MaM
Messaggio del 2 gennaio 2016:Cari figli, come Madre sono felice di essere in mezzo a voi, perché desidero parlarvi nuovamente delle parole di mio Figlio e del suo amore. Spero che mi accoglierete col cuore, perché le parole di mio Figlio ed il suo amore sono l’unica luce e speranza nella tenebra del momento attuale. Questa è l’unica verità e voi, che la accoglierete e la vivrete, avrete cuori puri e umili. Mio Figlio ama i puri e gli umili. I cuori puri ed umili ridanno vita alle parole di mio Figlio: le vivono, le diffondono e fanno in modo che tutti le odano. Le parole di mio Figlio ridanno la vita a coloro che le ascoltano, le parole di mio Figlio riportano l’amore e la speranza. Perciò, miei cari apostoli, figli miei, vivete le parole di mio Figlio. Amatevi come lui vi ha amato. Amatevi nel suo nome e in memoria di lui. La Chiesa progredisce e cresce grazie a coloro che ascoltano le parole di mio Figlio, grazie a coloro che amano, grazie a coloro che patiscono e soffrono in silenzio e nella speranza della redenzione definitiva. Perciò, miei cari figli, le parole di mio Figlio ed il suo amore siano il primo e l’ultimo pensiero della vostra giornata. Vi ringrazio!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1920

12-120 Gennaio 1, 1920 In ogni atto che l’anima fa nella Divina Volontà, Gesù resta moltiplicato come nelle Ostie Sacramentali.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù mi pareva che uscisse da dentro il mio interno, e guardandolo lo vedevo tutto bagnato di lacrime, fin le sue vesti, le sue santissime mani erano imperlate di lacrime; che strazio! io ne son rimasta scossa, e Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che sfascio farà il mondo, i flagelli scorreranno più dolorosi di prima, tanto che non faccio altro che piangere la sua triste sorte”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Volontà è ruota, e chi in Essa entra resta circuito dentro, da non trovare apertura come uscirne; e tutto ciò che fa resta appuntato al punto eterno e sbocca nella ruota dell’eternità. Ma sai quali sono le vesti dell’anima che vive nel mio Volere? Non sono d’oro, ma di luce purissima, e questa veste di luce le servirà come specchio per far vedere a tutto il Cielo quanti atti ha fatto nel mio Volere, perché in ogni atto che ha fatto nella mia Volontà ha rinchiuso tutto Me, e questa veste sarà ornata da tanti specchi, e in ogni specchio si vedrà tutto Me, sicché da dovunque sarà mirata, da dietro, davanti, a destra, a sinistra vedranno Me e moltiplicato in tanti per quanti atti ha fatto nel mio Volere. Veste più bella non potrei darle, sarà il distintivo delle sole anime che vivono nel mio Volere”.

(4) Io son rimasta un po’ confusa nel sentire ciò, e Lui ha soggiunto:

(5) “Come, ne dubiti? E non succede lo stesso nelle ostie sacramentali? Se ci sono mille ostie, mille Gesù ci sono, ed a mille mi comunico tutto intero, e se ci sono cento ostie, ci sono cento Gesù, e mi posso dare solo a cento. Così in ogni atto fatto nella mia Volontà, l’anima mi rinchiude dentro ed Io vi resto suggellato dentro della volontà dell’anima, sicché questi atti fatti nel mio Volere sono comunioni eterne, non soggette come le ostie sacramentali a consumarsi le specie, e col consumarsi le specie la mia Vita Sacramentale finisce; invece, nelle ostie della mia Volontà non c’entra né farina né altra materia, l’alimento, la materia di queste ostie della mia Volontà è la mia stessa Volontà eterna unita con la volontà dell’anima, eterna con Me, non soggette queste due volontà a consumarsi. Quindi, che meraviglia che si vedrà tante volte moltiplicata tutta la mia persona per quanti atti ha fatto nella mia Volontà, molto più che Io son restato suggellato in lei, e lei tante volte in Me? Sicché, anche in Me resterà moltiplicata tante volte l’anima per quanti atti ha fatto nel mio Volere. Sono i prodigi del mio Volere, e ciò basta per toglierti ogni dubbio”.

12-121 Gennaio 9, 1920 Tutte le cose create porgono l’amore di Dio all’uomo.

(1) Stavo pregando, e col mio pensiero mi fondevo nel Voler Eterno, e portandomi innanzi alla Maestà Suprema dicevo: “Eterna Maestà, vengo ai tuoi piedi a nome di tutta l’umana famiglia, dal primo fino all’ultimo uomo delle future generazioni, ad adorarti profondamente, ai tuoi piedi santissimi voglio suggellare le adorazioni di tutti, vengo a riconoscerti a nome di tutti: Creatore e dominatore assoluto di tutto, vengo ad amarti per tutti e per ciascuno, vengo a ricambiarti in amore per tutti, per ciascuna cosa creata, cui tanto amore ci hai messo dentro, che mai la creatura troverà amore sufficiente per ricambiarti in amore, ma io nel tuo Volere trovo questo amore, e volendo che il mio amore, come gli altri atti, siano completi, pieni e per tutti, perciò sono venuta nel tuo Volere, dove tutto è immenso ed eterno, e trovo amore per poterti amare per tutti, quindi ti amo per ogni stella che hai creato, ti amo per quante gocce di luce ed intensità di calore che hai messo nel sole”. Ma chi può dire tutto ciò che la mia povera mente diceva? Andrei troppo per le lunghe; perciò faccio punto. Ora, mentre ciò facevo, un pensiero mi ha detto: “Come va, ed in che modo Nostro Signore ha messo in ogni cosa creata fiumi d’amore verso la creatura?” Ed una luce ha risposto al mio pensiero:

(2) “Certo figlia mia che in ogni cosa creata il mio amore si riversava a torrenti verso la creatura, te lo dissi altrove, te lo confermo ora, che mentre il mio amore increato creava il sole, ci metteva oceani d’amore, ed in ogni goccia di luce che doveva inondare l’occhio, il passo, la mano, e tutto della creatura, correva il mio amore, e quasi ripercotendole dolcemente l’occhio, la mano, il passo, la bocca, le dà il mio bacio eterno e le porge il mio amore; alla luce corre insieme il calore, e ripercotendolo un po’ più forte e quasi impaziente dell’amore della creatura, fino a dardeggiarla, le ripeto più forte il mio ti amo eterno, e se il sole con la sua luce e calore feconde le piante, è il mio amore che corre alla nutrizione dell’uomo; e se ho disteso un cielo sul capo dell’uomo, tempestandolo di stelle, era il mio amore che volendo allietare l’occhio dell’uomo, anche la notte, gli diceva in ogni scintillio di stella il mio “ti amo”, sicché ogni cosa creata porge il mio amore all’uomo, e se ciò non fosse, non aveva nessuno scopo la Creazione, ed Io non faccio nulla senza scopo, tutto è stato fatto per l’uomo, ma l’uomo non lo riconosce, e si è cambiato per Me in dolore. Perciò figlia mia, se vuoi lenire il mio dolore vieni spesso nel mio Volere, ed a nome di tutti dammi adorazione, amore, riconoscenza e ringraziamento per tutti”.

12-122 Gennaio 15, 1920 Chi vuole amare, riparare, sostituirsi per tutti, deve far vita nel Voler Divino.

(1) Stavo riversandomi tutta nel Divin Volere, per potermi sostituire a tutto ciò che la creatura è obbligata a fare verso la Maestà Suprema, e mentre ciò facevo ho detto tra me: “Dove potrò trovare tanto amore per poter dare al mio dolce Gesù amore per tutti?” E nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nella mia Volontà troverai questo amore che può supplire all’amore di tutti, perché chi entra nella mia Volontà troverà tante fonti che sorgono, e per quanto può prendere, mai ne diminuisce una stilla, sicché c’è la fonte dell’amore, che impetuosa getta le sue onde; ma per quanto getta, sempre sorge; c’è la fonte della bellezza, e per quante bellezze mette fuori, mai scolorisce, anzi sorge sempre nuove e più belle bellezze; c’è la fonte della sapienza, la fonte dei contenti, la fonte della bontà, della potenza, della misericordia, della giustizia e di tutto il resto delle mie qualità, tutte sorgono e l’una si riversa nell’altra, in modo che l’amore è bello, è sapiente, è potente, ecc.; la fonte della bellezza, la bellezza amore, sapiente, potente, e con tal potere, da tenere rapito tutto il Cielo senza mai stancarli. Queste fonti sorgenti formano una tale armonia, un tale contento, ed uno spettacolo incantevole, che tutti i beati restano dolcemente incantati, da non spostare neppure uno sguardo per non perdere neppure uno di questi contenti, perciò figlia mia la stretta necessità per chi vuole amare, riparare, sostituirsi per tutti, di far vita nel mio Volere, dove tutto sorge, le cose si moltiplicano per quante ce ne vogliono, restano tutte coniate con l’impronta divina, e questa impronta divina forma altre sorgenti, che le loro onde si innalzano, s’innalzano tanto, che nel riversarsi allagano tutto e fanno bene a tutti, perciò sempre, sempre nel mio Volere; lì ti attendo, lì ti voglio”.

12-123 Gennaio 24, 1920 Iddio creò l’uomo perché Gli facesse compagnia.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo unendomi con Gesù, pregandolo di non lasciarmi sola, e che venisse a tenermi compagnia, e Lui, movendosi nel mio interno, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se sapessi come desidero, sospiro, amo la compagnia della creatura! E’ tanto, che se nel creare l’uomo dissi: “Non è buono che l’uomo sia solo, facciamo un’altra creatura che lo rassomigli e gli tenga compagnia, affinché l’uno formi la delizia dell’altro”. Queste stesse parole, prima di creare l’uomo, dissi al mio amore: “Non voglio essere solo, ma voglio la creatura in mia compagnia, voglio crearla per trastullarmi con lei, per dividere con lei tutti i miei contenti, con la sua compagnia mi sfogherò nell’amore”. Perciò la feci a mia somiglianza, e come la sua intelligenza pensa a Me, si occupa di Me, così tiene compagnia alla mia sapienza, ed i miei pensieri facendo compagnia ai suoi, ci trastulliamo insieme; se il suo sguardo guarda Me e le cose create per amarmi, sento la compagnia del suo sguardo; se la lingua prega, insegna il bene, sento la compagnia della sua voce; se il cuore mi ama, sento la compagnia nel mio amore; e così di tutto il resto. Ma se invece fa il contrario, Io mi sento solo e come re derelitto, ma ahi! quanti mi lasciano solo e mi disconoscono”.

12-124 Marzo 14, 1920 Il martirio dell’amore sorpassa in modo quasi infinito tutti gli altri martiri insieme.

(1) Il mio stato è sempre più doloroso, e mentre nuotavo nel mare immenso delle privazioni del mio dolce Gesù, della mia vita, del mio tutto, io non potevo farne a meno di lamentarmi ed anche di dire qualche sproposito; ed il mio Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto sospirando:

(2) “Figlia mia, tu sei per il mio cuore il martirio più duro, il dolore più crudo, ed ogniqualvolta ti veggo gemere ed impietrita dal dolore della mia privazione, il mio martirio si fa più acerbo, ed è tanto lo spasimo, che son costretto a sospirare e gemendo dico: “Oh! uomo, quanto mi costi, tu formasti il mio martirio per la mia Umanità, che presa da follia d’amore per te si sobbarcò a tutte le tue pene, e continui a formare il martirio di chi presa d’amore per Me e per te si offerì vittima per Me e per causa tua, sicché il mio martirio è continuo, anzi lo sento più al vivo, perché è martirio di chi mi ama, e il martirio dell’amore sorpassa in modo quasi infinito tutti gli altri martiri insieme”.

(3) Poi, avvicinando la sua bocca all’orecchio del mio cuore, diceva gemendo:

(4) “Figlia mia! figlia mia! povera figlia! solo il tuo Gesù può comprenderti e compatirti, perché sento nel mio cuore il tuo stesso martirio”.

(5) Poi ha soggiunto: “Senti, figlia mia, se l’uomo col castigo della guerra si fosse umiliato ed entrato in sé stesso, non sarebbero necessari altri castighi, ma l’uomo si è imperversato di più, quindi, per far entrare l’uomo in sé stesso, sono necessari i castighi più terribili della stessa guerra, ciò che avverrà, perciò la giustizia va formando vuoti, e se sapessi qual vuoto si fa formando nella mia giustizia col mio non venire da te, ne tremeresti, perché venendo a te la mia giustizia la faresti tua, e prendendo su di te le pene, riempiresti i vuoti che l’uomo fa col peccato; non l'hai fatto per tanti anni? Ma ora l’ostinazione dell’uomo lo rende indegno di questo gran bene, e perciò ti privo spesso di Me; e vedendoti martirizzata per causa mia, è tanto il mio dolore che deliro, gemo, sospiro, e son costretto a nasconderti i miei gemiti, senza neppure poterli sfogare con te, per non darti più pene”.

12-125 Marzo 19, 1920 Il vivere nella Divina Volontà è vivere a nome di tutti.

(1) Stavo lamentandomi col mio sempre amabile Gesù, dicendogli: “Come ti sei cambiato! Possibile che neppure il patire ci sia più per me? Tutti soffrono, solo io non sono degna di patire, è vero che supero tutti in cattiveria, ma Tu abbi pietà di me e non mi negare almeno le briciole del tanto patire, che abbondantemente non neghi a nessuno, Amor mio, come è raccapricciante il mio stato, abbi pietà di me, abbi pietà”. Mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:

(2) “Ah! figlia mia, quietati, altrimenti mi fai male, più squarci profondi apri nel mio cuore; mi vuoi tu forse sorpassare? Anch’Io avrei voluto racchiudere in Me tutte le pene delle creature; era tanto l’amore verso le creature, che avrei voluto che nessuna pena più le toccasse, ma ciò non potetti ottenere, dovetti sottostare alla sapienza ed alla giustizia del Padre, che mentre mi permetteva di soddisfare in gran parte alle pene delle creature, per tutte le pene non volle la mia soddisfazione, e questo per decoro e per equilibrio della sua giustizia. La mia Umanità avrebbe voluto tanto soffrire, per poter mettere termine all’inferno, al purgatorio ed a tutti i flagelli, ma la Divinità non volle e la giustizia disse al mio amore: “Tu hai voluto il diritto dell’amore, e ti è stato concesso ed io voglio i diritti della giustizia”. Io mi rassegnai alla sapienza del Padre mio, la vidi giusta, ma la mia gemente Umanità ne sentiva la pena per le pene che toccavano le creature. Nel sentire i tuoi lamenti di non patire, sento l’eco dei miei lamenti e corro a sostenere il tuo cuore per darti forza, sapendone quanto è dura tal pena, ma sappi però che questa è anche una pena del tuo Gesù”.

(3) Io mi rassegnai per amor di Gesù anche a non patire, ma lo strazio del mio cuore era acerbissimo, e nella mia mente molte cose giravano, specie su ciò che mi aveva detto sul Voler Divino, mi pareva di non vedere in me gli effetti della sua parola, e Gesù benignamente ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, quando Io ti domandai se tu consentivi di voler far vita nel mio Volere, e tu accettasti dicendo: “Dico sì, non nel mio volere, ma nel tuo, affinché il mio abbia tutto il poter ed il valore d’un sì di un Voler Divino”. Quel sì esiste ed esisterà sempre, come esisterà il mio Volere, sicché la tua vita finì, la tua volontà non più ha ragione di vivere ed ecco perciò ti dissi che stando nella mia Volontà tutte le creature, a nome di tutta l’umana famiglia vieni a deporre in modo divino, ai piedi del mio trono, nella tua mente i pensieri di tutti per darmi la gloria di ciascun pensiero, nel tuo sguardo, nella tua parola, nella tua azione, nel cibo che prendi, anche il sonno, quello di tutti, sicché la tua vita deve abbracciare tutto; e non vedi quando qualche volta, oppressa dal peso della mia privazione, qualche cosa ti sfugge di ciò che fai e non unisci tutta l’umana famiglia insieme, Io ti richiamo, e se non mi dai retta, afflitto ti dico: “Se non vuoi seguirmi, Io faccio da solo”. La vita nella mia Volontà è vivere senza vita propria, senza riflessioni personali, ma è la vita che abbraccia tutte le vite insieme. Sii attenta in questo e non temere”.

12-126 Marzo 23, 1920 L’anima vuole il nascondimento, e Gesù la vuole come luce.

(1) Stavo dicendo al mio dolce Gesù: “Vorrei nascondermi tanto, da scomparire a tutti e che tutti si scordassero, come se più non esistessi sulla terra. Come mi pesa il dover trattare con persone, sento tutta la necessità d’un profondo silenzio”. E Lui, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Tu vuoi nasconderti, ed Io ti voglio come candelabro che deve dar luce, e questo candelabro sarà acceso dai riverberi della mia luce eterna; sicché, se tu vuoi nasconderti, non te nascondi, ma nascondi Me, la mia luce, la mia parola”.

(3) Dopo ciò, io continuavo a pregare, e non so come mi son trovata fuori di me stessa insieme con Gesù, io ero piccola e Gesù era grande e Lui mi ha detto:

(4)Figlia mia, allungati in modo da eguagliarmi, voglio che le tue braccia arrivino alle mie, la tua bocca alla mia”.

(5) Io non sapevo come fare perché ero troppo piccola, e Gesù ha messo le sue mani nelle mie e mi ha ripetuto: “Allungati, allungati”. Io ho provato e mi sentivo come una molle, che se volevo allungarmi mi allungavo, se no, rimanevo piccola; onde con facilità mi sono allungata ed ho poggiato la mia testa sulla spalla di Gesù, e continuava a tenere le sue mani nelle mie. Al contatto delle sue santissime mani mi son ricordata delle piaghe di Gesù e gli ho detto: “Amor mio, vuoi che ti eguagli, e perché non mi dai i tuoi dolori? Dammeli, non me li negare”. Gesù mi ha guardato e mi ha stretto forte al suo cuore, come se mi volesse dire tante cose, ed è scomparso, ed io mi son trovata in me stessa.

12-127 Aprile 3, 1920 Tutta la Volontà di Dio nel creare l’uomo fu che in tutto facesse la sua Volontà, per poter sviluppare in lui la sua Vita.

(1) Continuando il mio povero stato, mi sentivo il mio amabile Gesù nel mio interno, che si univa a pregare insieme con me, e poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutta la mia Volontà nel creare l’uomo, fu che in tutto facesse la mia Volontà, e come andava di mano in mano facendo questa mia Volontà, così venivo a completare la Vita mia in lui, in modo che, dopo ripetuti atti fatti nella mia Volontà, formando la mia Vita in lei, Io venivo da lui, e trovandolo simile a Me, il sole della mia Vita, trovando il sole della mia Vita che si era formato nell’anima, lo avrebbe assorbito in Me, e trasformandosi insieme, come due soli in uno, lo portavo nelle delizie del Cielo. Ora, la creatura col non fare la mia Volontà, oppure se ora la fa ed ora no, la mia Vita viene dimezzata con la vita umana, e la Vita Divina non può completarsi; cogli atti umani viene oscurata, non riceve cibo abbondante per dare uno sviluppo che basti per poter formare una vita, perciò l’anima è in continua opposizione allo scopo della Creazione, ma ahi! quanti vi ne sono che col vivere la vita del peccato, delle passioni, formano in loro la vita diabolica”.

12-128 Aprile 15, 1920 Causa delle pene di Gesù: L’amore alle anime.

(1) Mi stavo lamentando col mio dolce Gesù del mio stato doloroso, dicendogli: “Dimmi, amor mio, dove sei? Quale via prendesti nell’andartene, onde poterti seguire? Fammi vedere le orme dei tuoi passi, così passo a passo con certezza posso trovarti. Ah! Gesù, senza di Te non ne posso più, ma sebbene sei lontano, io ti mando i miei baci. Bacio quella mano che più non mi abbraccia, bacio quella bocca che più non mi parla, bacio quel volto che più non vedo, bacio quei piedi che più non s’incamminano verso di me, ma altrove rivolgono i tuoi passi; ah! Gesù, come è triste il mio stato, che fine crudele mi aspettava”. Mentre ciò dicevo e tant’altri spropositi, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia, quietati, per chi vive nel mio Volere tutti i punti sono vie sicure per trovarmi, la mia Volontà riempie tutto, qualunque via prenda, non c’è timore che non possa trovarmi. Ah! figlia mia, il tuo stato penoso lo sento nel mio cuore; sento ripetermi la corrente del dolore che passava tra Me e la mia Mamma, Lei era crocifissa per le mie pene; Io ero crocifisso per le sue; ma la causa di tutto ciò, chi era? L’amore delle anime. Per amore di esse la mia cara Mamma tollerava tutte le mie pene e fino la mia morte, ed Io per amor delle anime tolleravo tutte le sue pene, fino a privarla di Me. Oh! quanto costò al mio ed al suo amore materno privare di Me la mia inseparabile Mamma, ma l’amore delle anime trionfò di tutto. Ora, il tuo stato di vittima in cui ti sottoponesti, fu per l’amore delle anime e tu accettasti per amore di esse tutte le pene che si sono svolte nella tua vita, causa sono state le anime ed i tristi tempi che volgono, cui la giustizia divina m’impedisce di starmi alla familiare con te, per far scorrere tempi più propizi, anziché procellosi e tenerti in terra. Sono le anime, se non fosse per amor loro, il tuo esilio sarebbe finito e tu non avresti il dolore di vederti priva di Me, né Io avrei il dolore di vederti così straziata per la mia privazione, perciò pazienza, e fa che anche in te trionfi fino all’ultimo l’amore delle anime”.

12-129 Maggio 1, 1920 La santità per chi vive nel Voler Divino, è il Gloria Patri continuato.

(1) La mia miseria si fa più sentire, e nel mio interno dicevo: “Mio Gesù, quale vita è la mia?” E Lui senza darmi tempo di dire altro, ha risposto subito:

(2) “Figlia mia, per chi vive nel mio Volere, la sua santità ha un solo punto, è il Gloria Patri continuato, col seguito del Sicut erat in principio ed nunc ed semper et in saecula saeculorum. Non c’è cosa che non dia gloria a Dio, al tutto completa, sempre stabile, sempre eguale, sempre regina, senza mai mutarsi. Questa Santità non è soggetta a rovesci, a perdite, è sempre regnare, sicché il suo fondo è il Gloria Patri, la sua prerogativa è il Sicut erat in principio, ecc”.

(3) Continuando a lamentarmi delle sue privazioni e delle sottrazioni del patire, mentre agli altri ne dà abbondante, il mio sempre amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e poggiando la testa sulla mia spalla mi ha detto tutto afflitto:

(4) “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà vive in alto, e chi vive in alto può guardare con più chiarezza nel basso, e deve prendere parte alle decisioni, alle afflizioni ed a tutto ciò che conviene alle persone che vivono in alto. Non vedi tu nel mondo, alcune volte, padre e madre, e qualche volta anche un figlio più grande è capace di prendere parte alle decisioni, ai dolori dei genitori, mentre questi sono sotto l’incubo di pene dolorose, d’incertezze, d’intrighi, di perdite; gli altri figli piccoli non ne sanno nulla, anzi li fanno scherzare e fare il corso della vita ordinaria della famiglia, non volendo amareggiare quelle tenere vite senza uno scopo utile per loro e per i genitori. Così succede nell’ordine della grazia, chi è piccolo e ancora crescente, vive nel basso, e quindi le son necessarie le purghe ed i mezzi necessari per farlo crescere nella santità, sarebbe come i piccoli della famiglia, che voler parlare loro d’affari, d’intrighi, di pene, sarebbe stordirgli senza che ne capiscono un’acca; ma chi vive nel mio Volere, vivendo in alto deve sottostare alle pene di chi vive nel basso, vedere i loro pericoli, aiutarli, prendere delle serie decisioni da tremare, mentre loro se ne stanno tranquilli. Perciò quietati, e nel mio Volere faremo vita in comune, ed insieme con Me prenderai parte ai dolori dell’umana famiglia, vigilerai sulle grandi tempeste che risorgeranno, e mentre loro nel pericolo scherzeranno, tu insieme con Me piangerai la loro sventura.