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Messaggio del 11 dicembre 1981:Pregate e digiunate. Desidero che la preghiera sia sempre più radicata nel vostro cuore. Pregate di più, ogni giorno di più.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1904

6-66 Agosto 23, 1904 Castighi, anche in Italia.

(1) Questa mattina me l’ho passato amarissima, quasi del tutto priva del mio benedetto Gesù, solo che mi trovavo fuori di me stessa in mezzo a guerre e persone uccise, paesi assediati, e pareva che fosse anche in Italia. Quale spavento non provavo, volevo sottrarmi da scene sì dolorose, ma non potevo, una potenza suprema mi teneva lì inchiodata. Fosse angelo o santo, non so dirlo certo, ha detto:

(2)Povera Italia, come sarà lacerata da guerre”.

(3) Io nel sentire ciò sono restata più spaventata, e mi sono trovata in me stessa, e non avendo ancora visto Colui ch’è mia vita, e con tutte quelle scene nella mente, mi sentivo morire. Onde ho visto appena un braccio, e mi ha detto:

(4)Ci sarà qualche cosa di certo nell’Italia”.

6-67 Settembre 2, 1904 Solo Iddio contiene potere di entrare nei cuori e dominarli a seconda che gli piace. Nuovo modo come devono comportarsi i sacerdoti.

(1) Trovandomi nel solito mio stato mi sentivo tutta oppressa, con l’aggiunta del timore che tutto fosse opera diabolica il mio povero stato, sentendomi consumare anima e corpo. Onde, quando appena è venuto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, perché tanto ti conturbi? Non sai tu che se si unissero insieme tutte le potenze diaboliche, non possono entrare dentro d’un cuore e prenderne dominio, meno che l’anima stessa, di propria volontà, non gli desse l’entrata? Solo Iddio contiene questo potere di entrare nei cuori e dominarli a seconda che gli piace”.

(3) Ed io: “Signore, perché mi sento consumare l’anima ed il corpo quando mi privi di Te? Non è questo il soffio diabolico che è penetrato nell’anima mia che così mi tormenta?”

(4) Ed Egli: “Anzi ti dico che è il soffio dello Spirito Santo, che soffiandoti continuamente ti tiene sempre accesa, e ti consuma per amor suo”.

(5) Dopo ciò mi sono trovata fuori di me stessa e vedevo il Santo Padre assistito da nostro Signore, che stava scrivendo un nuovo modo come dovevano comportarsi i sacerdoti, che cosa devono fare e quello che non devono fare, dove non devono andare, e metteva pena a chi non si arrendeva alla sua ubbidienza.

6-68 Settembre 7, 1904 L’attenzione di non commettere peccato, supplisce al dolore del peccato.

(1) Stavo impensierita per avere letto dentro di un libro, che il motivo di tante vocazioni frustrate è il manco incessante dolore del peccato, e siccome io non ci penso a questo e solo penso a Gesù benedetto e al modo come farlo venire, e di nessun’altra cosa mi curo, quindi pensavo tra me che in male stato mi trovavo. Onde trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’attenzione di non commettere peccato supplisce al dolore, ed ancorché uno si dolesse, e con tutto ciò commettesse peccati, il suo dolore sarebbe vano ed infruttuoso, mentre l’attenzione continua di non commettere peccati non solo tiene luogo di dolore, ma sforza la grazia continuamente ad aiutarla in modo speciale a non cadere in peccato, e mantiene l’anima sempre purgata. Perciò seguita a stare attenta a non offendermi menomamente, che supplirà a tutto il resto”.

6-69 Settembre 8, 1904 Lo scoraggiamento uccide più anime che il resto degli altri vizi. Il coraggio fa rivivere, ed è l’atto più lodevole che l’anima possa fare.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù non ci veniva. Onde avendo molto stentato mi sentivo tutta scoraggiata, e temevo forte che questa mattina non ci venisse del tutto. Quindi, essendo dopo venuto quando appena mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non sai tu che uccide più anime lo scoraggiamento che il resto degli altri vizi? Perciò, coraggio, coraggio, ché come lo scoraggiamento uccide, così il coraggio fa rivivere, ed è l’atto più lodevole che l’anima possa fare, perché mentre si sente scoraggiata, dallo stesso scoraggiamento prende coraggio, disfa sé stessa e spera; e disfacendo sé stessa, gia si trova rifatta in Dio”.

6-70 Settembre 9, 1904 Come l’anima esce dal fondo della pace, così esce dall’ambiente divino. La pace fa scorgere se l’anima cerca Dio per Iddio o per sé stessa.

(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo turbata per l’assenza del mio adorabile Gesù. Onde dopo avere molto stentato, è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come l’anima esce dal fondo della pace, così esce dall’ambiente divino, e si trova nell’ambiente, o diabolico o umano. E’ la sola pace che fa scorgere se l’anima cerca Dio per Iddio o per sé stessa, e se opera per Dio, oppure per sé o per le creature, perché se è per Dio, l’anima non è mai turbata, si può dire che la pace di Dio e la pace dell’anima si combaciano insieme, e d’intorno all’anima si allargano i confini della pace, in modo che tutto converte in pace, anche le stesse guerre. E se l’anima è turbata, fosse pure nelle cose più sante, in fondo si vede che non è Dio, ma il proprio io o qualche fine umano. Perciò, quando non ti senti calma, richiama un po’ te stessa, per vedere che cosa c’è in fondo, distruggilo e troverai pace”.

6-71 Settembre 13, 1904 La vera donazione è tenere sacrificata continuamente la propria volontà, e questo è un martirio d’attenzione continua che l’anima fa a Dio.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, dopo avere molto stentato, si è fatto vedere che stava stretto con me, tenendo il mio cuore fra le sue mani, e guardandomi fissa mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando un’anima mi ha dato la sua volontà, non è più padrona di fare ciò che le piace, altrimenti non sarebbe vera donazione. Mentre la vera donazione è tenere sacrificata continuamente la propria volontà a Colui che l’era già donata, e questo è un martirio d’attenzione continua che l’anima fa a Dio. Che diresti tu d’un martire che oggi si offre a patire qualunque sorta di pene, e domani si ritira? Diresti che non aveva vera disposizione al martirio, e che un giorno o l’altro finirà col rinnegare la fede. Così dico Io per l’anima che non mi fa fare della sua volontà quello che mi piace, ed ora me la dà, ed ora se la ritira: “Figlia, non sei disposta a sacrificarti e martirizzarti per Me, perché il vero martirio consiste nella continuazione, potrai dirti rassegnata, uniformata, ma non martire, ed un giorno o l’altro potrai finirla col ritirarti da Me, facendo di tutto un gioco di fanciullo”. Perciò statti attenta e lasciami la piena libertà di far di te nel modo che più mi piace”.

6-72 Settembre 26, 1904 Tutte le pene che Gesù soffrì nella sua Passione furono triplici. Questo non fu per caso, ma tutto fu per rendere completa la gloria dovuta al Padre, la riparazione che gli si doveva dalle creature, ed il bene da meritare alle stesse creature.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, sentivo una voce che mi diceva: “Vi sta un lume che chiunque s’avvicina può accendervi quante fiammelle vuole, e queste fiammelle servono a fare corona d’onore al lume, e dar luce a chi accese”. Io dicevo tra me stessa: “Che bel lume che è questo, che tiene tanta luce e tanta potenza, che mentre dà agli altri quanta luce vogliono, lui resta sempre quello che è, senza impoverire di luce; ma chi sarà colui che lo tiene?” Mentre ciò pensavo, mi sono sentita ripetere:

(2) “Il lume è la Grazia e la tiene Iddio, e l’avvicinarsi significa la buona volontà dell’anima di far del bene, ché quanti beni si vogliono attingere dalla Grazia, si attingono, e la fiammella che vi si forma sono le diverse virtù, che mentre danno gloria a Dio danno luce all’anima”.

(3) Onde dopo ciò, quando appena ho visto il benedetto Gesù che mi ha detto: “Figlia mia; e questo perché stavo pensando che Nostro Signore non solo una volta, ma per ben tre volte si fece coronare di spine, e come quelle spine restavano rotte dentro della testa, e nel conficcarla di nuovo, più dentro entravano le già rimaste, e dicevo: “Dolce amor mio, e perché per ben tre volte volesti soffrire sì doloroso martirio, non bastava una volta scontare i tanti nostri rei pensieri?” Onde facendosi vedere ha detto:

(4) “Figlia mia, non solo la coronazione di spine fu triplice, ma quasi tutte le pene che soffrii nella mia Passione furono triplici. Triplici furono le tre ore dall’agonia dell’orto; triplice fu la flagellazione, flagellandomi con tre specie di diversi flagelli; triplice volte mi spogliarono; per ben tre volte fui condannato a morte: Di notte, di presto mattino, e di pieno giorno; triplici furono le cadute sotto la croce; triplici i chiodi; triplice volte il cuor mio versò sangue, cioè, nell’orto da per sé stesso, e dal proprio suo centro nell’atto della crocifissione, quando fui stirato ben bene sopra la croce, tanto che tutto il mio corpo vi restò tutto slogato, ed il mio cuore si sconquassò dentro, e versò sangue, e dopo la mia morte quando con una lancia mi fu aperto il costato; triplici le tre ore dell’agonia sulla croce. Se tutto si volesse ruminare, oh! quanti triplici si troverebbero. E questo non fu per caso, ma tutto fu per ordinazione divina, e per rendere completa la gloria dovuta al Padre, la riparazione che gli si doveva dalle creature, ed il bene da meritare alle stesse creature, perché il dono più grande che la creatura ha ricevuto da Dio è stato il crearla a sua immagine e somiglianza, e dotarla con tre potenze, intelletto, memoria e volontà, e la creatura non c’è colpa che commette, che queste tre potenze non vi concorrano, e quindi macchia, deturpa la bella immagine divina che contiene in sé stessa, servendosi del dono per offendere il donatore; ed Io per rifare di nuovo questa immagine divina nella creatura, e per dare tutta quella gloria che la creatura gli doveva a Dio, vi ho concorso con tutto il mio intelletto, memoria e volontà, ed in modo speciale in questi triplici da Me sofferti, per rendere completa, tanto la gloria che gli si doveva al Padre, quanto il bene che era necessario alle creature”.

6-73 Settembre 27, 1904 Quello che più piace a Gesù è il sacrificio volontario. Le doti naturali sono luce che serve all’uomo per estradarlo nella via del bene.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena ho visto il mio benedetto Gesù, quasi in atto di castigare le gente, ed avendolo pregato che si placasse mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’ingratitudine umana è orrenda; non solo i sacramenti, la grazia, i lumi, gli aiuti che do all’uomo, ma anche le stesse doti naturali che gli ho dato, sono tutte luce che servono all’uomo per estradarlo nella via del bene, e quindi trovare la propria felicità, e l’uomo, convertendo tutto questo in tenebre, vi cerca la propria rovina, e mentre vi cerca la rovina dice che cerca il mio proprio bene, questa è la condizione dell’uomo; si può dare cecità ed ingratitudine più grande di questa? Figlia, l’unico mio sollievo e gusto che mi può dare la creatura in questi tempi, è il sacrificarsi volontariamente per Me, perché essendo stato il mio sacrificio tutto volontario per loro, dove trovo la volontà di sacrificarsi per Me, mi sento come ricompensato di ciò che feci per loro. Perciò, se vuoi sollevarmi e darmi gusto, sacrificati volontariamente per Me”.

6-74 Settembre 28, 1904 Reprimere sé stesso, vale più che acquistare un regno.

(1) Questa mattina, non venendo il dolcissimo Gesù me la sono passata malissimo, e non facevo altro che reprimere e sforzare me stessa, e dicevo tra me: “Che sto più a fare; che mi vale questo reprimere continuo di me stessa”. E mentre ciò pensavo, come un lampo è venuto e mi ha detto:

(2) “Vale più reprimere sé stesso che acquistare un regno”.

(3) Ed è scomparso.

6-75 Ottobre 17, 1904 Per trovare la Divinità, si deve operare unito con la Umanità di Cristo, con la sua stessa Volontà.

(1) Continuando il mio solito stato, quanto appena è venuto il benedetto Gesù, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è necessario operare attraverso il velo dell’Umanità di Cristo per trovare la Divinità, cioè operare unito con la sua Umanità, con la stessa Volontà di Cristo, come se la sua e la nostra fosse una sola, per piacere solo a Lui; operando coi suoi stessi modi, dirizzando tutto a Cristo, chiamandolo insieme in tutto ciò che facciamo, come se Lui stesso dovesse fare le nostre stesse azioni; così facendo, l’anima si trova in continuo contatto con Dio, perché, l’Umanità a Cristo non era altro che una specie di velo che copriva la Divinità; onde operando in mezzo a questi veli, già si trova con Dio. E colui il quale non vuole operare per mezzo dell’Umanità Santissima, e vuol trovare Cristo, è come quel tale che vuol trovare il frutto senza trovare la corteccia; questo è impossibile”.