(1) Mi sentivo oppressa ed in pena, che solo il mio dolce Gesù può saperle, Lui scrutina ogni fibra del mio povero cuore e ne vede tutta l’intensità del mio strazio, ed avendo compassione di me, venendo, mi ha sostenuto fra le sue braccia dicendomi:
(2) “Figlia mia, coraggio, ci sono Io per te, di che temi? Forse ti ho mai mancato? E se tu a qualunque costo non ti senti di scostarti menomamente dal mio Volere, molto meno Io mi sento di non essere con te, e vita d’ogni tuo atto e pena. Or, tu devi sapere che la mia Volontà è oro purissimo, e per fare che il filo della tua volontà umana potesse diventare oro purissimo, in modo che intrecciandosi il filo della tua volontà con la mia non si discerna qual sia la tua e quale la mia, è solo il sacrificio, le pene, che consumando il filo della tua volontà umana sostituisce il filo d’oro divino, ché immedesimandosi col mio ne forma uno solo, ed intrecciando tutta la gran ruota dell’eternità si estende ovunque e si trova dappertutto. Ma se il mio Volere è oro e il tuo è ferro, rimarrai dietro, ed il mio non scenderà ad intrecciarsi col tuo. Se tu prendi due oggetti d’oro, ad onta che ciascuno abbia la sua forma diversa, liquefacendoli ne potrai formare uno solo, senza poter più discernere qual era l’oro dell’uno e quale quello dell’altro; ma se un oggetto è d’oro e l’altro è di ferro, l’uno non aderirà all’altro e non si potrà formare un solo oggetto d’oro. Sicché è solo il sacrificio che cambia la natura alla volontà umana.
(3) Il sacrificio è fuoco ardente e liquefa e consuma, il sacrificio è sacro ed ha virtù di consacrare la Volontà Divina nell’umana, il sacrificio è grazia e v’imprime col suo abile pennello la forma ed i lineamenti divini, ecco perciò l’aumento delle tue pene, sono le ultime pennellate che ci vogliono per dare l’ultima estensione ed intreccio del tuo volere col mio”.
(4) Ed io: “Ah! mio Gesù, tutte le mie pene, per quanto dolorose, che pare che mi annientano non mi opprimono, e se a Te piace me le moltiplichi pure; ma Tu sai qual è la pena che mi strazia, di quella sola imploro compassione da Te, che mi pare che non posso tirare più avanti. Deh! per pietà, aiutami e liberami se a Te piace”.
(5) E Gesù: “Figlia mia, anche in questa pena sarò con te, sarò tuo aiuto, ti darò la mia forza per sostenerla; potrei contentarti, ma non è decoroso che lo facessi. Ad un’opera così alta, ad una missione così sublime ed unica, di chiamarti a far vita nel mio Volere, mi suonerebbe male se non la facessi passare per mezzo dell’organo della mia Chiesa. Del resto, con la mia Volontà e con l’intervento dell’ubbidienza d’un mio ministro ti mettesti in questo stato, se questo non si sente di continuare può darti l’ubbidienza, affinché tu facendolo per obbedire, tra Me e te restiamo in pieno accordo, perché se lo facessi sola, di tua volontà, non solo non resteremmo d’accordo, ma resteresti sfregiata, però devono sapere che il mondo si trova presentemente sopra d’un rogo, se non vogliono che alzando più le sue fiamme incenerisca tutto, facciano quello che voglio”.
(6) Io sono rimasta atterrita e più afflitta di prima, ma pronta a fare la sua Santissima Volontà, non la mia.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo abbandonandomi nelle braccia della Santissima Volontà di Dio, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nel mio Volere non solo troverai tutti gli atti che fece la mia Umanità, in cui intrecciavo tutte le creature insieme, ma troverai tutto ciò che fece la mia cara Mamma, che intrecciandosi insieme con Me formavano uno solo. Non appena fui concepito nel suo seno, Lei incominciò l’intreccio coi miei atti, e siccome la mia Umanità non aveva altra Vita, altro cibo, altro scopo che la sola Volontà del Padre mio, che scorrendo in tutto mi faceva atto d’ogni creatura, per ridare al Padre i diritti di Creatore da parte delle creature, e per darmi come Vita a tutte le creature, onde, come incominciò il suo intreccio con Me, così anche Lei ridava a nome di tutti, i dritti di Creatore, e si ridava a tutte le creature; sicché tutte le creature ricevevano come Vita, insieme ai miei, gli della mia Mamma.
(3) Ora in Cielo abbraccia tutta la gloria di ciascuna, da parte di ciascuna creatura il mio Volere le dà tale gloria, che non c’è gloria che Essa non contiene, né gloria che da Lei non scenda. E siccome intrecciò con Me le sue opere, il suo amore, le sue pene, ecc., ora in Cielo è circonfusa di tal gloria per quanti intrecci fece nella mia Volontà, ecco perciò supera tutto, abbraccia tutto e fluisce a tutto. Ecco che significa vivere nel mio Volere. Non mai la mia diletta Mamma poteva ricevere tanta gloria, se tutti i suoi atti non fossero corsi nel mio Volere, cui la costituiscono Regina e corona di tutti.
(4) Ora voglio te nel mio Volere, affinché l’intreccio non sia in due, ma in tre; la mia Volontà vuole allargarsi, affinché trovi in una creatura tutte le creature insieme. Ma vedi il gran bene che ti verrà, quanta gloria mi darai, e quanto bene farai a tutti”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il dolce Gesù mi faceva subire parte delle sue pene e delle sue morti che soffrì per ciascuna creatura. Dalle mie piccole pene comprendevo quanto atroci e mortali erano state le pene di Gesù, onde mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le mie pene sono incomprensibili all’umana natura, e le stesse pene della mia Passione furono ombre o similitudine delle mie pene interne. Le mie pene interne mi erano inflitte da un Dio onnipotente, cui nessuna fibra poteva scansarne il colpo; quelle della mia Passione mi erano inflitte dagli uomini, cui non avendo né l’onnipotenza né l’onniveggenza, non potevano fare ciò che essi stessi volevano, né penetrarvi in tutte le mie singole fibre. Le mie pene interne erano incarnate, e la mia stessa Umanità era tramutata in chiodi, in spine, in flagelli, in piaghe, in martirio, così crudeli che mi davano morti continue, queste erano inseparabili da Me, formavano la mia stessa Vita; invece quelle della mia Passione erano estranei a Me, erano spine e chiodi che si potevano conficcare, e volendo si potevano anche togliere, ed il solo pensiero che una pena si può togliere è un sollievo; ma le mie pene interne, che erano formate della stessa carne, non c’era nessuna speranza che mi si potessero togliere, né scemare l’acutezza d’una spina, il trafiggermi dei chiodi. Le mie pene interne furono tali e tante, che le pene della mia Passione le potrei chiamare sollievi e baci che davano alle mie pene interne, che unendosi insieme davano l’ultimo attestato del mio grande ed eccessivo amore per salvare le anime. Le mie pene esterne erano voci che chiamavano tutti ad entrare nel pelago delle mie pene interne, per farli comprendere quanto mi costava la loro salvezza. E poi, dalle tue stesse pene interne comunicate da Me, puoi comprendere in qualche modo l’intensità continua delle mie. Perciò, fatti coraggio, è l’amore che a ciò mi spinge”.
(1) Mi sentivo oppressa e sofferente, ed il mio interno come se estese in continuo atto di subire nuove distruzioni ed annientamento del mio povero essere. Onde pregavo Gesù che mi desse la forza, e Gesù nel venire mi ha preso nelle sue braccia per infondermi nuova vita, ma questa nuova vita per darmi occasione di subire una nuova morte, per poi infondermi un’altra nuova vita. Onde mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà abbraccia tutto, stringe in sé tutte le pene, tutti i martiri, tutti i dolori che ci sono nel giro di tutti i secoli, ecco perciò la mia Umanità abbracciò tutto, ciascuna pena, ciascun martirio di creatura, perché la mia Vita non fu altro che la Vita della Volontà Divina, e questo era conveniente per compire l’opera della Redenzione, non solo, ma per potermi costituire Re, aiuto e forza di tutti i martiri, dolori e pene. Se non tenessi in Me la fonte di tutti i martiri, dolori e pene, come potevo chiamarmi Re di tutti e possedere in Me la fonte di tutti gli aiuti, sostegni, forza e grazia che ci vuole ad ogni pena di creatura? E’ necessario tenere per dare, ecco perciò ti ho detto tante volte che la missione di chiamare un’anima a vivere nel mio Volere è la più grande, la più alta e sublime, non c’è altra che la possa uguagliare. L’immensità del mio Volere le farà arrivare tutti i martiri, pene e dolori, la mia stessa Volontà le darà la forza divina a sostenerle, e formerà in lei fonte di martiri e dolori, ed il mio stesso Volere la costituirà regina di tutti i martiri, dolori e pene. Vedi che significa vivere nel mio Volere? Soffrire non un sol martirio, ma tutti i martiri; non una pena e dolore, ma tutte le pene e tutti i dolori. Ecco perciò la necessità che la mia Volontà le sia Vita, altrimenti chi le darebbe la forza in tanto soffrire? E se ciò non fosse, come si potrebbe dire che l’anima che vive nel mio Volere è la forza del martire? Se non tenesse in lei la sostanza di quella pena, come poteva essere forza ad un altro? Allora sarebbe un modo di dire, una cosa fantastica, non una realtà.
(3) Veggo che ti spaventi nel sentir ciò, no, non temere, tanti martiri, dolori e pene, saranno contraccambiati con innumerevoli gioie, contenti e grazie, cui il mio stesso Volere ne formerà fonte inesauribile. E’ giusto, se nell’anima che vive nel mio Volere formerà la fonte dei dolori per aiuto di tutta l’umana famiglia, è ancor giusto che formi la fonte delle gioie e delle grazie; con questa differenza, che quella dei dolori avrà un termine, perché le cose di quaggiù, per quanto grandi, sono sempre determinate; invece la fonte delle gioie, sono di lassù, sono divine, quindi senza termine, perciò coraggio nel far la via nella mia Volontà”.
(1) Stavo rivedendo nei miei scritti, secondo l’ubbidienza, ciò che dovevo segnare per farle copiare, e pensavo tra me: “A che pro tanti sacrifici, qual bene ne verrà?” E mentre ciò pensavo e facevo, il benedetto Gesù mi ha preso la mano fra le sue, e stringendola forte mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come il fiore toccato spande con più intensità il suo profumo, tanto che se non è toccato sembra che non contiene tanto profumo, e l’aria non resta imbalsamata da quel odore, così le mie verità, quanto più si pensano, si leggono, si scrivono, se ne parla, si diffondono, tanto più profumo spandono, in modo da profumare tutto e di giungere fin nel Cielo, ed Io sento il profumo delle mie verità e mi sento di manifestare altre verità, vedendo che le verità manifestate spandono la luce ed il profumo che contengono. Invece, non toccate le mie verità, il profumo e la luce restano come compressi e non si spandono, ed il bene e l’utile che contengono le mie verità resta senza effetto, ed Io mi sento defraudato nello scopo perché ho manifestato le mie verità, sicché, se non ci fosse altro che farmi sentire il profumo delle mie parole per rendermi contento, dovresti essere felice di farne il sacrificio.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando al tanto che il mio dolce Gesù ha fatto e patito per salvare le anime, e Lui nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che fece la mia Umanità, preghiere, parole, opere, passi e pene, sta in atto di darsi all’uomo; ma chi prende? Chi riceve l’innesto del mio operato? Chi si avvicina a Me ed unendosi con Me prega, riceve l’innesto della mia preghiera ed i beni che essa contiene; chi parla, insegna, unito con Me, riceve l’innesto ed i frutti delle mie parole; e così chi opera, chi soffre unito con Me, riceve l’innesto ed i beni che ci sono nelle mie pene ed opere, altrimenti tutti i beni che acquistai per la creatura restano sospesi, e non restando innestata con Me, non fruisce dei beni che la mia Umanità con tanto amore vuol dare; se non c’è l’unione, i beni dell’uno restano come morti per l’altro. Immaginati una ruota, il centro della ruota è la mia Umanità; i raggi, tutto ciò che fece e soffrì; la circonferenza dove restano fermati i raggi, è tutta l’umana famiglia che gira intorno alla ruota. Ora, se questa circonferenza, questo secondo giro di ruota non si avvicina per ricevere la fermata dei raggi, i raggi restano sospesi e non possono comunicare i beni che il centro della ruota contiene. Oh! quanto ne soffro nel vedere i tanti miei beni sospesi, che l’umana ingratitudine non solo non riceve, ma disprezza e calpesta, perciò con tanta ansia vado in cerca delle anime che vogliono vivere nel mio Volere, per poter fermare in loro i raggi della mia ruota, e la mia Volontà le darà grazia da poter formare la circonferenza del secondo giro della ruota, e riceveranno tutti i beni che gli altri mi respingono e disprezzano”.
(1) Trovandomi nel solito, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto affannato ed oppresso, ma quello che l’opprimeva di più erano le fiamme del suo amore, che mentre uscivano da Lui per sprigionarsi, erano costrette dall’ingratitudine umana ad imprigionarsi di nuovo. Oh! come il suo cuore santissimo ne restava soffocato dalle sue stesse fiamme, e chiedeva refrigerio. Onde mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sollevami, che non ne posso più; le mie fiamme mi divorano, lasciami allargare il tuo cuore per potervi mettere il mio amore respinto ed il dolore del mio stesso amore, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Il mio sempre adorabile Gesù continua a farsi vedere col suo cuore trafitto ed esacerbato al sommo, pareva che tutte le pene delle creature erano inflitte in quel cuore, giacché non solo i peccati feriscono quel cuore, ma ancora le sofferenze che si cagiona la stessa creatura non corrispondendo alla grazia, quindi pareva che siccome feriscono un cuore che ama, ferendo quel cuore amoroso, era tanto l’amore, che cercava di trasmutare le stesse offese in grazie e benedizioni. Oh! bontà di Gesù, che può darsi il solo vanto che ama davvero ed all’incredibile le creature. Onde, anche le pene di ciascuna lo trafiggevano, ma erano tante le offese che cambiavano in fulmini le stesse grazie che partivano da quel cuore santissimo, perciò mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come se è reso insopportabile l’uomo, le mie grazie se le cambiano in fulmini, e si spinge ad una generale rivoluzione, sicché lui stesso macchina la sua distruzione; ha giunto a tanto che merita che lo colpisca”.
(3) E mentre ciò diceva, faceva vedere guai da per tutto, città atterrate e mali di nuovo genero. Onde dopo è ritornato di nuovo, stanco, chiedendomi aiuto nelle sue pene, ed alitandomi di nuovo la parte del cuore, mi partecipava, potrei dire, le ombre delle sue pene, eppure ad onta che erano ombre, se non mi stesse vicino per darmi aiuto non avrei potuto resistere, che sarà delle pene di quel cuore santissimo? Onde, calmandosi mi ha detto:
(4) “Figlia primogenita della mia Volontà, siccome la mia Volontà racchiude tutto, dandoti per vita il mio Volere, voglio racchiudere anche tutto in te. Ricordati che mesi addietro fissai in te una rotella di sole, e con un diametro ti misurai tutto, ed un’altra rotella ne scese dal Cielo, che fissandola in te rimaneva tanti fili di luce, e quelli erano fissati nella Santissima Trinità, e rimanendo tutto aperto tra te e Noi, ti lasciai per allora senza darti spiegazioni del mio operato. Ora, dopo aver lavorato tanto in te tutto questo tempo trascorso, e dovendo compiere il mio lavoro, voglio darti spiegazioni, affinché il suggello del mio e del tuo Volere, formando uno solo dia compimento alla missione a cui ti ho chiamato. Onde, la rotella di luce che prima fissai in te era la Creazione tutta, uscita dalla Divinità tutt’amore, luce e bellezza; il diametro con cui ti misurai era per vedere le tue disposizioni e quelle che ti mancavano, onde poterle mettere per poter fissare bene questa rotella e metterla al sicuro. La seconda rotella era la Divinità che scendeva in te, stabiliva ciò che aveva creato nell’Empireo, lo fissava in te per mettersi in giusti rapporti che la Creazione l’era dovuto. Or sappi che la Creazione l’ho racchiuso e fermata in te; ciò che fu fatto in Cielo voglio che abbia vita in terra, ma nella stessa nostra Volontà, che risalendo a Noi ce la porti tutt’amore, piena di luce e bella come l’uscimmo, ecco perciò ho segnato in te tutte le morti, le pene di ciascuna e tutte le creature insieme, per poter trovare in te tutta la Creazione, e rimanendo il Cielo aperto tra te e Noi, ce la condurrai nel nostro grembo, come partorita da te, cioè, come parto che la nostra Volontà ha fatto in te, e tu ce la riconduci ai nostri piedi, partorendole nel nostro grembo. Sono i nostri diritti che richiediamo, non vogliamo altro, che entri in Noi ciò che da Noi è uscito. E’ vero che la sola nostra Volontà agente con la sua potenza in un’anima, come agi nel vuoto quando uscimmo la Creazione, ci potrà ridare i nostri diritti e farci sorridere ai nostri piedi, come in trionfo, tutta la Creazione, ma vogliamo usare questa potenza per fare che non restiamo delusi nell’opera della Creazione, ed il nostro amore trionfa maggiormente prendendo da una ciò che tutti ci dovrebbero dare. Or fissiamo tutto in te, poi usciranno gli altri piccole parti, che amando di vivere in questo modo nel nostro Volere, ci porteranno nel nostro grembo: chi dieci, chi venti, chi cento della Creazione; sarà di te come un’albero che avendo gettato profonde radice nella nostra Volontà, queste radice faranno germogliare altri arboscelli, che formando corona all’albero produrranno i loro frutti. Il vero bene non resta mai isolato, ed essendo la mia Volontà il bene più grande, la sua fecondità sarà immensa, perciò coraggio, sii attenta a tutto, è vero che il nostro Volere farà tutto, ma il filo del tuo deve correre insieme ed estendersi in Cielo, in terra, ed a tutto, per farci compire ciò che vogliamo operare in te”.
(1) Il mio sempre dolce Gesù continua a parlare del suo Santissimo Volere, e facendo vedere il suo cuore aperto, da cui uscivano tanti rivoli di luce che ferivano tutte le creature, la quale formando una rete di luce travolgeva tutto, e prendendo il suo dire mi ha detto.
(2) “Figlia mia, nel creare il primo uomo dava il principio alla Creazione del genere umano, e dopo che formai il corpo, col mio alito onnipotente gli infusi l’anima, e con un’altro mio alito, potrei dire, infusi Me stesso nel fondo dell’uomo per reggerlo, dominarlo e custodirlo, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Continuando il mio solito stato, mi abbandonavo tutta nel Santo Volere del mio dolce Gesù, e sentendo bisogno di riposarmi dicevo tra me: “Anche il mio sonno nella tua Volontà, non altro voglio che prendere il vero riposo nelle braccia del tuo Volere”.
(2) E Gesù: “Figlia, stendi su tutte le creature il tuo riposo come manto da coprirle tutte, perché solo nel mio Volere c’è vero riposo, e siccome avvolge tutto, riposando nella mia Volontà ti stenderai su tutti, per impetrare a tutti il vero riposo. Quanto è bello vedere una nostra creatura riposare nelle braccia della nostra Volontà, ma per trovare vero riposo è necessario che metta in via tutti i suoi atti, le sue parole, il suo amore, i suoi desideri, eccetera, nel nostro Volere, affinché come prendano posto in Esso, così ricevano il riposo, ed Io mi riposo in loro. Tutte le opere, allora danno riposo quando si compiscono, ma se non sono compiute danno sempre un pensiero, un da fare che rende inquieto il vero riposo. Ora, il compimento dell’opera della Creazione era che l’uomo compisse in tutto la nostra Volontà, Essa doveva essere la vita, il cibo, la corona della creatura, e siccome questo non c’è ancora, l’opera della Creazione non è compiuta ancora, e né Io posso riposare in essa, né lei in Me; mi dà sempre da fare, ed Io anelo questo compimento e riposo, perciò amo e voglio tanto che si conosca il modo di vivere nel mio Volere; né mai potrò dire che l’opera della Creazione e Redenzione è compiuta se non ho tutti gli atti della creatura, che come letto si stendono nel mio Volere per darmi riposo. Ed Io, qual bel riposo non darò a lei, nel vederla ritornare sulle ali della nostra Volontà, col suggello del compimento della Creazione? Il mio seno sarà il suo letto, perciò non c’è cosa che ho fatto che non avessi per primo scopo, che l’uomo prendesse possesso del mio Volere ed Io del suo. Nella Creazione fu questo il mio primo scopo, nella Redenzione lo stesso. I sacramenti istituiti, le tante grazie fatte ai miei santi, sono stati semi, mezzi per far giungere a questo possesso del mio Volere, perciò non trasgredire nulla di ciò che voglio sulla mia Volontà, sia con lo scrivere, sia con la parola, sia con le opere. Da questo solo puoi conoscere che è la cosa più grande, la più importante, la più che m’interessa, il vivere nel mio Volere, dai tanti preparativi che l’hanno preceduta. E vuoi sapere tu dove fu gettato questo seme del mio Volere? Nella mia Umanità, in Essa germogliò, nacque e crebbe; sicché nelle mie piaghe, nel mio sangue, si vede questo seme che vuol trapiantarsi nella creatura, affinché lei prenda possesso della mia Volontà ed Io della sua, affinché l’opera della Creazione ritorni al principio, come uscì, non solo per mezzo della mia Umanità, ma anche della stessa creatura. Saranno poche, fosse anche una sola; e non fu uno solo che sottraendosi dal mio Volere sfregiò, ruppe i miei piani, distrusse lo scopo della Creazione? Così una sola può fregiarla e realizzarla nel suo scopo, ma le opere mie non restano mai isolate, sicché avrò l’esercito delle anime che vivranno nel mio Volere, ed in loro avrò la Creazione reintegrata, tutta bella e speciosa come uscì dalle mie mani, altrimenti non avrei tanto interesse di farla conoscere”.