(1) Stavo pensando nell’atto che il mio dolce Gesù faceva l’ultima cena coi suoi discepoli, ed il mio amabile Gesù nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, mentre cenavo coi miei discepoli, non erano loro soli che avevo d’intorno, ma tutta l’umana famiglia, una per una le avevo a Me vicino, le conobbi tutte, le chiamai per nome; chiamai anche te, ti diedi il posto di onore tra Me e Giovanni e ti costituii piccola segretaria del mio Volere, e mentre dividevo l’agnello porgendolo ai miei apostoli, lo davo a tutti ed a ciascuno. Quell’agnello svenato, arrostito, fatto in pezzi, parlava di Me, era il simbolo della mia Vita e di come dovevo ridurmi per amore di tutti, ed Io volli darlo a tutti come cibo prelibato che rappresentava la mia Passione, perché tutto ciò che feci, dissi e soffrì, il mio amore convertiva in cibo dell’uomo, ma sai tu perché chiamai tutti e li diedi l’agnello a tutti? Perché anch’Io volevo il cibo da loro, ogni cosa che facessero volevo che fosse cibo per Me: Volevo il cibo del loro amore, delle opere, delle parole, di tutto”.
(3) Ed io: “Amor mio, come può essere che diventa cibo per Voi il nostro operato?”
(4) E Gesù: “Non è di solo pane che si può vivere, ma di ciò che la mia Volontà dà virtù da poter far vivere; e se il pane alimenta l’uomo è perché Io lo voglio. Ora, ciò che la creatura dispone con la sua volontà di formarme del suo operato, quella forma prende, se del suo operato vuol formarmi il cibo, mi forma il cibo; se amore, mi dà l’amore; se riparazione, mi forma la riparazione; e se nella sua volontà mi vuole offendere, del suo operato mi forma il coltello per ferirmi, e forse anche per uccidermi”.
(5) Poi ha soggiunto: “La volontà nell’uomo è quello che più rassomiglia al suo Creatore, nella volontà umana ci ho messo parte della mia immensità e della mia potenza, e dandole il posto d’onore l’ho costituita regina di tutto l’uomo e depositarie di tutto il suo operato. Come le creature tengono le casse dove conservare le loro robe per tenerle custodite, così l’anima tiene la sua volontà per conservare e custodire tutto ciò che pensa, che dice e che opera, neppure un pensiero sperderà. Ciò che non può fare con l’occhio, con la bocca, con le opere, lo può fare con la volontà, in un istante può volere mille beni e mille mali, la volontà fa volare il pensiero al Cielo, nelle parti più lontane e fin negli abissi; si può impedire che operi, che vegga, che parli, ma tutto ciò lo può fare nella volontà, ma tutto ciò che fa e vuole formano un atto e lo lasciano in deposito nel suo stesso volere, oh! come la volontà si può estendere, quanti beni e quanti mali non può contenere? Perciò, tra tutto voglio il volere dell’uomo, perché se ho questo, ho tutto, la fortezza è vinta”.