(1) Avendo fatta la comunione, mi sentivo tutta unita e stretta al mio divinissimo Gesù, e mentre mi stringeva, io mi riposavo in Lui, e Lui si riposava in me; e poi mi ha detto:
(2) “Diletta mia, l’anima che vive nella mia Volontà riposa, perché la Volontà Divina fa tutto per essa, ed Io, mentre opera per essa, vi trovo il più bel riposo, sicché la Volontà di Dio è riposo dell’anima e riposo di Dio nell’anima. E l’anima, mentre riposa nella mia Volontà, vi sta sempre attaccata alla mia bocca, e vi succhia in sé stessa la vita divina, formandone suo cibo continuo. La Volontà di Dio è il paradiso dell’anima in terra, e l’anima che fa la Volontà di Dio viene a formare il paradiso a Dio sulla terra.
(3) La Volontà di Dio è la sola chiave che apre i tesori dei segreti divini, e vi acquista tale dimestichezza nella casa di Dio, da dominare come se fosse padrona”.
(4) Chi può dire quello che comprendevo di questa Volontà Divina? Oh Volontà di Dio, quanto sei ammirabile, amabile, desiderabile, bella; basta dire che trovandomi in te, mi sento sperdere tutte le mie miserie, tutti i miei mali, e vi acquisto un essere nuovo con la pienezza di tutti i beni divini.
(1) Continua quasi sempre lo stesso, solo mi sento un po’ di vigore di più; sia benedetto sempre Iddio, tutto è poco per il suo amore, anche la sua stessa privazione, anche lo star lontana dal Cielo, e solo per ubbidire.
(2) Ora l’ubbidienza vuole che scriva qualche cosa sopra la luce che ancora seguito a vedere di tanto in tanto. Delle volte mi pare di vedere Nostro Signore dentro di me, e dalla sua Umanità esce un’altra immagine tutta luce, e l’Umanità accende sempre più il fuoco e l’immagine della luce di Cristo, come se crivellasse questo fuoco, e da questo fuoco crivellato esce una luce tutta simile alla sua immagine di luce, e tutto se ne compiace e con ansia l’attende per unirla a Sé, e poi s’incorpora un’altra volta nella sua Umanità. Altre volte mi trovo fuori di me stessa, e mi veggo tutta fuoco, e la luce che sta per spiccarsi dal fuoco, e Nostro Signore, che col suo alito soffia nella luce, e la luce s’innalza e prende la via verso la bocca di Gesù Cristo, e Lui che col suo soffio la respinge e l’attira, l’ingrandisce e la rende più lucente, e la povera luce che si dibatte e fa tutti gli sforzi, ché vuole andare nella sua bocca. Pare a me che se a ciò giungessi spirerei, eppure sono costretta a dire nel mio interno: “L’ubbidienza non vuole”. Ad onta che col dire ciò mi costa la propria vita, Iddio, ed il Signore pare che si diletta col fare tanti scherzi con questa luce. Mi pare ancora che Nostro Signore viene e vuole tutto rivedere ciò che Lui stesso mi ha dato, se sta tutto ordinato e spolverato, quindi mi prende la mano e mi toglie gli anelli che mi diede quando mi sposò a Sé, uno l’ha trovato intatto, ed il resto li ha spolverato col suo alito e poi li rimetteva, poi come se mi vestisse tutta, e poi si mette vicino e dice:
(3) “Ora sì che sei bella, vieni a Me, non posso stare senza di te; o tu a Me, o Io a te, sei la mia diletta, la mia gioia, il mio contento”.
(4) Mentre così dice, la luce si dibatte e fa tutti gli sforzi che vuole andare in Gesù, e mentre prende il suo volo veggo che il confessore con le sue mani la para e la vuole rinchiudere dentro di me, e Gesù che se ne sta quieto e lo lascia fare. Oh! Dio, che pena. Ogniqualvolta che ciò succede, mi pare di dover morire e di prendere il porto, e l’ubbidienza mi fa trovare di nuovo in via. Se io volessi dire tutto di questa luce non la finirei mai; ma mi fa tanto male a scrivere di questo, che non posso andare innanzi, eppure che molte cose non so dirle, perciò faccio silenzio.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo è venuto Nostro Signore e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi tutta a Me si dona, merita che Io tutto a lei mi doni. Eccomi tutto a tua disposizione; quel che vuoi, prendi”.
(3) Io non gli ho chiesto nulla, solo gli ho detto: “Mio Bene, non voglio nulla, solo ed unicamente Voi solo; solo Voi mi bastate per tutto, perché tenendo Voi, tengo tutto”.
(4) E Lui: “Brava, hai saputo chiedere, e mentre volevi nulla, tutto hai voluto”.
(1) Avendo molto stentato nell’aspettare il mio benedetto Gesù, mi sentivo stanca e sfinita. Onde, venendo quasi alla sfuggita mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che alla creatura serve di sofferenze o di puntura, or da una parte punge la creatura, dall’altra parte tocca Iddio; e Dio sentendosi toccato, dà sempre ad ogni tocco che sente qualche cosa di divino alla creatura”.
(3) Ed è scomparso.
(1) Questa mattina vedevo il benedetto Gesù con una chiave in mano, e mi diceva:
(2) “Figlia mia, questa chiave è la chiave della mia Volontà; chi vive nella mia Volontà conviene che tenga la chiave per aprire e chiudere a suo piacere, e prendere ciò che le aggrada dei miei tesori; perché vivendo del mio Volere avrà cura dei miei tesori più che se fossero suoi propri, perché tutto ciò ch’è mio è suo, e non ne farà sciupo, anzi le darà ad altri o prenderà per sé ciò che può darmi più onore e gloria. Perciò, ecco, ti consegno la chiave ed abbi cura dei miei tesori”.
(3) Mentre ciò diceva, mi sentivo tutta immersa nella Divina Volontà, che non scorgevo altro che Volontà di Dio, e me la sono passata tutto il giorno in questo paradiso della sua Volontà. Che felicità, che contento, e durante la notte, trovandomi fuori di me stessa, continuavo a trovarmi in questo ambiente, ed il Signore ha soggiunto:
(4) “Vedi diletta mia, chi vive nel mio Volere non c’è grazia che esce fuori dalla mia Volontà a tutte le creature del Cielo e della terra, che essa non è prima ad averne parte. E questo è naturale, perché chi vive nella casa d’un padre, è quello che abbonda di tutto, e se gli altri che stanno fuori ricevono qualche cosa, è il sopravanzo di quello che vive dentro”.
(5) Ma chi può dire ciò che comprendevo di questa Divina Volontà? Sono cose che non si possono esprimere. Sia tutto a gloria di Dio.
(1) Essendo per poco venuto il benedetto Gesù, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutte le azioni umane, anche sante, fatte senza un’intenzione speciale per Me, escono dall’anima piene di tenebre, e fatte con retta e con speciale intenzione di piacermi, escono piene di luce, perché l’intenzione è purga dell’azione”.
(1) Questa mattina, facendosi vedere il mio adorabile Gesù abbracciato alla croce, stava pensando nel mio interno quali furono i suoi pensieri nel ricevere la croce.
(2) E Lui mi ha detto: “Figlia mia, quando ricevetti la croce, me l’abbracciai come il mio più caro tesoro, perché nella croce dotai le anime e le sposai a Me. Or, guardando la croce, la sua lunghezza e larghezza, Io ne giubilai, perché vedevo in essa le doti sufficienti a tutte le mie spose, e nessuna poteva temere di non potersi sposare con Me, tenendo Io in proprio pugno, nella croce, il prezzo della loro dote, però con questa sola condizione, che se l’anima accetta i piccoli donativi che Io l’invio, che sono le croci, come pegno che mi accetta per Sposo, lo sposalizio viene formato e gli faccio la donazione della dote. Se poi non accetta i donativi, cioè, non rassegnandosi alla mia Volontà, resta sciolta ogni cosa, e ad onta che Io voglio dotarla non posso, perché per formare uno sposalizio ci vuole sempre la volontà d’ambi le parti, e l’anima non accettando i donativi, significa che non vuole accettare lo sposalizio”.
(1) Continuando il mio solito stato, per breve tempo è venuto il benedetto Gesù, ed io appena visto, l’ho presso e me l’ho stretto nelle mie braccia, ma tanto come se lo volessi rinchiudere nel mio cuore. In questo mentre vedevo persone intorno a me che dicevano: “Com’è ardita, troppa confidenza si prende, e quando uno si mette in confidenza, non si tiene quella stima e rispetto che si deve tenere”. Io mi sentivo tutta rossore nel sentire ciò, ma non potevo fare diversamente; ed il Signore ha detto a quelli:
(2) “Allora si può dire che si ama, si stima e si rispetta un’oggetto, quando si vuole fare suo proprio; e quando non si vuole fare suo proprio, significa che non l’ama, e quindi non ne fa né stima né rispetto. Come per esempio: Se si vuol conoscere se ama le ricchezze, parlandone di ricchezze ne fa la più alta stima, rispetta le persone ricche, non per altro che perché sono ricche, e tutte le ricchezze vorrebbe farle sue proprie. Se poi non l’ama, solo sentirne parlare, se ne infastidisce, e così di tutte le altre cose.
(3) Onde, invece di biasimarla, merita lode, e se mi vuole fare suo proprio significa che mi ama, mi stima e mi rispetta”.
(1) Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù, e tutta abbracciandomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la semplicità è alle virtù come il condimento alle vivande. Per l’anima semplice non ci sono né chiavi né porte per entrare in Me, né Io per entrare in essa, perché da tutte le parti può entrare in Me ed Io in lei. Anzi per meglio dire, si trova in Me senza entrare, perché per la sua semplicità viene ad assomigliarsi a Me che sono Spirito semplicissimo, e che solo ché sono semplicissimo mi trovo dappertutto e niente mi può sfuggire dalla mia mano. L’anima semplice è come la luce del sole, che ad onta di qualunque nebbia o che i suoi raggi passano per qualunque immondezza, rimane sempre luce, e dà luce a tutti, ma mai si cambia. Così l’anima semplice, qualunque mortificazione o dispiacere possa ricevere, non cessa d’essere luce per sé e per quelli che l’hanno mortificato, e se vede cose cattive, essa non ne resta macchiata, resta sempre luce, né mai si cambia, perché la semplicità è quella virtù che più si rassomiglia all’Essere Divino, e che solo per questa virtù si viene a partecipare alle altre qualità divine, e che solo nell’anima semplice non ci sono impedimenti né ostacoli per poter entrare ed operare la Divina Grazia, perché essendo luce l’uno e luce l’altra, facilmente una luce s’unisce, si trasforma nell’altra luce”.
(3) Ma chi può dire quello che comprendevo di questa semplicità? Mi sento nella mia mente come un mare, e che appena di qualche gocciolina di questo mare che posso manifestare, ed anche sconnesse tra loro.
(4) Deo Gratias.
(1) Questa mattina, quando appena è venuto il benedetto Gesù, ed essendo tutta stanca per la sua privazione, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, per prendere il suo punto centrale è necessario sempre correre senza mai fermarsi, perché col correre si renderà più agevole il cammino, e mano mano che cammina gli verrà manifestato il punto dove deve giungere per trovare il suo centro, e cammina facendo gli verrà somministrata la Grazia necessaria al cammino, ed aiutata dalla Grazia non sentirà il peso della fatica né della vita. Tutto all’opposto colui che cammina e si ferma, giacché solo col fermarsi sentirà la stanchezza di quei passi che ha dato, e perderà la lena al cammino; non camminando non potrà vedere il suo punto che è un bene sommo, e non resterà allettato, la Grazia non vedendolo correre non si darà in vano, e la vita si renderà insopportabile, perché l’ozio produce noia e fastidio”.