18-19 Gennaio 10, 1926 La via ed il lavorio che fa la Divina Volontà in tutte le cose create per giungere alla creatura, affinché questa metta l’ultimo punto del suo compimento.
(1) Stavo tutta fondendomi nel Santo Voler Divino, e la piccolezza della mia mente si sperdeva in Esso, e dovunque e dappertutto lo vedevo sempre in atto d’operare in tutta la Creazione. Oh! come avrei voluto seguirlo per dargli il mio piccolo ricambio d’amore in tutto ciò che Esso operava, il mio grazie, la mia adorazione profonda, la mia meschina compagnia. Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà sta sempre in via nelle cose create per andare verso le creature; ma chi
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(1) Stavo tutta fondendomi nel Santo Voler Divino, e la piccolezza della mia mente si sperdeva in Esso, e dovunque e dappertutto lo vedevo sempre in atto d’operare in tutta la Creazione. Oh! come avrei voluto seguirlo per dargli il mio piccolo ricambio d’amore in tutto ciò che Esso operava, il mio grazie, la mia adorazione profonda, la mia meschina compagnia. Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà sta sempre in via nelle cose create per andare verso le creature; ma chi la compie, chi mette l’ultimo punto al lavoro della mia Volontà? La creatura, cioè la creatura che prende tutte le cose create come compimento della mia Volontà. La mia Volontà fa la sua via nel germe che fa che la terra riceva, dandole virtù di farlo germogliare, moltiplicarsi; fa il suo lavorio col chiamare l’acqua per innaffiarlo, il sole per fecondarlo, il vento per purificarlo, il freddo per farlo mettere la radice, il caldo per svilupparlo e farlo giungere a giusta maturazione; poi dà virtù alle macchine per tagliarlo, per trebbiarlo, per macinarlo, e cosi potergli dare sostanza di pane, e chiamando il fuoco per cuocerlo lo porge alla bocca della creatura, affinché ne mangi e conservi la sua vita. Vedi dunque quanta via e lavorio ha fatto la mia Volontà in quel germe, quante cose create ha chiamato sopra di quel germe per farlo giungere come pane alla bocca delle creature! Ora, chi mette l’ultimo passo alla via della mia Volontà ed il compimento dell’ultimo atto del mio Supremo Volere? Chi prende quel pane e lo mangia come portatore del Divino Volere in esso, e come mangia il pane, mangia il mio Volere in esso per accrescere le forze del corpo e dell’anima, come compire il tutto la Divina Volontà. La creatura, si può dire, è il centro del riposo in cui la mia Volontà aspira in tutte le vie e lavorio che fa in tutte le cose create per giungere alla creatura; così in tutte le altre cose create che servono all’uomo, la mia Volontà fa la sua via nel mare e lavora nella moltiplicazione dei pesci; fa la sua via sulla terra e moltiplica piante, animali e uccelli; fa la sua via nelle sfere celesti per avere tutto sott’occhio, per fare che nulla le sfugga e farsi piedi, mani e cuore per ciascuna creatura, per porgere a ciascuna il frutto delle sue innumerevoli raccolte; ma tutta la sua festa è solo per chi prende del suo come ultimo punto e compimento del suo Supremo Volere. Se non fosse per la mia Volontà, - che come si spiccò il suo Fiat, così si lasciò in via in tutte le cose create per farle giungere all’uomo, affinché avesse il suo primo posto il Fiat Supremo in chi e per chi tutte le cose erano state create, onde fosse il regolatore e l’attore della stessa vita della creatura-, tutte le cose resterebbero paralizzate e come tante pitture dipinte in cui non c’è la vita delle cose che rappresentano; sicché, povera creatura, se la mia Volontà si ritirasse dal fare la sua via in tutte le cose create, tutte resterebbero come pitture dipinte, senza più produrre il bene che ciascuna cosa contiene verso dell’uomo; perciò posso dire che non sono le cose create che lo servono, ma la mia Volontà velata, nascosta, che si fa servitore dell’uomo. Non è dunque giusto ed il più sacro dovere che esso guardi in tutte le cose la mia Suprema Volontà e la compia in tutto, e ricambiandosi servizio serva Colei che non disdegna di servirlo anche nelle più piccole cose? Ed Io mi sento come contraccambiato, ripagato del mio lavorio quando veggo che giungono all’uomo e le prendono come compimento della mia Volontà. E perciò faccio festa, perché lo scopo della mia lunga via nelle cose create ha ottenuto il mio intento ed il compimento della mia Volontà realizzata nella creatura. Succede alla mia Volontà come ad un attore, il quale deve esporre la sua scena al pubblico. Poveretto! quanti lavori nascosti, quante veglie, quanti preparativi, quanta arte nei suoi stessi moti non prepara per atteggiarsi, ora a far sorridere il pubblico, ora a farlo piangere! In tutto questo lavorio l’attore non fa festa, anzi suda, stenta e fatica; quando il tutto le sembra preparato, si prepara a chiamare il pubblico a vedere la sua scena, e quanta più gente vede, più si sente spuntare nel cuore la gioia, chi sa potrà fare una bella festa, ma il vero compimento della sua festa è quando, compita la scena si sente scorrere a mani piene i soldi d’oro e d’argento nelle sue mani, come approvazione e trionfo della sua scena. Ma se invece dopo tanti preparativi, imbandisce, suona e risuona trombette e nessuno si presenta, o poca gente che ai primi atti della scena lo lasciano solo, poveretto, come soffre, e la speranza della sua festa si cambia in lutto. Chi è stato che ha amareggiato tanto quel povero attore tanto abile e buono nel dare le sue scene? Ah! la gente ingrata che non ha voluto essere neppure spettatrice delle scene di quel povero attore. Tale è la mia Volontà, che come abile attore prepara le scene più belle per divertire l’uomo nel teatro di tutta la Creazione, non per ricevere ma per dare: prepara le scene di luce, delle più fulgide; le scene di fioritura e di bellezze, le più smaglianti; le scene di fortezza nel rumoreggiare del tuono, nello scoppio della folgore, nell’incalzare delle onde, e fin sull’altezza dei monti più alti; le scene più commoventi di bambino che piange, che trema e intirizzisce di freddo; scene dolorose di sangue e tragiche, e fino di morte nella mia Passione; nessun attore per quanto abile può arrivarmi nella varietà delle mie scene amorose. Ma, ahimè! quanti non guardano la mia Volontà in tutte queste scene e non prendono la sostanza del frutto che vi è in esse, e ricambiano in lutto le feste che si preparava la mia Volontà nella Creazione e nella Redenzione, perciò figlia mia, non ti far sfuggire nulla, tutte le cose prendele come dono che ti fa la mia Volontà, siano piccole o grandi, naturali e soprannaturali, amare o dolci, fa che tutte entrino in te come doni e compimento della mia Volontà”.
18-20 Gennaio 24, 1926 La Divina Volontà è Madre di tutte le volontà umane. Nella Divina Volontà non c’è morti.
(1) Mi sentivo tutta abbandonata dal Cielo e dalla terra, e pensavo tra me che Gesù mi diceva molto tempo addietro, che io dovevo vivere nel duro esilio della vita come se non ci fosse più nessuno che Gesù ed io, tutti dovevano scomparire dalla mia mente e dal mio cuore. E ora, dopo che tutto mi è scomparso, e abituata a vivere sola con Gesù, anche Lui è fuggito lasciandomi sola in preda ad amarezze indicibili nel duro stato dell’isolamento. Oh! Dio, che pena, abbi pietà di me, ritorna a chi sente il bisogno della tua Vita più
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(1) Mi sentivo tutta abbandonata dal Cielo e dalla terra, e pensavo tra me che Gesù mi diceva molto tempo addietro, che io dovevo vivere nel duro esilio della vita come se non ci fosse più nessuno che Gesù ed io, tutti dovevano scomparire dalla mia mente e dal mio cuore. E ora, dopo che tutto mi è scomparso, e abituata a vivere sola con Gesù, anche Lui è fuggito lasciandomi sola in preda ad amarezze indicibili nel duro stato dell’isolamento. Oh! Dio, che pena, abbi pietà di me, ritorna a chi sente il bisogno della tua Vita più che della vita propria. Ora, mentre ciò pensavo e altre cose più strazianti ancora, che sarebbe troppo lungo il dirle, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e sospirando mi ha detto:
(2) “Figlia del mio Supremo Volere, coraggio nel tuo isolamento. Questo serve come compagnia alla mia Volontà abbandonata dalle creature; il dolore del suo isolamento, oh! com’è più duro del tuo. La mia Volontà è la Madre di tutte le volontà delle creature; Essa, come Madre tenerissima si è lasciata nel centro della Creazione per partorire le umane volontà e tenerle tutte a Sé d’intorno, allevarle sulle sue ginocchia, nutrirle col latte dei suoi insegnamenti celesti, e farle crescere a sua somiglianza, dando loro tutta la Creazione dove trastullarsi, e siccome la mia Volontà è centro d’ogni cosa creata, dovunque le creature andavano, Essa come centro d’ogni cosa le starebbe più che Madre affettuosa sempre vicino, per non farle mai mancare le sue cure materne, e per non farle discendere dalla sua nobiltà e somiglianza. Ma, ahimè! queste figlie delle volontà umane, partorite da questa Madre Celeste della mia Volontà, disprezzando e non curando tutte le cure materne, il suo amore, le sue tenerezze e premure, ad onta che Essa sia vicina a loro, le volontà umane sono lontane da questa Madre, molte neppure la conoscono, altre la disprezzano e se ne fanno beffe. Povera Madre che è la mia Volontà, in mezzo a tante figlie partorite da Essa, resta isolata, abbandonata, e mentre tutte prendono del suo per vivere, se ne servono per crescere a sua dissomiglianza e per offenderla; si può dare dolore più grande per una madre che l’abbandono dei propri figli? Non essere conosciuta dal parto delle sue proprie viscere e cambiandosi in nemici offendono Colei che li ha dato alla luce? Perciò il dolore dell’isolamento della mia Volontà è grande ed inconcepibile. Perciò il tuo isolamento sia la compagnia di questa Madre isolata, che piange e cerca i suoi figli, che per quanto piange, grida e chiama i suoi figli e con le voci più tenere, con le lacrime più amare, coi sospiri più ardenti, e con le voci più tonanti di castighi, questi figli discoli se ne stanno lontani dal seno di Colei che li ha generati. Figlia mia, non vuoi prendere parte, come vera fida della mia Volontà al suo dolore ed al suo isolamento?”.
(3) Onde, dopo ciò mi sono messa a fare l’adorazione al mio Crocifisso Gesù, e dinanzi alla mia mente passava una lunga fila di soldati, tutti armati, che non finiva mai. Io avrei voluto pensare al mio Crocifisso Gesù e non già vedere soldati, ma mio malgrado ero costretta a vedere questi soldati armati di tutto punto. Onde pregavo il mio dolce Gesù che allontanasse da me questa vista, affinché potessi restare libera con Lui, e Gesù tutto afflitto mi ha detto:
(4) “Figlia mia, quanto più il mondo apparentemente sembra in pace, decantano pace, tanto più sotto a quella pace effimera e mascherata nascondono guerre, rivoluzioni e scene tragiche per la povera umanità, e quanto più pare che favoriscano la mia Chiesa, ed inneggino vittorie e trionfi e pratiche d’unione tra stato e Chiesa, tanto più vicina è la zuffa che preparano contro di Essa. Così fu di Me, fino a tanto che non mi acclamarono Re e mi ricevettero in trionfo, Io potetti vivere in mezzo ai popoli, ma dopo la mia entrata trionfale in Gerusalemme, non mi lasciarono più vivere, e dopo pochi giorni mi gridarono: “Crocifiggilo”, e armandosi tutti contro di Me mi fecero morire. Quando le cose non partono da un fondo di verità, non hanno forza di regnare a lungo, perché mancando la verità manca l’amore e manca la vita che lo sostiene, e perciò è facile uscire fuori ciò che nascondevano, e cambiano la pace in guerra, i favori in vendette. Oh! quante cose impreviste stanno preparando”.
(5) Gesù è scomparso, ed io sono rimasta tutta afflitta e pensavo tra me: “Il mio amato Gesù mi ha detto tante volte che io ero la piccola neonata della Divina Volontà, quindi neonata appena, senza aver formato la mia piccola vita in questo Voler Supremo. Gesù, ora che avevo più bisogno per formare la mia crescenza mi lascia sola, onde io sarò come un parto abortito nella Divina Volontà, senza avere esistenza. Non vedi dunque amor mio in che stato compassionevole mi trovo, e come i tuoi stessi disegni su di me si risolvono nel nulla? Deh! se non vuoi aver pietà di me, abbi pietà di Te stesso, dei disegni tuoi e dei tuoi lavori che hai fatto alla povera anima mia”. Ma mentre la mia povera mente voleva inoltrarsi nello stato doloroso in cui mi trovo, l’amato mio bene è uscito da dentro il mio interno, e guardandomi tutta dalla testa ai piedi mi ha detto:
(6) “Figlia mia, nella mia Volontà non ci sono morti né aborti, e chi vive in Essa contiene per vita la Vita della mia Volontà, e ancorché si sente morire, e anche morta, nella mia Volontà si trova, la quale contenendo la Vita, la fa risorgere in ogni istante a nuova luce, a nuova bellezza, grazia e felicità, dilettandosi di conservarla sempre piccola in sé, per averla grande con Sé; piccola ma forte, piccola ma bella, neonata appena, affinché nulla di umano avessi, ma tutto divino, sicché la sua vita è la sola Volontà mia, la quale effettuerà tutti i miei disegni senza nulla sperdere. Sarai come la goccia dell’acqua sommersa nel gran mare, come il chicco di grano nelle grandi masse dei granelli; per quanto la goccia d’acqua sembri come scomparsa nel mare ed il chicco negli innumerevoli granelli, non si può negare né toglierli il diritto che la loro vita esiste. Perciò non temere, e fa che perda la tua vita per acquistare il diritto di avere per vita la sola mia Volontà”.
18-21 Gennaio 28, 1926 Adamo, dopo il peccato, faceva gli stessi atti di prima, ma come si sottrò della Volontà Suprema, erano vuoti di sostanza di Vita Divina.
(1) Stavo pensando al Santo Voler Divino, e pensavo tra me: “Come può essere che Adamo, dopo il peccato, avendo rotto la sua volontà con quella di Dio perdette la forza, il dominio, e i suoi atti non erano così accetti a Dio da formargli la sua delizia, mentre Adamo prima di peccare, aveva fatto i suoi atti verso Dio, li aveva imparato, e perché ripetendoli dopo non suonavano lo stesso suono, non più contenevano la pienezza dell’amore divino e della completa gloria di Dio?” Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno,
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(1) Stavo pensando al Santo Voler Divino, e pensavo tra me: “Come può essere che Adamo, dopo il peccato, avendo rotto la sua volontà con quella di Dio perdette la forza, il dominio, e i suoi atti non erano così accetti a Dio da formargli la sua delizia, mentre Adamo prima di peccare, aveva fatto i suoi atti verso Dio, li aveva imparato, e perché ripetendoli dopo non suonavano lo stesso suono, non più contenevano la pienezza dell’amore divino e della completa gloria di Dio?” Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e con una luce che mi mandava mi ha detto:
(2) “Figlia mia, primo di tutto, Adamo, prima che si sottraesse dalla mia Volontà era mio figlio, conteneva per centro della sua vita e di tutti i suoi atti la mia Volontà, quindi possedeva una forza, un dominio, un’attrattiva tutta divina; onde il suo respiro, il palpito suo, i suoi atti, davano di divino, tutto il suo essere emanava un profumo celeste, che tutti ci attiravano a lui. Sicché ci sentivamo feriti da tutte parti da questo figlio, se respirava, se parlava, se operava le cose più innocenti, indifferenti e naturali, erano ferite d’amore per Noi, e Noi divertendoci con lui, lo colmavamo sempre più dei nostri beni, perché tutto ciò che faceva usciva da un solo punto, qual era la nostra Volontà. Perciò tutto ci piaceva, non trovavamo nulla in che dispiacerci. Ora, dopo il peccato, Adamo scese dallo stato di figlio e si ridusse allo stato di servo, e come la ruppe con la Volontà Suprema, così uscì da lui la forza divina, il dominio, l’attrattiva, il profumo celeste, perciò non più davano di divino gli atti suoi, il suo essere, ma si riempì d’una sensazione umana, che facendole perdere l’attrattiva, non più ci sentivamo feriti, anzi ci mettevamo a distanza lui da Noi e Noi da lui. Dice nulla che lui ripeteva gli stessi atti che faceva prima di peccare, come difatti li faceva, ma sai tu che cosa sono gli atti della creatura senza la pienezza della nostra Volontà? Sono come quei cibi senza condimenti e senza sostanza, che invece di gustarli disgustano il palato umano, così disgustano il palato divino, sono come quei frutti non maturi, che non contengono né dolcezza né sapore; sono come quei fiori senza profumo; sono come quei vasi, pieni, sì, ma di robe vecchie, fragili e stracciate. Tutto ciò può servire ad una stretta necessità dell’uomo e anche a un’ombra, una sfumatura della gloria di Dio, ma non alla felicità e a tutto il benessere della creatura, e alla pienezza della gloria di Dio. Ora, di contraccambio, con qual gusto non si mangia un cibo ben condito e sostanzioso, come rafforza tutta la persona, il solo profumo del condimento stuzzica l’appetito e l’avidità di mangiarlo. E così Adamo prima che peccasse, con la sostanza della nostra Volontà condiva tutti i suoi atti, e quindi stuzzicava l’appetito del nostro amore a prendere tutti i suoi atti come il cibo più gradito per Noi, e Noi di ricambio le davamo il nostro cibo prelibato della nostra Volontà. Ma dopo il peccato, poveretto, perdette la via diritta di comunicazione col suo Creatore, non regnava più in lui il puro amore; l’amore fu diviso dal timore, dalla paura, e non contenendo più l’assoluto dominio della Suprema Volontà, i suoi atti di prima non avevano più quel valore fatti dopo il peccato. Molto più, che tutta la Creazione, compreso anche l’uomo, uscì dall’Eterno Creatore come fonte di vita, nella quale dovevano conservarsi solo con la Vita della Divina Volontà, tutto doveva essere basato su di Essa, e questa base del Divino Volere doveva conservare tutte le cose belle, nobili, come erano uscite da Dio. Come di fatto, tutte le cose create, quali furono create tali sono, nessuna ha perduto nulla della loro origine, solo l’uomo perdette la vita, la base, e perciò perdette la sua nobiltà, la forza, la somiglianza col suo Creatore. Ma con tutto ciò la mia Volontà non lasciò del tutto l’uomo, e non potendole essere più fonte di vita e base che lo sostenevano, perché lui stesso si era sottratto da Essa, si offrì come medicina per fare che non perisse del tutto. Sicché la mia Volontà è medicina, è sanità, è conservazione, è cibo, è vita, è pienezza della più alta santità. A seconda che la creatura la voglia Essa si offre: se la vuole come medicina, Essa si offre per toglierle la febbre delle passioni, le debolezze delle impazienze, le vertigini della superbia, il malessere degli attacchi, e così di tutto il resto dei mali; se la vuole come sanità, Essa si offre a conservarla sana, per liberarla da qualunque male spirituale; se la vuole come cibo, Essa si dona come cibo per farle sviluppare le forze e crescere di più nella santità; se la vuole come vita e come pienezza di santità, oh! allora la mia Volontà fa festa, perché si vede ritornare l’uomo nel grembo della sua origine, donde uscì, e si offre a dargli la somiglianza del suo Creatore, scopo unico della sua creazione. La mia Volontà mai lascia l’uomo, se lo lasciasse si risolverebbe nel nulla; e se non si presta a farsi fare santo dalla mia Volontà, Essa usa i modi almeno per salvarlo”.
(3) Io nel sentire ciò, dicevo tra me: “Gesù, amor mio, se tanto ami che la tua Volontà operi nella creatura come nell’atto in cui Tu la creasti, come se non ci fosse stata nessuna rottura tra la Volontà tua e quella della creatura, perché nel venire sulla terra a redimerci non ci desti questo gran bene, che la tua Volontà trionfante di tutto, ci mettesse nell’ordine della Creazione, come uscimmo dalle mani del nostro Celeste Padre?” E Gesù uscendo dal mio interno, mi ha tutta stretta al suo cuore, e con una tenerezza indicibile mi ha detto:
(4) “Figlia mia, lo scopo primario della mia venuta sulla terra fu proprio questo, che l’uomo ritornasse nel grembo del mio Volere, come ne uscì quando fu creato; ma per fare ciò dovetti formare per mezzo della mia Umanità la radice, il tronco, i rami, le foglie, i fiori da cui dovevano uscire i frutti celesti del mio Volere; nessuno ha il frutto senza dell’albero, quest’albero fu innaffiato dal mio sangue, fu coltivato dalle mie pene, dai miei sospiri e lacrime; il sole che splendette su di lui fu il solo Sole della mia Volontà, quindi, ci saranno con certezza i frutti del mio Volere, ma per desiderare i frutti si deve conoscere quanto sono preziosi, il bene che apportano, le ricchezze che producono. Ecco perciò le tante manifestazioni che ti ho fatto del mio Volere, perché la conoscenza porterà il desiderio di mangiarlo, e quando avranno gustato che significa vivere solo per fare la mia Volontà, se non tutti, in parte ritorneranno sulla via del mio Volere, le due volontà si daranno il bacio perenne, non più ci sarà contesa tra la volontà umana e quella del Creatore, e la mia Redenzione, ai tanti frutti che ha dato, darà anche il frutto del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Perciò sii tu per prima a prendere questo frutto, e non volere altro cibo né altra vita che la sola mia Volontà”.
18-22 Gennaio 30, 1926 Morte del Confessore. Timore di far la propria volontà.
(1) Mi trovavo nel sommo della mia afflizione per la morte quasi fulminea del mio confessore; alle mie tante pene interne per le spesse privazioni del mio dolce Gesù, ha voluto aggiungere un colpo sì doloroso per il mio povero cuore, privandomi di colui, cui era il solo che conosceva la povera anima mia, ma il Fiat Voluntas Tua sia sempre fatto, amato e adorato. La terra era indegna di possedere un tale soggetto, perciò il Signore per castigarci se lo ha portato in Cielo. Onde, nella mia intensa amarezza d’essere lasciata senza confessore, non sapendo io stessa a chi rivolgermi, pregavo il mio amabile Gesù per quell’anima benedetta dicendo: “Amor mio, se me lo hai tolto a me, almeno portalo con Te diritto al Cielo”. E piangendo gli dicevo: “Lo metto nella tua Volontà, Essa contiene tutto: amore, luce, bellezza, tutti i beni che si sono fatti e si faranno, affinché lo purifichino, lo abbelliscano, lo arricchiscano di tutto ciò che ci vuole per stare alla tua presenza, e così nulla Tu troverai in lui che impedisca la sua entrata in Cielo”.
(2) Ora, mentre ciò facevo e dicevo, si è fatto innanzi a me un globo di luce, e dentro di quella luce l’anima del mio confessore che prendeva la via della volta dei cieli, senza dirmi neppure una parola. Io sono rimasta consolata, sì, per la sua sorte, ma amareggiata al sommo per la mia, e pregavo Gesù che avendomi tolto il confessore e non avendo io stessa a chi rivolgermi, che per sua bontà mi liberasse dal fastidio che davo al confessore, ma però non perché voluto da me, ma come voluto da Gesù, perché mi sento che se Gesù me lo concedesse come voluto da me, sentirei come se mi mancasse la terra sotto i piedi, il cielo sul capo, il palpito nel cuore, sicché per me sarebbe disgrazia anziché grazia. E tutta abbandonata nel dolore offrivo tutto a Gesù perché mi desse grazia che compisse in tutto la sua Santissima Volontà. E Gesù, compassionando il mio dolore, mi ha stretto tutta a Sé e mi ha detto:
(3) “Figlia mia, coraggio, non temere, Io non ti lascio, sarò sempre con te e ti prometto che se nessun sacerdote si vorrà prestare alla tua assistenza, non volendo loro seguire la mia Volontà, Io, non perché lo vuoi tu, ma perché lo voglio Io, ti libererò dal loro fastidio. Perciò non temere, che non farò entrare la tua volontà in mezzo, farò tutto da Me, sarò geloso anche del tuo respiro, che non entri in esso la tua volontà, ma solo la mia”.
(4) Onde nel venire la notte, mi sentivo tale timore che il benedetto Gesù mi sorprendesse e mi facesse cadere nello stato delle mie solite sofferenze, che tremavo e piangevo; molto più che mi sentivo come se io volessi che mi liberasse, ed il benedetto Gesù é uscito da dentro il mio interno, e mettendo il suo volto vicino al mio piangeva, tanto, che mi sono sentito bagnato dalle sue lacrime anche il mio volto, e singhiozzando mi ha detto:
(5) “Figlia mia, abbi pazienza, ricordati che su di te pesa la sorte del mondo. Ah! tu non sai che significa stare in questo stato di pene insieme con Me, anche mezzora o cinque minuti. E’ la mia Vita reale che si ripete sulla terra, è questa Vita Divina che soffre, che prega, che ripara in te, che trasmuta in te la mia stessa Volontà, per fare che operasse in te come operava nella mia Umanità; e a te ti pare poco?”.
(6) E facendo silenzio seguitava a piangere. Io mi sentivo schiantare il cuore nel veder piangere Gesù, e comprendevo che piangeva per me, per darmi la grazia che la sua Volontà avesse i suoi pieni diritti su di me, e che integra mantenesse la sua Vita nell’anima mia, e che la mia volontà mai avesse vita; sicché le sue lacrime erano per mettere in salvo la sua Volontà nella poverella anima mia. Piangeva per i sacerdoti, per dar loro la sua grazia che comprendessero le sue opere, affinché si prestassero anche loro a compire la sua Volontà.
18-23 Febbraio 7, 1926 La Divina Volontà regnante nell’anima la eleva sopra tutto, la mette alla sua origine, e l’anima amando con l’amore d’un Dio, ama tutte le cose col suo stesso amore e viene costituita possessora e regina di tutto il creato.
(1) Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino, e prendendo l’eterno ti amo del mio dolce Gesù, e facendolo mio giravo per tutta la Creazione per imprimerlo sopra d’ogni cosa, affinché tutto e tutti avessero una sola nota, un solo suono, una sola armonia: ti amo, ti amo, ti amo, per me, per tutti verso il mio Creatore che tanto mi ha amato. Ora, mentre ciò facevo, il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e stringendomi al suo cuore, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, com’è bello
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(1) Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino, e prendendo l’eterno ti amo del mio dolce Gesù, e facendolo mio giravo per tutta la Creazione per imprimerlo sopra d’ogni cosa, affinché tutto e tutti avessero una sola nota, un solo suono, una sola armonia: ti amo, ti amo, ti amo, per me, per tutti verso il mio Creatore che tanto mi ha amato. Ora, mentre ciò facevo, il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e stringendomi al suo cuore, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, com’è bello il ti amo di chi vive nella mia Volontà, sento l’eco del mio insieme al suo su tutte le cose create, perciò sento il ricambio dell’amore della creatura per tutto ciò che ho fatto; e poi, amare significa possedere ciò che si ama, o voler possedere la cosa amata; sicché tu ami la Creazione tutta perché è mia, ed Io te la faccio amare perché voglio farla tua. Il tuo ripetuto ti amo per Me sopra d’ogni cosa creata, é la via ed il diritto del possesso, di possederle. La Creazione tutta nel sentirsi amata, riconoscono la loro padrona, perciò fanno festa al sentirsi ripetere su di loro il tuo ti amo; l’amore fa riconoscere ciò che è suo, e si donano solo a coloro dai quali sono amate, e la mia Volontà regnante nell’anima è la conferma che ciò che è mio è suo. Ora, quando una cosa è fra due persone insieme, ci vuole sommo accordo, l’una non può fare senza dell’altra, ed ecco la necessità della loro inseparabile unione, delle comunicazioni continue sul da fare di ciò che posseggono. Oh! come la mia Volontà regnante nell’anima la eleva sopra tutto, e amando con l’amore d’un Dio, sa amare tutte le cose col suo stesso amore, e viene costituita possessora e regina di tutto il creato.
(3) Figlia mia, in questo stato felice creai l’uomo, la mia Volontà doveva supplire a tutto ciò che mancava in lui ed elevarlo alla somiglianza del suo Creatore. Ed è proprio questa la mia mira su di te, farti ritornare all’origine come creammo l’uomo, perciò non voglio divisione tra Me e te, né che ciò che è mio non sia tuo; ma per darti i diritti voglio che riconosca ciò che è mio, affinché amando tutto e scorrendo su tutte le cose il tuo ti amo, tutta la Creazione ti riconosca; sentiranno in te l’eco del principio della creazione dell’uomo, e felicitandosi ambiranno di farsi possedere da te.
(4) Io faccio per te come un re, che disprezzato dai suoi popoli, offeso, dimenticato, questi popoli non sono più sotto il regime delle leggi del re, e se qualche legge osservano, è la forza che s’impone su di loro, non l’amore; sicché il povero re è costretto a vivere nella sua reggia isolato, senza l’amore, la sudditanza ed il soggiogamento della sua volontà sopra dei popoli; ma fra tanti, lui avverte che uno solo si mantiene integro nel farsi soggiogare in tutto e per tutto dalla volontà del re, anzi ripara, piange per le volontà ribelli di tutto il popolo, e vorrebbe rifare il re facendosi atto per ciascuna creatura, affinché trovassi in lui tutto ciò che dovrebbe trovare in tutto il resto del popolo. Il re sente di amare costui, lo tiene sempre ad occhio per vedere se è costante e non per un giorno, ma per un periodo di vita, perché la sola costanza è quella in cui il re può fare affidamento ed essere sicuro di ciò che vuol fare della creatura. Il sacrificarsi, il far bene un giorno, è cosa facile per la creatura, ma il sacrificarsi ed il far bene tutta la vita, oh! com’è difficile. E se ciò avviene, è una virtù divina operante nella creatura. Onde il re quando si sente sicuro di costui, lo chiama a sé nella sua reggia, dona a lui tutto ciò che dovrebbe dare a tutto il popolo, e mettendo da parte gli altri fa uscire da costui la nuova generazione del suo popolo eletto, i quali non avranno altra ambizione che vivere della sola volontà del re, tutti soggiogati a lui, come tanti parti delle sue viscere. Non ti sembra figlia mia, che proprio questo sto facendo per te? Quel continuo chiamarti nella mia Volontà, affinché non la tua vivesse in te, ma la mia; quel volere da te, che su tutte le cose create e dal primo fino all’ultimo uomo che verrà, trovassi la nota del tuo ti amo, della tua adorazione per il tuo Creatore, della tua riparazione per ciascuna offesa, non dice a chiare note che voglio tutto per darti tutto, e che elevandoti su tutto voglio che ritorni in te la mia Volontà integra, bella, trionfante, come uscì da Noi nel principio della Creazione? La mia Volontà fu l’atto primo della creatura, la creatura ebbe il suo atto primo nella mia Volontà, e perciò vuol fare il suo corso di vita in essa, e sebbene fu soffoggata al principio del suo nascere nella creatura, ma non restò estinta, e perciò aspetta il suo campo di vita in essa; non vuoi tu essere il suo primo campicello? Perciò sii attenta, quando voglia qualche cosa non la fare mai da te, ma pregami che la faccia la mia Volontà in te, perché la stessa cosa, se la fai tu, suona male, dà di umano, invece se la fa la mia Volontà suona bene, armonizza col Cielo, è sostenuta da una grazia e potenza divina, è il Creatore che opera nella creatura, il suo profumo è divino, che elevandosi dappertutto abbraccia tutti con un solo amplesso, in modo che tutti sentono il bene dell’operato del Creatore nella creatura”.
18-24 Febbraio 11, 1926 La volontà umana è il tarlo che rode tutti i beni e la chiave che apre tutti i mali. Ogni atto di volontà umana non connessa con quella di Dio, forma un abisso di distanza tra il Creatore e la creatura.
(1) Stavo pensando tra me: “Perché tanto timore in me, tanto da sentirmi mancare la vita, se mai sia, non facessi in tutto e per tutto la Santissima Volontà di Dio?” Il solo pensiero mi distrugge, che sarà se giungessi a sottrarmi anche per un istante solo dalla Volontà Suprema e adorabile del mio Creatore? Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e prendendo le mie mani fra le sue, le ha baciato con un’amore indicibile, poi se le ha stretto al suo petto, forte forte, e tutto tenerezza mi ha
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(1) Stavo pensando tra me: “Perché tanto timore in me, tanto da sentirmi mancare la vita, se mai sia, non facessi in tutto e per tutto la Santissima Volontà di Dio?” Il solo pensiero mi distrugge, che sarà se giungessi a sottrarmi anche per un istante solo dalla Volontà Suprema e adorabile del mio Creatore? Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, e prendendo le mie mani fra le sue, le ha baciato con un’amore indicibile, poi se le ha stretto al suo petto, forte forte, e tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, com’è bella la mia Volontà operante nelle tue mani, i tuoi moti sono ferite per Me, ma ferite divine, perché escono dal fondo della mia Volontà dominante, operante e trionfante in te, sicché mi sento ferito come da un altro Me stesso. Con giusta ragione temi, se un solo istante uscissi dalla Volontà Suprema, oh! come scenderesti nel basso, ti ridurresti quasi quasi dallo stato di Adamo innocente allo stato di Adamo colpevole, e siccome Adamo era stato creato come capo di tutte le generazioni, la sua volontà sottratta dal suo Creatore formò il tarlo nella radice dell’albero di tutte le generazioni, perciò tutti sentono le rovine che formò il tarlo della volontà umana fin dal principio della creazione dell’uomo. Ogni atto di volontà umana non connessa con quella di Dio forma un abisso di distanza tra il Creatore e la creatura, quindi, distanza di santità, di bellezza, di nobiltà, di luce, di scienza, ecc. Onde Adamo non fece altro col sottrarsi dalla Divina Volontà, che mettersi a distanza col suo Creatore, questa distanza lo debilitò, lo impoverì, lo squilibrò tutto e portò lo squilibrio a tutte le generazioni, perché quando il male è nella radice, tutto l’albero è costretto a sentire gli effetti maligni, gli umori cattivi che ci sono nella radice. Onde figlia mia, avendo chiamato te come prima e capo della missione della mia Volontà, questa mia Volontà deve gettare in te l’equilibrio tra te ed il Creatore, e quindi togliere la distanza che c’è tra la volontà umana e la Divina, per poter formare in te la radice dell’albero senza umori cattivi, facendo scorrere il solo umore vitale della mia Volontà, affinché l’albero non resti pregiudicato nella vegetazione, nello sviluppo e nella preziosità dei suoi frutti. Ora, se tu vorresti fare un’atto di tua volontà non connessa con la mia, verresti a formare il tarlo alla missione che ti ho affidato, e come un secondo Adamo mi rovineresti la radice dell’albero della mia Volontà che voglio formare in te, e pregiudicheresti a tutti coloro che vorranno innestarsi a quest’albero, perché non troverebbero tutta la pienezza della mia Volontà in chi ne ha avuto il principio. Perciò sono Io che ti getto questo timore nell’anima tua, affinché la mia Volontà sia sempre dominante in te, e tutte le manifestazioni che ti ho fatto siano sempre in vegetazione, per formare radice, tronco, rami, fiori e frutti divini, senza l’ombra della tua volontà umana. Così ritorneresti alla tua origine nel seno del tuo Creatore tutta bella, cresciuta e formata con la pienezza della Volontà Suprema, e la Divinità, soddisfatta in te dell’opera della creazione dell’uomo, farebbe uscire da te e dalla missione a te affidata il suo popolo eletto del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, perciò sii attenta figlia mia, e non voler rovinare l’opera della mia Volontà in te. La amo tanto e mi costa tanto, che userò tutte le mie gelosie infinite, starò Io stesso a guardia della mia Volontà, affinché la tua mai abbia vita”.
(3) Io sono rimasta sorpresa e comprendevo con tal chiarezza che significa un atto di volontà umana a confronto d’un atto di Volontà Divina, e come l’anima col fare la sua perde la fisionomia del suo Creatore, e spogliandosi della bellezza con cui fu creata si veste di miseri cenci, si trascina a stento nel bene, acquista la somiglianza diabolica, si nutre di cibi sporchi. Mio Gesù, dacci grazia a tutti di mai fare la propria volontà, la quale è richiamare a vita tutte le passioni. Onde, quasi tremante cercavo d’inabissarmi più dentro nella Suprema Volontà, e chiamavo la mia Mamma Celeste in mio aiuto, affinché insieme con me potessimo, a nome di tutti, adorare la Volontà Suprema per tutte le volontà umane opposte ad Essa. Ora, mentre ciò facevo, il Cielo si è aperto ed il mio Gesù è uscito da dentro il mio interno tutto in festa, e mi ha detto:
(4) “Figlia del mio Volere, tu devi sapere che quando regna la mia Volontà nell’anima, integra, tutto ciò che fa è lo svolgimento della Vita della mia Eterna Volontà in essa. Sicché non sei stata tu che hai chiamato la mia Divina Mamma, ma la mia stessa Volontà che l’ha chiamato, e sentendosi chiamare da una Volontà Divina, la quale è stata sempre integra e trionfante in Lei, ha avvertito subito che una della famiglia celeste la chiamava sulla terra, e ha detto a tutto il Cielo: “Andiamo, andiamo, è una della famiglia nostra che ci chiama a compire i doveri della famiglia a cui apparteniamo”. Ed ecco, guardali tutti attorno a noi, la Vergine, i santi, gli angeli, per fare il tuo atto di adorazione che vuoi fare, e la Divinità per riceverlo. La mia Volontà ha tale potenza, che racchiude tutto e fa fare a tutti la stessa cosa, come se fosse un atto solo, perciò la gran differenza che passa tra chi fa regnare la mia Volontà in essa, e tra chi vive del proprio io. Nella prima c’è una Volontà Divina che prega, che opera, che pensa, che guarda, che soffre; ad ogni suo moto muove Cielo e terra e concatena tutto insieme, in modo che tutti sentono la potenza della Divina Volontà operante nella creatura, scorgono in essa la nobiltà, la somiglianza, la figliolanza del loro Creatore, e come figlia della famiglia celeste tutti la proteggono, l’assistono, la difendono e la sospirano insieme con loro nella patria celeste. Tutto al contrario chi vive della propria volontà, essa è la chiave dell’inferno, delle miserie, dell’incostanza; dove essa apre, non sa aprire altro che dove c’è il male, e se qualche bene pure fa, è apparente, perché dentro c’è il tarlo del proprio volere che rode tutto. Perciò, ancorché ti costasse la vita, non uscire mai, mai dalla mia Volontà”.
18-25 Febbraio 18, 1926 Ogni manifestazione sulla Volontà Divina è una beatitudine che si sprigiona da Dio, e ogni atto di volontà umana respinge queste beatitudine.
(1) Mi sentivo oppressa per tanti pensieri che giravano nella mente, con la giunta della privazione del mio dolce Gesù; e mentre lottavo tra la speranza che non mi avrebbe lasciato a lungo senza di Lui, e tra il timore di non più vederlo, il mio amabile Gesù mi ha sorpreso e mi ha riempito tutta di Sé stesso, in modo che non più vedevo me, ma solo Gesù, il quale formava intorno a Sé un mare immenso di tante fiammelle, e queste erano tutte verità che si riferivano alla Divinità e al suo amabile Volere. Onde io avrei voluto prendere tutte quelle fiammelle, per conoscere Colui che è tutto per me, e farlo conoscere da tutti, ma che, dove non trovavo i vocaboli umani per esprimerle, dove la piccolezza della mia mente per contenerle, dove l’infinito di cui non mi era dato di abbracciare, dove l’immenso in cui io restavo dispersa. Di tutto comprendevo qualche cosa, ma ahimè! il linguaggio celeste è molto differente dal linguaggio terrestre, quindi non trovavo le parole adatte per farmi capire, molto più che stando con Gesù io ho lo stesso linguaggio di Gesù, ci comprendiamo a meraviglia tutti e due; ma ritirato Gesù e trovandomi in me stessa, sento un tale cambiamento, che a stento posso dire qualche cosa, e forse mezza storpiata e balbettando come una piccola bambina. Onde, mentre nuotavo in quel mare di fiammelle, il mio amato Gesù mi ha detto:
(2) “Alla mia piccola neonata del mio Voler Supremo, è giusto che prenda parte alle beatitudini, gioie e felicità di Colei che l’ha messa alla luce. Tutte queste fiammelle che tu vedi nel mare interminabile della mia Volontà, sono simbolo delle beatitudini, gioie e felicità segrete che Essa contiene. Dico segrete, perché non avendo manifestato ancora la pienezza della conoscenza che il Voler Eterno contiene, né essendoci disposizioni convenienti nelle creature per manifestarle, tutte queste beatitudini stanno ad intra nella Divinità, aspettando di uscirle fuori a chi doveva nascere, vivere e far vita nel nostro Volere senza interruzione alcuna, perché essendo una la sua volontà con la nostra, tutte le porte divine sono aperte ed i nostri più intimi segreti svelati, le gioie e le beatitudini si rendono comuni, per quanto a creatura è possibile e capace. Sicché vedi figlia mia, ogni manifestazione che ti faccio sulla mia Volontà, è una beatitudine che si sprigiona dal seno della Divinità, la quale non solo felicita te e ti dispone maggiormente a vivere nel mio Volere, ma a prepararti ad altre nuove conoscenze, non solo, ma tutto il Cielo resta inondato di quella nuova beatitudine che è uscita dal nostro seno. Oh! come te ne sono grati e pregano che Io continui le manifestazioni sulla mia Volontà! Queste beatitudini furono chiuse in Noi dalla volontà umana, e ogni atto di volontà umana è una serratura a queste beatitudini celesti, non solo nel tempo, ma anche nell’Eternità, perché ogni atto della mia Volontà fatto in terra getta il germe nell’anima di quella beatitudine che dovrà godere nel Cielo; senza il germe è inutile sperare la pianta. Perciò sempre più addentro ti voglio nel mio Volere”.
18-26 Febbraio 21, 1926 Ogni manifestazione sulla Divina Volontà è un parto di Essa, e come ogni atto fatto in Essa è acqua che forma per ingrandire il mare della Volontà Eterna intorno all’anima.
(1) Mi sentivo tutta immersa nel Santo Voler Divino, un’aria celeste e divina mi circondava, ed una luce inaccessibile mi faceva presenti, come in atto, tutti gli atti del Voler Supremo, i quali trovando in me lo stesso Volere, mi davano il loro bacio ed il loro amore, ed io gli ridavo il mio bacio ed imprimevo il mio ti amo in ogni atto dell’Eterno Volere. Mi sembrava che tutti volevano essere riconosciuti da me, per avere il mio ricambio, accordo perfetto e scambievole possesso. Ora, mentre mi trovavo in questo stato, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, e con le sue mani divine mi legava in quella luce, in modo che nulla più vedevo che Gesù, la sua Volontà e tutto ciò che Essa faceva; come mi sentivo felice, quante gioie inesprimibili provavo, Gesù stesso era tutto in festa e provava tale contento nel vedermi tutta per il suo Volere e nel suo Volere, che sembrava che dimenticava tutto per occuparsi solo della sua Volontà, affinché fosse completa in me, e trionfando di tutto potesse avere lo scopo per cui tutte le cose furono create. Onde dopo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, piccola neonata della mia Volontà, tu devi sapere che chi è nata nella mia Volontà, può essere anche madre, col dare alla luce molti figli al mio Supremo Volere. Per essere madre è necessario avere materia sufficiente nell’interno, per poter formare con il suo sangue, con la sua carne e con gli alimenti continui il parto che si vuol dare alla luce. Se non c’è il germe e materia sufficiente, è inutile sperare d’essere madre. Ora in te, essendo nata nel mio Volere, c’è il germe della fecondità, come pure c’è la materia sufficientissima di tutte le manifestazioni che ti ho fatto sul mio Volere, ogni conoscenza che ti ho dato, si può dire che può dare alla luce un figlio alla mia Volontà; i tuoi atti continui nel mio Volere sono alimenti abbondanti per formarli prima in te questi figli del Cielo, e poi uscirli fuori come trionfo, onore, gloria e corona della mia Volontà, e perenne gioia della madre che li ha partorito. Vedi dunque che significa una manifestazione di più, è un parto di più che fa la mia Volontà, è una Vita Divina che esce a bene delle creature, è un debilitare le forze dell’umana volontà per costituirvi la fortezza della Volontà Divina. Come devi dunque stare attenta a non sperdere nulla, anche delle più piccole manifestazioni che ti faccio, perché verresti a togliermi l’onore d’avere un figlio di più, che può narrare a tutti un bene di più sulla mia Volontà per darlo alle creature, onde poterla amare di più e farsi soggiogare dalla potenza del mio Supremo Volere”.
(3) Onde, non so come mi sentivo il solito timore che potessi uscire menomamente dalla Santissima Volontà, ed il mio sempre amabile Gesù è ritornato di nuovo e tutto amore mi ha detto:
(4) “Figlia mia, perché temi? Senti, quando tu ti affanni e ti affliggi per paura d’uscire dal mio Volere, Io me la rido e te ne faccio una burla, perché so che è tanta l’acqua del mare della mia Volontà che ti circonda, che non troveresti i confini per uscirne; dovunque vorresti volgere il passo, a destra o a sinistra, avanti o dietro, cammineresti, sì, ma sempre nell’acqua del mare della mia Volontà, e quest’acqua l’hai formato tu stessa coi tanti atti che hai fatto in Essa, perché essendo la mia Volontà interminabile, facendo i tuoi atti in Essa venivi a formare intorno a te un mare da cui non puoi uscire. Sicché ogni atto che fai viene a formare nuova acqua per allargare maggiormente il mare della Suprema Volontà dentro e fuori di te. I tuoi stessi timori d’uscire dall’origine donde sei nata, sono ondate che formi, che agitandoti ti sprofondano di più nell’abisso del mare del mio Volere. Perciò Io non ti faccio nessun rimprovero, perché so dove stai e come stai; e piuttosto chiamo la tua attenzione a vivere in pace nel mio Volere, oppure ti faccio una sorpresa col dirti altre cose più sorprendenti sull’Eterno Volere, in modo che sorpresa dimentichi tutto, anche i tuoi timori, e con pace navighi il mare della mia Volontà, ed Io, divino nocchiero mi diletto di guidare colei che vive ed è tutta per il nostro Supremo Volere”.
(5) Sia tutto a gloria di Dio ed a confusione mia, che sono la più misera delle creature.
19-1 Febbraio 23, 1926 Gesù la chiama la piccola neonata per fare che rinasca sempre nel suo Santo Volere a nuova bellezza, a nuova santità, a nuova luce, a nuova somiglianza col suo Creatore.
(1) Amor mio e vita mia, Gesù, vieni Tu in mio aiuto della mia debolezza e della mia ritrosia nello scrivere, anzi fa che venga a scrivere la tua stessa Volontà, affinché nulla metta del mio, ma solo tutto ciò che Tu vuoi che scriva, e Tu Mamma mia e Madre Celeste della Divina Volontà, vieni a portarmi la mano mentre scrivo, imprestami i vocaboli, facilitami i concetti che Gesù mette nella mia mente, affinché possa degnamente scrivere sulla Santissima Volontà, in modo da rendere contento il mio dolce Gesù.
(2) Stavo pensando tra me: “Perché Gesù benedetto mi chiama spesso spesso la piccola neonata della sua Santissima Volontà? Forse perché sono cattiva ancora, e non avendo fatto un passo nella sua Volontà, con ragione mi chiama neonata appena”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù mi ha stretto le braccia al collo e stringendomi forte al suo cuore mi ha detto:
(3) “Alla mia piccola neonata della mia Volontà nulla voglio negarle; vuoi tu dunque sapere perché ti chiamo la piccola neonata? Neonata significa stare in atto di nascere, e siccome tu devi rinascere in ogni tuo atto nel mio Volere, non solo, ma la mia Volontà per rifarsi di tutte le opposizioni delle volontà umane, vuole chiamarti nel mio Volere a farti rinascere tante volte per quante volte le volontà umane si sono opposte alla sua, quindi è necessario conservarti neonata sempre. Chi sta in atto di nascere è facile farla 19[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta rinascere quante volte si vuole e conservarla senza la crescenza della volontà umana, ma quando l’anima cresce, riesce più difficile conservarla senza la vita del proprio io. Ma ciò non è tutto, alla neonata della mia Volontà era necessario, conveniente, decoroso per lei e per la nostra stessa Volontà, che si unisse a quell’atto solo dell’Eterno che non ha successione di atti, e siccome quest’atto solo dà all’Essere Divino tutta la grandezza, la magnificenza, l’immensità, l’eternità, la potenza, insomma, racchiude tutto per poter far uscire da quest’atto solo tutto ciò che vuole, così la nostra piccola neonata nella nostra Volontà, unendosi con l’atto solo dell’Eterno, doveva far sempre un atto solo, cioè, star sempre in continuo atto di nascere, far sempre un solo atto: la nostra sola Volontà. E mentre fa un solo atto, rinascere continuamente, ma a che cosa rinascere? A nuova bellezza, a nuova santità, a nuova luce, a nuova somiglianza col suo Creatore; e come tu rinasci nel nostro Volere, così la Divinità si sente ricambiata dallo scopo perché uscì fuori la Creazione, e si sente ritornare le gioie e la felicità che doveva dargli la creatura, e stringendoti al seno divino ti colma di gioia e di grazie infinite e ti manifesta altre conoscenze sulla nostra Volontà, e non dandoti tempo a tempo, ti fa rinascere di nuovo nel nostro Volere. Oltre di ciò, queste nascite continue ti fanno morire continuamente alla tua volontà, alle tue debolezze, alle miserie, a tutto ciò che non appartiene al nostro Volere. Com’è bella la sorte della mia piccola neonata, non ne sei tu dunque contenta? Vedi, anch’Io nacqui una volta, ma quella nascita mi fa nascere continuamente, rinasco in ogni ostia consacrata, rinasco ogniqualvolta la creatura ritorna alla mia Grazia, la prima nascita mi diede il campo a farmi rinascere sempre. Così sono le opere divine, fatte una volta, resta l’atto continuato senza mai finire. Così sarà della mia piccola neonata nel mio Volere, nata una volta, rimarrà l’atto della nascita continua, perciò sto così attento che non entri in te il tuo volere, ti circondo di tanta grazia per fare che tu nasca sempre nel mio Volere ed il mio Volere rinasca in te”.
19-2 Febbraio 28, 1926 Ogniqualvolta l’anima si occupa di sé stessa, perde un atto nella Volontà Divina. Che significa perdere quest’atto.
(1) Continuavo nei miei soliti timori, ed il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non perdere il tempo, perché ogniqualvolta ti occupi di te è un atto che perdi nella mia Volontà, e se sapessi che significa perdere nella mia Volontà un solo atto: tu perdi un atto divino, quell’atto che abbraccia tutto e tutti e che contiene tutti i beni che ci sono in Cielo ed in terra, molto più che la mia Volontà è un atto continuato che non si ferma mai nel suo corso, né può aspettare te quando coi tuoi timori ti fermi; conviene a te seguirla nel suo corso continuato, anziché Essa aspettare te quando tu ti metti in via per seguirla. E non solo ci perdi tu il tempo, ma dovendoti Io rappacificarti e rialzarti dai tuoi timori per metterti in via nella mia Volontà, costringi Me ad occuparmi di cose che non riguardano il Supremo Volere, e lo stesso angelo tuo che ti sta vicino ne resta digiuno, perché ogni atto che fai in Essa e come segui il suo corso, è una beatitudine accidentale di più che lui gode stando a te vicino, è un paradiso raddoppiato di gioie che tu gli offri, in modo che si sente felice della sua sorte d’averti in sua custodia, e siccome le gioie del Cielo sono comuni, il tuo angelo offre la beatitudine accidentale che ha ricevuto da te, il suo paradiso raddoppiato a tutta la corte celeste, come frutto del Voler Divino della sua protetta, tutti fanno festa e magnificano e lodano la potenza, la santità, l’immensità della mia Volontà. Perciò sii attenta, nel mio Volere non si può perdere il tempo, c’è molto da fare, conviene che tu segua l’atto d’un Dio non mai interrotto”.
(3) Detto ciò è scomparso ed io sono restata impensierita nel vedere il male che io facevo, e dicevo tra me: “Come può essere mai possibile che col mettermi nel Voler Divino, dimenticando tutto il resto come se null’altro esistesse per me che solo l’Eterna Volontà, io prenda parte a tutto ciò che contiene questo amabile Volere?” E Gesù ritornando ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, chi è nato nel mio Volere è giusto che ne sappia i segreti che Esso contiene, e poi, la cosa in sé stessa è facilissima e come connaturale: Supponi che passi ad abitare in una casa, o per poco tempo o per sempre, nella quale c’è una bella musica, un’aria profumata, per la quale si sente infondere una nuova vita, tu, certo, non ci avevi messo quella musica né quell’aria balsamica, ma siccome tu ti trovi in quell’abitazione non tua, tu vieni a godere tanto della musica quanto dell’aria profumata che rigenera le forze a vita novella; aggiungi che quell’abitazione contiene pitture incantevoli, cose belle che rapiscono, giardini da te non mai visti, di tante svariate piante e fiori che riesce impossibile numerarli tutti, pranzi squisiti da te mai gustati, oh! come tu ti ricrei, ti diletti e godi nel guardare tante bellezze, nel gustare cibi così saporiti, ma di tutto ciò nulla sta fatto o messo da te, eppure prendi parte a tutto solo perché ti trovi in quell’abitazione. Ora, se ciò succede nell’ordine naturale, molto più facile può avvenire nell’ordine soprannaturale della mia Volontà; l’anima con l’entrare in Essa forma un solo atto con la Divina Volontà, e come connaturale prende parte a ciò che Essa fa e contiene, molto più che l’anima per vivere nella mia Volontà, prima viene spogliata delle vesti del vecchio Adamo colpevole, e viene rivestita delle vesti dell’Adamo novello e santo, la sua veste è la luce della stessa Volontà Suprema, nella quale le vengono comunicati tutti i suoi modi divini, nobili e comunicativi a tutti. Questa luce le fa perdere le fattezze umane e le restituisce la fisionomia del suo Creatore. Che maraviglia dunque che prenda parte a tutto ciò che possiede il Divino Volere, essendo una la vita e una la Volontà? Perciò sii attenta, ti raccomando, siimi fedele ed il tuo Gesù manterrà la battuta di farti vivere sempre nel mio Volere, mi starò a guardia affinché mai potessi uscirne”.