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Messaggio del 25 giugno 2021:Figlioli, ho bisogno delle vostre preghiere, pregate, pregate, pregate!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

3-50 Marzo 11, 1900 Incontro con un’anima del purgatorio.

(1) Continua sempre quasi lo stesso. Questa mattina vedevo il buon Gesù più afflitto del solito, minacciando una mortalità di gente, e vedevo in certi paesi che molti ne morivano. Dopo sono passata dal purgatorio e conoscendo un’amica defunta, la interrogava su varie cose sopra del mio stato, specialmente se è Volontà di Dio il mio stato, se è vero che è Gesù che viene, oppure il demonio, perché le ho detto: “Siccome tu ti trovi innanzi alla Verità e conosci con chiarezza le cose, senza che ti possa ingannare, puoi dirmi la verità dei fatti miei”.

(2) Ed essa mi ha detto: “Non temere, è Volontà di Dio il tuo stato e Gesù ti vuole bene assai, perciò si benigna manifestarsi teco”.

(3) Ed io, proponendole alcuni miei dubbi, l’ho pregato che si benignasse di vedere innanzi alla luce della verità se erano veri o falsi e mi facesse la carità di venirmelo a dire, e se ciò facesse, io in ricompensa le farei celebrare una messa in suo suffragio, ed essa ha soggiunto:

(4)Se vuole il Signore, perché noi stiamo tanto immersi in Dio, che non possiamo neppure muovere le ciglia, se non abbiamo da Lui il concorso; noi abitiamo in Dio come una persona che abitasse in un altro corpo, che tanto può pensare, parlare, guardare, operare, camminare, per quanto le viene dato da quel corpo che la circonda di fuori, perché a noi, non è come a voi che avete il libero arbitrio, la propria volontà, per noi ogni volontà è cessata, la nostra volontà è solo la Volontà di Dio, di Quella viviamo, in Quella troviamo tutto il nostro contento ed Essa forma tutto il nostro bene e la nostra gloria”.

(5) E mostrando un contento indicibile di questa Volontà di Dio, ci siamo separate.

3-51 Marzo 14, 1900 Modo da fare per attirare gli anime al cattolicesimo.

(1) Avendomi il confessore dato l’ubbidienza di pregare il Signore di manifestarmi il modo come fare per tirare gli anime al cattolicesimo e per togliere tanta miscredenza, io ho pregato parecchi giorni ed il Signore non si benignava di manifestarsi su di questo punto. Finalmente, questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, trasportata dentro d’un giardino che mi pareva che fosse il giardino della Chiesa, ed ivi vi erano tanti sacerdoti ed altre dignità che disputavano sopra di questo soggetto, e mentre disputavano usciva un cane di smisurata grossezza e fortezza, che la maggior parte restavano tanto impauriti e spossati, che giungevano a farsi morsicare da quella bestia, e dopo si ritiravano come vigliacchi dall’impressa. Solo quel cane inferocito non aveva forza di mordere quei soli che avevano come centro, Gesù, nel proprio cuore, che quindi veniva a formare il centro di tutte le loro azioni, pensieri e desideri. Ah, si! Gesù formava il suggello di queste persone, e quella bestia restava tanto debole che non aveva forza neppure di fiatare.

(2) Ora, mentre disputavano, io mi sentivo Gesù da dietro le spalle che diceva:

(3) “Tutte le altre società conoscono chi appartiene al loro partito, solo la mia Chiesa non conosce chi sono i suoi figli. Il primo passo è conoscere chi sono coloro che le appartengono, e questi li possiate conoscere, col stabilire un giorno una riunione, in cui l’inviterete, che chi è cattolico v’intervenisse al luogo ben destinato per tale riunione, ed ivi, con l’aiuto dei cattolici secolari, stabilire quello che conviene fare. Il secondo passo, di obbligare alla confessione quei cattolici che v’intervengano, cosa principale che rinnova l’uomo e forma i veri cattolici, e questo non solo a quelli che si trovano presenti, ma obbligare a chi è padrone, che obbligasse i suoi sudditi alla confessione, e quando non giungono con le buone, anche col rimandarli dal loro servizio. Quando ogni sacerdote avrà formato il corpo dei suoi cattolici, allora potranno inoltrarsi ad altri passi più superiori, perché il riconoscere l’opportunità del tempo, come inoltrarsi nei partiti e la prudenza nell’esporsi, è come la potazione agli alberi, che fa produrre grossi e stagionati frutti, ma se l’albero non è potato, vi fa, si, una bella pompa di fronde e di fiori, ma appena cade una brina, soffia un vento, non avendo l’albero umore sufficiente e forza onde sostenere tanti fiori per ricambiarli in frutti, i fiori se ne cadono, ed esso vi rimane spogliato. Così succede nelle cose di religione: Prima dovete formarvi un corpo di cattolici conveniente, da poter fare fronte agli altri partiti, e poi potete giungere ad inoltrarvi negli altri partiti, per formarne uno solo”.

(4) Detto ciò, non l’ho sentito più, e senza neppure vederlo mi sono trovata in me stessa. Chi può dire la mia pena per non aver visto il benedetto Gesù per tutto il giorno, e le lacrime che ho dovuto versare?

3-52 Marzo 15, 1900

(1) Continuando a non venire, io mi struggevo in dolore e mi sentivo una febbre da dare in delirio. Ora, siccome il confessore è venuto a celebrare il divino sacrificio, ho fatto la comunione, ma non vedevo secondo il solito il mio caro Gesù, onde ho incominciato a dire i miei spropositi: “Dimmi mio Bene, perché non ti fai vedere? Questa volta pare a me che non ti abbia dato occasione come sottrarti! Come, alla buona, alla buona mi lasci? Ahi, neppure gli amici di questa terra agiscono in questo modo! Quando devono star lontani, almeno si dicono addio, e Tu, neppure a dirmi addio? Come, così si fa? Perdonami se così parlo, è la febbre che fa dare in delirio, e mi fa giungere alla follia”. Chi può dire tutti gli spropositi che gli ho detto? Sarebbe un voler perdere tempo. Ora, mentre stavo delirando e piangendo, Gesù, ora faceva vedere una mano, ora un braccio, quando ho visto il confessore che mi dava l’ubbidienza di soffrire la crocifissione, e Gesù, come costretto dall’ubbidienza si ha fatto vedere ed io subito a Lui: “Perché non ti facevi vedere?” E Lui, mostrando un aspetto serio, ha detto:

(2) “E’ niente, è niente, è che voglio castigare la terra ed Io, anche a stare in buono con una sola creatura, mi sento disarmato e non ho forza a mettere mano ai castighi, perché col farmi vedere tu incominci a dire, se vedi che devo mandare castighi: “Versate a me, fate soffrire a me”. Ed Io mi sento vincere da te e mai metto mano ai castighi, e gli uomini non fanno altro che imbaldanzirsi di più”.

(3) Or, continuando il confessore a replicare l’ubbidienza di farmi soffrire la crocifissione, Gesù si mostrava lento a farmi fare questa ubbidienza, non come le altre volte che subito voleva che mi sottomettessi, ed ha detto a me:

(4) “E tu, che vuoi fare?”

(5) Ed io: “Signore, quello che Voi volete”.

(6) Allora, volgendosi al confessore con aspetto serio gli ha detto:

(7)Anche tu vuoi legarmi, col darle questa obbedienza di farmela soffrire?”

(8) E mentre ciò diceva ha incominciato a parteciparmi i dolori della croce e dopo, mostrandosi placato ha versato le sue amarezze, e poi ha soggiunto:

(9) “Il confessore, dove sta?”

(10) Ed io: “Signore, non so dove è andato, è certo che non lo veggo più con noi”.

(11) E Lui: “Lo voglio, ché siccome lui ha ristorato a Me, così Io voglio ristorare lui”.

3-53 Marzo 17, 1900 Dolore del Papa. L’umiltà.

(1) Questa mattina il benedetto Gesù mi faceva vedere il Santo Padre con le ali aperte, che andava in cerca dei suoi figli per raccoglierli sotto le sue ali, e sentivo i suoi lamenti, che diceva: “Figli miei, figli miei, quante volte ho cercato di radunarvi sotto le mie ali e voi mi sfuggite! Deh! ascoltate i miei lamenti ed abbiate compassione del mio dolore!” E mentre ciò diceva, piangeva amaramente, e pareva che non erano i soli secolari che si discostavano dal Papa, ma anche i sacerdoti, e questi davano più dolore al Santo Padre. Quanta pena faceva vedere il Papa in questa posizione! Dopo ciò, ho visto Gesù che faceva eco ai lamenti del Santo Padre e soggiungeva:

(2) “Pochi sono quelli che sono rimasti fedeli, e questi pochi vivono come volpi rintanati nelle proprie tane, hanno timore d’esporsi per tirarsi i propri figli dalla bocca dei lupi; dicono, propongono, ma sono tutte parole gettate al vento, mai giungono ai fatti”.

(3) Detto ciò è scomparso. Dopo poco è ritornato ed io mi sentivo tutta annientata in me stessa alla presenza di Gesù, e Lui vedendomi annichilita mi ha detto:

(4) “Figlia mia, quanto più ti abbassi in te stessa, tanto più mi sento tirato ad abbassarmi verso di te ed empirti della mia grazia, ecco perciò che l’umiltà è foriera della luce”.

3-54 Marzo 20, 1900 Avvertimento di castighi.

(1) Avendo fatto la comunione, vedevo il mio dolce Gesù che mi invitava ad uscire fuori con Lui, con patto però che se dovevo andare insieme, dove vedevo che Gesù era costretto per i peccati a mandare dei castighi, non dovevo contrastare con Lui perché non li mandasse. Con questa condizione siamo usciti, girando la terra. In primo ho incominciato a vedere, non tanto lontano da noi, specialmente a certi punti tutto disseccato, onde a Lui rivolta ho detto: “Signore, come faranno queste povere gente se le mancherà il cibo come nutrirsi? Deh! Voi tutto potete, come lo avete fatto disseccare, così fatelo rinverdire”. E siccome teneva la corona di spine, ho disteso la mano dicendogli: “Mio Bene, che cosa vi hanno fatto queste gente? Forse vi hanno messo questa corona di spine, ebbene, datela a me, così resterete placato e darete il cibo per non farle perire”. E togliendogliela, l’ho premuto sulla mia testa. Mentre ciò facevo, Gesù mi ha detto:

(2) “Si vede che non posso portarti insieme, perché portare te e non poter far niente è lo stesso”.

(3) Ed io: “Signore, non ho fatto niente, perdonami se conoscete che ho fatto male, ma deh! portami insieme con Te!”

(4) E Lui: “Il tuo modo d’agire mi lega dappertutto”.

(5) Ed io: “Non sono io che faccio così, siete Voi stesso che mi fate operare in questo modo, perché trovandomi con Voi, veggo che le cose tutte sono vostre, e se io non prendessi cura delle cose vostre, mi pare che verrei a non curare Voi stesso. Perciò dovete perdonarmi se agisco in questo modo, che per amor vostro lo faccio, e non dovete allontanarmi per questo”.

(6) Dopo abbiamo continuato a girare. Io facevo quanto potevo a non dirgli niente a qualche punto che non castigasse, per non dargli occasione che me ne mandasse a ritirare e perdere la sua amabile presenza. Ma dove non potevo, incominciavo a contrastare. Siamo giunti ad un punto del l’Italia e stavano facendo un combinato, che doveva venire un gran dissesto, ma non ho capito che cosa fosse, perché avendo incominciato a dire: “Signore, non permettete, povera gente! Come faranno?” Vedendo Gesù che io mi affannavo e volevo impedirglielo, mi ha detto con impero:

(7) “Ritirati, ritirati!”

(8) E togliendosi una cinta di chiodi, di spilli che teneva incarnati nel suo corpo, che lo faceva molto soffrire, ha soggiunto:

(9)Ritirati e portati questa cinta con te, che mi darai molto sollievo”.

(10) Ed io: “Si, me la metterò io invece vostra, ma lasciami stare teco”.

(11) E Lui: “No, ritirati”.

(12) E lo ha detto con tale impero, che non potendo resistere, in un istante mi sono trovata in me stessa, e non ho potuto capire il combinato che cosa fosse.

3-55 Marzo 25, 1900 Il Verbo di Dio nell’incarnarsi divenne luce delle anime.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù, nell’atto di venire, mi ha detto:

(2) “Come il sole è la luce del mondo, così il Verbo di Dio nell’incarnarsi divenne la luce delle anime, e come il sole materiale dà luce in generale ed a ciascuno in particolare, tanto che ognuno lo può godere come se fosse suo proprio, cosi il Verbo, mentre dà luce in generale è sole per ciascuno in particolare, tanto vero, che questo sole divino ognuno lo può tenere con sé come se fosse solo”.

(3) Chi può dire quello che comprendevo su di questa luce ed i benefici effetti che ridondano nelle anime che tengono questo sole come se fosse loro proprio? Mi pareva che l’anima, possedendo questa luce, mette in fuga le tenebre, come il sole materiale col spuntare sul nostro orizzonte mette in fuga le tenebre della notte. Questa luce divina, se l’anima è fredda, la riscalda; se è nuda di virtù, la rende feconda; se inondata dal morbo pestifero della tiepidezza, col suo calore assorbe quell’umore cattivo; in una parola, per non andare troppo per le lunghe, questo sole divino, introducendo nel centro della sua sfera, ricopre l’anima con tutti i suoi raggi e giunge a trasformare l’anima nella sua stessa luce.

(4) Dopo ciò, siccome io mi sentivo tutta affranta, Gesù, volendomi ristorare mi ha detto:

(5) “Questa mattina voglio dilettarmi in te”.

(6) Ed ha incominciato a fare i suoi soliti stratagemmi amorosi.

3-56 Aprile 1, 1900 Le passioni cambiate in virtù.

(1) Dopo aspettare e riaspettare, il mio dolce Gesù si faceva vedere da dentro il cuore. Mi pareva di vedere un sole che spandeva raggi, e guardando nel centro di questo sole, vi scorgevo il volto di Nostro Signore, ma quello che mi ha fatto stupire, che vedevo nel mio cuore tante donzelle vestite di bianco, con corona in testa, che attorniavano questo sole divino, nutrendosi di quei raggi che spandeva questo sole. Oh! come erano belle, modeste, umili e tutte intente, e beandosi in Gesù! Onde, non conoscendo il significato di ciò, con un po’ di timore ho chiesto a Gesù di farmi sapere chi erano quelle donzelle, e Gesù mi ha detto:

(2) “Queste donzelle erano le tue passioni, che ora con la mia grazia ho cambiato in tante virtù, che mi fanno nobile corteggio; stando tutte a mia disposizione, ed Io in ricompensa le vado nutrendo con la continua mia grazia”.

(3) Ah! Signore, eppure mi sento tanto cattiva, che mi vergogno di me stessa!

3-57 Aprile 2, 1900 Gesù giudica non secondo le opere che si fanno, ma secondo la volontà con cui si opera.

(1) Questa mattina ho dovuto molto soffrire per l’assenza del mio caro Gesù, ma però ha ricompensato le mie pene col soddisfare un mio desiderio di voler sapere una cosa che da molto tempo bramavo. Onde dopo aver girato e rigirato in cerca di Gesù, or lo chiamavo con la preghiera, or con le lacrime, or col canto, chi sa potesse restare ferito dalla mia voce e così farsi trovare, ma tutto indarno. Ho replicato i miei gemiti; a chiunque trovavo domandavo di Lui. Finalmente, quando il mio cuore si sentiva crepare e che non ne poteva più, l’ho trovato, ma lo vedevo di tergo, e ricordandomi d’una resistenza che gli feci, che dirò nel libro del confessore, gli ho chiesto perdono e così pare che ci siamo messi d’accordo, tanto che Lui stesso mi ha domandato che cosa volessi, ed io gli ho detto: “Compiacetevi di farmi conoscere la vostra Volontà sul mio stato, specialmente che cosa debbo fare quando mi trovo con poche sofferenze e Voi non ci venite, e se ci venite è quasi ad ombra; onde, non vedendo Voi, i miei sensi me li sento in me stessa, e trovandomi in questa posizione mi sento come se ci mettessi del mio e non fosse necessario aspettare la venuta del confessore per uscire da quello stato”.

(2) E Gesù: “Soffri o non soffri, vengo o non ci vengo, il tuo stato è sempre di vittima, molto più che questa è la mia Volontà e la tua, ed Io giudico non secondo le opere che si fanno, ma secondo la volontà con cui si opera”.

(3) Ed io: “Signor mio, va bene come dite, ma mi pare che sto inutile e si perde molto tempo, e mi sento un fastidio, un timore, e poi far venire il confessore, mi tormenta l’anima che non fosse Volontà vostra”.

(4) E Lui: “Pensi tu che fosse peccato il far venire il confessore?”

(5) Ed io: “No, ma temo che non fosse tua Volontà”.

(6) E Lui: “Del peccato devi fuggire, anche l’ombra, ma del resto non devi darti pensiero”.

(7) Ed io: “Se non fosse tua Volontà, a che pro starci?”

(8) E Lui: “Ah! mi pare che la figlia mia vuole sfuggire lo stato di vittima, non è vero?”

(9) Ed io, tutta arrossendo ho detto: “No, Signore, dico questo per quando qualche volta non mi fate soffrire e Voi non ci venite, del resto fatemi soffrire ed io non mi darò nessun pensiero”.

(10) E Gesù: “Ed a Me mi pare che vuoi sfuggire. Poi, sai tu quando ho riservato di venire e comunicarti le mie pene, se la prima, la seconda, la terza ed anche l’ultima ora? Onde, distraendoti da Me e sforzandoti ad uscire ti occuperai in altro, ed Io venendo non ti troverò preparata e prenderò la mia volta e Me ne andrò altrove”.

(11) Ed io tutta spaventata: “Non sia mai, oh Signore. Non voglio altro sapere che la vostra Santissima Volontà”.

(12) E Lui: “Stati calma e aspetta il confessore”.

(13) Detto ciò è scomparso. Pare che mi sento sgravata da un gran peso da questo parlare di Gesù, ma con tutto ciò non è scemata in me la pena dolorosa quando Gesù mi priva di Lui.

3-58 Aprile 9, 1900 Abbandono in Dio.

(1) Avendo questa mattina fatto la comunione, mi trovavo in un mare di amarezze, che non vedevo il mio sommo bene Gesù. Tutto il mio interno me lo sentivo messo in allarme, quando in un istante vi si ha fatto vedere e mi ha detto, quasi rimproverandomi:

(2) “Non sai tu che il non abbandonarsi in Me è un voler usurpare i diritti della mia Divinità, facendomi un grande affronto? Perciò abbandonati ed quieta il tuo interno tutto in Me e troverai la pace, e trovando la pace troverai Me stesso”.

(3) Detto ciò, come lampo è scomparso, senza farsi più vedere. Ah! Signore, tenetemi Voi tutta abbandonata e ben stretta nelle vostre braccia, in modo che non possa mai sfuggire, altrimenti farò sempre delle scappatine!

3-59 Aprile 10, 1900 I desideri di vedere Gesù l’attirano all’anima

(1) Continua il benedetto Gesù a non venire. Oh! Dio, che pena indicibile è la sua privazione! Cercavo quanto più potevo di starmene in pace e tutta abbandonata in Lui, ma che! Il mio povero cuore non ne poteva più, facevo quanto più potevo per calmarlo, dicevo: “Cuor mio, aspettiamo un altro poco, chi sa viene, usiamo qualche stratagemma per tirarlo a venire”. Onde, rivolta a Lui gli dicevo: “Signore, venite, l’ora si fa tarda e Voi non ci venite ancora? Questa mattina cerco per quanto posso a starmi quieta, eppure non vi fate trovare? Signore, vi offro il martirio della tua privazione come attestato d’amore e come farvi un presente per attirarvi a venire. E’ vero che non sono degna, ma non è perché sono degna che vi cerco, ma per amore, e perché senza di Voi mi sento mancare la vita”. E siccome non ci veniva, gli dicevo: “Signore, o venite o vi stancherò col mio dire, e quando vi sarete stancato, neppure allora ci dovrete venire?” Ma chi può dire tutti i miei spropositi? Gliene dicevo tanti, che andrei troppo per le lunghe se volessi dire tutto.

(2) Dopo ciò, quando appena vedevo il mio dolce Gesù che si muoveva dentro il mio interno, come se si risvegliasse da un sonno, onde si è fatto vedere più chiaro, e trasportandomi fuori di me stessa, mi ha detto:

(3) “Come l’uccello quando deve volare batte le ali, così l’anima ai voli dei desideri, batte le ali dell’umiltà, ed in quei battiti vi manda una calamita che mi attira, in modo che mentre lei prende il suo volo per venire a Me, Io prendo il mio per andare a lei”.

(4) Ah, Signore, si vede che mi manca la calamita dell’umiltà! Se io nel mio cammino spandessi ovunque la calamita dell’umiltà, non stenterei tanto ad aspettare e riaspettare la tua venuta!