(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e siccome da qualche giorno io mi trovavo tutta attratta, tanto che mi sentivo impotente al moto, mi ha detto prendendosi le mie mani nelle sue:
(2) “Figlia mia, lascia che ti sciolga Io”.
(3) E mettendosi a me vicino, ha messo le mie braccia sopra le sue spalle dicendomi:
(4) “Adesso sei sciolta, stringimi a te, che sono venuto per farti compagnia e ricevere in ricambio la tua. Vedi, Io sono il Dio isolato dalle creature, vivo in mezzo a loro, sono vita di ciascun atto loro, e mi tengono come se non esistessi con loro. Oh! come rimpiango la mia solitudine, mi è toccata la stessa sorte del sole, che mentre lui vive con la sua luce e calore in mezzo a tutti, non c’è fecondità che da lui non venga, col suo calore purifica la terra da tante sozzure e i suoi beni sono incalcolabili che con magnanimità fa scendere su tutti, ma lui nell’alto vive sempre solo, e l’uomo ingrato non gli volge mai un grazie, un attestato di riconoscenza. Tale sono Io, solo! sempre solo, mentre stando in mezzo a loro sono luce di ciascun pensiero, suono d’ogni parola, moto d’ogni opera, passo d’ogni piede, palpito d’ogni cuore, e l’uomo ingrato mi lascia solo, non mi dice un grazie, un ti amo. Resto isolato nell’intelligenza, perché la luce che le do, se ne servono per loro e forse per offendermi; nelle parole, perché il suono che formano molte volte serve per bestemmiarmi; resto isolato nelle opere, che se ne servono per uccidermi; nei passi, nel cuore, intenti solo a disobbedirmi ed amare ciò che a Me non appartiene. Oh! come mi pesa questa solitudine! ma il mio amore, la mia magnanimità è tanto grande, che più che sole vi continuo il mio corso, e nel mio corso vo’ investigando se qualcuno vuol tenermi compagnia in tanta solitudine, e trovandolo, vi formo la mia compagnia perenne e l’abbondo di tutte le mie grazie. Ecco perciò sono venuto da te, ero stanco di tanta solitudine, non mi lasciare mai solo figlia mia”.