(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù, pareva che da dentro il suo interno uscisse un’altra immagine tutta simile a Sé, solo più piccola. Io sono restata meravigliata nel vedere ciò, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che può uscire da dentro una persona si chiama parto, e questo parto diventa figlio di chi lo partorisce. Or, questa mia figlia è la Grazia, che uscendo da Me si comunica a tutte le anime che la vogliono ricevere, e le trasmuta in tant’altri miei figli; non solo, ma tutto ciò che può uscire di bene, di virtù da questi secondi figli, diventano figli della Grazia. Vedi un po’ che lunga generazione di figli si forma la Grazia, solo che la ricevano; ma quanti la respingono, e la mia figlia se ne ritorna al mio seno, sola e senza prole”.
(3) Mentre ciò diceva, quella immagine si è rinchiusa dentro di me, riempiendomi tutta di sé stessa.
(1) Continuando il mio solito stato, mi pareva che il mio adorabile Gesù usciva da dentro il mio interno e con una voce dolce ed affabile diceva:
(2) “E perché figlia mia tutto ciò che deve fare la morte alla natura, non può farlo anticipatamente l’anima unita alla Grazia? Cioè, farla morire anticipatamente, per amor di Dio, a tutto ciò che dovrà morire. Ma questa beata morte giungono a farla chi solamente fa continuo soggiorno con la mia Grazia, perché vivendo con Dio le riesce più facile morire a tutto ciò che è caduco. E l’anima vivendo a Dio e morendo a tutto il resto, la stessa natura viene ad anticipare i privilegi che la devono arricchire nelle risurrezione, cioè, si sentirà spiritualizzata, deificata ed incorruttibile, oltre a tutti i beni che parteciperà l’anima sentendosi partecipe di tutti i privilegi della vita divina. Oltre di ciò, la distinzione della gloria che avranno in Cielo queste anime, saranno tanto diverse dalle altre, quanto distinto è il Cielo dalla terra”.
(3) Detto ciò è scomparso.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il mio benedetto Gesù, ed io nel vederlo, non so il perché ho detto:
(2) “Signore, eppure è una cosa che lacera l’anima, il pensiero che posso perdere il vostro amore”.
(3) E Lui: “Figlia mia, chi te l’ha detto? In tutte le cose la mia paterna bontà ha somministrato i mezzi per aiutare la creatura, purché questi mezzi non venissero respinti. Dunque, mezzo per non perdere il mio amore, è fare del mio amore e tutto ciò che mi riguarda, come se fosse cosa propria; può perdere uno tutto ciò che è suo? No, certo, al più se non facendo stima della cosa propria, non avrà cura di custodirla, ma se non la stima e non la custodisce è segno che non l’ama; quindi quell’oggetto non contiene più vita d’amore e non si può annoverare tra le cose proprie. Ma il mio amore quando si fa proprio, si stima, si custodisce, si tiene sempre ad occhio, in modo che non può perdere ciò che è suo, né in vita, né in morte”.
(1) Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, dicono che il cammino della virtù è difficile. Falso, è difficile per chi non cammina, perché non conoscendo né le grazie, né le consolazioni che deve ricevere da Dio, né l’agevolazione del camminare, le pare difficile, e senza camminare sente tutto il peso del cammino. Ma per chi cammina le riesce facilissimo, perché la grazia che l’inonda la fortifica, la bellezza delle virtù l’attrae, il Divino Sposo delle anime la porta appoggiata al proprio braccio, accompagnandola nel cammino, e l’anima invece di sentire il peso, la difficoltà del camminare, vuole affrettare il cammino per giungere più subito alla fine del cammino e del suo proprio centro”.
(1) Continuando il mio solito stato, appena venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il timore toglie la vita all’amore; non solo, ma anche le stesse virtù che non hanno principio dall’amore diminuiscono la vita dell’amore nell’anima; mentre in tutte le cose l’amore merita la preferenza, perché l’amore rende facile ogni cosa; mentre le stesse virtù che non hanno principio dall’amore, sono come tante vittime, che vanno a finire al macello, cioè, alla distruzione delle stesse virtù”.
(1) Questa mattina stavo pensando quando il benedetto Gesù restò tutto slogato sulla croce, e dicevo tra me: “Ah! Signore, quanto potesti restare compenetrato da queste sì atroce sofferenze, e come la vostra anima potette restare afflitta”. In questo mentre, quasi ad ombra è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io non mi occupavo delle mie sofferenze, ma mi occupavo dello scopo delle mie pene, e siccome nelle mie pene vedevo compita la Volontà del Padre, soffrivo, e nel mio stesso soffrire trovavo il più dolce riposo, perché il fare la Volontà Divina contiene questo bene, che mentre si soffre vi si trova il più bel riposo; e se si gode, e questo godere non è voluto da Dio, nello stesso godere vi si trova il più atroce tormento. Anzi, quanto più mi avvicinavo al termine delle pene agognando di compire in tutto la Volontà del Padre, così mi sentivo più alleggerito, ed il mio riposo si faceva più bello. Oh! quanto è diverso il modo che tengono le anime, se soffrono o operano non hanno né la mira al frutto che possono ricavare, né l’adempimento della Volontà Divina, si concentrano tutte nella cosa che fanno, e non vedendo i beni che possono guadagnare, né al dolce riposo che porta la Volontà di Dio, vivono infastidite e tormentate, e fuggono quanto più possono il patire e l’operare, credendo di trovare riposo e vi restano più tormentate di prima.
(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, e mi sentivo una persona in braccia e la testa poggiata sopra la spalla, che io non mi riuscivo di vedere chi fosse, quindi l’ho tirato per forza dicendogli: “Dimmi almeno chi siete”.
(2) E Lui: “Io sono il tutto”.
(3) Ed io nel sentire dire ch’era il tutto, ho detto: “Ed io sono il nulla. Vedete Signore quanta ragione ho che questo nulla stia unito col tutto, altrimenti sarà come un pugno di polvere, cui il vento disperde”. In questo mentre, vedevo una persona dubbiosa che diceva: “Come sarà che per ogni minima cosa si sente tanta turbazione?” Ed io, da una luce che veniva dal benedetto Gesù ho detto: “Per non sentire turbazioni, l’anima deve ben fondarsi in Dio, e tutta sé stessa tendere a Dio come ad un sol punto, e guardare le altre cose con occhio indifferente. Ma se farà altrimenti, in ogni cosa che farà, o vedrà, o sentirà, si sentirà l’anima investita da un mal essere, come da quelle febbre lente che rende tutta spostata l’anima, turbata, senza potersi raccapezzare essa stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il benedetto Gesù da fuori, da dentro il mio interno, se da fuori lo vedevo bambino, bambino lo vedevo dentro; se lo vedevo crocifisso da fuori, lo stesso lo vedevo dentro. Io sono restata meravigliata, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando la mia immagine è completamente formata nell’interno dell’anima, qualunque forma voglio prendere esternamente per rimirarmi, quella stessa si prende la mia stessa immagine che ho formato nell’anima. Qual meraviglia dunque?”
(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata col bambino Gesù in braccia e stavo dicendogli: “Carino mio, tutta e sempre tua sono; deh! non permettere che vi scorra in me alcunché, fosse anche un’ombra, che non sia tua”.
(2) E Lui: “Figlia mia, quando l’anima è tutta mia, Io vi sento un mormorio continuo del suo essere in Me; me lo sento scorrere questo suo mormorio continuo nella mia voce, nel mio cuore, nella mente, nelle mani, nei miei passi, e fin nel mio sangue. Oh! come mi è dolce questo suo mormorio in Me; e come lo sento vado ripetendo: “Tutto, tutto, tutto è mio di quest’anima, ed Io t’amo, t’amo tanto”. E vi suggello il mormorio del mio amore in essa, sicché, com’Io vi sento il suo, così l’anima vi sente il mormorio mio in tutto il suo essere; sicché se l’anima in tutta sé stessa si sente scorrere il mio mormorio, è segno che l’anima è tutta mia”.
(1) Questa mattina nel venire il benedetto Gesù, si è gettato nelle mie braccia come se volesse riposare, e mi ha detto:
(2) “Così l’anima deve riposare nelle braccia dell’ubbidienza, come un bambino si riposa sicuro nelle braccia della madre; e chi riposa in braccia all’ubbidienza, vi riceve tutti i colori divini, perché chi veramente dorme, si può fare ciò che si vuole; così chi veramente riposa in braccia all’ubbidienza, si può dire che dorme, e Iddio vi può fare all’anima ciò che Egli vuole”.