33-6 Gennaio 14, 1934 Dolce incanto d’ambi le parti: Di Dio e della creatura. Come acquista il poter di fare sua la Divina Volontà. Le pene sorridono innanzi alla gloria, ai trionfi, alle conquiste. Gesù nascosto dalle pene.
(1) Sono sotto la pioggia del Fiat Divino, che bagnandomi tutta, dentro e fuori e penetrandomi fin nelle midolla delle ossa, fa dire a tutto il mio povero essere, Fiat, Fiat, Fiat. Mi sento fra le sue braccia, e come lo chiamo col mio dire incessante che formasse la sua Vita negli atti miei, il suo palpito nel mio cuore, il suo respiro nel mio, il suo pensiero nella mia mente, così uno sprazzo di luce si sprigiona da me e vorrebbe come legare il Santo Volere Divino per farlo tutto mio, affinché stesse in mio potere formare la sua Vita in me, tutta di Volontà Divina. Onde mi sentivo impensierita di questo mio modo di fare, ed il mio Sommo Bene Gesù ripetendo la sua breve visitina tutto bontà mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che come la creatura invoca, chiama il mio Fiat, implorando la sua Vita per formarla nella sua, così sprigiona luce e vi forma l’incanto a Dio che rapisce la sua pupilla divina, la quale, rapita, guarda la creatura e vi forma il ricambio del suo dolce incanto, ed il vuoto nell’atto della creatura per poter dar e chiudere nell’atto di essa la Divina Volontà, la quale mentre forma, svolge la sua Vita, la felice creatura acquista il poter di farlo suo, e siccome è suo lo ama potentemente, più che vita propria. Figlia mia, fino a tanto che la mia Volontà non è tenuta come vita propria, esclusivamente sua, che nessuno la può togliere, ad onta che sa ch’è un dono ricevuto da Dio, ma ad onta ch’é ricevuto già è fortunata e vittoriosa di tenerne il possesso, mai si può amare come si conviene la mia Divina Volontà, né sentire il bisogno della sua Vita, né Essa potrà svolgere pienamente, con tutta libertà la sua vita Divina nella creatura. Perciò il chiamarla ti dispone, nel farla tua si farà conoscere e sentirai il gran bene di possedere la sua Vita, e l’amerai come merita d’essere amata, e sarai gelosa di custodirla con tale attenzione, da non perdere neppure un respiro di Essa”.
(3) Onde trovandomi un poco più sofferente del solito, pensavo tra me: “Oh! come amerei che le mie pene mi formassero le ali per potermi volare alla mia patria celeste, ed invece d’affliggermi le mie piccole pene mi facevano festa, ed io mi sentivo impensierita di ciò, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, non ti meravigliare, le pene innanzi alla gloria sorridono, si sentono trionfanti nel vedere le conquiste che hanno acquistato, le pene confermano e stabiliscono la gloria più o meno grande nella creatura, ed a secondo le pene, così si sente dipingere le più belle e svariate tinte di bellezza, e vedendosi trasformate nella bellezza più rara, festeggiano. Sicché le pene in terra piangono, alle porte del Cielo incomincia il loro sorriso eterno che non finisce mai più; le pene in terra sono portatrici di umiliazione, alle porte eternali sono portatrici di gloria; in terra rendono infelice la povera creatura, ma col segreto miracoloso che posseggono, lavorano nelle più intime fibre ed in tutto l’essere umano il regno eterno, in modo che ogni pena prende il suo ufficio distinto: Chi si fa scalpello, chi martello, chi lima, chi pennello, chi colore, e allora lasciano la creatura, affidata a loro, quando ciascuna pena ha compiuto il suo lavoro e trionfanti la conducono al Cielo, e allora la lasciano quando veggono scambiata ciascuna pena in gioie distinte ed in felicità perenne, però purché la creatura le riceva con amore e sentano e ricevano in ogni pena il bacio, gli abbracci e le strette forti della mia Divina Volontà, le pene allora posseggono questa virtù miracolosa. Altrimenti si rendono come se non avessero strumenti adatti per compiere il loro lavoro. Ma vuoi sapere tu chi è la pena? La pena sono Io, che mi nascondo dentro di essa per formare i cupi lavori per la mia patria celeste, e ricambio ad usura la breve dimora che mi hanno dato sulla terra. Mi sono imprigionato nel povero carcere della creatura per continuare la mia vita di pene quaggiù, è giusto che questa mia vita riceva le sue gioie, la sua felicità, il suo scambio di gloria nelle regione celesti, perciò cessino le tue meraviglie nel sentire che le tue pene sorridono innanzi alle vittorie, ai trionfi, e alle conquiste”.
33-7 Gennaio 28, 1934 Affratellamento tra l’Ente Supremo e la creatura in terra, affratellamento nella gloria. Potere sullo stesso Gesù. Come chi opera nella Divina Volontà acquista la forza unitiva, comunicativa e diffusiva.
(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino, e la mia povera mente ora si fermava ad un punto dei suoi atti divini, ora ad un altro per guardare in chi la Bellezza, in chi la Potenza, in chi l’Interminabilità e altro della Divina Volontà Creatrice. Mi sembravano tutte le qualità supreme esposte in tutto il creato per amar le creature, per farsi conoscere, affratellarsi con esse e prenderle come in grembo e portarle nel seno del Creatore, da dove tutto era uscito, sicché tutti gli atti della Divina Volontà sono aiuti possenti, rivelatori a chi si fa
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(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino, e la mia povera mente ora si fermava ad un punto dei suoi atti divini, ora ad un altro per guardare in chi la Bellezza, in chi la Potenza, in chi l’Interminabilità e altro della Divina Volontà Creatrice. Mi sembravano tutte le qualità supreme esposte in tutto il creato per amar le creature, per farsi conoscere, affratellarsi con esse e prenderle come in grembo e portarle nel seno del Creatore, da dove tutto era uscito, sicché tutti gli atti della Divina Volontà sono aiuti possenti, rivelatori a chi si fa dominare da essi, e si fanno portatori delle anime alla patria celeste. Onde sono giunta a fermarmi quando il Fiat Divino fece l’atto solenne della creazione dell’uomo, ed il mio amato Gesù sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, fermiamoci insieme a guardare con quanta maestria, sontuosità, nobiltà, potenza e bellezza fu creato l’uomo; tutte le nostre qualità divine si riversarono sopra dell’uomo, ciascuna di esse volle sfoggiare e riversarsi più che pioggia fitta sopra di colui ché volevano affratellarsi con loro. Tutte si misero all’opera: La nostra Luce si versò sopra di lui per formare il suo fratello di luce, la Bontà si versò per formare il suo fratello tutto bontà, l’Amore si versò per riempirlo d’amore e formare il suo fratello tutto amore, la Potenza, la nostra Sapienza, la Bellezza, la Giustizia, si versarono sopra di lui per formare il suo fratello potente, sapiente, giusto e di una bellezza incantevole, ed il nostro Ente Supremo gioiva nel vedere le nostre qualità divine tutte al lavoro per affratellarsi coll’uomo, e la nostra Volontà che prendendo vita nell’uomo, manteneva l’ordine delle nostre stesse qualità divine per farlo quanto più aggraziato e più bello potevano. Sicché la nostra occupazione era l’uomo, il nostro sguardo era fisso sopra di lui per farci imitare, copiare e affratellarlo con Noi, e questo non nel solo crearlo, ma per tutto il corso della sua vita le nostre qualità si esibivano al continuo lavoro di mantenere l’affratellamento con colui che tanto amavano. E dopo d’averlo affratellato in terra, preparavano la grande festa dell’affratellamento alla gloria nella patria celeste, affratellamento di gioia, di beatitudine, di felicità perenne, perciò l’amo tanto, perché fu creato da Noi, quindi è tutto nostro; l’amo perché il nostro Essere Divino corre sempre sopra di lui, e si riversa sopra di lui più che torrente impetuoso per lasciare del nostro e riprendere le nuove corse per sempre dare. Quindi, perché possiede del mio, perciò amo Me stesso in lui, l’amo perché è destinato a popolare il Cielo ed essere il mio fratello di gloria, che ci glorificheremo a vicenda. Io sarò la sua gloria come vita e lui sarà la mia gloria come opera mia. Ecco perciò amo tanto che si faccia e si viva nella mia Volontà, perché con Essa le mie qualità divine trovano il loro posto d’onore e possono mantenere l’affratellamento con la creatura, senza di Essa non trovano posto né sanno dove mettersi, l’affratellamento resta spezzato e la mia Vita resta soffocata. Figlia mia, che cambiamento funesto, quando la creatura si sottrae dalla mia Volontà Io non trovo più la mia immagine, né la mia Vita crescente in essa, le mie qualità si vergognano di stare affratellate con essa, perché il volere umano disunito dal Divino, tutto ha sconvolto e intorpidito. Perciò ti stia a cuore di non uscire dalla mia Volontà, con Essa starai affratellata con tutto ciò ch’è santo, sarai la sorella di tutte le opere nostre e terrai in potere il tuo stesso Gesù”.
(3) Dopo di ciò continuavo i miei atti nel Voler Divino, ed il mio Sovrano Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutto ciò che si fa nella mia Volontà resta immedesimato con Essa, acquista la forza unitiva, comunicativa e diffusiva, e siccome i nostri atti divini si estendono a tutti, non vi è creatura che venga messa da parte, così chi opera nel nostro Volere, insieme col nostro atto si estende a tutti, vuol far bene a tutti e resta onorato e glorificato d’essere stato portatore universale di bene a tutto e a tutti”.
(5) Ed io: “Amor mio, eppure non si vede nelle creature il frutto d’un tanto bene universale, oh! se tutti lo ricevessero, quante trasformazioni ci sarebbero nel basso mondo”. E Gesù ha ripetuto:
(6) “Ciò significa che non lo ricevono con amore, ed i loro cuori sono come terra sterile che non hanno nessun seme generativo, cui la nostra luce non può portare la fecondità. Succede come al sole, che ad onta che illumina e riscalda tutte le terre, ma se non trova il seme per fecondarlo non può comunicare la sua virtù generativa e produttiva, e ad onta che con la sua luce e calore ha plasmato quelle terre, nessun bene hanno ricevuto, sono rimasti qual erano nella loro sterilità, ma con ciò il sole è restato onorato e glorificato ché a tutto ha dato la sua luce, nessuno l’ha potuto sfuggire e resta trionfante solo perché ha dato la sua luce in modo universale a tutti e su tutto. Tali sono le nostre opere, i nostri atti, solo perché posseggono la virtù estensibile di potersi dare in modo universale a tutti e di far bene a tutti, è il più grande onore e la più grande gloria per Noi, non vi è onore maggiore, gloria più grande che poter dire: “Sono il portatore di bene a tutti, nel mio atto prendo in pugno tutti, abbraccio tutti e tengo virtù di generare il bene su tutto”. E siccome il mio ideale è la creatura, perciò la chiamo nella mia Volontà affinché insieme con Essa si renda estensibile a tutti, e conosca con quanto amore e come opera la mia Volontà”.
33-8 Febbraio 4, 1934 Amore di Dio nascosto nella Vergine. La Paternità Divina le dà la Maternità Divina, e genera in Essa le umane generazioni come suoi figli. Come l’immensità Divina rende inseparabili tutte le sue opere.
(1) Il mio abbandono continua nel Volere Divino e trovando tutto ciò che ha fatto in Esso, il piccolo atomo dell’anima mia gira e rigira per dare anche un mio piccolo ti amo per tutto ciò che nel giro dell’eternità ha fatto per amore di tutte le creature, ed il mio amato Gesù mi ha fermato nelle onde d’amore interminabile del Concepimento della mia Mamma Celeste, e tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia piccola del mio Volere, il tuo ti amo, per quanto piccolo, ferisce il nostro Amore, e da quelle ferite che ci fa
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(1) Il mio abbandono continua nel Volere Divino e trovando tutto ciò che ha fatto in Esso, il piccolo atomo dell’anima mia gira e rigira per dare anche un mio piccolo ti amo per tutto ciò che nel giro dell’eternità ha fatto per amore di tutte le creature, ed il mio amato Gesù mi ha fermato nelle onde d’amore interminabile del Concepimento della mia Mamma Celeste, e tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia piccola del mio Volere, il tuo ti amo, per quanto piccolo, ferisce il nostro Amore, e da quelle ferite che ci fa ci da occasione di far uscire il nostro Amore nascosto e di farsi rivelatore dei nostri intimi segreti e di quanto abbiamo amato le creature. Ora, tu devi sapere che Noi amavamo tutto il genere umano, ma eravamo costretti a tenere nascosta nel nostro Essere Divino tutta la foga immensa del nostro Amore, perché non trovavamo in essi né bellezza che ci rapiva il nostro Amore, né amore che ferendoci facesse sbucare il nostro Amore per inondarli per farsi conoscere, amarli, e farsi amare; anzi erano immersi nel letargo delle colpe da farci inorridire solo a guardarli. Ma il nostro Amore ardeva, l’amavamo e volevamo far giungere il nostro Amore a tutti; come fare? Dovevamo usare un grande ritrovato del nostro Amore per giungere a ciò, ed ecco come: Chiamammo a vita la Piccola Verginella Maria e creandola tutta pura, tutta santa, tutta bella, tutta amore, senza macchia d’origine, e facendo concepire insieme con Essa la nostra stessa Volontà Divina affinché tra Lei e Noi ci fosse libero accesso, perenne unione ed inseparabile. Ora la Celeste Regina con la sua bellezza ci rapiva ed il nostro Amore correva, correva; col suo amore ci feriva ed il nostro Amore straripando si nascondeva in Essa, e guardando attraverso la sua beltà e del suo amore tutte le creature, il nostro Amore si sfogava e amava con amore nascosto in questa Celeste Regina tutte le creature. Sicché tutti amammo in Lei, attraverso la sua beltà non ci sembrano più brutte, il nostro Amore non era più ristretto in Noi, ma diffuso nel cuore d’una creatura sì santa, che comunicandole la nostra Paternità Divina, e amando tutti in Essa, acquistò la Maternità Divina per poter amare tutti come figli suoi, generatile dal suo Padre Celeste; come sentiva che Noi amavamo tutte le creature in Lei, così si sentiva che il nostro Amore formava la nuova generazione di tutto l’umano genere nel suo cuore materno. Si può dare ritrovato più grande d’amore, stratagemmi più amorosi, che la nostra Paterna bontà per amare le creature e anche quelli che ci offendevano, eleggere da questa stessa stirpe una creatura, formarla quanto più bella potessimo, affinché il nostro Amore non potesse trovare intoppo per poter amare tutti in Essa e farla amare tutti? In questa Celeste Regina tutti possono trovare il nostro Amore nascosto in Lei, molto più che possedendo la nostra Volontà Divina ci dominava a farci amare tutti, e Noi col nostro dolce impero dominavamo Essa ad essere la Madre più affettuosa di tutti. Il vero amore non sa stare senza amare e usa tutte le arti, prende occasione delle più piccole cose, come delle più grandi per amare, il nostro Amore ora si nasconde, ora si fa palese, ora direttamente, e ora per via indiretta per farsi conoscere che amiamo con amore incessante colei che uscimmo dal fondo del nostro Amore. Dono più grande non potevamo dare a tutte le generazioni, nel darle questa impareggiabile creatura come Madre di tutti e come portatrice del nostro Amore nascosto in Essa, per imboccarlo a tutti i suoi figli”.
(3) Dopo ciò continuavo a pensare alla Divina Volontà, il pensiero che la mia Mamma Celeste possedeva nel suo materno cuore l’amore nascosto con cui mi amava il mio Creatore, mi riempiva di gioia, e pensare che io ero guardata da Dio da dentro la mia cara Madre Celeste, attraverso la sua Santità e della sua rapitrice Bellezza, oh! come mi sentivo felice e tutta fiducia ché non più dovevo essere amata e guardata da sola, ma amata e guardata insieme con la mia Mamma. Ah! Essa per farmi amare di più dal mio Gesù mi coprirà con le sue virtù, mi vestirà con la sua Bellezza e nasconderà le mie miserie e le mie debolezze. Ma un pensiero voleva funestare la mia gioia: “Che Nostro Signore fece questo finché la Regina del Cielo visse sulla terra, ma quando se la portò in Cielo questo ritrovato d’amore divino finì”. Ed il mio dolce Gesù ritornando ha soggiunto:
(4) “Figlia mia benedetta, le nostre opere continuano sempre e sono inseparabili da Noi, sicché il nostro Amore nascosto continua nella Regina del Cielo e continuerà sempre, non sarebbe operare da Dio se tutto ciò che facciamo potesse separarsi da Noi, ed il non avere vita perenne. Perciò Noi amiamo, ci riversiamo sulle creature, pare che il nostro Amore parte da Noi, ma no, parte e resta con Noi, e l’amore che si riversa sulle creature è inseparabile da Noi e rende inseparabile colei che ha ricevuto il nostro Amore, sicché tutte le nostre opere: Cielo e terra, creature che escono fuori alla luce del giorno, pare che partono da Noi, ma no, sono tutte inseparabili da Noi, e questo é in virtù della nostra Immensità che involgendo tutto, non vi è punto dove non si trovi e rende inseparabile tutto ciò che Noi facciamo, quindi né le nostre opere si possono separare da Noi, né Noi da esse, si può dire che formano un sol corpo per Noi, e la nostra Immensità e Potenza è come circolazione del sangue che mantiene a tutti e a tutto la vita, al più ci possono essere opere distinte l’una dall’altra, ma separabili non mai”.
(5) Ond’io nel sentir ciò, meravigliandomi ho detto: “Eppur Amor mio, ci sono i reprobi già separati da Voi, sono anch’essi opere uscite da Voi, com’è dunque che più non vi appartengono? ” E Gesù:
(6) “Tu ti sbagli figlia mia, non mi appartengono per via d’Amore ma per via di Giustizia, la mia Immensità che l’involge tiene il suo potere sopra di loro, e se non mi appartenessero la mia Giustizia punitrice non avrebbe che punire, perché come le cose non mi potessero appartenere all’istante perdono la vita, ma se questa vita esiste vi è chi la conserva e chi giustamente la punisce. Perciò il nostro Amore nascosto verso ciascuna creatura, nel Cielo la Sovrana Signora lo possiede ancora, anzi è il suo più grande trionfo e contento, che si sente amare dal suo Creatore nel suo materno cuore tutte le creature, ed Essa facendo da vera Madre, quante volte me le nasconde nel suo amore per farle amare, nei suoi dolori per farle perdonare, nelle sue preghiere per farle dare le grazie più grandi. Ah! Essa è la copritrice che sa coprire e scusare i figli suoi presso il trono della nostra Maestà, perciò fatti coprire dalla tua Mamma Celeste, la quale penserà ai bisogni della figlia sua”.
33-9 Febbraio 10, 1934 Chi vive nella mia Divina Volontà, viene cresciuta nelle sue braccia, la quale con la sua fortezza la forma la piccola vincitrice. Essa è la piccola regina che col suo Gesù nel cuore ripete la sua Vita.
(1) Mi sento la piccola figlia, ma tanto piccola che sento l’estremo bisogno che la Divina Volontà, più che Madre mia mi porti fra le sue braccia, mi imbocchi le parole, mi somministri il moto alle mie mani, mi sostenga il passo, mi formi il palpito nel cuore ed il pensiero nella mia mente. Oh! Volontà Divina quanto mi ami, mi sento riversare la tua Vita in me per darmi vita, e come sta in aspettativa di volere gli atomi degli atti miei per investirli con la sua forza creatrice e dirmi: “Gli atomi della figlia mia mi
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(1) Mi sento la piccola figlia, ma tanto piccola che sento l’estremo bisogno che la Divina Volontà, più che Madre mia mi porti fra le sue braccia, mi imbocchi le parole, mi somministri il moto alle mie mani, mi sostenga il passo, mi formi il palpito nel cuore ed il pensiero nella mia mente. Oh! Volontà Divina quanto mi ami, mi sento riversare la tua Vita in me per darmi vita, e come sta in aspettativa di volere gli atomi degli atti miei per investirli con la sua forza creatrice e dirmi: “Gli atomi della figlia mia mi pareggiano, perché posseggono la mia forza invincibile”. Ma mentre la mia mente restava sorpresa nel vedere i ritrovati amorosi e materni della Divina Volontà, il mio sempre amabile Gesù che sta sempre a guardia per essere spettatore di quello che fa il Voler Divino in me, mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia, tu devi sapere che il mio Supremo Volere guarda chi vuol vivere in Esso come parto suo, che vuol crescere nelle sue braccia, con le sue cure materne, e come vede che la sua piccina vuol dare di sé con le sue piccole opere per dirle che l’ama, questa Madre Divina si stringe al petto la figlia sua e fortifica con la sua fortezza il moto, la parola, il passo della sua figlia, questa fortezza la investe tutta, la trasforma, e sebbene piccola si vede piccola e forte, piccola e vincitrice, e questa Madre prende gusto di farsi vincere dalla sua piccola figlia, sicché si vede forte nell’amore, forte nel patire, forte nell’operare, la fortezza è l’aureola di questa creatura, essa è l’invincibile presso Dio e sopra di sé stessa, le sue debolezze e passioni tremano innanzi a questa piccola vincitrice, Dio stesso sorride e cambia la giustizia in amore, in perdono innanzi all’infantile fortezza di questa creatura; è la fortezza della sua Mamma, la sua cura perenne, che la rendono forte e invincibile. Perciò se vuoi essere la vincitrice su tutto, cresci nelle braccia della mia Volontà, Essa si riverserà in te e sentirai la sua Vita palpitante in te e ti crescerà a sua somiglianza, e sarai il suo onore, il suo trionfo e la sua gloria”.
(3) Onde continuavo a pensare alla Divina Volontà, ed innanzi alla mia mente si facevano le scene più belle dell’operato divino, come tutte in atto di darsi a me per farsi conoscere, per ricevere il mio piccolo amore, la mia gratitudine ed i miei ringraziamenti, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia benedetta, per chi vive nella mia Volontà tutti i tempi sono i suoi, ed Io amo di sentirmi ripetere da lei ciò che non mi hanno fatto le creature perché con tanto amore ho operato per loro, e quello che mi hanno fatto, perciò chi vive nella mia Volontà trova in atto la Creazione, ed essa nell’azzurro cielo, nel fulgido sole, nelle stelle scintillanti, mi dà i suoi baci, il suo amore filiale, ed oh! come mi sento contento che in tante cose create trovo l’amore, i baci, l’atto riconoscente della figlia mia, ed Io tutte le cose le converto per lei in gioia, in difesa, in proprietà sua. Oh! Come è bello essere riconosciuto, amato in quelle stesse opere, perché le abbiamo fatte ché abbiamo amato. Trova la piccola epoca dell’Adamo innocente, ed essa insieme con Lui mi dà i suoi innocenti abbracci, i suoi casti baci, il suo amore di figlio, ed Io, oh! come mi sento felice ché vedo la mia Paternità riconosciuta, amata, onorata, oh! come è bello sentirmi Padre e come tale sentirmi amato dai figli miei, ed Io ricambio i miei baci, i miei paterni abbracci, e le do come diritto di proprietà sua la gioia infinita della mia Paternità. Che cosa non darò ai figli miei dopo che sono stato amato e riconosciuto per Padre? Tutto, non gli negherò nulla, ed essi mi danno il diritto, la gioia dei figli miei. Per chi vive nella mia Volontà non so negargli nulla, se ciò facessi lo negherei a Me stesso, perciò do tutto ed essa mi ripete le scene di darmi tutto. Perciò in Essa ci sono scambi d’opere, amore reciproco, che formano tali scene commoventi da formare il Paradiso di Dio e dell’anima. Oh! mille e mille volte beato chi viene a vivere nel Celeste soggiorno della mia Volontà. Tu devi sapere che chi fa la Divina Volontà, entra in Essa come regina, e come tale viene innanzi a Noi corteggiata di tutte le opere nostre. Sicché fa suo il Concepimento della Vergine ed immedesimandosi con Lei e con Noi, ci da ciò che Noi demmo a Lei, e ciò che Essa diede a Noi, e ci sentiamo dare l’amore, la gloria dei mari immensi con cui dotammo questa Vergine, e rimuovere tutti gli atti suoi, come se in atto ce le stesse ripetendo, ed oh! che abissi di grazia si rinnovano tra il Cielo e la terra. L’anima nella nostra Volontà la mette in condizione di farle fare la ripetitrice delle opere sue, e mentre le ripete dota colei che le ha dato l’occasione, e siccome la creatura è incapace di darci tutto in un atto, ciò che a Noi si forma in un atto solo, la sua piccolezza va spaziando nella nostra Volontà, e ora prende un’opera nostra, e ora un’altra, e col dominio che le dà la nostra Volontà, scende nell’Incarnazione del Verbo, ed oh! com’è bello vederla investita del suo amore, imperlata con le sue lacrime, ornata con le sue ferite, posseditrice delle sue preghiere, tutte le opere del Verbo la circondano dentro e fuori, e quello che è più, convertite per lei in gioie, in beatitudine, in fortezza, con l’inseparabilità del suo Gesù, che come in tempio sacro, che tiene nel suo cuore, per farle la ripetitrice della sua Vita. Ed oh! che scene commoventi fa innanzi a Dio, col suo Gesù nel cuore prega, soffre, ama insieme con Gesù, e nella sua piccolezza infantile dice: “Posseggo Gesù, Lui domina me ed io Lui, anzi io le do ciò che Lui non tiene, le mie pene per formare la sua Vita completa in me; Lui è povero di pene perché glorioso non ne può avere, ed io lo supplisco a ciò che non tiene, e Lui mi supplisce a ciò che in me manca”. Sicché nella nostra Volontà è la vera regina la creatura, tutto è suo e ci fa tale sorpresa delle opere nostre, che ci rapisce e forma la nostra felicità che la creatura ci può dare nella nostra Volontà Santissima”.
33-10 Febbraio 24, 1934 La creatura col fare la sua volontà perde il capo, la ragione divina, l’ordine, il regime. Gesù è capo della creatura.
(1) Mentre continuavo il mio giro nella Divina Volontà, il suo dolce impero, la sua Forza irresistibile, il suo Amore e la sua Luce inestinguibile, si riversa sulla mia piccolezza, la quale come rapita si trova nel mare della Divina Volontà ed oh! le dolci sorprese, i suoi modi sempre nuovi, la sua Bellezza rapitrice, la sua Immensità che porta come nel suo grembo tutti e tutto; ma quello che più colpisce è il suo amore per la creatura, pare che è tutt’occhio per guardarla, tutta cuore per amarla, tutta mani e piedi per portarla stretta al suo seno e per darle il passo. Oh! come sospira di dare la sua Vita alla creatura affinché potesse vivere della sua, pare che sia un delirio che tiene, un impegno che ha preso, una vincita, che a qualunque costo vuol fare, che la sua Vita formasse la vita della creatura. Quindi la mia mente si perdeva in mezzo a questo spettacolo d’amore della Divina Volontà, ed il mio dolce Gesù tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’uomo col fare la sua volontà perdette il capo, la ragione divina, il regime, l’ordine del suo Creatore, e siccome perdette il capo, tutte le membra volevano far da capo, ma non essendo ufficio delle membra tenere virtù e abilità di fare da capo, non seppero tenere il regime, né l’ordine fra loro, e un membro si mise contro dell’altro e si divisero tra loro, sicché rimasero come membra sparse, perché non possedevano l’unità del capo. Ma il nostro Ente Supremo amava l’uomo, e vedendolo senza capo, ci faceva pena ed era il più grande dei disonori alla nostra opera creatrice, né potevamo tollerare uno strazio sì grande in colui che tanto amavamo. Ecco perciò la nostra Volontà Divina ci dominò, ed il nostro Amore ci vinse, e facendomi scendere dal Cielo in terra mi costituì capo dell’uomo e riunì tutte le membra sparse sotto del mio capo, e le membra acquistarono il regime, l’ordine, l’unione e la nobiltà del capo. Sicché la mia Incarnazione, tutto ciò che feci e patii e la stessa mia morte, non fu altro che via che feci per cercare queste membra sparse e far fluire dalla virtù del mio capo divino, la vita, il calore e la resurrezione delle membra morte per formare di tutte le umane generazioni un sol corpo sotto del mio capo divino; quanto mi costò, ma il mio amore mi fece superare tutto, affrontare tutte le pene e trionfare di tutto. Ora figlia mia, vedi dunque che significa non fare la mia Volontà, perdere il Capo, dividersi dal mio corpo, e come membra distaccate, a stento ed a tentoni, camminare quaggiù come tanti mostri, da fare pietà. Tutto il bene della creatura è accentrato nella mia Volontà Divina e forma la gloria nostra e quella delle umane generazioni; ecco perciò il nostro delirio, il nostro impegno, e vogliamo vincere a via d’amore e di sacrifici inauditi perché la creatura viva della nostra Volontà. Quindi sii attenta e contenta il tuo Gesù”.
33-12 Marzo 11, 1934 Come chi non vive nella Volontà Divina la mette in solitudine e la riduce in silenzio. Chi è il tempio di Dio. La Divina Volontà tempio dell’anima. La piccola ostia. Segno per conoscere se si vive nella Divina Volontà.
(1) Mi pare di sentire l’eco continuo del Fiat Divino che rimbomba nell’anima mia, che con la sua Potenza invincibile chiama i miei piccoli atti negli atti suoi a farne uno solo, e pare che si diletta con la sua creatura, non si sente solo, tiene a chi dire le sue gioie ed i suoi dolori, insomma, non si sente né in solitudine, né ridotto al silenzio. Invece per chi non vive nel Voler Divino sente il peso della solitudine, e se vuol parlare e affidare i suoi segreti non viene capito, perché manca la luce della sua Volontà
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(1) Mi pare di sentire l’eco continuo del Fiat Divino che rimbomba nell’anima mia, che con la sua Potenza invincibile chiama i miei piccoli atti negli atti suoi a farne uno solo, e pare che si diletta con la sua creatura, non si sente solo, tiene a chi dire le sue gioie ed i suoi dolori, insomma, non si sente né in solitudine, né ridotto al silenzio. Invece per chi non vive nel Voler Divino sente il peso della solitudine, e se vuol parlare e affidare i suoi segreti non viene capito, perché manca la luce della sua Volontà che le fa capire il suo linguaggio celeste, ed oh! come ne resta dolente, ché mentre è tutta voce e tutta parola, eppure non ha a chi dirne una. Oh! Volontà adorabile, fatemi vivere sempre in Te, affinché spezzi la tua solitudine e ti dia il campo di farti parlare. Ma mentre la mia mente si perdeva nei vasti orizzonti del Fiat Divino, il mio dolce Gesù ripetendo la sua visitina, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, è proprio vero che chi non vive nella nostra Volontà, la mette in solitudine e la riduce al silenzio; tu devi sapere che ogni creatura è un lavoro nuovo e distinto che teniamo da fare, e quindi nuove cose da dire; se non vive nel nostro Volere, sentiamo che quella creatura è lontana da Noi, perché la sua volontà non è nella nostra, perciò da parte di essa ci sentiamo soli, impediti nel nostro lavoro, e se volessimo parlare è come se volessimo parlare ai sordi, ai muti. Perciò chi non vive nel nostro Volere è la nostra croce, ci impedisce il passo, ci lega le braccia, atterra le nostre opere più belle, ed Io che sono il Verbo mi riduco al silenzio.
(3) Ora tu devi sapere che l’anima in grazia è il tempio di Dio, però quando l’anima vive nella nostra Volontà, Dio si fa tempio dell’anima, ed oh! la gran differenza tra la creatura tempio di Dio, e tra Dio tempio dell’anima; il primo è un tempio esposto a pericoli, a nemici, soggetto a passioni, molte volte il nostro Ente Supremo, si trova in questi tempi come nei tempi di pietra, non curato, non amato come si conviene, e la piccola lampadina del suo amore continuo che doveva tenere come omaggio al suo Dio che risiede in essa, senza il puro olio è spenta, e se mai sia cade in peccato grave, il nostro tempio crolla e viene occupato dai ladri, nostri e suoi nemici che lo profanano e ne fanno scempio. Il secondo tempio, cioè Dio tempio dell’anima, non è esposto a pericoli, i nemici non possono avvicinarsi, le passioni perdono la vita, l’anima in questo nostro tempio divino è come la piccola Ostia che tiene consacrato in essa il suo Gesù, la quale coll’amore perenne che attinge, riceve e si alimenta, forma la lampadina viva che sempre arde senza che mai si spegne, questo nostro tempio occupa il suo posto regio, il suo Volere compiuto, ed è la nostra gloria ed il nostro trionfo; e la piccola Ostia che fa in questo nostro tempio? Prega, ama, vive di Volontà Divina, supplisce alla mia Umanità sulla terra, prende il mio posto di pene, chiama tutto l’esercito delle opere nostre a farci corteggio, la Creazione, la Redenzione le tiene come sue e fa la comandante sopra, e ora ce le mette come esercito intorno, in atto di preghiera, di adorazione, ora come esercito in atto d’amarci e glorificarci, ma essa sempre a capo a fare ciò che vuole che facciano le nostre opere, e finisce sempre col suo ritornello tanto a Noi gradito: “Il tuo Volere sia conosciuto, amato e regni e domini nel mondo intero”. Sicché tutte le ansie, i sospiri, gli interessi, le premure, le preghiere di questa piccola Ostia che vive nel nostro tempio divino: Che il nostro Fiat abbracci tutti, metta da parte tutti i mali delle creature, e col suo soffio onnipotente si faccia il posto nei cuori di tutti, per farsi vita d’ogni creatura; si può dare mai ufficio più bello, più santo, più importante, più utile al Cielo e alla terra, di questa piccola Ostia che vive nel nostro tempio? Oltre di ciò il nostro Amore, la nostra Potenza fa tutti gli sfoggi, tutte le industrie, tutti gli stratagemmi con chi vive nella nostra Volontà, si fa piccolo e si chiude nell’anima per formare la sua Vita, e di questa resta solo le spoglie per restare coperta, si fa immensa qual è, si forma tempio sontuoso per tenerla dentro al sicuro e godere della sua compagnia. Per chi fa la nostra Volontà essa è sempre occupata di Noi, e Noi siamo sempre occupati di essa, perciò guardati bene di farti trovare sempre nella nostra Volontà”.
(4) Dopo ciò seguitavo a pensare al Voler Divino, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(5) “Il segno se l’anima vive nella mia Volontà è se tutte le cose interne ed esterne sono portatrici della mia Volontà, perché dire che posseggo la sua Vita e non sentirla è impossibile, quindi se la sentirà nel palpito, nel respiro, nel sangue che circola nelle sue vene, nel pensiero che formula nella sua mente, nella voce che dà vita alla sua parola e così di seguito. Onde l’atto interno facendo eco all’esterno, fa trovare la mia Volontà nell’aria che respira, nell’acqua che beve, nel cibo che prende, nel sole che le dà luce e calore, insomma, l’interno e l’esterno si danno la mano e formano tanti atti per formare la Vita della mia Volontà in essi, un atto solo non forma vita, ma atti continui e ripetuti formano la vita. Poi, nella mia Volontà tutto è presente, come in atto di fare tutto ciò che è stato fatto da Noi, e la creatura in Essa entra nella potenza dei nostri atti presenti e fa ciò che facciamo Noi, essa resta investita dalla nostra Forza Creatrice, dal nostro Amore che sempre sorge, comprende ch’è proprio per lei che tutto fa, ed oh! come ama e come vuol far tutto per il suo Creatore, invece fuori del nostro Fiat, ciò che Noi abbiamo fatto si vedono come cose passate, fatte per tutti, non per essa sola, quindi l’amore non si sveglia, dorme, resta come in letargo e pensano ad un amore lontano, non in atto. Perciò c’è tale differenza tra chi vive nella mia Volontà e tra chi vive fuori di Essa che non c’è paragone che regga. Perciò sii attenta e ringraziami del gran bene che ti ho fatto, di farti conoscere che significa vivere nel mio Volere”.
33-11 Marzo 4, 1934 Gli atti fatti nella Divina Volontà formano le vie, abbracciano i secoli. Chi forma il carcere. L’Ingegnere Divino e l’Artefice insuperabile.
(1) La mia povera intelligenza gira sempre nel Fiat Divino per incontrarmi coi suoi atti, immedesimarmi con essi, corteggiarli, amarli e potergli dire: “Ho l’amore degli atti tuoi in mio potere, perciò ti amo come mi ami Tu, e ciò che fai Tu faccio io”. Oh! com’è bello poter dire: “Sono scomparsa nella Divina Volontà e perciò la sua Forza, il suo Amore, la sua Santità, il suo operato, è mio, facciamo un sol passo, abbiamo un sol moto ed un solo amore”. E la Divina Volontà tutta in festa pare che dica: “Come sono contenta, non sono più sola, sento in Me un palpito, un moto, una volontà che corre in Me, e fusa insieme, non mi lascia mai sola, e fa ciò che faccio Io”. Onde, mentre la mia mente si perdeva nel Voler Divino, pensavo tra me: “Ma qual bene fanno questi miei atti fatti nella Divina Volontà, mentre io non faccio nulla, fa tutto Essa, e siccome sto insieme, dentro di Essa, mi dice faccio ciò che Essa fa, e lo dice con ragione, perché stando in Essa e non fare ciò che Essa fa, è impossibile, perché la sua Potenza è tanta, che investe il mio nulla e fa fare ciò che fa il Tutto, né può fare, né sa fare diversamente”. Quindi il mio dolce Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia della mia Volontà, com’è bello, onore più grande non può ricevere la creatura di quello di venire ammessa dentro di Essa; gli istanti, i più piccoli atti fatti in Essa, abbracciano secoli, e siccome sono divini, sono investiti di tal potere che ciò che si vuol fare con essi, tutto si può fare e tutto ottenere, l’Essere Divino resta legato in questi atti, perché sono atti suoi e deve darli il valore che meritano. Oltre di ciò, tu devi sapere che gli atti fatti nella mia Volontà, formano le vie che devono servire alle anime per farle entrare in Essa, e sono tanto necessari, che se prima non escono anime eroiche che vivano in Essa per formare le vie principali del suo regno, le generazioni non trovando le vie, non sapranno come fare per entrare nella mia Volontà. Figlia mia, per formare una città prima si formano le vie che formano l’ordine che deve tenere una città, e poi si gettano le fondamenti per costruirla; se non si formano le vie, le uscite, le comunicazioni che deve tenere, passa pericolo che invece d’una città, possono i cittadini formarsi un carcere, perché non essendo corredato di vie non sanno da dove uscire; vedi quanto sono necessarie le vie. Ora, la città senza via è l’umana volontà, che chiusa nel suo carcere ha chiuso tutte le vie per entrare nella città celeste della mia Divina Volontà. Ora l’anima che entra in Essa rompe il carcere, atterra l’infelice città senza vie, senza uscite, e unita con la Potenza del mio Volere, Ingegnere Divino, forma il piano della città, ordina le vie, le comunicazioni, e facendola da Artefice insuperabile forma la nuova cittadella dell’anima, con tale maestria, da formare le vie di comunicazione per far entrare le altre anime e formare tante cittadelle per poter formare un regno, la prima sarà il modello delle altre. Vedi dunque a che servono gli atti fatti nella mia Volontà, mi sono tanto necessari, che senza di essi mancherebbe la via per farla regnare. Perciò sempre nella mia Volontà ti voglio, non uscirne giammai se vuoi rendere contento il tuo Gesù.
33-13 Marzo 25, 1934 La preghiera nella Divina Volontà si fa portavoce degli atti del Fiat Divino. L’Umanità di Nostro Signore possiede la virtù generatrice. l’Amore Divino consiste in riprodursi in tutti ed in ciascuno.
(1) La mia povera mente pare che non sa stare senza andare in cerca degli atti fatti dalla Divina Volontà, se ciò non facesse mi pare che mi manca la reggia dove dimorare, l’alimento per nutrirmi, l’aria per respirare, il passo per potermi spaziare nei suoi interminabili confini. Ah! sono gli atti della Volontà Divina che mentre io cerco mi chiamano, e unificandosi con me pare che mi sussurrano all’orecchio: “Siamo in tuo potere, e con la potenza di questi atti hai monete sufficienti per chiedere, per impetrare il regno del nostro Fiat Supremo; per ottenere un Voler Divino ci vogliono atti divini, e la creatura come viene in Esso, i nostri atti si stendono intorno ai suoi ed il nostro atto prende come in trionfo l’atto di essa, e chiede insieme con essa il trionfo, il dominio della nostra Volontà sulla terra”. Ma mentre la mia mente godeva la vista incantevole dei miei piccoli atti circondati dai mari degli atti divini, il mio piccolo amore attorniato dal mare dell’Amor Divino che con voce arcana ed incessante non sapevano chiedere altro che Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, il mio Sovrano Gesù sorprendendomi, tutt’amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, com’è dolce, consolante, potente, sentire la mia Volontà con tutti i suoi atti nel piccolo atto, amore, adorazione della creatura, chiedere il Fiat regnante sulla terra. Esso se ne serve del piccolo amore della creatura come portavoce per farla risuonare in tutti gli atti suoi, per farla chiedere il suo regno, non vuol fare da sola, ma vuole l’intermedio di essa per far ciò. Ma vuoi sapere a che serve questa preghiera che contiene potenza, valore e armi divine che ci guerreggiano con modi incessanti? Serve a chiamare Dio sulla terra a far vita in ciascuna creatura, serve a far pregare alla mia stessa Volontà Divina e a tutte le sue opere che venga a regnare sulla terra, serve a preparare il posto in Dio stesso alla creatura, è una preghiera divina, prodigiosa, che sa tutto ottenere”.
(3) Dopo ciò seguivo il mio abbandono nelle braccia di Gesù, il suo cuore divino sussultava forte forte d’amore, di gioie, di felicità e di dolore, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutti gli atti della mia Umanità posseggono la virtù generativa, quindi la mente pensa e genera pensieri santi, pensa e genera luce, scienza, sapienza, conoscenze divine, verità nuove, e mentre genera si riversa come a torrenti nelle menti delle creature, senza mai cessare di generare, sicché ogni creatura tiene nella sua mente il ripostiglio di questi miei figli generati dalla mia mente, con la differenza, che chi li tieni onorati, corteggiati, dandogli la libertà di fargli produrre il bene che posseggono, e chi li tieni senza curarli e come soffocati: I miei sguardi generano sguardi d’amore, di compassione, di tenerezza, di misericordia, non perdo mai di vista nessuno, i miei sguardi si moltiplicano per tutti, ed oh! la potenza dei miei sguardi, con quanta pietà si riversa sulle miserie umane, è tanta che per metterli in salvo racchiude nella mia pupilla la creatura per tenerla difesa e circondata d’affetto e di tenerezza indicibile da far stupire tutto il Cielo; la mia lingua parla e genera parole che danno vita, insegnamenti sublimi, genera preghiere, parla e genera ferite e frecce d’amore per dare la generazione del mio ardente Amore a tutti e farmi amare da tutti; le mie mani generano opere, piaghe, chiodi, sangue, abbracci, per farmi opere di ciascuno, balsamo per raddolcire le loro piaghe, chiodi per ferirli e purgarli, sangue per lavarli, abbracci per abbracciarli e portarli come in trionfo nelle mie braccia. Tutta la mia Umanità genera continuamente per riprodurla in ciascuna creatura, il nostro Amore Divino consiste proprio in questo: Riprodursi in tutti ed in ciascuno; e se non avessimo la virtù generativa non poteva essere una realtà, ma un modo di dire, mentre in Noi prima facciamo i fatti, e se usiamo il dire è per confermare i fatti, molto più che la mia Umanità è inseparabile dalla Divinità, la quale possiede in natura la virtù generativa e sta sopra delle creature come una madre con le braccia aperte e genera in modo mirabile la sua Vita in esse. Ma sai tu chi riceve gli effetti, il frutto completo di questo mio generare continuo? In chi regna la mia Volontà, la quale non solo riceve la generazione dei miei atti, ma li riproduce in modo mirabile”.
33-14 Aprile 28, 1934 La Divina Volontà in ogni atto che fa chiama tutte le creature per dare il bene che il suo atto contiene. Esempio: Il sole.
(1) Sono sempre nella mia cara eredità del Fiat, sento il suo dolce impero che mi tiene assorbita e tanto investita che non mi lascia il tempo di dolermi delle privazioni del mio amato Gesù, per me, ahimè, troppo dolorose. La molteplicità ed infinità dei suoi atti continui s’impongono su di me, per avermi presente e parteciparmi il bene che contengono e dirmi quanto mi ama, e tu quanto ci ami? Onde la mia mente si perdeva e restava rapita nel vedere che sempre voleva darmi del suo, e perciò mi voleva presente agli atti suoi; che bontà! che amore! Quindi il mio Sovrano Gesù sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, il tuo Gesù tiene il compito di manifestare i segreti della mia Volontà Divina, il suo Amore che giunge, che non sa stare né può stare se non dà del suo in modo continuo alla creatura. Tu devi sapere che quando la mia Volontà fa un atto, chiama nel suo atto tutte le creature, le vuole tutte a Sé per dare a ciascuna il bene che possiede quell’atto, sicché tutti sono racchiusi nell’atto suo e ricevono il bene dell’eredità divina, con questa differenza: Che chi sta nella nostra Volontà volontariamente e per amore, ne resta posseditrice; e chi non sta, il bene non resta perduto, ma aspetta la sua ereditiera, chi sa si decida di far vita nella nostra Volontà per darne il possesso; e per liberalità tutta divina le diamo l’interesse del bene assegnatoli, cioè gli effetti, per fare che non morisse di fame dei beni del suo Creatore, perché la nostra Volontà possiede in natura la virtù universale, e perciò in ogni suo atto chiama tutti, abbraccia tutti, coinvolge tutti, e porge a tutti i suoi beni divini. Simbolo ed immagine il sole, che essendo stato creato dal mio Fiat con la sua virtù universale, porge la sua luce a tutti, non la nega a nessuno, e se qualcuno non volesse prendere il bene della sua luce, il sole non distrugge la luce che a quel tale appartiene, né la può distruggere, ma aspetta quando quel tale si decida di prendere il bene della luce, non si nega, subito si dà, e fino a tanto che non si decida di prendere direttamente il bene della luce, le dà l’interesse per mezzo delle altre cose create cui il sole tiene il suo atto primo, in tutte le cose create a chi dà la fecondità e la maturazione, a chi lo sviluppo e la dolcezza, non vi è cosa creata cui il sole non dà del suo, quindi la creatura prendendo il cibo, servendosi delle piante, prende gli effetti e gli interessi che le dà la luce che a lui appartiene e che volontariamente non prende. Più che sole è la mia Volontà, in tutti gli atti che fa chiama e tiene presenti tutte le creature, e a tutte porge i suoi beni divini.
(3) Ora chi vive nella nostra Volontà, siccome possiede come proprietà sua il bene che in ogni atto il mio Volere le ha dato, sente in sé la natura del bene, giacché il bene è in suo potere; la bontà, la pazienza, l’amore, la luce, l’eroismo del sacrificio sono a sua disposizione, e se ha l’occasione di esercitarle, senza sforzo le esercita, e se non ha l’occasione d’esercitarle le possiede sempre, come tante nobili principesse che formano l’onore, la gloria delle proprietà che le ha dato la mia Volontà. Succede come all’occhio che possiede la vista, se è necessario che deve guardare, che deve aiutarsi con la vista, lo fa, se non è necessario non perde la vista, ma tiene il suo occhio come gloria e onore che possiede il suo occhio che vede. Possedere la mia Volontà e non possedere le virtù come in natura sua è quasi impossibile, sarebbe come un sole senza calore, come un cibo senza sostanza, come una vita senza palpito. Perciò chi possiede la mia Volontà possiede tutto come doni e proprietà che porta con sé il mio Voler Divino”.
33-15 Maggio 6, 1934 Primo scopo della Redenzione: Ripristinare la Vita della Divina Volontà nella creatura. Come Dio fa le cose minori per dare il posto alle sue opere maggiori.
(1) Sono sotto le onde altissime del Fiat Divino, il quale, le cose e tutti i suoi atti divini fa vedere e toccare con mano che tutti hanno origine del Voler Divino, e tutti sono portatori d’un Volere sì Santo. Sicché fine primario di Dio, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, non fu altro il suo scopo che formare la sua Vita palpitante di Volontà Divina in ciascuna creatura ed in tutto, voleva il suo posto regio, e trasfusione di tutte le cose e di ciascun atto nella sua Volontà, e con giustizia e con ragione, essendo Essa l’Autrice
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(1) Sono sotto le onde altissime del Fiat Divino, il quale, le cose e tutti i suoi atti divini fa vedere e toccare con mano che tutti hanno origine del Voler Divino, e tutti sono portatori d’un Volere sì Santo. Sicché fine primario di Dio, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, non fu altro il suo scopo che formare la sua Vita palpitante di Volontà Divina in ciascuna creatura ed in tutto, voleva il suo posto regio, e trasfusione di tutte le cose e di ciascun atto nella sua Volontà, e con giustizia e con ragione, essendo Essa l’Autrice di tutto e di tutti, che meraviglia che vuole il suo posto di diritto in tutto? ” Onde seguendo la Divina Volontà negli atti suoi, sono giunta alla Redenzione, ed il mio amato Gesù soffermandomi e sospirando mi ha detto:
(2) “Figlia mia, eppure fine primario della Redenzione, nella nostra mente divina, fu il ripristinare il regno della Divina Volontà nella creatura; era questo di Divino che avevamo messo in essa, la nostra Volontà operante, l’atto più nobile, più bello, e che in virtù di questo Noi amavamo la creatura fino alla follia, perché aveva del nostro, Noi amavamo Noi stessi in essa e perciò il nostro Amore era perfetto, pieno ed incessante, e come se non ci potessimo disfare di essa, sentivamo la nostra stessa Volontà che da dentro la creatura ci imponeva ad amarla, e se scesi dal Cielo in terra fu l’Impero, la Potenza del mio Fiat che mi chiamò perché voleva i suoi diritti ed essere ripristinato e messo in salvo il suo atto nobile e divino. Ci sarebbe mancato l’ordine e avremmo agito contro natura, se scendendo dal Cielo avessi messo in salvo le creature, e la nostra Volontà, ciò che di Divino, l’atto nostro più bello messo in esse, principio, origine e fine di tutto, non metterlo in salvo e restituirgli il suo regno in esse. Ma chi è che non pensa a salvare primo sé stesso e poi gli altri? Nessuno, e se non può salvare sé stesso, è segno che non terrà né virtù, né potere di salvare gli altri. Col ripristinare il regno della mia Volontà nella creatura, Io facevo l’atto più grande, atto che solo può fare un Dio, cioè mettere in salvo la mia stessa Vita nella creatura, e salvando Me stesso tutti erano messi al sicuro, non più pericoli, perché tenevano una Vita Divina in poter loro in cui avrebbero trovato tutti i beni che volevano. Quindi la mia Redenzione, la mia Vita, le mie pene, la mia morte, servirà a disporre le creature ad un tanto bene e come preparativo al grande portento del regno della mia Volontà nelle umane generazioni, e se ancora non si veggono i frutti, la vita di Esso, ciò dice nulla, perché nella mia Umanità c’è il germe, la Vita del mio Fiat, quindi questo germe possiede la virtù di formare la lunga generazione di tant’altri semi nei cuori per rigenerare in essi, la ripristinazione della Vita della mia Volontà nelle creature. Perciò non vi è atto fatto dall’Ente Supremo che non esca dalla nostra Volontà, ed è tanto il suo amore, che si mette come vita nell’atto nostro, e come vita reclama i suoi diritti che vuole svolgere la sua Vita; quindi, come Io potevo venir a redimere se non restituivi questi diritti alla mia Volontà? Questi diritti per venire a redimere le furono restituiti nella mia Madre Celeste, nella mia Umanità, e solo perché ebbe questi primi diritti potette venire a redimere, altrimenti non troverei né la via, né il luogo dove scendere, e la mia Umanità si compromise con Essa, a via di pene, di restituirle questi diritti di farla regnare a suo tempo nell’umana famiglia. Perciò tu prega, e unita con Me non risparmiare il sacrificio della tua vita per una causa sì santa e divina, e di amore più eroico e grande verso tutte le creature”.
(3) Onde sono restata impensierita di ciò che sta scritto di sopra e pensavo tra me: “Come può essere che mentre dice che il suo fine primario della sua venuta sulla terra fu per stabilire il regno della Divina Volontà, sebbene era connessa insieme la Redenzione, mentre i frutti della Redenzione si veggono abbondantemente, e quelli del suo Fiat regnante non si vede quasi nulla ancora? E Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, sarebbe assurdo e contro l’ordine divino non dare il primato alla nostra Volontà, come difatti lo demmo. Posso dire che prima incominciò il regno della Volontà Divina nella mia Madre Celeste, poi nella mia stessa Umanità, cui possedeva tutta la pienezza della Volontà Suprema, e poi venne la Redenzione, e siccome Io e la Regina del Cielo, in virtù di questo regno che possedevamo nel suo pieno vigore, rappresentavamo tutta l’umana famiglia come capi per riunire tutte le membra sparse, perciò potette venire la Redenzione. Fu proprio da dentro il regno della mia Volontà che uscì la Redenzione; se Io e la mia Madre non l’avessimo posseduto, sarebbe stato un sogno e restato nella nostra mente divina. Ora essendo il Capo, il Re, il Salvatore ed il vero santificatore dell’umano genere, ciò che c’è nel Capo hanno diritto le membra, ciò che possiede la Madre hanno diritto di ereditare i figli, ecco perciò la Redenzione: Il Capo vuol sanare le membra e vincolarle a via di pene e di morte per fruire in esse le virtù del Capo; la Madre vuol riunire i figli, farsi conoscere, per costituirli eredi di ciò che Essa possiede; ecco la necessità del tempo, in modo che dal regno della mia Volontà uscì la Redenzione come atto primo, e la Redenzione servirà come mezzo potente per comunicare alle membra il regno che possiede il Capo, l’uno e l’altro si daranno la mano. E poi se amo tanto, voglio, insisto, che le creature in tutte le cose hanno solo per principio la sola mia Volontà. Io poi che ne posseggo la Vita e che dovevo scendere dal Cielo in terra, e che tanto mi doveva costare, non dovevo dare il primato alla mia Volontà? Ah! figlia mia, questo dice che non si conosce a fondo, mentre ha più valore un atto di mia Volontà che tutte le creature unite insieme, ed è tanto certo, che dalla mia Volontà ebbe vita la Redenzione, mentre la Redenzione non teneva virtù di dar vita alla mia Volontà. Il mio Fiat è eterno, non ebbe principio né nell’eternità né nel tempo, mentre la Redenzione ebbe il suo principio nel tempo, e siccome il mio Volere non ha principio ed è il solo che può dar vita a tutto, quindi possiede in natura sua il primato su tutto, e non vi è cosa che facciamo che non abbiamo il nostro fine primario: “Che la nostra Volontà abbia la sua Vita dominante, operante e regnante”. Ma tu dici che i frutti della Redenzione si veggono, mentre quelli del regno della Divina Volontà non si vede nulla; questo dice che non si comprendono i nostri modi divini; facciamo le cose minori per dare il posto alle nostre opere maggiori e per effettuare il nostro fine primario. Ascoltami figlia mia, nella Creazione il nostro scopo primario era l’uomo, ma invece di creare l’uomo, prima creammo cieli, sole, mare, terra, aria, venti, come abitazione dove mettere quest’uomo e fargli trovare tutto ciò che occorreva per farlo vivere; nella stessa creazione dell’uomo prima facemmo il corpo e poi gli infusi l’anima, più preziosa, più nobile e che contiene più valore del corpo; molte volte è necessario fare prima le opere minori per preparare la decenza, il posto alle nostre opere maggiori. Che meraviglia dunque che nello scendere dal Cielo in terra, nella nostra mente divina il nostro fine primario era di costituire il regno della nostra Volontà in mezzo all’umana famiglia? Molto più che la prima offesa che ci fece l’uomo, fu proprio diretta alla nostra Volontà, quindi con giustizia, il primo nostro fine doveva essere diretto a rinsaldare la parte offesa della nostra Volontà e a restituirle il suo posto regio, e poi veniva la Redenzione; e la Redenzione venne in modo sovrabbondante, con tali eccessi d’amore da far strabiliare Cielo e terra. Ma perché prima? Perché doveva servire a preparare con decenza, con decoro, con sontuosità, col corredo delle mie pene e della mia stessa morte, come regno, come esercito, come abitazione e come corteggio, a far regnare la mia Volontà. Per sanare l’uomo ci volevano le mie pene, per dargli la vita ci voleva la mia morte, eppure sarebbe bastata una mia lacrima, un mio sospiro, una sol goccia del mio sangue per salvare tutti, perché tutto ciò che Io facevo era animato dalla mia Volontà Suprema. Posso dire che era Essa nella mia Umanità che correva in tutti gli atti miei, nelle mie pene più strazianti, per cercare l’uomo e metterlo in salvo, come dunque si può negare il primo scopo ad un Volere sì santo, sì potente, che abbraccia tutto e che non vi è vita né bene senza di Esso? Perciò è assurdo il solo pensarlo. Quindi voglio che in tutte le cose la riconosci come atto primo di tutto, così ti metterai nel nostro ordine divino, che non vi è cosa in che non diamo il primato alla nostra Volontà”.