MaM
Messaggio del 4 febbraio 1984:«Io ti do il mio cuore, perché tu lo dia agli altri».

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1911

10-10 Gennaio 8, 1911 La famiglia uccide il sacerdote. L’interesse è il tarlo del sacerdote.

(1) Ora scrivo cose passate per obbedire, e mi spiego su queste riunioni di sacerdoti che il benedetto Gesù vuole. Avendo venuto un santo sacerdote nel mese di novembre passato, ed avendomi detto di domandare a Gesù che cosa voleva da lui, il mio sempre amabile Gesù mi disse:

(2) “La missione del sacerdote scelto da Me sarà alta e sublime, si tratta di salvarmi la parte più nobile, più sacra, quali sono i sacerdoti, resi in questi tempi il ludibrio dei popoli. Il mezzo più opportuno sarebbe formare queste case di riunione di sacerdoti per ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

10-11 Gennaio 10, 1911 Quando i sacerdoti non si occupano solo di Dio, restano inariditi, perché non partecipano agli influssi della Grazia.

(1) Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto, io però stavo pregando il mio sempre amabile Gesù di sciogliere gl’intoppi che impedivano queste riunioni, e di manifestarci il modo ed il meglio che a Lui piacesse:

(2) “Figlia mia, il punto che più m’importa e che più mi sta a cuore, è lo sciogliere perfettamente il sacerdote dalla famiglia. Dessero tutto ciò che hanno alle famiglie e per loro si lasciassero il solo personale, e siccome loro devono mantenersi dalla Chiesa, giustizia vuole che la roba, da dove viene là deve andare, cioè, che tutto ciò che possono avere deve servire a mantenersi loro ed ingrandire le opere della mia gloria ed al bene del popolo, altrimenti Io non renderò largo per loro i popoli; non solo, ma loro stessi si separeranno col corpo dalle famiglie, ma non col cuore, quindi mille avidità, chi più potesse far lucro, quindi causa di mali umori fra loro se si assegna un posto di maggior lucro ad uno che ad un altro per poter dare alle famiglie, lo vedranno alla pratica quanti mali porterà se non mi toccano questo punto più essenziale. Quante disunioni, gelosie, rancori ed altro. Io mi contento di averne più pochi, anziché guastarmi l’opera tanto da Me voluta. Ah! figlia mia, quanti Ananii usciranno! E come sapranno ben difendere, patrocinare, scusare questo tanto ben voluto idolo dell’interesse. Ah! solo per chi si consacra a Me ho questa sventura, che invece di badare a Me, all’onore ed alla gloria mia, ed alla santificazione che allo stato loro si conviene, Io li servo solo di coperchio, ed il loro scopo è di badare alle famiglie, ai nipoti. Ah! non così chi si dà al mondo, anzi cercano di stiracchiare le famiglie, e se non possono tirare, giungono a disconoscere i propri genitori.

(3) Eppure, quando il sacerdote non si occupa che della sola gloria mia e degli uffici appartenenti al solo ministero sacerdotale, non è altro che un osso spostato che dà dolore a Me, dolore a sé stesso e dolore al popolo, e rende frustranea la sua vocazione; e siccome quando un osso non si mette al suo posto dà sempre dolore, e col non partecipare agli umori del corpo, col tempo s’inaridisce ed è necessario disfaciarlo, tanto per l’inutilità, quanto perché dolora le altre membra, e gettarlo, così i sacerdoti quando non si occupano che solo di Me, essendo osso spostato dal mio corpo, restano inariditi, perché non partecipano agli influssi della mia grazia, ed Io ci tengo e ci tengo, ma se veggo la loro durezza, li getto via da Me, e sai dove? Nel più profondo dell’inferno”.

(4) Poi ha soggiunto: “Scrivi, manda a dire a quel padre cui affido questa missione di sacerdoti, che stia saldo su questo punto, che me lo renda intangibile; dille pure che lo voglio in croce e sempre con Me crocifisso”.

10-12 Gennaio 15, 1911 L’interesse è il veleno del sacerdote. Dio non è capito da chi non è spogliato di tutto e da tutti.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere piangendo e per quanto faceva, perché me l’ha portato la Celeste Mamma perché lo quietassi, quindi lo baciavo, lo carezzavo, me lo stringevo, gli dicevo: “Che vuoi da me? Non vuoi amore per renderti felice e quietarti il pianto? Non me l’hai detto Tu stesso altre volte, che la tua felicità è il mio amore? Ed io ti amo assai, assai, ma ti amo insieme con Te, perché da sola non so amarti. Dammi il tuo alito bruciante che mi scioglie il mio essere tutto in una fiamma d’amore, e poi ti amo per tutti, ti amo con tutti, ti amo nei cuori di tutti”. Ma chi può dire tutti i miei spropositi? Onde pareva che si quietasse un poco, e per distrarre il mio dolce amore del tutto dal pianto, gli ho detto: “Vita mia e mio tutto, consolati, ma che faranno le riunioni dei sacerdoti, oh! come resterai consolato!”

(2) E Lui subito: “Ah! figlia mia, l’interesse è il veleno del sacerdote, e si è infiltrato tanto in loro che li ha avvelenato il cuore, il sangue e fin nelle midolla delle ossa. Oh! come l’ha saputo ben tessere il demonio, avendo trovato in loro la volontà disposta ad essere tessuta. La mia Grazia ha usato tutta la sua arte per formare in loro la tessitura dell’amore e dargli il contravveleno dell’interesse, ma non trovando la loro volontà disposta, poco o nulla ha tessuto di divino, perciò il demonio non potendo impedire del tutto queste case di riunione di sacerdoti, facendo molta perdita, si contenta almeno di mantenere la tela che le ha tessuto col veleno dell’interesse. Oh! se tu vedessi quanto sono pochi i disposti a segregarsi dalle famiglie, anche col cuore ed a rovesciare questo veleno dell’interesse, ne piangeresti meco; non vedi come si dibattono tra loro a questo riguardo? Come restano agitati? Come si fanno tutti fuoco? Anzi lo credono uno sproposito che non è addetto allo stato loro”.

(3) Mentre ciò diceva, vedevo i sacerdoti disposti per ciò, quanto scarsissimo il numero. Gesù è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa. Ora, sentendo ripugnanza di scrivere queste cose che riguardano i sacerdoti ed avendone fatto il sacrificio, perché cosi vuole l’ubbidienza, il mio amato Gesù dopo è venuto e mi ha dato un bacio per ricompensarmi il sacrificio fatto ed ha aggiunto:

(4) “Figlia diletta mia, non hai detto tutto sopra gl’inconvenienti che porterebbero se resta il sacerdote inceppato col legame della famiglia, le tante vocazioni sbagliate, per cui la Chiesa in questi tristi tempi piange amaramente: Non si vedrebbero certo tanti modernisti, tanti sacerdoti vuoti di pietà vera, tanti dati ai piaceri, tanti all’incontinenza, tant’altri che guardano perdere le anime come se niente fosse, senza la minima amarezza, e tant’altri spropositi che fanno, questi sono segni di vocazioni sbagliate. E se le famiglie veggono che non c’è più da sperare da parte dei sacerdoti, a nessuno più le verrà il piacere di spingere i loro figli a farsi sacerdoti, né ai figli le verrà il pensiero d’arricchire, d’innalzare le famiglie per mezzo del loro ministero”.

(5) Ed io: “Ah! mio dolce Gesù, invece di dire a me queste cose, andate dai capi, dai vescovi, che loro che hanno l’autorità possono riuscire di contentarvi su questo punto, ma io, poverella, che posso fare? Non altro che compatirti, amarti e ripararti”.

(6) E Gesù: “Figlia mia, dai capi, dai vescovi? Il veleno dell’interesse ha invaso tutti, e siccome sono quasi tutti presi da questa febbre pestifera, li manca il coraggio di correggere e di mettere un argine a chi da loro dipende. E poi, Io non sono capito da chi non è spogliato di tutto e da tutti, la mia voce risuona molto male al loro udito, anzi li pare un assurdo, una cosa che non è conveniente alle condizioni umane; se parlo con te, ci comprendiamo abbastanza, e se non altro, trovo uno sfogo al mio dolore, e tu mi amerai di più perché sai che sono amareggiato”.

10-13 Gennaio 17, 1911 I capi civili daranno a Gesù più ascolto dei capi ecclesiastici. Le case di riunione dei sacerdoti si chiameranno, case del risorgimento della fede.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, ma tanto afflitto e tanto bruciante d’amore, che smaniava e chiedeva ristoro, e gettando le sue braccia al mio collo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dammi amore, questo è il solo ed unico ristoro per quietare le mie smanie d’amore”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia, ciò che hai scritto in riguardo alle riunioni dei sacerdoti non è altro che un processo che faccio con loro, se mi daranno ascolto ebbene; se no, siccome i capi degli ecclesiastici non mi daranno ascolto, essendo anche loro legati dai lacci dell’interesse e schiavi delle miserie umane, quasi lambendole, invece di dominare sulle miserie, cioè d’interesse, di altezze ed altro, le miserie dominano loro, quindi, assordati da ciò che è umano, non sarò né capito né sentito, Io mi rivolgerò ai capi civili che più facilmente mi daranno ascolto, i quali, tra per vedere il sacerdote umiliato ed essendo questi forse un po’ più spogliati degli stessi ecclesiastici, la mia voce sarà più ascoltata, e ciò che non vogliono fare per amore, lo farò fare per necessità e per forza, e farò togliere dal governo il residuo che l’è rimasto”.

(4) Ed io: “Mio sommo ed unico bene, quale sarà il nome da dare a queste case e quali le regole?”

(5) E Lui: “Il nome sarà: Le case del risorgimento della fede; le regole, possono servirsene delle stesse regole dell’oratorio di San Filippo Neri.

(6) Poi ha soggiunto: “Di’ al padre B. che tu sarai l’organo e lui il suono per questa opera, se sarà burlato e malvoluto dagli interessati, i buoni ed i pochi veri buoni comprenderanno la necessità e la verità che lui annunzia, e si ne faranno un dovere di coscienza di mettersi all’opera, e poi, se sarà burlato, avrà l’onore di farsi più simile a Me”.

10-14 Gennaio 19, 1911 La parola di Gesù è eterna. Gesù vuole al sacerdote intangibile dal legame dalle famiglie. Lo spirito dei sacerdoti di questi tempi: Spirito di vendetta, d’odio, d’interesse, di sangue.

(1) Sentendo le difficoltà dei sacerdoti, specie sul rompere affatto il legame dalle famiglie e che era impossibile attuarlo nel modo che diceva il benedetto Gesù, e che se fosse vero parlasse al Papa, che lui che tiene autorità potesse comandare a tutti, e venire a capo dell’opera, io stavo ridicendo al benedetto Gesù tutto questo, e mi lamentavo con Lui dicendogli: “Sommo mio amore, non avevo ragione di dirvi andate dai capi a dire queste cose, che dirle a me, ignorantella, che posso farvi?” Ed il mio sempre amabile Gesù ha detto:

(2) “Figlia mia, scrivi, non temere, Io sono con te, la mia parola è eterna, e ciò che non può giovare di qua, può giovare altrove, ciò che non si può effettuare in questi tempi, si effettuerà in altri tempi, ma così lo voglio, intangibile dal legame dalle famiglie. Ah! tu non sai qual’è lo spirito dei sacerdoti di questi tempi, non è niente dissimile dai secolari, spirito di vendetta, d’odio, d’interesse, di sangue, or, dovendo vivere insieme, se uno guadagna più dell’altro, e non lasciando a bene di tutti, chi si sentirà anteposto, chi defraudato, chi umiliato, credendosi che anche lui sarebbe buono per fare quel guadagno, e quindi le risse, i rancori, i dispiaceri, e giungerebbero anche alle mani. Te lo ha detto il tuo Gesù e basta, questo punto è necessario, è la colonna, è il fondamento, è la vita, è l’alimento di quest’opera, se potesse andare, Io non avrei insistito tanto. Poi vedi un po’ figlia mia, come sono rozzi ed ignoranti delle cose divine, Io non ho il modo loro di pensare, che vanno lambendo e strisciando dignità, Io, nel comunicarmi alle anime, non guardo alle dignità, né se sono vescovi o papi, ma guardo se sono spogliati di tutto e da tutti, guardo se in loro, tutto, tutto è amore per Me, guardo se si fanno scrupolo di rendersi padroni anche di un solo respiro, di un palpito, e trovandoli tutto amore, non guardo se sono ignoranti, abiette, povere, disprezzate e polvere. La stessa polvere la converto in oro, la trasformo in Me, le comunico tutto Me stesso, gli affido i più intimi miei segreti, le fo parte delle mie gioie e dei miei dolori, anzi, vivendo in Me in virtù dell’amore, non è maraviglia che siano a giorno della mia Volontà sulle anime e sulla mia Chiesa. Una è la vita loro con Me, uno è il Volere ed una è la luce con cui veggono la verità secondo le vedute divine e non secondo le umane, e perciò Io non lavoro a comunicarmi a queste anime, e le innalzo al di sopra di tutte le dignità”.

(3) Poi, stringendomi e baciandomi mi ha detto:

(4) “Figlia mia bella, ma bella della mia stessa bellezza, ti affliggi delle cose che dicono? Non ti affliggere, domanda al padre B., povero mio figlio, quanto ha sofferto per causa mia dai superiori, dai suoi confratelli e da altri, fino a dichiararlo scemo, incantatore, ed a farsi un dovere di penitenziarlo, e qual era il suo delitto? L’amore! Sentendo gli altri scorno della loro vita a fronte della sua, gli hanno fatto guerra e gli fanno guerra. Ah! come è costoso il delitto dell’amore! Molto costa a Me l’amore e molto costa ai miei cari figli! Ma Io l’amo assai, e per quello che ha sofferto, in premio l’ho dato Me stesso e vi dimoro in lui. Povero mio figlio, non lo lasciano libero, lo spiano dappertutto, ciò che non fanno per gli altri, chissà possano trovare materia di correggerlo e di mortificarlo, ma Io stando con lui rendo vane le loro arti, fagli coraggio, ma oh! quanto sarà terribile il giudizio che farò di questi tali che ardiscono di malmenare i miei cari figli!”

10-15 Gennaio 28, 1911 L’amore costringe Dio a rompere i veli della fede. La Chiesa sta agonizzante, ma non morrà.

(1) Trovandomi nel mio solito stato si faceva vedere il cuore del mio dolce Gesù, e guardando dentro di Gesù vedevo il suo cuore in Lui, e guardando in me, lo vedevo anche in me il suo cuore santissimo. Oh! quanta soavità, quante delizie, quante armonie si sentivano in quel cuore! Onde, mentre mi stavo deliziando con Gesù, sentivo la sua voce soavissima che gli usciva da dentro il suo cuore che mi diceva:

(2) “Figlia, delizia del mio cuore, l’amore vuole i suoi sfoghi, altrimenti non si potrebbe tirare innanzi, specie per chi mi ama davvero e non ammette in sé altro piacere, altro gusto, altra vita che amore. Io mi sento tanto tirato verso di loro, che l’amore stesso mi costringe a rompere i veli della fede, e mi svelo e gli fo gustare anche di qua il paradiso ad intervallo; l’amore non mi dà tempo ad aspettare la morte per chi mi ama davvero, ma anticipo anche in questa vita. Godi, senti le mie delizie, vedi quanti contenti ci sono nel mio cuore, a tutto prendi parte, sfogati nel mio amore affinché il tuo si allarghi di più e possa di più amarmi”.

(3) Mentre ciò diceva vedevo sacerdoti, e Gesù ha continuato a dirmi:

(4) “Figlia mia, la Chiesa in questi tempi sta agonizzante, ma non morrà, anzi risorgerà più bella. I sacerdoti buoni si dibattono per una vita più spogliata, più sacrificata, più pura; i cattivi sacerdoti si dibattono per una vita più interessata, più comoda, più sensuale, tutta terrena, Io parlo a loro, ma non a loro, parlo a loro, cioè a quei pochi buoni, fossero anche uno per paese, a questi parlo e comando, prego, supplico che facciano queste case di riunione, salvandomi i sacerdoti che verranno in questi asili, rendendoli sciolti affatto da qualunque legame di famiglia, e da questi pochi buoni si rifarà la mia Chiesa della sua agonia, questi sono il mio appoggio, le mie colonne, la continuazione della vita della Chiesa. Io non parlo a loro, cioè a tutti quei che non si sentono di svincolarsi da qualunque vincolo di famiglia, perché se parlo non sono certamente ascoltato, anzi al solo pensare di rompere ogni vincolo, restano indignati, ah! purtroppo sono abituati a bere la tazza dell’interesse e di altro, che mentre è dolcezza alla carne, è veleno all’anima, questi tali finiranno di bere la cloaca del mondo. Io voglio salvarli a qualunque costo, ma non sono ascoltato, quindi parlo, ma è per loro come se non parlassi”.

10-16 Febbraio 4, 1911 Dove si faranno le riunioni di sacerdoti saranno più miti le persecuzioni.

(1) Continuando il mio solito stato, il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, di al padre G. che sollecitasse le riunioni di sacerdoti, non facessero che la persecuzione anticipi prima ché guai per loro! perché dove si faranno queste riunioni saranno o più miti le persecuzioni, o risparmiate le piaghe. E’ grande il marciume e troppo puzzolente, e per necessità ci vuole il ferro ed il fuoco. Il ferro per tagliare le carni incancrenite, ed il fuoco per purificare. Quindi presto, presto”.

10-17 Febbraio 8, 1911 L’amore rende felice Gesù. Luisa è il Paradiso di Gesù in terra.

(1) Continuando il mio solito stato, ho passato circa sei giorni tutta immersa nell’amore del mio benedetto Gesù, tanto che delle volte mi sentivo che non potevo più reggere e dicevo a Gesù: “Basta, basta, che non ne posso più”. Mi sentivo come dentro d’un bagno d’amore che mi penetrava fino nelle midolla delle ossa. Ora mi parlava Gesù d’amore e quanto mi amava, ed ora le parlavo io d’amore. Il bello era che delle volte Gesù non si faceva vedere, ed io nuotando in questo bagno d’amore mi sentivo crepare il cerchio della povera natura, e mi lamentavo ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

10-18 Marzo 24, 1911 Prega per i bisogni della Chiesa.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, ed io pregandolo per certi bisogni della Chiesa e per un certo B. che ha dato alla stampa libri d’inferno, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ha fatto altro che gettarsi maggiormente nel fango, una mente di sano criterio vedrà subito quanto è cretino e come Io lo sono allucinato, non mettendo nessuna vera forza di ragione in quello che lui asserisce. Non voglio che i sacerdoti si diano premura di leggerlo, rendendosi troppo vili se ciò faranno, trascenderanno dalla loro dignità come se volessero badare ad uno sproposito d’un fanciullo, e quindi le daranno campo a fare altri spropositi; ma non curandolo e non badandovi, le daranno almeno il dolore che nessuno le presta attenzione al di lui fare, e che nessuno lo apprezza. Risponderanno con le opere degne del loro ministero, questa è la più bella risposta. Ahi! a quello, succederà che cadrà nella trappola che prepara per gli altri”.

10-19 Marzo 26, 1911 L’unico sollievo che ricrea a Gesù è l’amore.

(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, vedevo la Celeste Mamma col bambino in braccia; il divino bambino mi ha chiamato con la sua piccola manina, ed io sono volata a mettermi in ginocchio innanzi alla Mamma Regina, e Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, oggi voglio che parli con la nostra Mamma”.

(3) Ed io ho detto: “Celeste Mamma mia, dimmi, c’è qualche cosa in me che dispiaccia a Gesù?”

(4) E Lei: “Carissima figlia mia, statti tranquilla, per ora non veggo niente che dispiaccia al mio Figlio; se, mai sia, incorrerai in qualche cosa che potrà dispiacergli, ti terrò subito avvisata, fidati della Mamma tua e non temere”.

(5) Come la Celeste Regina mi assicurava così, mi sentivo infondere nuova vita ed ho soggiunto: “Dolcissima Mamma mia, in che tristi tempi siamo, ditemi, è proprio vero che Gesù vuole le riunioni dei sacerdoti?”

(6) E Lei: “Con certezza le vuole, perché i flutti stanno per innalzarsi troppo alto, e queste riunioni saranno le ancore, le lucerne, il timone con cui la Chiesa si salverà dal naufragio della tempesta, ché mentre comparerà che la tempesta abbia sommerso tutto, dopo la tempesta si vedrà che sono rimaste le ancore, le lucerne, il timone, cioè le cose più stabili per continuare la vita della Chiesa. Ma oh! quanto sono vili e codardi e duri di cuore, quasi nessuno si muove, mentre sono tempi di opere, i nemici non ci riposano, e loro se ne stanno neghittosamente, ma peggio sarà per loro”.

(7) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, cerca di supplire a tutto con l’amore, una sola cosa ti stia a cuore, amare, un solo pensiero, una sola parola, una sola vita, amore. Se vuoi contentare e piacere a Gesù, amalo e dagli sempre occasione di fargli parlare d’amore, questo è l’unico suo sollievo che lo ricrea, l’amore, digli che ti parli d’amore e Lui si metterà in festa”.

(8) Ed io: “Tenero mio Gesù, senti che dice la nostra Mamma? Che ti domandi amore e parli d’amore”.

(9) E Gesù festeggiando ha detto tali e tante cose della virtù, dell’altezza, della nobiltà dell’amore, che non è del mio linguaggio umano il saperlo ridire, perciò faccio...