(1) Continuando il mio solito stato vedevo la Regina Mamma, e diceva a nostro Signore, venga, venga nel suo giardino a deliziarsi, parendo che indicava me. Io nel sentire ciò mi sentivo piena di rossore e dicevo tra me: “Io non ho mica niente di bene, come si potrà deliziare?” Mentre ciò pensavo il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché arrossisci? Tutta la gloria di un’anima è sentirsi dire che tutto ciò che tiene, niente è suo, ma tutto è di Dio. Ed Io in contraccambio le dico che tutto ciò che è mio è suo”.
(3) E mentre ciò diceva, pareva che il mio piccolo giardino fatto da Lui stesso, s’univa col suo grandissimo che teneva nel suo cuore, e se ne faceva uno solo; e ci deliziavamo insieme, e dopo mi sono trovata in me stessa.
(1) Questa mattina il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se l’anima in tutte le sue azioni opera tutto per Dio, e per piacere solo a Dio, la grazia vi entra da tutte le parti nell’anima, come una casa quando vi sono aperte balconi, porte, finestre, la luce del sole vi entra da tutte le parti e vi gode tutta la pienezza della luce, così l’anima vi gode tutta la pienezza della luce divina. E questa luce con la corrispondenza dell’anima si va sempre aumentando, fino a diventare tutta luce; ma se poi fa diversamente, la luce vi entra dalle fessure, e nell’anima tutto è tenebre. Figlia mia, chi mi dà tutto, do tutto; onde la mia Grazia, non essendo capace l’anima di ricevere tutto insieme il mio Essere, vi prende tante immagini intorno all’anima, quante sono le perfezioni e virtù mie; quindi vi prende l’immagine della bellezza e vi comunica la luce della bellezza nell’anima; l’immagine della sapienza, e comunica la luce della sapienza; l’immagine della bontà, e comunica la bontà; l’immagine della santità, della giustizia, della fortezza, della potenza, della purità, e vi comunica la luce della santità, della giustizia, fortezza, potenza e purità, e così di tutto il resto; sicché l’anima è tempestata non da un sole, ma da tanti soli quante sono le mie perfezioni; e queste immagini vi sono intorno ad ogni anima, solo che per chi sta aperta e vi corrisponde stanno tutte in attività, lavorando; per chi no, vi stanno come addormentate per quelle anime, sicché, o poco o niente possono adoperare la loro attività”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha trasportato fuori di me stessa, e mi partecipava le sue sofferenze, e poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando due persone si dividono insieme il peso di un lavoro, insieme dividono la mercede che hanno di quel lavoro, e l’uno e l’altro possono far bene a chi vogliono con quella mercede. Onde, dividendo tu con Me il peso delle mie sofferenze, cioè il lavoro della mia Redenzione vieni a partecipare al guadagno del lavoro della Redenzione; ed essendo divisa tra Me e te la mercede delle nostre pene, Io posso far bene a chi voglio in generale ed anche in modo speciale; così tu sei libera di far bene a chi vuoi, della mercede che a te spetta. Ecco il guadagno di chi divide con Me le mie pene, che solo è concesso allo stato di vittima, ed il guadagno di chi gli sta più da vicino, ché stando vicino, più facilmente partecipano ai beni che uno possiede; perciò figlia mia, rallegrati quando più ti partecipo le mie pene, ché più grande sarà la porzione della tua mercede”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se l’anima fa tutto per Me, imita quelle piccole farfalle che girano e rigirano intorno ad una fiamma, e rimangono estinte in quella stessa fiamma. Così l’anima a seconda il profumo delle sue azioni, dei suoi movimenti e desideri, offre a Me, così l’anima mi gira d’intorno, or agli occhi, or al volto, or alle mani, or al cuore; a seconda le diverse offerte che mi va facendo, e col suo continuo girare intorno a Me, rimane tutta estinta nella fiamma del mio amore, senza toccare le fiamme del purgatorio”.
(3) Poi è scomparso, ed avendo ritornato ha soggiunto:
(4) “Il pensare a sé stesso, è lo stesso che uscire da Dio e ritornare a vivere in sé stesso. Poi, il pensare a sé stesso non è mai virtù, ma sempre vizio, fosse pure sotto aspetto di bene”.
(1) Questa mattina, nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’anima deve soggiornare nel mio cuore, e le stesse virtù, deve fare in modo che le radici stiano nel mio cuore e svolgerle nel cuor suo; altrimenti ci può avere le virtù naturale, oppure di simpatia, le quale si chiamano virtù a tempo e a circostanze, e sono mutabili; mentre le virtù che la radice è fissa nel mio cuore e svolta nell’anima, sono stabili e si adattano a tutti i tempi ed a tutte le circostanze, e sono eguali per tutti. Invece quelle altre no, ed avviene che si sentono una carità illimitata per una persona, ossia ad un tempo sono tutto fuoco, fanno dei veri sacrifici, vorrebbero mettere la vita; se ne presenta un’altra, se occorre più bisognosa della prima, in un momento si cambia la scena, si fanno di gelo, neppure vogliono fare il sacrificio né di sentire, né di dire una parola, sono svogliati e né la rimandano esacerbata, indispettita; è forse questa carità che la radice è fissa nel mio cuore? No, certo, anzi è carità viziosa, tutta umana e di simpatia, che ad un momento pare che fiorisce, ad un altro momento secca e sparisce. Un altro è ubbidiente ad una persona, sottomessa, umile, si fa un cencio, in modo che quella persona può farne ciò che vuole; ad un’altra è disubbidiente, ricalcitrante, superbia; è questa ubbidienza che esce dal mio cuore, che ubbidì a tutti, fino agli stessi carnefici? No, certo. Un’altro è paziente in certe occasioni, fosse pure sofferenze serie, pare un agnello che neppure apre la bocca per lamentarsi; ad un’altra sofferenza, forse più piccola, monta in furia, si irrita, impreca; è questa forse la pazienza che la radice è fissa nel mio cuore? No, certo. Un’altra, un giorno è tutta fervorosa, prega sempre, fino a trasgredire i doveri del proprio stato; un altro giorno ha ricevuto un incontro un po’ dispiacente, si sente fredda, abbandona affatto la preghiera fino a trasgredire i doveri d’una cristiana, le preghiere d’obbligo; è forse lo spirito mio di preghiera questo, che giunsi fino a sudare sangue, a sentirmi l’agonia della morte e pure non tralasciai un sol momento la preghiera? No, certo; e così di tutte le altre virtù. Solo le virtù che sono radicate nel mio cuore ed innestate nell’anima, sono stabile e fanno permanenza, e risplendono piene di luce; le altre, mentre compariscono virtù sono vizi, compariscono luce e sono tenebre”.
(3) Detto ciò è scomparso, e continuando a desiderarlo è ritornato ed ha soggiunto:
(4) “L’anima che mi desidera sempre s’imbeve di Me continuamente, ed Io sentendomi imbevuto dall’anima m’imbevo l’anima, in modo che dovunque mi volgo, la trovo coi suoi desideri e la tocco continuamente”.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù nel venire mi faceva vedere il suo amabilissimo cuore, e da dentro vi uscivano come tanti fili lucenti d’oro, d’argento, rossi, e pareva che formavano una rete, e filo per filo legava tutti i cuori umani. Io sono rimasta incantata nel vedere ciò, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio cuore si lega con questi fili, tutti gli affetti, i desideri, i palpiti, l’amore e fin la stessa vita dei cuori umani, in tutto simili al mio cuore umano, solo diverso nella santità, ed avendoli legati, dal Cielo a seconda che si muovono i desideri miei, il filo dei desideri eccita i desideri loro; se si muovono gli affetti, il filo degli affetti muove gli affetti loro; se amo, il filo dell’amore eccita l’amor loro; ed il filo della mia vita gli dà la vita. Oh! che armonia tra il Cielo e la terra, tra il mio cuore ed i cuori umani, ma questo l’avvertono solo chi mi corrisponde; ma chi ripugna con l’efficacia della loro volontà, niente avvertono e mandano a vuoto le operazioni del mio cuore umano”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù mi faceva vedere la sua Sacratissima Umanità, tutte le sue piaghe, le sue pene; e da dentro le sue piaghe, fin dalle sue gocce di sangue uscivano tanti rami carichi di frutti e fiori, e pareva che mi comunicava le sue sofferenze e tutti i suoi rami carichi di fiori e frutti. Io sono rimasta meravigliata nel vedere la bontà di nostro Signore che mi partecipava tutti i suoi beni, senza escludermi di niente di tutto ciò che Lui conteneva; ed il benedetto mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, non ti meravigliare di ciò che vedi, perché non sei sola o unica, perché in tutti i tempi vi ho tenuto le anime, che per quanto può una creatura, in qualche modo perfettamente, potesse ricevere lo scopo della mia Creazione, Redenzione e Santificazione, e potesse la creatura ricevere tutti i beni per cui l’ho creato, redento e santificato; altrimenti, se Io non avessi in ogni tempo, fosse pure una sola, si renderebbe frustranea tutta la mia opera, almeno per qualche tempo. Questo è ordine della mia provvidenza, della mia giustizia e del mio amore, che in ogni tempo vi tenessi almeno una sola che Io potessi parteciparle tutti i beni, e che la creatura mi desse tutto ciò che mi deve come creatura, altrimenti a che pro mantenere il mondo? In un momento lo sconquasserei. E perciò appunto mi scelgo le anime vittime, che come la divina giustizia trovò in Me tutto ciò che dovrebbe trovare in tutte le creature, e mi partecipò tutti insieme i beni che avrebbe partecipato a tutte le creature, in modo che la mia Umanità conteneva tutto, così nelle vittime trovo tutto in loro, e le partecipo tutti i miei beni. Nel tempo della mia Passione vi ebbi la mia carissima Madre, che mentre le partecipavo tutte le mie pene e tutti i miei beni, Essa come creatura era attentissima a radunare in Sé tutto ciò che mi avrebbero fatto le creature, quindi Io trovavo in Lei tutta la mia soddisfazione e tutta la gratitudine, il ringraziamento, la lode, la riparazione, la corrispondenza che dovevo trovare in tutti gli altri. Poi veniva la Maddalena, Giovanni, e così in tutti i tempi della Chiesa, onde per fare che dette anime mi fossero più gradite e potessi sentirmi tirato a dargli tutto, le prevengo prima e poi le nobilito l’anima, il corpo, il tratto, e fin la voce, in modo che una sola parola ha tanta forza, è tanto graziosa, dolce, penetrante, che tutto mi commuove e m’intenerisce, mi cambia, e dico: Ah! è questa la voce della mia diletta, non posso fare a meno di ascoltarla, sarebbe come se volessi negare a Me stesso ciò che vuole, se non debbo ascoltarla mi conviene toglierle la volontà di farla parlare, ma mandarla vuota non mai; sicché tra essa e Me, passa tale elettricità d’unione, che l’anima stessa non tutto può comprendere in questa vita, sebbene lo comprenderà con tutta chiarezza nell’altra”.
(1) Questa mattina dopo aver molto stentato, vedevo Nostro Signore crocifisso, ed io stavo baciando le piaghe delle sue mani, e riparando e pregando che santificasse, perfezionasse, purificasse tutte le opere umane per amor di quanto aveva sofferto nelle sue santissime mani, ed il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le opere che più inaspriscono le mie mani, e che più mi amareggiano ed allargano le mie piaghe, sono le opere buone fatte con disattenzione, perché la disattenzione toglie la vita all’opera buona, e le cose che non hanno vita sono sempre prossime a marcire; quindi a Me mi fanno nausea, ed all’occhio umano è più scandalo l’opera buona fatta senza attenzione, che lo stesso peccato, poiché il peccato si sa ch’è tenebre, e non è maraviglia che le tenebre non danno luce; ma l’opera buona ch’è luce e dà tenebre, offende tanto l’occhio umano, che non sa più dove trovare la luce, e quindi trova un ingombro nella via del bene”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la vera carità è quando facendo il bene al prossimo, lo fa perché è mia immagine. Tutta la carità che esce da questo ambiente non si può dire carità; se l’anima vuole il merito della carità, non deve mai uscire da questo ambiente di riguardare in tutto la mia immagine. Tanto vero che sta in questo la vera carità, che la stessa carità mia non esce mai da questo ambiente, tanto ama la creatura perché immagine mia, e se col peccato deforma questa immagine mia, non mi sento più d’amarla, anzi l’aborrisco; e tanto conservo le piante, gli animali, perché servono alle mie immagini, e la creatura deve modificare tutta sé stessa all’esempio del suo Creatore”.
(1) Essendo stata molto sofferente per la privazione del mio dolcissimo Gesù, questa mattina, giorno dei dolori di Maria Santissima, dopo avere in qualche modo stentato, è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, che vuoi che tanto mi brami?”
(3) Ed io: “Signore, quello che tenete per Voi, quello bramo per me”.
(4) Ed Lui: “Figlia mia, per Me tengo spine, chiodi e croce”.
(5) Ed io: “Ebbene, quello voglio per me”. E mi ha dato la sua corona di spine e mi partecipava i dolori della croce, e dopo ha soggiunto:
(6) “Tutti possono partecipare ai meriti ed ai beni che fruttificavano i dolori in mia Madre. Chi anticipatamente si mette nelle mani della provvidenza, offrendosi a patire qualunque sorta di pene, miserie, malattie, calunnie e tutto ciò che il Signore disporrà sopra di essa, viene a partecipare al primo dolore della profezia di Simeone. Chi attualmente si trova nelle sofferenze e sta rassegnato e si tiene più stretto con Me, non mi offende e come mi salvasse dalle mani di Erode, e sano e salvo mi custodisce nell’Egitto del suo cuore, e quindi partecipa al secondo dolore. Chi si trova abbattuto di animo, arida e priva della mia presenza, e sta salda e fedele ai suoi soliti esercizi, anzi prende occasione come amarmi e cercarmi di più, senza stancarsi, viene a partecipare ai meriti e beni che acquistò la mia Madre nel mio smarrimento. Chi in qualunque occasione si trova, specie di vedermi offendere gravemente, disprezzato, calpestato, e cerca di ripararmi, di compatirmi, e di pregare per quegli stessi che mi offendono, è come se incontrassi in quell’anima la mia stessa Madre, che se avesse potuto mi liberava dai miei nemici e vi partecipa al quarto dolore. Chi crocifigge i suoi sensi per amore della mia crocifissione, e cerca di ricopiare in sé le virtù della mia crocifissione, vi partecipa al quinto. Chi sta in continua attitudine d’adorare, di baciare le mie piaghe, di riparazione, di ringraziamento ed altro, a nome di tutto l’umano genere, è come se mi tenesse nelle sue braccia, come mi tenne la Madre mia quando fui deposto dalla croce, e vi partecipa al sesto dolore. Chi si mantiene in grazia mia e vi corrisponde, e non dà a nessun altro ricetto nel proprio cuore che a Me solo, è come mi seppellisse nel centro del cuore, e vi partecipa al settimo”.