MaM
Messaggio del 25 giugno 1992:11° anniversario: Cari figli oggi sono felice, anche se nel mio cuore c'è ancora un pò di tristezza per tutti coloro che hanno iniziato questo cammino, e poi lo hanno abbandonato la mia presenza qua è quindi per guidarvi su un nuovo cammino, un cammino di salvezza. Perciò vi invito di giorno in giorno alla conversione; però se non pregate non potete dire che vi convertite. Io prego per voi e intercedo per la pace presso Dio, prima nei vostri cuori, e poi anche intorno a voi: che Dio sia la vostra pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!". La Madonna, al termine del Messaggio, ha dato a tutti la sua benedizione speciale!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1904

6-56 Agosto 4, 1904 La gloria dei beati in Cielo sarà a seconda dei modi come si sono comportati con Dio sulla terra. Dallo stesso modo che Dio è per l’anima, si può vedere come l’anima è per Dio.

(1) Questa mattina, avendo venuto il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, e prendendomi con la mano mi ha condotto fin sotto la volta del cielo, da dove si vedevano i beati, si sentiva il loro canto. Oh! come i beati nuotavano in Dio, si vedeva la vita loro in Dio, e la vita di Dio in loro, solo questo pare a me tutto l’essenziale della loro felicità. Mi pare pure che ciascun beato è un nuovo cielo in quel beato soggiorno, ma tutti distinti tra loro, non c’è uno simile ad un altro, e questo ne avviene a secondo dei modi che si sono comportati con Dio sulla terra: Uno ha cercato d’amarlo di più, questo l’amerà di più in cielo e riceverà da Dio sempre nuovo e più crescente amore, da restare questo cielo con una tinta e lineamento divino tutto speciale. Un altro ha cercato di glorificarlo di più, Iddio benedetto le darà sempre più crescente gloria, da restare questo nuovo cielo più glorioso e glorificato dalla stessa gloria divina. E così di tutti gli altri modi distinti che ciascuno ha tenuto con Dio in terra, che se io volessi dire tutto, andrei troppo per le lunghe. Sicché si può dire che ciò che per Dio si fa in terra, lo continueremo in Cielo, ma con perfezione maggiore, onde il bene che facciamo non è temporaneo, ma durerà in eterno e risplenderà innanzi a Dio ed intorno a noi continuamente. Oh! come saremo felici vedendo che tutto il nostro bene e la gloria che diamo a Dio, e la nostra, ne viene da quel poco di bene principiato imperfettamente sulla terra; se tutti lo potessero vedere, oh! come si affretterebbero di più ad amare, lodare, ringraziare, ed altro il Signore, per poterlo fare con maggiore intensità in Cielo. Ma chi può dire tutto? Anzi mi pare che sto dicendo tanti spropositi di quel beato soggiorno, la mente lo tiene in un modo, la bocca non trova le parole per sapersi manifestare, perciò passo innanzi.

(2) Onde dopo mi ha trasportato in terra. Oh! come i guai della terra sono raccapriccianti in questi tristi tempi, eppure pare niente ancora a confronto di quello che verrà, tanto nello stato religioso, che pare che lacereranno a brani a brani questa buona e santa madre, la Chiesa, i suoi stessi figli; tanto nello stato secolare. Onde, dopo ciò mi ha ricondotto in me stessa e mi ha detto:

(3)Dimmi un po’ in qual modo, figlia mia, Io sono per te?”

(4) Ed io: “Tutto, tutto sei per me, nessuna cosa mi entra, tutto scorre fuori, fuorché Tu solo”.

(5) E Lui: “Ed Io sono tutto, tutto per te, niente di te esce fuori di Me, ma tutto mi delizio in te. Sicché dallo stesso modo che Io sono per te, puoi vedere come tu sei per Me”.

(6) Detto ciò ha scomparso.

6-57 Agosto 5, 1904 Gesù è Reggitore dei re e Signore dei dominanti.

(1) Continuando il mio solito stato, il benedetto Gesù quando appena è venuto in atto di reggere e di dominare tutto, e di regnare con la corona di re in testa, e con lo scettro di comando in mano, e mentre lo vedevo in questa posizione mi ha detto, però in latino, ma io lo dico secondo che ho capito:

(2) “Figlia mia, Io sono Reggitore dei re e Signore dei dominanti, ed a Me solo spetta questo dritto di giustizia che mi deve la creatura, e che non dandomelo, mi disconosce come Creatore e padrone di tutto”.

(3) E mentre ciò diceva, pareva che prendesse in pugno il mondo e lo rovesciava sottosopra per fare che le creature si sottoponessero al suo regime e dominio. Ed in questo mentre vedevo pure come nostro Signore reggeva e dominava l’anima mia con una maestria tale, che mi sentivo tutta inabissata in Lui, e da Lui partiva il regime della mia mente, degli affetti, dei desideri, sicché tra me e Lui passavano tanti fili elettrici, che tutto dirigeva e dominava.

6-58 Agosto 6, 1904 La privazione è pena di fuoco che accende, consuma, annienta, e il suo scopo è distruggere la vita umana.

(1) Questa mattina me la sono passata amarissima per la privazione del mio sommo ed unico bene, era tanto il dolore della privazione, che trovandomi fuori di me stessa, l’anima era tanta la pena, che la stessa pena le somministrava tale fortezza, che ciò che trovava voleva distruggere, come intoppo per trovare il suo tutto, Iddio, e non trovandolo gridava, piangeva, correva più che vento, voleva tutto scompigliare, mettere tutto sossopra per trovare la vita che le mancava. Oh! privazione, quanto intensa è la tua amarezza, il tuo dolore è sempre nuovo, e perché nuovo l’anima sente sempre nuova l’acerbità della pena; l’anima mia sente come se una sola carne si separasse in tanti brandelli, e tutti quei brandelli chiedono con giustizia la propria vita, e solo la troveranno se trovano Iddio più che vita propria. Ma chi può dire lo stato in cui mi trovavo? In questo mentre vi sono accorsi santi, angeli, anime purganti facendomi corona intorno ed impedendomi il correre, compatendomi ed assistendomi, ma per me era tutto inutile, perché in loro non trovavo Colui che solo poteva lenire il mio dolore e restituirmi la vita, e più gridavo piangendo: “Ditemi, dove, dove lo posso trovare? Se volete aver di me pietà, non indugiate ad indicarmelo, che più non posso!” Onde, dopo ciò è uscito da dentro il fondo dell’anima mia, che pareva che fingeva di dormire senza prendersi pena della durezza del mio povero stato, e ad onta che Lui non si dava pena e dormiva, solo vederlo ho respirato la propria vita come si respira l’aria, dicendo: “Ah! sta qui con me?” Ma però non esenta da pena nel vederlo che neppure mi dava retta. Quindi, dopo molto penare, come se si avesse svegliato mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutte le altre tribolazioni possono essere penitenze, espiazioni, soddisfazioni, ma la sola privazione è pena di fuoco che accende, consuma, annienta, e non si arrende se non vede distrutta la vita umana, ma mentre consuma, vivifica e vi costituisce la vita divina”.

6-59 Agosto 7, 1904 I primi a perseguitare la Chiesa saranno i religiosi.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata circondata da angeli e santi, i quali mi hanno detto:

(2) “E’ necessario che tu soffra di più per le cose imminenti che stanno per succedere contro della Chiesa, che se non succederanno imminenti, il tempo le farà succedere più miti e di minore offesa di Dio”.

(3) Ed io ho detto: “Sta forse in mio potere il patire? Se il Signore me lo dà, volentieri soffrirò”. In questo mentre mi hanno preso e mi hanno condotto innanzi al trono di nostro Signore, e pregavamo insieme che mi facesse soffrire, e Gesù benedetto, venendoci incontro in forma di crocifisso, mi partecipava le sue pene, e non solo una volta, ma quasi tutta la mattinata me la sono passata in continue rinnovazioni di crocifissione, e dopo mi ha detto:

(4) “Figlia mia, le sofferenze mi distornano il mio giusto sdegno e si rinnova la luce della grazia nelle menti umane. Ah! figlia, credi tu che saranno i secolari i primi a perseguitare la mia Chiesa? Ah! no, saranno i religiosi, gli stessi capi, che fingendosi per ora figli, pastori, ma in fondo sono serpi velenosi che avvelenano sé stessi e gli altri, che daranno principio a lacerare tra loro stessi questa buona madre, e poi seguiteranno i secolari”.

(5) E dopo, avendomi chiamato l’ubbidienza, il Signore si è ritirato ma tutto amareggiato.

6-60 Agosto 8, 1904 Cercare a Gesù nel interno di noi, non nel esterno. Tutto dev’essere racchiuso in una parola: “Amore”. Chi ama a Gesù è un altro Gesù.

(1) Seguitando a stentare, quando appena il mio adorabile Gesù è venuto, sebbene me lo sentivo vicino, ma facevo per prenderlo e mi sfuggiva, e quasi m’impediva d’uscire fuori di me stessa per andare in cerca di Lui. Onde, dopo aver molto stentato, quando appena si ha fatto vedere mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non mi cercare fuori di te ma dentro di te, nel fondo della tua anima, perché se esci fuori e non mi trovi, vi soffrirai assai e non potrai resistere; se mi puoi trovare con più facilità, perché vuoi più stentare?”

(3) Ed io: “Credo che non trovandovi subito in me, posso trovarvi fuori, è l’amore che a ciò mi spinge”.

(4) E Lui: “Ah! è l’amore che a ciò ti spinge? Tutto, tutto dovrebbe essere racchiuso in una sola parola: “Amore”, e chi non racchiude tutto in questo, si può dire che dall’amarmi l’anima non ne conosce neppure un’acca, ed a misura che l’anima mi ami, così l’ingrandisco il dono del patire”.

(5) Ed io interrompendo il suo dire, tutta stupita ed afflitta ho detto: “Vita mia e tutto il mio bene, dunque io poco o niente soffro, quindi, poco o niente ti amo, che spavento il solo pensare che non t’amo, l’anima mia ne sente un vivo dispiacere, e quasi quasi mi sento da Te offesa”.

(6) E Lui ha soggiunto: “Io non intendo dispiacerti, il tuo dispiacere premerebbe più sul cuor mio che sul tuo, e poi non devi guardare le sole sofferenze corporali, ma anche le spirituali, la volontà vera che hai del patire, ché volere l’anima veramente patire innanzi a Me, è come se l’anima l’avesse patito, perciò chetati e non ti turbare, e lasciami continuare il mio dire: Non hai visto tu mai due intimi amici? Oh! come cercano d’imitarsi l’un l’altro e di ritrattare in sé stesso il proprio amico, quindi ritrattano la voce, i modi, i passi, le opere, le vesti, sicché l’amico può dire: “Colui che mi ama è un altro me stesso, ed essendo me stesso non posso fare a meno d’amarlo”. Così faccio Io per l’anima che racchiude tutta sé come dentro d’un breve giro d’amore, tutto Me mi sento come ritrattato in sé stessa, e trovando Me stesso, di tutto cuore l’amo, e non posso fare a meno di starmi con essa, perché se la lascio, lascerei Me stesso”.

(7) Mentre ciò diceva è scomparso.

6-61 Agosto 9, 1904 Non sono le opere che costituiscono il merito dell’uomo, ma la sola ubbidienza, come parto della Volontà Divina.

(1) Stentando a venire, quando appena è venuto come un colpo di luce, e sono restata dentro e fuori tutta ripiena di luce, ma non so dire ciò che in questa luce ha compreso e provato l’anima mia, solo dico che dopo il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non sono le opere che costituiscono il merito dell’uomo, ma la sola ubbidienza che costituisce tutti i meriti come parto della Volontà Divina, tanto, che tutto ciò che feci e soffrii nel corso della mia vita, tutto fu parto della Volontà del Padre, perciò i miei meriti sono innumerevoli, perché tutti costituiti dall’ubbidienza divina. Perciò Io non guardo tanto alla molteplicità e grandezza delle opere, ma al connesso che hanno, o direttamente all’ubbidienza divina, o indirettamente all’ubbidienza di chi mi rappresenta”.

6-62 Agosto 10, 1904 Dio sa il numero, il valore, il peso di tutte le cose create.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata girando le chiese, facendo il pellegrinaggio a Gesù Sacramentato, con l’angelo custode, ed avendo detto dentro d’una chiesa: “Prigioniero d’amore, Tu te ne stai abbandonato e solo, ed io sono venuta a farti compagnia, e mentre ti faccio compagnia intendo d’amarti per chi vi offende, lodarti per chi vi disprezza, ringraziarti per chi versate grazie e non vi rendono il tributo del ringraziamento, consolarti per chi vi affligge, ripararvi qualunque offesa, in una parola intendo farvi tutto ciò che sono obbligate a farvi le creature per esserti restato nel Santissimo Sacramento, e tante volte intendo ripeterle per quante gocce d’acqua, quanti pesci ed acini d’arene stanno nel mare”. Mentre ciò dicevo, innanzi alla mia mente si sono fatte tutte le acque del mare e dentro di me dicevo: “La mia vista non può afferrare tutta la vastità del mare, né conosce la profondità ed il peso di quelle immense acque, ed il Signore ne conosce il numero, peso e misura”. E me ne stavo tutta meravigliata. In questo mentre il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Sciocca, sciocca che sei, perché ti meravigli tanto? Ciò che alla creatura è difficile ed impossibile, al Creatore è facile e possibile, ed anche naturale; succede in questo come a quel tale che guardando in un battere d’occhio milioni e milioni di monete, dice in sé stesso: “Sono innumerevoli, chi li può contare?” Ma colui che li ha messo in quel luogo, in una parola dice tutto, sono tante, valgono tanto, pesano tanto; figlia mia, Io so nel mare quante gocce d’acqua Io stesso vi misi, e nessuno può disperdermi neppure una sola, quindi numerai tutto, pesai tutto, e valutai tutto, e così di tutte le altre cose; dunque, che maraviglia che il tutto sappia”.

(3) Nel sentire ciò mi è cessata qualunque maraviglia, anzi mi meravigliato della mia sciocchezza.

6-63 Agosto 12, 1904 L’uomo disperde la bellezza con cui Dio l’ha creato.

(1) Continuando a stentare, quando all’improvviso mi sono trovata tutta me stessa dentro di nostro Signore, e dalla testa di Lui scendeva un filo lucente nella mia che tutta mi legava a starmi dentro di Gesù. Oh! come ero felice di starmi dentro di Lui, per quanto guardavo, nient’altro scorgevo che Lui solo, questa è la massima mia felicità, solo, solo Gesù e nient’altro, oh! come si sta bene. In questo mentre mi ha detto:

(2) “Coraggio figlia mia, non vedi come il filo della mia Volontà ti lega tutta dentro di Me? Sicché se qualche altra volontà ti vuol legare, se non è santa non può, perché stando dentro di Me, se non è santa non può entrare in Me”.

(3) E mentre ciò diceva mi guardava e guardava, e poi ha soggiunto:

(4) “Ho creato l’anima di una bellezza rara, l’ho dotato d’una luce superiore ad ogni luce creata, eppure l’uomo disperde questa bellezza nella bruttezza, e questa luce nelle tenebre”.

6-64 Agosto 14, 1904 L’anima, quanto più i colpi della croce l’abbattono, tanta più luce acquista.

(1) Trovandomi un po’ sofferente, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:

(2)Figlia diletta mia, quanto il ferro è più battuto, più luce acquista, ed ancorché il ferro non tenesse ruggine, i colpi servono a mantenerlo lucido e spolverato; sicché chiunque s’avvicina, facilmente si rimira dentro di quel ferro come se fosse uno specchio. Così l’anima, quanto più i colpi della croce l’abbattono, tanta più luce acquista e si mantiene spolverata da qualunque minima cosa, in modo che chiunque s’avvicina, vi si rimira dentro come se fosse specchio, e naturalmente essendo specchio vi fa il suo uffizio, cioè, di far vedere se i volti sono macchiati o puliti, se belli o brutti, non solo, ma Io stesso mi delizio di andarmi a rimirare in essa, e non trovando in essa né polvere né altra cosa che mi impedisce di farvi riflettere la mia Immagine, perciò l’amo sempre più”.

6-65 Agosto 15, 1904 La malinconia è all’anima come l’inverno alle piante. Il trionfo della Chiesa non è lontano.

(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa, ed una malinconia che tutta mi riempiva l’anima. Pare che il benedetto Gesù non tanto mi ha fatto stentare, e nel vedermi così oppressa mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che hai con questa malinconia? Non sai tu che la malinconia è all’anima come l’inverno alle piante, che le spoglia di foglie e l’impedisce di produrre fiori e frutti, tanto che se non venisse l’allegrezza della primavera e del caldo, le povere piante resterebbero inabilitate e finirebbero col seccare. Così è la malinconia all’anima, la spoglia dalla freschezza divina che è come pioggia che fa tutto rinverdire le virtù; la inabilita a fare il bene, e se lo fa, lo fa stentatamente e quasi per necessità, ma non per virtù; impedisce di crescere nella grazia e se non si scuote con una santa allegrezza, che è una pioggia primaverile, che dà in brevissimo tempo lo sviluppo alle piante, finirà col seccare nel bene”.

(3) Ora, mentre ciò diceva, dentro d’un lampo ho visto tutta la Chiesa, le guerre che devono subire i religiosi e che devono ricevere dagli altri; guerre tra le società; pareva un parapiglia generale; pareva pure che il Santo Padre doveva servirsi di pochissime persone religiose, tanto per ridurre nel buon ordine lo stato della Chiesa, i sacerdoti ed altri, quanto per la società in questo stato di sconvolgimenti. Ora, mentre ciò vedevo, il benedetto Gesù mi ha detto:

(4) “Credi tu che il trionfo della Chiesa è lontano?”

(5) cose scompigliate?”

(6) E Lui: “Anzi ti dico che è vicino, è un cozzamento che deve succedere, ma forte, e perciò lo permetterò tutto insieme tra i religiosi e i secolari per abbreviare tempo. Ed in questo cozzamento tutto di scompiglio forte, succederà il cozzamento buono ed ordinato, però, in tale stato di mortificazione, che gli uomini si vedranno perduti, gli darò tanta grazia e lume da conoscere il male e di abbracciare la verità, facendoti soffrire anche per questo scopo. Se con tutto ciò non mi daranno retta, allora ti porterò in Cielo, e le cose succederanno ancor più gravi ed andranno un po’ più per le lunghe per il desiderato trionfo”.