MaM
Messaggio del 25 dicembre 2018:Cari figli, in questo giorno di grazia vi invito all'amore. Figlioli, Dio vi ama immensamente e perciò figlioli, pieni di fiducia, senza guardare indietro e senza timore abbandonategli completamente i vostri cuori affinché Dio li riempia con il Suo amore. Non abbiate paura a credere al Suo amore ed alla Sua misericordia perché il Suo amore è più forte di ogni vostra debolezza e paura. Perciò, figli miei, pieni di amore nei vostri cuori confidate in Gesù e pronunciategli il vostro Sì perché Lui è l'unica via che vi conduce al Padre Eterno.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1907

7-73 Gennaio 3, 1907 La vera fiducia riproduce la Vita Divina nell’anima.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena ho visto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi molto teme, è segno che molto confida di sé stessa, perché non scorgendo in sé stessa che debolezze e miserie, naturalmente e giustamente teme; e chi nulla teme è segno che confida in Dio, perché confidando in Dio, le miserie e le debolezze restano sperdute in Dio, sentendosi investita dell’Essere Divino non più essa opera, ma Dio in essa, e che più può temere? Sicché la vera fiducia riproduce la Vita Divina nell’anima”.

7-74 Gennaio 5, 1907 La vera santità consiste nel ricevere come specialità d’amore divino tutto quello che ci può succedere.

(1) Avendo letto che un’anima faceva scrupolo di tutto e temeva che tutto fosse peccato, stavo pensando in me stessa: “Ed io, come sono larga, vorrei pensare anch’io che tutto fosse peccato per stare più attenta a non offendere il Signore”. Onde, venendo il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, queste sono sciocchezze, e l’anima resta arrestata nella via della santità, mentre la vera e soda santità consiste nel ricevere come specialità d’amore divino tutto ciò che le può succedere o fare, fosse anche la cosa più indifferente, come sarebbe se trovasse un cibo gustoso o disgustoso. Specialità d’amore nel gusto, pensando che Gesù produce quel gusto nel cibo, ché l’ama fino a darle gusto anche nelle cose materiali. Specialità d’amore nel disgusto, pensando che l’ama tanto che l’ha prodotto quel disgusto per assomigliarla a Sé nella mortificazione, dandole Lui stesso una monetina da poter offrire a Lui. Specialità d’amore divino se è umiliata, se è esaltata, se è sana, se è inferma, se è povera o ricca. Specialità d’amore il respiro, la vista, la lingua, tutto, tutto, e siccome tutto, tutto deve ricevere come specialità d’amore divino, essa deve ridare tutto a Dio come uno speciale amore suo, sicché deve ricevere l’onda dell’amor di Dio, e deve dare a Dio l’onda del amore suo. Oh! che bagno santificante è quest’onda dell’amore, la purifica, la santifica, la fa progredire senza che essa stessa avverta, è più vita di Cielo che di terra. E’ questo che voglio Io da te; il peccato, il pensiero del peccato non deve esistere in te”.

7-75 Gennaio 10, 1907 Il male che forma il proprio gusto.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è tanto l’attacco delle creature al proprio gusto, che sono costretto a contenermi i miei doni, perché invece di attaccarsi al Donatore, s’attaccano ai miei doni, idolatrando i miei doni con offesa del Donatore, sicché, se trovano il proprio gusto fanno, cioè, non fanno, soddisfano il proprio gusto; se non c’è gusto, non fanno niente, sicché il proprio gusto forma una seconda vita nelle creature. Ma misere, non sanno che dove c’è il proprio gusto, difficilmente ci può essere il gusto divino, anche nelle stesse cose sante. Sicché ricevendo i miei doni, le grazie, i favori, non deve appropriarli come cose sue, formandone un gusto proprio, ma tenerli come gusti divini, servendosene per amare maggiormente il Signore, pronta a sacrificarli allo stesso amore”.

7-76 Gennaio 13, 1907 Gesù volle soffrire nella sua Umanità per rifare la natura umana.

(1) Continuando il mio solito stato, alla sfuggita ho visto il mio benedetto Gesù, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto amo le anime, senti: La natura umana era corrotta, umiliata, senza speranza di gloria e di risorgimento, ed Io volli subire tutte le umiliazioni nella mia Umanità, specie volli essere spogliato, flagellato ed a brandelli cadere le mie carni sotto dei flagelli, quasi disfacendo la mia Umanità per rifare l’umanità delle creature, e farla risorgere piena di vita, d’onore e di gloria alla vita eterna. Che più potevo fare e non ho fatto?”

7-77 Gennaio 20, 1907 La maggiore santità è il vivere nel Divino Volere.

(1) Avendo letto due vite di sante, una che aspirava tanto al patire e l’altra tanto ad essere piccola, stavo pensando nel mio interno chi delle due fosse migliore per poterla imitare, e non sapendomi risolvere, mi sentivo come impicciata, e per poter essere libera e pensare solo ad amarlo ho detto in me stessa: “Io non voglio aspirare a niente che ad amarlo ed adempire perfettamente il suo santo Volere”. In questo mentre, il Signore nel mio interno mi ha detto:

(2) “Ed Io qui ti voglio, nel mio Volere; fino a tanto che il granello di frumento non viene sepolto sotto terra e muore del tutto, non può risorgere a vita novella e moltiplicarsi, e dar vita ad altri granelli, così l’anima, fino a tanto che non si seppellisce nella mia Volontà, fino a morire del tutto col disfare tutto il suo volere nel mio, non può risorgere a nuova Vita Divina col risorgimento di tutte le virtù di Cristo, che contengono la vera santità, perciò la mia Volontà sia il suggello che ti suggelli l’interno e l’esterno, e quando la mia Volontà avrà risorto tutta in te, vi troverai il vero amore, e questo è la più di tutte le altre santità a cui può uno aspirare”.

7-78 Gennaio 21, 1907 Chi sempre ama Gesù non lo può dispiacere.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo dicendo nel mio interno: “Signore, fate che sia tutta tua e che stia sempre, sempre con Te, e che mai mi separi da Te; ma però, mentre io stia con Te non permettere ch’io sia pungolo che ti amareggi, che ti dia fastidio, che ti dia dispiacere, ma pungolo che stia in Te per sostenerti quando stai stanco ed oppresso, che ti consoli quando sei infastidito dalle altre creature”. Mentre ciò dicevo il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi sta in continua attitudine d’amarmi sta sempre con Me, e non può essere mai pungolo che potesse rendermi fastidio, ma pungolo che mi sostiene, mi solleva, mi raddolcisce. Perché il vero amore ha questo di proprio, di rendere contenta la persona amata, e poi chi sempre mi ama non potrà mai dispiacermi, perché l’amore assorbe tutta la persona; al più saranno piccole cose che l’anima stessa neppure avverte di dispiacermi, e l’amore stesso prende l’impegno di purificarla, per fare che Io possa trovare sempre in essa le mie delizie”.

7-79 Gennaio 25, 1907 Castighi. Vedi città deserte.

(1) Vi passo giorni amarissimi per le privazioni quasi continue del benedetto Gesù, al più alla sfuggita ed a lampo si fa vedere e subito si nasconde, tanto dentro nel mio interno, che non lo posso neppure scorgere, e sempre in silenzio. Onde avendolo visto dopo molto stentare, tanto amareggiato ed oppresso gli ho detto: “Ma, dimmi almeno, che cosa vi fa tanto soffrire?” E Lui, malvolentieri, solo per contentarmi mi ha detto:

(2) “Ah! figlia mia, tu non sai quello che deve succedere, se te lo dicessi, mi spezzeresti il mio sdegno, e non farei quello che devo fare. Ecco perciò faccio silenzio. Perciò, tu quietati sul modo che tengo con te in questo periodo di tempo. Tu però coraggio, ti sarà troppo amaro, ma falla da atleta, da generosa, sempre vivendo e morta nella mia Volontà, senza neppure piangere”.

(3) Detto ciò si è nascosto più dentro nel mio interno, lasciandomi come impietrita, senza neppure potere piangere la sua privazione.

(4) Ora per obbedire scrivo che anche prima del mese di gennaio, fino adesso, non faccio altro che trovarmi fuori di me stessa, forse può essere anche sogno e parevami di vedere luoghi desolati, città deserte, strade intere con le abitazioni chiuse, senza che nessuno vi cammina, gente morte, ed è tanto lo spavento nel vedere queste cose che mi rende come stupidità, che vorrei imitare il mio buon Gesù di starmene anch’io taciturna e silenziosa. Il perché di questo non lo so dire, perché la mia luce Gesù non mi dice niente. L’ho scritto solo per obbedire.

(5) Deo Gratias.

7-80 Febbraio 20, 1907 La incorrispondenza alla Grazia.

(1) Continua sempre in silenzio ed alla sfuggita ed a lampo, e vi passo i miei giorni nella amarezza e come incantata, tutto il mio interno è restato colpito come da una folgore, senza poter andare innanzi né indietro, io stessa non so dire quello che è successo nel mio interno, credo che sia meglio tacere che parlarne, onde questa mattina appena è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi non corrisponde alla mia grazia, vive come quelli uccelli che vivono di rapina, così l’anima non fa altro che vivere di rapina, mi ruba la grazia, vive e non mi riconosce, ed all’ultimo mi offende”.

(3) E come lampo è scomparso, lasciandomi più incantata di prima.

7-81 Marzo 2, 1907 Non c’è nulla che eguagli al soffrire volentieri.

(1) Continuando il mio solito stato, ed avendo inteso che quasi tutto il paese stava con l’influenza, e ad altre parti morivano, onde stavo pregando Nostro Signore che si compiacesse di risparmiare tante vittime e che facesse soffrire a me per risparmiare quelli, ché ora mai, poco o niente ci soffro, ché anche questo mi avete tolto. Mentre ciò dicevo, nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando fu di Me si disse: “Ch’era necessario che morisse uno per salvare tutto il popolo”. Era una verità, ma per allora non capita. Così in tutti i tempi è necessario che soffra uno per risparmiare gli altri, e questo uno, per essere accetto deve esibirsi volontariamente, e solo per amor di Dio e per amor del prossimo, soffrendo esso per risparmiare tutti gli altri; ed il patire di questo non può equivalere al patire di tutti gli altri uniti insieme, non c’è valore che regge. Credi tu ch’è niente il vuoto del tuo patire? Eppure non è del tutto, e se ti sospendo del tutto dove i popoli andranno a finire? Guai, guai, le cose non finiscono qui”.

7-82 Marzo 13, 1907 Luisa prega a Gesù per la sua mamma, affinché al morire non vada in purgatorio.

(1) Continua quasi sempre lo stesso, ed al più si fa vedere in silenzio. Onde, in questi giorni, avendosi fatto vedere, mi carezzava e mi baciava, ed essendo ammalata la mamma, mi faceva comprendere che se l’avrebbe preso. Io gli dicevo: “Signore mio, Tu la vuoi ed io te ne faccio un dono prima che te la prenda, non voglio aspettare che te la prenda senza prima donartela; ma però ne voglio da Te la ricompensa del dono che vi faccio, dandomi in premio che te la porti diritto in paradiso, senza farle toccare il purgatorio, a costo che mi facciate soffrire a me il purgatorio che toccherà alla mamma”. E Gesù benedetto che me diceva:

(2) “Figlia mia, lascia fare a Me”. Ritornando di nuovo a pregarlo dicevo: “Ma dolce amor mio, chi avrà cuore di vedere la mia mamma soffrire in purgatorio, colei che ha tanto sofferto, che ha tanto pianto per causa mia. E’ il peso della gratitudine chi mi spinge, che mi sollecita, e che mi forza; tutte le altre cose fa quello che vuoi, ma in questo no, non cedo. Mi contenterete e farete quello che voglio”.

(3) E Lui: “Ma diletta mia, non ti rendere troppo importuna, sei proprio instancabile, e col renderti instancabile mi costringi a contentarti”.

(4) Ma però non dava risposta decisa. Io tornavo all’assalto e piangevo come una bambina, e pregandolo e ripregandolo andavo offrendo minuto per minuto, ora per ora, ciò che soffrii nella sua passione, applicandole all’anima di mia madre, per farla restare purgata, purgata ed abbellita, e così poter ottenere il mio intento. E Lui mi soggiungeva, asciugandomi le lacrime:

(5) “Ma cara diletta mia, non piangere, tu sai che ti voglio bene, posso Io non contentarti? Vedi, con la continua offerta della mia passione, non facendoti sfuggire nulla di ciò che soffri a pro di tua madre, sta l’anima sua dentro d’un mare immenso, e questo mare la lava, l’abbellisce, l’arricchisce, la inonda di luce, e per assicurarti che ti contenterò, quando morrà tua madre sarai tu sorpresa da un fuoco che ti sentirai bruciare”.

(6) Io sono rimasta contenta, ma non sicura, perché non mi diceva ancora nulla che l’avrebbe portato diritta in paradiso.