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Messaggio del 17 aprile 1982:Queste mie apparizioni qui a Medjugorje sono le ultime per l'umanità. Affrettatevi a convertirvi!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1903

4-169 Gennaio 5, 1903 La libertà è necessaria per conoscere il buono ed il cattivo.

(1) Questa mattina mi sentivo quasi libera dalle sofferenze, io stessa non sapevo che fare, quando mi sono sentita fuori di me stessa e vedevo persone del nostro paese che oltre alle parole e calunnie che avevano detto, macchinavano di giungere ai fatti, in questo mentre ho visto il benedetto Gesù ed ho detto: “Signore, troppa libertà date a questi uomini infernali, finora sono state parole d’inferno, ed ora vogliono giungere a mettere mani addosso ai tuoi ministri, legateli ed abbiate compassione di loro, ed insieme difendete quelli che vi appartengono”.

(2) E lui: “Figlia, è necessaria questa libertà per conoscere il buono ed il cattivo, sappi però che ne sono stanco dell’uomo, e tanto stanco che lo partecipo a te, in modo che quando tu senti quella stanchezza di questo stato di vittima, e quasi la volontà di volerne uscire, ti viene da Me, e ti avverto di stare attenta di non mettere nessuna volontà, ché Io vado trovando la volontà della creatura per appoggiarmi e castigare i ribelli. Però proviamo, ancora ti farò soffrire a te, e quelli resteranno senza forza e non potranno fare nulla di ciò che vogliono”.

(3) Chi può dire ciò che ho sofferto e quante volte mi ha rinnovato la crocifissione, e mentre ciò faceva, mi ha detto alzando la sua mano verso del cielo:

(4) “Figlia mia, l’uomo non l’ho fatto per la terra, ma per il Cielo, e la sua mente, il suo cuore, e tutto ciò che il suo interno contiene, dovevano esistere in Cielo, e se ciò faceva, riceveva nelle tre potenze l’influsso della Santissima Trinità, restandole ricopiata in sé stessa; ma siccome si occupa di terra, riceve in sé il fango, il marciume e tutta la sentina dei vizi che la terra contiene”.

4-170 Gennaio 7, 1903 Domanda a Gesù rischiarimento del suo stato, e Lui la rischiara.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando: “E’ possibile, può essere vero che per poche mie sofferenze, il Signore deve sospendere i castighi, debilitare le forze umane per non fare le rivoluzioni e formare leggi inique; e poi, chi sono io da meritare con poche sofferenze tutto questo? Mentre ciò pensavo, è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, né tu, né chi ti dirige hanno compreso il tuo stato; già tu nello stato di sofferenze scomparirai affatto, ed Io solo, non misticamente, ma in carne viva vi riproduco le stesse mie sofferenze che soffrii la mia Umanità; e non furono forse le mie sofferenze che debilitarono i demoni, illuminarono le menti accecate, in una parola che formò la redenzione dell’uomo? E se lo potettero allora nella mia Umanità, non lo possono forse fare adesso nella tua? Se un re andasse ad abitare in un piccolo tugurio, e da là dispensasse grazie, aiuto, monete, continuasse il suo uffizio di re, se qualcuno non credesse si direbbe che è sciocco, se è re può fare del bene tanto nel palazzo regale, quanto nel piccolo tugurio; anzi si ammira più la bontà, ché essendo re non disdegna d’abitare piccoli tuguri e vili capanne; tale è il fatto tuo”.

(3) Io comprendevo con chiarezza tutto ciò, ed ho detto: “Signore mio, tutto va bene come dite, ma tutta la difficoltà del mio stato sta nella venuta del sacerdote”.

(4) E Lui: “Figlia mia, ancorché un re abitasse piccoli tuguri, le circostanze, la necessità, lo stato di re, conviene che i suoi ministri non lo lascino solo, ma che gli facciano compagnia servendolo ed ubbidendolo in ciò che lui vuole”.

(5) Sono restata tanto convinta, che non ho saputo più che dire.

4-171 Gennaio 9, 1903 Tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama.

(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa, siccome era stato Monsignore a visitarmi ché diceva che non era certo che fosse Gesù Cristo che operasse in me; nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:

(2)Figlia mia, per comprendere bene un soggetto ci vuole la credenza, perché senza di questa tutto è buio nell’intelletto umano, mentre il solo credere accende nella mente una luce, e per mezzo di questa luce scorge con chiarezza la verità e la falsità, quando opera la grazia e quando la natura, e quando la diabolica. Vedi, il Vangelo è noto a tutti; ma chi comprende il significato delle mie parole, le verità che in esso contiene? Chi se le conserva nel proprio cuore e ne fa un tesoro per comprarsi il regno eterno, chi crede. E per tutti gli altri non solo non ne comprendono un acca, ma se ne servono per farsene beffe e mettere in burla le cose più sante. Onde si può dire che tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama, e per tutti il resto niente è scritto per loro. Così è di te, chi tiene un po’ di credenza vede le cose con chiarezza e trova la verità, chi no, vede le cose tutte confuse”.

4-172 Gennaio 10, 1903 Le parole che più consolano la dolce Mamma sono: “Dominus Tecum”.

(1) Questa mattina, dopo aver molto stentato è venuta la Regina Madre col Bambino in braccio, e me l’ha dato a me dicendomi che lo tenessi cogli atti continui d’amore corteggiato. Ho fatto per quanto ho potuto e mentre ciò facevo, Gesù mi ha detto:

(2) “Diletta mia, le parole più gradite e che più consolano la mia Madre, è il “Dominus Tecum”, perché non appena furono pronunziate dall’arcangelo, sentì in sé comunicarsi tutto l’Essere Divino, e quindi si sentì investita del divino potere, in modo che il suo, a fronte del potere divino, si disperdette, e mia Madre rimase col potere divino nelle sue mani”.

4-173 Gennaio 11, 1903 Vede Monsignore che combatte per la religione.

(1) Avendo il confessore detto che pregassi secondo l’intenzione di Monsignore, vedevo, trovandomi fuori di me stessa, che non riguardavo Monsignore ma altre persone, e tra queste vedevo una buonissima donna, ma tutta costernata e piangeva, e Monsignore sotto le braccia d’una croce con Cristo confitto sopra che difendeva, e doveva avere occasione per combattere per la religione, ed il benedetto Gesù che diceva:

(2) Li confonderò.

4-174 Gennaio 13, 1903 Vede la Santissima Trinità. Mali delle adulazioni.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, pareva di vedere la Santissima Trinità, che a vicenda si guardavano, ed in quei sguardi era tanta la loro bellezza, che rimanevano estatici col solo guardarsi, ed in questo stato traboccavano fuori in amore, e da quest’amore restavano come scossi, per rimanere più intensamente estatici, sicché tutto il loro bene e compiacimento stava compreso in loro stessi, e tutta la loro eterna vita e beatitudine, ed esercizio, stava racchiuso in questa sola parola: “amore”, e tutta la beatitudine dei santi era formata da questo operare perfetto della Santissima Trinità.

(2) Mentre ciò vedevo, il Figlio ha preso la forma di Crocifisso, ed uscendo da mezzo a Loro, è venuto a me partecipandomi le pene della crocifissione, e mentre stava con me, si è portato di nuovo in mezzo a Loro ed ha offerto le sue e le mie sofferenze, ed ha soddisfatto all’amore che le dovevano tutte le creature. Chi può dire il loro compiacimento, e come restavano soddisfatti dell’offerta del Figlio. Pareva che siccome nel creare le creature, non altro era uscito dal loro interno che fiamme contenute d’amore, che per dare sfogo a questo amore sì misero a creare tant’altre loro immagini, allora ne restano soddisfate quando ricevono ciò che hanno dato, cioè: Amore hanno dato, amore vogliono; sicché il più brutto affronto è il non amarli. Eppure, oh! Dio tre volte santo, chi è che ti ama?

(3) Dopo ciò sono scomparsi, ma chi può dire ciò che comprendevo? La mia mente si perdeva e la lingua non sa articolar parola. Onde, dopo poco il benedetto Gesù è ritornato col volto coperto di sputi e di fango, e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, le lodi, le adulazioni, sono sputi e fango che sporcano ed infangano l’anima ed acciecano la mente, per non farle conoscere chi egli veramente sia, specie se non partono dalla verità; che se partono dalla verità e la persona è degna di lodi, conoscendo la verità ne darà a Me la Gloria; ma se partono dalla falsità, spingono a tale eccesso l’anima, da confermarsi maggiormente nel male”.

4-175 Gennaio 31, 1903 Effetti della corona d’spine di Gesù.

(1) Dopo avere molto stentato, quando appena ho visto il benedetto Gesù nel mio interno che teneva la corona di spine, ed io me l’ho messo a guardare ed a compatirlo, e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, volli soffrire queste spine nella mia testa oltre per espiare tutti i peccati di pensieri, per unire l’intelligenza divina all’umana, perché l’intelligenza divina era come dispersa nelle menti umane, e le mie spine la chiamarono dal Cielo e la innestarono di nuovo. Non solo questo, ma ottenni a chi doveva manifestare le cose divine, aiuto, forza, lucidazione a farla conoscere agli altri”.

4-176 Febbraio 1, 1903 La Regina Mamma la riprende. Si apre una chiesa protestante in Corato.

(1) Trovandomi nel solito mio stato mi sentivo tutta afflitta, specie ché il mio confessore mi aveva detto che questa mattina si apriva in Corato una chiesa protestante, e che doveva pregare il Signore che facesse succedere una cosa qualunque per farli confondere a costo di qualunque mia sofferenza, e vedendo che il Signore non veniva e quindi non mi sentivo grandi sofferenze, unico mezzo per ottenere queste specie di grazie, ne sentivo un’afflizione grandissima. Onde dopo molto stentare è venuto il benedetto Gesù, e vedevo il confessore che molto insisteva e pregava per farmi soffrire; così pare che mi ha partecipato le pene delle croce e dopo mi ha detto:

(2)Figlia mia, ti ho fatto soffrire costretto dalla potestà sacerdotale, e permetterò che quelli che andranno, invece di restare convinti di quello che i protestanti diranno, li prenderanno a burla, e poi se il castigo piombò sopra a Corato nei giorni che ti tenni sospesa dallo stato di vittima, deve avere il suo corso, e se tu continuerai a soffrire, disporrò in modo i cuori, che a tempo opportuno me ne servirò di qualche occasione per farli restare del tutto confusi e distrutti”.

(3) Dopo poi, è venuta la Regina Madre, come se avesse voluto usare con me un tratto di giustizia, mi ha ripreso aspramente di qualunque pensiero e parola, specie quando vedendomi con pochissime sofferenze dico che non è più Volontà di Dio, e quindi voglio uscire da questo stato. Chi può dire con qual rigore mi ha ripreso, dicendomi che il Signore permette che qualche giorno ti sospenda, può essere; ma che ti disponi tu, questo è intollerabile innanzi a Dio, venendo tu quasi a dettare leggi del modo come ti vuole tenere. Sentivo tanto la forza del rigore, che stavo per venir meno, tanto che il benedetto Gesù avendo di me compassione, mi ha sostenuto tra le sue braccia.

4-177 Febbraio 9, 1903 I beni che tiene la Chiesa cattolica, e i mali dei protestanti.

(1) Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa vedevo il confessore con un’altro sacerdote santo, il quale diceva: “Levati qualunque pensiero di non essere Volontà di Dio la tua posizione”.

(2) Poi ha preso il discorso sopra di questi protestanti che dicono di Corato, ed ha detto: “Poco o niente faranno, perché i protestanti non hanno l’amo della verità per pescare i cuori, come l’ha la Chiesa Cattolica, li manca la barca della vera virtù per poterli mettere a salvamento, sono sprovvisti di vele, di remi, d’ancora, quali sono gli esempi ed insegnamenti di Gesù Cristo, e giungono a non avere né un pane come sfamarsi, né acqua per dissetarsi e lavarsi, quali sono i sacramenti, e quel che è più, li manca fino il mare della Grazia per potere andare in cerca di pescare le anime. Onde, mancando tutto questo, quali progressi potranno loro fare?” Ed ha detto tante altre cose che io non so bene ridire. Dopo ciò è venuto il mio amabile Gesù e mi ha detto:

(3) “Figlia mia, chi mi ama si fissa di fronte al centro Divino, ma chi si rassegna e fa in tutto la Volontà Divina, possiede in sé stesso il centro della Divinità”.

(4) E come lampo è scomparso. Poco dopo è ritornato, ed io lo stavo ringraziando della Creazione e Redenzione, e di tanti altri benefizi. E Lui ha soggiunto:

(5) “Nella Creazione formai il mondo materiale, e nella Redenzione formai il mondo spirituale”.

4-178 Febbraio 22, 1903 Il peccato è veleno, ed il dolore è il contravveleno.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, per poco ho visto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il peccato offende Dio e ferisce l’uomo, e siccome fu fatto dall’uomo, ed offeso Dio, per ricevere una piena soddisfazione ci voleva un uomo ed un Dio che soddisfacesse. E la trentina degli anni del mio corso mortale soddisfece per le tre età del mondo, per i tre diversi stati di leggi: Di natura, scritta, e di grazia, e per le tre diverse età di ciascun uomo: Adolescenza, gioventù e vecchiezza. Io per tutti soddisfeci, meritai, ed impetrai; e la mia Umanità serve di scala per salire al Cielo; ma se l’uomo non vi sale questa scala con l’esercizio delle proprie virtù, in vano si provi a salirvi e renderà inutile per sé stesso il mio operato”.

(3) Ond’io, sentendo nominare il peccato ho detto: “Signore, dimmi un po’ perché tanto vi piacete quando un’anima s’addolora di avervi offeso”.

(4) E Lui: “Il peccato è un veleno che tutta l’anima avvelena e la rende tanto deforme, da farle scomparire in sé stessa la mia immagine, ed il dolore distrugge questo veleno e le restituisce la mia immagine, il vero dolore è un contravveleno, e siccome il dolore distrugge il veleno vi fa un vuoto nell’anima, e questo vuoto lo riempie la mia grazia; ecco la causa del mio piacere, ché veggo risorta per mezzo del dolore l’opera della mia Redenzione”.