MaM
Messaggio del 25 dicembre 2009:Cari figli, in questo giorno di gioia vi porto tutti davanti a mio Figlio Re della pace affinchè vi dia la sua pace e benedizione. Figlioli, condividete questa pace e benedizione con gli altri nell’amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1921

13-34 Novembre 19, 1921 I due appoggi. Per conoscere le verità è necessario che ci stia la volontà e il desiderio di conoscerle. Le verità devono essere semplici.

(1) Stavo facendo compagnia al mio Gesù agonizzante nell’orto di Getsemaní, e per quanto mi era possibile lo compativo, lo stringevo forte al mio cuore cercando di tergergli i sudori mortali, ed il mio dolente Gesù, con voce fioca e spirante mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dura e penosa fu la mia agonia nell’orto, forse più penosa di quella della croce, perché se questa fu compimento e trionfo su tutti, qui nell’orto fu principio, ed i mali si sentono più prima che quando sono finiti, ma in questa agonia la pena più straziante fu quando ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

13-35 Novembre 22, 1921 Gli atti fatti nella Divina Volontà sono luce. La pena che più trafisse a Gesù nella sua Passione fu la finzione.

(1) Continuando il mio solito stato e vegliando quasi tutta la notte, il mio pensiero spesso spesso volava al mio prigioniero Gesù, e Lui facendosi vedere in fitte tenebre, tanto che sentivo il suo respiro affannoso, il tatto della sua persona, ma non lo vedevo; allora ho cercato di fondermi nella sua Santissima Volontà facendo i miei soliti compatimenti e riparazioni, e un raggio di luce più splendente del sole è uscito da dentro il mio interno e rifletteva sul volto di Gesù. A quel raggio, il suo santissimo volto si è rischiarato, e facendosi giorno si sono dileguate le tenebre ed io ho potuto abbracciarmi alle sue ginocchia, e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, gli atti fatti nella mia Volontà sono giorni per Me, e se l’uomo con le sue colpe mi circonda di tenebre, questi atti, più che raggi solari mi difendono dalle tenebre e mi circondano di luce, e mi danno la mano per farmi conoscere alle creature chi sono Io, perciò amo tanto chi vive nel mio Volere, perché nella mia Volontà può darmi tutto e mi difende da tutti, ed Io mi sento di darle tutto e di racchiudere in lei tutti i beni che dovrei dare a tutti gli altri. Supponi che il sole avesse ragione, e le piante fossero ragionevoli, e di volontà rifiutassero la luce ed il calore del sole, né amano di fecondare e di produrre frutti; solo una pianta riceve con amore la luce del sole e vorrebbe dare al sole tutti i frutti che le altre piante non vogliono produrre; non sarebbe giusto che il sole ritirando da tutte le altre piante la sua luce, piovesse su quella pianta tutta la sua luce ed il suo calore? Credo che sì. Ora, ciò che non succede al sole perché privo di ragione, può succedere tra l’anima e Me”.

(3) Detto ciò è scomparso. Onde dopo è ritornato ed ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, la pena che più mi trafisse nella mia Passione fu l’affettazione dei farisei, fingevano giustizia ed erano i più ingiusti; fingevano santità, regolarità, ordine, ed erano i più perversi, fuori d’ogni regola ed in pieno disordine, e mentre fingevano d’onorare Iddio, onoravano sé stessi, il proprio interesse, il comodo proprio, perciò la luce non poteva entrare in loro, perché i loro modi affettati ne chiudevano le porte, e la finzione era la chiave che a doppie girate, serrandole a morte, ostinatamente impediva anche qualche barlume di luce, tanto, che trovò più luce Pilato idolatra, perché tutto ciò che fece e disse non partiva da finzione, ma al più dal timore, che gli stessi farisei, ed Io mi sento più tirato verso il peccatore più perverso, non finto, che verso quelli che sono più buoni, ma finti. Oh! come mi fa schifo chi apparentemente fa il bene, finge d’essere buono, prega, ma dentro vi cova il male, il proprio interesse, e mentre le labbra pregano, il suo cuore è lontano da Me, e nell’atto stesso di fare il bene pensa come soddisfare le sue passioni brutali. Poi, l’uomo finto, nel bene che apparentemente fa e dice non è capace di dar luce agli altri, avendone suggellate le porte, quindi agiscono da diavoli incarnati, che molte volte sotto aspetto di bene attirano l’uomo, e questi vedendo il bene si fanno tirare, ma quando al più bello della via, li precipitano nelle colpe più gravi. Oh! quanto sono più sicure le tentazioni sotto aspetto di colpa, che quelle sotto aspetto di bene, così è più sicuro trattare con persone perverse che con persone buone, ma finte, quanto veleno non nascondono, quante anime non avvelenano? Se non fosse per le finzioni e tutti si facessero conoscere per quel che sono, si toglierebbe la radice del male dalla faccia della terra, e tutti resterebbero disingannati”.

13-36 Novembre 26, 1921 Accentramento dello scopo della Creazione, Redenzione e Glorificazione.

(1) Stavo pensando a ciò che sta scritto nel giorno 19 del corrente, e dicevo tra me: “Come è possibile che dopo la mia Mamma possa essere io il secondo poggio?” Ed il mio dolce Gesù, attirandomi a Sé dentro una luce immensa mi ha detto:

(2) “Figlia mia, perché ne dubiti? Qual’è la cagione?”

(3) Ed io: “La mia grande miseria”.

(4) E Lui: “Questo mettilo da banda; e poi, se non eleggevo te, dovevo certo eleggere un’altra dalla famiglia umana, perché questa si ribellò alla mia Volontà, e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

13-37 Novembre 28, 1921 Il mare della Divina Volontà e la barchetta di luce.

(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata in un mare immenso di luce, non si vedeva né dove finiva né dove incominciava, ed una barchetta, ma formata anch’essa di luce: di luce era il fondo della barca, di luce le vele, insomma tutta era luce, ma però le diverse cose che ci vogliono per formare la barca si distinguevano dalla diversità della luce, una più risplendente dell’altra; questa barchetta valicava questo mare di luce con una velocità incredibile. Io sono rimasta incantata, molto più nel vedere che ora si sperdeva nel mare e non compariva più, ora usciva, e mentre era lontana, tuffandosi nel mare si trovava a quel punto dove era uscita. Onde il mio sempre amabile Gesù si divertiva molto nel vedere questa barchetta, e chiamandomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il mare che tu vedi è la mia Volontà, Essa è luce e nessuno può valicare questo mare se non chi vuol vivere di luce, la barca che tu vedi con tanta grazia valicare questo mare, è l’anima che vive nel mio Volere. Col continuo vivere nel mio Volere ha respirato l’aria della mia Volontà, e la mia Volontà l’ha svuotato il legno, le vele, l’ancora, l’albero, e l’ha convertito tutta in luce, sicché l’anima, come va facendo gli atti nel mio Volere, si svuota di sé e si riempie di luce. Il capitano di questa barca son’Io, Io la guido al corso della sua velocità, Io la tuffo dentro per darle riposo e darle il tempo di confidare i segreti del mio Volere, nessuno potrebbe essere abile nel guidarla, perché non conoscendo il mare non possono conoscere il modo come guidarla, né Io mi fiderei di nessuno, al più scelgo la guida come spettatore ed ascoltatore dei grandi prodigi che compie il mio Volere. Chi mai può essere abile a guidare le corse nel mio Volere? Mentre Io in un solo istante le faccio fare le corse che un’altra guida le farebbe fare in un secolo”.

(3) Poi ha soggiunto: “Vedi com’è bella, corre, si tuffa e si trova al principio, è l’ambito dell’eternità che la involge, sempre ferma ad un punto solo; è la mia Volontà immutabile che la fa correre nel suo ambito che non ha principio né fine, che mentre corre si trova a quel punto fermo della mia immutabilità. Guarda il sole, è fisso, non si muove, ma la sua luce in un istante percorre tutta la terra, così questa barca, lei è immutabile con Me, né si muove da quel punto da dove il mio Volere la usci, da un punto eterno usci e lì si ferma, e se si vede correre, sono i suoi atti che corrono, che come luce solare percorrono ovunque e dappertutto, questa è la meraviglia: Correre e stare ferma. Tale sono Io, e tale devo rendere chi vive nel mio Volere, ma vuoi tu sapere chi sia questa barca? L’anima che vive nel mio Volere, essa come emette i suoi atti nel mio Volere fa le sue corse, dà alla mia Volontà occasione di far uscire da dentro il suo centro tanti altri atti vitali di grazia, d’amore, di gloria, ed Io, suo capitano, guido quell’atto, corro insieme affinché sia un atto a cui nulla manchi e che sia degno del mio Volere, ma però in queste cose Io mi diverto molto, veggo la piccola figlia del mio Volere che insieme con Me corre e sta ferma, non ha piedi ed è il passo di tutti, non mani ed è il moto di tutte le opere, non occhio e nella luce del mio Volere è più che occhio e luce di tutto. Oh! come imita bene il suo Creatore, come si rende simile a Me; nel solo mio Volere ci può essere vera imitazione, mi sento risuonare all’orecchio la mia voce dolcissima e creatrice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. E dico con gioia interminabile: “Ecco le mie immagini, i diritti della Creazione mi sono ridati, lo scopo per cui ho creato l’uomo è completato”. Come sono contento, e chiamo tutto il Cielo a farne festa”.

13-38 Dicembre 3, 1921 La Redenzione è salvezza, la Divina Volontà è Santità.

(1) Mi sentivo tutta dubbiosa ed annichilita su tutto ciò che il mio Gesù dice del suo Divino Volere, e pensavo tra me: “Possibile che abbia fatto passare tanti secoli senza far conoscere questi prodigi del Divino Volere, e che non abbia eletto fra tanti santi uno dove dar principio a questa santità tutta Divina? Eppure ci furono gli apostoli, tanti altri grandi santi che hanno fatto stupire tutto il mondo”. Ora, mentre ciò pensavo, non dandomi tempo ed interrompendo il mio pensiero, è venuto e mi ha detto:

(2) “La piccola figlia del mio Volere non vuole persuadersi, perché ne dubiti ancora?”

(3) “Perché mi veggo cattiva, e quanto più dici, tanto più mi sento annientare”.

(4) E Gesù: “E questo Io voglio, il tuo annientamento, e quanto più ti parlo del mio Volere, essendo la mia parola creatrice, crea il mio Volere nel tuo, ed il tuo innanzi alla potenza del mio resta annientato e sperduto, ecco perciò il tuo annientamento. Sappi che il tuo volere deve disfarsi nel mio, come viene disfatta la neve ai raggi d’un sole cocente. Ora, devi sapere che quanto più grande è l’opera che voglio fare, tanti più preparativi ci vogliono. Quante profezie, quanti preparativi, quanti secoli non precedettero la mia Redenzione? Quanti simboli e figure non prevennero il concepimento della mia Celeste Mamma? Onde dopo compiuta la Redenzione dovevo raffermare l’uomo nei beni della Redenzione, ed in questo scelsi gli apostoli come raffermatori dei frutti della Redenzione, dove coi sacramenti dovevano cercare l’uomo perduto e metterlo in salvo, sicché la Redenzione è salvezza, è salvare l’uomo da qualunque precipizio, perciò ti dissi un’altra volta che il far vivere l’anima nel mio Volere è cosa più grande della stessa Redenzione, perché salvarsi con fare una vita di mezzo, ora cadere ed ora alzarsi, non è poi tanto difficile, e questo lo impetrò la mia Redenzione, perché volevo salvare l’uomo a qualunque costo; e questo lo affidai ai miei apostoli come depositari dei frutti della Redenzione. Or, dovendo fare il meno ancora, lasciai per allora il più, riservandomi altre epoche per compimento dei miei alti disegni.

(5) Ora, il vivere nel mio Volere non è solo salvezza, ma è santità che si deve innalzare su tutte le altre santità, che deve portare l’impronta della santità del suo Creatore, perciò dovevano seguirsi prima le santità minori, come corteggio, forieri, messaggeri, preparativi di questa santità tutta divina. E siccome nella Redenzione scelsi la mia impareggiabile Madre come anello di congiunzione con Me, dal quale dovevano discendere tutti i frutti della Redenzione, così scelsi te come anello di congiunzione, dal quale doveva aver principio la santità del vivere nel mio Volere, ed avendo uscito dalla mia Volontà per portarmi gloria completa dello scopo per cui fu creato l’uomo, doveva ritornare sullo stesso passo del mio Volere per far ritorno al suo Creatore. Qual è dunque la tua meraviglia? Queste sono cose stabilite ab eterno, e nessuno me le potrà spostare. E siccome la cosa è grande, è stabilire il mio regno nell’anima anche in terra, ho fatto come un re quando deve prendere possesso d’un regno, lui non va per primo, ma prima si fa preparare la reggia, poi manda i suoi soldati a preparare il regno e disporre i popoli alla sua sudditanza, onde seguono le guardie d’onore, i ministri, e l’ultimo è il re; ciò è decoroso per un re. Così ho fatto Io, ho fatto preparare la mia reggia, qual è la Chiesa; i soldati sono stati i santi, per farmi conoscere dai popoli; poi hanno preceduto i santi che hanno seminato miracoli, come più intimi ministri; ora come re vengo Io per regnare, quindi dovevo scegliere un’anima dove fare la mia prima dimora e fondare questo regno della mia Volontà, perciò fammi regnare e dammi piena libertà”.

13-39 Dicembre 5, 1921 Chi non accetta i doni di Dio è un ingrato. Dubbi e difficoltà.

(1) Dopo aver scritto ciò che sta detto sopra, mi sentivo tutta compenetrata e più che mai annientata, ed avendomi messo a pregare, il mio sempre amabile Gesù è venuto e stringendomi forte al suo cuore mi ha detto:

(2) “Figlia del mio Volere, perché non vuoi riconoscere i doni che il tuo Gesù vuole darti? Questa è una somma ingratitudine. Supponi un re circondato dai suoi fidi ministri, e che un povero ragazzo scalzo, lacero, preso d’amore di vedere il re sale la reggia, e facendosi più piccolo che è, da dietro i ministri guarda il re e poi si abbassa temendo d’essere scoperto. Il re fa attenzione, e mentre il ragazzo se ne sta rannicchiato dietro i ministri, lo chiama, lo mena in disparte; il piccino trema, arrossisce, teme d’essere punito, ma il re se lo stringe al cuore e gli dice: “Non temere, ti ho messo in disparte per dirti che voglio elevarti al disopra di tutti, tutti i doni che ho dato ai miei ministri voglio che tu li superi, né più voglio che esci dalla mia reggia”. Se il ragazzo è buono accetterà con amore la proposta del re, dirà a tutti quanto è buono il re, lo dirà ai ministri, chiamando tutti a ringraziare il re. Se poi è ingrato, si rifiuterà d’accettare dicendo: che vuoi da me? Sono un piccino povero, lacero, scalzo, non sono per me questi doni, e serberà nel suo cuore il segreto della sua ingratitudine; non è questa una orrenda ingratitudine? E che ne sarà di questo ragazzo? Tale sei tu, perché ti vedi indegna vorresti sbarazzarti dei miei doni”.

(3) Ed io: “Amor mio, Tu hai ragione, ma quello che mi fa più impressione è che vuoi parlare sempre di me”.

(4) E Lui: “E’ giusto, è necessario che parli di te. Sarebbe bello che uno sposo che vuole contrarre sposalizio con una sposa, deva trattare con gli altri e non con lei? Mentre è necessario che si confidino i loro segreti, che uno sappia ciò che tiene l’altro, che i genitori dotino questi sposi e che anticipatamente uno si abitui ai modi dell’altro”.

(5) Ed io ho soggiunto: “Dimmi vita mia, e la mia famiglia chi è? Qual’è la mia e la tua dote?” E sorridendo ha ripreso:

(6) “La tua famiglia è la Trinità. Non ti ricordi nei primi anni di letto che ti condussi in Cielo, e dinanzi alla Trinità Sacrosanta facemmo la nostra unione? Ed Essa ti dotò di tali doni che tu stessa non li hai conosciuti ancora, e come ti parlo del mio Volere, degli effetti e valore, sono scoperti i doni che fin d’allora fosti dotata. Della mia dote non ti parlo perché ciò che è mio è tuo. E poi, dopo pochi giorni scendemmo dal Cielo, e tutte e tre le Divine Persone prendemmo possesso del tuo cuore e formammo la nostra perpetua dimora; Noi prendemmo le redini della tua intelligenza, del tuo cuore, di tutta te, ed ogni cosa che tu facevi era uno sbocco della nostra Volontà Creatrice su di te, erano conferme che il tuo volere fosse animato d’un Volere Eterno. Il lavoro è già fatto, non resta altro che farlo conoscere, per fare che non solo tu, ma anche altri possano prendere parte a questi grandi beni, e questo lo sto facendo chiamando ora un mio ministro ed ora un altro, ed anche ministri di lontane parti, per metterli a conoscenza di queste grandi verità. Perciò la cosa è mia, non tua, onde lasciami fare; anzi devi sapere che ogniqualvolta manifesti un valore in più del mio Volere, ne sento tanto contento che ti amo con amore moltiplicato”.

(7) Ed io arrossendo delle mie difficoltà ho detto: “Mio sommo ed unico bene, vedi come mi sono fatta più cattiva, prima non avevo dubbi in ciò che Tu mi dicevi; ora no, quanti dubbi, quante difficoltà, io stessa non so dove li vado a pescare”.

(8) E Gesù: “Non ti accorare neppure per questo, sono Io che molte volte suscito queste difficoltà per rispondere non solo a te e confermarti le verità che ti dico, ma per rispondere a tutti quelli che leggendo queste verità possano trovare dubbi e difficoltà, ed Io li rispondo prima, affinché possano trovare la luce e lo scioglimento di tutte le loro difficoltà. Critiche non mancheranno, perciò tutto è necessario”.

13-40 Dicembre 10, 1921 La fecondità d’un atto nel Divino Volere.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto dicendomi:

(2) “Figlia mia, quanto è grande un atto fatto nel mio Volere. Vedi, se tu domandassi al sole: “Quanti semi hai fecondato, quanti ne hai moltiplicato dacché sorgesti sul nostro orizzonte?” Né il sole, né qualunque altra creatura per quanto scienziata fosse, ti potrebbe rispondere né con un numero approssimativo né quanti semi ha fecondato, né quanti ne ha moltiplicato. Ora, un atto fatto nel mio Volere è più che sole, che moltiplica i semi non umani, ma divini, all’infinito. Oh! quanto sorpassa la fecondità e la molteplicità dei semi che ha fecondato il sole, succede un’innovazione nel mondo spirituale, un’armonia che sono tutti attratti. I più disposti, al sentire l’armonia si riscaldano, mille e mille effetti sorgono come tanti semi, e siccome l’atto fatto nel mio Volere porta con sé la potenza creatrice, feconda quei semi in modo incalcolabile a mente finita, sicché gli atti fatti nel mio Volere sono semi divini che portano con sé la potenza creatrice, che più che sole fecondano, non solo, ma creano i semi e li moltiplicano all’infinito. Questi mi danno campo a nuove creazioni, mettono in moto la mia potenza, sono i portatori della Vita Divina”.

13-41 Dicembre 15, 1921 I soli atti fatti nel Divino Volere si restituiscono al principio dove l’anima fu creata, e prendono vita nell’ambito dell’eternità.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, riordinati in Me, e sai come puoi riordinarti in Me? Col fondere tutta te nel mio Volere; anche il respiro, il palpito, l’aria che respiri, non devono essere altro che fusione nel mio Volere, così entra l’ordine tra Creatore e creatura e ritorna al principio donde uscì. Tutte le cose stanno nell’ordine, hanno il posto d’onore, sono perfette quando non si spostano dal principio dove sono uscite; spostate dal principio, tutto è disordine, disonore, imperfezione. I soli atti fatti nel mio Volere si restituiscono al principio dove l’anima fu creata, e prendono vita nell’ambito dell’eternità, portando al loro Creatore gli omaggi divini, la gloria del loro stesso Volere, tutti gli altri restano nel basso, aspettando l’ultima ora della vita per subire ciascuno il suo giudizio e la pena che meritano, perché non c’è atto fatto fuori della mia Volontà, anche buono, che possa dirsi puro, il solo non avere la mira alla mia Volontà è gettare loto sulle opere più belle, e poi, il solo spostarsi dal suo principio merita una pena. La Creazione fu messa fuori sulle ali del mio Volere, e sulle stesse ali vorrei che mi ritornasse, ma indarno l’aspetto, ecco perciò tutto è disordine e scompiglio. Perciò vieni nel mio Volere, per darmi a nome di tutti la riparazione di tanto disordine”.

13-42 Dicembre 18, 1921 La pace è la primavera dell’anima.

(1) Mi sentivo molto oppressa ed angustiata per la privazione del mio dolce Gesù. Onde, dopo tutta una giornata di pena, a notte avanzata è venuto, e stringendomi le sue braccia al collo, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che c’è? Veggo in te un umore, un’ombra che ti rendono dissimile da Me e spezzano la corrente della beatitudine che tra Me e te ha quasi sempre esistito. Tutto è pace in Me, perciò non sopporto in te neppure l’ombra che possa ombrare l’anima tua; la pace è la primavera dell’anima, tutte le virtù sbocciano, crescono e sorridono, come le piante, i fiori, ai raggi del sole primaverile, e dispongono tutta la natura a produrre ognuno il suo frutto. Se non fosse per la primavera, che col suo sorriso incantevole scuote le piante dal torpore del freddo e veste la terra come d’un ammanto fiorito, che chiama tutti col suo dolce incanto a farsi guardare, la terra sarebbe orrida e le piante finirebbero col seccare. Sicché la pace è il sorriso Divino che scuote l’anima da ogni torpore, che come primavera celeste scuote l’anima dal freddo delle passioni, delle debolezze, delle leggerezze, ecc., e col suo sorriso fa sbocciare più che a campo fiorito tutti i fiori, e fa crescere tutte le piante, tra cui l’agricoltore celeste si benigna di passeggiare e coglierne i frutti per farne suo cibo, sicché l’anima pacifica è il mio giardino, in cui Io mi ricreo e mi trastullo. La pace è luce, e tutto ciò che l’anima pensa, parla, opera, è luce che manda, ed il nemico non può avvicinarsi perché si sente colpito da questa luce, ferito ed abbagliato, e per non restare cieco è costretto a fuggirsene. La pace è dominio, non solo di sé stesso, ma degli altri, sicché innanzi ad un’anima pacifica restano o conquisi o confusi ed umiliati, perciò, o si fanno dominare restando amici, o si partono confusi, non potendo sostenere la dignità, l’imperturbabilità, la dolcezza di un’anima che possiede la pace; anche i più perversi sentono la potenza che contiene. Perciò mi glorio tanto di farmi chiamare Dio della pace, Principe di pace, e non vi è pace senza di Me, solo Io la posseggo e la do ai figli miei come a miei figli legittimi, cui restano vincolati come eredi di tutti i miei beni.

(3) Il mondo, le creature, non hanno questa pace, e ciò che non si tiene non si può dare, al più possono dare una pace apparente, che dentro li strazia, una pace falsa, che dentro contiene un sorso velenoso, e questo veleno addormenta i rimorsi della coscienza e la conduce nel regno del vizio, perciò la vera pace sono Io, e voglio adombrarti nella mia pace, per fare che mai tu sia turbata, e l’ombra della mia pace, come luce abbagliante, possa tenere lontano da te qualunque cosa o chiunque potesse ombrare la tua pace”.

13-43 Dicembre 22, 1921 Il solo scopo d’amare Dio, tiene aperte le anime a ricevere la corrente di tutte le sue grazie. La Divina Volontà è la più grande di tutte le virtù.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere dentro d’una luce abbagliante, e questa luce sciogliendosi in pioggia di luce pioveva sulle anime, ma molte questa corrente di luce non la ricevevano, stando come chiuse, e la corrente correva dove trovava le anime aperte per riceverla, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la corrente della mia grazia entra nelle anime che operano per puro amore, il solo scopo d’amarmi tiene aperte le anime a ricevere la corrente di tutte le mie grazie. Amore sono Io, amore sono loro, sicché loro sono in continue correnti per Me ed Io per loro; invece chi opera per fine umano sono chiuse per Me, la loro corrente è aperta per tutto ciò che è umano, e la corrente di ciò che è umano ricevono; chi opera per fine di peccare riceve la corrente della colpa; e chi opera per fine diabolico riceve la corrente dell’inferno. Il fine d’operare dà tante diverse tinte all’uomo, che lo trasforma o in bello o in brutto, o in luce o in tenebre, o nella santità o nel peccato. Qual è lo scopo dell’operare, tale è l’uomo, perciò la mia corrente non a tutti entra, e siccome è respinta dalle anime chiuse con Me, si scarica con più impeto ed abbondante alle anime aperte”.

(3) Detto ciò è scomparso, ma dopo è ritornato ed ha soggiunto:

(4) “Mi sapresti dire perché il sole illumina tutta la terra? Perché è molto più grande della terra, e siccome è più grande tiene la capacità di prendere nella sua luce tutta la circonferenza della terra. Se fosse più piccolo, illuminerebbe una parte, ma non tutta, sicché le cose più piccole sono coinvolte ed assorbite dalle cose più grandi. Ora, la mia Volontà è la più grande di tutte le virtù, perciò tutte le virtù restano impiccolite e sperdute nel mio Volere, anzi, innanzi alla virtù della santità del mio Volere, le altre virtù tremano per riverenza del mio Volere, e se senza di Esso le virtù si credono di fare qualche cosa di grande; al contatto della santità e potenza della virtù della mia Volontà, si veggono che non hanno fatto nulla, e per dar loro il suggello di virtù, sono costretto a tuffarle nel mare immenso della mia Volontà. La mia Volontà non solo primeggia su tutto, ma dà le diverse tinte di bellezza alle virtù, vi mette le tinte divine, lo smalto celeste, la luce abbagliante, onde le virtù, se non sono coperte dal mio Volere, saranno buone, ma non belle di quella bellezza che rapisce, che incanta, che innamora Cielo e terra”.

(5) Onde dopo il mio dolce Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, e mi faceva vedere che sotto mare si aprivano canali d’acqua, che facendosi via sotto terra inondavano le fondamenti delle città, e dove crollavano i fabbricati, e dove li facevano scomparire, aprendosi queste voragini d’acqua li ingoiavano sotto terra.

(6) E Gesù tutto afflitto: “L’uomo non la vuol finire, e la mia giustizia è costretta a colpirli; molte saranno le città che saranno colpite dall’acqua, dal fuoco, dai terremoti”.

(7) Ed io: “Amor mio, che dici? Non lo farai”. E mentre volevo pregarlo mi è scomparso.