(1) Stando molto afflitta per la privazione del mio sommo bene, ed avendo fatto la comunione, nel ricevere la santa particola si è fermata alla gola, ed io succhiandola per mandarla giù, vi succhiavo un umore dolce e squisito, e dopo avere molto succhiato se ne è andato a basso, e vedevo la particola cambiata in bambino, che diceva:
(2) “Il tuo corpo è il mio Tabernacolo, la tua anima è la pisside che mi contiene, il palpito del tuo cuore è come particola che mi serve per trasformarmi in te come dentro d’una particola, con questa differenza, che nella particola, consumandosi, sono soggetto a continue morti; invece, il palpito del tuo cuore, simboleggiato nel tuo amore, non essendo soggetto a consumarsi, la mia vita è continua, dunque, perché tanto affliggerti delle mie privazioni? Se non mi vedi, mi senti, se non mi senti mi tocchi, ed ora con la fragranza dei miei profumi che spando a te dintorno, ora con la luce che ti senti investire, ora col far scendere in te un liquore che sulla terra non si trova, ora col solo toccarti, e poi tanti altri modi a te invisibili”.
(3) Ora, per ubbidire, scrivo queste cose che Gesù dice che mi succedono spesso, ed anche stando in piena veglia. Questi profumi che io stessa non so dire di che specie siano, io li chiamo il profumo dell’amore, e questo lo sento alla comunione, se prego, se lavoro, specie se non l’ho visto, e dico tra me: “Quest’oggi non sei venuto. Non sai, oh! Gesù, che senza di Te non posso, non voglio stare?” E subito, e quasi all’improvviso mi sento come investire da quel profumo. Altre volte, movendomi o smovendomi le lenzuola, sento uscire quel profumo e nell’interno mi sento dire: “Qui ci sto”.
(4) Altre volte, mentre me ne sto tutta afflitta, faccio per alzare gli occhi, e un raggio di luce si fa innanzi alla mia vista. Io però di queste cose non ne faccio calcolo, né mi appagano; quello che solo mi rende felice è Gesù, tutto il resto lo ricevo con certa indifferenza.
(5) L’ho scritto solo per obbedire.