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Messaggio del 25 giugno 1995:Cari figli! Pregate per le famiglie! Le famiglie hanno grande bisogno di preghiera perché Satana vuole distruggerle. Vi invito a diventare portatori di pace. Vi benedico.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1912

10-46 Gennaio 5, 1912 Gesù si rende debitore dell’anima. Effetti della preghiera continua.

(1) Avendo letto nei miei scritti che quando il benedetto Gesù ci priva di Sé, si fa nostro debitore, io pensavo tra me: “Se Gesù numera tutte le privazioni, i corrivi, i picci, che prendo specie in questi tempi, chi sa quanti debiti ha contratto con me, ma io temo che non essendo Volontà sua il mio stato, invece di farlo debitore mi renda io debitrice”. E Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Sto proprio a guardare che fai tu, se ti sposti, se cambi sistema; fino a tanto che tu non ti sposti, sii certa che sempre faccio firma di nuovi debiti, la tua aspettazione, la tua tolleranza e perseveranza mi somministrano la cambiale dove mettere le mie firme. Ma se ciò non facessi, primo che non avrei dove mettere le firme; secondo che tu non avresti nessun documento in mano per riscuotere questi debiti, e volendo tu esigere, ti risponderei franco: “Non ti conosco, dove sono i documenti che Io ti sono debitore?” Tu rimarresti confusa. E’ vero che Io mi faccio debitore quando privo della mia presenza, della grazia sensibile, ma quando ciò dispone la mia sapienza e loro non mi danno occasione di privarle di Me; ma quando mi danno loro l’occasione, o privandole di Me non mi sono fedeli, non mi aspettano, allora invece di farmi Io debitore si fanno loro debitrice. Io, se faccio debito, ci tengo da dove pagare e rimango sempre quello che sono, ma se li fai tu, come mi pagherai? Perciò statti attenta al tuo posto, al tuo stato di vittima, comunque ti tenga, se vuoi farmi tuo debitore”.

(3) Io gli ho detto: “Chi sa, oh! Gesù come starà il padre, ché non si sentiva bene, oggi non mi sono ricordata di lui presso di Te di continuo come feci l’altro ieri”.

(4) E Gesù: “Continua a stare più sollevato, perché quando tu mi preghi di continuo, Io sento la forza della preghiera e quasi m’impedisce di farlo sentire più sofferente, col tempo, cessando questa preghiera continua, questa forza va sperdendosi ed Io lascio libero di farlo più soffrire”.

10-47 Gennaio 11, 1912 L’amore vuole la pariglia dall’amore.

(1) Avendo fatto la comunione, il mio sempre amabile Gesù mi si faceva vedere tutto a me d’intorno, ed io in mezzo, come dentro di un flusso, Gesù era il flusso ed io il nulla che mi stava in mezzo a questo flusso. Or, chi può dire ciò che io sperimentavo in questo flusso? Mi sentivo immensa, eppure di me non esisteva che il nulla, mi sentivo alitata da Gesù, mi sentivo il suo fiato intorno a me e dovunque, ma non ho i vocaboli per esprimermi, sono troppo ignorantella, l’ho scritto per obbedire. Onde dopo Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vedi quanto ti amo e come ti tengo custodita dentro del mio flusso, cioè dentro di Me; così dovresti tenermi tu custodito e riparato dentro di te. L’amore vuole la pariglia dall’amore per poter avere il contento di fare una sorpresa d’amore maggiore, perciò non uscire mai da dentro il mio amore, da dentro i miei desideri, da dentro le mie opere, da dentro il mio tutto”.

10-48 Gennaio 19, 1912 Gesù lega i cuori per unirli con Sé e fargli perdere tutto ciò che è umano. L’ingratitudine umana.

(1) Trovandomi nel mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere con una funicella in mano, e con questa andava legando i cuori e li stringeva forte, forte a Sé, in modo da farli perdere il proprio sentire e farli sentire tutto Gesù. I cuori, sentendosi così stretti si dibattevano, e mentre si dibattevano si allargava il nodo che Gesù li aveva fatto, temendo che non sentendo più loro stessi, era per loro un discapito. Gesù tutto afflitto di questo agire delle anime mi ha detto:

(2) “Figlia mia, hai visto come le anime rendono vane le mie tenerezze d’amore? Io vado legando i cuori per unirli tanto con Me, per fargli perdere tutto ciò che è umano, e quelli invece di farmi fare, vedendosi rotto ciò che è umano, perdono l’aria, si affannano, si dibattono, e vogliono anche un pochino guardare loro stessi come sono, freddi, aridi, caldi. Con questo guardare loro stessi, affannarsi, dibattersi, si allarga il nodo da Me fatto e vogliono stare con Me alla larga, ma non stretti in modo da non sentire più loro stessi, questo mi affligge oltremodo e m’impediscono i miei giuochi d’amore; e non ti credere che sono le sole anime che stanno da te lontane, sono anche quelle che ti circondano; tu le farai capire bene questo dispiacere che mi danno, e che se non si fanno stringere da Me, fino a perdere il proprio sentire, non mai potrò allargare con loro le mie grazie, i miei carismi, hai capito?”

(3) Ed io: “Sì, oh! Gesù, ho capito. Poveretti, se capissero il segreto che c’è nelle tue strettezze non lo farebbero, ti farebbero fare, anzi loro stessi s’impiccolirebbero di più per farti stringere più forte il nodo”. In questo mentre io mi sono fatta piccola, piccola, Gesù mi ha stretto, ed io invece di dibattermi, mi sono fatta stringere più forte, e come mi stringeva, così sentivo la vita di Gesù e perdevo la mia. Oh! come mi sentivo felice con la vita di Gesù! potevo amare di più e giungevo a tutto ciò che voleva Gesù.

10-49 Gennaio 20, 1912 L’amore quando non giunge con le buone, cerca di giungere coi crucci, coi picci ed anche con le sante cattiverie.

(1) Ritornando il mio sempre amabile Gesù, continuava a farsi vedere che andava stringendo i cuori e le anime resistendo a queste strettezze, la grazia restava inabilitata e Gesù prendeva questa grazia in proprio pugno e la portava a quei pochi che si facevano stringere, ne ha portato buona parte anche a me. Io nel vedere ciò gli ho detto: “Dolce mia vita, Tu sei tanto buono con me nel farmi parte della grazia che gli altri rifiutano, eppure io non avverto strettezze, mi sento anzi larghissima, e tanto, che non so vedere né la larghezza, né l’altezza, né la profondità dei confini in cui mi trovo”.

(2) E Gesù: “Figlia diletta mia, le mie strettezze le avverte chi non facendosi ben bene stringere da Me, non può entrare a vivere in Me, ma per chi si fa stringere da Me come Io voglio, passa già a vivere in Me, e vivendo in Me, tutto è larghezza, strettezze non esistono più, tutta la strettezza dura finché l’anima ha la pazienza di farsi stringere da Me, fino a disfare l’essere umano per vivere nella vita divina, che poi, passando a vivere in Me, Io la tengo al sicuro, la faccio spaziare nei miei interminabili confini, non ho più bisogno di usare legami, anzi, molte volte debbo Io forzarle per metterle un po’ fuori, per farle vedere i mali della terra e farle perorare con maggiore ansia la salvezza dei miei figli, e fargli risparmiare i meritati castighi, e loro se ne stanno come sulle spine, e mi forzano ché vogliono entrare in Me, lamentandosi che non è per loro la terra. Quante volte non l’ho fatto per te, ho dovuto mostrarmi corrucciato, piccioso, per farti stare un po’ a posto, altrimenti non l’avresti durato un minuto fuori di Me, lo sa il mio cuore quello che ho sofferto nel vederti fuori di Me, sbatterti, affannarti, piangere, mentre gli altri fanno ciò per non farsi stringere, tu lo facevi per vivere in Me, e quante volte non ti sei tu stessa corrucciata, picciata di questo mio operato? Non ti ricordi che siamo stati anche in contesa?”

(3) Ed io: “Ah! sì, lo ricordo, l’altro ieri appunto stavo già per prendere un piccio ché mi mettesti fuori di Te, e siccome ti vidi piangere per i mali della terra, piansi insieme con Te e mi passò il piccio; sei proprio cattivello oh! Gesù, ma sai di che sei cattivo, cattivello? D’amore. Per dare amore e per aver amore giungi alle cattiverie, non è vero Gesù? Dopo un piccio, un cruccio che ci prendiamo a vicenda, non ci amiamo di più?”

(4) E Lui: “Certo, certo, è necessario amare per poter comprendere l’amore, e l’amore quando non giunge con le buone, cerca di giungere coi crucci, coi picci ed anche con le sante cattiverie”.

10-50 Gennaio 27, 1912 L’anima vuole il nascondimento.

(1) Stamane Gesù mi faceva vedere un’anima che piangeva, ma pareva piuttosto pianto d’amore, Gesù se la stringeva e pareva che dentro del suo cuore stava una croce, la quale, premendole il cuore le faceva provare abbandoni, freddezze, agonie, distrazioni, oppressioni, e l’anima si dibatteva e qualche volta sfuggiva dalle braccia di Gesù per mettersi ai piedi, Gesù voleva che in questo stato resistesse a starsene in braccia dicendole: “Se saprai resistere in questo stato a starmi in braccia, senza oscillarti, questa croce sarà la tua santificazione, altrimenti starai sempre ad un punto”.

(2) Io nel vedere ciò ho detto: “Gesù, che vogliono da me questi tali? Mi pare che mi vogliono levare la santa libertà ed entrare nei segreti che ci sono tra me e Te”.

(3) E Gesù: “Figlia mia, se ho permesso di far sentire qualche cosa di quanto tu parli con Me, è stato la loro gran fede e se non lo facessi, mi sentirei come se li defraudassi; provassero gli altri, e vedrai che non ti faccio neppure fiatare”.

(4) Ed io: “Temo oh Gesù, che anche a quest’ora non siamo soli, e se Tu le cose le fai uscire fuori, dove starà più il mio nascondimento in Te? Senti oh! Gesù, te lo dico bel bello, che le mie sciocchezze non voglio che escano fuori, solo Tu devi saperle, perché Tu solo mi conosci quanto sono pazza, cattiva, giungo anche a fare le impertinenze con Te, a prendere picci come se fossi una bambina, chi mai giunge a tanto? Nessuno, solo le mie pazzie, la mia superbia, la mia grande cattiveria, e siccome veggo che mi vuoi più bene, per questo io, per avere più amore da Te, continuo le mie ridicolaggini, niente curando che sono il tuo trastullo, che ne sanno gli altri, oh! caro Gesù?”

(5) “Figlia mia, non ti affannare, Io te lo dissi, che neppure Io lo voglio abitualmente, al più una volta in cento”.

(6) E quasi per distrarmi ha soggiunto:

(7) “Dimmi, che vuoi dire a quelli che stanno in Cielo?”

(8) Ed io: “Per mezzo mio non so dire niente a nessuno, solo a Te so dire tutto, per mezzo tuo li dirai che ossequio e saluto tutti, la dolce Mamma, i santi ed angeli miei fratelli, le vergini mie sorelle, e dirai loro che si ricordino della povera esiliata”.

10-51 Febbraio 2, 1912 Come dev’essere l’anima vittima.

(1) Questa mattina avendo offerto un’anima come vittima a Gesù, Gesù ha accettato l’offerta e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la 1o cosa che voglio è l’unione dei voleri, deve darsi in preda della mia Volontà, dev’essere il trastullo del mio Volere, starò tanto attento a guardare se tutto ciò che fa è connesso col mio Volere, specie se è volontario, che delle involontarie non ne terrò conto, ché quando mi dirà che vuol essere la mia vittima, lo terrò come non detto.

(3) 2o.- All’unione del mio Volere, aggiungi vittima d’amore: Sarò geloso di tutto, il vero amore non è più padrone di sé ma dalla persona amata.

(4) 3o.- Vittima d’immolazione: Tutto deve fare in attitudine di sacrificarsi per Me, anche le cose più indifferenti.

(5) A questo sottentrerà la vittima di riparazione: Di tutto deve dolersi, di tutto ripararmi, di tutto compatirmi, e questo sarà il 4o.

(6) Se si comporterà fedele in questo, allora potrò accettarla vittima di sacrificio, di dolore, di eroismo, di consumazione. Raccomandale fedeltà, se mi sarà fedele, tutto è fatto”.

(7) Ed io: “Sì, vi sarà fedele”.

(8) E Lui: “Vedremo”.

10-52 Febbraio 3, 1912 Se non si trova in un’anima: purità, retto operare ed amore, non può essere specchio di Gesù.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e mettendomi la sua santa mano sotto del mento mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu sei il riverbero della mia gloria”.

(3) Poi ha soggiunto: “Nel mondo mi sono necessari degli specchi dove andare a rimirarmi. Una fonte allora può servire come specchio per rimirarsi alle persone, quando la fonte è pura, ma non giova che la fonte sia pura se le acque sono torbide; è inutile a quella fonte vantarsi della preziosità di quelle pietre di cui è fondata se le acque sono torbide; né il sole può fare perpendicolari i suoi raggi, per fare quelle acque argentine e comunicarle la varietà dei colori; né le persone possono specchiarsi in lei. Figlia mia, le anime vergini sono la similitudine della purità della fonte, le acque cristalline e pure è il retto operare, il sole che fa perpendicolari i suoi raggi sono Io, la varietà dei colori è l’amore. Sicché se non trovo in un’anima purità, retto operare ed amore, non può essere mio specchio, questi sono i miei specchi in cui faccio riverberare la mia gloria, tutti gli altri, ad onta che sono vergini, non solo non mi posso rimirare, ma volendolo fare non mi riconosco in loro. Ed il segno di tutto ciò è la pace, da questo riconoscerai quanti scarsissimi specchi tengo nel mondo, perché pochissime sono le anime pacifiche”.

10-53 Febbraio 10, 1912 Segno per sapere se uno ha lasciato tutto per Dio ed è giunto ad operare e ad amare tutto divinamente.

(1) Continuando il mio solito stato, appena si ha fatto vedere il mio sempre amabile Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, per chi lascia tutto ed opera per Me, ed ama tutto divinamente, tutte le cose sono a sua disposizione. Ed il segno se uno ha lasciato tutto per Me ed è giunto ad operare e ad amare tutto divinamente, è se nell’operare, nel parlare, nel pregare, in tutto, non trova più intoppi, dispiaceri, contrasti, opposizioni, perché innanzi a questa potenza di operare ed amare tutto divinamente, tutti piegano la testa e non osano neppure fiatare. Perché Io, Padre benevolo, sto sempre a guardia del cuore umano, e vedendolo scivolare da Me, cioè operare ed amare umanamente, ci metto le spine, i dispiaceri, le amarezze, le quale pungono ed amareggiano quell’opera e quell’amore umano, e l’anima vedendosi punta, scorge che quel suo modo non è divino, entra in sé stessa ed agisce diversamente, perché le punture sono le sentinelle del cuore umano e gli somministrano gli occhi per fargli vedere chi è che la muove, Dio o la creatura. Invece quando l’anima lascia tutto, opera ed ama tutto divinamente, gode la mia pace, ed invece di avere le sentinelle e gli occhi delle punture, ha la sentinella della pace che le allontana tutto ciò che le può turbare e gli occhi dell’amore, i quali occhi mettono in fuga e scottano coloro che vogliano turbarla, perciò se ne stanno in pace a riguardo di quell’anima e le danno pace e si mettono a sua disposizione. Pare che l’anima può dire: “Nessuno mi tocca, perché sono divina e sono tutta del mio dolce amore Gesù. Nessuno ardisca di turbare il mio dolce riposo col mio Sommo Bene, e se ardite, con la potenza di Gesù, che è mia, vi metterò in fuga”.

(3) Pare che ho detto tanti spropositi, ma Gesù mi perdonerà certo, perché l’ho fatto per obbedire, pare che mi dà il tema a parole, ed io, essendo ignorantella e bambina, non ho la capacita di svolgerlo. Deo Gratias.

11-1 26 ottobre 1926 L’addio della sera a Gesù Sacramentato.

(1) Oh! mio Gesù, prigioniero celeste, già il sole è al tramonto e le tenebre invadono la terra, e Tu resti solo nel tabernacolo d’amore. Parmi di vederti atteggiato a mestizia per la solitudine della notte, non avendo attorno a Te la corona dei tuoi figli e delle tue tenere spose, che almeno ti facciano compagnia alla tua volontaria prigionia.

(2) Oh! mio divin prigioniero, anch’io mi sento stringere il cuore nel dovermi allontanare da Te, e sono costretta a dirti addio, ma che dico, oh! Gesù, mai più addio, non ho il coraggio di lasciarti solo, addio con le labbra ma non col cuore, anzi il mio cuore lo lascio insieme con Te nel tabernacolo, conterò i tuoi palpiti e vi corrisponderò con un mio palpito d’amore, numererò i tuoi affannosi sospiri e per rinfrancarti ti farò riposare nelle mie braccia. Ti farò da vigile sentinella, starò tanto attenta a guardare se qualche cosa t’affligge o ti addolora, non solo per non lasciarti mai solo, ma per prendere parte a tutte le tue pene.

(3) Oh! cuore del mio cuore, oh! amore del mio amore, lascia quest’aria di mestizia e consolati, non mi dà il cuore di vederti afflitto; mentre con le labbra ti dico addio, ti lascio i miei respiri, i miei affetti, i miei pensieri, i miei desideri e tutti i miei movimenti che inanellando tra loro continui atti d’amore, uniti ai tuoi ti formeranno corona che ti ameranno per tutti, non sei contento oh! Gesù? Pare che mi dici di sì, non è vero?

(4) Addio, oh! amante prigioniero, ma non ho finito ancora, prima che io parta voglio lasciarti anche il mio corpo innanzi a Te, intento delle mie carni, delle mie ossa, fare tanti minutissimi pezzi per formare tante lampade per quanti tabernacoli esistono nel mondo, e del mio sangue tante fiammelle per accendere queste lampade, ed in ogni tabernacolo intento di mettere la mia lampada, che unendosi alla lampada del tabernacolo che ti rischiara la notte, ti dirà: “Ti amo, ti adoro, ti benedico, ti riparo e ti ringrazio per me e per tutti”.

(5) Addio, oh! Gesù, ma senti un altra parola ancora, patteggiamo, ed il patto sia che ci ameremo di più, mi darai più amore, mi chiuderai nel tuo amore, mi farai vivere d’amore e mi seppellirai nel tuo amore, stringiamo più forte il vincolo dell’amore, sarò solo contenta se mi darai il tuo amore per poterti amare davvero.

(6) Addio oh! Gesù, benedite me, benedite tutti, stringimi al tuo cuore, imprigionami nell’amor tuo, e ti lascio col scoccarti un bacio sul cuore, addio, addio.

11-2 Il buon dì a Gesù.

(1) Oh! mio Gesù, dolce prigioniero d’amore, eccomi a Te di nuovo, ti restai col dirti addio, ora ritorno col dirti: “Buon dì”. Mi bruciava l’ansia di rivederti in questa carcere d’amore per darti i miei anelanti ossequi, i miei palpiti affettuosi, i miei respiri infocati, i miei desideri ardenti e tutta me stessa per trasfondermi tutta in Te e lasciarmi tutta in Te, in perpetuo ricordo e pegno del mio amore costante verso di Te.

(2) Oh! mio sempre amabile amor sacramentato, sai? Mentre sono venuta per darti tutta me stessa, sono venuta pure per ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)