32-26 Ottobre 1, 1933 Scene incantevoli che Gesù gode nell’anima che vive nella sua Volontà. Chiamate continue che fanno Dio e la creatura.
(1) Il Voler Divino non mi lascia mai, mi sembra che sta sempre dentro e fuori di me, come in atto di sorprendermi, ché vuol mettere l’atto suo in tutto ciò che faccio, se prego, se soffro, se lavoro, ed anche se dormo, vuol darmi il suo riposo divino nel mio sonno, vuol darsi sempre da fare ed in ogni cosa mi chiama col dirmi: “Fammi scendere nel basso degli atti tuoi, ed Io ti farò salire nell’altezza degli atti miei, ci metteremo a gara, tu a salire ed Io a scendere”. Ma chi può dire ciò che fa sentire la Divina Volontà nell’anima mia? Il suo amore eccessivo, la sua condiscendenza, il suo continuo occuparsi sopra la povera anima mia; ma mentre mi trovavo sotto l’impero del Voler Divino, riversandosi sopra di me, il mio sommo Bene Gesù, sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia buona, non vi è scena che più mi commuove e mi rapisce, che il vedere la piccolezza umana sotto l’impero della mia Volontà, il divino nell’umano, il grande nella piccolezza, il forte nel debole, quel nascondersi l’uno nell’altro, vincerci a vicenda, è così bello, così incantevole, che trovo le pure gioie, la felicità divina che può darmi la creatura, sebbene veggo che sotto mani me la porge la mia stessa Volontà, e me la porge per mezzo del canale dell’umana volontà; se tu sapessi quanto mi diletto, per farmi piacere ti faresti vincere sempre dalla mia Volontà, posso dire che lascio il Cielo, mentre resto, per venirmi a godere le pure gioie che mi sa dare la mia Volontà Divina nel piccolo cerchio della creatura in terra. Tu devi sapere che chi fa la mia Divina Volontà, e le fa scorrere la sua Vita negli atti suoi, chiama continuamente Dio e tutti i suoi attributi, Dio si sente chiamare sempre dalla creatura, ora lo chiama ché vuole la sua Potenza, ora ché vuole il suo Amore, ora ché vuole la sua Santità, la sua Luce, la sua Bontà, la sua Pace imperturbabile, insomma sta sempre a chiamarlo ché vuole del suo, e Dio sta sempre ad aspettarla per dare ciò che chiede, e per contraccambiarla, si sente chiamato e la chiama per darle fiducia e dirle: “Che altro vuoi del mio Essere Divino? Prendi ciò che vuoi, anzi come tu mi chiami, Io già ti preparo la mia potenza, il mio amore, la mia luce, la mia santità, che ci vuole nell’atto tuo”. Sicché Dio chiama l’anima e l’anima chiama Dio, e questo chiamarsi sempre a vicenda, per chiedere e ricevere, e Dio per dare, forma la Vita della mia Volontà nella creatura, la matura, la fa crescere e forma il dolce incanto del suo stesso Creatore. Un atto continuato racchiude tale potenza, che Dio non si sa svincolare dalla creatura, né essa da Dio, anzi sentono l’irresistibile bisogno di rimanere avvinti l’uno coll’altro, e solo la mia Volontà sa produrre questi atti continui che non cessano mai, e formano il vero carattere del vivere nella mia Volontà. Invece un carattere mutabile, un’operare spezzato, è il vero segno di vivere di voler umano, il quale non sa dare né fermezza, né pace, e non sa produrre altro che spine ed amarezze”.
32-27 Ottobre 15, 1933 Maestria ed arte Divina. Il piccolo paradiso di Dio. Labirinto d’amore, virtù generatrice del Fiat. Dio in balia della creatura.
(1) Il mio abbandono nel Fiat continua, sento il suo soffio onnipotente che soffiandomi vuol far crescere, ingrandire la sua Vita in me, vuol riempirmi tanto, da non far restare del mio essere umano che il solo velo che lo ricopre. Onde pensavo tra me: “Ma che cosa le viene a questo Voler Santo, che ha tanto interesse di formare la sua Vita nella creatura che muove Cielo e terra per ottenere l’intento, e che differenza c’è tra la Divina Volontà come vita, e tra la Volontà Divina come effetto?” Ed il mio sempre amabile Gesù, stringendomi fra le
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(1) Il mio abbandono nel Fiat continua, sento il suo soffio onnipotente che soffiandomi vuol far crescere, ingrandire la sua Vita in me, vuol riempirmi tanto, da non far restare del mio essere umano che il solo velo che lo ricopre. Onde pensavo tra me: “Ma che cosa le viene a questo Voler Santo, che ha tanto interesse di formare la sua Vita nella creatura che muove Cielo e terra per ottenere l’intento, e che differenza c’è tra la Divina Volontà come vita, e tra la Volontà Divina come effetto?” Ed il mio sempre amabile Gesù, stringendomi fra le sue braccia, con una bontà indicibile mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, non vi è cosa più bella, più santa, più gradita e che più ci piace e glorifica, che il formare la Vita del nostro Voler Divino nella creatura; in essa viene formato un piccolo paradiso, dove il nostro Ente Supremo si diletta di scendere per farvi il suo soggiorno. Vedi, invece d’un paradiso ne teniamo due, in cui troviamo le nostre armonie, la bellezza che ci rapisce, le pure gioie che raddoppiano la nostra felicità per causa di aver formato una nostra Vita di più nel piccolo cerchio della creatura. In questo paradiso, per quanto piccolo, per quanto creatura può esserne capace, troviamo tutto, tutto è nostro, anzi troviamo la piccolezza che più ci innamora e miriamo la nostra arte divina, che nel piccolo abbiamo con la virtù della nostra potenza racchiuso il grande, possiamo dire che col nostro labirinto d’amore abbiamo trasmutato le cose, il grande nel piccolo ed il piccolo nel grande, senza un nostro prodigio divino non potevamo formare né la nostra Vita, né il nostro paradiso nella creatura; e ti par poco avere una nostra Vita di più ed un paradiso duplicato a nostra disposizione per felicitarci maggiormente? Tu devi sapere che né il cielo, né il sole, né la Creazione tutta ci costa tanto, né abbiamo messo né tanta maestria di arte, né tanto amore, quanto ne mettiamo nel formare la nostra Vita tutta di Volontà nostra nella creatura, per formarci un paradiso di più dove padroneggiare a nostro bell’agio e godere le nostre delizie. Il cielo, il sole, il mare, il vento, e tutto, narrano Colui che li ha creato, ci additano, ci fanno conoscere, ci glorificano, ma non ci danno una nostra Vita, né ci formano un’altro nostro paradiso, anzi servono colei o colui, che la nostra paterna bontà ha preso l’impegno di formare la nostra Vita in essa, e ci costa tanto, che il nostro Fiat usa la sua virtù operante e ripetitrice del suo Fiat continuo sopra della sua fortunata creatura, per adombrarla con la sua potenza, in modo che un Fiat non aspetta l’altro, in modo che, se la soffia le dice Fiat, se la tocca ripete Fiat, se l’abbraccia usa il suo Fiat operante e la va plasmando, e come impastando nella sua Vita Divina. Si può dire che col suo alito forma la sua Vita nella creatura, e con la sua virtù creatrice la rigenera e vi forma il suo piccolo paradiso, e che cosa non troviamo in Esso? Basta dirti che troviamo tutto ciò che vogliamo, e questo è tutto per Noi. Vedi dunque la gran differenza che c’è tra la Divina Volontà come vita, e quella come effetto; come vita, tutti i beni, le virtù, la preghiera, l’amore, la santità, si convertono in natura nella creatura, sono sorgenti che si formano in essa, che sempre sorgono in modo che sente in sé la natura dell’amore, della pazienza, della santità, come naturalmente sente la mente che pensa, l’occhio che vede, la bocca che parla, nessuno sforzo in questo, perché Dio li ha dato in natura, e si sente padrona di farne quell’uso che vuole. Così, col possedere la Divina Volontà come vita, tutto è santo, tutto è sacro, gli stenti finiscono, l’inclinazione al male non esiste più, e ad onta che cambia azione, ed ora fa una cosa, ed ora un’altra, la virtù unitiva della mia Volontà le unisce insieme e formano un solo atto, con la distinzione di tante svariate bellezze per quanti atti ha fatto, e giunge a sentire che il suo Dio è tutto suo, fino a sentire che nell’eccesso del suo amore si ha dato in balia della creatura, in virtù della Divina Volontà che possiede come vita, se lo sente come parto suo, e lo cresce con tale finezza d’amore e di adorazione profonda, che resta come naturalmente assorbita nel suo Creatore, ch’è già tutto suo, ed è tanta la pienezza d’amore, la felicità che sente, che non potendo contenerla vorrebbe dare a tutti la Divina Volontà come vita, per rendere tutti felici e santi.
(3) Non così per chi non la possiede come vita, ma solo come virtù o effetto, tutto è stento, e sente il bene a tempo e circostanze, cessa la circostanza e sente il vuoto del bene, e questo vuoto produce incostanza, varietà di carattere, stanchezza, sente l’infelicità dell’umano volere, né gode pace né sa dare pace a nessuno, sente in sé il bene come se si sentisse le membra slogate o in parte distaccate, che non è padrona di servirsene e deve star soggetta agli altri per farsi servire; il non vivere di mia Volontà è il farsi schiavo e sentire tutto il peso della schiavitù”.
32-28 Ottobre 22, 1933 Gesù trova il suo Cielo nella creatura, la sua Mamma Celeste e tutti nel Tutto, ed il Tutto in tutti. La Divina Volontà si fa rivelatrice e cede il suo Essere Divino alla creatura.
(1) Mi sentivo piccola, piccola, tanto da non sapere muovere un passo, ed avendo fatto la santa comunione, sentivo il bisogno, come piccina, di rifugiarmi nelle braccia di Gesù per dirle: “Ti amo, ti amo assai,” non sapendole dire altro, perché troppo ignorantella, ma il mio dolce Gesù aspettava che le dicesse altro, ed io ho soggiunto: “Gesù ti amo insieme coll’amore della nostra Mamma Celeste”. E Gesù mi ha detto:
(2) “Come mi è dolce, refrigerante, sentirmi amare insieme coll’amore della figlia e della Mamma nostra, sento le sue tenerezze materne, le sue foghe d’amore,
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(1) Mi sentivo piccola, piccola, tanto da non sapere muovere un passo, ed avendo fatto la santa comunione, sentivo il bisogno, come piccina, di rifugiarmi nelle braccia di Gesù per dirle: “Ti amo, ti amo assai,” non sapendole dire altro, perché troppo ignorantella, ma il mio dolce Gesù aspettava che le dicesse altro, ed io ho soggiunto: “Gesù ti amo insieme coll’amore della nostra Mamma Celeste”. E Gesù mi ha detto:
(2) “Come mi è dolce, refrigerante, sentirmi amare insieme coll’amore della figlia e della Mamma nostra, sento le sue tenerezze materne, le sue foghe d’amore, i suoi casti abbracci, i suoi baci ardenti, che versandosi nella figlia, Mamma e figlia mi amano, mi baciano e mi stringono fra le loro braccia con un solo amplesso; trovare la figlia insieme con la mia Mamma Celeste che mi vuole amare e mi ama come mi ama la mia Mamma, sono le mie più care delizie, i miei sfoghi d’amore, e trovo il più gradito contraccambio ai tanti eccessi del mio amore. Ma dimmi, insieme con chi altro mi vuoi amare?”
(3) Ed ha fatto silenzio, aspettando che io gli dicessi insieme con chi altro lo vorrei amare. Ed io, quasi un po’ imbarazzata ho soggiunto: “Mio divino Gesù, voglio amarti insieme col Padre e con lo Spirito Santo”. Ma pareva che non era contento ancora. Ed io: “Voglio amarti insieme con tutti gli angeli e santi”.
(4) E Lui: “E con chi altro?”
(5) Con tutti i viatori e fino all’ultima creatura che esisterà sulla terra, voglio portarti tutti e tutto, fino il cielo, il sole, il vento, il mare per amarti insieme con tutti. E Gesù tutto amore, che pareva che non poteva contenere le fiamme, ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, ecco il mio Cielo nella creatura, la Trinità Sacrosanta che cede il suo amore per amarmi insieme con essa, gli angeli e santi che fanno a gara a cedere il loro amore per amarmi insieme con lei, questo è il grand’atto, portare tutti nel Tutto ch’è Dio, ed il Tutto in tutti. La tua piccolezza, i tuoi modi infantili nella mia Divina Volontà, abbraccia tutto e tutti, vuoi darmi tutto, fino la stessa Trinità adorabile, e siccome sei piccola, nessuno vuole negarti nulla, anzi si uniscono con te ed amano insieme con la piccola piccina, e col portarmi tutti nel Tutto, e coll’amarmi, diffondi il Tutto in tutti. Essendo il mio amore vincolo d’unione e d’inseparabilità, Io trovo tutto nell’anima, il mio paradiso, le mie opere e tutti, e posso dire: “Nulla mi manca, né il Cielo, né la mia Mamma Celeste, né il corteggio degli angeli e santi, tutti sono con me, e tutti mi amano”. Queste sono stratagemmi ed industrie amorose di chi mi ama, che chiama tutti, chiede amore da tutti, per amarmi e farmi amare da tutti”.
(7) Dopo ciò continuavo a pensare al Voler Divino ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(8) “Figlia mia benedetta, chi possiede la mia Volontà come vita, sente in sé il moto divino, Dio si muove nel Cielo, ed essa sente il suo moto, il nostro moto è opera, è passo, è parola, è tutto, e siccome la nostra Volontà è una con quella che possiede la creatura, si sente scorrere dentro di sé lo stesso moto con cui Dio si muove, e quindi l’opera, il passo, la parola divina, la mia stessa Volontà, ciò che fa in Noi stessi fa nella creatura, in modo che sente dentro di sé non solo la Vita, ma la nobiltà ed il modo di Colui che l’ha creato, sicché non sente il bisogno di chiederlo perché si sente posseditrice, la nostra Volontà l’occupa tanto, che le dà il suo amore per farsi amare, la sua parola per farla parlare, il suo moto per farla muovere ed operare, ed oh! com’è facile che sappia ciò che vuole da lei, non ci sono segreti, ne cortine per chi vive nella nostra Volontà, ma tutto è svelato, possiamo dire che non ci possiamo nascondere da lei, perché la nostra stessa Volontà già ci svela; chi può nascondersi da sé stessa? Di non sapere i suoi segreti e ciò che vuol fare? Nessuno, dagli altri si può nascondere, ma da sé stessa le sarà impossibile. Tale è la nostra Volontà, si fa rivelatrice e mette a giorno la creatura di ciò che fa, di ciò che vuol fare, e le fa le grandi sorprese del nostro Essere Divino; ma chi può dirti dove può giungere la creatura e che cosa può fare col possedere come vita la nostra Volontà? Succede la vera trasformazione e consumazione della creatura in Dio e Dio prende la parte attiva, e dice: “Tutto è mio e tutto faccio in questa creatura”. E’ il vero sposalizio divino in cui Dio cede il suo Essere Divino alla sua amata creatura, invece chi vive di volontà umana, succede come chi scendendo dalla nobiltà della sua famiglia e prende per sposa una villana, rozza, male educata, questo a poco a poco perderà i suoi modi nobili ed educati, ed acquisterà modi villaneschi e rozzi, da non riconoscersi più. Che distanza tra chi vive di Volontà Divina e tra chi vive di volontà umana, i primi formano il regno celeste sulla terra, arricchiti di bontà, di pace, di grazie, si possono chiamare la parte nobile. I secondi formano il regno delle rivoluzioni, delle discordie, dei vizi, che non hanno pace, e non sanno dar pace”.
32-29 Ottobre 30, 1933 La Volontà Divina guida dell’anima, ed essa la raccoglitrice delle opere del suo Creatore. Come chi vive nella Divina Volontà riceve la trasmissione di ciò ch’è stato fatto prima in Dio e poi comunicato ad essa.
(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, e mi sembrava che tutte le cose create volevano il grande onore d’essere offerte come omaggio e gloria al loro Creatore, ed io passavo da una cosa all’altra, e mi sentivo così ricca, ché avevo tante cose da dare a Colui che tanto mi ama, e che mentre tutto aveva fatto per me, io potevo dare tutto a Dio, per potergli dire: “Ti amo per mezzo delle opere tue, le quali sono pregne del tuo amore, e mi insegnano ad amarti”. Ma mentre ciò facevo, il mio sommo Bene Gesù sorprendendomi,
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(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, e mi sembrava che tutte le cose create volevano il grande onore d’essere offerte come omaggio e gloria al loro Creatore, ed io passavo da una cosa all’altra, e mi sentivo così ricca, ché avevo tante cose da dare a Colui che tanto mi ama, e che mentre tutto aveva fatto per me, io potevo dare tutto a Dio, per potergli dire: “Ti amo per mezzo delle opere tue, le quali sono pregne del tuo amore, e mi insegnano ad amarti”. Ma mentre ciò facevo, il mio sommo Bene Gesù sorprendendomi, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Com’è bello trovare la figlia nostra in mezzo alle opere nostre, sentiamo che si vuol mettere a gara con Noi; Noi per amarla abbiamo creato tutto per essa, e tutto l’abbiamo dato affinché le possedesse, le godesse e fossero le narratrici della nostra potenza, e le portatrici del nostro amore, e perciò essa in ogni cosa creata sente il nostro amore che l’abbraccia, che la bacia e che plasmandola le dice fortemente e teneramente ti amo, sente le nostre strette d’amore che le facciamo al nostro seno divino, ed essa in mezzo a tant’amore si sperde, si confonde e per farci la gara fa la stessa via nostra che facemmo nel creare tante cose per scendere a lei, e mettendosi in via in ogni cosa creata, sente che cosa facemmo per lei e come l’amammo, ed essa ripete a Noi ciò che facemmo per lei, ci ripete i nostri abbracci amorosi, i nostri baci ardenti, le nostre foghe d’amore, ed oh! i nostri contenti nel vedere che la creatura sale a Noi e ci porta ciò che con tant’amore le demmo e le diamo. La nostra Volontà le fa da guida e la porta fino a Noi per farci dare il contraccambio di ciò che l’abbiamo dato, sicché, chi vive nella nostra Volontà è la raccoglitrice di tutte le opere nostre, e ce le porta nel nostro grembo per dirci: “Vi amo con lo stesso vostro amore, vi glorifico per mezzo della vostra potenza, tutto mi avete dato e tutto vi dono”.
(3) Onde continuavo il mio giro nella Divina Volontà, e giunta nell’eden pensavo tra me: “Oh! come vorrei l’amore, l’adorazione dell’Adamo innocente, per potere anch’io amare il mio Dio con lo stesso amore con cui l’amò la prima creatura da Lui creata; ed il mio dolce Gesù sorprendendomi mi ha detto:
(4) “Figlia mia benedetta, per chi vive nella mia Divina Volontà, trova in Essa ciò che vuole, perché tutto ciò che si fa in Essa, niente esce fuori, ma tutto vi rimane dentro insieme con Essa, inseparabile da Essa, anzi formano la sua stessa Vita, quindi Adamo tutto ciò che fece nella mia Divina Volontà, nulla potette portarsi con sé, al più il felice ricordo del come aveva amato, dei mari d’amore che l’inondavano, delle pure gioie che aveva goduto, e di ciò che aveva fatto nel nostro Fiat, che le serviva ad amareggiarlo di più; un’atto fatto nella nostra Volontà, un’amore, un’adorazione formata in Essa, è tanto grande che la creatura non tiene capacità, né posto dove metterlo, perciò solo nella mia Volontà si possono fare e possedere questi atti. Onde chi entra in Essa, trova in atto tutto ciò che fece in Essa l’Adamo innocente, il suo amore, le sue tenerezze di figlio verso il suo Padre Celeste, la Paternità Divina che da tutti i lati adombrava il suo figlio per amarlo, tutto fa suo ed ama, adora e ripete ciò che fece l’Adamo innocente; la mia Divina Volontà non si cambia, né si muta, qual era, tale è e sarà, purché la creatura entri in Essa e faccia vita insieme con Essa, non mette limiti, né tassa i confini, anzi dice: “Prendi ciò che vuoi, amami come vuoi”. Nel mio Fiat ciò ch’è tuo è mio, solo fuori di Esso incominciano le divisioni, le separazioni, le lontananze, ed il principio di vita di tuo e mio. Anzi tu devi sapere che tutto ciò che deve fare la creatura nella nostra Volontà, viene fatto prima in Dio, ed essa nell’atto di farli riceve la trasmissione dell’amore e degli atti divini in essa, e continua a fare ciò ch’è stato fatto nel nostro Essere Supremo. Come sono belle queste vite che ricevono la trasmissione di ciò ch’è stato fatto prima in Noi, sono le nostre opere più belle, le magnificenze della Creazione, il cielo, il sole le resta dietro, esse sorpassano tutte, sono le santità assolute da Noi decise, che non ci possono sfuggire, Noi le diamo tanto del nostro, che l’affoghiamo dei nostri beni, in modo che non trova il vuoto di pensare se deve o no corrispondere, perché la corrente della luce e dell’amore divino la tengono assediata e come fusa nel suo Creatore, e le diamo tale conoscenze delle cose, che le serve di libero arbitrio affinché nulla faccia sforzato, ma di volontà spontanea e risoluta, perciò queste celesti creature, sono la nostra occupazione, il nostro lavoro continuo, le teniamo sempre occupate, perché la nostra Volontà non sa stare in ozio, perché Essa è vita, lavoro e moto perenne. Quindi chi vive in Essa tiene sempre da fare, e dà sempre da fare al suo Creatore”.
32-30 Novembre 10, 1933 Come la Divina Volontà non cambia né azione, né modo, quello che fa in Cielo, fa in terra, il suo atto è universale ed unico. Chi non vive di mia Volontà, riduce nell’ozio l’Artefice Divino, e scappa dalle sue mani creatrici.
(1) La mia povera mente pare che non sa fare altro che pensare alla Divina Volontà, una forza potente mi sento sopra di me, che non mi dà tempo a pensare ed a volere altro, che solo quel Fiat ch’è tutto per me. Onde pensavo tra me: “Oh! come vorrei fare e vivere di Volontà Divina, come si fa e si vive in Cielo”. Ed il mio dolce Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, nella mia patria celeste regna l’atto unico ed universale, una è la Volontà di
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(1) La mia povera mente pare che non sa fare altro che pensare alla Divina Volontà, una forza potente mi sento sopra di me, che non mi dà tempo a pensare ed a volere altro, che solo quel Fiat ch’è tutto per me. Onde pensavo tra me: “Oh! come vorrei fare e vivere di Volontà Divina, come si fa e si vive in Cielo”. Ed il mio dolce Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, nella mia patria celeste regna l’atto unico ed universale, una è la Volontà di tutti, ciò che vuole l’uno vuole l’altro, nessuno cambia azione né volontà, sente ciascun beato il mio Volere come vita propria, e coll’avere tutti una sola volontà, forma la sostanza della felicità di tutto il Cielo. Molto più che la mia Divina Volontà non sa fare, né può fare atti spezzati, ma continui ed universali, e siccome nel Cielo Essa regna col suo pieno trionfo e con la totalità del suo dominio, tutti sentono come in natura la sua Vita universale, e sono pieni fino all’orlo di tutti i beni che Essa possiede, al più ci può essere a secondo la capacità di ciascuno, e del bene che hanno fatto in vita, ma nessuno potrà cambiare, né volontà, né azione, né amore. La potenza della mia Divina Volontà tiene tutti i beati assorbiti, immedesimati, fusi in Sé stessa, come se fossero uno solo. Ma credi tu che si stende solo nel Cielo l’atto universale di Essa, e la sua Vita palpitante e comunicativa ad ogni creatura? No, no, ciò che fa in Cielo, fa in terra, non cambia né azione, né modo, il suo atto universale si stende a ciascun viatore, e chi vive in Essa sente la sua Vita Divina, la sua santità, il suo palpito increato, che mentre si costituisce vita della creatura, col suo moto incessante si riversa sempre in essa, senza mai cessare, e la felice creatura che la fa regnare se la sente dappertutto, dentro e fuori il suo atto universale la tiene circondata da tutti i lati, in modo che non può andare fuori della mia Volontà, ed il suo continuo dare la tiene occupata sempre a ricevere, sicché anche a volerlo non tiene tempo di fare e di pensare ad altro. Quindi la creatura può dire e può essere convinta, che come si vive in Cielo, così essa vive in terra, solo c’è differenza di luogo, ma uno è l’amore, una è la volontà, una l’azione. Ma sai chi non sente la Vita del Cielo nell’anima sua, e non sente l’atto universale, la forza unica della mia Volontà? Chi non si fa dominare da Essa, non dandole libertà di farla regnare, questa sì che cambia azione, amore, volontà, ogni momento, ma non è la mia Volontà che cambia, Essa non può cambiare, ma è la creatura che cambia, perché vivendo di volontà umana non tiene virtù, né capacità di ricevere l’atto universale ed unico della mia Volontà, e poveretta, si sente mutabile, senza fermezza nel bene, sempre una canna vuota che non tiene forza di resistere ad ogni piccolo soffio di vento; le circostanze, gli incontri, le creature, le servono di vento per metterla in giro, ora a fare un’azione, ora un’altra, ora ad amare una cosa, ora un’altra, e perciò si vede ora triste, ora allegra, ora tutta fervore, ed ora tutta freddezze, ora inclinata alle virtù, ora alle passioni, insomma, come cessa la circostanza così cessa l’atto in loro. Oh! volontà umana, come sei debole, mutabile, povera, senza della mia Volontà, perché ti manca la vita del bene che dovrebbe animare la tua volontà, perciò la vita del Cielo è lontana da te. Figlia mia, non vi è disgrazia maggiore, né male che merita d’essere più pianto, che il fare il proprio volere”.
(3) Onde seguivo a pensare: “Ma perché Iddio ha tanto interesse che si faccia la Divina Volontà? Ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, vuoi sapere perché ho tanto interesse che si faccia la mia Volontà? Perché questo fu lo scopo perché creai la creatura, e non facendola mi distrugge lo scopo per cui la creai, mi toglie i miei diritti che con tutta ragione e sapienza divina ho sopra di essa, e mi si mette contro di me, non ti sembra grave che i figli si mettano contro del Padre? E poi, Io creai la creatura perché fosse e formasse la materia prima nelle mie mani per potermi dilettare e formare di questa materia i miei più grandi lavori e le mie più belle opere, affinché mi servissero per ornare la mia patria celeste, e ricevere da esse la mia più grande gloria. Ora questa materia della creatura mi si scappa dalle mie mani, si mette contro di me e con tante materie che ho formato, non posso fare i miei lavori stabiliti e mi riducono nell’ozio, perché non stando la mia Volontà in essa, non si prestano a ricevere i miei lavori, diventano come pietre dure, che per quanti colpi si possono dare, non hanno la morbidezza di ricevere la forma che si vuol dare, si frantumano, si riducono in polvere sotto i colpi, ma non mi è dato di formare il più piccolo oggetto, e rimango come quel povero artefice, che avendosi formate tante materie prime, oro, ferro, pietre, le fa per prendere nelle sue mani per formare le più belle statue che aveva stabilito, e queste materie non si prestano, anzi si mettono contro di lui, e non le viene dato di svolgere la sua bella arte, sicché le materie servono solo ad ingombrare lo spazio, ma non a compiere i suoi grandi disegni, ed oh! come le pesa l’ozio a questo povero artefice. Tale sono Io, perché non stando la mia Volontà in esse, non sono capaci di ricevere i miei lavori, non vi è chi li rende morbide, né chi li concuoce per ricevere la mia virtù creatrice ed operatrice, e se tu sapessi che significa saper fare, poter fare, avere materie per fare, senza poter far nulla, piangeresti meco per un tanto dolore, e per un’affronto sì grave; ti par poco vedere tante creature che ingombrano la terra, e perché manca in esse la vita operante della mia Volontà, non mi è dato di svolgere la mia arte e di fare ciò che voglio? Perciò ti stia a cuore di far vivere solo la mia Volontà Divina nella tua anima, perché Essa sola sa disporre le anime a ricevere tutta l’abilità della mia arte, e così non metterai il tuo Gesù nell’ozio, ma sarò il lavoratore assiduo, per formare di te ciò che voglio”. “Deo Gratias Sempre ed In Eterno”.
33-1 Novembre 19, 1933 Chi si dispone a fare la Divina Volontà forma il passaporto, la via, il treno. Gesù vuol rifare Sé stesso nella creatura. Il firmatario ed il motore celeste.
(1) Mio sovrano celeste Gesù e mia gran signora Regina del Cielo, venite in mio aiuto, mettete questa piccola ignorantella in mezzo ai vostri cuori santissimi, e mentre io scrivo, il mio caro Gesù mi faccia da suggeritore, e la mia Mamma Celeste, come a figlia sua, mi porti la mano sulla carta, in modo che mentre scrivo starò in mezzo a Gesù e alla Mamma mia, affinché neppure una parola in più io scriva di ciò che loro mi dicono e vogliono. Con questa fiducia in cuore, do principio a scrivere il trentatreesimo volume, forse sarà l’ultimo, ma non lo so, sebbene ho tutta la speranza che tutto il Cielo abbia compassione della piccola esiliata, e che presto la facciano rimpatriare con loro, ma del resto Fiat! Fiat!.
(2) Onde continuavo a pensare alla Divina Volontà, vita e centro della mia povera esistenza, ed il mio dolce Gesù ripetendo la sua fuggitiva visitina mi ha detto:
(3) “Mia buona figlia, tu devi sapere che come l’anima si dispone a fare la mia Divina Volontà, forma il passaporto per entrare negli interminabili confini del regno del Fiat; ma sai tu chi ti presta l’occorrente per formarlo, e chi si presta a firmarlo e dargli il valore di passaggio nel mio regno? Figlia, è tanto grande l’atto di disporsi a fare la mia Volontà, che la mia stessa Vita, i miei meriti, formano la carta, i caratteri, ed il tuo Gesù fa il firmatario per farla conoscere e darle libera l’entrata; si può dire che tutto il Cielo corre in aiuto di chi vuol fare la mia Volontà, ed Io sento tant’amore che prendo posto nella fortunata creatura e mi sento amato da essa dalla mia stessa Volontà. Ora vedendomi amato da essa dalla mia stessa Volontà, il mio Amore si fa geloso e non vuol perdere neppure un respiro, un palpito d’amore di questa creatura. Immagina tu stessa le mie premure, le difese che prendo, gli aiuti che do, gli stratagemmi amorosi che li uso, in una parola voglio rifarmi in essa, e per rifarmi espongo Me stesso per formare un altro Gesù nella creatura, perciò metto tutta la mia arte divina per ottenere l’intento, non risparmio nulla, fo tutto, do tutto, dove regna la mia Volontà non posso negare nulla, perché lo negherei a Me stesso.
(4) Ora, il disporsi a fare la mia Volontà forma il passaporto; l’incominciare l’atto forma la via che deve in Essa percorrere, via di Cielo, santa, divina, perciò a chi entra in Essa Io le sussurro all’orecchio del cuore: “Dimentica la terra, già non è più tua, d’ora in poi non vedrai altro che Cielo, il mio regno non ha confini, quindi il tuo cammino sarà lungo, perciò conviene che coi tuoi atti affretti il passo per formarti molte vie e così prendere molto dei beni che ci sono nel mio regno. Onde, l’incominciare l’atto forma la via, il compirlo forma il treno, ed Io quando veggo formato il treno, faccio da motore per metterlo in veloce cammino, ed oh! com’è bello, dilettevole, passeggiare in queste vie che la creatura si ha fatto nella mia Volontà. Questi atti fatti nella mia Volontà sono secoli che racchiudono di meriti e di beni incalcolabili, perché c’è il motore divino che cammina, il quale ha tanta velocità che nei minuti racchiude i secoli, e rende talmente ricca la creatura, bella e santa, da darci il vanto innanzi a tutta la Corte Celeste, additandola come il più grande prodigio della sua arte creatrice.
(5) Oltre di ciò come la creatura va formando il suo atto nella mia Divina Volontà, così le vene dell’anima, si svuotano di ciò che è umano e vi scorre, potrei dire, un sangue divino, il quale fa sentire in sostanza le virtù divine nella creatura, che tengono virtù di scorrere quasi come sangue nella stessa vita che anima il suo Creatore, che le rende inseparabili l’uno dall’altra, tanto che chi vuol trovare Dio lo può trovare nel suo posto d’onore nella creatura, e chi vuol trovare la creatura la troverà nel centro Divino”.
33-2 Novembre 26, 1933 Le opere di Dio imbandiscono la mensa alla creatura, e vivendo nel suo Voler Divino fa da regina nei mari dell’Ente Supremo. Chi fa il suo volere si apparta da tutti e resta solo, e resta la derelitta e la smarrita della Creazione.
(1) Stavo facendo il mio giro nelle opere del Fiat Divino, e siccome sono troppo piccola, sento il bisogno d’essere portata fra le sue braccia, altrimenti o mi smarrisco nella sua immensità e molteplicità delle sue opere, o non so andare avanti, ma siccome mi vuol far conoscere le opere sue, dove si trova il suo amore parlante e operante, e dice quanto e come mi ha amato, perciò mi porta fra le sue braccia e mi conduce per le interminabili vie della sua Santa Volontà; ma ciò non basta, in ogni sua opera racchiude in me, per quanto
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(1) Stavo facendo il mio giro nelle opere del Fiat Divino, e siccome sono troppo piccola, sento il bisogno d’essere portata fra le sue braccia, altrimenti o mi smarrisco nella sua immensità e molteplicità delle sue opere, o non so andare avanti, ma siccome mi vuol far conoscere le opere sue, dove si trova il suo amore parlante e operante, e dice quanto e come mi ha amato, perciò mi porta fra le sue braccia e mi conduce per le interminabili vie della sua Santa Volontà; ma ciò non basta, in ogni sua opera racchiude in me, per quanto ne posso contenere, l’amore di ciascuna opera, vuole sentire in me il suono dell’amore che ciascuna opera racchiude; sono anch’io un’opera sua, un atto di sua Volontà, e avendo fatto tutto per amor mio vuole che io racchiuda in me tutti i suoni e tasti d’amore che contengono le opere sue. Onde mentre giravo nelle sue opere, il diletto Gesù sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, non puoi comprendere quanto mi fa piacere nel vederti girare nelle opere da Noi create, esse sono pregne d’amore e come tu giri in mezzo a loro, esse sboccano amore e ti danno l’amore di cui sono riempite, ed è questa una delle ragioni per cui voglio che giri nelle opere nostre; esse imbandiscono la mensa del nostro Amore alle creature, e si sentono onorate che hanno una loro sorellina in mezzo a loro, che se ne ciba e che forma in essa tanti suoni d’amore al loro Creatore per quante opere furono create. Ma ciò non è tutto, la mia Divina Volontà non si contenta di farla girare nelle opere nostre, ma dopo che l’ha fatta girare facendole conoscere tante cose della Creazione e riempiendola fino all’orlo d’amore, la conduce fra le sue braccia nel seno dell’Ente Supremo, il quale come una piccola pietruzza la getta nei mari interminabili dei suoi attributi, e la piccola figlia del nostro Volere che fa? Come una pietruzza gettata nel mare fa increspare tutte le acque del mare, così essa muove tutto il mare del nostro Essere Divino, e mentre nuota in Esso s’affoga d’amore, di luce, di santità, di sapienza, di bontà, e così di seguito, ed oh! com’è bello vederla, sentirla che dice mentre si sente affogata: “Tutto il tuo Amore è mio, ed io lo metto in atto di pregarti che faccia venire il regno della tua Volontà sulla terra”. La tua Santità è mia, la tua Luce, la tua Bontà, la tua Misericordia è mia, non è la mia piccolezza che ti prega, no, ma i tuoi mari di Potenza, di Bontà che ti pregano, che ti pressano, che ti assalgono e vogliono la tua Volontà regnante sulla terra”. Sicché si vede la piccolezza della creatura far da regina nel nostro Essere Divino, riunire insieme la nostra Immensità e Potenza e farci chiedere a Noi stessi ciò che essa vuole e Noi vogliamo, essa comprende bene che non c’è altro bene che la sola nostra Volontà, e per ottenere l’intento ce la fa chiedere dalle infinità delle nostre qualità divine, e si vede la piccola piccina: Piccola e potente, arricchita con le prerogative delle nostre qualità divine come se fossero sue, che le da tale fascino di bellezza da rapirci, debilitarci, per farci fare ciò che essa vuole e Noi vogliamo, essa diventa l’eco nostro, e non sa dirci altro né chiedere altro, che la nostra Volontà invadesse tutto e formasse una sola Volontà con tutte le creature. Sicché, quando la creatura ha capito che significa Volontà Divina e sente scorrere in essa la sua Vita, non sente più bisogno di nulla, perché possedendo il mio Volere possiede tutti i beni possibili ed immaginabili, le resta solo il delirio, le smanie, i sospiri ché vuole che la mia Volontà abbracci tutti e si costituisca vita di tutti, e questo perché vede che la mia Volontà questo vuole, e questo vuole la sua piccolezza”.
(3) Onde seguivo a pensare alla Divina Volontà ed il gran male che porta il fare l’umana volontà, ed il mio amato Gesù sospirando ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, chi fa la propria volontà si apparta da tutti e fa da solo, non vi è chi l’aiuti, né chi le dia la forza, né chi le dia la luce per fare il meglio di quello che fa, sicché tutti la lasciano in balia di sé stessa, isolata, senza appoggio, e senza difesa, si può chiamare la derelitta, la smarrita nella Creazione, giusta pena di chi vuol fare la sua volontà, sentire tutto il peso della solitudine in cui essa stessa si ha messo, e la mancanza di tutti gli aiuti, ed oh! il dolore che sento nel vedere tante creature appartate anche da Me, ed Io per farle toccare con mano che significa fare senza della mia Volontà, mi sto come alla lontano facendole sentire tutto il peso dell’umano volere, il quale non le dà mai requie e diventa il suo più crudele tiranno. Tutto il contrario per chi fa la mia Volontà, tutti sono con essa, il Cielo, i santi, gli angioli, perché per onore e rispetto del mio Volere Divino, tutti sono dovuti di aiutare quella creatura e sostenerla in quegli atti dove entra la mia Volontà. Essa stessa la mette in comunicazione con tutti, e a tutti comanda che aiutino, difendano, e le facciano il corteggio della loro compagnia, già le sorride la grazia, la luce brilla nell’anima sua e le somministra il meglio, il più bello nell’atto suo, Io stesso resto impegnato in chi fa la mia Volontà e fo scorrere negli atti suoi, i miei, per avere l’onore, l’amore, la gloria degli atti miei nell’atto della creatura che ha operato nella mia Volontà, ecco perciò sente il connesso con tutti, la forza, l’appoggio, la compagnia, la difesa di tutti. Sicché chi fa la mia Volontà e vive in Essa, si può chiamare la ritrovata della Creazione, la figlia, la sorella, l’amica di tutti. Essa fa come il sole che dall’altezza della sua sfera piove la luce, e allargandosi chiude tutto nella sua luce, si dà a tutti, non si nega a nessuno, e come fida sorella si abbraccia con tutte le cose, e dà come pegno del suo amore a ciascuna cosa creata il suo benefico effetto, costituendosi vita dell’effetto che dà: In chi forma la vita della dolcezza, in altre cose create la vita del profumo, in altre la vita dei colori e così di seguito. Così la mia Volontà, dall’altezza del suo trono piove la sua luce, e dove trova la creatura che la vuol ricevere per farsi dominare, la circonda, l’abbraccia, la riscalda, la plasma per farla maturare, e così racchiudere la sua Vita mirabile come se fosse vita della creatura, e con questa Vita tutto e tutti sono con essa, come tutto è della mia Volontà adorabile”.
33-3 Dicembre 10, 1933 La prima parola che pronunziò Adamo. Qual fu la prima lezione che Dio gli diede. La Divina Volontà operante nell’uomo.
(1) Sono sempre la piccola ignorantella dell’Ente Supremo, e quando il Volere Divino mi tuffa nei suoi mari, veggo che appena le vocali, se pure, conosco della sua Maestà adorabile, è tanta la mia piccolezza che appena qualche goccia so ingoiare del tanto che possiede il Creatore. Onde girando nelle opere del Fiat Divino mi sono soffermata nell’Eden, in cui mi sono fatta presente la creazione dell’uomo, e pensavo tra me: “Qual potette essere la prima parola che Adamo disse quando fu creato da Dio”. Ed il mio Sommo Bene Gesù visitandomi con la sua breve visitina, tutto bontà, come se Lui stesso volesse dirmelo, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, anch’Io sento il desiderio di dirti qual fu la prima parola pronunciata dalle labbra della prima creatura da Noi creata. Tu devi sapere che non appena Adamo si sentì la vita, il moto, la ragione, si vide il suo Dio innanzi a sé e comprese che Lui lo aveva formato, sentiva in sé, in tutto il suo essere ancor fresco le impressioni, il tocco delle sue mani creatrici, e grato, in un impeto d’amore pronunziò la sua prima parola: “Ti amo mio Dio, Padre mio, autore di questa mia vita”. Ma non fu la sola parola, ma il respiro, il palpito, le gocce del suo sangue che correvano nelle sue vene, il moto, tutto l’essere suo unito insieme dicevano come in coro: “Ti amo, ti amo, ti amo”. Sicché la prima lezione che apprese dal suo Creatore, la prima parola che imparò a dire, il primo pensiero che ebbe vita nella sua mente, il primo palpito che formò nel suo cuore fu: “Ti amo, ti amo”. Si sentì amato e amò. Potrei dire che il suo ti amo non lo finiva mai, fu sì lungo che allora fu interrotto quando ebbe la disgrazia di cadere nel peccato. Onde la nostra Divinità si sentì ferita nel sentire sulle labbra dell’uomo ti amo, ti amo, era la stessa parola che Noi avevamo creato nell’organo della sua voce che ci diceva: “Ti amo”. Era l’amor nostro, creato da Noi nella creatura che ci diceva ti amo, come non restar ferito? Come non contraccambiarlo con un amore più largo, più forte, degno della nostra magnificenza; come ci sentimmo dire ti amo così Noi le ripetemmo ti amo, ma nel nostro ti amo facemmo scorrere in tutto l’essere suo la Vita operante della nostra Divina Volontà, sicché chiudevamo nell’uomo, come dentro d’un nostro tempio, la nostra Volontà, affinché chiusa nel cerchio umano, mentre restava in Noi, perché operasse cose grandi e fosse Essa il pensiero, la parola, il palpito, il passo e l’opera dell’uomo; il nostro ti amo non poteva dar cosa più santa, più bella, più potente, che solo poteva formare la Vita del Creatore nella creatura, che la nostra Volontà operante in lui, ed oh! come ci riusciva gradito vedere che la nostra Volontà teneva il suo posto di attrice, ed il volere umano abbagliato dalla sua luce godeva il suo Paradiso, e dandole piena libertà la faceva fare ciò che voleva, dandole il primato in tutto ed il posto d’onore che ad un Volere sì Santo si conveniva. Vedi dunque, il principio della vita di Adamo fu un atto pieno d’amore verso Dio di tutto il suo essere, che lezione sublime, come il principio dell’amore dovrebbe correre in tutto l’operato della creatura. La prima lezione che ricevette dal nostro Ente Supremo nel contraccambio del suo ti amo, fu che mentre l’amava teneramente rispondendogli ti amo, gli dava la prima lezione sulla nostra Divina Volontà, e mentre lo istruiva gli comunicava la Vita di Essa e la scienza infusa di che significava il nostro Fiat Divino, e ogni qual volta ci diceva ti amo, il nostro Amore gli preparava altre lezioni più belle sul nostro Volere; lui restava rapito e Noi ci dilettavamo nel conversare con lui, e facevamo scorrere su di lui fiumi d’amore e di gioie perenni, sicché la vita umana veniva racchiusa da Noi nell’amore e nella nostra Volontà. Perciò figlia mia, non c’è dolore più grande per Noi, che vedere il nostro Amore come spezzato nella creatura e la nostra Volontà inceppata, soffocata, senza la sua Vita operante e come sottoposta all’umano volere. Quindi sii attenta ed in tutte le cose abbia per principio l’amore e la mia Divina Volontà”.
33-4 Dicembre 18, 1933 Come la creatura è stata formata da Dio ab eterno, amata con eterno amore. L’umana volontà è lo scompiglio delle opere del suo Creatore.
(1) La mia povera mente continua a valicare il mare infinito del Fiat, e per quanto si cammina non finisce mai, l’anima in questo mare sente il suo Dio, il quale la riempie fino all’orlo tutta del suo Essere Divino, in modo che può dire: “Dio mi ha dato tutto Sé stesso, e se non mi è dato di chiudere in me, la sua immensità è perché sono piccola”. Ora in questo mare si trova in atto l’ordine, l’armonia, i misteri arcani del come Iddio ha creato l’uomo, ed oh! i prodigi sono inauditi, l’amore è esuberante, la maestria è insuperabile, c’è tanto del misterioso, che né l’uomo stesso né le scienze possono ridire con chiarezza sulla formazione dell’uomo. Onde sono restata sorpresa delle magnificenze e prerogative che possiede l’umana natura, ed il mio amato Gesù nel vedermi così sorpresa mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, cesserà la tua meraviglia se guardando bene in questo mare del mio Volere vedi dove, chi, come e quando fu formata ogni creatura. Quindi, dove? Nel seno Eterno di Dio. Chi? Dio stesso le dava origine. Come? L’Ente Supremo, Lui stesso formava la serie dei suoi pensieri, il numero delle sue parole, l’ordine delle sue opere, il moto dei suoi passi, ed il continuo palpitare del suo cuore, sicché Dio le dava tale bellezza, ordine e armonia, da potersi trovare Lui stesso nella creatura, con tale pienezza che essa non troverebbe posto da mettere alcunché di suo, che non gli era stato messo da Dio, Noi nel guardarla restavamo rapiti nel vedere che nella piccola cerchia umana la nostra Potenza aveva racchiuso il nostro operato Divino, e nella nostra enfasi d’amore gli dicevamo: “Quanto sei bella, opera nostra tu sei, tu sarai la nostra gloria, lo sbocco del nostro Amore, il riflesso della nostra Sapienza, l’eco della nostra Potenza, la portatrice del nostro eterno Amore”. E l’amavamo con amore eterno, senza principio e senza fine; e quando veniva formata questa creatura in Noi? Ab eterno, perciò essa nel tempo non esisteva, ma nell’eternità è esistita sempre, aveva il suo posto in Noi, la sua vita palpitante, l’amore del suo Creatore. Sicché la creatura è stata sempre per Noi il nostro ideale, il piccolo spazio dove svolgere la nostra opera creatrice, il poggio della nostra Vita, lo sfogo del nostro eterno Amore. Ecco perciò tante cose umane non si comprendono, non si sanno spiegare, perché c’è l’operato dell’incomprensibile Divino, ci sono i nostri misteriosi arcani celesti, le nostre fibre divine, per cui Noi soli sappiamo i misteriosi segreti, i tasti che dobbiamo toccare quando vogliamo fare cose nuove ed insolite nella creatura e siccome non conoscono i nostri segreti né possono comprendere i nostri modi incomprensibili che abbiamo messo nell’umana natura, giungono a giudicare a modo loro, e non sanno darsi ragione di ciò che Noi andiamo operando nella creatura, mentre è obbligato a piegare la fronte a ciò che lui non comprende.
(3) Ora chi non fa la nostra Volontà, mette in disordine tutti gli atti nostri ordinati ab eterno nella creatura, perciò si sfigura e forma il vuoto dei nostri atti divini formati e ordinati da Noi nell’umana creatura. Noi amavamo Noi stessi in essa, la serie dei nostri atti formati dal nostro puro Amore, e mettendola fuori nel tempo la volevamo come concorrente a ciò che Noi avevamo fatto, ma per avere questa abilità la creatura ci voleva la nostra Volontà, che dandole la sua virtù divina le faceva fare nel tempo ciò che si era fatto da Noi, senza di essa, nell’eternità, né c’era nessuna meraviglia se l’Essere Divino l’aveva formata nell’eternità, lo stesso Volere Divino confermava e ripeteva nel tempo, cioè, continuava la sua opera creatrice nella creatura. Ma senza della mia Volontà Divina come può mai elevarsi, conformarsi, unificarsi, rassomigliarsi a quegli stessi atti che Noi con tanto amore abbiamo formati e ordinati in essa? Quindi la volontà umana non fa altro che scompigliare le opere nostre più belle, spezzare il nostro amore, svuotare le nostre opere, le quali rimangono in Noi, perché Noi nulla perdiamo di ciò che abbiamo fatto, tutto il male resta per la povera creatura, perché sente l’abisso del vuoto divino, le sue opere sono senza forza e senza luce, i suoi passi sono vacillanti, la sua mente confusa. Sicché, essa resta senza della mia Volontà, come un cibo senza sostanza, come un corpo paralizzato, come un terreno senza coltivazione, come un albero senza frutto, come un fiore che manda cattivo odore. Oh! se la nostra Divinità fosse soggetta alle lacrime, rimpiangeremmo amaramente colei che non si fa dominare dalla nostra Volontà”.
33-5 Gennaio 2, 1934 Quando l’anima fa la Divina Volontà, Dio può fare liberamente ciò che vuol fare in essa, opera le cose più grandi, perché trova capacità, spazio a ciò che vuol dare alle creature.
(1) La mia piccola anima, sebbene nuota nel mare della Divina Volontà, pure sento il chiodo trafiggente della privazione del mio dolce Gesù. Mio Dio, che pena straziante, che tortura la mia dolorosa esistenza! Oh! come vorrei versare fiumi di lacrime, vorrei, se mi fosse possibile, trasformare l’immensità della stessa Divina Volontà in pianto amaro per muovere a pietà il mio dolce Gesù, che si invola da me senza neppure dirmi addio, senza dirmi il luogo della sua dimora, né farmi vedere la via, l’impronta dei suoi passi, per poterlo raggiungere. Mio Dio! Mio Gesù! come non ti muovi a compassione di questa piccola esiliata straziata solo per te e per causa tua? Ma mentre deliravo per la sua privazione, pensavo tra me alla Divina Volontà e temevo che non ci fosse in me il suo dominio, la sua Vita, e perciò il mio eterno Amore Gesù mi lascia, si nasconde e non si cura di me, e di cuore gli chiedevo perdono, ed il mio amato Gesù, dopo molto stentare, avendo di me compassione che non ne potevo più, per poco è ritornato e guardandomi con amore tutto bontà mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, si vede che sei piccola, e basta che Io faccia una piccola sosta, che ti smarrisci, temi, dubiti, ti opprimi, ma sai dove ti smarrisci? Nella mia stessa Volontà, ed Io vedendoti in Essa non mi do fretta nel venire, perché so che stai in luogo sicuro. Ora tu devi sapere che quando l’anima fa la mia Divina Volontà, Io posso liberamente nell’anima fare ciò che voglio, operare le cose più grandi, il mio Volere me la svuota di tutto e mi forma lo spazio dove posso mettere la santità d’un mio atto infinito, e l’anima si mette a nostra disposizione, la nostra Volontà l’ha maturata e l’ha resa adattabile e fattibile a ricevere la virtù creatrice e operatrice del nostro Ente Supremo. Invece quando non si fa la mia Divina Volontà, Noi dobbiamo adattarci, restringerci, né possiamo essere largo secondo il nostro modo Divino, dobbiamo dare a sorsi a sorsi le nostre grazie mentre possiamo dare fiumi. Oh! come ci pesa operare in chi non fa la nostra Volontà, se vogliamo farci conoscere si rende incapace, perché l’intelligenza umana senza della nostra Volontà è come un cielo nebbioso, che oscurando la bella luce della ragione è come cieca innanzi alla luce delle nostre conoscenze, sicché starà in mezzo alla luce, ma incapace di comprenderne nulla; sarà sempre analfabeta di fronte alla luce delle nostre verità; se vogliamo dare la nostra santità, bontà e amore, le dobbiamo dare a piccole dosi, come sminuzzate, perché il volere umano è ingombrato di miserie, di debolezze e difetti, quindi si rende incapace, e anche indegno di ricevere i nostri doni e quello che le vogliamo dare; povero volere umano, senza della nostra Volontà non si sa adattare a ricevere la virtù delle nostre opere creatrici, i forti amplessi del suo Creatore, i nostri stratagemmi amorosi, le ferite del nostro Amore, e molte volte stanca la nostra pazienza divina e ci costringe a non potergli dare nulla, e se il nostro Amore ci costringe a dare qualche cosa, è per essa come un cibo che non sa digerire, perché non stando unita con la nostra Volontà, le manca la forza e la virtù digestiva di digerire ciò che a Noi appartiene; perciò si vede subito quando non c’è la nostra Volontà nell’anima, il vero bene non è per lei, innanzi alla luce delle mie verità si acceca e diventa più stupida, né ama di conoscerle, anzi le guarda come se a lei non appartenessero. Tutto l’opposto per chi fa e vive nella mia Volontà”.