MaM
Messaggio del 2 maggio 2016:Cari figli il mio Cuore materno desidera la vostra sincera conversione e che abbiate una fede salda, affinché possiate diffondere amore e pace a tutti coloro che vi circondano. Ma, figli miei, non dimenticate: ognuno di voi dinanzi al Padre Celeste è un mondo unico! Perciò permettete che l’azione incessante dello Spirito Santo abbia effetto su di voi. Siate miei figli spiritualmente puri. Nella spiritualità è la bellezza: tutto ciò che è spirituale è vivo e molto bello. Non dimenticate che nell’Eucaristia, che è il cuore della fede, mio Figlio è sempre con voi. Egli viene a voi e con voi spezza il pane perché, figli miei, per voi è morto, è risorto e viene nuovamente. Queste mie parole vi sono note perché esse sono la verità, e la verità non cambia: solo che molti miei figli l’hanno dimenticata. Figli miei, le mie parole non sono né vecchie né nuove, sono eterne. Perciò invito voi, miei figli, a osservare bene i segni dei tempi, a “raccogliere le croci frantumate” e ad essere apostoli della Rivelazione. Vi ringrazio.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

7-7 Marzo 5, 1906 Gesù la prega che lo sollievi. Vede un’uomo suicidarsi.

(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa insieme col bambino Gesù tutto afflitto. Io nel vederlo così afflitto ho detto: “Carino mio, dimmi che cosa vuoi? Ché soffri per sollevarti?” E Lui si metteva con la faccia per terra e pregava quasi che volesse che interpretasse la sua Volontà, ma io non capivo niente; l’ho sollevato da terra, l’ho baciato più volte e ho detto: “Diletto mio, non capisco che cosa volete; vuoi che soffra la crocifissione?”

(2) E Lui: “No”.

(3) Ed ha preso il braccio in mano, e mi spuntava i polsi della camicia, ed io nel vedere ciò ho detto: “Vuoi che sia spogliato? Vi sento molta ripugnanza, ma per amor vostro mi sottometto”.

(4) In questo mentre, vedevo un’uomo che preso da disperazione e dalla stima propria di sé stesso, si suicidava, e questo nel nostro paese. Il bambino me ha detto:

(5) “Non posso contenerla tanta amarezza, riceve ne tu la parte”.

(6) Ed ha versato nella mia bocca un poco della sua amarezza. Io sono corsa da quell’uomo per aiutarlo a pentirsi del male che aveva fatto, i demoni prendevano quell’anima e la mettevano sul fuoco e la volgevano e rivolgevano come se l’arrostissero. Io per ben due volte l’ho liberato, e mi sono trovata in me stessa pregando il Signore che usasse misericordia a quell’anima sventurata. Il benedetto Gesù è ritornato con la corona di spine e tanto addentrata nella testa, che le spine parevano fin dentro alla bocca, e mi ha detto:

(7) “Ah, figlia mia, eppure molti non lo credono, che le spine penetrarono fin dentro alla bocca. E’ tanto brutto il peccato della superbia, che è veleno all’anima, che l’uccide; siccome chi tiene una cosa attraverso alla bocca, impedisce che passe alcun cibo nel corpo per darle vita; così la superbia impedisce la vita di Dio nell’anima; perciò volli tanto soffrire per la superbia umana; e con tutto ciò, la creatura giunge a tanta superbia, che ubriaco di superbia perde la conoscenza di sé stesso e giunge ad uccidersi il corpo e l’anima”.

(8) Lo dico per obbedire, che avendo detto al padre ciò che ho scritto di sopra, mi assicurava che quella mattina un uomo si era suicidato.

7-8 Marzo 9, 1906 Vede anime purganti andare in aiuto dei popoli.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena vedevo il benedetto Gesù e tant’anime purganti che Gesù Cristo mandava in aiuto dei popoli, nei quali pareva che dovevano succedere tante disgrazie di malattie contagiose, ed in qualche punto di terremoti; poi chi si uccideva, chi si gettava nei pozzi, nei mari, e chi uccideva altri, pare l’uomo stanco di sé stesso, perché senza Dio non sente la forza di continuare la vita. Oh! Dio, quanti castighi, e quante migliaia di persone saranno vittime di questi flagelli.

7-9 Marzo 13, 1906 Se l’anima non può stare senza di Gesù, è segno che essa è necessaria al suo amore.

(1) Questa mattina, il benedetto Gesù non ci veniva, ed io dicevo tra me stessa: “Signore, non vedi che mi sento mancare la vita? Sento tanta necessità di Te, che se Tu non vieni, mi sento distruggere il mio essere, non mi negare ciò che mi è assolutamente necessario; non vi chiedo baci, carezze, favori, ma solo la necessità”. Mentre ciò dicevo, me sono trovata tutta assorbita in Lui, tutto il mio essere sperduto in modo che non potevo fare altro e vedere altro, che quello che faceva, vedeva Lui stesso. Mi sentivo beata, felice, tutte le mie potenze assonnate, ossia come uno che va nel profondo del mare che tutto è acqua, e se fa per guardare, guarda l’acqua; se parla, l’acqua l’impedisce la parola e vi entra fin nelle viscere; se sente, è il mormorio delle acque che le entra per le orecchie, con questa differenza, che nel mare c’è pericolo della vita, non si sente né felice né beata, ed in Dio si riacquista la vita divina, felicità e beatitudine. Onde il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se tu non puoi stare senza di Me, tanto ti sono necessario, è segno che tu sei necessaria al mio amore, perché a secondo che uno si rende necessario ad uno, é segno che quello è necessario all’altro; perciò, sebbene qualche volta pare che non debbo venire e tu ci stenti, e veggo la necessità che hai di Me, a seconda che cresce in te la necessità, cresce anche in Me, e dico tra Me: Ma me lo vado a prendere questo sollievo al mio amore. E’ perciò che dopo aver tu stentato, Io ci vengo”.

7-10 Aprile 17, 1906 Dio armerà gli elementi contro dell’uomo.

(1) Questa mattina, me l’ho passato male, mi trovavo fuori di me stessa, e non vedevo altro che fuoco, pareva che si apriva la terra e minacciava ingoiare in sé città, monti ed uomini, pareva che il Signore vorrebbe distruggere la terra, ma in modo speciale pareva a diversi tre punti, uno distante dall’altro, e qualcuno di questi anche in Italia; pareva tre bocche vulcaniche, che chi mandava fuoco ed allagava le città, e dove si apriva la terra e succedevano orribili scosse di terremoti; io non capivo tanto bene se stavano succedendo o pure dovranno succedere; quante rovine. Eppure, la causa di ciò è il solo peccato, e l’uomo non vuole arrendersi, pare che l’uomo si è messo contro Dio, e Dio armerà gli elementi contro dell’uomo, l’acqua, il fuoco, il vento e tante altre cose, e faranno morire molti e moltissimi, che spavento, che raccapriccio! Mi sentivo morire a vedere tutte queste scene dolorose, avrei voluto soffrire qualunque cosa per placare il Signore. Quando appena il Signore si è fatto vedere, ma chi può dire come? Ho detto qualche cosa per placarlo, ma non mi dava retta, poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non trovo più dove riposare nella mia creazione. Fammi riposare in te e tu riposati in Me e taci”.

7-11 Aprile 25, 1906 Soffre insieme con Gesù. Lui le dà tutti i suoi patimenti e tutto Sé stesso in dono.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi pareva di vederlo tutto afflitto dentro di me, nell’atto di soffrire la crocifissione, e pareva che io soffrissi un poco insieme, e poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutto è tuo: I miei patimenti, e tutto Me stesso, te ne faccio di tutto un dono”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, quanto me ne fanno le creature, che sete di peccati che hanno, che sete di sangue; non vorrei fare altro che sviscerare la terra ed incendiarli tutti”.

(4) Ed io: “Signore, che dite? Mi avete detto che siete tutto mio, ed uno che si dà ad un’altro non è più padrone di sé stesso; io non voglio che facciate ciò, e voi non dovete farlo. Se volete soddisfazione da me, fatemi soffrire quello che volete, che sono pronta a tutto”.

(5) Onde me lo sentivo dentro di me, come se lo tenessi legato, e Lui che mi ripeteva spesse volte:

(6) “Lasciami fare, che più non posso! lasciami fare, che più non posso!”

(7) Ed io che ripetevo: “Non voglio Signore, non voglio”. Ma mentre ciò dicevo, mi sentivo spezzare il cuore per tenerezza nel mirare la sua bontà tanto condiscendente verso di un’anima peccatrice qual io mi sono. Comprendevo tante cose della bontà divina, ma non so dirle bene.

7-12 Aprile 26, 1906 Gesù non le vuol far vedere i castighi per non affliggerla.

(1) Continuando il mio povero stato, mi sentivo persone d’intorno al mio letto che volevano che io vedessi i castighi che stavano succedendo nel mondo, cioè: Terremoti, guerre ed altre cose che io non capivo bene, per farmi interessare presso il Signore; mi pareva che fossero santi, ma non so dire certo. In questo mentre, è uscito il benedetto Gesù da dentro il mio interno, e ha detto loro:

(2) “Non me la molestate, non me la affliggete col volerle fare vedere scene dolorose, ma fatemela stare quieta, e lasciatela in pace con Me”.

(3) Quelli si ne sono andati, ed io sono restata impensierita, chi sa che sta succedendo e neppure vuole farmi vedere. Onde dopo mi sono trovata fuori di me stessa e vedevo un sacerdote che prendeva il discorso dei terremoti che erano successi nei dì passati e diceva: “Il Signore sta molto sdegnato, credo che non sono finiti ancora”.

(4) Ed io: “Chi sa se saremo noi risparmiati?” E quello, infiammandosi, pareva che il cuore gli batteva tanto forte che lo sentivo io, e quei battiti ripercuotevano nel cuor mio, io non capivo chi fosse, mi sentivo comunicarmi un non so che, e quello ha soggiunto:

(5) “Come possono succedere cose gravi di rovine, di morire gente, dove c’è un cuore che ama per tutti? Al più si potrà sentire qualche scossa, senza danno notabile”.

(6) Io nel sentire un cuore che ama per tutti, mi sono sentita come piccata, ed io stessa non so dire come sono uscita a dirlo: “Che dite, un cuore che ama per tutti? Non solo che ama per tutti, ma che ripara per tutti, che soffre, che ringrazia, che loda, che adora, che rispetta la santa legge per tutti; perché io non lo credo vero amore verso la persona amata se non gli rende l’amore e tutta la soddisfazione che gli dovevano rendere gli altri, in modo che in quella persona deve trovare tutto il bene ed il contento che doveva trovare in tutti”.

(7) Quello nel sentirmi, più s’accendeva, s’avvicinava nel atto di volermi stringere; io temevo, sentivo rossore d’avere così parlato; il mio cuore percosso dai suoi battiti, mi batteva forte. Pareva che si trasformava come se fosse Nostro Signore, ma non so dirlo certo. Senza potermi opporre mi ha stretto a Sé dicendomi:

(8) “Ogni mattina verrò da voi, e faremo colazione insieme”.

(9) In questo mentre mi sono trovata in me stessa.

7-13 Aprile 29, 1906 L’anima vuota di tutto è come l’acqua che corre sempre.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù, e riempiendo tutto il mio interno di Sé stesso mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’anima vuota è come l’acqua che corre, corre sempre ed allora si ferma quando giunge al centro da dov’è uscita, e siccome l’acqua non tiene colore, riceve in sé tutti i colori che in essa si rappresentano. Così l’anima vuota corre, corre sempre verso il centro divino da dove usci, ed allora si ferma quando giunge a riempirsi tutta, tutta di Dio, perché essendo vuota niente le sfugge dell’Essere Divino, e siccome non tiene colore proprio, riceve in sé tutti i colori divini. Or, la sola anima vuota, perché vuota di tutto, comprende le cose secondo la verità, quindi: La preziosità del patire, il vero bene della virtù, la sola necessità dell’Eterno, perché per amare una cosa è assoluta necessità che si odi quella cosa contraria alla cosa che si ama; e la sola anima vuota è quella che giunge a tanta felicità”.

7-14 Maggio 4, 1906 Timori e lacrime dell’anima. Gesù le chiede sia più precisa nello scrivere.

(1) Stavo molto afflitta per non aver visto chiaramente il mio adorabile Gesù, con l’aggiunta che il pensiero mi diceva che Gesù, colui ch’è la mia vita, non mi voleva più bene. Oh! Dio, che pene mortali sentiva il mio povero cuore, non sapevo che fare per liberarmi da ciò. Ho versato lacrime amare ed ho detto per liberarmi: “Non mi vuole più bene, ed a dispetto che Lui non mi vuol più bene, lo vorrò più bene di prima”. Ho scritto ciò per obbedire.

(2) Onde dopo molto stentare è venuto e portava le mie lacrime sul suo volto; io non capivo bene il perché, ma mi pareva che siccome quel pensiero mi aveva eccitato e quasi irritato ad amarlo di più, Lui compiacendosi di ciò, quasi mi dicesse:

(3) “Come non ti voglio bene? T’amo tanto, che anche delle tue lacrime tengo conto, e le porto sul mio volto per mio compiacimento”.

(4) Onde dopo ha soggiunto: “Figlia mia, voglio che sia più precisa, più esatta, che manifesti tutto nello scrivere, ché molte cose le fai passare innanzi, sebbene che per te prendi senza scrivere, ma molte cose serviranno per gli altri”.

(5) Io nel sentire ciò sono restata confusa, perché veramente ciò lo faccio, ed è tanta la ripugnanza di scrivere, che solo i miracoli che sa fare l’ubbidienza potevano vincermi, ché di mia volontà non sarei buona a vergare neppure una virgola.

(6) Sia tutto a gloria di Dio ed a mia confusione.

7-15 Maggio 6, 1906 Dio è cibo e vita dell’anima.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù con un pane in mano, come se mi volesse ristorare, ché per le continue sue privazioni mi sento tanto male, che pare che appena un sol filo di vita mi mantenga viva, e che sotto questo filo resterei incenerita e consumata. Onde dopo che mi ha ristorato con quel pane mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il pane materiale è cibo e vita del corpo, e non c’è particella del corpo che non riceva vita da questo pane; così Dio è cibo e vita dell’anima, e non ci dev’essere particella che non dovrebbe prendere vita e cibo da Dio, cioè, animare tutto sé in Dio, come nutrire i suoi desideri in Dio, gli affetti, le inclinazioni, l’amore, farle prendere vita e cibo in Dio, in modo che nessun altro cibo dovrebbe gustare che Dio solo. Ma oh! quanti fanno cibare la loro anima d’ogni sorta di sporcizia?”

(3) Detto ciò è scomparso, e mi sono trovata dentro d’una chiesa, e pareva che varie persone dicevano: “Maledetto, maledetto”, come se volessero maledire il Signore benedetto, ed anche le stesse creature. Io non so come comprendevo tutto il peso di quelle maledizioni, come significassero distruzione di Dio e di loro stesse e ne piangevo amaramente per queste maledizioni. Poi vedevo all’altare un sacerdote che celebrava, come se fosse Nostro Signore, il quale venendo in mezzo a quelli che avevano detto quelle maledizioni, ha detto con voce solenne ed autorevole: “Maledicti, maledicti!”, almeno per una ventina e più volte, e mentre ciò diceva, pareva che cadevano morti molte migliaia di gente; chi per rivoluzione, chi per terremoti, chi nel fuoco e chi nell’acqua, e mi pareva che questi castighi fossero precursori delle vicine guerre. Io ne piangevo, e quello avvicinandosi a me mi ha detto:

(4) “Figlia mia, non temere, che non ti maledico, anzi ti dico benedicta, mille e mille volte. Piangi e prega per questi popoli”.

7-16 Maggio 7, 1906 Gesù non vuole uscire da dentro il interno di Luisa.

(1) Questa mattina, avendo fatta la comunione, vedevo il benedetto Gesù nel mio interno ed io gli dicevo: “Diletto mio, uscite da dentro, venite fuori, acciocché vi possa stringere, baciare e parlarvi”. E Lui facendomi cenno con la mano mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non voglio uscire, sto bene in te, perché se esco dalla tua umanità, l’umanità contiene tenerezza, compassione, debolezza, timore, sarebbe come se uscissi da dentro la mia Umanità vivente, perché occupando tu l’istesso mio uffizio di vittima, dovrei far sentire a te il peso delle pene altrui, e quindi risparmiarli. Uscirò, sì, ma non da dentro di te, ma fuori da Dio senza Umanità e la mia giustizia farà il suo corso come si conviene a castigare le creature”.

(3) E pareva che più si addentrasse dentro. Io gli ripetevo: “Signore, uscite, risparmiate i vostri figli, le vostre stesse membra, le vostre immagini”. E Lui facendo cenno con la mano ripeteva:

(4) “Non esco, non esco”.

(5) Questo lo ha ripetuto più e più volte, mi ha comunicato tante cose di quello che contiene l’umanità, ma non so dirle; le tengo in mente e non so esprimerle con parole. Non avrei voluto scrivere ciò, ma l’ubbidienza non ha voluto. Fiat, sempre Fiat.