(1) Stavo pensando a ciò che sta scritto e dicevo tra me: “E’ proprio Gesù che mi parla, oppure è un giuoco del nemico e della mia fantasia?” E Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le mie parole sono piene di verità e di luce, e portano con sé la sostanza e la virtù di trasmutare l’anima nella stessa verità, nella stessa luce e nello stesso bene che contengono, in modo che l’anima non solo conosce la verità, ma sente in sé la sostanza di operare secondo la verità che ha conosciuto, poi, le mie verità sono piene di bellezza e di allettamento, in modo che l’anima presa dalla loro bellezza, si fa rapire da loro. In Me tutto è ordine, ed armonia, e bellezza, vedi, creai il cielo; poteva solo lui bastare, ma no, lo volli ornare di stelle, quasi tempestandolo di bellezza, per fare che l’occhio umano potesse più godere delle opere del suo Creatore; creai la terra e la ornai di tante piante e fiori; nessuna cosa creai che non avesse il suo ornamento, e se questo è nell’ordine delle cose create, molto più nelle mie verità, che hanno sede nella mia Divinità, che mentre pare che giungono all’anima, sono come raggi solari, che mentre battono e riscaldano la terra, ma mai si partono dal centro del sole, e l’anima resta tanto innamorata delle mie verità, che le riesce quasi impossibile, anche a costo della vita, di non mettere in pratica la verità che ha conosciuto. Invece quando è il nemico o speculazione della fantasia che vuol parlare di verità, non portano né luce né sostanza, né bellezza, né allettamento, sono verità vuote, senza vita, e l’anima non sente la grazia di sacrificarsi per praticarle, quindi le verità che ti dice il tuo Gesù sono piene di vita, e di tutto ciò che le mie verità contengono, perché ne dubiti?”
(1) Stavo facendo le ore della Passione, e secondo il mio solito mi riversavo nel Santo Voler di Dio, offerendole a bene di tutti, ma la mia volontà come se si volesse apropiare, spesso spesso dicevo: “Mio Gesù, in modo speciale per aiuto, per sollievo, per liberazione di quell’anima”. Ed il mio dolce Gesù riprendendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che si fa nella mia Volontà è come sole che si diffonde a tutti, e come si prega nella mia Volontà, si offre il mio sangue, le mie pene, le mie piaghe; si convertono in tanti raggi di luce che si diffondono a tutti; scendono con rapidità nel più profondo carcere del purgatorio, e convertono le loro pene e tenebri in luce, quindi la cosa può essere eguale per tutti, e se differenza ci può essere, non può essere mai da parte di chi dona, ma di chi riceve, a seconda le disposizioni di ciascuna. Succede come al sole, che dà la luce a tutti egualmente, batte e riscalda un punto di terreno quanto l’altro, ma chi guadagna? Chi lavora. Qual terreno produce il frutto? Dove sta gettato il seme, l’altro con tutta la luce del sole resta infecondo, quindi la specialità nella mia Volontà non esiste, da per Sé stessa corre, si diffonde e si vuol dare a tutti, chi vuole ne prende”.
(3) Io sono restata afflitta nel sentire ciò, e Gesù ha soggiunto:
(4) “Ah! tu vorresti fare come il sole, che volesse accentrare ad un punto più forte la sua luce, il suo calore, per poter riscaldarlo ed illuminarlo tanto, da convertire quel punto nello stesso sole mentre fa il suo corso regolare su tutte le altre cose”.
(5) Ed io: “Sì, sì, è proprio questo, è il peso della gratitudine che sento che mi spinge a ciò”. Gesù ha sorriso nel sentirmi, ed ha ripreso:
(6) “Se è così, fa pure, ma tu devi sapere che come la mia Volontà domina tutto, si trova da per tutto, sorregge tutti, è conosciuta dal Cielo, dalla terra e fin dai demoni, non vi è nessuno che possa a Lei opporsi. Così l’anima che fa la mia Volontà, deve dominare tutto, trovarsi da per tutto, sorreggere tutto, e voglio che sia conosciuta da tutti”.
(7) Ed io: “Amor mio, io non sono conosciuta da nessuno”.
(8) E Lui: “Come, non ti conosce nessuno? Ti conoscono tutti i santi ed angeli, uno per uno, e con ansia aspettano il tuo operato nel mio Volere, come nota divina e la più armoniosa che scorre su tutto ciò che hanno fatto in vita, per dargli maggiore splendore e contento; ti conoscono tutte le anime purganti, sentendo su di loro il continuo refrigerio che porta l’operato nel mio Volere; ti conoscono i demoni dalla forza che sentono in te della mia Volontà; e se la terra non ti conosce ora, ti conoscerà in appresso. Succede e faccio per chi fa la mia Volontà, come feci per la mia Madre Celeste, che la costituii Regina di tutto e comandai a tutti che la riconoscessero ed onorassero come loro Regina, e la comandai che schiacciasse col suo piede la testa dell’infernale dragone; così faccio per chi vive nella mia Volontà, tutto sta sotto il loro dominio, e non c’è bene che da loro non venga”.
(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata in mezzo ad una valle fiorita in cui ho trovato il mio confessore defunto, morto il giorno 10 corrente 14 [2] , e secondo il suo solito di quando viveva quaggiù, mi ha detto:
(2) “Dimmi, che ti ha detto Gesù?”
(3) Ed io: “Mi ha parlato nel mio interno, a voce non mi ha detto nulla, e voi sapete che delle cose che sento nel mio interno non ne tengo conto”.
(4) E lui: “Voglio sentire anche ciò che ti ha detto nel tuo interno”.
(5) Ed io, come costretta, mi ha detto:
(6) “Figlia mia, ti porto nelle mie braccia; le mie braccia ti serviranno di barchetta per farti navigare nel mare interminabile della mia Volontà, tu, poi, come farai gli atti nel mio Volere formerai le vele, l’albero, l’àncora, che serviranno non solo come ornamento della barchetta, ma per farla camminare con più velocità. E’ tanto l’amore che porto a chi vive nel mio Volere, che la porto nelle mie braccia senza lasciarla mai”.
(7) Ma mentre ciò diceva ho visto le braccia di Gesù in forma di barchetta, ed io nel mezzo di essa. Il Confessore nel sentire ciò mi ha detto:
(8) “Tu devi sapere che quando Gesù ti parla e ti manifesta le sue verità, sono raggi di luce che piove su di te, tu poi, quando le manifestavi a me, non avendo la virtù sua, me le manifestavi a gocce, e l’anima mia ne restava tutta riempita di quelle stille di luce, e quella luce mi dava più spinta, più voglia di sentire altre verità per poter ricevere più luce, perché le verità portano il profumo celeste, la sensazione divina, e questo solo al sentirle, che sarà per chi le pratichi? Ecco perciò amavo, desideravo tanto sentire ciò che ti diceva Gesù, e volevo dire agli altri, era la luce, il profumo che sentivo, e volevo che altri ne prendessero parte. Se sapessi il gran bene che ha ricevuto l’anima mia nel sentire le verità che ti diceva Gesù! Come ancora gocciola luce e spande profumo celeste, che non solo mi dà refrigerio ma mi serve di luce a me, e a chi mi sta vicino, e come tu fai i tuoi atti nel Volere Divino, io ne prendo parte speciale, perché mi sento il seme che tu gettavi in me del suo Volere Santissimo”.
(9) Ed io: “Fatemi vedere l’anima vostra, com’è che gocciola luce”. E lui, aprendosi dalla parte del cuore, io vedevo l’anima tutta gocciolita di luce; quelle gocce si riunivano, si dividevano, una scorreva sopra l’altra, era bello a vedere.
(10) E Lui: “Hai visto? Com’è bello sentire le verità! Chi le verità non sente, gocciola tenebre da far terrore”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando tra me: “Mi sento la più cattiva di tutti, eppure il mio dolce Gesù mi dice che i suoi disegni sopra di me sono grandi, che la sua opera che fa in me è tanto importante che non vuole affidarla neppure agli angeli, ma Lui stesso ne vuol essere il custode, l’attore e lo spettatore, eppure, che cosa faccio di grande? Nulla, la mia vita esterna è tanto ordinaria, che faccio al disotto degli altri”. Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, troncando il mio pensiero mi ha detto: 14[2] Il terzo confessore, don Gennaro di Gennaro.
(2) “Figlia mia, si vede che senza il tuo Gesù non sai pensare, né dire che spropositi, anche la mia cara Mamma non faceva nulla di straordinario nella sua vita esterna, anzi fece meno apparentemente di qualche altro, Lei si abbassava alle azioni più ordinarie della vita, filava, cuciva, scopava, accendeva il fuoco, chi mai l’avrebbe pensato che Lei era la Madre d’un Dio? Le sue azioni esterne nulla additavano di ciò, e quando mi portò nel suo seno, contenendo in Lei il Verbo Eterno, ogni suo moto, ogni azione umana riscuoteva adorazione di tutto il creato, da Lei usciva la vita e la conservazione di tutte le creature, il sole pendeva da Lei ed aspettava la conservazione della sua luce e del suo calore, la terra lo svolgimento della vita delle piante, tutto si aggirava intorno a Lei, Cieli e terra stavano ai suoi cenni, eppure chi vedeva nulla? Nessuno, tutta la sua grandezza, potenza e santità, i mari immensi di beni che da Lei uscivano, era dal suo interno; ogni suo palpito, respiro, pensiero, parola, era uno sbocco nel suo Creatore, tra Lei e Dio erano continue correnti che riceveva e dava, nulla usciva fuori che non ferisse il suo Creatore e che non restasse ferita da Lui. Queste correnti la ingrandivano, la innalzavano, le facevano superare tutto, ma nessuno vedeva nulla, solo Io, suo Dio e Figlio ero a giorno di tutto; tra Me e la Mamma mia correva tale corrente, che il suo palpito correva nel mio, ed il mio correva nel suo, sicché Lei viveva del mio palpito eterno, ed Io del suo palpito materno, onde le nostre vite erano scambiate insieme, ed era proprio questo che innanzi a Me la faceva distinguere che era la mia Mamma. Le azioni esterne non mi appagano, né mi piacciono se non partono da un interno di cui Io ne formo la vita.
(3) Ora, qual è dunque la tua maraviglia che la tua vita esterna è tutta ordinaria? Io sono solito di coprire con le cose più ordinarie le mie opere più grandi, affinché nessuno me le additi, ed Io resto più libero d’operare, e quando tutto ho compiuto faccio delle sorprese e le manifesto a tutti, facendo tutti stupire. Ma è certo che l’opera che faccio in te è grande, ti par poco che faccia correre tutti i tuoi atti nella corrente del mio Volere, e la corrente del mio Volere corre nei tuoi, e mentre queste correnti corrono, fanno un atto solo con tutti gli atti delle creature, facendo scorrere su tutti un Volere Divino, facendosi attore d’ogni atto di ciascuno, sostituendo per tutti un atto divino, un amore, una riparazione, una gloria divina ed eterna? Che la corrente d’una volontà umana stia in continui rapporti con una Volontà Divina, e che una sbocchi nell’altra? Figlia mia, quello che ti raccomando è che sii attenta e mi segua fedelmente”.
(4) Ed io: “Amor mio, questi giorni sono state tante le circostanze, che mi sentivo distratta”.
(5) E Lui: “Perciò sii attenta, perché quando ciò che fai non scorre nel mio Volere, succede come se il sole arrestasse il suo corso, e quando sei distratta formi le nuvole innanzi al sole, e tu resti oscurata, però quando le distrazioni sono involontarie, basta un atto forte e deciso della tua volontà di correre nel mio Volere, per far mettere in corso il sole, e come rapido venticello fugare le nubi, per fare splendere più bello il Sole del mio Volere”.
(1) Stavo accompagnando il mio dolce Gesù nelle sue pene della Passione, e Lui facendosi vedere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la colpa incatena l’anima e la inceppa nel fare il bene: la mente sente la catena della colpa e resta impedita di comprendere il bene, la volontà sente la catena che l’avvolge e si sente intorpidita ed invece di voler il bene vuole il male, il desiderio incatenato si sente tarpare le ali per volare a Dio. Oh! come mi fa compassione vedere l’uomo incatenato dalle sue stesse colpe, ecco perciò la prima pena che volli soffrire nella Passione furono le catene, volli essere legato per sciogliere l’uomo dalle sue catene. Quelle catene che Io soffrii si convertirono, non appena mi toccarono, in catene d’amore, le quali toccando l’uomo, bruciavano e spezzavano le sue e lo legavano con le mie amorose catene. Il mio amore è operativo, non sa stare se non opera, perciò per tutti e per ciascuno preparai ciò che ci vuole per riabilitarlo, per sanarlo, per abbellirlo di nuovo, tutto feci affinché se si decide trovi tutto pronto ed a sua disposizione, perciò tengo pronte le mie catene, per bruciare le sue; i brandelli delle mie carni per coprire le sue piaghe e fregiarlo di bellezza; il mio sangue per ridargli la vita; tutto ho pronto. Tengo a riserbo per ciascuno ciò che ci vuole, ma il mio amore vuol darsi, vuole operare; sento una smania, una forza irresistibile che non mi dà quieta se non do, e sai che faccio? Quando veggo che nessuno prende, accentro le mie catene, i brandelli delle mie carni, il mio sangue, in chi li vuole e mi ama, e lo tempesto di bellezza, inanellandolo tutto con le mie catene d’amore, gli centuplico la vita di grazia, e così il mio amore si sfoga e si quieta”.
(3) Ma mentre ciò diceva, vedevo che le sue catene, i brandelli delle sue carni, il suo sangue, correvano su di me, e Lui si divertiva applicandoli su di me e inanellandomi tutta. Quanto è buono Gesù, sia sempre benedetto! Onde dopo è ritornato ed ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, sento il bisogno che la creatura riposi in Me ed Io in lei, ma sai tu quando la creatura riposa in Me ed Io in lei? Quando la sua intelligenza pensa a Me e mi comprende, lei riposa nell’intelligenza del suo Creatore, e quella del Creatore trova il suo riposo nella mente creata. Quando la volontà umana si unisce con la Volontà Divina, le due volontà si abbracciano e riposano insieme. Se l’amore umano si eleva su tutte le cose create, ed ama solo il suo Dio, che bel riposo trovano a vicenda Dio e l’anima! Chi dà riposo, lo trova, Io le faccio da letto e la tengo nel più dolce sonno, avvinta fra le mie braccia, perciò tu vieni e riposa nel mio seno”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo ripensando al Santo Voler Divino, ed il mio sempre adorabile Gesù mi ha stretto fra le sue braccia, e sospirando forte mi sentivo scendere il suo alito fin nel cuore, e poi mi ha detto:
(2) “Figlia del mio Volere, il mio alito onnipotente ti dà la vita del mio Volere, perché chi fa la mia Volontà, il mio Volere le somministra il suo alito per vita, e come l’alita le allontana tutto ciò che a Me non appartiene, e lei non respira altro che l’aria della mia Volontà, e siccome l’aria si riceve e si emette, così l’anima è un continuo ricevere Me, e un darsi in ogni respiro a Me.
(3) Su tutto il creato aleggia la mia Volontà, non c’è cosa che il mio Volere non ne tiene il suggello; come pronunziai il Fiat nel creare le cose, così il mio Volere ne prese il dominio e si fece vita e conservazione di tutte le cose. Ora, questo mio Volere vuole che tutte le cose siano rinchiuse in Lui, per ricevere il contraccambio dei suoi stessi atti nobili e divini, vuole veder aleggiare su tutti gli atti umani l’aria, il vento, il profumo, la luce del suo Volere, in modo che aleggiando insieme gli atti suoi con quelli delle creature si confondano insieme e si formino una sola cosa. Fu solo questo lo scopo della Creazione, che le emanazioni dei voleri fossero continue; lo voglio, lo pretendo, lo aspetto, perciò ho tanta premura che si conosca il mio Volere, il suo valore e i suoi effetti, per fare che le anime che vivano nel mio Volere, con le loro emanazioni continue nella mia Volontà, come faranno i loro atti, come aria li diffonderanno su tutto, si moltiplicheranno in tutti gli atti umani, investendo e coprendo tutto, come atti della mia Volontà, ed allora avrò lo scopo della Creazione, la mia Volontà si riposerà in loro e formerà la nuova generazione, e tutte le cose create avranno il doppio suggello del mio Volere: Il Fiat della Creazione, e l’eco del mio Fiat delle creature”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come l’anima emette i suoi atti nel mio Volere, così moltiplica la mia Vita, sicché se fa dieci atti nella mia Volontà, dieci volte mi moltiplica; se ne fa venti, cento, mille e più ancora, tante volte di più resto moltiplicato. Succede come nella consacrazione sacramentale, quante ostie mettono, tante volte di più resto moltiplicato, la differenza che c’è, è che nella consacrazione sacramentale ho bisogno delle ostie per moltiplicarmi e del sacerdote che mi consacri. Nella mia Volontà per restare moltiplicato, ho bisogno degli atti della creatura, ove più che ostia viva, non morta come quelle ostie prima di consacrarmi, la mia Volontà mi consacra e mi chiude nell’atto della creatura, ed Io resto moltiplicato ad ogni loro atto fatto nella mia Volontà, perciò il mio amore tiene il suo sfogo completo con le anime che fanno la mia Volontà e vivono nel mio Volere, sono loro sempre quelle che suppliscono non solo a tutti gli atti che mi dovrebbero le creature, ma alla stessa mia Vita Sacramentale. Quante volte resta inceppata la mia Vita Sacramentale nelle poche ostie in cui Io resto consacrato, perché pochi sono i comunicandi, altre volte mancano sacerdoti che mi consacrino, e la mia Vita Sacramentale non solo non resta moltiplicata quanto vorrei, ma resta senza esistenza. Oh! come il mio amore ne soffre, vorrei moltiplicare la mia Vita tutti i giorni in tante ostie per quante creature esistono, per darmi a loro, ma invano aspetto, la mia Volontà resta senza effetto, ma di ciò che ho deciso, tutto avrà compimento, perciò prendo un’altra piega e mi moltiplico in ogni atto vivo della creatura fatto nel mio Volere, per farmi supplire alla moltiplicazione delle Vite Sacramentali. Ah! si, solo le anime che vivono nel mio Volere suppliranno a tutte le comunioni che non fanno le creature, a tutte le consacrazioni che non si fanno dai sacerdoti; in loro troverò tutto, anche la stessa moltiplicazione della mia Vita Sacramentale. Perciò ti ripeto che la tua missione è grande, a missione più alta, più nobile, sublime e divina non potrei sceglierti, non c’è cosa che non accentrerò in te, anche la moltiplicazione della mia Vita, farò dei nuovi prodigi di grazia non mai fatti finora. Perciò ti prego, sii attenta, siimi fedele, fa che la mia Volontà abbia vita sempre in te, ed Io nel mio stesso Volere in te, troverò tutta completata l’opera della Creazione, coi pieni miei diritti, e tutto ciò che voglio”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo tutta fondendomi nel Santo Voler del mio amabile Gesù, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia del mio Volere, se sapessi i portenti, i prodigi che succedono quando ti fondi nel mio Volere, tu ne resteresti stupita; senti un po’: Tutto ciò che Io feci sulla terra sta in continua attitudine di darsi all’uomo, facendogli corona: I miei pensieri formano corona intorno all’intelligenza della creatura, le mie parole, le mie opere, i miei passi, eccetera, formano corona intorno alle parole, alle opere e passi loro, affinché intrecciando le cose loro con le mie, possa dire al mio Celeste Padre che l’operato loro è come il mio. Ora, chi prende questa mia attitudine continua? Chi si fa intrecciare dal mio operato con cui coronai tutta l’umana famiglia? Chi vive nel mio Volere. Come tu fondevi i tuoi pensieri nel mio Volere, i miei pensieri che ti facevano corona sentivano l’eco dei miei nella tua mente, e immedesimandosi insieme coi tuoi, moltiplicavano i tuoi coi miei e formavo doppia corona intorno all’intelligenza umana, ed il mio Padre riceveva non solo da Me, ma anche da te la gloria divina da parte di tutte le intelligenze create, e così delle parole e di tutto il resto. E non solo da parte delle creature riscuote questa gloria divina, ma da parte di tutte le altre cose create, perché tutte le cose furono create per far correre continuo amore verso l’uomo, e l’uomo per giustizia dovrebbe dare per ogni cosa creata, omaggio, amore al suo Creatore. Ora, chi supplisce a ciò? Chi fa suo quel Fiat per cui tutte le cose furono fatte, per diffondere su tutto un omaggio, un’adorazione, un amore divino al suo Creatore? Chi vive nel mio Volere! Quasi ad ogni sua parola fa suo quel Fiat onnipotente, l’eco del Fiat eterno fa eco nel suo Fiat Divino in cui vive, e si diffonde e corre, e vola, e ad ogni cosa creata v’imprime un altro Fiat, e ridona al suo Creatore l’omaggio, l’amore da Lui voluto. Questo lo feci Io quando stetti sulla terra, non ci fu cosa per cui Io non ricambiai al mio Divin Padre da parte di tutte le creature, ora lo fa, lo voglio, lo aspetto, da chi vive nel mio Volere. Se tu vedessi com’è bello vedere in ogni tremolio di stelle, in ogni goccia di luce del sole la gloria mia, il mio amore, la mia profonda adorazione unita alla tua, oh! come corre, vola sulle ali dei venti, riempiendo tutta l’atmosfera, percorre le acque del mare, si poggia in ogni pianta, in ogni fiore, si moltiplica ad ogni moto, è una voce che fa eco su tutto e dice: “Amore, gloria, adorazione al mio Creatore”. Perciò chi vive nella mia Volontà, è l’eco della mia voce, la ripetitrice della mia Vita, la perfetta gloria della mia Creazione. Come non devo amarla? Come non devo dare a lei tutto ciò che dovrei dare a tutte le altre creature insieme, e farla primeggiare su tutto? Ah! il mio amore si troverebbe alle strette se ciò non facessi”.
(1) Passo giorni amarissimi per la privazione del mio dolce Gesù, e se si fa vedere è quasi come lampo che sfugge, che pena! che strazio! La mia mente era funestata dal pensiero che non sarebbe più ritornata la mia vita, il mio tutto, ah! tutto per me è finito, che farò per ritrovarlo? A chi mi rivolgerò? Ah! che nessuno si muove a pietà di me. Mentre ciò ed altro pensavo, il mio amabile Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Povera figlia mia, povera figlia mia, quanto soffri, il tuo stato doloroso oltrepassa lo stesso stato delle anime purganti, perché se queste sono prive di Me, sono le colpe con cui si veggono imbrattate che le impedisce di vedermi, e che loro stesse non ardiscono di venire innanzi a Me, perché innanzi alla mia santità infinita non c’è piccolo neo che possa resistere alla mia presenza; e se ciò Io permettessi, di stare innanzi a Me, per loro sarebbe il più gran tormento, da superare le stesse pene dell’inferno. La più gran tortura che potrei dare ad un’anima sarebbe tenerla macchiata innanzi a Me, ed Io per non torturarla maggiormente, la lascio prima purgare e poi l’ammetto alla mia presenza. Ma tra Me e la piccola figlia del mio Volere non sono le colpe che m’impedisce di farmi vedere, è la mia giustizia che si frappone tra Me e lei, perciò la tua pena di non vedermi supera qualunque pena. Povera figlia, coraggio, ti è toccata la mia stessa sorte, come sono terribili le pene della giustizia, e posso farne parte a chi vive nella mia Volontà, perché ci vuole una forza divina per sostenerle, ma non temere, ritornerò subito secondo il solito. Lasci che i raggi della giustizia tocchino le creature; anche la mia giustizia deve fare il suo corso, né tutta potrai tu sostenerla, e poi sarò da te come prima. Ma con ciò non ti lascio, lo so anch’Io, che non puoi stare senza di Me, perciò starò nel fondo del tuo cuore e peroreremo insieme”.
(3) Onde, poi ho seguito le ore della Passione, e seguivo il mio dolce Gesù nell’atto quando fu vestito e trattato da pazzo. La mia mente si perdeva in questo mistero, e Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia mia, il passo più umiliante della mia Passione fu proprio questo, l’essere vestito e trattato da pazzo, divenni il trastullo dei giudei, lo straccio loro; umiliazione più grande non poteva sostenere la mia infinita sapienza. Eppure, era necessario che Io, Figlio d’un Dio, soffrissi questa pena. L’uomo, peccando, diventa pazzo, pazzia più grande non può darsi, e da re qual è, diventa schiavo e trastullo di vilissime passioni che lo tiranneggiano, e più che pazzo lo incatenano a loro bell’agio, gettandolo nel fango e coprendolo delle cose più sporche, oh! che gran pazzia è il peccato, in questo stato l’uomo mai poteva essere ammesso innanzi alla Maestà Suprema, perciò volli Io sostenere questa pena così umiliante, per impetrare all’uomo che uscisse da questo stato di pazzia, offrendomi Io al mio Celeste Padre a sostenere le pene che meritava la loro pazzia. Ogni pena che soffrii nella mia Passione non era altro che l’eco delle pene che meritavano le creature, quel eco rimbombava su di Me e mi sottoponeva a pene, a schermi, a derisioni, a beffe, ed a tutti i tormenti”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, e mi faceva vedere masse di popoli piangenti, senza tetto, in preda alla più grande desolazione; paesi crollati, strade deserte ed inabitabili; non si vedeva altro che mucchi di pietre e macerie, solo un punto restava intatto dal flagello. Dio mio, che pena! vedere queste cose e vivere. Io guardavo il mio dolce Gesù, ma Lui non si benignava di guardarmi, anzi piangeva amaramente, e con voce rotta dal pianto ha detto:
(2) “Figlia mia, l’uomo per la terra ha dimenticato il Cielo, è giusto che gli venga tolto ciò che è terra e vada ramingo senza poter trovare dove rifugiarsi, affinché si ricordi che esiste il Cielo. L’uomo per il corpo ha dimenticato l’anima, sicché tutto al corpo: I piaceri, le comodità, le sontuosità, il lusso ed altro; l’anima digiuna, priva di tutto, ed in molti morta come se non l’avessero. Ora è giusto che venga privato il corpo, affinché si ricordino che hanno un’anima; ma, oh! quanto è duro l’uomo, la sua durezza mi costringe a colpirlo di più, chi sa sotto dei colpi potesse rammollirsi”.
(3) Io mi sentivo straziare il cuore, e Lui:
(4) “Tu soffri molto nel vedere come se il mondo volesse rotolare, e l’acqua ed il fuoco uscire dai loro confini ed avventarsi contro dell’uomo, perciò ritiriamoci nel tuo letto e preghiamo insieme per la sorte dell’uomo. Nel mio Volere sentirò il tuo cuore palpitante su tutta la faccia della terra che mi darà un palpito per tutti, che mi dice amore; e mentre colpirò le creature, il tuo palpito si frapporrà per fare che i colpi siano meno duri, e portino nel toccarli il balsamo del mio e del tuo amore”.
(5) Onde io sono rimasta afflittissima, molto più che nel ritirarci il mio dolce Gesù si nascondeva nel mio interno, tanto dentro, che quasi non si faceva più sentire. Che pena! che strazio! Il pensiero dei flagelli mi terrorizzava, la sua privazione mi dava pene mortali. Ora, in questo stato cercavo di fondermi nel Santo Voler di Dio, e dicevo: “Amor mio, nel tuo Volere ciò che è tuo è mio, tutte le cose create sono mie: Il sole è mio, ed io te lo do in ricambio, affinché tutta la luce ed il calore del sole in ogni stilla di luce, di calore, ti dica che io ti amo, ti adoro, ti benedico, ti prego per tutti. Le stelle sono mie, ed in ogni tremolio di stelle suggello il mio ti amo immenso ed infinito per tutti. Le piante, i fiori, l’acqua, il fuoco, l’aria, sono miei, ed io te li do in ricambio, perché tutti ti dicano, ed a nome di tutti: Ti amo con quell’amore eterno con cui ci creasti”. Ma se volessi dire tutto andrei troppo per le lunghe. Onde Gesù, muovendosi nel mio interno mi ha detto:
(6) “Figlia mia, quanto sono belle le preghiere e gli atti fatti nel mio Volere, come la creatura si trasforma nello stesso Dio Creatore e ridà il ricambio di ciò che Lui le ha dato. Tutto creai per l’uomo e tutto a lui donai! Nella mia Volontà la creatura s’innalza nel suo Dio Creatore e lo trova nell’atto in cui creò tutte le cose per fargliene dono, e lei, tremante alla molteplicità di tanti doni, e non avendo in sé la forza creatrice per poter creare tante cose per quante ne ha ricevuto, offre le sue stesse cose per ricambiarlo in amore. Sole, stelle, fiori, acqua, fuoco, aria, ti ho dato per darti amore, e tu riconoscente li hai accettato, e mettendo a traffico il mio amore me ne hai dato il ricambio, sicché sole ti diedi e sole mi hai dato, stelle, fiori, acqua, eccetera, ti diedi, e tu me le hai ridonato. Le note del mio amore hanno risuonato di nuovo su tutte le cose create e ad unanime voce mi hanno dato l’amore che feci correre su tutta la Creazione.
(7) Nella mia Volontà l’anima si mette al livello del suo Creatore, e nel suo stesso Volere riceve e dona. Oh! che gara tra creatura e Creatore! Se tutti potessero vedere, ne resterebbero stupiti nel vedere che nella mia Volontà l’anima diventa un piccolo dio, ma tutto in virtù della potenza della mia Volontà”.