(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata girando le chiese, facendo il pellegrinaggio a Gesù Sacramentato, con l’angelo custode, ed avendo detto dentro d’una chiesa: “Prigioniero d’amore, Tu te ne stai abbandonato e solo, ed io sono venuta a farti compagnia, e mentre ti faccio compagnia intendo d’amarti per chi vi offende, lodarti per chi vi disprezza, ringraziarti per chi versate grazie e non vi rendono il tributo del ringraziamento, consolarti per chi vi affligge, ripararvi qualunque offesa, in una parola intendo farvi tutto ciò che sono obbligate a farvi le creature per esserti restato nel Santissimo Sacramento, e tante volte intendo ripeterle per quante gocce d’acqua, quanti pesci ed acini d’arene stanno nel mare”. Mentre ciò dicevo, innanzi alla mia mente si sono fatte tutte le acque del mare e dentro di me dicevo: “La mia vista non può afferrare tutta la vastità del mare, né conosce la profondità ed il peso di quelle immense acque, ed il Signore ne conosce il numero, peso e misura”. E me ne stavo tutta meravigliata. In questo mentre il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Sciocca, sciocca che sei, perché ti meravigli tanto? Ciò che alla creatura è difficile ed impossibile, al Creatore è facile e possibile, ed anche naturale; succede in questo come a quel tale che guardando in un battere d’occhio milioni e milioni di monete, dice in sé stesso: “Sono innumerevoli, chi li può contare?” Ma colui che li ha messo in quel luogo, in una parola dice tutto, sono tante, valgono tanto, pesano tanto; figlia mia, Io so nel mare quante gocce d’acqua Io stesso vi misi, e nessuno può disperdermi neppure una sola, quindi numerai tutto, pesai tutto, e valutai tutto, e così di tutte le altre cose; dunque, che maraviglia che il tutto sappia”.
(3) Nel sentire ciò mi è cessata qualunque maraviglia, anzi mi meravigliato della mia sciocchezza.