(1) Il mio sempre dolce Gesù continua a parlare del suo Santissimo Volere, e facendo vedere il suo cuore aperto, da cui uscivano tanti rivoli di luce che ferivano tutte le creature, la quale formando una rete di luce travolgeva tutto, e prendendo il suo dire mi ha detto.
(2) “Figlia mia, nel creare il primo uomo dava il principio alla Creazione del genere umano, e dopo che formai il corpo, col mio alito onnipotente gli infusi l’anima, e con un’altro mio alito, potrei dire, infusi Me stesso nel fondo dell’uomo per reggerlo, dominarlo e custodirlo, sicché quell’uomo formava un regno per Me, cui Io come Re dovevo stendere i miei confini. La mia gioia fu al sommo nel vedere in questo uomo la generazione di tant’altri esseri, quasi interminabile, che mi doveva fornire di tant’altri regni per quante creature dovevano uscire alla luce, in cui Io dovevo regnare e allargare in loro i miei confini divini, e tutto il bene degli altri regni doveva ridondare a gloria e onore del primo regno, cui ne doveva essere il capo e come atto primo della Creazione, ma col sottrarsi dal mio Volere, il mio ed il suo regno fini, non solo, ma mi calpestò e al posto mio mise sé stesso a regnare, idolatrandosi e formando il regno dei vizii, delle miserie, delle sciagure, la mia gioia mori sul nascere e si cambiò in dolore; vedi, non fu altro tutto il male che il sottrarsi dalla mia Volontà. Il nostro Amore non si arrestò, non volli essere il Dio isolato, no, e per ciò volli scendere dal Cielo prendendo una Umanità simile al primo uomo, racchiusi in Essa la Creazione tutta, riannodai la volontà umana di questa Umanità alla Volontà Divina, affinché questa volontà umana abbracciando la Creazione tutta e tutti gli atti loro, in questa Volontà Divina me la portasse al mio trono come trionfatora di tutti gli atti umani cambiati da lei in atti di Volontà Divina, con ciò la volontà umana prendeva possesso della Volontà Divina, e la Divina dell’umana, l’una padroneggiava sull’altra, perché quando un’essere forma una sol cosa con l’altro essere, se è padrone l’uno diventa come connaturale padrone l’altro. Era stata questa la sola mia ragione per cui aveva comandato all’uomo di astenersi del frutto da Me proibito, volevo un atto di sacrificio della sua volontà nella mia, affinché questo sacrificio, riannodando la sua volontà nella mia, potesse prendere possesso della mia Volontà ed Io della sua e ambedue regnare con la stessa potenza, sapienza e bontà, non lo volevo in nulla dissimile da Me, era mio parto, era mio figlio, e che padre non ama che suo figlio sia ricco e felice come lui? Molto più Io, Padre Celeste, e che nulla perdevo col rendere questo mio figlio ricco, felice e regnante al par di Me. Onde avendo rotto l’uomo la sua volontà con la mia, il mio Amore non restò quieto, alzò più in alto le sue fiamme, a qualunque costo volle produrre un’altro Me, e vi scelsi la mia Umanità, la quale, sacrificandosi in tutto alla mia Volontà prendeva possesso del mio Volere, facendomi compiere in Lei lo scopo della Creazione dell’uomo, perché Io ho solito di compiere le mie più grandi imprese con un solo e poi le diffondo; non fu un solo uomo che rovino tutti i miei disegni? E la sola mia Umanità doveva rifarmi di questa rovina, e la potenza del mio Volere, racchiudendo in Essa la Creazione tutta, doveva farmi restituire gli amori, i baci, le carezze che il primo uomo così bruttamente aveva respinto; il mio amore deponendo le vesti, potrei dire di dolore e di lutto, si rivestì a festa e come trionfatore si diede nei più grandi eccessi e follie d’amore. Sicché quando voglio far un’opera con la creatura, incomincio sempre a tu per tu, come se nessun’altro ci fosse, e poi l’allargo tanto da riempire Cielo e terra.
(3) Ora figlia mia, il mio Amore vuol produrre di nuovo, mentre dà in eccessi, esce fuori facendo sosta, vuol dare nuovi parti e ciò che fece nella mia Umanità, racchiudendo la Creazione tutta per fare che tutto potesse dare al Padre ciò che da essa voleva, e tutto far scendere a pro di tutte le creature. Ora, riannodando la tua volontà con la mia, voglio racchiudere in te la Creazione tutta, e facendoti prendere possesso del mio Volere, voglio sentire ripetere in te i miei atti, il mio Amore, le mie Pene, voglio il mio riflettore in terra, che guardandolo vegga la Creazione che creai nel Cielo e che racchiuse la mia Umanità, dentro di te come dentro d’uno specchio, ed Io rimirandomi la riconosco in te. Tra te e Me staremmo in continui riflessi, Io la farò riflettere in te e tu in Me, Io dal Cielo e tu dalla terra. Allora il mio Amore sarà contento quando vedrò in una creatura non solo l’immagine della mia Umanità, ma tutto ciò che operò la mia Divinità in Essa, perciò sii attenta e segui il mio Volere”.