attuale. Il preventivo è quello quando l’anima, dal primo sorgere del giorno, fissa la sua volontà nella mia, e si decide e si conferma di voler vivere ed operare solo nel mio Volere, previene tutti i suoi atti e li fa scorrere tutti nel mio Volere. Con la volontà preventiva il mio Sole sorge, la mia Vita resta duplicata in tutti i tuoi atti come dentro d’un solo atto, e questo supplisce all’atto attuale. Ma però, l’atto preventivo può essere ombrato, oscurato dai modi umani, dalla volontà propria, dalla stima, dalla trascuratezza ed altro, che sono come nubi innanzi al sole, che rendono meno vivida la sua luce sulla faccia della terra. Invece l’atto attuale non è soggetto a nubi, ma ha virtù di diradare le nubi se ci sono, e fa sorgere tant’altri soli in cui resta duplicata la mia Vita, con tale vivezza di luce e calore, da formare altrettanti nuovi soli, l’uno più bello dell’altro. Però tutti e due sono necessari, il preventivo dà la mano, dispone e forma il piano all’attuale; l’attuale conserva ed allarga il piano del preventivo”.

14-32 Giugno 1, 1922 Che cosa è la verità.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo seguendo le ore della passione del mio dolce Gesù, specie quando fu presentato a Pilato, il quale gli domandò qual’era il suo regno, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, fu la prima volta nella mia Vita terrena che ebbi che ci fare con un preside gentile, il quale mi domandò qual’era il mio regno, ed Io gli risposi che il mio regno non è di questo mondo; se di questo mondo fosse, migliaia di legioni di angeli mi difenderebbero. Ma con ciò aprivo ai gentili il mio regno e comunicavo loro le mie celesti dottrine, tanto che Pilato mi domandò: “Come, Re sei Tu?” Ed Io subito gli risposi: “Re Io sono, e sono venuto nel mondo ad insegnare la verità”. Con ciò, Io volevo farmi via nella mente di lui per farmi conoscere, tanto che come colpito mi domandò: “Che cosa è la verità?” Ma non aspettò la mia risposta, non ebbi il bene di farmi capire, gli avrei detto: “La verità sono Io, tutto in Me è verità: Verità è la mia pazienza in mezzo a tanti insulti; verità è il mio sguardo dolce fra tante derisioni, calunnie, disprezzi; verità sono i miei modi affabili, attraenti, in mezzo a tanti nemici, che mentre loro mi odiano Io li amo, e mentre vogliono darmi la morte Io voglio abbracciarli e dar loro la vita; verità sono le mie parole dignitose e piene di sapienza celeste; tutto in Me è verità. La verità è più che sole maestoso, che per quanto si voglia calpestare, sorge più bello, più luminoso, da far vergogna agli stessi nemici e di atterrarli innanzi ai suoi stessi piedi. Pilato mi domandò con sincerità d’animo, ed Io fui pronto a rispondergli, invece Erode mi domandò con malignità e per curiosarmi, ed Io non risposi, sicché a chi vuole sapere le cose sante con sincerità, Io mi rivelo più di quello che si vuole; invece, a chi vuol saperle con malignità e per curiosarle, Io mi nascondo, e mentre loro si vogliono far beffe di Me, Io confondo loro e me ne faccio beffe di loro. Ma siccome la mia persona portava con sé la verità, sicché anche innanzi ad Erode fece il suo ufficio, il mio silenzio alle domande tempestose di Erode, il mio sguardo modesto, l’aria tutta piena di dolcezza, di dignità, di nobiltà della mia stessa persona, erano tutte verità, e verità operanti”.

14-33 Giugno 6, 1922 Vivendo nella Divina Volontà, la croce e la santità si fanno simile a quelle di Gesù.

(1) Stavo pensando tra me: “Come mai il mio buon Gesù ha cambiato con me, prima tutto si dilettava nel farmi patire, tutto era partecipazione di chiodi e croce; adesso tutto è svanito, non più si diletta nel farmi patire, e se qualche volta soffro mi guarda con una indifferenza, non mostra più quel gusto d’una volta”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù muovendosi nel mio interno, sospirando mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando ci sono i gusti maggiori, i gusti minori perdono il loro diletto, la loro attrattiva, e perciò si guardano con indifferenza. La croce lega la grazia, ma chi l’alimenta, chi la fa crescere a debita statura? La mia Volontà. E’ lei sola che completa tutto e fa compiere i miei più alti disegni nell’anima, e se non fosse per la mia Volontà, la stessa croce, per quanto potere e grandezza contiene, può far rimanere le anime a mezza strada. Oh! quanti soffrono, e siccome manca l’alimento continuo della mia Volontà, non giungono alla meta, al disfacimento del volere umano, ed il Voler Divino non può dare l’ultimo colpo, l’ultima pennellata della Santità Divina. Vedi, tu dici che sono svaniti chiodi e croce, falso figlia mia, falso, prima la tua croce era piccola, incompleta, ora la mia Volontà elevandoti nella mia Volontà, la tua croce si fa grande, ed ogni atto che fai nel mio Volere è un chiodo che riceve il tuo volere, e vivendo nella mia Volontà, la tua si stende tanto da diffonderti in ogni creatura, e mi dà per ciascuna quella vita che ho dato loro per ridarmi l’onore, la gloria, lo scopo perché l’ho creato. Vedi, la tua croce si stende non solo per te, ma per ciascuna creatura, sicché dovunque vedo la tua croce; prima la vedevo solo in te, ora la veggo dappertutto. Quel fonderti nella mia Volontà, senza nessuno interesse personale, ma solo per darmi quello che tutti dovrebbero darmi, e per dare a tutti tutto il bene che il mio Volere contiene, è solo della Vita Divina, non umana; sicché solo la mia Volontà è quella che forma questa santità divina nell’anima. Onde le tue croci primiere erano santità umana, e l’umano per quanto santo, non sa fare cose grandi, ma piccole, molto meno elevare l’anima alla santità e alla fusione dell’operato del suo Creatore, resta sempre nella restrizione di creatura, ma la mia Volontà abbattendo tutte le barriere umane, la getta nell’immensità divina, e tutto si fa immenso in lei: Croce, chiodi, santità, amore, riparazione, tutto; la mia mira in te non era la santità umana, sebbene era necessario che prima facessi le cose piccole in te, e perciò tanto mi dilettavo.

(3) Ora, avendoti fatto passare oltre e dovendoti far vivere nel mio Volere, vedendo la tua piccolezza, il tuo atomo abbracciare l’immensità per darmi per tutti e per ciascuno amore e gloria per ridarmi tutti i diritti di tutta la Creazione, questo mi diletta tanto, che tutte le altre cose non mi danno più gusto. Onde la tua croce, i tuoi chiodi, sarà la mia Volontà che tenendo crocifissa la tua completerà in te la vera crocifissione, non ad intervallo, ma perpetua, tutta simile alla mia, che fui concepito crocifisso e morii crocifisso, alimentata la mia croce della sola Volontà eterna, e perciò per tutti e per ciascuno Io fui crocifisso. La mia croce suggellò tutti col suo emblema”.

14-34 Giugno 9, 1922 Gesù vuole riposarsi nell’anima.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù veniva spesso spesso, ed ora poggiava la sua testa sulla mia e diceva:

(2) “Figlia mia, ho bisogno di riposo; l’intelligenza increata vuol riposarsi nell’intelligenza creata, ma per trovare il vero riposo dovrei trovare nella tua tutta la gloria, il contento che tutte le altre intelligenze dovrebbero darmi, perciò la mia Volontà vuole allargare la tua capacità per poter trovare questo riposo. No, non sono contento se la mia Volontà non mette in te tutto quello che gli altri mi dovrebbero”.

(3) Onde pareva che alitava la mia intelligenza, ed essa restava incatenata come da tanti fili di luce, per quante menti create uscivano dalle mani del nostro Creatore, ed ogni filo di luce diceva: “Gloria, riconoscenza, onore, eccetera, al mio Dio tre volte Santo”. E Gesù diceva:

(4) “Ah! sì, ora posso riposarmi, trovo il ricambio dell’intelligenza della Creazione, la mente creata si confonde con la mente increata”.

(5) Onde dopo ha poggiato la sua testa sul mio cuore, e pareva che non trovava completo riposo, onde ha messo la sua bocca sul mio cuore e lo fiatava; ad ogni fiato il mio cuore si allargava, e poi ha soggiunto:

(6) “Figlia, sono risoluto a riposarmi, perciò voglio tanto fiatare il tuo cuore, per mettervi tutto l’amore che tutto il resto della Creazione dovrebbe darmi; il mio riposo non può essere perfetto se non trovo il ricambio dell’amore che è uscito da Me, perciò voglio trovare in questo cuore l’amore che tutti dovrebbero darmi, il mio Volere farà questo prodigio in te, ed il tuo cuore avrà una nota per tutti, che mi dice amore”.

(7) Onde dopo ha messo di nuovo la sua testa sul mio cuore e si riposava, come era bello vedere riposare Gesù! Onde scompariva e ritornava, ed ora voleva riposarsi sulle mani, ora sulla spalla; pareva che voleva vedere se tutta la mia persona si prestava a farlo riposare.

(8) Onde dopo mi ha detto: “Diletta mia, quanto amore sento verso di te, tutto l’amore che dovrei dar agli altri e che loro rifiutano, lo accentro in te. Sento in te l’eco della mia parola creatrice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, e ne veggo il compimento. Ah! solo il nostro Volere farà ritornare l’uomo alla sua prima origine, il nostro Volere getterà tutte le impressioni divine nel volere umano, e travolgendo un volere nell’altro, lo porterà sulle sue ali nelle braccia del suo Creatore, non brutto come l’ha fatto la colpa, ma puro e bello e simile al suo Creatore, perciò voglio che tu riceva tutte le impressioni della mia Volontà nella tua, affinché Cielo e terra non possano discernere che la sola Volontà Divina agente in te, cui loro si sentiranno come travolti, e tutti riceveranno il bene dell’operato divino nella creatura, perciò prestati in tutto e siimi fedele”.

(9) Dopo di ciò è ritornato di nuovo, ma tutto afflitto e mi ha detto:

(10) “Io ne sono dolente quando pensano di Me che sono severo e che faccio più uso della giustizia che della misericordia; stanno con Me come se ad ogni cosa dovessi colpirli, oh! quanto mi sento disonorato da questi tali, perché questo li porta a stare con Me a debita distanza, e chi sta distante non può ricevere tutta la fusione del mio amore; e mentre sono loro che non mi amano, pensano di Me che sono severo e quasi un Essere che faccio paura, mentre solo col dare uno sguardo alla mia vita, possono solo rilevare che solo un atto di giustizia Io feci, quale fu che per difendere la casa del Padre mio, presi le funi e menai a destra ed a sinistra per cacciare i profanatori, che poi tutto il resto fu tutta misericordia: Misericordia il mio concepimento, la mia nascita, le mie parole, le mie opere, i miei passi, il mio sangue sparso, le mie pene, tutto era in Me amore misericordioso. Eppure si teme di Me, mentre dovrebbero temere più di loro che di Me”.

14-35 Giugno 11, 1922 La vita naturale simboleggia la spirituale.

(1) Stavo pensando tra me: “Come sarà che anche la vita spirituale subisce tanti cambiamenti, mentre si è convinto che questa dev’essere la mia via, quando meno si pensa si è sbalzato altrove, portando chi sa quanti strascichi dolorosi che fanno sanguinare il cuore, si può dire che per i tanti cambiamenti che si subiscono è un continuato martirio”. Onde il mio dolce Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, certo che la vita spirituale dev’essere un continuo martirio, perché dev’essere simile al primo ed al più grande dei martiri, quale Io fui, e se non fosse, non si può dare vero nome di vita spirituale, ma larva ed ombra di essa. Poi, è necessario che subisca vari cambiamenti, e questo è per farla giungere a debita statura ed a renderla nobile, bella e perfetta. Se la stessa natura umana, meno importante, subisce chi sa quanti cambiamenti per farla giungere a debita statura, molto più la spirituale, che è più importante e superiore alla vita naturale, anzi essa simboleggia la spirituale. Osserva un po’, quanti cambiamenti subisce la vita naturale? Essa è concepita dentro del seno materno, e vi sta per ben nove mesi, per ben formare il corpicino, e quando è formato è costretto ad uscire, e se volesse continuare a stare ne morrebbe, perché mancando lo spazio per crescere si soffocherebbe, compromettendo la sua vita e quella della mamma. Ora, se questo concepimento si formasse fuori di un seno materno, chi dovrebbe prestare il sangue, il calore per formare il corpicino? E poi, essendo le membra tenerissime, l’aria stessa l’ucciderebbe, ma quanta cautela non ci vuole per il piccolo neonato? Il caldo, il freddo, le stesse strettezze del seno materno gli possono essere micidiali, ecco perciò fasce, culla, latte; se si volesse dare altro cibo, il piccino non sa l’uso di masticare, sicché si metterebbe a pericolo la sua vita, ma poi giunge anche il tempo che si rende abile a prendere il cibo, a togliersi le fasce, e s’impara a dare qualche passo. Vedi, non siamo altro che all’infanzia e già ha subito tre cambiamenti; or, che si direbbe se questo piccino vedendosi messo a terra per fargli dare il passo, temendo d’essere sbalzato dalle braccia della mamma, strepita, piange e non ne vuol saperne? Si rimpiangerebbe, perché in braccio alla mamma mai si farebbe uomo, senza moto non si renderebbe né forte né sviluppato.

(3) Ora veniamo alla vera vita spirituale. Essa si concepisce nel mio seno; il mio sangue, il mio amore, il mio alito la formano; poi l’alimento al mio petto; la fascio con le mie grazie; onde passo a farla camminare con le mie verità, ma con ciò, non è mio disegno di formare una bimba da giuoco, ma di formare una copia tutta simile a Me, ed ecco perciò sottentrano i cambiamenti, non è altro che per farla giungere ad età matura e darle tutti quei privilegi e prerogative che contiene la vera vita spirituale, altrimenti rimarrà come bambina in fasce, che invece di formare il mio onore e la mia gloria, formerebbe il mio dolore e disonore, e quante ce ne sono che rimangono solo neonate o al più fasciate, e pochissime sono quelle che lavorano insieme con Me, per farne una copia di Me”.

14-36 Giugno 15, 1922 Il palpito divino è la celletta dell’anima che vive nel Voler Divino, ed Esso armonizza tutto nella creatura.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando al Santo Voler di Dio, e mentre mi fondevo in Esso, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, fu il punto centrale della mia Vita la mia Volontà eterna, dal primo atto del mio concepimento fino all’ultimo anelito; mi precedette, mi accompagnò facendosi vita dello stesso atto, e mi susseguiva, chiudendo il mio atto nell’ambito eterno del mio Volere, da cui non trovavo la uscita; e siccome la mia Volontà eterna era immensa, non c’era punto in cui non circuiva, né generazione in cui Essa non doveva dominare, sicché era per Lei come connaturale formare i miei atti, moltiplicarli per tutti come se fosse per uno solo. Un soggetto può dare ciò che tiene; per quanta potenza contiene non può dare di più di ciò che esso possiede. Ora, la mia Volontà possedeva l’immensità, il potere della moltiplicazione degli atti per quanti ne voleva, l’eternità in cui travolgeva tutte le cose presenti a tutti, come al principio di tutte le cose come fino alla fine. Ecco perciò fino dal mio primo concepire, la potenza del mio Volere formava tanti concepimenti per quante creature uscivano alla esistenza; le mie parole, i pensieri, le opere, i passi, li moltiplicava, li estendeva dal primo fino all’ultimo degli uomini. La potenza del Volere eterno, il mio sangue, le mie pene, li convertiva in mari immensi di cui tutti potevano avvalersi, se non fosse per il prodigio del Voler Supremo, la mia stessa Redenzione sarebbe stata individuale, circoscritta, e per qualche generazione.

(3) Ora, la mia Volontà non è cambiata, quel che era è e sarà, molto più che essendo venuto Io sulla terra, venni a rannodare la Volontà Divina all’umana; chi non sfugge da questo nodo e si dà in balìa di Essa, facendosi precedere, accompagnare e susseguire, racchiudendo il suo atto dentro del mio Volere, ciò che successe di Me succede dell’anima. Vedi, come tu fondevi i tuoi pensieri, le tue parole, le tue opere, le tue riparazioni, il tuo piccolo amore nel mio Volere, li estendevo, li moltiplicavo e si facevano antidoto di ciascun pensiero, di ciascun parola, di ciascuna opera, riparazione d’ogni offesa, amore per ogni amore che mi si deve, e se ciò non succedesse è per difetto della volontà umana, che non gettandosi del tutto in preda della Volontà Divina, non prende tutto, e né si può dare a tutti, quindi sente le sensazioni dell’umano che la infelicitano, la circoscrivono, la impoveriscono e la rendono parziale. Ecco perciò tutto il mio interesse che il tuo volere faccia vita nel mio, e che capisca bene che significa vivere in Esso, quanto a creatura è possibile, perché se ciò farai avrai ottenuto tutto e mi darai tutto”.

(4) Detto ciò è scomparso. Ma dopo è ritornato di nuovo e si faceva vedere tutto piagato, ma quelle piaghe formavano tante cellette in cui Gesù chiamava le anime per chiuderle in esse e metterle al sicuro, onde io gli ho detto: “Amor mio, e la mia celletta dove? Affinché chiudendomi non esca più”.

(5) E Gesù: “Figlia mia, per te non ci sono cellette nel mio corpo, perché chi vive nel mio Volere non può vivere in un mio appartamento, ma devi vivere nel palpito del mio cuore. Il palpito è il centro e la vita del corpo umano, se cessa il palpito cessa la vita, il palpito mantiene la circolazione del sangue, il calore, la respirazione, quindi la forza, l’attività delle membra; se il palpito non è regolare, tutte le attitudini umane sono in disordine, anche la stessa intelligenza perde la vivacità, l’ingegno, la pienezza della luce intellettiva, perché nel creare l’uomo ci misi nel cuore un suono speciale, a cui legai l’armonia eterna, in modo che se il palpito è sano, tutto è armonia nella creatura. Ora, la mia Volontà è come il palpito nella creatura, se Essa palpita armonizza la santità, armonizzano le virtù, armonizza tra il Cielo e la terra; la sua armonia si estende fino con la Trinità Sacrosanta, ecco perciò per te c’è il mio palpito che si offre come celletta per chiuderti dentro, e palpitando d’un solo palpito armonizzi tra il Cielo e la terra, circoli nel passato, nel presente e nel futuro, in tutto ti trovi tu circolante in Me ed Io in te”.

14-37 Giugno 19, 1922 Ogni qual volta l’anima opera nel Divino Volere, dà il campo a Gesù di mettere fuori nuove beatitudini e nuovi contenti.

(1) Continuando il mio solito, mi sentivo inabissata nel Volere Supremo del mio dolce Gesù, mi pareva che ogni mio piccolo atto fatto nel Divino Volere faceva uscire nuovi contenti da dentro la Maestà Divina, ed il mio amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io posseggo tali contenti, felicità e beatitudini, che potrei dare ad ogni istante sempre nuove gioie e beatitudini, sicché ogni qual volta l’anima opera nel mio Volere, mi dà il campo a mettere fuori nuove beatitudini e nuovi contenti che Io posseggo, e siccome il mio Volere è immenso e invade tutti e tutto, così come escono scorrono sull’anima che sta operando nel mio Volere, come causa primaria che le mie beatitudini vengono messe fuori, e poi circolano in tutti, e in cielo e in terra. Onde, quante volte operi nel mio Volere, tante beatitudini e gioie di più mi fai mettere fuori, ed Io sento il contento di far parte delle gioie che posseggo. La mia Volontà vuol mettere fuori ciò che possiede, ma va trovando chi ne dia l’occasione, chi è disposto a riceverne, chi prepara un posticino nell’anima sua dove poter mettere questi miei nuovi contenti. Ora, l’anima col voler fare la mia Volontà, apre le porte del mio Volere, e svuotandosi del suo volere mi prepara un posticino dove mettere i miei beni, ed entrando nella mia Volontà ad operare, mi dà l’occasione d’uscire da Me nuove beatitudini, perciò con ansia aspetto che l’anima venga ad operare nel mio Volere eterno, per sprigionare da Me una nuova gioia e farmi conoscere che sono quel Dio che non esaurisco mai, e che sempre tengo da dare a chi fa la mia Volontà”.

14-38 Giugno 23, 1922 Come le verità sono più che sole.

(1) Stavo pensando tra me: “Gesù dice tante cose del suo Santissimo Volere, ma pare che non viene capito, ed anche dagli stessi confessori; sembrano dubbiosi, ed innanzi ad una luce sì immensa non restano né illuminati, né presi ad amare un sì amabile Volere”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, gettandomi un braccio al collo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ti meravigliare di ciò, chi non è vuoto del tutto del suo volere, non può avere una certa conoscenza del mio, perché il volere umano forma la nuvola tra il mio ed loro, ed impedisce la conoscenza del valore ed effetti che il mio contiene; ma ad onta di ciò non possono dire che non è luce. Vedi, anche nelle cose che si veggono quaggiù non sono comprese dall’uomo; chi mai può dire come feci nel creare il sole, quanta luce e calore contiene, eppure lo veggono, godono dei suoi effetti, tutto il giorno è con loro, il suo calore e luce lo seguono ovunque; e con tutto ciò né sanno, né possono dire la sua altezza, la luce ed il calore che possiede, e se qualcuno volesse innalzarsi per saper ciò, la luce lo eclisserebbe, il calore lo brucerebbe, sicché l’uomo è costretto a tenere gli occhi bassi e godersi la luce senza poterlo investigare, e contentarsi di dire, è sole. Onde, se ciò succede al sole che si vede e che Io creai per il bene naturale dell’uomo, molto più le verità che contengono, oh! quanta più luce e calore dello stesso sole, specie poi le verità che si riferiscono alla mia Volontà, ché contengono effetti, beni e valore eterno; chi mai può misurarne tutto il contenuto che Essa contiene? Sarebbe volersi eclissare, sarebbe meglio abbassare la fronte e godersi la luce che porta la mia verità, amarla e far sua quella piccola luce che comprende l’intelligenza umana, e non fare che, perché non comprendono tutta la pienezza della luce, metterla da parte come cosa che non l’appartiene, sicché, il sole non compreso si gode della sua luce per quanto più si può, si serve di essa per operare, per camminare, per guardare, ed oh! come si sospira il giorno perché la luce li faccia compagnia e viva con loro. Le mie verità, poi, che sono più che luce, che fanno spuntare il sole del giorno nelle menti umane, non sono curate, né amate, né sospirate, e si tengono come un nonnulla, qual dolore! Io però, quando veggo che loro mettono da parte le mie verità, Io metto da parte loro, e faccio fare il corso alle mie verità con le anime che le amano e le sospirano, e si servono della luce di esse per modellare la loro vita e farne una sol cosa. Credi tu che ti abbia detto tutto delle verità, degli effetti e valore che la mia verità contiene? Oh! quant’altri soli debbo far sorgere, né ti meravigliare se non comprendi tutto, contentati di vivere della sua luce, e ciò mi basta”.

14-39 Giugno 26, 1922 L’isolamento e la solitudine di Gesù in mezzo alla creatura.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e siccome da qualche giorno io mi trovavo tutta attratta, tanto che mi sentivo impotente al moto, mi ha detto prendendosi le mie mani nelle sue:

(2) “Figlia mia, lascia che ti sciolga Io”.

(3) E mettendosi a me vicino, ha messo le mie braccia sopra le sue spalle dicendomi:

(4) “Adesso sei sciolta, stringimi a te, che sono venuto per farti compagnia e ricevere in ricambio la tua. Vedi, Io sono il Dio isolato dalle creature, vivo in mezzo a loro, sono vita di ciascun atto loro, e mi tengono come se non esistessi con loro. Oh! come rimpiango la mia solitudine, mi è toccata la stessa sorte del sole, che mentre lui vive con la sua luce e calore in mezzo a tutti, non c’è fecondità che da lui non venga, col suo calore purifica la terra da tante sozzure e i suoi beni sono incalcolabili che con magnanimità fa scendere su tutti, ma lui nell’alto vive sempre solo, e l’uomo ingrato non gli volge mai un grazie, un attestato di riconoscenza. Tale sono Io, solo! sempre solo, mentre stando in mezzo a loro sono luce di ciascun pensiero, suono d’ogni parola, moto d’ogni opera, passo d’ogni piede, palpito d’ogni cuore, e l’uomo ingrato mi lascia solo, non mi dice un grazie, un ti amo. Resto isolato nell’intelligenza, perché la luce che le do, se ne servono per loro e forse per offendermi; nelle parole, perché il suono che formano molte volte serve per bestemmiarmi; resto isolato nelle opere, che se ne servono per uccidermi; nei passi, nel cuore, intenti solo a disobbedirmi ed amare ciò che a Me non appartiene. Oh! come mi pesa questa solitudine! ma il mio amore, la mia magnanimità è tanto grande, che più che sole vi continuo il mio corso, e nel mio corso vo’ investigando se qualcuno vuol tenermi compagnia in tanta solitudine, e trovandolo, vi formo la mia compagnia perenne e l’abbondo di tutte le mie grazie. Ecco perciò sono venuto da te, ero stanco di tanta solitudine, non mi lasciare mai solo figlia mia”.