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Messaggio del 25 maggio 2023:Cari figli! Vi invito ad andare nella natura e a pregare perché l’Altissimo parli al vostro cuore e perché sentiate la forza dello Spirito Santo per testimoniare l’amore che Dio ha per ogni creatura. Io sono con voi ed intercedo per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1904

6-16 Gennaio 6, 1904 La razza umana è tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e la offre a Dio, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e Gli è presente come se tutti se l’offerissero.

(1) Continuando il mio solito stato è venuto il benedetto bambino Gesù, e dopo d’aversi messo fra le mie braccia e benedetto con le sue manine, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, essendo la razza umana tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e mi offre qualche cosa, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e mi è presente come se tutti me l’offerissero. Come oggi i magi, nell’offerirmi i loro doni, Io ebbi nelle loro persone presente tutta l’umana generazione, e tutti parteciparono al merito della loro opera buona. La prima cosa che mi offerirono fu l’oro, ed Io in contraccambio li diedi l’intelligenza e la conoscenza della verità; ma sai tu qual’è l’oro che voglio adesso dalle anime? Non l’oro materiale, no, ma l’oro spirituale, cioè, l’oro della loro volontà, l’oro degli affetti, dei desideri, dei propri gusti, l’oro di tutto l’interno dell’uomo, questo è tutto l’oro che l’anima tiene, e lo voglio tutto per Me. Ora, per darmi questo al anima riesce quasi difficile darmelo senza sacrificarsi e mortificarsi, ed ecco la mirra, che qual filo elettrico lega l’interno dell’uomo e lo rende più risplendente, e le dà la tinta di variopinti colori, dandole all’anima tutte le specie di bellezze; ma questo non è tutto, ci vuole chi mantiene sempre vivi i colori, la freschezza, che quasi profumo e venticello spira dall’interno dell’anima, ci vuole chi offre e chi ottiene doni maggiori di quelli che dona, come pure ci vuole ancora chi costringe a dimorare nel proprio interno Colui che riceve e Colui che dona e tenerlo in continua conversazione ed in continuo commercio con lui, onde, chi fa tutto questo? L’orazione, specie lo spirito d’orazione interiore, che sa convertire non solo le opere interne in oro, ma anche le opere esterne, e questo è l’incenso”.

6-17 Febbraio 7, 1904 Come è difficile trovare un’anima che si dia tutta a Dio, per poter fare che Dio si dia tutto a lei.

(1) Avendo passato tutto il mese scorso molto sofferente, perciò ho trascurato di scrivere, e continuando a sentirmi molto debole e sofferente, mi viene spesso spesso un timore, che non è che non possa scrivere, ma che non voglio, e per scusa dico che non posso; è vero che sento molta ripugnanza e devo fare molta forza per scrivere, e solo l’ubbidienza poteva vincermi. Onde, per togliere qualunque dubbio mi sono decisa di non scrivere tutto, ma solo qualche parola che ricordo, per vedere se veramente posso o non posso. Ricordo che un giorno, sentendomi male mi disse:

(2)Figlia mia, che sarà se cessa la musica nel mondo?”

(3) Ed io: “Signore, che musica può cessare?”

(4) Ed Egli ha soggiunto: “Diletta mia, la tua musica, perché quando l’anima soffre per Me, prega, ripara, loda, ringrazia continuamente, è una continua musica al mio udito, e mi distoglie dal sentire l’iniquità della terra, e quindi di castigare come si conviene, non solo, ma è musica nelle menti umane e le distorna di fare cose peggiori. Onde, se Io ti porto, non cesserà la musica? Per Me è niente, perché non sarà altro che trasportarla dalla terra al Cielo, ed invece d’averla dalla terra l’avrò nel Cielo, ma il mondo come farà?”

(5) Ond’io stavo pensando tra me: “Questi sono i soliti pretesti per non portarmi, ci sono tante anime buone nel mondo e che tanto fanno per Dio, e che io fra tutte queste non occupo forse che l’ultimo posto, eppure dice che se mi porta cesserà la musica. Ce ne sono tante che gliela fanno migliore”. Mentre ciò pensavo, come un lampo è venuto ed ha soggiunto:

(6)Figlia mia, questo che dici è vero, che ci sono molte anime buone e che molto fanno per Me, ma quanto è difficile trovare una che mi dia tutto per potermi dare tutto; chi si ritiene un po’ d’amor proprio, chi la propria stima, chi un affetto, fosse pure a persone anche sante, chi una piccola vanità, chi si ritiene un po’ d’attacco alla terra, chi all’interesse, insomma, chi una cosetta e chi un’altra, tutti ritengono qualche cosa di proprio, e questo impedisce che tutto sia divino in loro. Onde, non essendo tutto divino ciò che esce da loro, non potrà la loro musica produrre quegli effetti al mio udito ed alle menti umane. Quindi, il molto loro fare non potrà produrre quegli effetti, né così piacermi, come il piccolo fare di chi non ritiene niente per sé, e che tutta a Me si dona”.

6-18 Febbraio 8, 1904 6[2] Una delle qualità di Gesù è il Dolore. Per chi vive della sua Santissima Volontà non esiste il purgatorio.

(1) Ricordo che un altro giorno, continuando a sentirmi sofferente, vedevo che il confessore pregava nostro Signore che mi toccasse dov’io soffrivo per farmi calmare le sofferenze, e Gesù benedetto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il tuo confessore vuole che ti tocchi per farti alleggerire le pene, ma fra tante mie qualità, Io sono pure dolore, e toccandoti, anziché diminuire può crescere il dolore, perché la mia Umanità nella cosa in che più si dilettò fu il dolore, e si diletta ancora di comunicarlo a chi ama”.

6[2] Questo capitolo ha data dal 12/02/04 perché Luisa ha dimenticato dir questo nella data corrispondente. Il confessore le ha dato l’ubbidienza di farlo

(3) E pareva che in realtà mi toccava e facevami sentire più dolore, ond’io ho soggiunto: “Dolce mio bene, in quanto a me, non voglio altro che la tua Santissima Volontà, io non guardo né se mi dolgo, né se godo, ma il tuo Volere è tutto per me”.

(4) E Lui ha soggiunto: “E questo Io voglio, ed è la mia mira su di te, e questo mi basta e mi contenta, ed è il culto più grande e più onorevole che mi può rendere la creatura, e che mi deve come suo Creatore, e l’anima facendo così, si può dire che la sua mente vive e pensa nella mia mente; i suoi occhi, trovandosi nei miei, guardano per mezzo degli occhi miei; la sua bocca parla per mezzo della mia bocca; il suo cuore ama per mezzo del mio; le sue mani operano nelle mie stesse mani; i piedi camminano nei miei piedi; ed Io posso dire: “Tu sei il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi”. E l’anima può dire viceversa: “Gesù Cristo è il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi”. E l’anima trovandosi in questa unione, non solo di volontà, ma personale, morendo, niente le resta da purgare, e quindi il purgatorio non la può toccare, perché il purgatorio tocca quelli che vivono fuori di Me, o in tutto o in parte”.

6-19 Febbraio 12, 1904 Lamenti dell’anima, Gesù la quieta.

(1) Continuando il solito mio stato più sofferente, è venuto il benedetto Gesù, e da tutte le parti della sua Umanità uscivano tanti rivoletti di luce che si comunicavano in tutte le parti del mio corpo, e da questi rivoli che io ricevevo, uscivano da me altrettanti rivoli che si comunicavano alla Umanità di nostro Signore. In questo mentre, mi sono trovata circondata da una moltitudine di santi, che guardandomi dicevano tra loro: “Se il Signore non concorre con un miracolo, non potrà più vivere, perché gli mancano gli umori vitali, il corso del sangue non è più naturale, quindi, secondo le leggi naturali deve morire”. E pregavano Gesù benedetto che facesse questo miracolo, che io continuassi a vivere, e nostro Signore li ha detto:

(2) “Della comunicazione dei rivoli, come vedete, significa che tutto ciò che essa fa, anche le cose naturali, sono identificate con la mia Umanità, e quando Io fo giungere l’anima a questo punto, tutto ciò che opera l’anima ed il corpo, niente va disperso, tutto rimane in Me; mentre se l’anima non è giunta ad identificarsi in tutto con la mia Umanità, molte opere che fa vanno disperse. Ed avendola fatto giungere a questo punto, perché non posso Io portarla?”

(3) Ora, mentre ciò dicevano, tra me dicevo: “Pare che tutti mi vanno contro, l’ubbidienza non vuole che io muoia, questi stanno a pregare il Signore che non mi portasse, che cosa vogliono da me? Io non so ché quasi per forza vogliono che stia su questa terra, lontana dal mio sommo bene”. E tutta m’affliggevo. Mentre ciò pensavo Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia mia cara, non volerti affliggere, le cose del mondo vanno tristissime e sempre più peggioreranno, se giunge il punto che debbo dar libero sfogo alla mia giustizia ti porterò, ed allora non ascolterò più nessuno”.

6-20 Febbraio 21, 1904 Promessa.

(1) Alla presenza della Santissima Trinità, della Regina Madre Maria Santissima, dell’angelo mio custode, e di tutta la corte celeste, e per ubbidire al mio confessore, prometto che se il Signore per sua infinita misericordia mi facesse grazia di morire, quando mi troverò insieme col mio Sposo Celeste, di pregare ed impetrare il trionfo della Chiesa e la confusione e conversione dei suoi nemici; che nel nostro paese trionfi il partito cattolico e che la chiesa di san Cataldo si mettesse di nuovo in culto, che il mio confessore fosse libero delle sue sofferenze solite, con una santa libertà di spirito e la santità d’un vero apostolo di nostro Signore e che se sempre il Signore permette di mandarmi a lui, almeno una volta al mese, per conferire le cose celesti e cose appartenenti al bene dell’anima sua. Tanto prometto, quanto è da parte mia e lo giuro.

6-21 Febbraio 22, 1904 Il gran dono d’avere una vittima.

(1) Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, quando appena ho visto il benedetto Gesù, e vedevo persone che soffrivano, ed io pregavo Gesù che le liberasse da quelle sofferenze anche a costo di soffrire io invece loro, Lui mi ha detto:

(2) “Se vuoi soffrire tu tanto ché stai vittima, che poi quando la vittima se ne verrà, allora vedranno il vuoto che sentiranno quelli che ti circondano, il proprio paese ed anche i regni. Oh! come conosceranno allora, con la perdita, il gran bene che Io li avevo dato, dandoli una vittima”.

6-22 Febbraio 12, 1904 Parla con alcuni sacerdoti sulla chiesa di San Cataldo.

(1) Avevo dimenticato di dire quanto sto per scrivere, che ora per ubbidienza ridico, sebbene non sono cose certe, ma dubbie, perché mancava la presenza di nostro Signore.

(2) Mi trovavo fuori di me stessa e pareva che mi trovavo dentro d’una chiesa, dove stavano parecchi sacerdoti venerandi, ed unite anime del purgatorio e persone sante che stavano discorrendo tra loro sopra la chiesa di san Cataldo, e dicevano quasi con una certezza che si avrebbe ottenuto, ed io sentendo ciò ho detto: “Come può essere ciò, l’altro giorno correva voce che il Capitolo aveva perduto la causa, onde, per mezzo del tribunale non si è potuto ottenere, il municipio non la vuol dare, e voi dite che si deve ottenere?” E quelli hanno soggiunto: “Ad onta di tutte queste difficoltà, nonostante non è perduta, ed anche a giungere a mettere mano per atterrarla, pure non si potrà dire perduta, perché san Cataldo si saprà ben difendere il suo tempio, ma però, povero Corato se a ciò giungeranno”. Ma mentre ciò dicevano hanno ripetuto: “Hanno stato portate le prime robe, l’Incoronata è già trasportata alla casa sua, va’ tu innanzi alla Madonna e pregala che avendo incominciato la grazia, la compisse”. Io sono uscita da quella chiesa per andare a pregare, ma mentre ciò facevo mi sono trovata in me stessa.

6-23 Marzo 4, 1904 L’anima deve vivere in alto. Chi vive in alto non può essere offesa.

(1) Trovandomi molto afflitta e sofferente per la perdita del mio buono Gesù, quando appena l’ho visto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’anima tua deve cercare di tenere il volo dell’aquila, cioè, soggiornare in alto, sopra tutte le cose basse di questa terra, e tant’alto, che nessun nemico la possa offendere, perché chi vive in alto può offendere i nemici, ma non già essere offesa. E non solo deve vivere in alto, ma deve cercare di tenere purezza ed acutezza d’occhi, simili a quelli dell’aquila, la quale, sebbene vive in alto, pure con l’acutezza della sua vista penetra le cose divine, non di passaggio, ma masticandole fino a farne suo cibo prediletto, disgustando qualunque altra cosa, come pure penetra le necessità del prossimo, e non teme di scendere fra loro e farle del bene, e se occorre vi mette la propria vita. E con la purezza della vista, di due ne fa uno l’amore di Dio e l’amore del prossimo, rettificando tutto per Dio, tale dev’essere l’anima se vuole piacermi”.

6-24 Marzo 5, 1904 La croce è citazione, avvocato e giudice all’anima, per prendere possesso del regno eterno.

(1) Questa mattina sentendomi molto sofferente, con l’aggiunta della sua privazione; onde dopo avere molto stentato, appena per pochi istanti è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, le sofferenze, le croci, sono come tante citazioni che Io invio alle anime, se l’anima accetta queste citazioni, sia che siano citazioni che avvisano l’anima a pagare qualche debito, sia che sia avviso per fare qualche acquisto per la vita eterna, se l’anima mi risponde col rassegnarsi alla mia Volontà, col ringraziarmi, con l’adorare le mie sante disposizioni, ci mettiamo subito in accordo, e l’anima eviterà tanti inconvenienti che corrono d’essere citato di nuovo, di mettere avvocati, farne la causa e di subire la condanna del giudice. Solo rispondere alla citazione con la rassegnazione e con il ringraziamento supplirà a tutto questo, perché la croce le sarà citazione, avvocato e giudice, senz’altro bisogno per prendere possesso del regno eterno. Se poi non accetta queste citazioni, pensalo tu stessa in quanti abissi di sciagure, d’impicci, si getta l’anima e qual sarà il rigore del giudice nel condannarla per avere sfuggito la croce per giudice, tanto più mite, più compassionevole, più inclinato ad arricchirla anziché giudicarla, più intento ad abbellirla anziché condannarla”.

6-25 Marzo 12, 1904 Minacce di guerre. Tutta l’Europa sta sulle spalle di Luisa.

(1) Essendo malata Luisa, le ho imposto che ella dettasse: non potendo disubbidire ha dettato quanto segue, in grande ripugnanza.

(2) “Essendomi lamentata con nostro Signore che sentendomi sofferente, pure non mi portava in Cielo, il benedetto Gesù mi ha detto:

(3) “Figlia mia, coraggio nel soffrire, non voglio che ti avvilisca nel non vederti ancora portata in Cielo. Devi sapere che tutta l’Europa sta sulle tue spalle, e l’esito o buono o cattivo per l’Europa pende dalle tue sofferenze. Se tu sarai forte e costante nel patire, le cose succederanno più sopportabili; se tu non sarai forte e costante nel patire, oppure Io ti porto in Cielo, saranno tanto gravi che minaccerà di essere invasa ed impadronita dagli stranieri”.

(4) Anzi, aggiunse che: “Se tu rimarrai in terra e soffrirai assai con desiderio e costanza, tutto quel che succederà di castighi in Europa, servirà per far venire il trionfo della Chiesa. E se ad onta di tutto questo l’Europa non profitterò e resterà ostinata al peccato, le tue sofferenze serviranno come preparativo alla tua morte, senza che l’Europa se ne sia profittata”.


Sacte. Gennaro Di Gennari.