(1) Trovandomi nel solito mio stato, dopo molto stentare, il benedetto Gesù è uscito da dentro il mio interno, e volendo io parlare mi ha messo il dito alla bocca dicendomi:
(2) “Taci, taci”.
(3) Io sono restata mortificatissima e non ho avuto più ardire di aprire la bocca, ed il benigno Gesù vedendomi così mortificata ha soggiunto:
(4) “Figlia mia carissima, la necessità dei tempi porta il silenzio, ché se tu mi parli, la tua parola lega le mie mani e mai vengo ai fatti di castigare come si conviene e siamo sempre da capo, quindi è necessario che tra te e Me abbia luogo per qualche tempo il silenzio”.
(5) E mentre ciò diceva è uscito un cartello in cui stava scritto: “E’ decretato flagelli, pene e guerre”. Ed è scomparso.
(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata sopra d’una persona che teneva l’aspetto come se fosse vestita come una pecora, ed io ero portata sopra le sue spalle, ma andava a lento passo, innanzi vi andava una specie di macchina più veloce, ed io nel mio interno ho detto: “Questa va lento, vorrei andare dentro di quella macchina che cammina più veloce”. Non so il perché, appena pensato mi sono trovata dentro là con quelli, e questi mi hanno detto: “Che hai fatto, come hai lasciato il Pastore? E qual Pastore, che essendo la sua vita nei campi sono sue tutte le erbe medicinali, nocive e salutari, e stando con Lui si può stare sempre di buona salute, e se lo vedi vestito a modo di pecora, è per rendersi simile alle pecore, facendole appressare a Lui senza nessun timore, e sebbene va a lento passo, però è più sicuro”. Io, nel sentire ciò ho detto nel mio interno: “Una volta che è così, lo vorrei per dirgli qualche cosa della mia malattia”. Mentre ciò pensavo me l’ho trovato vicino a me, ed io tutta contenta mi sono fatta vicina all’orecchio e gli ho detto: “Pastore buono, se siete tanto peritissimo, datemi qualche rimedio ai miei mali, io mi trovo in questo stato di sofferenze”. E volendo dire di più, mi ha troncato la parola in bocca col dirmi:
(2) “La vera rassegnazione, non fantastica, non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni”.
(3) E mentre ciò diceva, pareva che si rompesse la pelle di lana, e vedevo là il volto di Nostro Signore e la sua testa coronata di spine. Io nel sentirmi dire ciò, non sapevo più che dire, me ne stavo in silenzio, contenta di stare insieme con Lui, e Lui ha soggiunto:
(4) “Tu hai dimenticato di dire al confessore un’altra cosa sopra la croce”.
(5) Ed io: “Adorabile mio Signore, io non mi ricordo, ripetetemela e la dirò”.
(6) E Lui: “Figlia mia, tra tanti titoli che tiene la croce, tiene il titolo d’un dì festivo, perché quando si riceve un dono, che cosa succede? Si fa festa, si gioisce, si sta più allegra; or, la croce essendo dono più prezioso, più nobile e fatta dalla persona più grande ed unica che esiste, riesce più gradito e porta più festa, più gaudio, di tutti gli altri doni. Onde, tu stessa puoi dire qual’altri titoli si può dare alla croce”.
(7) Ed io: “Come Voi dite, si può dire che la croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante”.
(8) E Lui: “Bene, bene hai detto, ma però giunge l’anima a sperimentare questi effetti della croce quando è perfettamente rassegnata alla mia Volontà, ed ha donato tutta sé stessa a Me, senza ritenersi niente per sé, ed Io, per non farmi vincere in amore dalla creatura, le dono tutto Me stesso, e nel donare Me stesso vi dono anche la mia croce, e l’anima riconoscendola per mio dono ne fa festa e gode”.
(1) Questa mattina mi sentivo tutta scoraggiata ed avvelenata per la perdita del mio adorabile Gesù, e mentre me ne stavo in questo stato, ha fatto sentire la sua dolcissima voce che mi diceva:
(2) “Figlia mia, tutte le cose hanno origine dalla fede. Chi sta forte nella fede sta forte nel patire, la fede fa trovare Dio in ogni luogo, lo fa scorgere in ogni azione, lo tocca in ogni movimento, ed ogni nuova occasione che si presenta è una nuova rivelazione divina che riceve. Perciò stati forte nella fede, ché se starai forte in questo in tutti gli stati e vicende, la fede ti somministrerà la fortezza e ti farà stare sempre unita con Dio”.
(1) Dovendo fare questa mattina la comunione, stavo pensando tra me: “Che dirà il mio benedetto Gesù quando verrà nell’anima mia? Dirà: “Quanto è brutta quest’anima, cattiva, fredda, abominevole”. Quanto presto farà consumare le specie per non stare a contatto con questa così brutta, ma che vuoi da me? Ad onta che sono così cattiva, pure dovete avere pazienza a venire, perché in tutti i modi mi sei necessario, e non ne posso fare a meno”. In questo mentre è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non volerti affliggere per questo, non ci vuol niente per rimediarvi, basta un atto perfetto di rassegnazione alla Volontà mia per poter restare purgato da tutte queste bruttezze che tu dici, ed Io ti dirò il contrario di quello che tu pensi, ti dirò: “Quanto sei bella, sento il fuoco del mio amore in te, ed il profumo dei miei odori, con te voglio fare la mia perpetua dimora”.
(3) Ed è scomparso. Onde, essendo venuto il confessore gli ho detto tutto, il quale mi ha detto che non andavo bene, ché il dolore purga l’anima e che la rassegnazione non ci entrava in questo. Quindi, dopo avere fatto la comunione ho detto: “Signore, il padre mi ha detto che non va bene quello che mi avete detto, spiegatevi meglio e fatemi conoscere la verità”. E Lui benignamente ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, quando si tratta di peccato volontario, allora ci vuole il dolore, ma quando si tratta d’imperfezioni, di debolezze, di freddezze ed altro, e che l’anima non ci ha messo niente del suo, allora basta un atto di perfetta rassegnazione, e se occorre anche di questo stato per restare purgato, perché l’anima nel fare quest’atto, prima s’incontra con la Volontà Divina, purga la volontà umana e l’abbellisce delle sue qualità, e poi s’immedesima con Me”.
(1) Questa mattina, trovandomi col timore che il benedetto Gesù vedendomi ancora così cattiva mi avesse lasciato, me l’ho sentito uscire da dentro il mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché ti occupi in pensieri inutili ed in cose che non ci sono? Sappi che hai tre titoli innanzi a Me che come tre funicelle mi legano dappertutto e mi stringono più intimamente a te, in modo che non posso lasciarti, e sono: Sofferenze assidue, riparazione perpetua, amore perseverante. Se tu come creatura sei continua in questo, forse il Creatore sarà di meno della creatura? O si farà vincere da essa? Questo non è possibile”.
(1) Continuando il solito mio stato, dopo avere molto stentato, quando appena ho visto il mio adorabile Gesù, mi ha detto:
(2) “Tu che tanto mi volevi, che cosa vuoi, che più t’importa?”
(3) Ed io: “Signore, niente io voglio, quello che più m’importa è Voi solo”.
(4) E Lui ha ripetuto: “Come, non vuoi niente? Chiedimi qualche cosa: La santità, la grazia mia, le virtù, che Io tutto ti posso dare”.
(5) Ed io di nuovo ho detto: “Niente, niente, voglio Voi solo e quello che volete Voi”.
(6) E di nuovo ha soggiunto: “Dunque non vuoi più niente? Me solo ti basto? I tuoi desideri non altra vita tengono in te che di Me solo? Quindi tutta la tua fiducia dev’essere in Me solo, che ad onta che non vuoi niente, otterrai tutto”.
(7) E senza darmi più tempo, come lampo è scomparso. Ond’io sono restata molto dispiaciuta, specie ché per quanto lo chiedevo, non ritornava, onde pensavo tra me: “Io non voglio niente, non penso, non mi curo che di Lui solo, e Lui pare che non si briga di me, non so come il suo buon cuore può giungere a tanto”. E tant’altri spropositi che dicevo. Ora in questo mentre è ritornato e mi ha detto:
(8) “Grazie, grazie. Qual’è più, quando il Creatore ringrazia la creatura o quando la creatura ringrazia il Creatore? Or, sappi che quando tu mi aspetti e stento a venire, Io ringrazio te; quando vengo subito, tu sei obbligata a ringraziare Me. Onde, ti pare niente che il tuo Creatore ti dia l’occasione come poter restare obbligato a te e ringraziarti?”
(9) Io sono restata tutta confusa.
(1) Questa mattina mi sentivo turbata per l’assenza del benedetto Gesù, onde dopo avere molto stentato, quando appena l’ho visto, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando un fiume sta esposto ai raggi del sole, guardandosi dentro si vede lo stesso sole che sta in cielo, ma questo succede quando il fiume è calmo, senza che nessun vento turbi le acque; ma se le acque stanno turbate, ad onta che il fiume sta tutto esposto al sole, niente si vede, tutto è confusione. Così l’anima quando sta esposta ai raggi del Sole Divino, se è calma avverte il Sole Divino in sé stessa, sente il calore, vede la luce ed intende la verità; ma se è turbata, ad onta che lo tiene in sé stessa, non prova altro che confusione e turbamento. Perciò tieniti la pace come il più grande tesoro, se ti sta a cuore di starti unita con Me”.
(1) Continuando il mio solito stato, ma sempre con immensa amarezza nell’anima mia per la privazione del benedetto Gesù, ed al più viene quando più non posso e dopo che quasi mi sono persuasa che più non verrà. Onde, quando appena l’ho visto che portava in mano un calice, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se oltre al cibo dell’amore mi dai il pane della tua pazienza, perché l’amore paziente e sofferente è cibo più solido, più sostanzioso e corroborante, ché se l’amore non è paziente si può dire che è amore vacuo, leggiero e senza nessuna sostanza, onde si può dire che mancano le materie necessarie per formare il pane della pazienza. Quindi se tu mi dai questo, Io ti darò il pane dolce della grazia”.
(3) E mentre ciò diceva mi ha dato a bere ciò che stava dentro del calice che portava in mano, che pareva dolce, come una specie di liquore che non so distinguere, ed è scomparso.
(4) Dopo ciò vedevo intorno al mio letto tante persone forestiere: Sacerdoti, galantuomini, donne che pareva che dovevano venire a trovarmi, parecchi di questi tali dicevano al confessore: “Dateci conto di quest’anima, di tutto ciò che il Signore le ha manifestato, le grazie che le ha fatto, perché ce l’ha manifestato il Signore fin dal 1882 che sceglieva una vittima ed il segno di questa vittima sarebbe che il Signore l’avrebbe mantenuto sempre in questo stato come ragazza, tale quale come quando la scelse, senza invecchiarsi o cambiarsi la stessa natura”. Ora, mentre ciò dicevano, non so come io vedevo me stessa tale e quale come quando mi coricai nel letto, senza che mi fossi in niente cambiata per essere stata per tanti anni in questo stato di sofferenze”.
(1) Continuando il mio solito stato mi sono trovata fuori di me stessa, e vedevo una moltitudine di gente, ed in mezzo a queste si sentivano rumori di bombe e schioppettate, e le persone cadevano morte e ferite, quelli che restavano fuggivano sopra d’un palazzo là vicino, ma i nemici salivano sopra e con più sicurezza l’uccidevano di quelli che rimanevano all’aperto. Ond’io dicevo tra me: “Quanto vorrei vedere se ci sta il Signore tra queste gente per dirgli: “Avete misericordia, pietà di questa povera gente”. Quindi ho girato e rigirato e l’ho visto piccolo bambinello, ma a poco a poco si andava ingrandendo, finché giunto ad età perfetta, ond’io mi sono avvicinata e gli ho detto: “Amabile Signore, non vedete la tragedia che succede, non vogliate far più uso della misericordia, volete forse tenere inutile questo attributo che sempre ha glorificato con tanto onore la vostra Divinità Incarnata, facendovi una speciale corona al vostro augusto capo ed imperlandovi una seconda corona da Voi tanto voluta ed amata, quali sono le anime?” Ora, mentre ciò dicevo Lui mi ha detto:
(2) “Basta, basta, non andare più oltre, tu vuoi parlare di misericordia, e della giustizia che ne faremo? L’ho detto e te lo dico: “E’ necessario che la giustizia abbia il suo corso”.
(3) Dunque ho ripetuto: “Non c’è rimedio, ed a che pro lasciarmi su questa terra quando non posso più placarvi e soffrire io invece del mio prossimo? Quando è così, meglio che mi fate morire”. In questo mentre vedevo un’altra persona dietro le spalle di Gesù benedetto, e mi ha detto quasi facendomi cenno con gli occhi: “Presentati al mio Padre e vedi che cosa ti dice”. Io mi sono presentata tutta tremante, il quale appena vista, mi ha detto:
(4) “Che vuoi che sei venuta da Me?”
(5) Ed io: “Bontà adorabile, misericordia infinita, sapendo che Voi siete la stessa misericordia, sono venuta a chiedervi misericordia, misericordia per le vostre stesse immagini, misericordia per le opere da Voi create, misericordia non per altre, ma per le stesse vostre creature”. E Lui mi ha detto:
(6) “Dunque è misericordia che tu vuoi, ma se vuoi vera misericordia, la giustizia, dopo che si sarà sfogata, produrrà grandi ed abbondanti frutti di misericordia”.
(7) Onde non sapendo più che dire, ho detto: “Padre infinitamente santo, quando i servi, i bisognosi si presentano ai padroni, ai ricchi, se sono buoni, se non danno tutto ciò che l’è necessario, le danno sempre qualche cosa, ed io, che ho avuto il bene di presentarmi da Voi, padrone assoluto, ricco senza termine, bontà infinita, niente volete dare a questa poverella di quello che vi ha chiesto, non resta forse più onorato e contento il padrone quando dà che quando nega ciò che è necessario ai suoi servi?” Dopo un momento di silenzio ha soggiunto:
(8) “Per amor tuo, invece di far per dieci farò per cinque”.
(9) Detto ciò hanno scomparso, ed io vedevo in più parti della terra, e specie dell’Europa moltiplicarsi guerre, guerre civili e rivoluzioni.
(1) Continuando il mio solito stato, sentivo intorno al mio letto persone che pregavano nostro Signore, io non badavo a sentire che cosa volevano, badavo solo che era tardi e Gesù benedetto non si faceva vedere ancora. Oh! come si straziava il mio cuore temendo che non venisse affatto, e dicevo tra me: “Signore benedetto, siamo già all’ultima ora, e non ci vieni ancora? Deh! non darmi questo dispiacere, fatti vedere solamente almeno”. Mentre ciò dicevo è uscito da dentro il mio interno ed ha detto a quelli che stavano a me d’intorno:
(2) “Lottare con la mia giustizia non è lecito alle creature, ma solo è lecito a chi tiene il titolo di vittima, non solo di lottare, ma di giocare con la giustizia, e questo perché nel lottare o giocare, facilmente si ricevono i colpi, le sconfitte, le perdite, e la vittima è pronta a ricevere sopra di sé i colpi, rassegnarsi nelle sconfitte e perdite senza che badi alle sue perdite, alle sofferenze, ma solo alla gloria di Dio ed al bene del prossimo. Se Io mi volessi placare, ho qui la mia vittima che è pronta a lottare ed a ricevere sopra di sé tutto il furore della mia giustizia”.
(3) Si vede che stavano pregando per placare il Signore, io sono lasciata mortificata e più amareggiata nel sentire ciò da nostro Signore.