MaM
Messaggio del 25 ottobre 1989:Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera. Io vi invito ripetutamente, ma voi siete ancora lontani. Perciò decidetevi da oggi, seriamente, a consacrare del tempo a Dio. Io sono con voi e desidero insegnarvi a pregare con il cuore. Nella preghiera del cuore incontrerete Dio. Perciò, figlioli, pregate, pregate, pregate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 27-20 Dicembre 16, 1929 Come Gesù di nulla aveva bisogno, possedendo in Sé stesso la Forza Creatrice di tutti i beni. Come il Divin Volere è portatore di tutte le cose create. La virtù generatrice.

(1) Stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino, per unirmi a tutti gli atti fatti da Esso per amore di noi tutti, sue creature; ma giunta al punto dove il mio amabile Gesù scese nel basso degli atti umani, come a succhiare il latte dalla sua Mamma, a prendere il cibo, a bere l’acqua e abbassarsi fino al lavoro, io mi sentivo stupire nel vedere che Gesù, per natura sua non aveva bisogno di nulla, perché possedendo in Sé stesso la forza creatrice di tutti i beni, ne poteva fare a meno di servirsi delle sue stesse cose da Lui create; ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, facendosi vedere e sentire nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu hai ragione che di nulla avevo bisogno; ma il mio Amore avendo sceso dalla altezza dei Cieli nel basso della terra, non sapeva star quieto né fermo, sentivo l’irresistibile bisogno d’uscire fuori il mio Amore, e d’amare in quegli stessi atti che la creatura faceva per necessità, Io li facevo per far correre il mio Amore verso di loro, e così potergli dire: “Vedi quanto ti ho amato, ho voluto scendere nei tuoi più piccoli atti, nelle tue necessità, nel tuo lavoro, in tutto, per dirti che ti amo, darti il mio Amore e ricevere il tuo amore”. Ma vuoi tu sapere la causa primaria che mi abbassai tanto a fare tanti atti bassi e umani? La necessità in Me non esisteva, ma lo facevo per compiere in ogni atto la Divina Volontà; tutte le cose si presentavano innanzi a Me quali erano in sé stesse, da donde n’erano uscite, suggellate dal Fiat Divino, ed Io le prendeva perché voluto da Esso. Si può dire che c’era una gara tra la mia Divina Volontà che in natura, come Verbo del Padre Celeste, possedevo in Me, e tra la mia stessa Divina Volontà sparsa in tutto il creato. Sicché in tutte le cose Io non conoscevo, né vedevo altro che la mia Divina Volontà, era Essa il mio cibo, la mia acqua, il mio lavoro, tutto mi scompariva ed era sempre con la mia Divina Volontà che avevo che fare; e mentre la mia Divina Volontà mi faceva scendere negli atti umani delle creature, Io chiamavo tutti gli atti umani di ciascuna di esse, affinché ricevessero il gran dono di far scendere il mio Voler Divino come atto primo e come vita dei loro atti. Oh! se le creature guardassero le cose create quali sono in sé stesse, la loro origine, chi li alimenta e conserva, e chi è il Portatore di tante cose che servono alla vita umana, oh! come amerebbero il mio Voler Divino e prenderebbero la sostanza delle cose create. Invece guardano l’esteriorità delle cose e perciò vi attaccano il loro cuore, e si cibano delle corteccia di esse e perdono la sostanza che si trova nelle cose create, uscite da Noi per farle compiere tanti atti di nostra Divina Volontà. Ma con mio dolore sono costretto a vedere che le creature non prendono il cibo, l’acqua, né fanno il lavoro per ricevere e compiere il mio Voler Divino, ma per necessità e per soddisfare la loro volontà umana, ed il mio Fiat Divino viene messo fuori dagli atti loro, mentre creammo tante cose per mettere come al banco la nostra Divina Volontà in mezzo alle creature, ed esse non servendosi, lo tengono come in atto di continuo fallimento; tutto il bene che dovrebbero prendere se in tutte le cose compissero e prendessero il mio Voler Divino resta per esse fallito, e Noi col dolore di non vederla come dominante e Regina negli atti umani delle creature”.

(3) Onde continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, sentivo il gran bisogno di Esso e di starmi sempre nel suo mare di luce, per non mai uscire, me lo sentivo come palpito, come respiro, come aria che m’infondeva la vita e manteneva in me l’ordine, l’armonia, lo sperdimento del mio piccolo atomo nel suo mare divino. Ma mentre la mia piccola mente era affollata di pensieri di Divina Volontà, il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, non c’è ordine, né riposo, né vera vita, se non nel mio Fiat Divino, perché la vita di ciascuna creatura, il suo primo atto di vita, viene formato nel seno del suo Creatore e poi, come parto nostro lo mettiamo fuori alla luce del giorno, e siccome teniamo in Noi la virtù generatrice, come figlio nostro porta con sé il seme che genera, e con questo seme la creatura forma tant’altri parti, e come va svolgendo la sua vita, così forma il parto dei suoi santi pensieri, delle sue caste parole, il bel incanto delle sue opere, il dolce calpestio dei suoi passi, i fulgidi raggi dei suoi palpiti, e tutti questi parti, come vengono formati dalle creature, prendono la via per salire al loro Creatore, per riconoscerlo come loro Padre, amarlo, corteggiarlo, e formare la sua lunga figliolanza, come gloria nostra e della nostra virtù generatrice. Ma per fecondare la nostra virtù generatrice ci vuole la nostra Divina Volontà come dominante nel parto uscito da Noi, altrimenti passa pericolo di trasformarsi in bruto, e di perdere la virtù generatrice del bene, e se genera, genera le passioni, le debolezze, il vizio, e questi non solo non hanno virtù di salire a Noi, anzi sono condannati come parti che non ci appartengono”.