(1) Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il mio sempre amabile Gesù, ed io mi sentivo nel mio interno tutta trasformata nell’amore del mio diletto Gesù, ed ora mi trovavo dentro di Gesù ed erompevo in atti d’amore insieme con Gesù, ed amavo come amava Gesù, ma non so dirlo, mi mancano i vocaboli, ed ora mi trovavo il mio dolce Gesù in me ed erompevo io sola in atti d’amore, e Gesù li sentiva e mi diceva:
(2) “Di’, di’, ripeti di nuovo, sollevami col tuo amore; la mancanza dell’amore ha gettato il mondo in una rete di vizi”.
(3) E faceva silenzio per sentirmi, ed io ripetevo di nuovo gli atti d’amore; dirò quei pochi che mi ricordo:
(4) “In tutti i momenti, in tutte le ore, voglio sempre amarti con tutto il cuore. In tutti i respiri della mia vita, respirando t’amerò. In tutti i palpiti del mio core, amore, amore ripeterò. In tutte le stille del mio sangue, amore, amore griderò. In tutti i movimenti del mio corpo, solo l’amore abbraccerò. Solo d’amore voglio parlare, solo l’amore voglio guardare, solo l’amore voglio ascoltare, sempre all’amore voglio pensare. Solo d’amore voglio bruciare, solo d’amore voglio consumare, solo l’amore voglio gustare, solo l’amore voglio contentare. Di solo amore voglio vivere, e nell’amore voglio morire. In tutti gl’istanti, in tutte le ore, tutti all’amore voglio chiamare. Sola e sempre con Gesù, ed in Gesù sempre vivrò, nel suo cuore m’inabisserò, ed insieme con Gesù e col suo cuore, amore, amore, t’amerò”.
(5) Ma chi può dirli tutti? Mi sentivo nel fare ciò, divisa tutta me stessa in tante piccole fiammelle e poi si faceva una sola fiamma.
(1) Dovendo venire un buono e santo sacerdote, stavo con un po’ d’ansia di volere conferire con lui, specie sullo stato presente per conoscere la Divina Volontà. Ora, avendo venuto la prima e la seconda volta, ho visto che non si combinava nulla di ciò che io volevo. Ora avendo fatto la comunione, tutta afflitta stavo ridicendo al mio affettuoso Gesù la mia somma afflizione, dicendogli: “Mia vita, mio bene e mio tutto, si vede che Tu solo sei tutto per me, non ho trovato mai in nessuna creatura, per quanto buona e santa fosse, una parola, un conforto, uno scioglimento al minimo dei miei dubbi, si vede che non ci dev’essere nessuno per me, ma Tu solo, solo il Tutto per me, ed io sola, sola, e sempre sola per Te, ed io mi abbandono tutta e sempre in Te, per quanto cattiva sono, abbiate la bontà di tenermi fra le vostre braccia e di non lasciarmi un solo istante”. Mentre ciò dicevo, il mio benedetto Gesù si faceva vedere che mi guardava dentro il mio interno, rivolgeva tutto sossopra per vedere se ci fosse qualche cosa che a Lui non piacesse, e mentre volgeva e rivolgeva, ha preso fra le sue mani come un acino d’arena bianca e l’ha gettato a terra, poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia carissima, è troppo giusto che chi è tutta per Me, Io solo fossi tutto per lei, sono troppo geloso che un’altro potesse recarle il minimo sollievo. Io solo, solissimo voglio supplirti per tutti ed in tutto, che cosa t’accora? Che vuoi? Faccio tutto per renderti contenta, vedi quel acino bianco che ti ho tolto? Non era altro che un po’ di ansietà, ché volevi sapere per mezzo d’altri la mia Volontà, te l’ho tolto e l’ho gettato a terra per lasciarti nella santa indifferenza, qual’Io ti voglio, ed ora ti dico qual’è il mio Volere: La messa la voglio, la comunione pure; in riguardo se devi o no aspettare il sacerdote per riaverti, sarai indifferente, se ti senti assopita non ti sforzerai di riaverti, e se ti senti riavuta, non ti sforzerai d’assoppirti. Sappi però, che ti voglio sempre pronta e sempre al posto di vittima, ancorché non sempre soffrissi, ti voglio come quei soldati in campo di battaglia, che ancorché l’atto del guerreggiare non è continuo, stanno però con le armi preparate, e se occorre, seduti in quartiere, ché ogniqualvolta il nemico vorrebbe attaccare la zuffa, sono sempre pronti a sconfiggerlo. Così tu figlia mia, sarai sempre pronta, sempre al tuo posto, che ogniqualvolta o volessi farti soffrire per mio ristoro, o per risparmiare flagelli, od altro, Io ti trovassi sempre pronta, non debbo sempre chiamarti, né disporti per ogni volta al sacrificio, ma ti terrai come sempre chiamata, ancorché non sempre ti tenessi in atto di soffrire. Dunque, ci siamo intesi, non è vero? Statti tranquilla e non temere di nulla”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, ed io vedevo me stessa come una favilla, e questa favilla che girava intorno al mio caro Gesù, ed ora si fermava alla testa, ora negli occhi, ora entrava nella bocca e scendeva dentro, fin nell’intimo del suo cuore adorabile, poi ne usciva e girava, e Gesú se la metteva fin sotto dei suoi piedi, ed invece di smorzarsi al calore delle piante divine, si accendeva di più, e con più velocità usciva da sotto i suoi piedi e girava di nuovo d’intorno a Gesù, ed ora pregava con Gesù, ora amava, ora riparava, insomma, faceva ciò che faceva Gesù e con Gesù, questa favilla si faceva immensa, abbracciava tutti nella preghiera, non gli sfuggiva nessuno, si trovava nell’amore di tutti e per tutti amava, riparava, suppliva per tutti e per tutto. Oh! quanto è ammirabile ed inenarrabile ciò che si fa con Gesù, mi mancano i vocaboli per poter mettere sulla carta le espressioni d’amore ed altro che si fanno con Gesù, l’ubbidienza vorrebbe ma la mente se ne va in alto per prendere da Gesù le parole, e scende nel basso, fa per trovare le espressioni, le parole del linguaggio naturale, e non trova la via d’uscire fuori, quindi non posso. Onde il mio amato Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu sei la favilla di Gesù, la favilla può stare ovunque, può penetrare in tutto, non occupa luogo, al più vive in alto e gira, ed è anche dilettevole”.
(3) Ed io: “Ah! Gesú, è molto debole ed è facile a smorzarsi la favilla, e se si smorza non c’è mezzo a darle nuova vita, sicché povera me se giungo a smorzarmi”.
(4) E Gesù: “No, no, la favilla di Gesù non si può smorzare, perché la sua vita è alimentata dal fuoco di Gesù, e le faville che hanno vita dal mio fuoco non sono soggette a morte, e se muoiono, muoiono nello stesso fuoco di Gesù. Ti ho fatto favilla per potermi più divertire con te, e per la piccolezza della favilla posso servirmene di farla girare continuamente, dentro e fuori di Me e tenerla in qualunque parte voglia di Me stesso, negli occhi, nelle orecchie, nella bocca, sotto ai piedi, dove meglio mi piace”.
(1) Continuando il mio solito stato, vedevo innanzi alla mia mente vari sacerdoti, ed il benedetto Gesù diceva:
(2) “Per essere abili ad operare cose grandi per Dio, è necessario distruggere la stima propria, il rispetto umano e la propria natura, per rivivere della Vita Divina e far conto solo della stima di Nostro Signore e di ciò che riguarda l’onore e la gloria sua; è necessario stritolare, spolverizzare ciò che concerne l’umano, per poter vivere di Dio; ed ecco, non voi, ma Dio in voi parlerà, opererà, e le anime e le opere a voi affidate faranno splendidi effetti, ed avrete i frutti da voi e da Me desiderati, come l’opera delle riunioni dei sacerdoti detta a te innanzi, ed uno di questi potrebbe essere abile a promuovere ed anche ad effettuare quest’opera, ma un po’ di stima propria, di timore vano, di rispetto umano lo rende inabile, e la grazia quando trova l’anima circondata da queste bassezze, vola e non si ferma, e il sacerdote resta uomo e opera da uomo, ed ha nel suo operare gli effetti che può avere un uomo, non gia gli effetti che può avere un sacerdote animato dallo spirito di Gesù Cristo”.
(1) Avendo fatto la comunione, pregavo il buon Gesù per un sacerdote che voleva sapere se il Signore lo chiamava allo stato religioso, ed il buon Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io lo chiamo, e lui é sempre indeciso, le anime che non sono risolute non sono buone a nulla; il contrario quando uno è deciso e risoluto, tutte le difficoltà le supera, le scioglie, quelli stessi che muovono le difficoltà, vedendolo sì risoluto, si debilitano e non hanno il coraggio di opporsi. E’ un po’ d’attacco che lo lega, ed Io non voglio contaminare la mia grazia nei cuori che non sono sciolti da tutti; si distaccasse da tutto e da tutti, ed allora la mia grazia l’inonderà di più e sentirà la forza necessaria per eseguire la mia chiamata”.
(1) Questa mattina il benedetto si faceva vedere piccino, piccino, ma tanto grazioso e bello che mi rapiva in un dolce incanto, specie poi si rendeva più amabile, ché con le sue piccole manine prendeva piccoli chiodi e mi inchiodava con una maestria degna solo del mio sempre amabile Gesù, e poi mi colmava di baci e d’amore, ed io a Lui. Onde, dopo ciò mi pareva di trovarmi nella grotta del mio neonato Gesù, ed il mio piccino Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, chi venne a visitarmi nella grotta della mia nascita? ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)