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Messaggio del 5 agosto 2000:Cari figli, io sono vostra Madre e vi amo!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1924

16-39 Gennaio 4, 1924 Con le parole di Gesù nell’orto: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”, contrattò col suo Celeste Padre che la Volontà Divina prendesse il suo primo posto d’onore nella creatura.

(1) Stavo pensando alle parole di Gesù nell’orto quando disse: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice, ma però non mea voluntas, sed Tua Fiat”. Ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, credi tu che fu il calice della mia Passione per cui dicevo al Padre: “Padre, se è possibile passi da Me questo calice? ” No, non affatto, era il calice della volontà umana che conteneva tale amarezza e pienezza di vizi, che la mia volontà umana unita alla Divina provò tale ribrezzo, terrore e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

16-40 Gennaio 14, 1924 Nella flagellazione, Gesù volle essere spogliato per dare di nuovo alla creatura le veste regale della Divina Volontà.

(1) Stavo accompagnando il mistero della flagellazione, compatendo il mio dolce Gesù quando si vide così confuso in mezzo a nemici, spogliato delle sue vesti, sotto una tempesta di colpi, ed il mio amabile Gesù, uscendo dal mio interno nello stato in cui si trovava quando fu flagellato mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vuoi tu sapere la causa perché fui spogliato quando fui flagellato? In ogni mistero della mia Passione, prima mi occupavo di rinsaldare la rottura tra la volontà umana e la Divina, e poi alle offese che produsse questa rottura. Onde, l’uomo quando ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

16-41 Gennaio 20, 1924 Il mare della Divina Volontà, è mare di luce e di fuoco, senza porto e senza lido.

(1) Mi trovavo nel duro stato delle mie solite privazioni dell’amato mio bene, ed io mi sentivo immersa nelle amarezze, priva di Colui che è il solo che fa sorgere il sole, il calore, il sorriso, la felicità nella povera anima mia; senza di Lui è sempre notte, resto intirizzita dal freddo della sua privazione, sono infelice. Quindi mi sentivo oppressa, ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio, non ti lasciar in preda dell’oppressione, se sapessi quanto Io ne soffro nel vederti soffrire, tanto che per non vederti tanto soffrire ti addormento, ma Io me ne sto a te vicino, non ti lascio; e mentre tu dormi Io faccio per te ciò che dovremmo fare insieme se tu vegliassi, perché non è che sei tu che vuoi dormire, sono Io che lo voglio e perciò ti supplisco. Vedi quanto ti amo, se sapessi quanto soffro quando ti veggo svegliare, spasimare perché non hai avvertito che ti stavo vicino, perché ti avevo Io stesso assonnata nello spasimo della mia privazione. E’ vero che soffri, Io soffro, ma è il nodo del mio Volere che anche in questo scorre in te, che stringendoti di più rende più stabile la nostra unione. Perciò coraggio, e poi ricordati che sei la mia piccola barchetta nella mia Volontà, e la Volontà Divina non è mare di acqua che ha i suoi porti ed i suoi lidi, dove fanno le fermate le barche, le navi, i passeggeri, dove si riposano, si danno al bel tempo, e molti passeggeri non ritornano neppure a valicare più il mare. Il mare della mia Volontà è mare di luce e di fuoco, senza porto e senza lido, quindi per la mia piccola barchetta non ci sono fermate, deve sempre valicare, ma con tale velocità, da racchiudere in ogni tuo palpito e atto tutta la interminabile eternità, in modo da congiungerli insieme a quel palpito e atto eterno, il quale è palpito e atto di ciascuno; e tu valicando su tutto, farai in ogni tuo palpito il giro dell’eternità, prenderai tutto e ci porterai tutto ciò che dalla Divinità esce, per dare e per ricevere, ma mentre dà non riceve, e la mia piccola barchetta tiene il compito di valicare nel mare immenso della mia Volontà, per ricambiarci di tutto ciò che esce da Noi, perciò, se ti opprimi perderai l’attenzione del giro, ed il mare del mio Volere, non sentendosi agitato dai veloci giri della mia piccola barchetta, ti brucerà di più e spasimerai di più per la mia privazione; invece se giri sempre, sarai come quel dolce venticello, che mentre porterai refrigerio al nostro fuoco, ti servirà per raddolcire lo spasimo che soffri per la mia privazione”.

16-42 Gennaio 23, 1924 Come Gesù intrecciò col suo Fiat Redimente il Fiat Creante, così vuole che il terzo Fiat resti intrecciato col Fiat Creante e Redimente. L’Umanità di Gesù è più piccola che la sua Volontà Eterna.

(1) Stavo tutta abbandonandomi nel Santo Voler di Dio e pensavo tra me: “Il Fiat formò tutto l’universo, e nel Fiat fece pompa la Divinità del suo amore verso dell’uomo, additandolo in ogni cosa creata, in modo che in ogni cosa creata si vede quel Fiat impresso, che con tanta maestria, potenza ed armonia sprigionò dal seno divino verso la creatura. Il Fiat formò la Redenzione, tanto, che in ogni cosa che fece il Verbo Eterno c’è il Fiat, che facendole corona le dà vita. Sicché il Fiat Creante ed il Fiat Redimente sono intrecciate insieme, e l’uno fa ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

16-43 Febbraio 2, 1924 L’abbandono in Dio forma le ali per volare nell’ambito dell’Eternità. Cosa è l’Eternità.

(1) Mi sentivo molto oppressa per la privazione del mio dolce Gesù, e per altre ragioni che non è necessario scriverle su carta; ed il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno e stringendomi a Sé per darmi la forza, ché mi sentivo soccombere, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Volontà è vita e moto di tutto, ma sai tu chi segue il suo moto e prende il volo nel mio Eterno Volere, in modo che gira come Esso gira nell’ambito dell’eternità, e si trova dove Esso si trova e fa ciò che Esso ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

16-44 Febbraio 5, 1924 Privazioni. Pene di Gesù, mestizia dell’anima. Effetti dell’allegria. L’anima non può uscire della Divina Volontà, perché la sua volontà sta incatenata con l’immutabilità della Divina.

(1) Mi sentivo amareggiata per la privazione del mio sommo ed unico bene, anzi mi sentivo tutta finita e che non più doveva venire Colui che era tutta la mia vita, tutto il passato un giuoco di fantasia; oh! se fosse in mio potere avrei bruciato tutti gli scritti affinché nessun vestigio potesse rimanere sul conto mio. Anche la natura sentiva i dolorosi effetti, ma è inutile il dire su carta ciò che ha passato, perché anche la carta, crudele non ha una parola di conforto per me, e non mi dà Colui che tanto sospiro, anzi col dirlo ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

16-45 Febbraio 8, 1924 Come devono stare e che devono fare i piccoli nella Divina Volontà.

(1) Stavo fondendomi tutta nel Santo Voler Divino, e siccome nel fare ciò, come la più piccola di tutti, mi metto avanti a tutte le generazioni, anche prima che Adamo ed Eva fossero creati, affinché prima che loro peccassero io preparassi prima di loro l’atto di riparazione alla Divina Maestà, perché nel Voler Divino non c’è né passato né futuro, ma tutto presente, ed anche ché essendo piccola potessi avvicinarla per perorar e fare i miei piccoli atti nel suo Volere, per poter coprire tutti gli atti delle creature con la sua Volontà Divina, e così poter vincolare la volontà umana spezzata con la Divina e farne una sola. Ora, mentre stavo per far ciò, era tanto il mio annientamento, la mia miseria e piccolezza estrema, che ho detto tra me: “Invece di mettermi avanti a tutti nella Santissima Volontà, debbo piuttosto mettermi dietro a tutti, anche dietro all’ultimo uomo che verrà, essendo la più abietta e la più misera di tutti, mi conviene l’ultimo posto”. Ora, mentre ciò facevo, il mio diletto Gesù è uscito da dentro il mio interno, e prendendomi per mano mi ha detto:

(2) “Mia piccola figlia, nella mia Volontà i piccoli devono stare avanti a tutti, anzi nel mio seno; chi deve perorare, riparare, unificare la nostra Volontà, non solo con la sua, ma con quella degli altri, deve starci vicino e tanto insieme con Noi, da ricevere tutti i riflessi della Divinità per copiarli in sé stesso; deve avere un pensiero che sia di tutti, una parola, un’opera, un passo, un’amore che sia di tutti e per tutti, ed essendo che la nostra Volontà involge tutti, quel tuo pensiero che sia di tutti nel nostro Volere, quella parola, quell’atto, quell’amore brillino in ogni pensiero, parola e atto di tutte le generazioni, e nella potenza della nostra Volontà si facciano antidoto, difensori, amatori, operatori, ecc. Se tu sapessi con quale amore ti aspetta il nostro Celeste Padre, il gaudio, il contento che sente nel vederti così piccina, portare nel suo grembo la Creazione tutta per dargli il ricambio di tutti; si sente ritornare la gloria, le gioie, i trastulli dello scopo della Creazione, perciò è necessario che tu venga avanti a tutti, e dopo che sarai venuta avanti, darai una voltata nella nostra Volontà e andrai dietro a tutti, te li metterai come in grembo e ce li porterai tutti nel nostro seno, e Noi vedendoli coperti dai tuoi atti fatti nel nostro Volere, li accoglieremo con più amore e ci sentiremo più disposti a vincolare la nostra Volontà con quella delle creature, per fare che ritorni nel suo pieno dominio. Perciò, coraggio, i piccoli si sperdono nella folla, perciò è necessario che venga avanti, per compire la missione del tuo ufficio nella nostra Volontà. I piccoli nella nostra Volontà non hanno pensieri propri, cose proprie, ma tutto in comune col Padre Celeste, perciò come tutti godono del sole, restando tutti inondati dalla sua luce, perch’è creato da Dio per bene di tutti, così tutti fruiscono degli atti fatti dalla piccola figlia nella nostra Volontà, che più che sole dardeggiano su tutti per fare che il Sole del Volere Eterno sorga di nuovo con quello scopo per cui furono create tutte le generazioni. Quindi, non ti sperdere nella folla delle tue miserie e della tua abiezione, dei pensieri propri, ma pensa solo al tuo ufficio di piccola della nostra Volontà e sii attenta a compire la tua missione”.

16-46 Febbraio 10, 1924 La dottrina sulla Divina Volontà è la più pura, la più bella, per la quale sarà rinnovata la Chiesa e trasformata la faccia della terra. L’abbandono nella Divina Volontà.

(1) Stavo pensando tra me a tutto ciò che sta scritto in questi giorni passati, e dicevo tra me che non erano cose né necessarie né serie, potevo fare a meno di metterle su carta, ma l’ubbidienza l’ha voluto, ed io ero in dovere di dire il Fiat anche in questo. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, eppure era tutto necessario per far conoscere come si vive nel mio Volere, non dicendo tutto, tu faresti mancare una qualità del modo come vivere in Esso, e quindi non potranno avere il pieno effetto del vivere nella mia Volontà, come per esempio sull’abbandono del vivere nel mio Volere, se l’anima non vivesse del tutto abbandonata nella mia Volontà, sarebbe come una persona che vivesse in un sontuoso palazzo, e ora esce ad una finestra, ora ad un balcone, ora scende al portone, sicché la poveretta poco o di passaggio vi passa da qualche stanza, sicché non se ne intende né del regime, né del lavoro che ci vuole, né dei beni che ci sono, né ciò che può prendere e né ciò che può dare; chi sa quanti beni ci sono e lei non se ne intende, perciò non ama come dovrebbe amare, né fa quella stima che merita quel palazzo. Ora, l’anima che vive nella mia Volontà e non è del tutto abbandonata in Essa, le riflessioni proprie, le cure di sé stessa, i timori, le turbazioni, non sono altro che finestre, balconi, portoni che si forma nella mia Volontà, che uscendo spesso spesso è costretta a vedere e sentire le miserie della vita umana, e siccome le miserie sono proprietà sua, e le ricchezze della mia Volontà sono mie, si attacca più alle miserie che alle ricchezze, onde non prenderà amore e né gusterà che significa vivere nel mio Volere; e avendosi formato il portone, un giorno o l’altro se ne andrà per vivere nel misero tugurio della sua volontà. Vedi dunque come è necessario il pieno abbandono in Me per vivere nella mia Volontà; Essa non ha bisogno delle miserie della volontà umana, la vuole a vivere insieme, bella come la usci dal suo seno, senza il misero corredo che si ha formato nell’esilio della vita; altrimenti ci sarebbe disparità che porterebbe dolore alla mia, ed infelicità alla volontà umana. Vedi come è necessario far capire che ci vuole il pieno abbandono per vivere nella mia Volontà, e tu dici che non era necessario scrivere su ciò; ti compatisco, perché tu non vedi ciò che veggo Io, perciò lo prendi alla leggiera. Invece, nella mia onniveggenza veggo che questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo sole che sorgerà in mezzo di essa, che attratti dalla sua luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa luce e uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui rinnovandosi la Chiesa, trasformeranno la faccia della terra.

(3) La dottrina sulla mia Volontà è la più pura, la più bella, non soggetta ad ombra di materia o d’interesse, tanto nell’ordine soprannaturale come nell’ordine naturale, perciò sarà a guisa di sole, la più penetrante, la più feconda e la più benvenuta e accolta. E siccome è luce, da per sé stessa si farà capire e si farà via; non sarà soggetta a dubbi, a sospetti di errore, e se qualche parola non si capirà, sarà la troppa luce che eclissando l’intelletto umano, non potranno comprendere tutta la pienezza della verità, ma non troveranno una parola che non sia verità, al più non potranno del tutto comprenderla. Perciò, in vista del bene che veggo, ti spingo a nulla tralasciare di scrivere, un detto, un effetto, una similitudine sulla mia Volontà può essere come una rugiada benefica sulle anime, come è benefica la rugiada sulle piante dopo una giornata di sole ardente, come una pioggia dirotta dopo lunghi mesi di siccità. Tu non puoi capire tutto il bene, la luce, la forza che c’è dentro d’una parola, ma il tuo Gesù lo sa, e sa a chi deve servire ed il bene che deve fare”.

(4) Ora, mentre ciò diceva mi ha fatto vedere nel mezzo della Chiesa un tavolo, e tutti gli scritti sulla Divina Volontà messi sopra; molte persone venerande circondavano quel tavolo e ne uscivano trasformate in luce e divinizzate, e come camminavano comunicavano quella luce a chi incontravano.

(5) E Gesù soggiunse: “Tu lo vedrai dal Cielo il gran bene, quando la Chiesa riceverà questo alimento Celeste, che fortificandola risorgerà nel suo pieno trionfo”.

16-47 Febbraio 16, 1924 Ogni palpito del cuore di Gesù le portava un nuovo dolore, nuove gioie e contenti.

(1) Stavo pensando ai dolori del cuore santissimo di Gesù, oh! come le mie pene scomparivano paragonate alle sue, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, i dolori del mio cuore sono indescrivibili ed inconcepibili ad umana creatura. Tu devi sapere che ogni palpito del mio cuore era un dolore distinto, ogni palpito mi portava un nuovo dolore, distinto uno dall’altro. La vita umana è un continuo palpitare, se cessa il palpito cessa la vita. Immaginati tu ora quali torrenti di dolore mi portava ogni palpito del mio cuore, fino all’ultimo del mio morire, dacché fui concepito fino all’ultimo mio palpito non mi risparmiò di portarmi nuove pene e acerbi dolori; ma devi sapere pure che la mia Divinità, che era inseparabile con Me, vigilando il mio cuore, mentre in ogni palpito faceva entrare un nuovo dolore, così in ogni palpito faceva entrare nuove gioie, nuovi contenti, nuove armonie e arcani celesti. Se fui ricco nel dolore, e mari immensi di pene racchiudeva il mio cuore, fui anche ricco di felicità, di gioie infinite e di dolcezza inarrivabile. Al primo palpito di dolore Io sarei morto se la Divinità, amando questo cuore con amore infinito, non avesse fatto ripercuotere nel mio cuore un palpito in due: dolore e gioia, amarezza e dolcezza, pene e contenti, morte e vita, umiliazione e gloria, abbandoni umani e conforti divini. Oh! se tu potessi vedere nel mio, vedresti tutto accentrato in Me, tutti i dolori possibili ed immaginabili, dai quali sorgono a novella vita le creature, e tutti i contenti e ricchezze divine, che come tanti mari scorrono nel mio cuore ed Io li diffondo a bene di tutta l’umana famiglia. Ma chi prende di più questi tesori immensi del mio cuore? Chi più soffre. Per ogni pena, ogni dolore, c’è una gioia speciale nel mio cuore che fa seguire quella pena o dolore sofferto dalla creatura, il dolore la rende più dignitosa, più amabile, più cara, più simpatica. E siccome il mio cuore si attirò tutte le simpatie divine in virtù dei dolori sofferti, Io, vedendo nella creatura il dolore, speciale caratteristica del mio cuore, vigilando questo dolore, con tutto amore verso su di lei le gioie ed i contenti che contiene il mio cuore; ma con sommo mio dolore, mentre il mio cuore vorrebbe far seguire le mie gioie al dolore che invio alle creature, non trovando in loro l’amore alle pene e la vera rassegnazione come l’ebbe il mio cuore, le mie gioie seguono il dolore, ma vedendo che il dolore non è stato ricevuto con amore ed onore e con somma sottomissione, le mie gioie non hanno trovato la via per entrare in quel cuore addolorato, se ne sono tornate dolenti al mio cuore. Perciò, quando trovo un’anima rassegnata, amante del patire, me la sento come rigenerata nel mio cuore, ed oh! come si alternano i dolori e le gioie, le amarezze e le dolcezze; non risparmio nulla di tutti i beni che posso versare in lei”.

16-48 Febbraio 18, 1924 Tutte le cose create hanno un sol suono: Ti amo, ed un’amore distinto.

(1) Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Divino Volere, per trovare tutte le cose create e potervi dare il mio ricambio d’amore per me e per tutti. Ora, mentre ciò facevo pensavo tra me: “Il mio Gesù dice che tutto ha creato per amor mio e per amore di ciascuno, e come ciò può essere se io tante cose create neppure le conosco? Come tanti pesci che guizzano nel mare, tanti uccelli che volano per l’aria, tante piante, tanti fiori, tanta varietà di bellezza che contiene tutto l’universo, chi li conosce? Appena in piccolo numero; quindi, se io neppure lo so, specie io, poi, che sto anni ed anni confinata in un letto, come può dire che tutte le cose create hanno l’impronta, il suggello del suo ti amo per me? ” Ora, mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno in atto di tendere le orecchie per ascoltarmi, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, eppure è vero che tutte le cose create hanno ciascuna un amore distinto verso di te. E’ pur vero che tu non tutte le conosci, ma ciò dice nulla, anzi ti rivela maggiormente l’amor mio e ti dice a chiare note che il mio ti amo per te ti sta vicino e lontano, nascosto e svelato; non faccio come le creature, che quando stanno vicino sono tutto amore, non appena si allontanano si raffreddano e non sanno più amare. Il mio amore è stabile e fisso, e tanto vicino quanto lontano, nascosto e segreto, ha uno stesso suono non mai interrotto: Ti amo. Vedi, tu conosci la luce del sole, è vero; certo tu ne ricevi la sua luce ed il suo calore per quanto ne vuoi, ma altra luce ti sopravanza, tanto da circuire tutta la terra. Se tu volessi più luce, il sole te la darebbe, ed anche tutta. Ora, tutta la luce del sole ti dice il mio ti amo, la vicina e la lontana, anzi, come percorre la terra così porta la sonatine del mio ti amo per te, eppure tu non conosci né le vie che percorre la luce, né le terre che illumina, né le persone che godono il benefico influsso del raggio solare, ma mentre non conosci tutto ciò che fa la luce, tu stai in quella stessa luce, e se non la prendi tutta è perché ti manca la larghezza di poterla assorbire in te; con ciò non puoi dire che tutta la luce del sole non ti dice ti amo, anzi fa più sfoggio d’amore, perché come va invadendo la terra va raccontando a tutti il mio ti amo; come pure tutte le gocce d’acqua, tutte non le puoi bere e rinchiuderle in te; con ciò non puoi dire che non dicono ti amo. Sicché tutte le cose create, conosciute o non conosciute, tutte hanno l’impronta del mio ti amo, perché tutte servono all’armonia dell’universo, al decoro della Creazione, alla maestria della nostra mano creatrice. Io ho fatto come un padre ricco e tenero, amante del suo figlio; dovendo questo uscire dalla casa paterna per prendere stato, il padre prepara un sontuoso palazzo con innumerevoli stanze, dove ognuna contengono un certo che, che può servire a suo figlio. Ora queste stanze, siccome sono molte il figlio non sempre le vede, anzi alcune non le conosce, perché non gli successe nessuna necessità che potevano servirgli, con tutto ciò si può forse negare che in ogni stanza non ci sia stato un amore paterno speciale verso del figlio, avendo la bontà paterna preveduto anche a ciò che al figlio poteva e non poteva essere necessario? Così ho fatto Io, questo figlio è uscito da dentro il mio seno, e nulla volli che gli mancasse, anzi ho creato tante svariate cose, e chi gode d’una cosa e chi di un’altra, ma tutto ha un solo suono: Ti amo”.