MaM
Messaggio del 14 agosto 1989: Figli cari! desidero dirvi che sono felice perché quest’anno abbiamo fatto qualcosa per i giovani, abbiamo fatto un passo avanti. Io desidero chiedervi che nelle famiglie genitori e figli preghino insieme e operino insieme. Desidero che preghino il più possibile e che di giorno in giorno rafforzino il loro spirito. Io, vostra madre, sono pronta ad aiutare tutti voi. Ringraziate nella preghiera per tutto quello che avete ricevuto quest’anno. Andate nella pace del Signore.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1910

9-37 Luglio 8, 1910 Il corpo è come il Tabernacolo, l’anima come la pisside per Gesù.

(1) Stando molto afflitta per la privazione del mio sommo bene, ed avendo fatto la comunione, nel ricevere la santa particola si è fermata alla gola, ed io succhiandola per mandarla giù, vi succhiavo un umore dolce e squisito, e dopo avere molto succhiato se ne è andato a basso, e vedevo la particola cambiata in bambino, che diceva:

(2) “Il tuo corpo è il mio Tabernacolo, la tua anima è la pisside che mi contiene, il palpito del tuo cuore è come particola che mi serve per trasformarmi in te come dentro d’una particola, con questa differenza, che nella particola, consumandosi, sono soggetto a continue morti; invece, il palpito del tuo cuore, simboleggiato nel tuo amore, non essendo soggetto a consumarsi, la mia vita è continua, dunque, perché tanto affliggerti delle mie privazioni? Se non mi vedi, mi senti, se non mi senti mi tocchi, ed ora con la fragranza dei miei profumi che spando a te dintorno, ora con la luce che ti senti investire, ora col far scendere in te un liquore che sulla terra non si trova, ora col solo toccarti, e poi tanti altri modi a te invisibili”.

(3) Ora, per ubbidire, scrivo queste cose che Gesù dice che mi succedono spesso, ed anche stando in piena veglia. Questi profumi che io stessa non so dire di che specie siano, io li chiamo il profumo dell’amore, e questo lo sento alla comunione, se prego, se lavoro, specie se non l’ho visto, e dico tra me: “Quest’oggi non sei venuto. Non sai, oh! Gesù, che senza di Te non posso, non voglio stare?” E subito, e quasi all’improvviso mi sento come investire da quel profumo. Altre volte, movendomi o smovendomi le lenzuola, sento uscire quel profumo e nell’interno mi sento dire: “Qui ci sto”.

(4) Altre volte, mentre me ne sto tutta afflitta, faccio per alzare gli occhi, e un raggio di luce si fa innanzi alla mia vista. Io però di queste cose non ne faccio calcolo, né mi appagano; quello che solo mi rende felice è Gesù, tutto il resto lo ricevo con certa indifferenza.

(5) L’ho scritto solo per obbedire.

9-38 Luglio 29, 1910 Le due colonne dove l’anima deve poggiarsi.

(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo tanto cattiva, e molto più mi sentivo impressionata, ché anche il confessore mi dice che sono molto scapitata dal mio stato primiero, e se non fosse così Gesù ci verrebbe. Onde, avendo fatto la comunione, io mi lamentavo col benedetto Gesù di queste sue privazioni, e che avesse la bontà di dirmi qual è il male che faccio, ché volentieri metterei la vita anziché dispiacergli: “Quante volte non vi ho detto, se vedete che sto per offendervi, anche minimamente, fatemi morire”. E Gesù mi ha detto:

(2)Figlia mia, non ti affannare. Se non l’avessi detto anni prima, che per castigare il mondo non sarei venuto così spesso a sgravarmi su di te, e di conseguenza non sarei venuto così spesso, sebbene mai ti avrei lasciato, e per supplire al mio spesso va e vieni, permettevo la messa e la comunione tutti i giorni, per poter tu attingere la forza che attingevi dalle mie visite continue, tanto che giunsi a minacciare il confessore se non si prestava a ciò; eppure, chi non sa i castighi che in questi frattempi hanno successi? Le città intere distrutte, le ribellioni, il ritiramento della grazia dai cattivi, ed anche dagli stessi religiosi cattivi, in modo che quei veleni, quelle piaghe che tenevano dentro, le vanno uscendo fuori. Ahi! non ne posso più, i sacrilegi sono enormi, eppure tutto ciò è niente ancora in confronto ai castighi che verranno. Onde, se non lo avessi detto prima, avresti una certa ragione ad allarmarti. Tu però, le colonne su cui devi poggiarti per poter vivere con piena sicurezza, una è la Volontà mia. Nella mia Volontà non ci possono essere peccati; la mia Volontà mette in frantumi tutte le passioni e peccati, anzi li spolverizza fino a distruggere le radici. Poggiata nella colonna della mia Volontà, le tenebre si convertiranno in luce, i dubbi in certezza, le speranze in possesso. La seconda colonna su cui devi poggiarti è la volontà ferma ed attenzione continua di non offendermi, anche menomamente; disporre il proprio volere a soffrire tutto, ad affrontare tutto, a sottoporsi a tutti, anziché dispiacermi. Quando l’anima vede che è continuamente poggiata su queste colonne, che formano più che la sua stessa vita, può vivere più che sicura che se vivesse in continui miei favori. Molto più, che questo tuo stato lo permetto pure per disporti a partire da questa terra”.

9-39 Agosto 3, 1910 Il peccato volontario, sconcerta gli umori nell’anima.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù, e mi ha detto:

(2) “Senti, figlia mia, le miserie, le debolezze, sono mezzi per trovarsi nel porto della Divinità, perché l’anima sentendo il fardello delle miserie umane, s’annoia, s’infastidisce e cerca di sbarazzarsi di sé, e sbarazzandosi di sé già si trova in Dio”.

(3) Poi, avendosi messo il mio braccio al suo collo, si stringeva al mio volto, ed è scomparso. Onde dopo ritornando, ed io lamentandomi ché sfuggiva come un lampo, senza darmi tempo mi ha detto:

(4) “Giacché ti dispiace, prendimi, legami come vuoi e non farmi sfuggire”.

(5) Ed io: “Bravo, bravo Gesù, che bella proposta mi fai, e poi, per Voi si può far questo? Mentre vi fate legare, stringere per quanto più si può, al bel meglio scomparite e non vi fate più trovare, e bravo a Gesù che volete burlarmi. Ma del resto fate quello che volete; quello che m’importa è che mi dite dove vi offendo, in che cosa vi ho dispiaciuto ché non venite come una volta?”

(6) E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, non ti affannare, quando c’è vera colpa non è necessario che lo dica Io, l’anima da per sé stessa già l’avverte, perché il peccato, quando è volontario, sconcerta gli umori naturali, l’uomo riceve come una trasformazione nel male, si sente come un impregnazione nella colpa che volontariamente si commette, come la vera virtù trasforma l’anima nel bene, gli umori restano tutti concertati tra loro, la natura sente come impregnarsi di dolcezza, di carità, di pace; così il peccato. Tu dunque hai avvertito mai questo sconcertamento? Ti sei sentita come impregnata d’impazienza, d’ira, di disturbi?”

(7) E mentre ciò diceva, pareva che mi guardava fin dentro per vedere se ciò fosse in me, e pareva che non ci fossero, ed ha continuato:

(8) “Hai visto tu stessa”.

(9) E non so perché, mentre ciò diceva faceva vedere altri terremoti con distruzione di città intere, rivoluzioni, e tanti altri guai, ed è scomparso.

9-40 Agosto 12, 1910 Il principio e tutto il male del sacerdote, consiste nel trattare con le anime di cose umane.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa e vedevo sacerdoti, e Gesù che si faceva vedere nel mio interno tutto slogato e con le membra distaccate. E Gesù che additava quei sacerdoti e faceva comprendere che, ad onta che erano sacerdoti, erano però membra distaccate dal suo corpo, e lamentandosi diceva:

(2) “Figlia mia, quanto sono offeso dai preti. I superiori non vigilano sulla mia sorte sacramentale, e mi espongono a sacrilegi enormi. Questi che tu vedi sono membra separate, che sebbene mi offendono molto, il mio corpo non ha più contatto con le loro azioni nefande; ma gli altri che fingono non star da Me separati e continuano le azioni di preti, oh! quanto più mi offendono. A quale atroce scempio sono esposto, quanti castighi attirano, Io non posso più sopportarli”.

(3) E mentre ciò diceva, vedevo molti preti che scappavano dalla Chiesa e si rivolgevano contro la Chiesa per farle guerra. Onde guardavo quei preti con sommo mio dispiacere, e mi sentivo una luce che mi faceva comprendere che il principio e tutto il male del sacerdote, consiste nel trattare con le anime di cose umane, di natura tutta materiale, senza una stretta necessità; queste cose umane formano una rete per il sacerdote, che gli acceca le menti, gli indurisce il cuore alle cose divine, e gli impedisce il passo nel cammino che conviene fare nell’uffizio del suo ministero; non solo, ma è rete per le anime, perché l’umano portano, e l’umano ricevono, e la grazia resta come esclusa da loro. Oh! quanto male si commette da questi tali, quante stragi di anime vi fanno!” Il Signore voglia illuminare tutti.

9-41 Agosto 19, 1910 Versa le sue amarezze. Timore che fosse il demonio.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa dentro d’una chiesa, e sopra dell’altare ci stava la Regina celeste ed il bambino Gesù tutto piangente. La celeste Mamma, facendomi cenno con gli occhi, mi faceva comprendere che mi prendessi il bambino in braccio e facessi quanto più potessi per quietarlo. Io mi sono avvicinata e me l’ho preso in braccio, me l’ho stretto e gli ho detto: “Carino mio, che hai? Sfogati con me. Non è l’amore il lenitivo, l’assopimento a tutti i dispiaceri? Non è l’amore che fa tutto dimenticare, che raddolcisce tutto, che rappacifica qualunque contesa? Se piangete, qualcosa di discordante ci deve essere tra l’amor tuo e quello delle creature, perciò amiamoci, dammi il tuo amore, e con lo stesso tuo amore ti amerò”. E poi, chi può dire di quelle tante sciocchezze che gli ho detto? Pareva un po’ più senza pianto, ma non del tutto, ed è scomparso. Onde il giorno appresso di nuovo mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’un giardino, ed io andavo facendo la via crucis, e mentre ciò faceva mi sono trovato Gesù in braccio. Giunta all’undecima stazione, non potendo più stare, il benedetto Gesù mi ha fermato, ed avvicinando la sua bocca alla mia ha versato una cosa densa e liquida; il liquido potevo ingoiarlo, ma il denso non mi andava abbasso, tanto che quando Gesù ha allontanato la sua bocca da me, l’ho dovuto versare a terra, e poi ho guardato Gesù, e ho visto che dalla bocca gli scorreva un liquido denso e nero, nero. Io mi sono spaventata tanto, e gli ho detto: “Mi pare che non sei Gesù, Figlio di Dio e di Maria, Madre di Dio, ma il demonio. E’ vero che vi voglio, vi amo, ma è sempre Gesù che voglio, non mai il demonio, con lui non voglio avere che ci fare. Mi contento di starmene senza Gesù, anziché avere che ci fare col demonio”. E per essere più sicura, ho segnato Gesù di croce, ed io mi sono segnata con la croce. Gesù, per togliermi lo spavento, ha ritirato dentro di Sé quel liquido nero che non si poteva guardare, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non sono demonio, questo che tu vedi non è altro che le iniquità grandi che mi fanno le creature, che non potendole più contenere, le verserò su di loro stesse. Ho versato in te, e tu non hai potuto contenere tutto, e lo hai versato a terra; Io continuerò a versare su di loro”.

(3) E mentre ciò diceva, mi faceva comprendere che flagelli farà piovere dal Cielo; ravvolgerà i popoli in lutto, in lacrime amarissime e strazianti, e quel poco che ha versato in me, risparmierà, se non in tutto, in parte la nostra città. Poi faceva vedere grande mortalità di gente per epidemie, per terremoti ed altri infortuni. Quanta desolazione, quante miserie!

9-42 Agosto 22, 1910 Gesù che fugge e cerca ristoro.

(1) Continuando il mio solito stato, avendo perduto i sensi, vedevo molte persone che mettevano in fuga il benedetto Gesù, e Gesù fuggiva, fuggiva, ma dove andava non trovava posto e fuggiva. Finalmente è venuto a me, tutto trafilante di sudore, stanco, afflitto, mi si è gettato in braccia, si è stretto forte, e ha detto a quelli che lo inseguivano: “Da quest’anima non mi potete far fuggire”. E quelli scornati si sono ritirati, ed a me mi ha detto:

(2) “Figlia, non ne posso più, dammi qualche ristoro”.

(3) E si è messo a succhiare al mio petto, e poi mi sono trovata in me stessa.

9-43 Settembre 2, 1910 Si deve badare a quello che si deve fare, e non alle chiacchiere.

(1) Stavo pensando a Gesù che portava al calvario la croce, specie quando incontrò le donne, che dimenticò i suoi dolori e si occupò di consolare e di esaudire, istruire insieme quelle povere donne. Come tutto era amore in Gesù. Aveva bisogno Lui di essere consolato, ed invece consola, e in che stato consola, era coperto tutto di piaghe, trafitto il capo da pungentissime spine, ansante e quasi morendo sotto la croce, e consola gli altri, che esempio, che scorno per noi, che basta una piccola croce per farci dimenticare il dovere di consolare gli altri! Onde ricordavo quante volte, trovandomi io oppressa dalle sofferenze o dalle privazioni di Gesù che mi trafiggevano, mi laceravano il mio interno da parte a parte, e trovandomi attorniata di persone, Gesù mi spingeva ad imitarlo in questo passo della sua Passione; ed io, sebbene amareggiata fino nelle midolla delle ossa, mi sforzavo di dimenticare me stessa per consolare ed istruire gli altri. Ed ora, trovandomi libera ed esente di trattare con persone, mercé e grazie all’ubbidienza, ne ringraziavo Gesù che non mi trovavo più in questi incontri; mi sento di respirare un’aria più libera di potermi occupare solo di me stessa. E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, eppure per Me era un sollievo e mi sentivo come ristorato, specie in quelli che veramente venivano per far del bene. In questi tempi manca veramente chi getti il vero spirito interno nelle anime, perché non avendone, non sanno infonderlo negli altri, e m’imparano le anime ad essere permalose, scrupolose, leggiere, senza vero fondo di distacco da tutto e da tutti, e questo produce virtù sterili, che fanno per sbocciare e muoiono. E certuni credono di far progresso nelle anime perché giungono alla minutezza ed alla scrupolosità; ma invece di progresso sono veri inceppi che rovinano le anime, ed il mio amore ne resta digiuno in queste tali. Onde, avendoti Io molto dato di lume sulle vie interne, ed avendoti fatto comprendere la verità delle vere virtù e del vero amore, trovandoti nella verità, Io potevo per bocca tua far comprendere agli altri la verità della vera via delle virtù, ed Io ne sentivo contento”.

(3) Ed io: “Ma Gesù benedetto, dopo il sacrificio che io facevo, quelli poi andavano dicendo delle chiacchiere, e l’ubbidienza giustamente ha proibito la venuta delle persone”.

(4) E Gesù: “Questo è lo sbaglio, che si bada alle chiacchiere e non al bene che si deve fare. Anche a Me ne dissero delle chiacchiere, e se avessi badato a questo, non avrei compiuto la Redenzione dell’uomo, perciò si deve badare a quello che si deve fare e non a quello che si dice, e le chiacchiere restano a conto di chi le dice”.

9-44 Settembre 3, 1910 Quello che Gesù fa a un’anima, lo fa con effetti a tutte.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, è venuto il benedetto Gesù da bambino; mi baciava, mi stringeva, mi carezzava, e molte volte ritornava con baci ed abbracci. Io mi meravigliavo ché Gesù aveva trasceso con me, vilissima, a trattenersi con me con baci ed abbracci. Io li restituivo, ma timida, e Gesù con una luce che usciva da Lui, mi ha fatto comprendere che venendo, è sempre un bene grande, non solo per me, ma per tutto il mondo intero, in modo che con l’amare e sfogarsi con un’anima, viene a riguardare tutta l’umanità intera, perché in quell’anima ci sono tanti vincoli che uniscono tutti: Vincoli di rassomiglianza, vincoli di paternità e di figliolanza, vincoli di fratellanza, vincoli dell’essere tutti usciti e creati dalle sue mani, vincoli dall’essere stati tutti da Lui redenti e che ci vede marcati col suo sangue. Quindi, vedendo tutto questo, amando e favorendo un’anima, restano amati e favoriti gli altri, se non in tutto almeno in parte. Onde, venendo a me Gesù benedetto, e trovandoci in tempo di flagelli, baciandomi, abbracciandomi, carezzandomi e guardandomi, voleva riguardare tutti gli altri e risparmiarli in qualche parte, se non in tutto.

(2) Onde, dopo ciò, vedevo un giovane, credo che fosse angelo che andava segnando quelli che dovevano essere toccati dal flagello. Pareva che veniva preso un gran numero di persone.

9-45 Settembre 9, 1910 Lamenti dell’anima per non poter risparmiare i castighi.

(1) Continuando il mio solito stato, il benedetto Gesù non ci veniva, ed io stavo dicendo tra me: “Come ha cambiato per me Gesù, come non mi vuole il bene di prima; prima di mettermi sempre in letto stando il colera, Lui stesso mi pregava che se accettavo le sofferenze per qualche giorno, faceva cessare il colera, ed accettandole cessò il flagello. Ora poi mi tiene continuamente in letto, si sente il colera, gli strazi che fa alle povere gente, e non mi vuol dare retta. Come non più si vuol servire di me!” Mentre ciò dicevo, faccio per guardare in me e veggo che Gesù stava con la testa alzata, che mi guardava, e tutto intenerito mi stava a sentire; e quando ha visto che io ho avvertito che mi stava guardando, mi ha detto:

(2) “Figlia mia buona, quanto mi sei importuna! vuoi vincere per forza, è vero? Va bene, va bene, non mi molestare di più”.

(3) Ed è scomparso.

9-46 Settembre 11, 1910 Gesù vuole amore, verità e rettitudine delle anime. Un’anima unita perfettamente alla Divina Volontà, fa vincere la Misericordia sulla Giustizia.

(1) Continuando il mio solito stato, pareva che il confessore metteva l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione. Dopo un po’ di stenti, il benigno Gesù ha concorso un poco e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, per il mondo non ne posso più, molto mi muovono a sdegno, mi strappano i flagelli dalle mani per forza”.

(3) E mentre ciò diceva, pareva una pioggia a dirotto che faceva male ai vigneti. Poi ho pregato per il confessore, che pareva presente; volevo prendergli le mani, per farlo toccare da Gesù, e pareva che Gesù lo facesse; lo pregavo che gli dicesse ciò che voleva dal padre, e Gesù gli ha detto:

(4) “Voglio amore, verità e rettitudine. Quello che rende l’uomo più dissimile da Me è il non essere armato da queste prerogative”.

(5) E mentre diceva amore, pareva che gli suggellasse tutte le membra, il cuore, l’intelligenza d’amore. Oh! quanto è buono Gesù.

(6) Onde dopo, avendo detto al padre ciò che ho scritto il giorno 9, sono rimasta dubbiosa, e dicevo tra me: “Quanto vorrei non scrivere queste cose, se è vero che Gesù sospende il flagello per contentare me, o se è mia fantasia”.

(7) E Gesù mi ha detto: “Figlia mia, la giustizia e la misericordia stanno in continua lotta, e sono più le rivincite della misericordia che della giustizia. Ora, quando un’anima è perfettamente unita con la mia Volontà, prende parte nelle mie azioni ad extra, e soddisfacendo con le sue sofferenze, la misericordia fa le più belle rivincite sulla giustizia, e siccome Io mi compiaccio di coronare tutti i miei attributi di misericordia, ed anche la stessa giustizia, vedendomi importunato da quest’anima unita con Me, per contentarla cedo a lei, avendo ceduto lei tutte le sue cose nella mia Volontà. Perciò, quando non voglio cedere non vengo, perché non mi fido di resistere a non cedere; dunque, qual è il tuo dubbio?”