(1) Continuando il mio solito stato, stavo dicendo: “Signore, che vuoi da me? Manifestatemi la tua Santa Volontà”.
(2) E Lui: “Figlia mia, ti voglio tutta in Me, acciocché possa trovare tutto in te. Come tutte le creature ebbero vita nella mia Umanità, e vi soddisfeci per tutte, così stando tutta in Me, mi farai trovare tutte le creature in te; cioè, unita con Me mi farai trovare in te la riparazione per tutti, la soddisfazione, il ringraziamento, la lode, e tutto ciò che le creature sono obbligate a darmi. L’amore, oltre alla vita divina ed umana mi somministrò la terza vita, che mi fece germogliare tutte le vite delle creature nella mia Umanità, è questa vita d’amore, e che mentre mi dava vita, mi dava morte continua, mi batteva e mi fortificava, mi umiliava e mi innalzava, mi amareggiava e mi raddolciva, mi tormentava e mi dava delizie. Che cosa non contiene questa vita d’amore infaticabile e pronta ad ogni cosa? Tutto, tutto in essa si trova, la sua vita è sempre nuova ed eterna. Oh! quanto vorrei trovare in te questa vita d’amore per averti sempre in Me, e tutto trovare in te”.
(1) Questa mattina, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la pazienza è l’alimento della perseveranza, perché la pazienza tiene a posto le passioni e corrobora tutte le virtù, e ricevendo le virtù dalla pazienza l’attitudine della vita continua, non sentono la stanchezza che produce l’incostanza, tanto facile alla creatura. Quindi né l’anima s’abbatte se è mortificata o umiliata, perché subito la pazienza le somministra l’alimento necessario, e vi forma un nodo più forte e stabile di perseveranza. Né se è consolata ed innalzata si spinge troppo, perché la pazienza alimentando la perseveranza, si contiene nella moderazione senza uscire dai suoi limiti. Oltre di ciò, siccome la pazienza è alimento, e fino a tanto che una persona si alimenta, si può dire che tiene vita, non è morta; così l’anima, fino a tanto che terrà pazienza, godrà la vita della perseveranza.
(1) Questa mattina nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le croci, le mortificazioni, sono altrettante fonti battesimali, e qualunque specie di croce che va intinta nel pensiero della mia Passione, vi perde la metà dell’asprezza, e vi diminuisce la metà del peso”.
(3) E come lampo è scomparso. Onde io sono restata facendo certe adorazioni e riparazioni nel mio interno, e di nuovo è ritornato, ed ha soggiunto:
(4) “Qual non è la mia consolazione nel vedere rifatto in te ciò che la mia Umanità fece tanti secoli innanzi, perché qualunque cosa che Io determinai che ciascuna anima facesse, fu fatta prima nella mia Umanità, e se l’anima mi corrisponde, ciò che Io feci per essa lo rifà di nuovo in sé stessa, se poi no, resta fatto solo in Me stesso, ed Io ne provo un’amarezza inesprimibile”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando come morì Gesù Cristo, e che Lui non poteva in nessun modo temere la morte, perché stando così unito con la Divinità, anzi trasmutato, già si trovava sicuro come uno nel suo proprio palazzo, ma per l’anima, oh! quanto è diverso. Mentre questi ed altri spropositi pensavo, il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi si sta unito con la mia Umanità già si trova alla porta della mia Divinità, perché la mia Umanità è specchio all’anima, da cui riverbera la Divinità in essa; chi si trova ai riverberi di questo specchio, s’intende che tutto il suo essere è trasmutato in amore, perché figlia mia, tutto ciò che dalla creatura esce, anche il movimento degli occhi, delle labbra, il muovere dei pensieri e tutto il resto, tutto dovrebbe essere amore e fatto per amore, perché essendo il mio Essere tutto amore, dove trova amore assorbisco tutto in Me, e l’anima vi dimora in Me sicura, come uno nel suo proprio palazzo; dunque, qual timore può avere l’anima nel suo morire di venire a Me se già si trova in Me?”
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, e vi sono trovata la Regina Mamma col bambino Gesù in braccia, che gli stava dando il suo dolcissimo latte; io nel vedere che il bambino succhiava il latte dal petto della nostra Madre, piano piano l’ho tolto dal petto e mi sono messa io a succhiare. Nel vedermi far ciò, ambedue hanno sorriso della mia furberia, ma però mi hanno lasciato succhiare. Onde dopo ciò, la Regina Madre mi ha detto:
(2) “Prendi il tuo Carino e godilo”.
(3) Io me l’ho preso in braccia; in questo mentre, fuori si sentivano rumori di armi e Lui mi ha detto:
(4) “Questo governo cadrà”.
(5) Ed Io: “Quando?”
(6) Toccandosi l’estremità della punta del dito ha soggiunto: “Un’altra punta di dito”.
(7) Ed Io: “Chi sa innanzi a Voi quanto sarà questa punta di dito”. E Lui non mi ha dato retta, ed io non avendo voglia di sapere stavo dicendo: “Quanto vorrei conoscere la Volontà di Dio in riguardo a me”.
(8) E Lui mi ha detto: “Tieni una carta, che ti scriverò Io stesso e dichiarerò la mia Volontà sopra di te”.
(9) Io non tenevo, e sono andata a cercarla e l’ho data, ed il bambino scriveva:
(10) “Dichiaro innanzi al Cielo ed alla terra che è mia Volontà, che l’ho scelta vittima; dichiaro che mi ha fatto donazione dell’anima e del corpo, ed essendo l’assoluto padrone, quando a Me piace le partecipo le pene della mia Passione, ed Io in contraccambio le ho dato l’adito nella mia Divinità; dichiaro che in quest’adito mi prega ogni giorno per i peccatori continuamente, e ne attinge un continuo flusso di vita a pro degli stessi peccatori”.
(11) Ed ha scritto tant’altre cose che io non ricordo tanto bene, perciò le lascio. Io nel sentire ciò mi sono sentita tutta confusa, ed ho detto: “Signore, perdonate se mi rendo impertinente, questo che avete scritto non volevo saperlo, mi basta che lo sappiate Voi solo, quello che vorrei sapere è, se è Volontà vostra che continui questo stato”. Io nella mia mente continuavo: “Se è Volontà sua che venga il confessore a chiamarmi all’ubbidienza, oppure è mia fantasia il tempo che perdo col confessore, ma non ho voluto dirlo temendo di voler sapere troppo, convincendomi io stessa, che se è Volontà sua una cosa, sarà Volontà sua l’altra”. Ed il bambino Gesù ha seguitato a scrivere:
(12) “Dichiaro che è Volontà mia che continui in questo stato, che venga a chiamarti all’ubbidienza il confessore ed il tempo che perdi con lui, ed è Volontà mia che ti sorprenda il timore di non essere Volontà mia il tuo stato, questo timore e dubbio ti purifica da ogni minimo difetto”.
(13) La Regina Madre e Gesù mi hanno benedetto e l’ho baciato la mano e mi sono trovata in me stessa.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo continuando le mie solite operazioni interne, ed il benedetto Gesù venendo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Umanità è musica alla Divinità, perché tutte le mie operazioni formavano tanti tasti, da formare la musica più perfetta ed armoniosa, da ricreare l’udito divino; e l’anima che si uniforma alle mie stesse operazioni interne ed esterne, vi continua la musica della mia stessa Umanità alla Divinità”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, appena è venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando un confessore manifesta il suo modo d’operare interno alle anime, vi perde la foga di continuare ad operare, e l’anima, conoscendo lo scopo che il confessore tiene sopra di essa, si renderà trascurata e snervata nel suo operare. Così l’anima se manifesta il suo interno agli altri, nello svelare il suo segreto svaporerà la foga, rimanendo tutta indebolita; e se ciò non accade con l’aprirsi al confessore, è perché la forza del sacramento mantiene il vapore ed aumenta la forza e vi mette il suo suggello”.
(1) Questa mattina stavo pregando per un sacerdote infermo, stato mio direttore, e pensavo tra me: “Se avesse continuato la mia direzione, sarebbe stato infermo o no?” Ed il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi gode i beni che dentro d’una casa si trovano? Certo chi sta dentro, e ad onta che una persona è stata prima dentro, sempre chi presentemente si trova vi gode. Come un padrone, fino a tanto che un servo ci sta con lui, lo paga e lo fa godere dei beni che nella sua casa ci sono, quando se ne va chiama un altro, lo paga e lo partecipa dei suoi beni. Così faccio quando una cosa da Me è voluta, e lasciata da uno la trasmetto da un altro, dandogli tutto ciò che era destinato per quello, dunque, se avesse continuato la tua direzione, stando il tuo stato di vittima, avrebbe goduto dei beni che al tuo stato e connesso a chi attualmente ti guida, quindi non sarebbe stato infermo. E se la guida presente ad onta della sua sanità, non ottiene il resto che vuole, è perché non fa pienamente quello che voglio, e ad onta che gode dei beni, pure certi miei carismi non se li merita”.
(1) Stando infastidita per non poter fare certe mortificazioni, parendo che il Signore mi aborrisse, perciò non permetteva che le facessi, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi veramente mi ama non si infastidisce mai di niente, e tutte le cose cerca di convertire in amore. Per qual motivo volevi tu mortificarti? Certo per amor mio, ed Io ti dico: “Per amor mio mortificati, e per amor mio prendi i sollievi, e l’uno e l’altro saranno innanzi a Me d’uguale peso”. A seconda la dose di amore che contiene un’azione, fosse anche indifferente, così si aumenta il peso, perché Io non guardo l’opera, ma l’intensità dell’amore che l’operare contiene, perciò non voglio nessun fastidio in te, ma sempre pace, perché i fastidi, le turbazione, è sempre l’amor proprio che vuol uscire a regnare, o il nemico per far danno”.
(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo un po’ turbata, ed il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’anima in pace e che tutto il suo essere tende tutto in Me, gocciola dall’anima gocce di luce e vi cadono sulla mia veste e formano il mio ornamento; invece l’anima turbata gocciola tenebre e formano l’ornamento diabolico. Non solo, ma il turbamento impedisce il cammino alla grazia, e la rende inabile ad operare il bene”.
(3) Poi ha soggiunto: “Se l’anima ad ogni cosa si turba, è segno che è piena di sé stessa; se poi ad una cosa che le succede si turba e ad un’altra no, è segno che ha qualche cosa di Dio, ma ci sono molti vuoti da riempire; se poi niente la turba, è segno che tutta è riempita di Dio. Oh! quanto male fa il turbamento all’anima, fino a respingere Iddio ed a riempirla tutta di sé stessa”.