MaM
Messaggio del 25 marzo 1994:Cari figli, oggi gioisco con voi. Vi invito ad aprirvi a me, a diventare uno strumento nelle mie mani per la salvezza del mondo. Desidero, figlioli, che voi tutti che avete sentito l'odore della santità tramite i messaggi che vi do, la portiate in questo mondo affamato di Dio e d'amore di Dio. Io ringrazio tutti voi che avete risposto in tale numero e vi benedico tutti con la mia materna benedizione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1919

12-75 Gennaio 2, 1919 Come in Gesù, nelle anime tutto deve tacere.

(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere sotto d’una tempesta di colpi, e col suo sguardo dolce mi guardava chiedendomi aiuto e rifugio. Io mi son lanciata verso Gesù per sottrarlo da quei colpi e chiuderlo nel mio cuore, e Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Umanità sotto i colpi dei flagelli taceva, e non solo taceva la bocca, ma tutto in Me taceva: Taceva la stima, la gloria, la potenza, l’onore; ma con muto linguaggio ed eloquentemente parlava la mia pazienza, l’umiliazione, le mie piaghe, il mio sangue, l’annientamento quasi fino alla polvere del mio Essere; ed il mio amore ardente per la salute delle anime metteva un eco a tutte le mie pene. Ecco mia figlia il vero ritratto delle anime amanti, tutto deve tacere in loro ed intorno a loro: Stima, gloria, piaceri, onori, grandezze, volontà, creature; e se le avesse, deve essere come sorda e come se niente vedesse, ed invece deve sottentrare in lei la mia pazienza, la mia gloria, la mia stima, le mie pene, ed in tutto ciò che fa, che pensa, che ama, non sarà altro che amore, il quale avrà un eco solo col mio e mi chiederà anime. Il mio amore per le anime è grande, come voglio che tutti si salvino, perciò vado in cerca di anime che mi amino e che prese delle stesse follie del mio amore, soffrano e mi chiedano anime. Ma ahimè! quanto scarso è il numero che mi dà ascolto!”

12-76 Gennaio 4, 1919 Effetti delle pene sofferte nella Volontà di Dio.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo tutta afflitta per la privazione del mio dolce Gesù. Cercavo però di starmi unita con Lui facendo le ore della passione, era proprio quella di Gesù sulla croce, quando al meglio, l’ho sentito nel mio interno, che giungendo le mani e con voce articolata ha detto:

(2) “Padre mio, accetta il sacrificio di questa mia figlia, il dolore che sente della mia privazione; non vedi come soffre? Il dolore la rende come senza vita, priva di Me, tanto che, sebbene nascosto son costretto a soffrirlo insieme per darle forza, altrimenti soccomberebbe. Deh! o Padre, accettalo unito al dolore che sentii sulla croce quando fui abbandonato anche da Te, e concedi che la privazione che sente di Me sia luce, conoscenza, Vita Divina nelle altre anime, e tutto ciò che impetrai Io col mio abbandono”.

(3) Detto ciò si è nascosto di nuovo. Io mi sentivo come impietrita dal dolore, e sebbene piangendo, ho detto: “Vita mia Gesù, ah! sì, dammi le anime, ed il vincolo più forte che ti costringa a darmele sia la pena straziante della tua privazione, e questa pena corre nella tua Volontà affinché tutti sentano il tocco della mia pena ed il mio grido incessante e si arrendano”. Onde, verso sera, il benedetto Gesù è venuto appena ed ha soggiunto:

(4) “Figlia e rifugio mio, che dolce armonia faceva la tua pena oggi nella mia Volontà. La mia Volontà è in Cielo, e la tua pena trovandosi nella mia Volontà, armonizzava in Cielo e col suo grido chiedeva alla Trinità Sacrosanta anime, e la mia Volontà scorrendo in tutti gli angeli e santi, la tua pena chiedeva a loro anime, tanto che tutti sono rimasti colpiti dalla tua armonia, ed insieme con la tua pena tutti hanno gridato innanzi alla mia Maestà: “Anime, anime”. La mia Volontà scorreva in tutte le creature e la tua pena ha toccato tutti i cuori, ed ha gridato a tutti: Salvatevi, salvatevi. Questa mia Volontà si accentrava in te e come fulgido sole si metteva a guardia di tutti per convertirli. Vedi che gran bene, eppure chi si studia di conoscere il valore, il prezzo incalcolabile del mio Volere?”

12-77 Gennaio 8, 1919 Il Divin Volere tiene il poter di rendere infinito tutto ciò che entra nella Divina Volontà.

(1) Continuando il mio solito stato, me ne stavo tutta afflitta, priva del mio dolce Gesù; ma tutto all’improvviso è venuto, ma stanco ed afflitto, quasi cercando un rifugio nel mio cuore per sottrarsi dalle gravi offese che gli facevano, e dando in sospiro mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nascondimi, non vedi come mi perseguitano? Ahimè! mi vogliono mettere fuori, oppure darmi l’ultimo posto. Fammi sfogare; è da molti giorni che niente ti ho detto della sorte del mondo né dei castighi che mi strappano con la loro malvagità, e la pena tutta è concentrata ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

12-78 Gennaio 25, 1919 La Divina Volontà è luce, e chi di Essa vive diventa luce. Gesù abita in chi vive nella Divina Volontà come lo fece nella sua Umanità.

(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione del mio dolce Gesù, della mia vita, del mio tutto, il mio povero cuore non ne poteva più; dicevo tra me: “Che dura sorte stava per me riservata, dopo tante promesse mi ha lasciato. Dov’è ora il suo amore? Ah! chi sa che non sia stata io la causa del suo abbandono, rendendomi indegna di Lui. Ah! forse quella notte in cui voleva parlare dei guai del mondo, e che avendo incominciato a dire che il cuore dell’uomo è ancora assetato di sangue e che le battaglie non sono finite, perché la sete del sangue non è ancora spenta nel cuore umano, ed io gli dissi: “Gesù, sempre di questi guai vuoi Tu dire, lasciamoli da parte, parliamo di altro”. E Lui, afflitto, fece silenzio, ah! forse si offese. Vita mia, perdonami, non lo farò più! ma vieni”. Mentre ciò dicevo ed altri spropositi, mi son sentita perdere i sensi e vedevo dentro di me il mio dolce Gesù, solo e taciturno, che camminava da un punto all’altro del mio interno, ed ora come se volesse inciampare ad un punto, ora urtare ad un altro. Io stavo tutta confusa e non ardiva dirgli niente, ma pensavo: “Chi sa quanti peccati ci sono in me che fanno urtare Gesù?” Ma Lui, tutto bontà mi guardava, ma pareva stanco e gocciolava sudore e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, povera martire, non di fede ma d’amore, martire non umana ma divina, perché il tuo più crudeli martirio è la mia privazione, cui ti mette il suggello di martire divina, perché temi e dubiti del mio amore? E poi, come posso lasciarti, Io abito in te come nella mia Umanità, e come nella mia racchiudevo tutto il mondo intero, così lo racchiudo in te; non hai visto che mentre camminavo ora urtavo ed ora inciampavo, erano i peccati, le anime cattive che incontravo, che dolore al mio cuore, è da dentro te che divido le sorte del mondo, è la tua umanità che mi fa riparo, come faceva la mia alla mia Divinità. Se la mia Divinità non avesse la mia Umanità che le facesse riparo, le povere creature non avrebbero nessun scampo, né nel tempo, né nell’eternità, e la divina giustizia guarderebbe la creatura non più come sua, che meriterebbe la conservazione, ma come nemica, che meriterebbe la distruzione. Ora la mia Umanità è gloriosa, mi è necessaria una umanità che possa dolersi, soffrire, dividere insieme con Me le pene, amare insieme con Me le anime e mettere la vita per salvarle; ho scelto te, non ne sei tu contenta? Perciò voglio dirti tutto, le mie pene, i castighi che meritano le creature, affinché a tutto tu prenda parte e faccia una sol cosa con Me. Ed è perciò pure che ti voglio nell’altezza della mia Volontà, ché dove non puoi giungere con la tua volontà, con la mia giungerai a tutto ciò che conviene all’ufficio della mia Umanità; perciò non più temere, non affliggermi con le tue pene, coi timori che possa abbandonarti. Ne ho bastante dalle altre creature; vuoi accrescere le mie pene con le tue? No, no, sii sicura, il tuo Gesù non ti lascia”.

(3) Onde dopo è ritornato di nuovo, facendosi vedere crocifisso, trasformandomi in Lui e nelle sue pene ed ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, la mia Volontà è luce, e chi di Essa vive diventa luce, e come luce facilmente entra nella mia luce purissima, e ne tiene la chiave per aprire e prendere ciò che vuole. Ma una chiave per aprire dev’essere senza ruggine né infangata, e la stessa serratura dev’essere di ferro, altrimenti la chiave non può aprire. Così l’anima, per aprire con la chiave del mio Volere, non deve mescolare la ruggine della sua volontà né l’ombra del fango delle cose terrene, così solo possiamo combinarci insieme, e lei fare ciò che vuole di Me, ed Io ciò che voglio di lei”.

(5) Dopo ciò ho visto la mia Mamma ed un mio confessore defunto ed io volevo dirgli lo stato mio, e quelli hanno detto:

(6)In questi giorni hai passato pericolo che il Signore ti sospendesse del tutto dallo stato di vittima, e noi e tutto il purgatorio, ed il cielo abbiamo pregato assai; e quanto abbiamo fatto perché il Signore ciò non facesse. Da ciò potrai comprendere come la giustizia è piena ancora di gravi castighi, perciò abbi pazienza e non ti stancare”.

12-79 Gennaio 27, 1919 Le tre ferite mortali del cuore di Gesù.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, nel venire, mi faceva vedere il suo adorabile cuore tutto pieno di ferite che scaturivano fiumi di sangue, e tutto dolente mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tra tante ferite che contiene il mio cuore, vi sono tre ferite che mi danno pene mortali e tale acerbità di dolore, da sorpassare tutte le altre ferite insieme, e queste sono: Le pene delle mie anime amanti. Quando veggo un’anima tutta mia soffrire per causa mia, torturata, conculcata, pronta a soffrire anche la morte più dolorosa per Me, Io sento le sue pene come se fossero mie e forse di più ancora. Ah! l’amore sa aprire squarci più profondi, tanto da non far sentire le altre pene. In questa prima ferita entra per prima la mia cara Mamma, oh! come il suo cuore trafitto per causa delle mie pene traboccava nel mio, e ne sentivo al vivo tutte le sue trafitture e, nel vederla morente e non morire per causa della mia morte, Io sentivo nel mio lo strazio, la crudezza del suo martirio, e sentivo le pene della mia morte che sentiva il cuore della mia cara Mamma, ed il mio cuore ne moriva insieme, sicché tutte le mie pene unite insieme innanzi alle pene della mia Mamma, sorpassavano tutto; era giusto che la mia Celeste Mamma avesse il primo posto nel mio cuore, tanto nel dolore quanto nell’amore, perché ogni pena sofferta per amor mio, aprivano mari di grazie e di amore, che si riversavano nel suo cuore trafitto; in questa ferita entrano tutte le anime che soffrono per causa mia e per solo amore, in questa entri tu, e quantunque tutti mi offendessero e non mi amassero, Io trovo in te l’amore che può supplirmi per tutti, e perciò, quando le creature mi cacciano, mi costringono a farmi fuggire da loro, Io lesto vengo a rifugiarmi in te come a mio nascondiglio, e trovando il mio amore, non il loro, e penante solo per Me, dico: Non mi pento di aver creato cielo e terra, e d’avere tanto sofferto. Un’anima che mi ama e che pena per Me è tutto il mio contento, la mia felicità, il mio compenso di tutto ciò che ho fatto, e mettendo come da parte tutto il resto, mi delizio e scherzo con lei. Però, questa ferita d’amore nel mio cuore, mentre è la più dolorosa, da sorpassare tutto, contiene due effetti nel medesimo tempo: Mi dà intenso dolore e somma gioia, amarezza indicibile e dolcezza indescrivibile, morte dolorosa e vita gloriosa. Sono gli eccessi del mio amore, inconcepibili a mente creata; e difatti, quanti contenti non trovava il mio cuore nei dolori della mia trafitta Mamma?

(3) La seconda ferita mortale del mio cuore è l’ingratitudine. La creatura coll’ingratitudine, chiude il mio cuore, anzi lei stessa vi mena la chiave a doppie girate, ed il mio cuore ne gonfia perché vuol versare grazie, amore, e non può, perché la creatura me l’ha chiuso e vi ha messo il suggello coll’ingratitudine, ed Io vo in delirio, smanio senza speranza che questa ferita mi sia rimarginata, perché la ingratitudine me la va sempre inasprendo, dandomi pena mortale.

(4) La terza è l’ostinazione. Che ferita mortale al mio cuore; l’ostinazione è la distruzione di tutti i beni che ho fatto verso la creatura; è la firma di dichiarazione che mette la creatura di non più conoscermi, di non appartenermi più, è la chiave dell’inferno, cui la creatura va a precipitarsi; ed il mio cuore ne sente lo strappo, mi si fa in pezzi, e mi sento portar via uno di quei pezzi. Che ferita mortale è l’ostinazione.

(5) Figlia mia, entra nel mio cuore e prendi parte a queste mie ferite, compatisci il mio cuore straziato, soffriamo insieme e preghiamo”.

(6) Io sono entrata nel suo cuore, come era doloroso, ma bello, soffrire e pregare con Gesù.

12-80 Gennaio 29, 1919 Dio compirà la terza rinnovazione della umanità, col manifestare ciò che faceva la sua Divinità nella sua Umanità.

(1) Stavo facendo l’adorazione alle piaghe di Gesù benedetto, ed infine ho recitato il credo intendendo di entrare nell’immensità del Voler Divino, dove stanno tutti gli atti delle creature passate, presenti e future, e quegli stessi che la creatura dovrebbe fare e che per trascuratezza e malvagità non ha fatto, ed io dicevo: “Mio Gesù, amor mio, entro nel tuo Volere ed intendo con questo credo rifare, riparare tutti gli atti di fede che non hanno fatto le creature, tutte le miscredenze, l’adorazione dovuta a Dio come Creatore”. Mentre queste ed altre cose dicevo, mi sentivo sperdere la mia ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

12-81 Febbraio 4, 1919 La Passione interna che la Divinità fece soffrire all’Umanità di Gesù nel trascorso di tutta la sua Vita.

(1) Continuando il mio solito, per circa tre giorni mi sentivo sperduta in Dio, molte volte il buon Gesù mi tirava dentro della sua santissima Umanità, ed io nuotavo nel mare immenso della Divinità, oh! quante cose si vedevano, come si vedeva chiaro tutto ciò che operava la Divinità nella Umanità, e spesso e spesso il mio Gesù interrompeva le mie sorprese e mi diceva:

(2) “Vedi figlia mia con che eccesso d’amore amai la creatura, la mia Divinità fu gelosa di affidare alla creatura il compito della Redenzione facendomi soffrire la Passione. La creatura era ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

12-82 Febbraio 6, 1919 Come l’anima nella Divina Volontà, può formare le ostie per alimentare a Gesù.

(1) Stavo fondendomi tutta nel mio dolce Gesù, facendo quanto più potevo d’entrare nel Divin Volere, per trovare la catena del mio amore eterno, delle riparazioni, del mio grido continuo di voler anime, con cui mi vagheggiava il mio sempre amabile Gesù fin ab eterno, e volendo incatenare insieme il mio piccolo amore nel tempo a quell’amore con cui Gesù mi vagheggiava eternamente, per potergli dare amore infinito, riparazioni infinite, sostituirmi a tutto, giusto come Gesù mi aveva insegnato. Mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù è venuto tutto in fretta e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ho gran fame”.

(3) E pareva che prendesse da dentro della mia bocca tante piccole pallottoline bianche e se le mangiava. Poi, come se si volesse sfamare del tutto, è entrato dentro del mio cuore, e con tutte e due le mani prendeva tante molliche grosse e piccole, e con tutta fretta se le mangiava; poi, come se si fosse sfamato, si è appoggiato sul mio letto e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, come l’anima va racchiudendo il mio Volere e mi ama, nel mio Volere racchiude Me, ed amandomi forma intorno a Me gli accidenti per imprigionarmi dentro e vi forma un’ostia per Me; così se soffre, se ripara, ecc., e rinchiude il mio Volere, mi forma tante ostie per comunicare Me, e sfamarmi in modo divino e degno di Me. Io non appena veggo formate queste ostie nell’anima, me le vado a prendere per nutrirmi, per saziare la mia insaziabile fame che ho che la creatura mi renda amore per amore, sicché puoi dirmi: Tu hai comunicato me, anch’io ho comunicato Te”.

(5) Ed io: “Gesù, le mie ostie sono roba tua stessa, invece le tue sono roba tua; quindi io rimango sempre al disotto di Te”.

(6) E Gesù: “Per chi ama davvero, Io non so, né voglio far conto, e poi, nelle mie ostie è Gesù che ti do, e nelle tue è tutto Gesù che mi dai; vuoi vederlo?”

(7) Ed io: “Sì”. Ha steso la sua mano nel mio cuore ed ha preso una piccola pallottolina bianca, l’ha spezzato e da dentro è uscito un altro Gesù.

(8) E Lui: “Hai visto? Come ne sono contento quando la creatura giunge a poter comunicare Me stesso, perciò fammi molte ostie, ed Io verrò a nutrirmi in te; mi rinnoverai il contento, la gloria, l’amore quando nell’istituirmi Sacramentato comunicai Me stesso”.

12-83 Febbraio 9, 1919 Timori di Luisa. Gesù le dice che la ha eletto fin dall’eternità per la Santità del vivere nella Divina Volontà.

(1) Riprendo a dire ciò che sta scritto il 29 Gennaio. Stavo dicendo al mio dolce Gesù: “Possibile che io sia il secondo anello di congiunzione con la tua Umanità? Ci sono anime tanto a Te care, cui io non merito di stare sotto dei loro piedi; e poi c’é la tua indivisibile Mamma, cui occupa il primo posto in tutto e su tutto, mi pare dolce amor mio, che vuoi dirmi proprio delle bugie, eppure sono costretta col più crudo strazio dell’anima mia, dall’ubbidienza, a mettere ciò su carta; mio Gesù, abbi pietà del mio duro martirio”. Mentre ciò dicevo, il mio sempre amabile Gesù, carezzandomi, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, perché ti affanni? Non è mio solito forse eleggere dalla polvere e formarne dei grandi portenti? Dei prodigi di grazia? Tutto l’onore è mio, e quanto più debole ed infimo il soggetto, più ne resto glorificato. E poi, la mia Mamma non entra nella parte secondaria del mio amore, del mio Volere, ma forma un solo anello con Me, e anche certo che ho le anime a Me carissime, ma ciò non esclude che Io possa eleggere l’una anziché un’altra ad un’altezza di ufficio, e non solo d’ufficio, ma di altezza tale di santità, quale si conviene vivere nel mio Volere. Le grazie che non erano necessarie agli altri che non chiamavo a vivere in questa immensità di santità della mia Volontà, sono necessarie a te, cui eleggevo fin dall’eternità. In questi tempi tristissimi elessi te, che vivendo nel mio Volere mi daresti amore divino, riparazione e soddisfazione divine, quale si trovano solo nel vivere nel mio Volere; i tempi, il mio amore, il mio Volere lo richiedeva, di più sfoggiare in amore, a tanta empietà umana; non posso fare forse ciò che voglio? Può forse legarmi qualcuno? No, no, perciò chetati e siimi fedele”.

12-84 Febbraio 10, 1919 Gesù chiede a Luisa se vuol vivere nel suo Volere, se vuol accettare l’ufficio di secondo anello con la sua Umanità, e se vuol accettare il suo Amore come proprio ed il suo Volere come Vita.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e prendendo le mie mani nelle sue me le ha strette, e con un’affabilità maestosa mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dimmi, vuoi vivere nel mio Volere? Vuoi accettare l’ufficio di secondo anello con la mia Umanità? Vuoi accettare tutto il mio amore come tuo, il mio Volere come Vita, le mie stesse pene che la Divinità infliggeva alla mia Umanità, cui erano tante che il mio amore sente un irresistibile bisogno di non solo farle conoscere, ma di farne parte per quanto a creature è possibile? E solo posso farne parte e farle conoscere a chi vive nel mio Volere, tutto a spese del mio amore. Figlia mia, è mio solito chiedere il sí della creatura, per poi operare liberamente con lei”.

(3) Gesù ha fatto silenzio come se aspettasse il mio Fiat, ed io son rimasta sorpresa ed ho detto:

(4) “Vita mia Gesù, il tuo Volere è mio, Tu uniscilo insieme e forma un solo Fiat, ed io dico si insieme con Te, e ti prego che abbia pietà di me, la mia miseria è grande, e solo perché Tu lo vuoi io dico Fiat, Fiat”.

(5) Ma, oh! come mi sentivo annientata e polverizzata nell’abisso del mio nulla; molto più che questo nulla era chiamato a far vita nel Tutto. Onde il mio dolce Gesù ha unito i due voleri insieme ed ha impresso un Fiat, ed il mio si è entrato nel Volere Divino e pareva non un sì umano, ma divino, perché era stato pronunciato nel Volere di Gesù, e questo sì nel Voler Divino si moltiplicava in tanti, per quanti rifiuti facevano le creature al mio dolce Gesù, questo sì faceva le più solenni riparazioni, abbracciava tutti, come se volesse portare tutti a Gesù, sostituendosi per tutti; era un sì cui teneva il suggello ed il potere del Voler Divino, non pronunziato né per timore né per interesse di santità personale, ma solo per vivere nel Volere di Gesù e correre a bene di tutti, e portare a Gesù gloria, amore, riparazioni divine. Il mio amabile Gesù pareva tanto contento del mio sì, che mi ha detto:

(6) “Ora voglio fregiarti e vestirti come Me, affinché insieme con Me venga innanzi alla Maestà dell’Eterno a ripetere il mio stesso ufficio”.

(7) Onde Gesù mi ha vestito e come immedesimata con la sua Umanità, ed insieme ci siamo trovati innanzi alla Maestà Suprema. Io non so dire, questa Maestà era una Luce inaccessibile, immensa, variata, di bellezza incomprensibile, da cui tutto dipendeva. Io ne son rimasta sperduta, e la stessa Umanità del mio Gesù rimaneva piccola, il solo entrare nell’aria di questa Luce felicitava, abbelliva, ma non so andare avanti nel dire. Ed il mio dolce Gesù dice:

(8) “Adora insieme con Me nell’immensità della mia Volontà, la Potenza Increata, affinché non solo Io, ma anche un’altra creatura adori in modo divino a nome di tutti i suoi fratelli delle generazioni di tutti i secoli, Colui che tutto ha creato e da Cui tutte le cose dipendono”.

(9) Come era bello adorare insieme con Gesù, si moltiplicavano per tutti, si mettevano innanzi al Trono dell’Eterno come a difesa per chi non avrebbe riconosciuto l’Eterna Maestà, anzi insultata, e correvano a bene di tutti per farla conoscere. Abbiamo fatto altri atti insieme con Gesù, ma io sento che non so andare avanti, la mia mente oscilla e non sa prestarmi bene i vocaboli, perciò non vado avanti, se Gesù vorrà ritornerò su questo punto. Onde il mio dolce Gesù mi ha ricondotto in me stessa, ma la mia mente è restata legata come ad un punto eterno, cui non poteva spostarsi. Gesù! Gesù! aiutami a corrispondere alle tue grazie, aiuta la tua piccola figlia, aiuta la piccola favilla.