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Messaggio del 5 aprile 1985:Voi parrocchiani avete una croce grande e pesante da portare, ma non abbiate paura di farlo. È con voi mio figlio Gesù che vi aiuterà!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 32-27 Ottobre 15, 1933 Maestria ed arte Divina. Il piccolo paradiso di Dio. Labirinto d’amore, virtù generatrice del Fiat. Dio in balia della creatura.

(1) Il mio abbandono nel Fiat continua, sento il suo soffio onnipotente che soffiandomi vuol far crescere, ingrandire la sua Vita in me, vuol riempirmi tanto, da non far restare del mio essere umano che il solo velo che lo ricopre. Onde pensavo tra me: “Ma che cosa le viene a questo Voler Santo, che ha tanto interesse di formare la sua Vita nella creatura che muove Cielo e terra per ottenere l’intento, e che differenza c’è tra la Divina Volontà come vita, e tra la Volontà Divina come effetto?” Ed il mio sempre amabile Gesù, stringendomi fra le sue braccia, con una bontà indicibile mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, non vi è cosa più bella, più santa, più gradita e che più ci piace e glorifica, che il formare la Vita del nostro Voler Divino nella creatura; in essa viene formato un piccolo paradiso, dove il nostro Ente Supremo si diletta di scendere per farvi il suo soggiorno. Vedi, invece d’un paradiso ne teniamo due, in cui troviamo le nostre armonie, la bellezza che ci rapisce, le pure gioie che raddoppiano la nostra felicità per causa di aver formato una nostra Vita di più nel piccolo cerchio della creatura. In questo paradiso, per quanto piccolo, per quanto creatura può esserne capace, troviamo tutto, tutto è nostro, anzi troviamo la piccolezza che più ci innamora e miriamo la nostra arte divina, che nel piccolo abbiamo con la virtù della nostra potenza racchiuso il grande, possiamo dire che col nostro labirinto d’amore abbiamo trasmutato le cose, il grande nel piccolo ed il piccolo nel grande, senza un nostro prodigio divino non potevamo formare né la nostra Vita, né il nostro paradiso nella creatura; e ti par poco avere una nostra Vita di più ed un paradiso duplicato a nostra disposizione per felicitarci maggiormente? Tu devi sapere che né il cielo, né il sole, né la Creazione tutta ci costa tanto, né abbiamo messo né tanta maestria di arte, né tanto amore, quanto ne mettiamo nel formare la nostra Vita tutta di Volontà nostra nella creatura, per formarci un paradiso di più dove padroneggiare a nostro bell’agio e godere le nostre delizie. Il cielo, il sole, il mare, il vento, e tutto, narrano Colui che li ha creato, ci additano, ci fanno conoscere, ci glorificano, ma non ci danno una nostra Vita, né ci formano un’altro nostro paradiso, anzi servono colei o colui, che la nostra paterna bontà ha preso l’impegno di formare la nostra Vita in essa, e ci costa tanto, che il nostro Fiat usa la sua virtù operante e ripetitrice del suo Fiat continuo sopra della sua fortunata creatura, per adombrarla con la sua potenza, in modo che un Fiat non aspetta l’altro, in modo che, se la soffia le dice Fiat, se la tocca ripete Fiat, se l’abbraccia usa il suo Fiat operante e la va plasmando, e come impastando nella sua Vita Divina. Si può dire che col suo alito forma la sua Vita nella creatura, e con la sua virtù creatrice la rigenera e vi forma il suo piccolo paradiso, e che cosa non troviamo in Esso? Basta dirti che troviamo tutto ciò che vogliamo, e questo è tutto per Noi. Vedi dunque la gran differenza che c’è tra la Divina Volontà come vita, e quella come effetto; come vita, tutti i beni, le virtù, la preghiera, l’amore, la santità, si convertono in natura nella creatura, sono sorgenti che si formano in essa, che sempre sorgono in modo che sente in sé la natura dell’amore, della pazienza, della santità, come naturalmente sente la mente che pensa, l’occhio che vede, la bocca che parla, nessuno sforzo in questo, perché Dio li ha dato in natura, e si sente padrona di farne quell’uso che vuole. Così, col possedere la Divina Volontà come vita, tutto è santo, tutto è sacro, gli stenti finiscono, l’inclinazione al male non esiste più, e ad onta che cambia azione, ed ora fa una cosa, ed ora un’altra, la virtù unitiva della mia Volontà le unisce insieme e formano un solo atto, con la distinzione di tante svariate bellezze per quanti atti ha fatto, e giunge a sentire che il suo Dio è tutto suo, fino a sentire che nell’eccesso del suo amore si ha dato in balia della creatura, in virtù della Divina Volontà che possiede come vita, se lo sente come parto suo, e lo cresce con tale finezza d’amore e di adorazione profonda, che resta come naturalmente assorbita nel suo Creatore, ch’è già tutto suo, ed è tanta la pienezza d’amore, la felicità che sente, che non potendo contenerla vorrebbe dare a tutti la Divina Volontà come vita, per rendere tutti felici e santi.

(3) Non così per chi non la possiede come vita, ma solo come virtù o effetto, tutto è stento, e sente il bene a tempo e circostanze, cessa la circostanza e sente il vuoto del bene, e questo vuoto produce incostanza, varietà di carattere, stanchezza, sente l’infelicità dell’umano volere, né gode pace né sa dare pace a nessuno, sente in sé il bene come se si sentisse le membra slogate o in parte distaccate, che non è padrona di servirsene e deve star soggetta agli altri per farsi servire; il non vivere di mia Volontà è il farsi schiavo e sentire tutto il peso della schiavitù”.