27-12 Novembre 6, 1929 Gesù centro della Creazione. La parola sbocco dell’anima, valore di essa. Chi è la portatrice delle opere di Dio.
(1) Il mio abbandono nel Fiat continua e mi sembra che tutta la Creazione e le tante opere che racchiude sono le mie care sorelle, ma vincolate tanto con me che siamo inseparabili, perché una è la Volontà che ci anima, e tutto ciò che fece il mio dolce Gesù stando in terra formano la mia vita, sicché mi sento come impastata con Gesù, e con tutti gli atti suoi. Onde mi sentivo circondata da tutto, e nel centro di tutte le cose vedevo il mio dolce Gesù taciturno, che sebbene in mezzo a tante opere, tutto era silenzio
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(1) Il mio abbandono nel Fiat continua e mi sembra che tutta la Creazione e le tante opere che racchiude sono le mie care sorelle, ma vincolate tanto con me che siamo inseparabili, perché una è la Volontà che ci anima, e tutto ciò che fece il mio dolce Gesù stando in terra formano la mia vita, sicché mi sento come impastata con Gesù, e con tutti gli atti suoi. Onde mi sentivo circondata da tutto, e nel centro di tutte le cose vedevo il mio dolce Gesù taciturno, che sebbene in mezzo a tante opere, tutto era silenzio e non aveva a chi dire una parola, le opere più belle erano mute per Lui. Quindi tirandomi a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io sono il centro di tutta la Creazione, ma centro isolato, tutto mi sta intorno, tutto da Me dipende, ma siccome le cose create non hanno ragione non mi fanno compagnia, mi danno gloria, mi onorano, ma non mi spezzano la solitudine; il cielo non parla, il sole è muto, il mare tumultua con le sue onde, tacitamente mormora, ma non parla. E’ la parola che spezza la solitudine, due esseri che si scambiano in parole i loro pensieri, gli affetti, e ciò che vogliono fare è la gioia più bella, la festa più pura, la compagnia più dolce; i loro segreti manifestati in parole forma la più cara armonia. E se questi due esseri si combinano nei loro sentimenti, negli affetti e uno vede la volontà sua nell’altro, è la cosa più gradita che può esistere, perché l’uno sente la sua vita nell’altro. Gran dono è la parola, è lo sbocco dell’anima, lo sfogo dell’amore, è la porta di comunicazione, è lo scambio delle gioie e dei dolori; la parola è la corona delle opere. Difatti, chi formò e coronò l’opera della Creazione? La parola del nostro Fiat, come parlava uscivano i portenti delle nostre opere, una più bella dell’altra; la parola formò la corona più bella all’opera della Redenzione, oh! se Io non avessi parlato, il vangelo non esisterebbe e la Chiesa non avrebbe che insegnare ai popoli. Il gran dono della parola ha più valore di tutto il mondo intero.
(3) Ora figlia del mio Voler Divino, vuoi tu sapere chi spezza la mia solitudine in mezzo a tante mie opere? Chi vive nella mia Divina Volontà, lei viene in mezzo a questo centro, e mi parla, mi parla delle mie opere, mi dice che mi ama per ciascuna cosa creata, mi apre il suo cuore e mi parla dei suoi intimi segreti, mi parla del mio Fiat Divino e del suo dolore ché non lo vede regnare, ed il mio cuore nel sentirla sente il suo stesso amore e dolore in lei, si sente come ritrattato, e come parla, il mio cuore divino si gonfia d’amore, di gioia, e non potendo contenerlo apro la mia bocca e parlo, e parlo a lungo; apro il mio cuore e svuoto i miei più intimi segreti nel suo, le parlo del mio Voler Divino come scopo unico di tutte le opere nostre, e mentre parlo sento la vera compagnia, ma compagnia parlante, non muta, compagnia che m’intende, che mi felicita e che posso riversarmi in essa. Non sono stati forse sfoghi d’amore, trasfusione di vita l’uno nell’altro che facevamo tutto ciò che ti manifestavo del mio Voler Divino e che mentre ti parlavo serviva a trattenerci e a formare la più dolce e gradita compagnia? Un’anima che vive nella mia Divina Volontà è tutto per Me, mi supplisce al mutismo delle mie opere; essa mi parla per tutto, mi felicita, ed Io non mi sento solo, e avendo a chi dare il gran dono della mia parola non resto più il Gesù muto che non ha a chi dire una parola; e se voglio parlare, se non c’è il mio Fiat non sarò capito, ma il Gesù che parla e che tiene la sua compagnia”.
(4) Onde la mia povera e piccola mente continuava a sperdersi nel Fiat Divino, ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, la mia Divina Volontà semplifica la creatura, la svuota tanto di tutto ciò che ad Essa non appartiene, che non resta altro dell’essere umano che un complesso di semplicità, semplice lo sguardo, la parola, i modi, i passi, in lei come dentro d’uno specchio si vede il suggello della semplicità divina; perciò quando il mio Voler Divino regnerà sulla terra, non più esisterà la finzione, la bugia, che si può chiamare principio d’ogni male, mentre la semplicità, come principio d’ogni vero bene, sarà la vera caratteristica che additerà che qui regna la Divina Volontà. Ora, tu devi sapere ch’è tanto il nostro amore per chi si fa dominare dal nostro Fiat Divino, che tutto ciò che vogliamo che faccia la creatura, viene formato prima in Dio stesso e poi passa in essa, e siccome la volontà sua e la nostra è una, lo ritiene come atto suo, e ce lo ripete quante volte lo vogliamo. Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la portatrice delle opere nostre, la copiatrice e la ripetitrice continua. Coll’occhio di luce che possiede datogli da Esso, guarda fissamente nel suo Creatore per vedere che cosa sta facendo per assorbirlo in sé, per dirgli: “Non voglio fare altro, se non ciò che fa la vostra Maestà adorabile”. E Noi ci sentiamo doppiamente felici, non perché non siamo felici senza della creatura, perché in Noi è in natura la felicità, ma perché vediamo la creatura felice, che in virtù del nostro Volere si avvicina alla nostra somiglianza, ama col nostro amore e ci glorifica con le nostre stesse opere. Sentiamo che la potenza creatrice del nostro Fiat ci riproduce e forma la nostra Vita e le opere nostre nella creatura”.
27-13 Novembre 10, 1929 Solo i piccoli entrano a vivere nella Divina Volontà. Esempio del fanciullo. Differenza tra la Creazione del universo e quella dell’uomo.
(1) Il Fiat Divino mi assorbe tutta nella sua luce, e questa luce per darmi il suo primo atto di vita, mi palpita nel cuore e mi fa sentire il palpito della sua luce, il palpito della sua santità, della sua bellezza e potenza creatrice, e la piccola anima mia me la sento come una spugna tutta inzuppata in questi palpiti divini, e non potendo contenerlo per la mia piccolezza, e sentendosi bruciata dai raggi cocenti del Sole del Fiat Divino, spasimante va ripetendo: Fiat! Fiat! abbi pietà della mia piccolezza, mi sento che non posso contenere la
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(1) Il Fiat Divino mi assorbe tutta nella sua luce, e questa luce per darmi il suo primo atto di vita, mi palpita nel cuore e mi fa sentire il palpito della sua luce, il palpito della sua santità, della sua bellezza e potenza creatrice, e la piccola anima mia me la sento come una spugna tutta inzuppata in questi palpiti divini, e non potendo contenerlo per la mia piccolezza, e sentendosi bruciata dai raggi cocenti del Sole del Fiat Divino, spasimante va ripetendo: Fiat! Fiat! abbi pietà della mia piccolezza, mi sento che non posso contenere la tua luce; sono troppo piccina, perciò Tu stesso forma il vuoto, allargami, così posso contenere più luce, affinché non resti soffocata da questa luce, che non mi è data di poterla tutta abbracciare per rinchiuderla nella piccola anima mia. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia, coraggio, è vero che sei troppo piccina, ma tu devi sapere che nel mio Fiat Divino solo i piccoli entrano a vivere nella sua luce, ed ogni atto che fanno questi piccoli nella mia Divina Volontà, soffocano la loro, dandole una dolce morte al volere umano, perché nella mia non c’è né posto né luogo per farlo operare; il volere umano non ha né ragione né diritto, perde il suo valore innanzi ad una Volontà e ragione e diritto Divino. Succede tra Volontà Divina e umana, come potrebbe succedere ad un piccolo fanciullo, che da solo le pare che sa dire e può fare qualche cosa, ma se viene messo vicino ad uno che possiede tutte le scienze ed è perito nelle arti, il povero piccino perde il suo valore, resta muto, e non sa far nulla, e resta affascinato ed incantato del bel dire e del bel operare dello scienziato. Figlia mia, così succede, il piccolo senza del grande si sente ch’è qualche cosa, invece innanzi al grande si sente più piccolo di quello ch’è. Molto più innanzi all’altezza ed immensità della mia Divina Volontà.
(3) Or tu devi sapere che quante volte l’anima opera nella mia Divina Volontà si svuota della sua, e forma tante porte per farvi entrare la mia; succede come ad una casa che potesse possedere il sole dentro, quante più porte ci sono, tanti raggi di più escono da ciascuna porta; oppure come un metallo che fosse bucato, messo dirimpetto al sole, quanti più buchi tiene, ogni piccolo buco si riempie di luce e possiede il raggio di luce. Tale è l’anima, quanti più atti fa nella mia Divina Volontà, tante entrate di più le dà, in modo da renderla tutta irradiata dalla luce del mio Fiat Divino”.
(4) Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nella Creazione, per seguire gli atti del Fiat Supremo fatti in essa, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, c’è gran differenza tra la creazione di tutto l’universo e la creazione dell’uomo; nella prima ci fu il nostro atto creativo e conservativo, e dopo che fu tutto ordinato ed armonizzato, nulla di nuovo vi aggiungemmo di più. Invece nella creazione dell’uomo, non solo vi è stato l’atto creativo e conservativo, ma vi si aggiunse l’atto attivo, e di una attività sempre nuova, e questo perché l’uomo veniva creato a nostra immagine e somiglianza, ed essendo l’Ente Supremo un’atto nuovo continuato, anche l’uomo doveva possedere l’atto nuovo del suo Creatore, che in qualche modo lo rassomigliasse, e perciò dentro e fuori di lui restò il nostro atto attivo di continua novità, ed in virtù di questo nostro atto attivo, l’uomo può essere ed è nuovo nei pensieri, nuovo nelle parole, nuovo nelle opere; quante novità non escono dall’uman genero? E se l’uomo no dà il suo atto nuovo continuato ma ad intervallo, è perché non si fa dominare dalla mia Divina Volontà. Come fu bella la creazione dell’uomo, ci fu il nostro atto creativo, conservativo, attivo, gli infondemmo come vita nell’anima sua la nostra Divina Volontà, e creammo come sangue della sua anima il nostro amore. Ecco perciò l’amiamo tanto, perché lui non solo è opera nostra, come tutto il resto della Creazione, ma vi possiede parte della nostra Vita, in modo reale, sentiamo in lui la vita del nostro amore, e come non amarlo? Chi non ama le cose proprie? E se non le amerebbe andrebbe contro natura. Perciò il nostro amore verso dell’uomo dà dell’incredibile; ma la ragione è chiara, l’amiamo perché è uscito da Noi, è figlio nostro e parto di Noi stessi. E se l’uomo non ci scambia il suo amore col nostro, la sua volontà non ce la cede per ritenere la nostra, è più che barbaro e crudele contro del suo Creatore e contro di sé stesso, perché non riconoscendo il suo Creatore e non amandolo, si forma dentro e fuori di sé un labirinto di miserie, di debolezze e perde la sua vera felicità. E col respingere la nostra Divina Volontà si mette a distanza col suo Creatore, distrugge il principio della sua creazione, consumando il sangue del nostro amore nell’anima sua, per farvi scorrere il veleno della sua volontà umana. Perciò finché la nostra Volontà non sarà riconosciuta e non formi il suo regno in mezzo alle creature, l’uomo sarà sempre un’essere disordinato e senza la somiglianza di Colui che l’ha creato”.
27-14 Novembre 14, 1929 Come i diritti della Creazione sono giusti e santi. Esempio del sole, e come chi vive nella Divina Volontà è il vero sole.
(1) Sono sempre nella mia cara eredità del Fiat Divino, quanto più dentro vi sto, più mi sento d’amarla, quanto più cammino in essa, tanto più si scopre, più si fa conoscere e mi dice: “Vivi sempre nella tua preziosa eredità, che con tanto amore ti è stata data; essa è tua, sarà sempre tua, inseparabile da te, né permetterò mai che la mia piccola figlia non senta il palpito della mia luce, il respiro della mia aria balsamica, la Vita della mia Divina Volontà”. Ma mentre la mia piccola mente si perdeva nel Voler Divino, il mio amabile Gesù uscendo da dentro la stessa luce del Fiat Divino mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come il sole perché possiede la forza dell’unità della sua luce, datagli dal suo Creatore, essa non è soggetta a dividersi, neppure a sperdere una piccola stilla della sua luce; quindi in virtù di questa forza unica di luce che possiede il sole, non c’è cosa che tocca, che investe, che non dà i suoi preziosi effetti. Il sole pare che scherza con la terra, vi dà il suo bacio di luce a ciascuna creatura, a ciascuna pianta, abbraccia tutti col suo calore, pare che soffia e comunica i colori, la dolcezza, i sapori, e mentre tanto largheggia nel dare i suoi effetti, altrettanto è geloso di non cedere a nessuna una sola stilla di luce dalla tanta luce che possiede, e perché ciò? Perché vuole mantenere i diritti della sua creazione e nulla sperdere di ciò che Dio le donò. Oh! se il sole sperdesse la sua luce andrebbe a finire a poco a poco che non sarebbe più sole. I primi diritti del come furono create tutte le cose, compreso l’uomo, sono sacri, sono santi e giusti, e con giustizia tutti si dovrebbero attenere al primo atto come furono create; solo l’uomo non si seppe mantenere il grande onore del come fu creato da Dio, ma le costò troppo caro, e perciò sopra di lui piovvero tutti i mali.
(3) Ora figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà possiede i diritti della sua creazione, e perciò vive più che sole nell’unità del suo Creatore, lei è la riproduttrice degli effetti dell’unità divina; in questa unità raccoglie tutto, abbraccia tutti, riscalda tutti, e col soffio dell’unità divina produce tutti gli effetti che ci sono nel regno della grazia nei cuori delle creature. Ma mentre più che sole scherza al toccare tutto, coi suoi tocchi dà santità, virtù, amore, dolcezza divina, vorrebbe racchiudere tutti nell’unità del suo Creatore; ma mentre vuol dare tutto, gelosa si conserva i diritti della sua creazione, cioè la Volontà del suo Creatore come suo primo atto e principio della sua creazione, e dice a tutti: “Io non posso scendere da dentro il Fiat Divino, né voglio perdere neppure una stilla di Esso, perderei i miei diritti, ciò che non voglio fare, piuttosto salite tutti e una sarà la Volontà di tutti, così faremo vita comune, ma fino a tanto che vi starete nel basso della volontà umana, come sole vi darò gli effetti della Volontà Divina, ma la sua Vita sarà sempre mia, pregando e aspettandovi tutti nella Volontà del nostro Creatore”. Chi vive nella mia Divina Volontà è il vero sole che apparentemente non si vede altro che luce, e non si sente altro che calore, ma dentro di quella luce e calore, quanti beni non ci sono? Quanti effetti? Dentro di quella luce e calore sta racchiusa la vita ed i beni della terra. Così chi vive nel mio Fiat Divino, apparentemente si vede creatura, ma dentro c’è una Volontà Divina che sostiene tutto, Cielo e terra, e che non vuole tenere inoperosa colei che possiede un tanto bene”.
27-15 Novembre 20, 1929 Come la pace è il profumo, l’aria, l’alito di Gesù. Come le opere di Dio sono tutte ordinate. Come fa prima le cose minori e poi le cose maggiori. Esempio della Creazione e Redenzione.
(1) Stavo impensierita su questa benedetta stampa della Divina Volontà, e a qualunque costo avrei voluto impedire altre cose che mi riguardano e tant’altre cose che mi ha detto il mio amato Gesù, di farle stampare; sento un chiodo fitto nell’anima che mi amareggia fino alle midolle delle mie ossa. Onde pensavo tra me: “Il benedetto Gesù poteva parlare prima della sua adorabile Volontà, e dopo di tutto il resto, così mi risparmiava questo dolore che tanto mi trafigge”. Ma mentre sfogavo le mie amarezze, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà mi ha stretto fra le sue braccia
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(1) Stavo impensierita su questa benedetta stampa della Divina Volontà, e a qualunque costo avrei voluto impedire altre cose che mi riguardano e tant’altre cose che mi ha detto il mio amato Gesù, di farle stampare; sento un chiodo fitto nell’anima che mi amareggia fino alle midolle delle mie ossa. Onde pensavo tra me: “Il benedetto Gesù poteva parlare prima della sua adorabile Volontà, e dopo di tutto il resto, così mi risparmiava questo dolore che tanto mi trafigge”. Ma mentre sfogavo le mie amarezze, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà mi ha stretto fra le sue braccia e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non perdere la pace, essa è il mio profumo, la mia aria, è l’effetto che produce il mio alito. Sicché nell’anima che non c’è la pace, Io non mi sento nella mia reggia, mi trovo a disagio, la stessa mia Divina Volontà che in natura è pace, si trova come il sole quando le nubi si fanno contro alla luce ed impediscono che il sole splenda nella sua pienezza sopra la terra. Si può dire che quando l’anima non è tutta pace, siano qualunque le circostanze, è per lei come una giornata piovosa, ed il Sole della mia Volontà si sente come impedito di comunicarle la sua Vita, il suo calore, la sua luce. Perciò quietati e non mi formare le nubi nell’anima tua, esse mi fanno male, e non posso dire: “Sto in questa creatura con la pace perenne, con le mie gioie e con la mia Luce della mia Patria Celeste”. Ora figlia del mio Volere, tu devi sapere che Io sono ordine e perciò tutte le opere mie sono ordinate; guarda come la Creazione è ordinata: Lo scopo della Creazione era l’uomo, eppure non creai l’uomo primo; se l’avessi fatto non sarei stato ordinato, dove mettere quest’uomo? Dove poggiarlo? Senza sole che lo illuminasse, senza il padiglione del cielo che le facesse da stanza, senza piante che lo alimentassero, tutto era disordine, ed il mio Fiat riordinò e creò tutto, e dopo che formò la più bella abitazione, creò l’uomo. In questo non si vede l’ordine del tuo Gesù? Ora, anche per te doveva tenere l’ordine, e sebbene il nostro primo scopo era il farti conoscere la nostra Volontà Divina, affinché regnasse in te come Re nella sua propria reggia, e dandoti le sue lezioni divine, potessi essere portavoce di farla conoscere agli altri, però era necessario, come nella Creazione, preparare il cielo nell’anima tua, tempestarlo di stelle coi tanti detti delle belle virtù che ti ho manifestato, Io dovevo scendere nel basso della tua volontà umana per svuotarla, purificarla, abbellirla e riordinarla in tutto. Si può dire che erano tante specie di creazioni che facevo in te, dovevo far scomparire l’antica terra disordinata della tua volontà umana per richiamare l’ordine del Fiat Divino nel fondo del tuo interno, che facendo scomparire la terra antica di tutto l’essere tuo, facessero risorgere con la sua forza creatrice, cieli, soli, mari di verità sorprendenti. E tu lo sai come tutto ciò è stato maturato con la croce, con lo segregati da tutto, facendoti vivere in terra come se per te non fosse terra, ma Cielo, tenendoti sempre assorbita, o con Me, o nel Sole del mio Fiat Divino. Quindi tutto ciò che ho fatto in te non è stato altro che ordine che ci voleva per darti il gran dono della mia Volontà Divina, come fu dato al primo uomo nel principio della sua creazione, e perciò ci furono tanti preparativi, perché dovevano servire a quell’uomo che doveva possedere il gran dono della nostra Volontà come sua prediletta eredità, simbolo questo dei grandi preparativi fatti nell’anima tua. Perciò adora le mie disposizioni e ringraziami coll’essermi fedele.
(3) Altro esempio è la mia Redenzione, e come è necessario far le opere secondarie per ottenere l’intento di formare le opere primarie d’uno scopo prefissoci. La mia discesa sulla terra col prendere umana carne, fu proprio questo di rialzare l’umanità e dare i diritti alla mia Volontà Divina di regnare in questa umanità, perché col regnare nella mia, i diritti d’ambi le parti, umani e divini, riacquistavano il vigore. Eppure si può dire che Io non ne feci motto, appena qualche parola, facendo capire che Io era venuto nel mondo solo per fare la Volontà del Padre Celeste, per farne comprendere la sua grande importanza, ed in un’altra circostanza dissi: “E’ mia Madre, mie sorelle, e mi appartengono quelli che fanno la Volontà del Padre mio”. Del resto tacqui e mentre era proprio questo lo scopo di costituire il regno della mia Volontà Divina in mezzo alle creature, perché era giusto che non solo dovevo mettere in salvo le creature, ma dovevo mettere anche in salvo la mia Divina Volontà col ridargli i suoi diritti sopra ogni carne, come l’avevo dato sulla mia, altrimenti ci sarebbe stato un disordine nell’opera della Redenzione; come venire per mettere in salvo le creature, ed i nostri diritti divini, quelli del nostro Fiat, farli andare a sfascio? Ciò non poteva essere. Ma ad onta che il primo scopo era di aggiustare le partite della mia Divina Volontà, mi attenni come medico celeste a dare medicine, rimedi, parlavo di perdono, di distacco, istituivo sacramenti, soffrii pene atroci, fino a morire; si può dire era la nuova creazione che preparavo, perché le creature potessero ricevere la mia Volontà Divina come Re in mezzo al suo popolo per farla regnare. Così ho fatto con te, primo ti ho preparato, ti ho parlato di croci, di virtù, d’amore, per disporti ad ascoltare le lezioni del mio Fiat, affinché conoscendolo lo amassi, e sentendo in te il gran bene della sua Vita, vorresti dare la sua Vita a tutti facendolo conoscere, amare e regnare”.
27-16 Novembre 26, 1929 Ogni atto che si fa nella Divina Volontà è una Vita Divina che si racchiude. Come rapisce Dio.
(1) Mi sentivo molto afflitta per le continue privazioni del mio dolce Gesù, tutto mi sentivo mancare senza di Lui; con Gesù tutto è mio, tutto mi appartiene, mi sembra che sto in casa di Gesù, e Lui dolcemente con una soavità ammirabile mi dice:
(2) “Tutto ciò che è mio è tuo, anzi, non voglio che mi dica: il tuo cielo, il tuo sole, le tante tue cose create, ma devi dirmi: il nostro cielo, il nostro sole, la nostra Creazione, perché nella mia Volontà Divina tu creavi con Me, e continuando la tua vita in Essa ti esibiva insieme con Me a conservarla. Quindi figlia mia, tutto è nostro, tutto è nostro, e se tu non ritieni tutto tuo ciò che è mio, ti metti a debita distanza e fai vedere che non sei una della famiglia celeste, e che non vivi in casa del tuo Padre Divino, e spezzeresti il vincolo famigliare col tuo Gesù”.
(3) Onde, senza di Lui mi sento messa fuori della sua famiglia, fuori della sua casa, ed oh! che cambiamento funesto e doloroso sento nella povera anima mia, mi sento priva di Colui che solo può darmi vita, provo il vero abbandono e che significa essere senza di Gesù. Oh! come mi pesa l’esilio e sento al vivo il bisogno estremo della mia patria celeste. Ma mentre nella mia mente si affollavano tanti pensieri opprimenti che ferivano la piccola e povera anima mia, e la riducevano come si fosse in estrema agonia, la cara mia vita, il mio dolce Gesù, come sole è spuntato, i pensieri opprimenti sono fuggiti, e con un accento dolce mi ha detto:
(4) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere troppo, non sai tu che devi battere la tua via nella mia Divina Volontà, e questa via è lunga, e queste tue oppressioni, questi pensieri che ti si affollano sono fermate che fai, e sebbene non esci da Essa, ma il cammino che dovresti fare in qualche modo viene arrestato, ed il tuo Gesù non lo vuole questo arrestamento, vuole che cammini sempre, senza mai fermarti. Perché tu devi sapere che ogni passo che fai nella mia Divina Volontà, sono Vite Divine che racchiudi, sicché un passo in meno, è una Vita Divina che non viene formata e tu privi il nostro Essere Supremo della gloria, dell’amore, della felicità e compiacimento che ci può dare un’altra stessa Vita nostra, e se sapessi che significa darci la gloria, l’amore, la felicità della nostra stessa Vita! Con la forza del nostro stesso Volere, ché la fortunata creatura ha il gran bene di vivere in Esso, ci sentiamo rapire ed è tale e tanta la sua forza rapitrice, che Noi bilochiamo il nostro Essere Divino e lo racchiudiamo nel passo, nell’atto, nel piccolo amore della creatura, per avere il sommo del nostro compiacimento di ricevere per mezzo di essa la nostra Vita, la nostra gloria e tutti i nostri beni. Perciò quando tu cammini sempre nel nostro Volere, sentiamo il dolce incanto del tuo rapire che ci fai, invece quando non cammini, non sentiamo il dolce incanto del tuo rapire, il dolce calpestio dei tuoi passi e diciamo: “La piccola figlia del nostro Volere non cammina, e perciò non ci sentiamo il suo dolce rapire degli atti suoi”. Ed Io sollecito ti richiamo col dirti: “Figlia, cammina, non fermarti, il nostro Fiat è moto continuo e tu devi seguirlo”.
(5) Onde tu devi sapere che questa è la gran differenza di chi vive nel nostro Divin Volere e di chi è rassegnata, e nelle circostanze fa la nostra Divina Volontà: La prima sono Vite Divine che ci offre per mezzo degli atti suoi, l’altra nell’operare racchiude gli effetti del nostro Volere, e Noi non ci sentiamo la nostra stessa forza rapitrice che ci rapisce negli atti suoi, ma solo gli effetti; non tutto il nostro amore, ma una piccola particella di esso; non la sorgente della nostra felicità, ma la sua ombra appena; e dalla Vita agli effetti c’è tal differenza, come tra la vita e le opere. Chi può dire che l’opera ha tutto il valore che può possedere una vita di creatura? Molto più non si può paragonare la Vita Divina che si forma dalla creatura nella mia Divina Volontà, e le sue opere fuori di Essa”.
27-17 Novembre 30, 1929 Condizione dell’uomo prima di peccare. Come in ogni suo atto cercava Dio, trovava il suo Creatore, dava e riceveva. Come la volontà umana è notte per l’anima.
(1) Stavo secondo il mio solito incominciando il mio giro nella Divina Volontà, e volendo riordinare tutte le intelligenze create in ordine a Dio, dal primo all’ultimo uomo che verrà sulla terra, dicevo: “Metto il mio ti amo sopra ciascun pensiero di creatura, affinché in ogni pensiero chieda il dominio del Fiat Divino sopra di ciascuna intelligenza”. Ma mentre ciò facevo pensavo tra me: Come posso io giungere ad imperlare col mio ti amo ciascun pensiero di creatura? Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, col mio Volere puoi tutto e puoi giungere a tutto. Or tu devi sapere che l’uomo prima della colpa, in ogni suo pensiero che faceva, in ogni sguardo, parola, opera, passo, palpito, dava a Dio il suo atto e Dio dava all’uomo il suo atto continuato, sicché le condizioni di lui erano di sempre dare al suo Creatore e di sempre ricevere. C’era tale armonia tra Creatore e creatura, che non potevano stare d’ambi le parti se l’uno non dava e l’altro non riceveva per ridare di nuovo l’atto suo, fosse pure un pensiero, uno sguardo. Perciò ogni pensiero dell’uomo cercava Dio e Dio correva per riempire il suo pensiero di grazia, di santità, di luce, di vita, di Volontà Divina. Si può dire che il più piccolo atto dell’uomo amava e riconosceva Colui che l’aveva dato la vita, e Dio riamava col contraccambiarlo col suo Amore e col far crescere in ogni piccolo e grande atto dell’uomo la sua Vita divina. Lui era incapace di ricevere tutta insieme la Vita Divina, era troppo stretto, e Dio gliela dava a sorsi a sorsi in ogni atto che faceva per amor suo, prendendo diletto nel dargli sempre, per formare in lui la sua Vita Divina. Quindi ogni pensiero e atto dell’uomo sboccava in Dio, e Dio sboccava in lui; questo era il vero ordine della Creazione: Trovare nell’uomo, in ogni atto suo, il suo Creatore, per potergli dare la sua luce e ciò che aveva stabilito di dargli. La nostra Divina Volontà che stava in Noi ed in lui, si faceva portatrice dell’uno e dell’altro, e formando in lui il pieno giorno, metteva in comune i beni dell’uno e dell’altro. Com’erano felici le condizioni dell’uomo quando il nostro Fiat Divino regnava in lui, si può dire che cresceva sulle nostre ginocchia, attaccato al nostro petto, da dove attingeva la crescenza e la sua formazione. Ecco perciò voglio che nel mio Voler Divino ogni atto di creatura abbia il tuo ti amo, per richiamare l’ordine tra Creatore e creatura, perché tu devi sapere che l’uomo col peccare non solo respinse il nostro Fiat, ma spezzò l’amore verso Colui che tanto lo aveva amato, si mise a distanza col suo Creatore, e l’amor lontano non può formare vita, perché il vero amore sente il bisogno d’essere alimentato dell’amore di Colui che ama e di starsi talmente vicino che le riesce impossibile il separarsi. Sicché la vita dell’amore creato da Noi nel creare l’uomo, restò senza alimento e quasi morendo; molto più che ogni atto umano che faceva senza della nostra Volontà Divina erano tante notti che formava nell’anima sua: se pensava era notte che formava, se guardava, parlava ed altro, tutto era tenebre che formavano una notte oscura. Senza del mio Fiat non ci può essere giorno, né sole, al più qualche piccola fiammella che stentatamente le strada il passo. Oh! se sapessero che significa vivere senza del mio Voler Divino, ancorché non fossero cattivi e facciano qualche bene; l’umana volontà è sempre notte per l’anima, che l’opprime, l’amareggia, le fa sentire il peso della vita. Perciò sii attenta, né ti far sfuggire nulla che non entri nel mio Fiat Divino, il quale ti farà sentire il pieno giorno che ti restituirà l’ordine della Creazione, richiamerà l’armonia che metterà in vigore il dare continuo degli atti tuoi ed il ricevere continuato del tuo Creatore, ed abbracciando tutta l’umana famiglia, potrai impetrare che ritorni l’ordine del come furono creati, che cessi la notte dell’umana volontà e sorga il pieno giorno della mia Divina Volontà”.
27-18 Dicembre 3, 1929 Differenza tra la santità fondata nelle virtù e quella fondata nella Volontà Divina.
(1) La mia piccola mente si perdeva nel Fiat Supremo e pensavo tra me: “Qual sarà la differenza che passa tra chi ha fondato la sua santità nelle virtù, e tra chi l’ha fondato solo nel Voler Divino? Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno, sospirando mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se sapessi che gran differenza passa. Senti, e tu stessa lo sai, la terra fiorita è bella, la varietà delle piante, dei fiori, dei frutti, degli alberi, la diversità dei colori, delle dolcezze, dei gusti, tutto è bello; ma mi sapresti
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(1) La mia piccola mente si perdeva nel Fiat Supremo e pensavo tra me: “Qual sarà la differenza che passa tra chi ha fondato la sua santità nelle virtù, e tra chi l’ha fondato solo nel Voler Divino? Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno, sospirando mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se sapessi che gran differenza passa. Senti, e tu stessa lo sai, la terra fiorita è bella, la varietà delle piante, dei fiori, dei frutti, degli alberi, la diversità dei colori, delle dolcezze, dei gusti, tutto è bello; ma mi sapresti trovare tu una pianta, un fiore, fosse anche dei più preziosi che non è circondato di terra? Che ogni radice la tiene come in grembo la terra attaccata al suo petto per alimentarla? Si può dire che all’uomo li riesce impossibile avere una pianta se non l’affida alla sua madre terra. Tale è la santità fondata nelle virtù, l’umana terra ci deve mettere del suo, quante soddisfazioni umane nelle opere più sante, nelle virtù che praticano; la terra della stima, della gloria umana corre sempre e vi forma il suo piccolo ripostiglio, in modo che si vedono le virtù come tanti bei fiori profumati, di colore sì vivo, che desta maraviglia, ma d’intorno, di sotto, c’è sempre qualche poco d’umana terra. Sicché la santità fondata nelle virtù si può chiamare terra fiorita, ed a secondo le virtù che praticano, chi forma il fiore, chi la pianta, chi l’albero, e hanno bisogno d’acqua che l’innaffia e di sole che li fecondi e gli comunichino i diversi effetti che a ciascuna ci vuole, qual è la mia Grazia, altrimenti passerebbero pericolo di morire sul nascere. Invece la Santità fondata nel mio Voler Divino è sole, sta nel alto, la terra non ha che ci fare con lui, né l’acqua ha bisogno d’alimentare la sua luce; il suo alimento l’attinge direttamente da Dio e nel suo moto di luce continuo produce e alimenta tutte le virtù in modo divino; le soddisfazioni umane, anche sante, la vanagloria, la stima propria, hanno perduto la via, né hanno ragione d’esistere, perché sentono al vivo la Volontà Divina che tutto fa in loro e sentono la riconoscenza che questo sole divino, abbassandosi, abita in loro e alimentandoli con la sua luce li fa subire la sua trasformazione per formare una sola luce con questo Fiat Divino. Oltre di ciò, la sua luce tiene virtù di dolcemente eclissare il volere umano, perché è vietato che anche un’atomo di terra entri nel mio Voler Divino, sono nature contrarie luce e terra, tenebre e luce; si può dire che si fuggano a vicenda, né la luce può sopportare un solo atomo di terra e perciò l’eclissa, le serve di sentinella, di difesa che tutto diventi Volontà Divina nella creatura, e siccome il sole tutto dà alla terra, ma nulla riceve ed è causa primaria delle sue belle fioriture, così chi fonda la sua vita, la sua santità nel mio Volere, insieme con Esso sono le alimentatrice della santità fondata nelle virtù”.
(3) Dopo di ciò, stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino per trovare tutti gli atti delle creature passate, presenti e future, per chiedere a nome di tutti il Regno della Divina Volontà, ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutto ciò che di buono è stato fatto fin dal principio del mondo fuori della mia Divina Volontà, sono piccole luci, come effetti del mio Fiat Divino, perché ad onta che non hanno operato dentro di Esso, come le creature si disponevano a fare il bene, i suoi raggi si fissavano sopra di loro, e ai suoi riflessi si formava la piccola fiammella nelle anime loro, perché essendo il mio Volere luce eterna ed immensa, non sa produrre che luce. Queste fiammelle, come effetti di Esso, stanno d’intorno al Sole della mia Divina Volontà come onore e gloria dei suoi effetti e come frutti del buon operato delle creature, perché come esse vogliono fare il bene, così i suoi raggi si fissano sopra di loro e dà gli effetti del bene che vogliono fare. Si può dire più che sole, che come trova il buon seme nella terra, la sua luce lo riscalda, lo carezza e gli comunica gli effetti per formare la pianta di quel seme. Non vi è bene senza del mio Volere; come non c’è colore, dolcezza, maturità senza gli effetti della luce del sole, così non ci può essere bene senza di Esso. Ma però chi può formare il sole cogli atti suoi? Chi vive nella mia Divina Volontà, Essa non fissa sopra di lei i soli suoi raggi, ma vi scende tutto il suo Sole, e con la sua virtù creatrice e vivificatrice forma un’altro Sole nell’atto della creatura. Vedi dunque la gran differenza che passa? Come tra piante e sole, e come tra sole e fiammelle”.
27-19 Dicembre 10, 1929 Perfetto equilibrio di Dio nelle sue opere, triplice equilibrio.
(1) Mi sentivo tutta abbandonata nella Divina Volontà, e seguitando a fare i miei atti in Essa, ho sentito una voce che mi sussurrava all’orecchio: “Quanto sono stanco”. Io mi son sentita scossa da questa voce e volevo sapere chi fosse che era stanco, ed il mio dolce Gesù movendosi e facendosi sentire nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sono proprio Io, Colui che sento tutto il peso di tanto aspettare e mi produce tale stanchezza, da sentirmi tutto il peso di voler fare il bene, e per indisposizione di chi lo deve ricevere, non poterlo fare. Oh! com’è duro voler fare il bene, tenerlo preparato e pronto per darlo, e non trovare chi lo riceva.
(3) Or tu devi sapere che il mio Fiat quando si mette in atto d’operare, tiene la stessa Potenza, Sapienza, Immensità e molteplicità d’effetti che produce il suo unico atto. Solo che si decida d’uscire nel suo campo divino d’azione, il suo atto possiede perfetto equilibrio tra l’uno e l’altro, e contiene lo stesso valore, peso e misura. La mia Divina Volontà nell’uscire nel suo campo d’azione nella Creazione, fece sfoggio di tanta magnificenza d’opere, tanto che l’uomo stesso è incapace di numerarle tutte e di comprendere il giusto valore di ciascun’opera, e ad onta che le vede, le tocca e gode i suoi benefici effetti, pure si può chiamare il primo ignorantello della Creazione. Chi può dire quanta luce e calore contiene il sole? Quanti effetti produce e di che cosa è formata la luce? Nessuno, eppure tutti lo veggono e sentono il suo calore e così di tutte le altre cose. Ora, la mia Redenzione si dà la mano per la Creazione, e possiede tanti atti per quanti ne possiede la Creazione, sono in perfetto equilibrio l’una e l’altra, perché un’atto di mia Divina Volontà fu la Creazione, ed un’atto di Essa fu la Redenzione. Ora, dovendo fare un’altro suo atto nel gran Fiat Voluntas Tua come in Cielo in terra, ci sono preparati nel mio Fiat Divino tant’altri atti, in modo che avranno il triplice equilibrio di atti, lo stesso valore, peso e misura. E vedendomi costretto ad aspettare, e sentendo in Me la molteplicità degli atti che voglio fare, e non facendoli perché il regno del mio Fiat non è conosciuto, né regna sulla terra, sento tale stanchezza che do in smania e dico: “Possibile che non vogliano ricevere i miei beni? E rimango afflitto ché gli atti miei, la Potenza del mio Divin Volere, la sua luce, la sua felicità e bellezza non si affratellano con le creature e non corrono in mezzo a loro. Perciò compatiscimi se mi vedi e mi senti taciturno, è la troppa stanchezza che sento del tanto aspettare che mi riduce al silenzio”.
27-20 Dicembre 16, 1929 Come Gesù di nulla aveva bisogno, possedendo in Sé stesso la Forza Creatrice di tutti i beni. Come il Divin Volere è portatore di tutte le cose create. La virtù generatrice.
(1) Stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino, per unirmi a tutti gli atti fatti da Esso per amore di noi tutti, sue creature; ma giunta al punto dove il mio amabile Gesù scese nel basso degli atti umani, come a succhiare il latte dalla sua Mamma, a prendere il cibo, a bere l’acqua e abbassarsi fino al lavoro, io mi sentivo stupire nel vedere che Gesù, per natura sua non aveva bisogno di nulla, perché possedendo in Sé stesso la forza creatrice di tutti i beni, ne poteva fare a meno di servirsi delle sue stesse cose
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(1) Stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino, per unirmi a tutti gli atti fatti da Esso per amore di noi tutti, sue creature; ma giunta al punto dove il mio amabile Gesù scese nel basso degli atti umani, come a succhiare il latte dalla sua Mamma, a prendere il cibo, a bere l’acqua e abbassarsi fino al lavoro, io mi sentivo stupire nel vedere che Gesù, per natura sua non aveva bisogno di nulla, perché possedendo in Sé stesso la forza creatrice di tutti i beni, ne poteva fare a meno di servirsi delle sue stesse cose da Lui create; ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, facendosi vedere e sentire nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu hai ragione che di nulla avevo bisogno; ma il mio Amore avendo sceso dalla altezza dei Cieli nel basso della terra, non sapeva star quieto né fermo, sentivo l’irresistibile bisogno d’uscire fuori il mio Amore, e d’amare in quegli stessi atti che la creatura faceva per necessità, Io li facevo per far correre il mio Amore verso di loro, e così potergli dire: “Vedi quanto ti ho amato, ho voluto scendere nei tuoi più piccoli atti, nelle tue necessità, nel tuo lavoro, in tutto, per dirti che ti amo, darti il mio Amore e ricevere il tuo amore”. Ma vuoi tu sapere la causa primaria che mi abbassai tanto a fare tanti atti bassi e umani? La necessità in Me non esisteva, ma lo facevo per compiere in ogni atto la Divina Volontà; tutte le cose si presentavano innanzi a Me quali erano in sé stesse, da donde n’erano uscite, suggellate dal Fiat Divino, ed Io le prendeva perché voluto da Esso. Si può dire che c’era una gara tra la mia Divina Volontà che in natura, come Verbo del Padre Celeste, possedevo in Me, e tra la mia stessa Divina Volontà sparsa in tutto il creato. Sicché in tutte le cose Io non conoscevo, né vedevo altro che la mia Divina Volontà, era Essa il mio cibo, la mia acqua, il mio lavoro, tutto mi scompariva ed era sempre con la mia Divina Volontà che avevo che fare; e mentre la mia Divina Volontà mi faceva scendere negli atti umani delle creature, Io chiamavo tutti gli atti umani di ciascuna di esse, affinché ricevessero il gran dono di far scendere il mio Voler Divino come atto primo e come vita dei loro atti. Oh! se le creature guardassero le cose create quali sono in sé stesse, la loro origine, chi li alimenta e conserva, e chi è il Portatore di tante cose che servono alla vita umana, oh! come amerebbero il mio Voler Divino e prenderebbero la sostanza delle cose create. Invece guardano l’esteriorità delle cose e perciò vi attaccano il loro cuore, e si cibano delle corteccia di esse e perdono la sostanza che si trova nelle cose create, uscite da Noi per farle compiere tanti atti di nostra Divina Volontà. Ma con mio dolore sono costretto a vedere che le creature non prendono il cibo, l’acqua, né fanno il lavoro per ricevere e compiere il mio Voler Divino, ma per necessità e per soddisfare la loro volontà umana, ed il mio Fiat Divino viene messo fuori dagli atti loro, mentre creammo tante cose per mettere come al banco la nostra Divina Volontà in mezzo alle creature, ed esse non servendosi, lo tengono come in atto di continuo fallimento; tutto il bene che dovrebbero prendere se in tutte le cose compissero e prendessero il mio Voler Divino resta per esse fallito, e Noi col dolore di non vederla come dominante e Regina negli atti umani delle creature”.
(3) Onde continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, sentivo il gran bisogno di Esso e di starmi sempre nel suo mare di luce, per non mai uscire, me lo sentivo come palpito, come respiro, come aria che m’infondeva la vita e manteneva in me l’ordine, l’armonia, lo sperdimento del mio piccolo atomo nel suo mare divino. Ma mentre la mia piccola mente era affollata di pensieri di Divina Volontà, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, non c’è ordine, né riposo, né vera vita, se non nel mio Fiat Divino, perché la vita di ciascuna creatura, il suo primo atto di vita, viene formato nel seno del suo Creatore e poi, come parto nostro lo mettiamo fuori alla luce del giorno, e siccome teniamo in Noi la virtù generatrice, come figlio nostro porta con sé il seme che genera, e con questo seme la creatura forma tant’altri parti, e come va svolgendo la sua vita, così forma il parto dei suoi santi pensieri, delle sue caste parole, il bel incanto delle sue opere, il dolce calpestio dei suoi passi, i fulgidi raggi dei suoi palpiti, e tutti questi parti, come vengono formati dalle creature, prendono la via per salire al loro Creatore, per riconoscerlo come loro Padre, amarlo, corteggiarlo, e formare la sua lunga figliolanza, come gloria nostra e della nostra virtù generatrice. Ma per fecondare la nostra virtù generatrice ci vuole la nostra Divina Volontà come dominante nel parto uscito da Noi, altrimenti passa pericolo di trasformarsi in bruto, e di perdere la virtù generatrice del bene, e se genera, genera le passioni, le debolezze, il vizio, e questi non solo non hanno virtù di salire a Noi, anzi sono condannati come parti che non ci appartengono”.
27-21 Dicembre 18, 1929 Foga d’amore. Specialità delle tre fogge d’amore di Nostro Signore. L’amore divorante e come divorava tutte le anime. Lacrime di Gesù bambino.
(1) Stavo pensando all’Incarnazione del mio dolce Gesù nel seno materno della Sovrana Celeste, ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno mi ha stretto fra le sue braccia con una tenerezza indicibile e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, foga d’amore fu la Creazione, e fu tanto intensa, grande, che straripando dal nostro Essere Divino investì tutto l’universo e si diffuse ovunque, ed il nostro Fiat pronunziandosi e operando in questa nostra corsa d’amore, che correva, correva senza potersi fermare se non quando si sparse ovunque e diede il suo bacio d’amore a tutte
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(1) Stavo pensando all’Incarnazione del mio dolce Gesù nel seno materno della Sovrana Celeste, ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno mi ha stretto fra le sue braccia con una tenerezza indicibile e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, foga d’amore fu la Creazione, e fu tanto intensa, grande, che straripando dal nostro Essere Divino investì tutto l’universo e si diffuse ovunque, ed il nostro Fiat pronunziandosi e operando in questa nostra corsa d’amore, che correva, correva senza potersi fermare se non quando si sparse ovunque e diede il suo bacio d’amore a tutte le creature che ancora non esistevano; il suo bacio d’amore fu bacio di gioia, di felicità, che imprimeva su tutte le generazioni. E il nostro Fiat Divino che correva insieme non si contentò di soli baci, ma pronunziandosi formò soli, cieli, stelle, mari e terra, e tutto ciò che si vede nel gran vuoto dell’universo. Sicché la foga del nostro Amore nella Creazione fu foga d’amore festante, di felicità, di gioia, con cui dovevamo vezzeggiare e felicitare tutte le creature. Invece nell’incarnarmi nel seno materno, la nostra foga d’amore, che non potendo contenerla, straripò da Noi e fece la stessa corsa della Creazione, fu foga d’amore di tenerezza, di compassione, di misericordia, e metteva a repentaglio la Vita d’un Dio per ritrovare l’uomo e dargli i suoi baci d’amore, teneri, compassionevoli, i suoi baci di perdono, e racchiudendo la vita delle creature tutte nel suo mare d’amore, dava loro il bacio di vita, mettendo la sua Vita d’Amore per dar vita all’uomo. Il nostro Amore giunse all’eccesso nell’incarnazione perché non fu come nella Creazione Amor che festeggia, che gioisce, ma Amore dolente, Amore penante, Amore sacrificato, che darà la vita per far preda della vita dell’uomo. Ma il nostro Amore non è contento ancora; metti la mano sul mio cuore e senti come mi batte forte, fino a sentirmelo scoppiare, tendi le tue orecchie e senti come rigurgita, quasi come mare in tempesta, che formando le sue onde altissime, vuole straripare fuori per invadere tutto e tutti; vuol fare la sua terza corsa di foga d’amore, ed in questa foga d’amore vuol formare il regno della mia Divina Volontà. Questa nostra foga d’amore unirà insieme quella della Creazione e quella della mia Incarnazione e ne formerà una sola e sarà foga d’amore trionfante, e darà il suo bacio d’amore trionfatore, d’amore conquistatore, d’amore che vince tutto per dare il suo bacio di pace perenne, il suo bacio di luce che metterà in fuga la notte dell’umano volere e farà sorgere il pieno giorno del mio Voler Divino, che sarà portatore di tutti i beni. Come lo sospiro, mi rigurgita tanto il mio Amore che sento la necessità di strariparlo fuori. E se tu sapessi che sollievo sento quando sfogando con te ti parlo del mio Voler Divino, la foga del mio Amore che mi dà la febbre delirante si calma, e sentendo refrigerio mi metto all’opera per fare che tutto fosse Volontà mia nell’anima tua. Perciò sii attenta e lasciami fare”.
(3) Dopo di ciò, la mia povera mente si perdeva nell’amore del mio dolce Gesù e vedevo innanzi a me una gran ruota di luce che scottava più del fuoco, la quale conteneva tanti raggi quante creature avevano uscite ed usciranno alla luce del giorno, e questi raggi investivano ciascuna creatura, e con dolce forza rapitrice le rapivano nel centro della gran ruota di luce, dove era Gesù che le aspettava dal grembo del suo Amore per divorarle, ma non per farle morire, ma per rinchiuderle nella sua piccola Umanità, per farle rinascere, crescere e alimentarle con le sue fiamme divoratrici per darle vita novella, la vita tutta d’amore; il mio piccolo Gesù, appena concepito racchiuse in sé il gran parto di tutte le generazioni, più che una tenera madre che racchiude il suo parto per uscirlo alla luce formato dal suo amore, ma con pene inaudite, e anche con la sua morte. Onde il mio tenero Gesù, in mezzo a quella voragine di fiamme, piccino piccino, mi ha detto:
(4) “Guardami e ascoltami. Figlia mia, in mezzo a questa voragine di fiamme, Io non respiro altro che fiamme, e nel mio respiro sento che le fiamme del mio Amore divorante mi portano il respiro di tutte le creature, il mio piccolo cuoricino palpita fiamme, le quali, allungandosi rapiscono i palpiti di tutte le creature, e me le depone nel cuore, e sento tutti i palpiti palpitando nel mio piccolo cuore. Tutto è fiamme: Fiamme gettano le mie piccole manine, i miei immobili piedini. Ahi! il mio Amore com’è esigente! Per chiudermi tutto e per farmi dar vita a tutti mi ha messo in mezzo ad un fuoco divoratore, ed oh! come sento al vivo le colpe, le miserie, le pene di tutti. Sono piccino ancora, eppure nulla mi si risparmia! Posso dire: Tutti i mali sono caduti dentro e fuori di Me. Ed in mezzo a queste fiamme divoratrici, carico di tante pene, guardo tutti ed esclamo piangendo: “Il mio Amore tutti mi ha ridonato, me le ridonò nella Creazione e mi sfuggirono; me le ridona nel concepirmi nel seno della mia Mamma, ma sono sicuro che non mi sfuggiranno? Saranno mie per sempre? Oh! come sarei felice se tutti non mi sfuggissero; le loro pene mi sarebbero refrigerio, se tutti i miei cari figli, il mio caro parto concepito nella mia piccina Umanità fosse al sicuro; e piangendo e singhiozzando guardavo in faccia a ciascuna per intenerirle con le mie lacrime, e ripetevo: “Cari figli miei, non mi lasciate, non andate più lunge da Me, sono Padre vostro, non mi abbandonate; deh! riconoscetemi, abbiate almeno compassione del fuoco che mi divora, delle mie lacrime ardenti, e tutto per causa vostra, perché vi amo troppo, vi amo da Dio, vi amo da Padre svisceratissimo, vi amo come Vita mia”. Ma sai tu figlia piccola del mio Volere Divino, qual fu l’interesse più grande del mio Amore? Di divorare nelle creature la loro volontà umana, perch’è origine di tutti i mali, e che con tutte le sue fiamme divoratrici, formava nubi per non farsi bruciare, oh! ciò che più mi torturava era la volontà umana che non solo formava nubi, ma formava le scene più dolorose nella mia stessa Umanità. Perciò prega che la mia Divina Volontà sia conosciuta e vi regni, e allora mi potrai chiamare il Gesù felice. Altrimenti le mie lacrime non cesseranno, terrò sempre da piangere la sorte della povera umanità, perché giace sotto l’incubo della sua misera volontà”.