MaM
Messaggio del 1 agosto 1985:Cari figli, desidero dirvi che ho scelto questa parrocchia e che la tengo nelle mie mani come un piccolo fiore che non vuole morire. Io vi invito ad abbandonarvi a me, perché io possa donarvi a Dio freschi e senza peccato. Satana ha preso una parte del mio piano e vuole farlo proprio. Pregate perché ciò non avvenga, poiché io vi voglio per me, per potervi donare a Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1917

11-143 Gennaio 10, 1917 Come la santità è formata di piccole cose.

(1) Questa mattina il mio amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, la santità è formata di piccole cose, sicché chi disprezza le piccole cose non può essere santo, sarebbe come chi disprezza i piccoli granelli del grano che uniti in tanti formano la massa del grano, e che non curandosi d’unirli mancherebbe l’alimento necessario e quotidiano della vita umana. Così chi non cura d’unire insieme tanti piccoli atti, mancherebbe l’alimento alla santità, e come senza alimento non si può vivere, così senza l’alimento dei piccoli atti mancherebbe la vera forma della santità, e la massa sufficiente per formare la santità”.

11-144 Febbraio 2, 1917 Il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della Passione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa, e ho trovato il mio sempre amabile Gesù, tutto grondante sangue, con una orribile corona di spine, e a stento mi guardava a traverso le spine, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero della mia Passione. Nelle tenebre non ha trovato la luce della mia Passione che lo rischiarava, che facendogli conoscere il mio Amore e quante pene mi costano le anime, poteva rivolgersi ad amare chi veramente lo ha amato, e la luce della mia Passione, guidandolo, lo metteva in guardia da tutti i pericoli; nella debolezza non ha trovato la forza della mia Passione che lo sosteneva; nell’impazienza non ha trovato lo specchio della mia pazienza che gl’infondeva calma, rassegnazione, e innanzi alla mia pazienza, vergognandosi si faceva un dovere di dominare sé stesso; nelle pene non ha trovato il conforto delle pene d’un Dio, che sostenendo le sue gl’infondeva amore al patire; nel peccato non ha trovato la mia santità, che facendogli fronte gl’infondeva odio alla colpa. Ah! in tutto ha prevaricato l’uomo, perché si ha scostato in tutto da chi poteva aiutarlo, quindi il mondo ha perduto l’equilibrio, ha fatto come un bambino che non ha voluto più conoscere la madre, come un discepolo che sconoscendo il maestro non ha voluto più sentire i suoi insegnamenti né imparare le sue lezioni, che ne sarà di questo bambino e di questo discepolo? Saranno il dolore di sé stessi ed il terrore e dolore della società. Tale è divenuto l’uomo, terrore e dolore, ma dolore senza pietà, ah! l’uomo peggiora, peggiora sempre, ed Io me lo piango con lagrime di sangue! “

11-145 Febbraio 24, 1917 L’anima nel comunicare deve consumarsi in Gesù, e dar la gloria piena della Vita Sacramentale di Gesù a nome di tutti.

(1) Avendo fatto la comunione, mi tenevo stretto al mio cuore il mio dolce Gesù e dicevo: “Vita mia, quanto vorrei fare ciò che facesti Tu stesso nel riceverti sacramentato, affinché Tu potessi trovare in me i tuoi stessi contenti, le tue stesse preghiere, le tue riparazioni”. Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, in questo breve giro dell’ostia Io racchiudo tutto, e perciò volli ricevere Me stesso, per fare atti compiuti che glorificavano il Padre degnamente, ché le creature ricevevano un Dio, e davo alle creature frutto completo della mia Vita Sacramentale, altrimenti sarebbe stato incompleto per la gloria del Padre e per il bene delle creature, e perciò in ogni ostia ci sono le mie preghiere, i ringraziamenti, e tutto il resto che ci voleva per glorificare il Padre e che la creatura doveva farmi; sicché se la creatura manca, Io in ogni ostia continuo il mio lavorio, come se per ciascun anima ricevesse un’altra volta Me stesso, onde l’anima deve trasformarsi in Me, e fare una sola cosa con Me e far sua la mia Vita, le mie preghiere, i miei gemiti d’amore, le mie pene, i miei palpiti di fuoco che vorrei bruciare e non trovo chi si lasci in preda alle mie fiamme. Ed Io in quest’ostia rinasco, vivo e muoio, e mi consumo, e non trovo chi si consuma per Me, e se l’anima ripete ciò che faccio Io, mi sento ripetere, come se un altra volta avessi ricevuto Me stesso, e vi trovo gloria completa, contenti divini, sfoghi d’amore che mi pareggiano, e do grazia all’anima di consumarsi della mia stessa consumazione”.

12-1 Marzo 16, 1917 Come la stretta unione tra l’anima e Dio non viene mai spezzata.

(1) Continua il mio solito stato, ed il mio sempre amabile Gesù, quasi a lampo e alla sfuggita si fa vedere; e se mi lamento mi dice:

(2) “Figlia mia, figlia mia, povera figlia, se sapessi che succederà tu soffriresti molto, ed Io per non farti tanto soffrire, cerco di sfuggirti”.

(3) E ritornando a lamentarmi col dirle: “Vita mia, non me l’aspettavo da Te, Tu che pareva che né potevi né sapevi stare senza di me, ed ora, ore ed ore, e qualche volta pare che vuoi far passare anche il giorno. Gesù, non me lo fare, come ti sei cambiato”. E Gesù mi sorprende e mi dice:

(4) “Chetati, chetati, non mi sono cambiato, Io sono immutabile, anzi ti dico che quando mi comunico all’anima, l’ho tenuto stretta con Me, le ho parlato, ho sfogato il mio amore, questo non viene mai spezzato tra l’anima e Me, al più cambio il modo, ora in un modo, ora in un altro, ma sempre vo inventando come parlarle e sfogarmi con essa in amore. E non vedi tu stessa, se non ti ho detto nulla al mattino, sto quasi aspettando la sera per dirti una parola, e quando leggono le applicazioni della mia Passione, stando in te, Io mi riverso sull’orlo dell’anima tua e ti parlo delle mie cose più intime, che finora non avevo manifestato e come l’anima deve seguirmi in quel mio operato, quelle applicazioni saranno lo specchio della mia Vita interna, e chi in essa si specchierà, ricopierà in sé la mia stessa Vita, oh! come rivelano il mio amore, la sete delle anime, ed in ciascuna fibra del mio cuore, in ogni mio respiro, pensiero, ecc., quindi Io ti parlo più che mai, ma appena finisco mi nascondo, e tu non vedendomi mi dici che mi sono cambiato. Anzi ti dico, quando non vuoi ripetere con la tua voce ciò che ti dico nel tuo interno, tu inceppi il mio sfogo d’amore.

12-2 Marzo 18, 1917 Effetti del fondersi in Gesù.

(1) Stavo pregando, fondendomi tutta in Gesù, e volevo in mio potere ogni pensiero di Gesù per poter avere vita in ogni pensiero di creatura, per poter riparare con lo stesso pensiero di Gesù, e così di tutto il resto. Ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Umanità sulla terra non faceva altro che concatenare ogni pensiero di creatura coi miei, sicché ogni pensiero di creatura si ripercuoteva nella mia mente, ogni parola nella mia voce, ogni palpito nel mio cuore, ogni azione nelle mie mani, ogni passo nei miei piedi, e così di tutto il resto, con ciò davo al Padre riparazioni divine. Ora tutto ciò che feci in terra lo continuo nel Cielo, e come le creature pensano, i loro pensieri si riversano nella mia mente; come guardano, sento i loro sguardi nei miei, sicché passa tra loro e Me, come elettricità continua, come le membra sono in continua comunicazione col capo, e dico al Padre: “Padre mio, non sono solo Io che ti prego, che riparo, che soddisfo, che ti placo, ma ci sono altre creature che fanno in Me ciò che faccio, anzi suppliscono col loro patire alla mia Umanità, che gloriosa è incapace di patire”.

(3) L’anima col fondersi in Me, ripete ciò che feci e continuo a fare, ma qual sarà il contento di queste anime che hanno fatto la loro vita in Me, con l’abbracciare insieme con Me tutte le creature, tutte le riparazioni, quando saranno con Me in Cielo? La loro vita la continueranno in Me, e come le creature penseranno o mi offenderanno coi pensieri, si ripercuoteranno nella loro mente e continueranno le riparazioni che fecero in terra; saranno insieme con Me innanzi al trono divino, le sentinelle d’onore, e come le creature mi offenderanno in terra, loro faranno gli atti opposti in Cielo; vigileranno il mio trono, avranno il posto d’onore; saranno quelle che più mi comprenderanno, le più gloriose, la loro gloria sarà tutta fusa nella mia e la mia nella loro. Sicché la tua vita sia tutta fusa nella mia, non fare atto che non lo farai passare in Me, ed ogniqualvolta che tu ti fonderai in Me, Io riverserò in te nuova grazia e nuova luce e mi farò vigile sentinella del tuo cuore, per tenerti lontana qualunque ombra di peccato, ti custodirò come la mia stessa Umanità, comanderò agli angeli che ti facciano corona, affinché resti difesa di tutto e da tutti”.

12-3 Marzo 28, 1917 Il ti amo di Gesù. L’atto immediato con Lui.

(1) Continuando il mio solito stato, appena si faceva vedere il mio sempre amabile Gesù, ma tanto afflitto che faceva pietà, ed io gli ho detto: “Che hai, Gesù?” E Lui:

(2) “Figlia mia, ci saranno e succederanno cose impreviste e all’improvviso, e scoppieranno rivoluzioni dappertutto. Oh! come peggioreranno le cose”.

(3) E tutto afflitto è rimasto in silenzio. Ed io: “Vita della mia vita, dimmi un’altra parola”. E Gesù, come se mi alitasse ha soggiunto:

(4) “Ti amo”.

(5) Ma in quel ti amo pareva che tutti, e tutte le cose ricevessero nuova vita, ed io ho ripetuto: “Gesù, dì un altra parola ancora”.

(6) E Lui: “Parola più bella non potrei dirti che un ti amo, e questo mio ti amo riempie Cielo e terra, circola nei santi, e ricevono nuova gloria; scende nei cuori dei viatori, e chi riceve grazia di conversione, e chi di santificazione; penetra in Purgatorio, e come benefica rugiada piove sulle anime, e ne sentono refrigerio; gli stessi elementi si sentono investire di nuova vita nel fecondare, nel crescere, sicché tutti avvertono il ti amo del tuo Gesù. E sai quando l’anima si attira un mio ti amo? Quando fondendosi in Me prende l’attitudine divina, e sperdendosi in Me fa tutto ciò che faccio Io”.

(7) Ed io: “Amor mio, molte volte riesce difficile tener sempre quest’attitudine divina”.

(8) E Gesù: “Figlia mia, ciò che l’anima non può fare sempre coi suoi atti immediati in Me, può supplire con l’attitudine della sua buona volontà, ed Io la gradirò tanto, che mi farò vigile sentinella d’ogni pensiero, d’ogni parola, d’ogni palpito, ecc., e me li metterò in corteggio dentro e fuori di Me, guardandoli con tale amore, come frutto del buon volere della creatura. Quando poi l’anima fondendosi fa i suoi atti immediati con Me, allora mi sento tanto tirato verso di essa, che faccio insieme ciò che essa fa, e trasmuto in divino l’operato della creatura; Io faccio conto di tutto e premio tutto, anche le più piccole cose, ed anche un’atto buono solo di volontà non resta defraudato nella creatura”.

12-4 Aprile 2, 1917 Le pene della privazione di Gesù, sono pene divine.

(1) Stavo lamentandomi col mio sempre amabile Gesù delle sue solite privazioni e gli dicevo: “Amor mio, che morte continua, ogni tua privazione è una morte che sento, ma morte tanto crudele e spietata, che mentre fa sentire gli effetti della morte, ma non fa morire, io non ho capito come la bontà del tuo cuore può resistere a vedermi subire tante morti continue, e poi farmi vivere ancora”. Ed il benedetto Gesù per poco è venuto, e stringendomi al suo cuore mi ha detto:

(2) “Figlia mia, stringiti al mio cuore e prendi vita, ma sappi però, che pena più soddisfacente, più gradita, più potente, che più mi pareggia e può farmi fronte, è la pena della mia privazione, perché è pena divina. Tu devi sapere che le anime sono tanto congiunte con Me, da formare tanti anelli concatenati insieme nella mia Umanità, e come vanno perdute rompono questi anelli, ed Io ne sento il dolore come se si distaccasse un membro dall’altro. Ora, chi mi può congiungere questi anelli, chi rinsaldarli in modo da far scomparire la rottura, chi farli entrare di nuovo in Me per darli vita? Le pene della mia privazione, perché è divina. La mia pena per la perdita delle anime è divina; la pena dell’anima che non vede, non sente Me, è divina; e siccome sono pene tutte e due divine, possono baciarsi insieme, congiungersi, farsi fronte, ed aver tal potere da prendere le anime svincolate e congiungerle nella mia Umanità. Figlia mia, ti costa assai la mia privazione? E se ti costa, non tenere inutile una pena di tanto costo. Come Io te ne faccio dono, non la tenere per te, ma falla volare in mezzo ai combattenti, e strappa le anime da mezzo le palle e rinchiudile in Me, e come rinsaldamento e suggello metti la tua pena, e poi la tua pena falla girare per tutto il mondo, per farla pescare anime e ricondurle tutte in Me; e come senta le pene delle mie privazioni, così andrai mettendo il suggello di ricongiunzione”.

12-5 Aprile 12, 1917 Non è il patire che rende infelice la creatura, è resa infelice quando manca qualche cosa al suo amore per Dio.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e siccome stavo un poco sofferente mi ha preso nelle sue braccia dicendomi:

(2) “Figlia diletta mia, diletta figlia mia, riposati in Me, anzi, le tue pene non tenerle con te, mandale sulla mia croce, affinché facciano corteggio alle mie pene e mi sollevino, e le mie pene corteggino le tue e ti sostengano, brucino dello stesso fuoco e si consumino insieme; ed Io guarderò le tue pene come mie, gli darò gli stessi effetti, lo stesso valore, e faranno gli stessi uffici che feci Io sulla croce presso il Padre e presso le anime, anzi, vieni tu stessa sulla croce, come saremo felici stando insieme, anche patendo, perché non è il patire che rende infelice la creatura, anzi il patire la rende vittoriosa, gloriosa, ricca, bella, ma è resa infelice quando manca qualche cosa al suo amore. Tu, unita con Me sulla croce sarai appagata in tutto nell’amore, le tue pene saranno amore, la tua vita amore, tutta amore, e perciò sarai felice!”

12-6 Aprile 18, 1917 Il riversarsi nella Divina Volontà e fondersi in Gesù, forma benefica rugiada su tutte le creature.

(1) Stavo fondendomi nel mio dolce Gesù per potermi diffondere in tutte le creature, e fonderle tutte in Gesù, ed io mi lanciavo in mezzo alle creature e Gesù, per impedire che il mio amato Gesù fosse offeso e che le creature lo potessero offendere. Ora, mentre ciò facevo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come ti riversi nella mia Volontà e ti fondi in Me, così in te si forma un sole; come vai pensando, amando, riparando, ecc., si formano i raggi, e la mia Volontà come fondo, si forma corona di questi raggi e si forma il sole, il quale, innalzandosi in aria, si scioglie in rugiada benefica su tutte le creature, sicché, quante più volte ti fondi in Me, tanti soli di più vai formando. Oh! com’è bello vedere questi soli, che innalzandosi, innalzandosi, restano circonfusi nel mio stesso Sole e piovono rugiada benefica su tutti. Quante grazie non ricevono le creature? Io ne son tanto preso, che come loro si fondono, Io piovo su di loro rugiada abbondante di tutte le specie di grazie, in modo che loro possono formare soli più grandi, da poter più abbondante, su tutti, versare la benefica rugiada”.

(3) E come io mi fondevo, così sentivo sul mio capo piovere luce, amore, grazie.

12-7 Maggio 2, 1917 Come Gesù moriva a poco a poco.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo lamentandomi col mio dolce Gesù delle sue privazioni dicendogli: “Amor mio, chi poteva mai pensarlo, che la tua privazione mi doveva costar tanto? Mi sento morire a poco a poco, ogni mio atto è una morte che sento, perché non trovo la vita, ma morire e vivere è più crudele ancora, anzi, è doppia morte”. Ed il mio amabile Gesù, alla sfuggita è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio e fermezza in tutto, e poi, non vuoi imitarmi? Anch’Io morivo a poco a poco, come le creature mi offendevano nei passi, Io sentivo lo strappo nei miei piedi, ma con tale acerbità di spasimo, atto a darmi morte, e mentre mi sentivo morire pure non morivo; come mi offendevano con le opere, Io sentivo la morte nelle mie mani, ed allo strazio crudele Io agonizzavo, mi sentivo mancare, ma la Volontà del Padre mi sosteneva, morivo e non morivo; come le voci cattive, le bestemmie orrende delle creature si ripercuotevano nella mia voce, Io mi sentivo soffocare, strozzare la parola, attossicare, e sentivo la morte nella mia voce, ma non morivo. Ed il mio straziato cuore? Come palpitava, sentivo nel mio palpito le vite cattive, le anime che si strappavano, ed il mio cuore era in continuo strappo e laceramenti; agonizzavo e morivo continuamente in ogni creatura, in ogni offesa, eppure l’amore, il Volere Divino, mi costringevano a vivere. Ecco perciò il tuo morire a poco a poco, ti voglio insieme con Me, voglio la tua compagnia nelle mie morti, non sei contenta?”