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Messaggio del 23 dicembre 1981:La messa di Natale sia celebrata a mezzanotte e non alla sera.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

32-26 Ottobre 1, 1933 Scene incantevoli che Gesù gode nell’anima che vive nella sua Volontà. Chiamate continue che fanno Dio e la creatura.

(1) Il Voler Divino non mi lascia mai, mi sembra che sta sempre dentro e fuori di me, come in atto di sorprendermi, ché vuol mettere l’atto suo in tutto ciò che faccio, se prego, se soffro, se lavoro, ed anche se dormo, vuol darmi il suo riposo divino nel mio sonno, vuol darsi sempre da fare ed in ogni cosa mi chiama col dirmi: “Fammi scendere nel basso degli atti tuoi, ed Io ti farò salire nell’altezza degli atti miei, ci metteremo a gara, tu a salire ed Io a scendere”. Ma chi può dire ciò che fa sentire la Divina Volontà nell’anima mia? Il suo amore eccessivo, la sua condiscendenza, il suo continuo occuparsi sopra la povera anima mia; ma mentre mi trovavo sotto l’impero del Voler Divino, riversandosi sopra di me, il mio sommo Bene Gesù, sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia buona, non vi è scena che più mi commuove e mi rapisce, che il vedere la piccolezza umana sotto l’impero della mia Volontà, il divino nell’umano, il grande nella piccolezza, il forte nel debole, quel nascondersi l’uno nell’altro, vincerci a vicenda, è così bello, così incantevole, che trovo le pure gioie, la felicità divina che può darmi la creatura, sebbene veggo che sotto mani me la porge la mia stessa Volontà, e me la porge per mezzo del canale dell’umana volontà; se tu sapessi quanto mi diletto, per farmi piacere ti faresti vincere sempre dalla mia Volontà, posso dire che lascio il Cielo, mentre resto, per venirmi a godere le pure gioie che mi sa dare la mia Volontà Divina nel piccolo cerchio della creatura in terra. Tu devi sapere che chi fa la mia Divina Volontà, e le fa scorrere la sua Vita negli atti suoi, chiama continuamente Dio e tutti i suoi attributi, Dio si sente chiamare sempre dalla creatura, ora lo chiama ché vuole la sua Potenza, ora ché vuole il suo Amore, ora ché vuole la sua Santità, la sua Luce, la sua Bontà, la sua Pace imperturbabile, insomma sta sempre a chiamarlo ché vuole del suo, e Dio sta sempre ad aspettarla per dare ciò che chiede, e per contraccambiarla, si sente chiamato e la chiama per darle fiducia e dirle: “Che altro vuoi del mio Essere Divino? Prendi ciò che vuoi, anzi come tu mi chiami, Io già ti preparo la mia potenza, il mio amore, la mia luce, la mia santità, che ci vuole nell’atto tuo”. Sicché Dio chiama l’anima e l’anima chiama Dio, e questo chiamarsi sempre a vicenda, per chiedere e ricevere, e Dio per dare, forma la Vita della mia Volontà nella creatura, la matura, la fa crescere e forma il dolce incanto del suo stesso Creatore. Un atto continuato racchiude tale potenza, che Dio non si sa svincolare dalla creatura, né essa da Dio, anzi sentono l’irresistibile bisogno di rimanere avvinti l’uno coll’altro, e solo la mia Volontà sa produrre questi atti continui che non cessano mai, e formano il vero carattere del vivere nella mia Volontà. Invece un carattere mutabile, un’operare spezzato, è il vero segno di vivere di voler umano, il quale non sa dare né fermezza, né pace, e non sa produrre altro che spine ed amarezze”.

32-27 Ottobre 15, 1933 Maestria ed arte Divina. Il piccolo paradiso di Dio. Labirinto d’amore, virtù generatrice del Fiat. Dio in balia della creatura.

(1) Il mio abbandono nel Fiat continua, sento il suo soffio onnipotente che soffiandomi vuol far crescere, ingrandire la sua Vita in me, vuol riempirmi tanto, da non far restare del mio essere umano che il solo velo che lo ricopre. Onde pensavo tra me: “Ma che cosa le viene a questo Voler Santo, che ha tanto interesse di formare la sua Vita nella creatura che muove Cielo e terra per ottenere l’intento, e che differenza c’è tra la Divina Volontà come vita, e tra la Volontà Divina come effetto?” Ed il mio sempre amabile Gesù, stringendomi fra le ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

32-28 Ottobre 22, 1933 Gesù trova il suo Cielo nella creatura, la sua Mamma Celeste e tutti nel Tutto, ed il Tutto in tutti. La Divina Volontà si fa rivelatrice e cede il suo Essere Divino alla creatura.

(1) Mi sentivo piccola, piccola, tanto da non sapere muovere un passo, ed avendo fatto la santa comunione, sentivo il bisogno, come piccina, di rifugiarmi nelle braccia di Gesù per dirle: “Ti amo, ti amo assai,” non sapendole dire altro, perché troppo ignorantella, ma il mio dolce Gesù aspettava che le dicesse altro, ed io ho soggiunto: “Gesù ti amo insieme coll’amore della nostra Mamma Celeste”. E Gesù mi ha detto:

(2) “Come mi è dolce, refrigerante, sentirmi amare insieme coll’amore della figlia e della Mamma nostra, sento le sue tenerezze materne, le sue foghe d’amore, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

32-29 Ottobre 30, 1933 La Volontà Divina guida dell’anima, ed essa la raccoglitrice delle opere del suo Creatore. Come chi vive nella Divina Volontà riceve la trasmissione di ciò ch’è stato fatto prima in Dio e poi comunicato ad essa.

(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, e mi sembrava che tutte le cose create volevano il grande onore d’essere offerte come omaggio e gloria al loro Creatore, ed io passavo da una cosa all’altra, e mi sentivo così ricca, ché avevo tante cose da dare a Colui che tanto mi ama, e che mentre tutto aveva fatto per me, io potevo dare tutto a Dio, per potergli dire: “Ti amo per mezzo delle opere tue, le quali sono pregne del tuo amore, e mi insegnano ad amarti”. Ma mentre ciò facevo, il mio sommo Bene Gesù sorprendendomi, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

32-30 Novembre 10, 1933 Come la Divina Volontà non cambia né azione, né modo, quello che fa in Cielo, fa in terra, il suo atto è universale ed unico. Chi non vive di mia Volontà, riduce nell’ozio l’Artefice Divino, e scappa dalle sue mani creatrici.

(1) La mia povera mente pare che non sa fare altro che pensare alla Divina Volontà, una forza potente mi sento sopra di me, che non mi dà tempo a pensare ed a volere altro, che solo quel Fiat ch’è tutto per me. Onde pensavo tra me: “Oh! come vorrei fare e vivere di Volontà Divina, come si fa e si vive in Cielo”. Ed il mio dolce Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, nella mia patria celeste regna l’atto unico ed universale, una è la Volontà di ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

33-1 Novembre 19, 1933 Chi si dispone a fare la Divina Volontà forma il passaporto, la via, il treno. Gesù vuol rifare Sé stesso nella creatura. Il firmatario ed il motore celeste.

(1) Mio sovrano celeste Gesù e mia gran signora Regina del Cielo, venite in mio aiuto, mettete questa piccola ignorantella in mezzo ai vostri cuori santissimi, e mentre io scrivo, il mio caro Gesù mi faccia da suggeritore, e la mia Mamma Celeste, come a figlia sua, mi porti la mano sulla carta, in modo che mentre scrivo starò in mezzo a Gesù e alla Mamma mia, affinché neppure una parola in più io scriva di ciò che loro mi dicono e vogliono. Con questa fiducia in cuore, do principio a scrivere il trentatreesimo volume, forse sarà l’ultimo, ma non lo so, sebbene ho tutta la speranza che tutto il Cielo abbia compassione della piccola esiliata, e che presto la facciano rimpatriare con loro, ma del resto Fiat! Fiat!.

(2) Onde continuavo a pensare alla Divina Volontà, vita e centro della mia povera esistenza, ed il mio dolce Gesù ripetendo la sua fuggitiva visitina mi ha detto:

(3) “Mia buona figlia, tu devi sapere che come l’anima si dispone a fare la mia Divina Volontà, forma il passaporto per entrare negli interminabili confini del regno del Fiat; ma sai tu chi ti presta l’occorrente per formarlo, e chi si presta a firmarlo e dargli il valore di passaggio nel mio regno? Figlia, è tanto grande l’atto di disporsi a fare la mia Volontà, che la mia stessa Vita, i miei meriti, formano la carta, i caratteri, ed il tuo Gesù fa il firmatario per farla conoscere e darle libera l’entrata; si può dire che tutto il Cielo corre in aiuto di chi vuol fare la mia Volontà, ed Io sento tant’amore che prendo posto nella fortunata creatura e mi sento amato da essa dalla mia stessa Volontà. Ora vedendomi amato da essa dalla mia stessa Volontà, il mio Amore si fa geloso e non vuol perdere neppure un respiro, un palpito d’amore di questa creatura. Immagina tu stessa le mie premure, le difese che prendo, gli aiuti che do, gli stratagemmi amorosi che li uso, in una parola voglio rifarmi in essa, e per rifarmi espongo Me stesso per formare un altro Gesù nella creatura, perciò metto tutta la mia arte divina per ottenere l’intento, non risparmio nulla, fo tutto, do tutto, dove regna la mia Volontà non posso negare nulla, perché lo negherei a Me stesso.

(4) Ora, il disporsi a fare la mia Volontà forma il passaporto; l’incominciare l’atto forma la via che deve in Essa percorrere, via di Cielo, santa, divina, perciò a chi entra in Essa Io le sussurro all’orecchio del cuore: “Dimentica la terra, già non è più tua, d’ora in poi non vedrai altro che Cielo, il mio regno non ha confini, quindi il tuo cammino sarà lungo, perciò conviene che coi tuoi atti affretti il passo per formarti molte vie e così prendere molto dei beni che ci sono nel mio regno. Onde, l’incominciare l’atto forma la via, il compirlo forma il treno, ed Io quando veggo formato il treno, faccio da motore per metterlo in veloce cammino, ed oh! com’è bello, dilettevole, passeggiare in queste vie che la creatura si ha fatto nella mia Volontà. Questi atti fatti nella mia Volontà sono secoli che racchiudono di meriti e di beni incalcolabili, perché c’è il motore divino che cammina, il quale ha tanta velocità che nei minuti racchiude i secoli, e rende talmente ricca la creatura, bella e santa, da darci il vanto innanzi a tutta la Corte Celeste, additandola come il più grande prodigio della sua arte creatrice.

(5) Oltre di ciò come la creatura va formando il suo atto nella mia Divina Volontà, così le vene dell’anima, si svuotano di ciò che è umano e vi scorre, potrei dire, un sangue divino, il quale fa sentire in sostanza le virtù divine nella creatura, che tengono virtù di scorrere quasi come sangue nella stessa vita che anima il suo Creatore, che le rende inseparabili l’uno dall’altra, tanto che chi vuol trovare Dio lo può trovare nel suo posto d’onore nella creatura, e chi vuol trovare la creatura la troverà nel centro Divino”.

33-2 Novembre 26, 1933 Le opere di Dio imbandiscono la mensa alla creatura, e vivendo nel suo Voler Divino fa da regina nei mari dell’Ente Supremo. Chi fa il suo volere si apparta da tutti e resta solo, e resta la derelitta e la smarrita della Creazione.

(1) Stavo facendo il mio giro nelle opere del Fiat Divino, e siccome sono troppo piccola, sento il bisogno d’essere portata fra le sue braccia, altrimenti o mi smarrisco nella sua immensità e molteplicità delle sue opere, o non so andare avanti, ma siccome mi vuol far conoscere le opere sue, dove si trova il suo amore parlante e operante, e dice quanto e come mi ha amato, perciò mi porta fra le sue braccia e mi conduce per le interminabili vie della sua Santa Volontà; ma ciò non basta, in ogni sua opera racchiude in me, per quanto ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

33-3 Dicembre 10, 1933 La prima parola che pronunziò Adamo. Qual fu la prima lezione che Dio gli diede. La Divina Volontà operante nell’uomo.

(1) Sono sempre la piccola ignorantella dell’Ente Supremo, e quando il Volere Divino mi tuffa nei suoi mari, veggo che appena le vocali, se pure, conosco della sua Maestà adorabile, è tanta la mia piccolezza che appena qualche goccia so ingoiare del tanto che possiede il Creatore. Onde girando nelle opere del Fiat Divino mi sono soffermata nell’Eden, in cui mi sono fatta presente la creazione dell’uomo, e pensavo tra me: “Qual potette essere la prima parola che Adamo disse quando fu creato da Dio”. Ed il mio Sommo Bene Gesù visitandomi con la sua breve visitina, tutto bontà, come se Lui stesso volesse dirmelo, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, anch’Io sento il desiderio di dirti qual fu la prima parola pronunciata dalle labbra della prima creatura da Noi creata. Tu devi sapere che non appena Adamo si sentì la vita, il moto, la ragione, si vide il suo Dio innanzi a sé e comprese che Lui lo aveva formato, sentiva in sé, in tutto il suo essere ancor fresco le impressioni, il tocco delle sue mani creatrici, e grato, in un impeto d’amore pronunziò la sua prima parola: “Ti amo mio Dio, Padre mio, autore di questa mia vita”. Ma non fu la sola parola, ma il respiro, il palpito, le gocce del suo sangue che correvano nelle sue vene, il moto, tutto l’essere suo unito insieme dicevano come in coro: “Ti amo, ti amo, ti amo”. Sicché la prima lezione che apprese dal suo Creatore, la prima parola che imparò a dire, il primo pensiero che ebbe vita nella sua mente, il primo palpito che formò nel suo cuore fu: “Ti amo, ti amo”. Si sentì amato e amò. Potrei dire che il suo ti amo non lo finiva mai, fu sì lungo che allora fu interrotto quando ebbe la disgrazia di cadere nel peccato. Onde la nostra Divinità si sentì ferita nel sentire sulle labbra dell’uomo ti amo, ti amo, era la stessa parola che Noi avevamo creato nell’organo della sua voce che ci diceva: “Ti amo”. Era l’amor nostro, creato da Noi nella creatura che ci diceva ti amo, come non restar ferito? Come non contraccambiarlo con un amore più largo, più forte, degno della nostra magnificenza; come ci sentimmo dire ti amo così Noi le ripetemmo ti amo, ma nel nostro ti amo facemmo scorrere in tutto l’essere suo la Vita operante della nostra Divina Volontà, sicché chiudevamo nell’uomo, come dentro d’un nostro tempio, la nostra Volontà, affinché chiusa nel cerchio umano, mentre restava in Noi, perché operasse cose grandi e fosse Essa il pensiero, la parola, il palpito, il passo e l’opera dell’uomo; il nostro ti amo non poteva dar cosa più santa, più bella, più potente, che solo poteva formare la Vita del Creatore nella creatura, che la nostra Volontà operante in lui, ed oh! come ci riusciva gradito vedere che la nostra Volontà teneva il suo posto di attrice, ed il volere umano abbagliato dalla sua luce godeva il suo Paradiso, e dandole piena libertà la faceva fare ciò che voleva, dandole il primato in tutto ed il posto d’onore che ad un Volere sì Santo si conveniva. Vedi dunque, il principio della vita di Adamo fu un atto pieno d’amore verso Dio di tutto il suo essere, che lezione sublime, come il principio dell’amore dovrebbe correre in tutto l’operato della creatura. La prima lezione che ricevette dal nostro Ente Supremo nel contraccambio del suo ti amo, fu che mentre l’amava teneramente rispondendogli ti amo, gli dava la prima lezione sulla nostra Divina Volontà, e mentre lo istruiva gli comunicava la Vita di Essa e la scienza infusa di che significava il nostro Fiat Divino, e ogni qual volta ci diceva ti amo, il nostro Amore gli preparava altre lezioni più belle sul nostro Volere; lui restava rapito e Noi ci dilettavamo nel conversare con lui, e facevamo scorrere su di lui fiumi d’amore e di gioie perenni, sicché la vita umana veniva racchiusa da Noi nell’amore e nella nostra Volontà. Perciò figlia mia, non c’è dolore più grande per Noi, che vedere il nostro Amore come spezzato nella creatura e la nostra Volontà inceppata, soffocata, senza la sua Vita operante e come sottoposta all’umano volere. Quindi sii attenta ed in tutte le cose abbia per principio l’amore e la mia Divina Volontà”.

33-4 Dicembre 18, 1933 Come la creatura è stata formata da Dio ab eterno, amata con eterno amore. L’umana volontà è lo scompiglio delle opere del suo Creatore.

(1) La mia povera mente continua a valicare il mare infinito del Fiat, e per quanto si cammina non finisce mai, l’anima in questo mare sente il suo Dio, il quale la riempie fino all’orlo tutta del suo Essere Divino, in modo che può dire: “Dio mi ha dato tutto Sé stesso, e se non mi è dato di chiudere in me, la sua immensità è perché sono piccola”. Ora in questo mare si trova in atto l’ordine, l’armonia, i misteri arcani del come Iddio ha creato l’uomo, ed oh! i prodigi sono inauditi, l’amore è esuberante, la maestria è insuperabile, c’è tanto del misterioso, che né l’uomo stesso né le scienze possono ridire con chiarezza sulla formazione dell’uomo. Onde sono restata sorpresa delle magnificenze e prerogative che possiede l’umana natura, ed il mio amato Gesù nel vedermi così sorpresa mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, cesserà la tua meraviglia se guardando bene in questo mare del mio Volere vedi dove, chi, come e quando fu formata ogni creatura. Quindi, dove? Nel seno Eterno di Dio. Chi? Dio stesso le dava origine. Come? L’Ente Supremo, Lui stesso formava la serie dei suoi pensieri, il numero delle sue parole, l’ordine delle sue opere, il moto dei suoi passi, ed il continuo palpitare del suo cuore, sicché Dio le dava tale bellezza, ordine e armonia, da potersi trovare Lui stesso nella creatura, con tale pienezza che essa non troverebbe posto da mettere alcunché di suo, che non gli era stato messo da Dio, Noi nel guardarla restavamo rapiti nel vedere che nella piccola cerchia umana la nostra Potenza aveva racchiuso il nostro operato Divino, e nella nostra enfasi d’amore gli dicevamo: “Quanto sei bella, opera nostra tu sei, tu sarai la nostra gloria, lo sbocco del nostro Amore, il riflesso della nostra Sapienza, l’eco della nostra Potenza, la portatrice del nostro eterno Amore”. E l’amavamo con amore eterno, senza principio e senza fine; e quando veniva formata questa creatura in Noi? Ab eterno, perciò essa nel tempo non esisteva, ma nell’eternità è esistita sempre, aveva il suo posto in Noi, la sua vita palpitante, l’amore del suo Creatore. Sicché la creatura è stata sempre per Noi il nostro ideale, il piccolo spazio dove svolgere la nostra opera creatrice, il poggio della nostra Vita, lo sfogo del nostro eterno Amore. Ecco perciò tante cose umane non si comprendono, non si sanno spiegare, perché c’è l’operato dell’incomprensibile Divino, ci sono i nostri misteriosi arcani celesti, le nostre fibre divine, per cui Noi soli sappiamo i misteriosi segreti, i tasti che dobbiamo toccare quando vogliamo fare cose nuove ed insolite nella creatura e siccome non conoscono i nostri segreti né possono comprendere i nostri modi incomprensibili che abbiamo messo nell’umana natura, giungono a giudicare a modo loro, e non sanno darsi ragione di ciò che Noi andiamo operando nella creatura, mentre è obbligato a piegare la fronte a ciò che lui non comprende.

(3) Ora chi non fa la nostra Volontà, mette in disordine tutti gli atti nostri ordinati ab eterno nella creatura, perciò si sfigura e forma il vuoto dei nostri atti divini formati e ordinati da Noi nell’umana creatura. Noi amavamo Noi stessi in essa, la serie dei nostri atti formati dal nostro puro Amore, e mettendola fuori nel tempo la volevamo come concorrente a ciò che Noi avevamo fatto, ma per avere questa abilità la creatura ci voleva la nostra Volontà, che dandole la sua virtù divina le faceva fare nel tempo ciò che si era fatto da Noi, senza di essa, nell’eternità, né c’era nessuna meraviglia se l’Essere Divino l’aveva formata nell’eternità, lo stesso Volere Divino confermava e ripeteva nel tempo, cioè, continuava la sua opera creatrice nella creatura. Ma senza della mia Volontà Divina come può mai elevarsi, conformarsi, unificarsi, rassomigliarsi a quegli stessi atti che Noi con tanto amore abbiamo formati e ordinati in essa? Quindi la volontà umana non fa altro che scompigliare le opere nostre più belle, spezzare il nostro amore, svuotare le nostre opere, le quali rimangono in Noi, perché Noi nulla perdiamo di ciò che abbiamo fatto, tutto il male resta per la povera creatura, perché sente l’abisso del vuoto divino, le sue opere sono senza forza e senza luce, i suoi passi sono vacillanti, la sua mente confusa. Sicché, essa resta senza della mia Volontà, come un cibo senza sostanza, come un corpo paralizzato, come un terreno senza coltivazione, come un albero senza frutto, come un fiore che manda cattivo odore. Oh! se la nostra Divinità fosse soggetta alle lacrime, rimpiangeremmo amaramente colei che non si fa dominare dalla nostra Volontà”.

33-5 Gennaio 2, 1934 Quando l’anima fa la Divina Volontà, Dio può fare liberamente ciò che vuol fare in essa, opera le cose più grandi, perché trova capacità, spazio a ciò che vuol dare alle creature.

(1) La mia piccola anima, sebbene nuota nel mare della Divina Volontà, pure sento il chiodo trafiggente della privazione del mio dolce Gesù. Mio Dio, che pena straziante, che tortura la mia dolorosa esistenza! Oh! come vorrei versare fiumi di lacrime, vorrei, se mi fosse possibile, trasformare l’immensità della stessa Divina Volontà in pianto amaro per muovere a pietà il mio dolce Gesù, che si invola da me senza neppure dirmi addio, senza dirmi il luogo della sua dimora, né farmi vedere la via, l’impronta dei suoi passi, per poterlo raggiungere. Mio Dio! Mio Gesù! come non ti muovi a compassione di questa piccola esiliata straziata solo per te e per causa tua? Ma mentre deliravo per la sua privazione, pensavo tra me alla Divina Volontà e temevo che non ci fosse in me il suo dominio, la sua Vita, e perciò il mio eterno Amore Gesù mi lascia, si nasconde e non si cura di me, e di cuore gli chiedevo perdono, ed il mio amato Gesù, dopo molto stentare, avendo di me compassione che non ne potevo più, per poco è ritornato e guardandomi con amore tutto bontà mi ha detto:

(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, si vede che sei piccola, e basta che Io faccia una piccola sosta, che ti smarrisci, temi, dubiti, ti opprimi, ma sai dove ti smarrisci? Nella mia stessa Volontà, ed Io vedendoti in Essa non mi do fretta nel venire, perché so che stai in luogo sicuro. Ora tu devi sapere che quando l’anima fa la mia Divina Volontà, Io posso liberamente nell’anima fare ciò che voglio, operare le cose più grandi, il mio Volere me la svuota di tutto e mi forma lo spazio dove posso mettere la santità d’un mio atto infinito, e l’anima si mette a nostra disposizione, la nostra Volontà l’ha maturata e l’ha resa adattabile e fattibile a ricevere la virtù creatrice e operatrice del nostro Ente Supremo. Invece quando non si fa la mia Divina Volontà, Noi dobbiamo adattarci, restringerci, né possiamo essere largo secondo il nostro modo Divino, dobbiamo dare a sorsi a sorsi le nostre grazie mentre possiamo dare fiumi. Oh! come ci pesa operare in chi non fa la nostra Volontà, se vogliamo farci conoscere si rende incapace, perché l’intelligenza umana senza della nostra Volontà è come un cielo nebbioso, che oscurando la bella luce della ragione è come cieca innanzi alla luce delle nostre conoscenze, sicché starà in mezzo alla luce, ma incapace di comprenderne nulla; sarà sempre analfabeta di fronte alla luce delle nostre verità; se vogliamo dare la nostra santità, bontà e amore, le dobbiamo dare a piccole dosi, come sminuzzate, perché il volere umano è ingombrato di miserie, di debolezze e difetti, quindi si rende incapace, e anche indegno di ricevere i nostri doni e quello che le vogliamo dare; povero volere umano, senza della nostra Volontà non si sa adattare a ricevere la virtù delle nostre opere creatrici, i forti amplessi del suo Creatore, i nostri stratagemmi amorosi, le ferite del nostro Amore, e molte volte stanca la nostra pazienza divina e ci costringe a non potergli dare nulla, e se il nostro Amore ci costringe a dare qualche cosa, è per essa come un cibo che non sa digerire, perché non stando unita con la nostra Volontà, le manca la forza e la virtù digestiva di digerire ciò che a Noi appartiene; perciò si vede subito quando non c’è la nostra Volontà nell’anima, il vero bene non è per lei, innanzi alla luce delle mie verità si acceca e diventa più stupida, né ama di conoscerle, anzi le guarda come se a lei non appartenessero. Tutto l’opposto per chi fa e vive nella mia Volontà”.