MaM
Messaggio del 8 marzo 1984:Grazie per aver risposto alla mia chiamata. Figli cari, convertitevi tutti nella parrocchia. Questo è il mio secondo desiderio; cosi aiuterete a convertire tutti coloro che verranno qui.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1921

13-24 Ottobre 16, 1921 Come fu concepito Gesù, così faceva rinascere tutte le creature in Lui.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere che da dentro la sua santissima Umanità uscivano tutte le creature, e tutto tenerezza mi ha detto:

(2) “Figlia mia, guarda il gran prodigio dell’incarnazione, come fui concepito e si formò la mia Umanità, così facevo rinascere tutte le creature in Me, sicché nella mia Umanità, mentre rinascevano in Me, sentivo tutti i loro atti distinti, nella mente contenevo ciascun pensiero di creatura, buoni e cattivi, i buoni li confermavo nel bene, li circondavo con la mia grazia, li investivo con la mia luce, affinché rinascendo dalla santità della mia mente fossero degni parti della mia intelligenza; i cattivi, poi, li riparavo, ne facevo la penitenza, moltiplicavo i miei pensieri all’infinito per dare la gloria al Padre di ciascun pensiero delle creature. Nei miei sguardi, nelle mie parole, nelle mie mani, nei miei piedi, e fin nel mio cuore, contenevo gli sguardi, le parole, le opere, i passi, i cuori di ciascuno, e rinascendo in Me tutto restava confermato nella santità della mia Umanità, tutto riparato e per ogni offesa soffrii una pena speciale. Ed avendoli fatti rinascere tutti in Me, li portai in Me tutto il tempo della mia Vita, e sai quando li partorii? Li partorii sulla croce, nel letto dei miei acerbi dolori tra atroci spasimi, nell’ultimo anelito della mia Vita, e come Io morii, così rinascevano loro alla novella vita, tutti suggellati ed improntati di tutto l’operato della mia Umanità; non contento di averli fatto rinascere, a ciascuno davo tutto ciò che avevo fatto per tenerli difesi ed al sicuro. Vedi che santità contiene l’uomo? La santità della mia Umanità, mai poteva mettere alla luce figli indegni e dissimili da Me, perciò amo tanto l’uomo, perché è parto mio; ma l’uomo è sempre ingrato e giunge a non conoscere il Padre che lo ha partorito con tanto amore e dolore”.

(3) Dopo ciò si faceva vedere tutto in fiamme, e Gesù restava bruciato e consumato in quelle fiamme, e non si vedeva più, non si vedeva altro che fuoco, ma poi si vedeva rinascere di nuovo, e poi restava un’altra volta consumato nel fuoco. Onde ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, Io brucio, l’amore mi consuma, è tanto l’amore, le fiamme che mi bruciano, che muoio d’amore per ciascuna creatura. Non fu di solo pene che morii, ma le morti d’amore sono continue, eppure non vi è chi mi dia per refrigerio il suo amore”.

13-25 Ottobre 18, 1921 La turbazione dell’anima è notte ed impedisce spuntare il Sole Gesù. La turbazione non è altro che mancanza d’abbandono in Dio.

(1) Vi ho passato una giornata distratta per alcune cose sentite che non è qui necessario il dirle, ed anche un po’ turbata, e per quanto mi sforzavo non riuscivo di liberarmi, quindi per tutto il giorno non ho visto il mio dolce Gesù, la vita dell’anima mia, come se la turbazione fosse velo che mettendosi tra me e Lui, impediva di poterlo vedere. Onde, a notte avanzata, la mia mente stanca si è quietata, ed il mio amabile Gesù, come se stesse ad aspettare, si è fatto vedere e dolente mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu oggi con la tua turbazione hai impedito che il sole della mia Persona spuntasse in te, la turbazione è nuvola tra Me e te che impedisce che i raggi scendano in te; e se non scendono i raggi, come puoi vedere il sole? Se sapessi che significa non far spuntare il mio sole, il gran male per te e per tutto il mondo, staresti ben attenta a non turbarti mai, perché per le anime turbate è sempre notte, e nella notte non sorge il sole; invece per le pacifiche è sempre giorno, ed Io, il mio sole a qualunque ora vuol sorgere, l’anima è sempre pronta a ricevere il bene della mia venuta. Poi, la turbazione non è altro che mancanza d’abbandono in Me, ed Io ti voglio tanto abbandonata nelle mie braccia, che neppure un pensiero devi avere di te, ed Io ci penserò a tutto. Non temere, il tuo Gesù non può farne a meno di prendere cura di te, di tenerti difesa da tutti, mi costi molto, molto ho messo in te, Io solo ho diritto su di te. Quindi, se i diritti sono miei, la custodia sarà tutta mia, perciò stati in pace e non temere”.

13-26 Ottobre 21, 1921 Tutto ciò che fece e soffri Gesù, sta in continuo atto di darsi all’uomo.

(1) Stavo pensando alla Passione del mio dolce Gesù, onde nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ogniqualvolta l’anima pensa alla mia Passione, si ricorda di ciò che ho sofferto o mi compatisce, si rinnova in lei l’applicazione delle mie pene, il mio sangue sorge per inondarla e le mie piaghe si mettono in via per sanarla se è piagata, o per abbellirla se è sana, e tutti i miei meriti per arricchirla. Il traffico che fa è sorprendente, è come se mettesse al banco tutto ciò che feci e soffrii, e ne riscuote il doppio, perché tutto ciò che feci e soffrii sta in continuo atto di darsi all’uomo, come il sole sta in continuo atto di dar luce e calore alla terra; il mio operato non è soggetto ad esaurimento, solo che l’anima lo voglia, e quante volte lo vuole riceve il frutto della mia Vita, sicché, se si ricorda venti, cento, mille volte della mia Passione, tante volte di più goderà gli effetti di essa; ma quanti sono pochi quelli che ne fanno tesoro! Con tutto il bene della mia Passione si veggono anime deboli, cieche, sorde, mute, zoppe, cadaveri viventi che fanno schifo perché la mia Passione è messa in oblio. Le mie pene, le mie piaghe, il mio sangue, sono fortezza che toglie le debolezze, luce che dà vista ai ciechi, lingua che scioglie le lingue ed apre l’udito, via che raddrizza i zoppi, vita che risorge i cadaveri, tutti i rimedi che ci vogliono a tutta l’umanità, nella mia Vita e Passione ci sono, ma la creatura disprezza la medicina e non si cura dei rimedi, e perciò si vede che con tutta la mia Redenzione, lo stato dell’uomo perire come affettato da una tisi incurabile. Ma quello che più mi addolora è vedere persone religiose che si affaticano per fare acquisto di dottrine, di speculazioni, di storie, e della mia Passione nulla, sicché la mia Passione molte volte è sbandita dalle chiese, dalla bocca dei sacerdoti, sicché il loro parlare è senza luce, ed i popoli restano più digiuni di prima”.

(3) Dopo ciò mi sono trovata dirimpetto ad un sole, i cui raggi piovevano tutti su di me, penetravano dentro; mi sentivo investita in modo da sentirmi in preda del sole, la sua luce vibrante non m’impediva di guardarlo, ed ogniqualvolta lo guardavo sentivo una gioia, una felicità maggiore. Onde, da dentro quel sole è uscito il mio dolce Gesù e mi ha detto:

(4) “Figlia diletta del mio Volere, come sole t’inonda il mio Volere. Non sei altro che la preda, il trastullo, il contento del mio Volere, e come t’immergi in Esso, così il mio Volere, come raggi solari, versa su di te i profumi della mia santità, della mia potenza, sapienza, bontà, ecc., e siccome il mio Volere è eterno, quanto più cerchi di stare in Esso e fartene più che vita propria, vieni ad assorbire in te la mia immutabilità ed impassibilità. L’eternità come ruota ti gira d’intorno per fare che prendi parte a tutto e nulla ti sfugga, e questo per fare che la mia Volontà in te resti onorata e pienamente glorificata. Alla prima figlia del mio Volere nulla voglio che manchi, nessun distintivo che mi appartiene che la faccia distinguere a tutto il Cielo come primo inizio della Santità del vivere nel mio Volere. Perciò sii attenta, dal mio Volere non uscire giammai, affinché riceva tutti i profumi della mia Divinità, affinché facendo uscire tutto il tuo, confermi tutto ciò che è mio, e la mia Volontà resti come centro di vita in te”.

13-27 Ottobre 23, 1921 Le verità sul Divino Volere sono canali che si aprono dal mare della Divina Volontà a pro di tutte le creature.

(1) Mi sentivo tutta immersa nel Volere Divino, ed il mio amabile Gesù nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia del mio Volere, guarda nel tuo interno come scorre pacifico il mare immenso della mia Volontà, ma non ti credere che questo mare scorre in te da poco tempo perché mi senti parlare spesso della mia Volontà, ma da molto e molto, essendo mio solito primo fare e poi parlare. E’ vero che il tuo principio fu il mare della mia Passione, perché non c’è santità che non passi per il porto della mia Umanità, anzi ci sono santi che restano nel porto della mia Umanità, altri vi passano più oltre; ma poi innestai subito il mare della mia Volontà, e quando ti vidi disposta e mi cedesti il tuo volere, il mio prese vita in te ed il mare scorreva e cresceva sempre, ogni tuo atto in più nel mio Volere era un crescenza maggiore, Io poco ti parlai al riguardo, i nostri volere erano congiunti insieme e s’intendevano senza parlarsi, e poi col solo vederci ci comprendevamo. Io mi felicitavo in te, sentivo le delizie del Cielo niente dissimili da quelle che mi danno i santi, che mentre felicito loro, loro felicitano Me; essendo immersi nel mio Volere non possono fare a meno di darmi gioie e delizie. Ma la mia felicità non era completa, volevo gli altri miei figli a parte di sì gran bene, perciò incominciai a parlarti del mio Volere in modo sorprendente, e quante verità, quanti effetti e valori ti dicevo, tanti canali aprivo dal mare a pro degli altri, affinché questi canali dessero acqua abbondante a tutta la terra. Il mio operato è comunicativo e sempre in atto senza mai fermarsi, ma questi canali, dalle creature molte volte vengono infangati, altre vi gettano le pietre e l’acqua non scorre, scorre a stento, non è il mare che non vuol dare l’acqua, né perché non limpida non può penetrare ovunque, ma è la parte delle creature che se oppone a sì gran bene, perciò se leggeranno queste verità, se sono indisposti non ne capiranno un’acca, resteranno confusi ed abbagliati dalla luce delle mie verità; per i disposti sarà luce che li rischiara e acqua che dissetandoli, non vorranno distaccarsi giammai da questi canali per il gran bene che sentono e per la nuova vita che scorre in loro. Perciò, anche tu dovresti essere contenta d’aprire questi canali a pro dei tuoi fratelli, nulla trascurando delle mie verità, anche la più piccola, perché per quanto piccola, può servire ad un tuo fratello per attingere acqua. Onde sii attenta ad aprire questi canali ed a contentare il tuo Gesù, che tanto ha fatto per te”.

13-28 Ottobre 27, 1921 La Divina Volontà dev’essere come anima al corpo.

(1) Stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “E’ da molto tempo che non mi metti dentro di Te, io mi sentivo più sicura, prendevo più parte alla tua Divinità e come se la terra non mi appartenesse, ed il Cielo fosse il mio soggiorno; quante lacrime non dovetti versare quando il tuo Volere mi metteva fuori, il solo sentire l’aria della terra mi era di peso insopportabile, ma il tuo Volere vinceva ed io piegando la fronte mi rassegnavo. Ora ti sento sempre dentro di me, e quando vo in delirio di vederti, solo col muoverti nel mio interno, oppure uscendo un tuo braccio mi quieti e mi dai la vita; dimmi, qual è la cagione?”

(2) E Gesù: “Figlia mia, è giusto, dopo d’aver portato te nel mio interno tutta la mia Vita, è tuo dovere che tu porti Me nel tuo interno tutta la tua vita, e se ti mettevo nel mio interno era per profumare l’anima tua e distendere in te un nuovo cielo, per renderla degna abitazione della mia persona. E’ vero che ti sentivi più sicura e le gioie piovevano su di te, ma la terra non è luogo di delizie, ma il dolore è il suo retaggio, e la croce è il pane dei forti. Molto più che dovendo stabilire in te il centro del mio Volere, era necessario che vivesse in te e che ti servisse come anima al corpo. La mia Volontà mai poteva scendere in un’anima in modo singolare e fuori dell’ordinario, se non avesse le sue prerogative distinte, come alla mia diletta Mamma, non potevo scendere Io, Verbo Eterno, se non avesse le sue prerogative distinte ed il soffio divino non avesse soffiato in Lei come a nuova creazione, da renderla mirabile a tutti e superiore a tutte le cose create. Così in te, prima la mia Umanità ha voluto fare stabile soggiorno per prepararti, e poi come anima al corpo ti sta dando la Vita della mia Volontà. Tu devi sapere che la mia Volontà dev’essere come l’anima al corpo, vedi, anche in Noi succede questo, tra le Tre Divine Persone, il nostro amore è grande, infinito, eterno, ma se non avessimo una Volontà che anima e dà vita a questo amore, il nostro amore sarebbe senza vita, senza opere; la nostra sapienza dà dell’incredibile, il nostro potere può stritolare in un minuto, ed in un altro minuto può tutto rifare, ma se non avessimo una Volontà che volesse manifestare la maestria della nostra sapienza, come la manifestò nella Creazione, in cui tutto ordinò ed armonizzò insieme, e col suo potere la impuntò in modo che non può spostarsi un tantino, l’una e l’altro sarebbero stati senza nulla fare, e così di tutto il resto dei nostri attributi.

(3) Ora, così voglio che la mia Volontà sia come anima al corpo; il corpo senza dell’anima è senza vita, ad onta che contiene tutti i sensi, ma non vede, né parla, né sente, né opera, è quasi una cosa inservibile e forse anche insopportabile, ma se è animato, quante cose non può fare? Ed, oh! quanti si rendono inservibili ed insopportabili perché non sono animati dalla mia Volontà, sembrano come quegli impianti elettrici senza luce, come quelle macchine senza moto, coperte di ruggine e di polvere e quasi impotenti al moto, ahi! come fanno pietà. Onde, ogni cosa che non è animata dalla mia Volontà è una vita di santità che viene a mancare, perciò voglio essere in te come anima al corpo, e la mia Volontà farà nuove sorprese di creazioni, dà nuova vita la mio amore, nuove opere e maestria della mia sapienza, e dà nuovo moto al mio potere, perciò sii attenta e lasciami fare, affinché compisca il mio grande disegno: Che la creatura sia animata dalla mia Volontà”.

13-29 Ottobre 29, 1921 Effetti della prigionia di Gesù.

(1) Questa notte l’ho passato in veglia, e la mia mente spesso volava al mio Gesù legato nella prigione, volevo abbracciarmi a quelle ginocchia che tentennavano per la dolorosa e crudele posizione con cui i nemici lo avevano legato, volevo pulirlo da quegli sputi di cui era imbrattato. Ma mentre ciò pensavo, il mio Gesù, la mia vita, mi si è fatto vedere come in fitte tenebre, in cui appena si scorgeva la sua adorabile persona, e singhiozzando mi ha detto:

(2) “Figlia, i nemici mi lasciarono solo in prigione, legato orribilmente ed all’oscuro, sicché d’intorno tutto erano fitte tenebre, oh! come mi affliggeva questa oscurità, avevo le vesti bagnate dalle acque sporche del torrente, sentivo la puzza della prigione e degli sputi di cui ero imbrattato, avevo i capelli in disordine, senza una mano pietosa che me li togliesse davanti agli occhi e della bocca, le mani avvinte dalle catene, e l’oscurità non mi permetteva di vedere il mio stato, ahimè, troppo doloroso ed umiliante. Oh! quante cose diceva questo mio stato sì doloroso in questa prigione. In prigione vi stetti tre ore; con ciò volli riabilitare le tre età del mondo: quella della legge di natura, quella della legge scritta e quella della legge di grazia; volevo sprigionarli tutti, riunendoli tutti insieme e dargli la libertà di figli miei. Con lo stare tre ore volli riabilitare le tre età dell’uomo: la fanciullezza, la gioventù e la vecchiezza, volli riabilitarlo quando pecca per passione, per volontà e per ostinazione, oh! come l’oscurità che vedevo intorno a Me mi faceva sentire le fitte tenebre che produce la colpa nell’uomo, oh! come lo piangevo e gli dicevo: Oh! uomo, sono le tue colpe che mi hanno gettato in queste fitte tenebre cui Io soffro per darti la luce, sono le tue nefandezze chi così mi hanno imbrattato, di cui l’oscurità non mi permette neppure di vederle; guardami, sono l’immagine delle tue colpe; se vuoi conoscerle, guardale in Me!

(3) Sappi però che nell’ultima ora che vi stetti in prigione spuntò l’alba, e dalle fessure entrò qualche barlume di luce, oh! come respirò il mio cuore nel potermi vedere il mio stato sì doloroso, ma ciò significava quando l’uomo stanco della notte della colpa, la grazia come alba si fa intorno a lui, mandandogli barlumi di luce per richiamarlo, perciò il mio cuore diede un sospiro di sollievo, ed in quest’alba vidi te, mia diletta prigioniera, cui il mio amore doveva legarti in questo stato, e che non mi avresti lasciato solo nell’oscurità della prigione, aspettando l’alba ai miei piedi, e seguendo i miei sospiri avresti pianto con Me la notte dell’uomo; questo mi sollevò ed offrii la mia prigionia per darti la grazia di seguirmi. Ma un altro significato conteneva questa prigione e questa oscurità, era la lunga mia dimora della mia prigionia nei tabernacoli, la solitudine in cui sono lasciato, con cui molte volte non ho a chi dire una parola o dargli uno sguardo d’amore; altre volte sento nella santa ostia le impressioni dei tocchi indegni, la puzza di mani marciosse e fangose, e non vi è chi mi tocchi con mani pure e mi profumi col suo amore, e quante volte l’ingratitudine umana mi lascia all’oscuro, senza la misera luce d’una lampadina, sicché la mia prigione dura e durerà ancora, e siccome siamo tutti e due prigionieri -tu prigioniera nel letto solo per amor mio, Io prigioniero per te-, col mio amore legare con le catene che mi tengono avvinto tutte le creature. Così ci faremo compagnia a vicenda e mi aiuterai a stendere le catene per legare tutti i cuori al mio amore”.

(4) Ora dopo stavo pensavo tra me: “Quante piccole cose si sanno di Gesù, mentre ha fatto tanto, perché così poco hanno parlato di tutto ciò che il mio Gesù ha operato e sofferto”. E ritornando di nuovo ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, tutti sono avari con Me, anche i buoni, quanta avarizia hanno con Me, quante restrizioni, quante cose non manifestano di ciò che li dico e comprendono di me, e tu, quante volte non sei avara con Me? Quante volte o non scrivi ciò che ti dico, o non lo manifesti, è un atto d’avarizia che usi con Me, perché ogni conoscenza in più che si fa di Me, è una gloria e un amore di più che riscuoto dalle creature. Quindi sii attenta, e sii più liberale con Me, ed Io sarò più liberale con te”.

13-30 Novembre 4, 1921 La santità nella creatura dev’essere fra lei e Gesù, Lui a dare la sua Vita e come fido compagno a comunicarle la sua santità, e lei come fida ed inseparabile compagna a riceverla.

(1) Mi sentivo tutta immedesimata col mio dolce Gesù, e nel venire mi sono slanciata nelle sue braccia, abbandonandomi tutta in Lui come al mio centro. Sentivo una forza irresistibile di starmi nelle sue braccia ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è la creatura che cerca il seno del suo Creatore e riposarsi nelle sue braccia. E’ tuo dovere di venire nelle braccia del tuo Creatore e di riposarti in quel seno donde usciste, perché tu devi sapere che tra la creatura ed il Creatore ci passano tanti fili elettrici di comunicazione e di unione, che la rendono quasi inseparabile da Me purché non si sia sottratta dal mio Volere, ché sottraendosi non è altro che rompere i fili di comunicazione, spezzare l’unione; la Vita del Creatore, più che elettricità, scorre nella creatura ed essa scorre in Me, la mia Vita è sparsa nella creatura; nel crearla concatenai la mia sapienza alla sua intelligenza, affinché non fosse altro che il riverbero della mia, e se l’uomo giunge a tanto con la sua scienza che dà dell’incredibile, è il riflesso della mia che riflette nella sua; se il suo occhio è animato da una luce, non è altro che il riflesso della mia luce eterna che riflette nel suo.

(3) Tra le Divine Persone non avevamo bisogno di parlarci per intenderci, nella Creazione volli usare la parola e dissi Fiat, e le cose furono fatte, ma a questo Fiat legavo e davo il potere che le creature avessero la parola per intendersi, sicché anche le voci umane sono legate come filo elettrico alla mia prima parola, da cui tutte le altre discendono; e mentre creai l’uomo lo alitai col mio fiato, infondendogli la vita, ma in questa vita che gli infusi ci misi tutta la mia Vita a seconda che la capacità umana poteva contenere, ma tutto vi misi, non ci fu cosa mia che non gli feci parte. Vedi, anche il suo fiato è il riflesso del mio alito, cui gli do vita continua, ed il suo riflette nel mio, che sento continuamente in Me. Vedi dunque quanti rapporti ci sono tra Me e la creatura, perciò l’amo assai, perché la guardo come parto mio ed esclusivamente mio. E poi, come nobilitai la volontà dell’uomo? La concatenai con la mia, dandole tutte le mie prerogative, la feci libera come la mia, e se al corpo avevo dato due piccole luci, limitate, circoscritte, che partivano dalla mia luce eterna, la volontà umana la feci tutt’occhi, sicché quanti atti forma la volontà umana, tant’occhi può dire che possiede, lei guarda a destra e sinistra, di dietro, davanti, e se la vita umana non è animata da questa Volontà, non farà nulla di bene, Io nel crearla le dissi: Tu sarai la mia sorella sulla terra, il mio Volere dal Cielo animerà il tuo, saremo in continui riflessi, e ciò che farò Io farai tu, Io per natura e tu per grazia dei miei continui riflessi; ti seguirò come ombra, non ti lascerò giammai. Fu il mio unico scopo nel creare la creatura che facesse in tutto il mio Volere, ma con ciò volevo, nuovi parti di Me stesso dare alla esistenza. Volevo farne un prodigio portentoso, degno di Me e tutto simile a Me; ma, ahimè, la prima a mettersi contro di Me doveva essere la volontà umana. Vedi un poco, tutte le cose si fanno fra due: tu hai un occhio, ma se non avessi una luce esterna che ti illumina nulla potresti vedere; tu hai le mani, ma se non avessi le cose occorrenti per formare i lavori, nulla faresti, così di tutto il resto. Ora, così voglio la santità nella creatura, fra lei e Me, fra due, Io da una parte e lei dall’altra, Io a dare la mia Vita e come fido compagno a comunicarle la mia santità, e lei come fida ed inseparabile compagna a riceverla. Così, lei sarebbe l’occhio che vede, ed Io il sole che le do la luce; lei la bocca, ed Io la parola; lei le mani, ed Io che le somministro il lavoro per operare; lei il piede, ed Io il passo; lei il cuore, ed Io il palpito. Ma sai tu chi forma questa santità? La mia Volontà è la sola che mantiene in ordine lo scopo della Creazione, la santità nel mio Volere è quella che mantiene il perfetto equilibrio tra creature e Creatore, che sono le vere immagini uscite da Me”.

13-31 Novembre 8, 1921 Vivere nel Divino Volere significa moltiplicare la Vita di Gesù con tutto il bene che possiede.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere che prendeva una luce che stava nel mio interno e se la portava. Io ho gridato: “Gesù, che fai, mi vuoi lasciare all’oscuro?” E Lui con tutta dolcezza mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non temere, mi porto la tua piccola luce e ti lascio la mia. Questa tua piccola luce non è altro che la tua volontà, che avendosi messo di fronte alla mia ha ricevuto il riflesso della mia Volontà, perciò si è fatta luce. Io me la porto per farla girare, la porterò nel Cielo come la cosa più rara e più bella, qual è la volontà umana che ha ricevuto il riflesso della Volontà del suo Creatore; la farò girare tra le Divine Persone, affinché ricevano gli omaggi, le adorazioni dei loro riflessi, solo degni di Loro, e poi la mostrerò a tutti i santi, affinché anche loro ricevano la gloria dei riflessi della Volontà Divina nella volontà umana, e poi la farò scorrere tutta la terra, affinché tutti prendano parte a sì gran bene”.

(3) Io subito ho soggiunto: “Amor mio, perdonami, credevo che mi volevate lasciare all’oscuro, perciò ho detto, che fai? Ma quando si tratta della mia volontà, portala pure e fa quello che vuoi”. Ora, mentre Gesù portava questa piccola luce nelle sue mani, non so dire quello che succedeva, mi mancano i vocaboli per esprimermi, solo ricordo che la piccola luce la metteva di fronte alla sua persona, e la piccola luce riceveva tutti i suoi riflessi, in modo che formava un altro Gesù, ed ogniqualvolta la mia volontà ripeteva gli atti, tanti Gesù si moltiplicavano. Ed il mio Gesù mi ha detto:

(4)Vedi che significa vivere nel mio Volere? Moltiplicare la mia Vita quante volte si vuole, ripetere tutto il bene che la mia Vita contiene”.

(5) Dopo ciò stavo dicendo al mio Gesù: “Vita mia, entro nel tuo Volere per potermi distendere in tutti ed a tutto, dal primo all’ultimo pensiero, dalla prima all’ultima parola, dalla prima all’ultima azione e passo che si sono fatto, si fanno e si faranno, voglio suggellare tutto col tuo Volere affinché riceva da tutto la gloria della tua santità, del tuo amore, della tua potenza, e tutto ciò che è umano resti coperto, nascosto, improntato dal tuo Volere, acció nulla, nulla resti d’umano in cui Tu non riceva gloria Divina”.

(6) Ora, mentre ciò ed altro facevo, il mio dolce Gesù è venuto tutto festante, accompagnato da innumerevoli beati, e Lui ha detto:

(7) “Tutta la Creazione mi dice: Gloria mia, gloria mia”.

(8) E tutti i santi hanno risposto: “Ecco o Signore che Vi diamo di tutto gloria divina”. Si sentiva un’eco da tutte le parti che diceva: “Di tutto Vi diamo amore e gloria divina”. E Gesù ha soggiunto:

(9) “Beata tu sei, e tutte le generazioni ti chiameranno beata. Il mio braccio farà opere di potenza in te; sarai il riverbero divino, che riempiendo tutta la terra mi farai riscuotere da tutte le generazioni quella gloria che loro mi negano”.

(10) Io sono restata confusa, annientata nel sentire ciò, e non volevo scrivere, e Lui carezzandomi mi ha detto:

(11) “No, no, lo farai, lo voglio Io, ciò che ho detto servirà per onore della mia Volontà, ho voluto Io stesso rendere l’omaggio giusto che si conviene alla santità nel mio Volere, anzi ho detto nulla a confronto di quello che potrei dire”.

13-32 Novembre 12, 1921 La santità nel Divino Volere non ha confini, è la santità che più si avvicina al Creatore, terrà il primato su tutte le altre santità, e sarà la loro vita.

(1) Scrivo solo per ubbidire, altrimenti non sarei stata buona a vergare una sola parola, ed il solo timore che potrei contristare il mio dolce Gesù se non lo facessi, mi dà lena e forza. Ora continua a parlare del suo Santissimo Volere, e nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la santità nel mio Volere non è conosciuta ancora, ecco perciò le meraviglie che si fanno, perché quando una cosa è conosciuta, le meraviglie cessano. Tutte le santità simboleggiano qualche cosa di cui è sparso il creato: Ci sono le santità che simboleggiano i ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

13-33 Novembre 16, 1921 Il peccato è catena che lega l’uomo, e Gesù volle essere legato per spezzare le sue catene.

(1) Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto legato, legate le mani, i piedi, la vita; dal collo gli scendeva una doppia catena di ferro, ma era legato tanto stretto, da togliere il moto alla sua divina persona. Che dura posizione, da far piangere anche le pietre, ed il mio sommo bene Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nel corso della mia Passione tutte le altre pene facevano a gara, ma si davano il cambio, ed una dava il luogo all’altra, quasi come sentinelle montavano a farmi il peggio, per darsi il vanto che una era stata più brava dell’altra, ma le funi non me le tolsero mai, dacché fui preso fino al monte calvario fui sempre legato, anzi aggiungevano sempre funi e catene per timore che potessi fuggire, e per farsi più giuoco di Me; ma quanti dolori, confusioni, umiliazioni e cadute mi procurarono queste catene! Ma sappi però che in queste catene c’era gran mistero e grande espiazione: L’uomo, nel cominciare a cadere nel peccato resta legato con le catene del suo stesso peccato, se è grave sono catene di ferro, se veniale sono catene di funi; onde, fa per camminare nel bene e sente l’inceppo delle catene e resta inceppato nel passo, l’inceppo che sente lo snerva, lo debilita e lo porta a nuove cadute; se opera sente l’inceppo nelle mani e quasi resta come se non avesse mani per fare il bene; le passioni, vedendolo così legato fanno festa e dicono: E’ nostra la vittoria, e da re qual è, lo rendono schiavo di passioni brutali. Com’è abominevole l’uomo nello stato di colpa, ed Io per spezzargli le sue catene volli essere legato, e non volli mai essere senza catene, per tenere sempre pronte le mie per spezzare le sue, e quando i colpi, le spinte mi facevano cadere, Io gli stendevo le mani per snodarlo e renderlo libero di nuovo”.

(3) Ma mentre ciò diceva, io vedevo quasi tutte le gente avvinte da catene, che facevano pietà e pregavo Gesù che toccasse con le sue catene le loro catene, affinché dal tocco delle sue restassero tutte frantumate quelle delle creature.