MaM
Messaggio del 4 marzo 2013:Cari figli, oggi vi invito ad aprirvi alla preghiera. Figlioli, vivete in un tempo in cui Dio concede grazie, ma voi non sapete come trarne vantaggio. Vi preoccupate di tutto il resto, tranne della vostra anima e della vostra vita spirituale. Svegliatevi da questo mondo stanco, dal sonno stanco della vostra anima e dite sì a Dio con tutta la forza. Decidetevi per la santità e la conversione. Cari figli, io sono con voi e vi invito alla perfezione e alla santità della vostra anima e di tutto quello che fate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1900

3-23 Gennaio 1, 1900 Effetto della conoscenza di sé stesso.

(1) Trovandomi molto afflitta per la privazione del mio sommo ed unico Bene, dopo molto aspettare e riaspettare, finalmente l’ho visto uscire da dentro il mio cuore, che piangeva, facendomi cenno con gli occhi che gli doleva la ferita fatta nella circoncisione, perciò piangeva, e che aspettava da me che l’avessi asciugato il sangue che scorreva dalla ferita, e raddolcissi il dolore del taglio. Tutta compassione e confusione insieme, tanto che non ardivo di ciò fare, ma tirata dall’amore, non so come mi sono trovato un pannolino in mano ed ho cercato per quanto ho potuto, d’asciugare il sangue al bambino Gesù. Mentre ciò facevo, mi sentivo tutta piena di peccato e pensavo che io ne ero la causa di quel dolore di Gesù. Oh! quanto mi faceva pena, mi sentivo assorbita in quell’amarezza e il benedetto bambinello, compatendo il mio miserabile stato, mi ha detto:

(2) “Quanto più l’anima si umilia e conosce sé stessa, tanto più si accosta alla verità, e trovandosi nella verità, cerca di spingersi nella via delle virtù, da cui si vede molto lontana; e se si vede che si trova nella via delle virtù, scorge subito il molto che le resta da fare, perché le virtù non hanno termino, sono infinite come sono Io. Onde, l’anima trovandosi nella verità, cerca sempre di perfezionarsi, ma mai giungerà a vedersi perfetta, e questo le serve e farà che l’anima stia continuamente lavorando, sforzandosi per maggiormente perfezionarsi, senza perdere il tempo in oziosità; ed Io, compiacendomi di questo lavoro, man mano la vado ritoccando per dipingere in lei la mia rassomiglianza. Ecco perciò volli essere circonciso, per dare un esempio di grandissima umiltà, che fece stordire gli stessi angeli del Cielo”.

3-24 Gennaio 3, 1900 La pace.

(1) Continuo a vedermi tutta piena di miserie, non solo, ma anche inquieta. Mi pare che tutto il mio interno si fosse messo all’arme per la perdita di Gesù. Andavo pensando tra me, che i miei grandi peccati mi avevano meritato che il mio adorabile Gesù mi avesse lasciato, e quindi non dovevo più rivederlo. Oh! che morte crudele è questo pensiero per me! Anzi, più spietato di qualunque morte! Non più vedere Gesù! Non più sentire la soavità della sua voce! Perdere Colui da cui la mia vita dipende e da cui mi viene ogni mio bene! Come poter vivere senza di Lui? Ah! per me tutto è finito se perdo Gesù! Con questi pensieri mi sentivo un’agonia di morte, tutto l’interno sossopra che voleva Gesù, e Lui in un lampo di luce si è manifestato all’anima mia dicendomi:

(2)Pace, pace, non volerti turbare. Come un fiore odorosissimo profuma il luogo dove si mette, così la pace riempie di Dio l’anima che la possiede”.

(3) E come lampo è sfuggito. Ah! Signore, quanto siete buono con questa peccatrice, e vi dico pure in confidenza: “Quanto siete impertinente, che nientemeno che devo perdere Voi, e neppure volete che mi turbi e mi inquieti, e se ciò faccio mi fate capire che io stessa m’allontano da Voi, perché con la pace mi riempio di Dio e col turbarmi mi riempio di tentazioni diaboliche”. Oh mio dolce Gesù! quanta pazienza ci vuole con Voi! che qualunque cosa mi succeda, neppure posso inquietarmi, né turbarmi, ma volete che me ne stia in perfetta calma e pace.

3-25 Gennaio 5, 1900 Effetti del peccato e della confessione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono sentita uscire fuori di me stessa e ho trovato l’adorabile mio Gesù, ma, oh! quanto mi vedevo piena di peccati innanzi alla sua presenza! Nel mio interno mi sentivo un forte desiderio di fare la mia confessione a Nostro Signore, quindi, a Lui rivolgendomi, ho incominciato a dire le mie colpe, e Gesù mi ascoltava. Quando ho finito di dire, rivolgendosi a me con un volto pieno di mestizia mi ha detto:

(2)Figlia mia, il peccato è un abbraccio velenoso e mortifero all’anima, non solo, ma come pure a tutte le virtù che nell’anima si trovano, se è grave; se poi è veniale, è un abbraccio feritore, che rende l’anima molto debole ed inferma, ed insieme con essa si infermano le virtù che aveva acquistato. Che arma micidiale è il peccato! Solo il peccato può ferire e dare morte all’anima! Nessun’altra cosa può nuocerla, nessun’altra cosa la rende innanzi a Me obbrobriosa, odiosa, che il solo peccato”.

(3) Mentre dicevo ciò, io comprendevo la bruttezza del peccato e sentivo tale una pena, che non so neppure esprimerla. E Gesù, vedendomi tutta compenetrata, ha alzato la benedetta destra e ha pronunziato le parole dell’assoluzione. Poi dopo ha soggiunto:

(4)Come il peccato ferisce e dà morte all’anima, così il sacramento della confessione dà la vita e la risana dalle ferite, e restituisce il vigore alle virtù, e questo, più o meno, secondo le disposizioni dell’anima, così opera la virtù del sacramento”.

(5) Mi pareva che l’anima mia avesse ricevuto nuova vita, non scorgevo più quel fastidio di prima dopo che Gesù mi diede l’assoluzione. Sia sempre ringraziato e glorificato il Signore!

3-26 Gennaio 6, 1900 La confidenza: Scala per salire alla Divinità.

(1) Questa mattina ho fatto la comunione ed essendomi trovata insieme con Gesù, ci stava la Mamma Regina, ed oh! maraviglia, guardavo la Madre e vedevo il cuore di Lei tramutato in Gesù Bambino, guardavo il Figlio e vedevo nel cuore del Bambino la Madre. In questo mentre, mi sono ricordata che oggi è l’Epifania, ed io, ad esempio dei santi magi dovevo offrire qualche cosa al Bambino Gesù, ma mi vedevo che non avevo niente che dargli. Allora, vedendo la mia miseria, mi è venuto in pensiero di offrire per mirra il mio corpo con tutte le sofferenze dei dodici anni che ero stata nel letto pronta a soffrire e a starvi quant’altro tempo a Lui piacesse; per oro, la pena che sento quando mi priva della sua presenza, che è la cosa più penosa e dolorosa per me; per incenso le mie povere preghiere, unite a quelle della Regina Mamma, acciocché fossero più accettevoli al Bambino Gesù. Onde ne ho fatto l’offerta con tutta la confidenza che il Bambino avesse tutto accettato. Gesù pareva che con molto gusto accettasse le mie povere offerte, ma quello che più gustava era la confidenza con cui lo aveva offerto. Onde mi ha detto:

(2)La confidenza ha due braccia, con uno s’abbraccia alla mia Umanità, e della mia Umanità se ne serve come scala per salire alla mia Divinità, con l’altro si abbraccia alla Divinità ed a torrenti vi attinge le grazie celesti, sicché l’anima vi resta tutta inondata nell’Essere Divino. Quando l’anima è confidente, è certa d’ottenere ciò che domanda. Io mi faccio legare le braccia, le faccio fare ciò che vuole, la faccio penetrare fin dentro il mio cuore e da sé stessa faccio prendere quello che mi ha domandato. Se ciò non facessi, mi sentirei in uno stato di violenza”.

(3) Mentre ciò dicevo, dal petto del Bambino e da quello della Madre uscivano tanti ruscelli di liquore, (ma non so dire proprio come si chiamava quello che dico liquore), che tutta m’inondavano l’anima. La Regina Madre è scomparsa.

(4) Dopo ciò, insieme col Bambino siamo usciti fuori, nella volta dei cieli, il suo grazioso volto lo vedevo mesto, ho detto tra me: “Forse vuole il latte perciò sta mesto”. Onde gli ho detto: “Vuoi succhiare a me, ché la Regina Mamma non c’è?” Ma prima di ciò fare mi sono messa in timore, ancor fosse demonio, onde per assicurarmi l’ho segnato più volte colla croce e gli ho detto: “Siete voi veramente Gesù Nazareno, la Seconda Persona della Santissima Trinità, il Figlio di Maria Vergine Madre di Dio?” Il Bambino assicurava di si. Quindi assicurata, l’ho messo a succhiare a me. Il Bambino pareva che si ravvivasse prendendo un aspetto giulivo, e vedevo che si succhiava parte di quei ruscelli, di che Lui stesso mi aveva inondato. E mentre ciò faceva, mi sentivo tirare il cuore, ché da egli pareva che veniva quel latte che Gesù tirava da me. Chi può dire ciò che passava tra me ed il Bambino Gesù? Non ho lingua a saperlo manifestare, non vocaboli per poterlo descrivere.

3-27 Gennaio 8, 1900 Anche gli errori gioveranno.

(1) Stavo pensando tra me: Chi sa quanti spropositi, quanti errori contengono queste cose che scrivo! In questo mentre, mi sono sentita perdere i sensi, ed è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2)Figlia mia, anche gli errori gioveranno, e questo a far conoscere che non c’è nessun artifizio da parte tua, né che tu sei qualche dottore, ché se ciò fosse, tu stessa avresti avvertito dove erravi, e questo pure farà risplendere di più che sono Io che ti parlo, vedendo la cosa alla semplice; ma però t’assicuro che non troveranno l’ombra del vizio e cosa che non dica virtù, perché mentre tu scrivi, ti sto Io stesso guidando la mano; al più potranno trovare qualche errore a primo aspetto, ma se la rimireranno ben bene, vi troveranno la verità”.

(3) Detto ciò è scomparso, ma dopo qualche ora di tempo è ritornato, ed io mi sentivo tutta titubante ed impensierita sulle parole che mi aveva detto, e Lui ha soggiunto:

(4)Il mio retaggio è la fermezza e la stabilità; non sono soggetto a mutamento alcuno, e l’anima, quanto più si avvicina a Me e s’inoltra nella via delle virtù, tanto più si sente ferma e stabile nell’operare il bene, e quanto più sta da Me lontana, tanto più sarà soggetta a mutarsi ed a traballare, ora al bene ed ora al male”.

3-28 Gennaio 12, 1900 Differenza tra la conoscenza di sé stesso e l’umiltà.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, l’amabile mio Gesù è venuto in un stato compassionevole. Teneva le mani legate strettamente ed il volto coperto di sputi, e parecchie persone che lo schiaffeggiavano orribilmente, e Lui se ne stava quieto, placido, senza fare un moto o muovere un lamento, neppure un muovere di ciglia, per far vedere che Lui voleva soffrire quegli oltraggi, e questo non solo esternamente, ma anche internamente. Che spettacolo commovente, da far spezzare i cuori più duri! Quante cose diceva quel volto con quegli sputi pendenti, imbrattato di fango! Io mi sentivo inorridire, tremavo, mi vedevo tutta ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

3-29 Gennaio 17, 1900 Malvagità ed astuzia dell’uomo

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù andava e ritornava, ma sempre in silenzio. Dopo mi sono sentita uscire fuori di me stessa, e Gesù me lo sentivo da dietro che diceva:

(2) “L’uomo, – dice ché non c’è più rettitudine – fino a tanto che le cose staranno in questo modo non potremo avere nessuna riuscita ai nostri intenti, affettiamo virtù, fingiamoci retti, mostriamoci veri amici esternamente ché così sarà più facile tessere le nostre reti e tirarli nell’inganno, e quando usciremo fuori per predarli e farli del male, ognuno credendoci amici l’avremo a mano salva nelle nostre mani. Vedi un po’ dove giunge l’astuzia dell’uomo!”

(3) Dopo ciò, il benedetto Gesù volendo un atto di riparazione speciale, pareva che mi troncasse la vita offrendomi alla divina giustizia. Nell’atto che ciò faceva, io credevo che Gesù mi facesse passare da questa vita, onde gli ho detto: “Signore, non voglio venire nel Cielo senza le vostre divise, prima crocifiggetemi e poi portatemi”.

(4) Così mi ha trapassato coi chiodi le mani ed i piedi, e mentre ciò faceva, con mio sommo rammarico, Lui è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa. Ho detto tra me: “Qui sto ancora! Ahi! quante volte me la fate, mio caro Gesù, ed avete un’arte a parte a saperlo fare, ché mi fate credere che devo morire, quindi io me la rido del mondo, delle pene, me la rido di Voi stesso, ché è finito il tempo di starci separati, non ci saranno più intervalli di separazione. Ma appena incomincia il riso, che trovandomi un’altra volta legata nei ceppi del muro di questo fragile corpo, dimenticando d’avere incominciato a ridere, continuo il pianto, i gemiti, i sospiri della mia separazione con Voi. Ah! Signore, fate presto, che mi sento violentata a venirci!”

3-30 Gennaio 22, 1900 Corrispondenza alla grazia.

(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione, il mio povero cuore lottava tra il timore d’averlo perduto e la speranza, chi sa potessi di nuovo rivederlo. Oh! Dio, che guerra sanguinolenta ha dovuto sostenere questo povero mio cuore! Era tanta la pena che or si agghiacciava ed or era premuto come sotto d’un torchio e gocciolava sangue. Mentre mi trovavo in questo stato, mi sono sentita vicino il mio dolce Gesù, che togliendomi un velo che m’impediva di vederlo, finalmente ho potuto vederlo. Subito gli ho detto: “Ah! Signore, non mi vuoi più bene!”

(2) E Lui: “Si, si, quel che ti raccomando è la corrispondenza alla mia grazia, e per essere fedele dev’essere come quell’eco che risuona dentro d’un vuoto, che non appena incomincia ad emettersi la voce, subito, senza il minimo indugio si sente rimbombare l’eco appresso. Così tu, non appena incominci a ricevere la mia grazia, senza neppure aspettare che la compisca di dare, subito incomincia l’eco della tua corrispondenza”.

3-31 Gennaio 27, 1900 L’ordine delle virtù nell’anima.

(1) Continuo a restare quasi priva del mio dolce Gesù, la mia vita mi viene meno per la pena, mi sento un tedio, una noia, una stanchezza della vita. Andavo dicendo nel mio interno: “Oh! come si è prolungato il mio esilio! Oh! qual felicità sarebbe la mia se potessi sciogliere i legami di questo corpo e così l’anima prenderebbe libero il volo verso il mio sommo Bene!” Un pensiero mi ha detto: “E se tu vai all’inferno?” Ed io, per non chiamare il demonio a combattermi, subito mi sono sbrigata col dire: “Ebbene, anche dall’inferno manderò i miei sospiri al mio dolce Gesù, anche lì voglio amarlo”. Mentre mi trovavo in questi pensieri ed altri, che sarebbe troppo lunga la storia il ridirli tutti, l’amabile Gesù per poco tempo si è fatto vedere, ma in un aspetto serio, e mi ha detto:

(2)Non è arrivato ancora il tuo tempo”.

(3) Poi, con una luce intellettuale mi faceva comprendere che nell’anima tutto dev’essere ordinato. L’anima possiede tanti piccoli appartamenti dove ogni virtù prende il suo posto, sebbene si può dire che una sola virtù contiene in sé tutte le altre e che l’anima possedendone una sola, viene ad essere corredata da tutte le altre virtù; ma, con tutto ciò, sono tutte distinte tra loro, tanto che ognuna tiene il suo posto nell’anima ed ecco che tutte le virtù hanno il loro principio dal mistero della Sacrosanta Trinità, che mentre è una sono tre distintamente, e mentre sono tre è una. Comprendevo pure che questi appartamenti nell’anima, o sono pieni di virtù o del vizio opposto a quella virtù, e se non c’è né la virtù né il vizio, restano vuoti. A me pareva come una casa che contiene tante stanze, tutte vuote, oppure quelle stanze, chi piena di serpi, chi di fango, chi ripiena di qualche mobile pieno di polvere, chi oscura. Ah! Signore, solo Voi potete mettere in ordine la povera anima mia!

3-32 Gennaio 28, 1900 La mortificazione.

(1) Continua ancora lo stesso. Questa mattina mi ha trasportato fuori di me stessa, dopo tanto tempo pare che ho visto Gesù con chiarezza, ma mi vedevo tanto cattiva che non ardivo di dire una sola parola, ci guardavamo ma in silenzio; in quegli sguardi a vicenda comprendevo che il mio buon Gesù era ripieno d’amarezza, ma non ardivo di dire versatele in me. Lui stesso si è avvicinato a me ed ha incominciato a versare, ed io non potendo contenerle, come le ricevevo le gettavo per terra. Lui mi ha detto:

(2)Che fai? Non vuoi partecipare più alle mie amarezze? Non vuoi darmi più sollievo nelle mie pene?

(3) Ed io: “Signore, non è la mia volontà, non so io stessa che cosa mi è avvenuta, mi sento tanto ripiena, che non ho dove contenerle; solo un vostro prodigio può più allargare il mio interno e così potrò ricevere le vostre amarezze”.

(4) Allora Gesù mi ha segnato con un segno grande di croce ed ha versato di nuovo, così pare che ho potuto contenerle, e dopo ha soggiunto:

(5)Figlia mia, la mortificazione è come il fuoco che fa disseccare tutti gli umori; cosi la mortificazione dissecca tutti gli umori cattivi che ci sono nell’anima e la inonda d’un umore santificante, in modo da far germogliare le più belle virtù”.