MaM
Messaggio del 2 luglio 2017: Cari figli grazie perché rispondete alle mie chiamate e perché vi radunate qui attorno a me, la vostra Madre Celeste. So che pensate a me con amore e speranza. Anch’io provo amore verso tutti voi, come ne prova anche il mio dilettissimo Figlio che, nel suo amore misericordioso, mi invia a voi sempre di nuovo. Lui,che era uomo ed è Dio, uno e trino; lui, che ha sofferto a causa vostra sia nel corpo che nell’anima. Lui che si è fatto Pane per nutrire le vostre anime e così le salva. Figli miei, vi insegno come essere degni del suo amore, a rivolgere i vostri pensieri a lui, a vivere mio Figlio. Apostoli del mio amore, vi circondo col mio manto perché, come Madre, desidero proteggervi. Vi prego: pregate per il mondo intero. Il mio Cuore soffre. I peccati si moltiplicano, sono troppo numerosi. Ma con l’aiuto di voi — che siete umili, modesti, ricolmi d’amore, nascosti e santi — il mio Cuore trionferà. Amate mio Figlio al di sopra di tutto ed il mondo intero per mezzo di lui. Non dovete mai dimenticare che ogni vostro fratello porta in sé qualcosa di prezioso: l’anima. Perciò, figli miei, amate tutti coloro che non conoscono mio Figlio affinché, per mezzo della preghiera e dell’amore che viene dalla preghiera, diventino migliori; affinché la bontà possa trionfare in loro, affinché le loro anime si salvino ed abbiano la vita eterna. Apostoli miei, figli miei, mio Figlio vi ha detto di amarvi gli uni gli altri. Ciò sia scritto nei vostri cuori e, con la preghiera, cercate di vivere questo amore. Vi ringrazio!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1921

13-14 Agosto 25, 1921 Per quanta più conoscenza si tiene del Divino Volere, tanto più valore acquistano gli atti.

(1) Stavo tutta fondendomi nel santo Voler Divino, ed il mio Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia del mio Volere, quante volte in più t’immergi nel mio Volere, tanto più si allarga il circolo della tua volontà nella mia. E’ pur vero che gli atti fatti nel mio Volere riempiono tutto, come la luce del sole riempie la terra, ma col ripetere gli atti nel mio Volere si allarga la circonferenza dello stesso sole, e l’anima acquista maggiore intensità di luce e di calore; e come ripete i suoi atti nel mio Volere, tante volte resta rannodata la sua volontà alla mia, e questi nodi fanno scorrere tanti rivoli divini su tutta la terra, che impediscono il libero corso alla giustizia”.

(3) Ed io: “Eppure, o mio Gesù, molti flagelli riempiono la terra, da far raccapricciare”.

(4) “Ah! figlia mia, eppure si può dire è nulla ancora, e se non fosse per questi rivoli, per questi nodi della volontà umana fatti nella Volontà Divina, Io guarderei la terra come se più non mi appartenesse, e quindi farei aprire voragini ovunque per inghiottirla. Oh! come mi pesa la terra”.

(5) Ma lo diceva con tale amarezza da far piangere le pietre. Poi ha soggiunto:

(6) “Ogniqualvolta ti parlo del mio Volere e tu acquisti nuove cognizioni e conoscenze, tanto più valore ha il tuo atto nel mio Volere e più immense ricchezze tu acquisti. Succede come ad un tale che avesse una gemma, e sa che quella gemma ha il valore di un soldo; lui è ricco d’un soldo. Ora avviene che fa vedere la sua gemma ad un esperto perito, e quello le dice che la sua gemma ha il valore di cinquemila lire; quel tale non possiede più un soldo, ma è ricco di cinquemila lire. Or dopo qualche tempo, ha l’occasione di far vedere la sua gemma ad un perito più esperto ancora, e quello lo assicura che la sua gemma contiene il valore di centomila, pronto a comprarla se la vuol vendere; ora costui è ricco di centomila lire. A seconda che conosce il valore della sua gemma, così si fa più ricco e sente maggior amore e stima della gemma; la tiene con più gelosia custodita, sapendo che è tutta la sua fortuna, mentre prima la teneva per un nonnulla. Eppure la gemma non si è cambiata, qual era tale è, il cambiamento l’ha fatto lui col capire il valore che la gemma contiene. Ora, così avviene della mia Volontà, come pure delle virtù; a seconda che l’anima ne capisce il valore, ne acquista la conoscenza, così viene nei suoi atti ad acquistare nuovi valori e nuove ricchezze. Sicché quanto più conoscerai della mia Volontà, tanto più il tuo atto acquisterà il suo valore. Oh! se sapessi quali mari di grazie Io apro tra te e Me ogniqualvolta ti parlo degli effetti del mio Volere, tu ne morresti di gioia e faresti festa come se avessi acquistato nuovi regni da dominare”.

13-15 Settembre 2, 1921 Chi esce dal Divino Volere, va incontro a tutte le miserie. Una conoscenza di più prepara l’anima ad un’altra conoscenza maggiore.

(1) Mi stavo lamentando col mio dolce Gesù, per questi benedetti scritti che vogliono mettere fuori, e mi sentivo come se volessi sottrarmi dal suo Volere, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come, vorresti sottrarti dal mio Volere? Troppo tardi, dopo averti legata tu stessa nella mia Volontà, la mia Volontà per tenerti più sicura ti ha legato con doppie catene con la sua. Hai vissuto da regina nella mia Volontà, ti sei abituata a vivere con cibi delicatissimi e sostanziosi, non dominata da nessuno ma dominatrice di tutto, fin di te stessa; sei abituata a vivere con tutti gli agi, immersa in immense ricchezze. Se tu esci dalla mia Volontà, avvertirai subito che come esci dalla mia Volontà, sentirai la miseria, il freddo, il dominio perduto, tutti i beni ti spariranno e da regina diverrai vilissima serva. Sicché tu stessa, avvertendo il gran contrasto che c’è tra il vivere nel mio Volere e l’uscirne fuori, ti tufferai di più nel fondo della mia Volontà, perciò ti dico: “Troppo tardi”. E poi, mi toglieresti un gran contento; tu devi sapere che Io ho fatto con te come un re che prende ad amare un amico molto dissimile da lui nella condizione, ma è tanto l’amore, che ha deciso di renderlo simile a lui. Or, questo re non può fare tutto d’un colpo e rendere l’amico re come lui stesso, lo fa poco a poco, prima gli prepara la reggia simile alla sua, poi le manda gli addobbi per ornare la reggia, gli forma un piccolo esercito, appresso gli dà la metà del regno, in modo che può dire: “Ciò che possiedi tu posseggo io, re sono io, re sei tu. Ma ogniqualvolta il re gli dava i suoi doni, guardava alla sua fedeltà, e nel draglie il dono l’era occasione di nuovo contento, e di maggior sua gloria ed onore, e di una nuova festa. Se il re avesse voluto dare all’amico tutto d’un colpo, tutto ciò che gli ha dato a poco a poco, imbarazzerebbe l’amico perché non era addestrato a saper dominare, ma a poco a poco, con la sua fedeltà, è venuto istruendosi e tutto gli riesce facile.

(3) Così ho fatto con te. Avendoti scelto in modo speciale a vivere nell’altezza della mia Volontà, a poco a poco ti ho ammaestrata nel fartela conoscere, e come te la facevo conoscere allargavo la tua capacità e la preparavo ad un’altra conoscenza maggiore, ed ogniqualvolta ti manifesto un valore, un effetto del mio Volere, Io ne sento un contento maggiore ed insieme col Cielo ne faccio festa. Or, come escono fuori questi mie verità, tu raddoppi i miei contenti e le mie feste; perciò lascia fare a Me, e tu sprofondati di più nel mio Volere”.

13-17 Settembre 14, 1921 Ogniqualvolta l’anima fa i suoi atti nella Divina Volontà, così cresce sempre più in santità.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ogniqualvolta l’anima fa i suoi atti nella mia Volontà, così cresce sempre più innanzi a Me in sapienza, in bontà, potenza e bellezza, perché come va ripetendo gli atti nella mia Volontà, tanti bocconi prende di sapienza, di bontà, ecc., e l’anima cresce di quel cibo di cui si alimenta, perciò di Me sta scritto nel santo Vangelo che crescevo in sapienza presso Dio e presso gli uomini; come Dio non potevo né crescere né decrescere, il mio crescere non era altro che la mia Umanità, che come cresceva negli anni veniva a moltiplicare i miei atti nel Voler Supremo, e un atto in più che facevo era un crescere di più nella sapienza del mio Celeste Padre; ed era tanto vera questa mia crescenza, che anche le creature la notavano. Ogni mio atto correva nel mare immenso della Volontà Divina, e come operavo mi nutrivo di questo cibo celeste; sarebbe troppo lungo il dirti i mari di sapienza, di bontà, di bellezza, di potenza, che inghiottiva la mia Umanità in ogni atto di più che faceva, così succede all’anima. Figlia mia, la santità nella mia Volontà cresce ad ogni istante, non c’è cosa che sfugga dal crescere e che l’anima non possa far correre nel mare infinito della mia Volontà; le cose più indifferenti, il sonno, il cibo, il lavoro, ecc., possono entrare nel mio Volere e prendervi il loro posto d’onore come agenti del mio Volere; solo che l’anima lo voglia, tutte le cose, dalle più grandi alle più piccole possono essere occasioni per entrare nel mio Volere, ciò che non succede delle virtù, perché le virtù se si vogliono esercitare, molte volte manca l’occasione; se uno vuole esercitare l’ubbidienza, ci vuole chi la comandi, e può succedere che giorni e settimane manchi chi dia nuovi comandi per farla ubbidire, e quindi, per quanta buona volontà avrà d’ubbidire, la povera obbedienza rimarrà oziosa; così della pazienza, l’umiltà e tutte le altre virtù, siccome sono virtù di questo basso mondo ci vogliono le altre creature per tenervi esercitate, invece la mia Volontà è virtù di Cielo, ed Io solo basto per tenerla in ogni istante in continuo esercizio, per Me è facile tenerla di sopra, si di notte che di giorno, per tenerla esercitata nel mio Volere”.

13-16 Settembre 16, 1921 Come si conosce le verità, così si forma nuova unione con Gesù. Gesù vuol far conoscere ciò che faceva la sua Volontà nella sua Umanità per costituire eredi della sua Volontà, degli effetti, del valore che Essa

contiene alle nuove generazioni.

(1) Stavo fondendomi tutta nel santo Volere del mio dolce Gesù, e gli dicevo: “Amor mio, entro nel tuo Volere e qui trovo tutti i pensieri della tua mente e tutti quelli delle creature, ed io faccio corona coi miei pensieri e con quelli di tutti i miei fratelli intorno ai tuoi, e poi li unisco insieme, facendone un solo, per darti l’omaggio, l’adorazione, la gloria, l’amore, la riparazione della tua stessa Intelligenza”. E mentre ciò dicevo, il mio Gesù si è mosso nel mio interno, ed alzandosi mi ha detto:

(2) “Figlia inseparabile della mia Volontà, come sono contento nel sentire ripetere ciò che faceva la mia Umanità nella mia Volontà; ed Io bacio i tuoi pensieri nei miei, le tue parole nelle mie, il tuo palpito nel mio”.

(3) E mentre ciò diceva mi copriva tutta di baci. Io poi gli ho detto: “Perché vita mia godi tanto, e fai festa ogniqualvolta manifesti un altro effetto della tua Volontà?”

(4) E Gesù: “Tu devi sapere che ogniqualvolta ti manifesto una verità di più sulla mia Volontà, è un connubio di più che formo tra te e Me e con tutta l’umana famiglia; è una unione maggiore, è un vincolo più stretto, è un mettere a parte le mie eredità, e come le manifesto, ne formo scrittura di donazione, e vedendo i miei figli più ricchi e che prendono parte all’eredità, ne sento nuovi contenti e ne faccio festa. Succede a Me come ad un padre, il quale possiede molti poderi, ma questi poderi non sono conosciuti dai figli, sicché non sanno che sono figli d’un padre sì ricco. Ora, il padre, giunti i figli ad età maggiore, giorno per giorno lo va dicendo ai figli che lui possiede la tale masseria. I figli, nel sentire ciò, fanno festa e si stringono con più vincolo d’amore intorno al padre. Il padre nel vedere la festa dei figli, fa festa e gli prepara un’altra sorpresa maggiore, gli dice: la tale provincia è mia, e poi, il tale regno. I figli ne restano incantati, e non solo fanno festa, ma si credono fortunati d’essere figli d’un tal padre. Ma il padre non solo fa conoscere i suoi possedimenti ai figli, ma li costituisce eredi dei suoi beni. Così succede a Me. Ora, finora ho fatto conoscere ciò che fece la mia Umanità: le sue virtù, le sue pene, per costituire l’umana famiglia eredi dei beni della mia Umanità. Ora voglio passare oltre, e voglio farle conoscere ciò che faceva la mia Volontà nella mia Umanità per costituire eredi della mia Volontà, degli effetti, del valore che Essa contiene alle nuove generazioni, perciò sii attenta nell’ascoltarmi, e non perdere nulla degli effetti e del valore di questa mia Volontà, per poter essere fedele riportatrice di questi beni, e primo vincolo d’unione col mio Volere e di comunicazione per le altre creature”.

13-18 Settembre 16, 1921 Gesù nel operare formava le nostre opere nel Divino Volere.

(1) Stavo facendo l’ora della Passione quando il mio dolce Gesù si trovava nel palazzo di Erode vestito da pazzo e burlato, ed il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non fui solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato, ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi sono in continue burle, e da tutte le specie di persone: Se una persona si confessa e non mantiene i suoi propositi di non offendermi, è una burla che mi fa; se un sacerdote confessa, predica, amministra sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che dice e alla dignità dei sacramenti che amministra, tante burle mi fa per quante parole dice, per quanti sacramenti amministra, e mentre Io nei sacramenti gli ridavo la vita novella, loro mi danno scherni, burle, e col profanarli mi preparano la veste per vestirmi da pazzo; se i superiori comandano il sacrificio ai sudditi, la virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che mi fanno; se i capi civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle leggi, e loro sono i primi trasgressori, sono burle che mi fanno, oh! quante burle mi fanno, sono tante che ne sono stanco, specie quando sotto al bene vi mettono il veleno del male, oh! come si prendono giuoco di Me, come se Io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo, ma la mia giustizia presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente. Tu prega e riparami queste burle che tanto mi addolorano, e che sono causa di non farmi conoscere chi Io sia”.

(3) Dopo, essendo ritornato di nuovo, e siccome io stavo fondendomi tutta nel Divino Volere, mi ha detto:

(4) “Figlia carissima del mio Volere, Io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia Volontà, tu devi sapere che come Io pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i tuoi pensieri nella mia Volontà, preparandone il posto; come operavo, informavo le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto. Ora, ciò che Io facevo, non lo facevo per Me, che non avevo bisogno, ma per te, e perciò ti aspetto nella mia Volontà che tu venga a prendere i posti che ti preparò la mia Umanità, e sopra le mie informazioni vieni a fare le tue, ed allora ne sono contento e ne ricevo completa gloria, quando ti veggo fare ciò che feci Io”.

13-19 Settembre 21, 1921 Dio vuol dare i suoi beni ai suoi figli. L’operare nella Divina Volontà è giorno.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, in che dolorose condizioni mi mettono le creature. Io sono come un padre ricchissimo e che sommamente ama i suoi figli, ed i figli sommamente ingrati, ché mentre il padre vuol vestire i figli, questi rifiutano le vesti e vogliono restare all’ignudo; il padre li dà il cibo, e questi vogliono restare digiuni, e se mangiano si cibano di cibi sporchi e vili; il padre li dona le ricchezze, li vuol tenere intorno a lui, li dà la sua stessa abitazione, ed i figli nulla vogliono accettare, e si contentano di andare raminghi, senza tetto e poveri. Povero padre, quanti dolori, quante lacrime non versa? Sarebbe meno infelice se non avesse che dare, ma tenere i beni e non averne che fare, e vedere i suoi figli perire, questo è dolore che supera ogni dolore. Tale sono Io, voglio dare e non vi è chi prenda, sicché le creature sono causa di farmi versare lacrime amare e dolore continuo; ma sai tu chi rasciuga le mia lacrime e mi cambia il dolore in gioia? Chi vuol stare sempre insieme con Me, chi prende con amore e con filiale fiducia le mie ricchezze, chi si ciba alla mia stessa mensa e chi si veste delle mie stesse vesti, a questi Io dono senza misura, sono i miei confidenti e li faccio riposare sul mio stesso seno”.

(3) Dopo ciò mi sono trovata fuori di me stessa, e vedevo sorgere nuove rivoluzioni tra partiti e partiti, e come questi saranno causa di maggiori combattimenti, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia mia, se non si formano i partiti non possono succedere le vere rivoluzioni, specie contro la Chiesa, perché se non ci fosse il partito mancherebbe l’elemento contro cui si vorrebbe combattere; ma quanti di questo partito che apparentemente si dice cattolico, sono dei veri lupi coperti col manto di agnelli, e daranno molti dolori alla mia Chiesa. Molti credono che con questo partito sarà difesa la religione, invece sarà tutto il contrario ed i nemici si serviranno per inveire maggiormente contro di Essa”.

(5) Onde dopo sono tornata in me stessa, ed era l’ora quando il mio amato Gesù usciva dalla prigione e portato di nuovo innanzi a Caifa, ed io ho cercato di accompagnarlo in questo mistero e Gesù mi ha detto:

(6) “Figlia mia, quando fui presentato a Caifa era pieno giorno, ed era tanto l’amore che Io avevo verso le creature, che uscivo in quest’ultimo giorno innanzi al pontefice tutto deformato, piagato, per ricevere la condanna di morte; ma quante pene doveva costarmi questa condanna, ed Io queste pene le convertivo in giorni eterni in cui circondavo ciascuna creatura, affinché fugandole le tenebre, ognuna trovasse la luce necessaria per salvarsi ed a sua disposizione la mia condanna di morte per trovarvi la loro vita. Sicché ogni pena ed ogni bene che Io facevo, era un giorno di più che davo alla creatura; e non solo Io, ma anche il bene che fanno le creature è sempre giorno che formano, come il male è notte. Succede come quando una persona tiene una luce e si trovano vicino dieci, venti persone, ad onta che la luce non è di tutte, ma di una, li altri godono della luce, possono lavorare, leggere, e mentre loro fruiscono della luce, non fanno nessun danno alla persona che la possiede. Così è del bene operare, non solo è giorno per essa, ma può far giorno chi sa a quant’altri. Il bene è sempre comunicativo ed il mio amore non solo mi spingeva a Me, ma dava grazia alle creature che mi amano di formare tanti giorni a pro dei loro fratelli, per quante opere buone vanno facendo”.

13-20 Settembre 28, 1921 Gesù è luce, e tutto ciò che da Lui esce è luce, che diffondendosi in mezzo a tutte le creature si sostituiscono come vita di ciascuna di loro.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere a me vicino, col cuore tutto in fiamme, ed in ogni palpito che emetteva il suo cuore usciva una luce, queste luce mi circondavano tutta e si diffondevano su tutta la Creazione. Io ne sono restata sorpresa, e Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io sono luce eterna, e tutto ciò che da Me esce è luce, sicché non è il solo mio palpito che sprigiona luce, ma ogni mio pensiero, respiro, parola, passo, ogni goccia del mio sangue sono luce che si sprigionano da Me, che diffondendosi in mezzo a tutte le creature, si sostituiscono come vita di ciascuna di esse, volendone il ricambio delle loro piccole luci, perché anche loro sono luce, essendo anch’esse sprigionate da dentro la mia stessa luce, ma il peccato converte in tenebre l’operato della creatura.

(3) Figlia mia, amo tanto la creatura che la concepii nel mio alito e la partorii sulle mie ginocchia, per farla riposare sul mio seno e tenerla al sicuro, ma la creatura mi sfugge, ed Io, non sentendola nel mio alito né trovandola sulle mie ginocchia, il mio alito la chiama continuamente, e le mie ginocchia sono stanche d’aspettarla, e la vado fiutando dappertutto per averla a Me di ritorno. Ah! a quali strette di dolore e d’amore mi mettono le creature”.

(4) Onde, dopo ciò, io avevo sentito parlare dell’umiltà, ed io sono convinta che questa virtù non esiste in me, né io ci penso mai; e nel venire il mio dolce Gesù gli ho detto la mia pena, e Lui mi ha detto:

(5) “Figlia mia, non temere, Io ti ho cresciuta nel mare, e chi vive nel mare non se ne intende della terra. Se si volesse domandare ai pesci come è la terra, come sono i suoi frutti, le piante, i fiori, se avessero ragione risponderebbero: Noi siamo nati nel mare, viviamo nel mare, l’acqua ci nutrisce, e se gli altri resterebbero affogati, noi guizziamo e ci dà la vita, e se agli altri esseri li gelerebbe il sangue nelle vene, a noi ci dà il calore, il mare è tutto per noi, ci serve di stanza, di letto, passeggiamo, siamo i soli esseri fortunati che non dobbiamo affaticarci per trovare cibo; ciò che vogliamo, tutto è pronto a nostra disposizione, sicché vi possiamo dire del mare, non della terra; la sola acqua ci serve di tutto e troviamo tutto. Ma se invece si domandasse agli uccelli, questi risponderebbero: Conosciamo le piante, le altezze degli alberi, i fiori, i frutti, direbbero quante fatiche fanno per trovare un seme per nutrirsi, un nascondiglio per ripararsi dal freddo, dalla pioggia.

(6) Similitudine del mare è per chi vive nella mia Volontà; similitudine della terra è per chi cammina per la via delle virtù. Perciò vivendo tu nel mare della mia Volontà, non è meraviglia che la sola mia Volontà ti basti per tutto; se l’acqua serve e fa tanti diversi uffici ai pesci: di cibo, di calore, di letto, di stanza, di tutto, molto più lo può fare in modo più mirabile la mia Volontà, anzi nella mia Volontà le virtù sono in grado il più eroico e divino. La mia Volontà assorbe tutto e liquefa tutto in Sé, e l’anima resta assorbita nella mia Volontà, di Essa si ciba, in Lei cammina, solo Lei conosce e le basta per tutto, si può dire che tra tutti è la sola fortunata che non deve mendicare un pane, no, ma l’acqua della mia Volontà la inonda di sopra, di sotto, a destra e sinistra, e se vuole il cibo mangia, se vuole la forza la trova, se vuol dormire trova il letto più soffice per riposarsi; tutto è pronto a sua disposizione”.

13-21 Ottobre 6, 1921 Il peccato è il punto nero dell’uomo, ma lo stato di grazia e di operare il bene è il punto luminoso dell’uomo.

(1) Stavo pregando ed adorando le piaghe del mio crocifisso Gesù, e pensavo tra me: “Quanto è brutto il peccato, che ha ridotto il mio sommo bene in uno stato così straziante”. Ed il mio sempre amabile Gesù, poggiando la sua santissima testa sulla mia spalla, sospirando mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non solo è brutto il peccato, ma orribile, è il punto nero dell’uomo! Mentre pecca subisce una trasformazione brutale, tutto il bello che gli ho dato si copre d’una bruttezza orribile a vedersi, e non solo il senso che pecca, ma tutto l’uomo corre insieme, sicché, peccato il pensiero, il palpito, il respiro, il moto, il passo; la volontà ha trascinato l’uomo ad un sol punto, e da tutto il suo essere manda fitte tenebre che lo accecano ed un’aria velenosa che lo avvelena, tutto è nero intorno a lui, tutto è micidiale, e chiunque a lui si avvicina si mette in uno stato pericolante, orribile e spaventoso, tal’è l’uomo nello stato di peccato”.

(3) Io sono rimasta atterrita e Gesù ha ripreso:

(4) “Se orribile è l’uomo nello stato di colpa, è pure bello nello stato di grazia e di operare il bene; il bene, fosse anche il più piccolo è il punto luminoso dell’uomo; mentre fa il bene subisce una trasformazione celestiale, angelica e divina; il suo buon volere trascina tutto il suo essere ad un punto solo, sicché bene è il pensiero, la parola, il palpito, il moto, il passo, tutto è luce dentro e fuori di lui, la sua aria è balsamica e vitale, e chiunque s’avvicina si mette al sicuro. Com’è bella, graziosa, attraente, amabile, speciosa, l’anima in grazia nel fare il bene, che Io stesso ne resto innamorato, ogni bene che fa è una sfumatura di bellezza di più che acquista, è una somiglianza di più col suo Creatore che lo fa distinguere per suo figlio, è un potere divino che mette al traffico. Ogni beni che fa sono i portavoce tra il Cielo e la terra, sono le poste, i fili elettrici che mantengono le comunicazioni con Dio”.

13-22 Ottobre 9, 1921 La volontà nell’uomo è quello che più rassomiglia al suo Creatore. La volontà umana è il deposito di tutto l’operato dell’uomo.

(1) Stavo pensando nell’atto che il mio dolce Gesù faceva l’ultima cena coi suoi discepoli, ed il mio amabile Gesù nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, mentre cenavo coi miei discepoli, non erano loro soli che avevo d’intorno, ma tutta l’umana famiglia, una per una le avevo a Me vicino, le conobbi tutte, le chiamai per nome; chiamai anche te, ti diedi il posto di onore tra Me e Giovanni e ti costituii piccola segretaria del mio Volere, e mentre dividevo l’agnello porgendolo ai miei apostoli, lo davo a tutti ed a ciascuno. Quell’agnello svenato, arrostito, fatto in pezzi, parlava di Me, era il simbolo della mia Vita e di come dovevo ridurmi per amore di tutti, ed Io volli darlo a tutti come cibo prelibato che rappresentava la mia Passione, perché tutto ciò che feci, dissi e soffrì, il mio amore convertiva in cibo dell’uomo, ma sai tu perché chiamai tutti e li diedi l’agnello a tutti? Perché anch’Io volevo il cibo da loro, ogni cosa che facessero volevo che fosse cibo per Me: Volevo il cibo del loro amore, delle opere, delle parole, di tutto”.

(3) Ed io: “Amor mio, come può essere che diventa cibo per Voi il nostro operato?”

(4) E Gesù: “Non è di solo pane che si può vivere, ma di ciò che la mia Volontà dà virtù da poter far vivere; e se il pane alimenta l’uomo è perché Io lo voglio. Ora, ciò che la creatura dispone con la sua volontà di formarme del suo operato, quella forma prende, se del suo operato vuol formarmi il cibo, mi forma il cibo; se amore, mi dà l’amore; se riparazione, mi forma la riparazione; e se nella sua volontà mi vuole offendere, del suo operato mi forma il coltello per ferirmi, e forse anche per uccidermi”.

(5) Poi ha soggiunto: “La volontà nell’uomo è quello che più rassomiglia al suo Creatore, nella volontà umana ci ho messo parte della mia immensità e della mia potenza, e dandole il posto d’onore l’ho costituita regina di tutto l’uomo e depositarie di tutto il suo operato. Come le creature tengono le casse dove conservare le loro robe per tenerle custodite, così l’anima tiene la sua volontà per conservare e custodire tutto ciò che pensa, che dice e che opera, neppure un pensiero sperderà. Ciò che non può fare con l’occhio, con la bocca, con le opere, lo può fare con la volontà, in un istante può volere mille beni e mille mali, la volontà fa volare il pensiero al Cielo, nelle parti più lontane e fin negli abissi; si può impedire che operi, che vegga, che parli, ma tutto ciò lo può fare nella volontà, ma tutto ciò che fa e vuole formano un atto e lo lasciano in deposito nel suo stesso volere, oh! come la volontà si può estendere, quanti beni e quanti mali non può contenere? Perciò, tra tutto voglio il volere dell’uomo, perché se ho questo, ho tutto, la fortezza è vinta”.

13-23 Ottobre 13, 1921 Tutte le parole di Gesù sono fonti che portano e zampillano alla Vita Eterna.

(1) Stavo oppressa nel pensare che sono costretta a dire e scrivere anche le più piccole cose che il buon Gesù mi dice. Onde nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ogni volta che Io ti parlo intendo di aprire una fontanina nel tuo cuore, perché tutte le mie parole sono fonti che portano e zampillano alla Vita Eterna, ma per formarsi queste fonti nel tuo cuore, tu ci devi mettere anche del tuo, cioè, devi masticarle ben bene per poterle trangugiare nel tuo cuore ed aprirvi la fonte. Col pensarle e ripensarle tu formi la masticazione; col dirle a chi tiene autorità su di te, e venendoti assicurato che è parola mia, tu senza dubbio la ingoia ed apri la fonte per te, ed alle occasioni del tuo bisogno te ne servi e bevi a larghi sorsi alla fonte della mia verità; con lo scriverle apri i canali che possono servire a chiunque vorrebbe dissetarsi, per non farli morire di sete. Ora, col non dirle tu non ci pensi, e col non masticarle non puoi ingoiarle, perciò passi pericolo che la fonte non si formi e l’acqua non sorga, e quando avrai bisogno di quell’acqua, la prima a soffrire la sete sarai tu, e se non scrivi, non aprendo i canali, di quanti beni non priverai gli altri?”

(3) Ora, mentre scrivevo pensavo tra me: “Il mio dolce Gesù è da qualche tempo che non mi parla della sua Santissima Volontà, ma di altre verità, io mi sento più portata a scrivere sul suo Santissimo Volere, ci sento più gusto e come se fosse cosa esclusivamente mia, e mi basta il suo Volere per tutto”. Ed il mio sempre benigno Gesù nel venire mi ha detto:

(4) “Figlia mia, non ti devi meravigliare se provi più gusto e ti senti più portata a scrivere sul mio Volere, perché sentire, dire, scrivere sul mio Volere è la cosa più sublime che può esistere in Cielo e in terra, è quello che più mi glorifica e prende tutti i beni insieme e tutta la santità d’un colpo, invece le altre verità racchiudono ciascuna il suo bene distinto, si bevono a sorsi a sorsi, si salgono scalino a scalino, si adattano al modo umano, invece la mia Volontà, è l’anima che si adatta al modo divino, non sono sorsi che si bevono, ma mari; non scalini che si salgono, ma voli che prendono d’un battere d’occhio il Cielo, oh! la mia Volontà, la mia Volontà! Solo al sentirla da te mi porta tanta gioia e dolcezza, e sentendomi circondato dalla mia Volontà che contiene la creatura, come da un’altra mia immensità, sento tanto gusto che mi fa dimenticare il male delle altre creature, perciò devi sapere che grandi cose ti ho manifestato della mia Volontà; onde, non ancora le hai masticato bene e digerito, in modo da prendere tutta la sostanza, da formare tutta la massa del sangue dell’anima tua. Quando ne avrai formato tutta la sostanza, ritornerò di nuovo e ti manifesterò altre cose più sublimi della mia Volontà, e mentre aspetterò che tu digerisca bene, ti terrò occupata sulle altre verità che mi appartengono, e che se le creature non si vogliono servire del mare, del sole della mia Volontà per venire a Me, si possano servire delle fontanine, dei canali per venire a Me e prendere per loro bene le cose che mi appartengono”.