MaM
Messaggio del 25 aprile 2023:Cari figli! Vi invito tutti ad essere portatori della pace e della gioia di Gesù Risorto per tutti coloro che sono lontani dalla preghiera affinché, attraverso le vostre vite, l'amore di Gesù li trasformi a vita nuova, vita di conversione e santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1929

27-22 Dicembre 22, 1929 Come le opere più grandi non si possono far da soli, morirebbero sul nascere. Le tre carceri di Gesù. Le due mamma.

(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, ed il mio tenero Gesù facendosi vedere piccolo bambino o nel mio cuore o nel seno della Mamma Celeste, ma tanto piccino con una beltà rapitrice, tutto amore, col suo volto bagnato di pianto, e piange perché vuol essere amato, e singhiozzando dice:

(2) “Ahi! , ahi! perché non sono amato? Io voglio rinnovare nelle anime tutto l’amore che ebbi nell’incarnarmi, ma non trovo a chi darlo. Nell’incarnarmi trovai la mia Regina Mamma che mi dava campo a sfogare il mio Amore, ed a ricevere nel suo cuore materno tutto l’amore che mi respingevano le creature. Ah! era Lei la depositaria del mio Amore respinto, la dolce compagnia delle mie pene, il suo amore ardente che mi rasciugava le lacrime. Le opere più grandi non si possono fare da soli, ma ci vogliono due o tre almeno, come depositari e alimento della stessa opera, senza alimento le opere non possono aver vita, c’è pericolo che muoiano sul nascere. Tanto vero che nella Creazione fummo tre le Divine Persone nel crearla, e poi fecimo l’uomo come depositario dell’opera nostra; non contenti, perché le opere da sole non portano felicità, le demmo la compagnia della donna. Nell’incarnazione le tre Divine Persone furono concorrenti ed in mia compagnia, anzi inseparabili da Me, con l’aggiunta della Regina Celeste, e fu Lei propria la Divina depositaria di tutti i beni dell’incarnazione. Vedi dunque come mi è necessario per formare le mie opere la compagnia della creatura, che si metta a mia disposizione per ricevere il gran bene che voglio darle. Quindi, vuoi tu essere la mia seconda Mamma? Vuoi tu ricevere il gran bene della rinnovazione della mia incarnazione, come dote del regno del mio Fiat Divino? Così avrò due Mamma; la prima che mi fece formare il regno della Redenzione, la seconda che mi farà formare il regno della mia Divina Volontà”.

(3) E mettendo le sue piccole manine sul mio volto, carezzandomi mi diceva:

(4) “La mia mamma! la mia mamma! L’amore materno supera tutti gli amori, sicché tu mi amerai con amore di madre insuperabile”.

(5) Dopo di ciò ha fatto silenzio volendo essere cullato nelle mie braccia, e poi ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, or tu devi sapere l’eccesso del mio Amore, dove mi condusse; nello scendere dal Cielo in terra mi condusse dentro d’una prigione strettissima e oscura, qual fu il seno della mia Mamma, ma non fu contento il mio Amore, in questa prigione stessa mi formò un’altra carcere, qual fu la mia Umanità che incarcerò la mia Divinità; la prima carcere mi durò nove mesi, la seconda carcere della mia Umanità mi durò per ben trentatré anni. Ma il mio Amore non si arrestò, mi formò sul finire la carcere della mia Umanità, la carcere dell’Eucaristia, la più piccola delle carceri, una piccola ostia in cui mi carcerò Umanità e Divinità, e doveva contentarmi di stare come morto, senza far sentire né respiro, né moto, né palpito, e non per pochi anni, ma fino alla consumazione dei secoli. Quindi andai di carcere in carcere, esse sono per Me inseparabili, perciò posso chiamarmi il Divino carcerato, il celeste prigioniero. Nelle due prime carceri, nell’intensità del mio Amore maturai il regno della Redenzione; nella terza carcere dell’Eucaristia sto maturando il regno del mio Fiat Divino. Ecco perciò chiamai te nella carcere del tuo letto, affinché insieme prigionieri ambedue, nella nostra solitudine, affiatandoci, possiamo far maturare il bene del regno del mio Volere. Se mi era necessario una Mamma per la Redenzione, così pure mi necessita una mamma per il regno del mio Fiat, ed il mio Amore esigente ha voluto questa madre carcerata, per tenerla a mia disposizione. Perciò Io sarò il tuo prigioniero non solo nella piccola ostia, ma anche nel tuo cuore, e tu sarai la mia cara prigioniera tutta intenta ad ascoltarmi e a spezzare la solitudine della mia lunga prigionia. E ad onta che siamo prigionieri, saremo felici, perché matureremo il regno della Divina Volontà per darlo alle creature”.

27-23 Dicembre 24, 1929 Quando Gesù parla delle sue verità sprigiona luce. Le verità lette e rilette sono come il ferro battuto. Corsa nella Divina Volontà.

(1) Stavo pensando a tutto ciò che il mio dolce Gesù con tanta bontà si benigna di dire alla povera anima mia, e che rileggendole nelle circostanze sfavillano luce, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando Io parlo sprigiono luce di verità, e voglio che sia accettata e carezzata dall’anima; se questa luce viene accettata e messa in posto d’onore nell’interno di essa, ne chiama un’altra luce, sicché una ne chiama un’altra; diversamente torna alla sua sorgente. E quando l’anima ritorna a leggerle se sono scritte, ed a ponderarle, le ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

27-24 Dicembre 25, 1929 Come la nascita di Gesù fu la rinascita della Divina Volontà nella sua Umanità, e tutto ciò che fece erano rinascite di Essa, formate in Lui per farla rinascere nelle creature. Gesù fu il vero sacrificato del suo Volere.

(1) Stavo pensando quando il mio dolcissimo Gesù bambino spasimante d’amore usciva dal seno della sua Mamma Celeste; qual gioia per Lei poterlo stringere fra le sue braccia, baciarlo e mettersi a gara ad amare Colui che tanto l’amava. Ma mentre tanti pensieri si affollavano nella mia mente sopra la santa nascita dell’infante divino, me l’ho sentito muovere nel mio interno e uscendo fuori si ha messo fra le mie braccia e stendendo le sue piccole manine al mio collo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, anche tu baciami e stringimi a te, ed Io ti ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

27-25 Dicembre 29, 1929 Come Gesù nello scendere dal Cielo in terra formò il nuovo Eden. Come la Divina Volontà è stata sempre Regina.

(1) La mia piccola intelligenza me la sentivo come rapire e come trasportare a guardare nel grembo della mia Mamma Celeste il mio piccolo neonato Gesù, che ora piange e ora vagisce, e ora tutto intirizzito trema di freddo, ed oh! come la piccola anima mia vorrebbe sciogliersi in amore per riscaldarlo e per quietargli il pianto; ma il mio celeste e vezzoso bambinello chiamandomi vicino nelle braccia della sua Mamma mi ha detto:

(2) “Mia figlia del Divin Volere, vieni ad ascoltare le mie lezioni. Nello scendere dal Cielo in terra per formare la Redenzione, dovevo formare il nuovo Eden, dovevo ripristinare il primo atto, ed il principio della creazione dell’uomo nella mia Umanità. Sicché Betlem fu il primo Eden; Io sentivo nella mia piccola Umanità tutta la forza della nostra Potenza creatrice, la foga del nostro Amore con cui fu creato l’uomo, sentivo le fibre della sua innocenza, della sua santità, del suo dominio con cui lui era investito. Sentivo in Me quell’uomo felice, oh! come l’amavo, che avendo perduto il suo posto d’onore, Io riprendevo il suo posto, perché mi conveniva prima mettere in Me l’ordine del come fu creato l’uomo, e poi scendere nella sua sventura per rialzarlo e metterlo in salvo. Perciò c’erano in Me due atti continuati, fusi in uno, l’Eden felice con cui dovevo mettere in vigore tutta la bellezza, la santità, la sublimità della creazione dell’uomo; era lui innocente e santo, ed Io sorpassandolo non solo ero innocente e santo, ma ero il Verbo Eterno, e tenendo in Me tutta la potenza possibile ed immaginabile, e Volontà immutabile, dovevo tutto riordinare il principio della creazione dell’uomo e rialzare l’uomo caduto, altrimenti non la farei da Dio, né l’amerei come opera nostra uscita e creata in una foga del nostro Amore. Il nostro Amore si sentirebbe arrestato e come impotente, ciò che non può essere, se non avessi tutto aggiustato la sorte dell’uomo caduto e la sorte del come fu lui creato. Sarebbe stato uno sfregio alla nostra creazione e ci avrebbero tacciato di debolezza se non avessimo ripristinato del tutto l’uomo. Perciò Betlem fu il mio primo Eden, in cui facevo ed abbracciavo tutti gli atti che fece Adamo innocente e che avrebbe fatto se non fosse caduto; la nostra Divinità aspettava con giustizia il mio ricambio invece sua, e come andavo rifacendo quello che avrebbe fatto l’Adamo innocente, così mi abbassavo e stendevo la mano per rialzarlo caduto. Quindi la mia Umanità non faceva altro che come girava e mi fermava, formava nuovi Eden, perché in Me c’erano tutti gli atti del principio della creazione dell’uomo, e dovunque mi fermavo potevo formare nuovi Eden con la mia innocenza e santità. Sicché Eden fu l’Egitto, Eden fu Nazaret, Eden fu il deserto, Eden fu Gerusalemme, Eden fu il monte Calvario, e questi Eden che formavo chiamavano il regno della mia Divina Volontà a regnare, e sono essi prove certe che come compì il regno della Redenzione e sta facendo il suo giro per stabilirsi in tutto il mondo, così questi Eden in cui furono fatti da Me tutti gli atti come se l’uomo non fosse caduto, seguiranno gli atti della Redenzione e faranno il loro giro per stabilire il regno del mio Fiat Divino. Perciò ti voglio sempre insieme con Me, affinché mi segui in tutti gli atti miei, e tutto offri per fare che la mia Divina Volontà regni e domini, perché questo è quello che più interessa al tuo Gesù”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Divina Volontà agiva in Me da Regina, perché realmente sempre tale è stata, perché Essa in natura è Regina, nella nostra stessa Divinità tiene il primo posto, regge e domina tutti i nostri attributi, non vi è atto nostro che non vi tiene il suo posto di Regina. Sicché Regina è in Cielo, in terra, nella Creazione, in tutto e dovunque regna. Perciò il volere che l’uomo facesse la nostra Volontà Divina e che le desse il posto di Regina, era l’onore più grande e l’amore più insuperabile che gli davamo, e regnando una sola Volontà lo facevamo sedere alla nostra mensa celeste, partecipandole i nostri beni divini. Lo volevamo felice, e volevamo la gloria di veder felice colui che con tanto amore avevamo creato con le nostre mani creatrici. Onde il nostro Voler Divino ed il nostro Amore non potevano né contentarsi né arrestarsi alla sola opera della Redenzione, ma vogliono andare avanti fino ad opera compiuta; molto più che non sappiamo fare opere a metà, e avendo i secoli a nostra disposizione possiamo giungere dove vogliamo”.