MaM
Messaggio del 2 aprile 2014:Cari figli, con materno amore desidero aiutarvi affinché la vostra vita di preghiera e di penitenza sia un vero tentativo di avvicinamento a mio Figlio e alla sua luce divina, affinché sappiate distaccarvi dal peccato. Ogni preghiera, ogni Messa ed ogni digiuno sono un tentativo di avvicinamento a mio Figlio, un rimando alla sua gloria e un rifugio dal peccato. Sono la via ad una nuova unione tra il Padre buono ed i suoi figli. Perciò, cari figli miei, con cuore aperto e pieno d’amore invocate il nome del Padre Celeste, affinché vi illumini con lo Spirito Santo. Per mezzo dello Spirito Santo, diventerete una sorgente dell’amore di Dio: a quella sorgente berranno tutti coloro che non conoscono mio Figlio, tutti gli assetati dell’amore e della pace di mio Figlio. Vi ringrazio! Pregate per i vostri pastori. Io prego per loro e desidero che sentano sempre la benedizione delle mie mani materne ed il sostegno del mio Cuore materno.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1902

4-119 Marzo 16, 1902 Non si deve cercare il comodo proprio, né la stima ed il piacere altrui, ma solo ed unico piacere di Dio.

(1) Oh! quanto si stenta per farlo venire un poco, è un continuo crepacuore e timore ancora più non viene. Oh! Dio, che pena, non so come si vive, sebbene si vive morendo. Onde per poco si ha fatto vedere in un stato compassionevole, con un braccio troncato, tutto afflitto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vedi che mi fanno le creature, come vuoi tu che non li castighi?”

(3) E mentre ciò diceva, pareva che prendesse una croce alta, di cui braccia pendevano da sei o sette città, e succedevano diversi castighi. Nel vedere ciò ho molto sofferto, e Lui volendomi distrarre da quella pena ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, tu soffri molto quando ti privo della mia presenza, questo di necessità ti deve succedere, perché essendo stata per tanto tempo vicina, immedesimata col contatto della Divinità, e quindi hai goduto a tuo bell’agio tutto il piacevole della luce divina, e quanto più uno ha goduto luce, tanto più sente la privazione di detta luce, e le noie, i fastidi e le pene che portano con sé le tenebre”.

(5) Poi ha ripetuto: “Ma però la cosa principale d’ognuno è che in ogni suo pensieri, parole ed opere, non cerchi il comodo proprio, né la stima ed il piacere altrui, ma solo ed unico piacere di Dio”.

4-120 Marzo 18, 1902 L’inquietudine fa soffrire a Gesù.

(1) Questa mattina mi sentivo inquieta per l’assenza del mio adorabile Gesù, onde avendo fatto la comunione, appena venuto nel mio cuore ho cominciato a dire tanti spropositi: “Dolce mio bene, non è cosa di star quieta quando non venite, voi vedendomi calma ve ne abusate, e non vi date nessun pensiero di venire; quindi è necessario fare passi, altrimenti non si riesce”. Lui nel sentirmi si è mosso nel mio interno è si ha fatto vedere in atto di sorridere, ché sentiva i miei spropositi e mi ha detto:

(2) “Tu poi, vuoi che soffra; perché sapendo che se tu stai inquieta Io vengo più a soffrire, non cercando di star quieta è lo stesso che volermi far più soffrire”.

(3) Ed io, pazza come stavo ho detto: “Meglio che soffrite, perché dalla stessa sofferenza vostra potete avere più compassione della mia sofferenza; e poi, la sofferenza che vi viene dal peccato, quella è brutta, basta che non è quella”.

(4) E Gesù: “Ma se Io vengo tu mi costringi a non far castighi, mentre sono tanto necessari, allora dovresti conformarti meco a volere ciò che voglio Io”.

(5) Ed io ricordandomi ciò che aveva visto nei giorni passati ho detto: “Che castighi? Che volete far morire le gente? Fateli morire, una volta devono venire a voi ed alla patria propria, purché li salvate; quello che voglio è che li liberate dai mali contagiosi”. Il Signore non mi ha dato retta ed è scomparso. Ritornando a venire si faceva vedere sempre con le spalle voltate al mondo, e più che ho fatto non mi è riuscito a farlo guardare, e quando lo volevo costringere per forza:

(6) “Non mi forzare, altrimenti mi costringi a privarti della mia presenza”.

(7) Onde sono rimasta con un rimorso e mi sento d’aver fatto tanti difetti.

4-121 Marzo 19, 1902 Le creature si sono corrotte di propria volontà. Gesù non vuole avere compassione di loro.

(1) Continuando il rimorso, ma però il Signore ha continuato a venire, e volendo riparare ciò che avevo fatto il giorno innanzi gli ho detto: “Signore, andiamo a vedere ciò che fanno le creature, sono tue immagini, non volete aver compassione di loro?”

(2) E Lui: “No, non voglio andare; di volontà propria si sono corrotti, ed Io permetterò che ciò che serve per loro alimento le servirà d’infezione; vuoi andare tu ad aiutare, a confortare, a far qualche cosa? Va; ma Io no”.

(3) Così ho lasciato il mio diletto Gesù, ed io sono andata in mezzo alle creature, ho aiutato a ben morire qualcuno, e poi ho visto da dove veniva l’aria infetta, ed ho fatto varie penitenze per allontanarla e poi me ne sono ritornata, e continuava a farsi vedere il benedetto Gesù, ma in silenzio.

4-122 Marzo 23, 1902 L’appoggio della vera santità è la conoscenza di sé stesso.

(1) Dopo aver molto stentato, è venuto il mio dolcissimo Gesù, e mi ha detto:

(2)Figlia mia, l’appoggio della vera santità sta nella conoscenza di sé stesso”.

(3) Ed io: “Davvero”.

(4) E Lui: “Certo, perché la conoscenza di sé stesso disfà sé stesso e si appoggia tutto nella conoscenza che acquista di Dio, in modo che il suo operare è lo stesso operare divino, non rimanendo più nulla dell’essere proprio”.

(5) Poi ha soggiunto: “Quando l’interno si imbeve, si occupa tutto di Dio e di tutto ciò che a Lui appartiene, Iddio comunica tutto Sé stesso all’anima; quando poi l’interno si occupa ora di Dio, ora di altre cose, Iddio si comunica in parte all’anima”.

4-123 Marzo 27, 1902 Ammaestramenti di Gesù sulla Giustizia.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, sono andata cercando il mio dolcissimo Gesù, e mentre giravo l’ho visto in braccia alla Regina Madre, stanca come stava, tutta ardita, l’ho quasi strappato e me l’ho preso fra le mie braccia dicendogli: “Amor mio, questa è la promessa di non dovermi lasciare, mentre nei giorni scorsi poco o niente ci siete venuto?”

(2) Ed Egli: “Figlia mia, con te ci stavo, solo che non mi hai veduto con chiarezza, e poi se i tuoi desideri fossero stati tanto ardenti da bruciare il velo che t’impediva di vedermi, mi avresti certo veduto”.

(3) Poi, come se avesse voluto farmi un’esortazione ha soggiunto:

(4) “Non solo devi essere retta, ma giusta; e nella giustizia entra l’amarmi, lodarmi, glorificarmi, ringraziarmi, benedirmi, ripararmi, adorarmi, non solo per sé, ma per tutte le altre creature; questi sono diritti di giustizia che esigo da ogni creatura, e che come Creatore mi spettano, e chi mi nega un solo di questi diritti, non può dirsi mai giusto. Perciò pensa a compiere il tuo dovere di giustizia, che nella giustizia troverai il principio, il mezzo ed il fine della santità”.

4-124 Marzo 30, 1902 Vede la Risurrezione. Veste di luce dell’Umanità risorta di Gesù.

(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, ho visto per poco il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, tutto vestito di luce risplendente, tanto che il sole restava oscurato dinanzi a quelle luce. Ond’io sono restata incantata ed ho detto: “Signore, se non sono degna di toccare la tua Umanità glorificata, fatemi toccare almeno le vostre vesti”.

(2) E Lui mi ha detto: “Diletta mia, che dici? Dopo che fui risorto non ebbi più bisogno di vesti materiali, ma le mie vesti sono di sole, di luce purissima che copre la mia Umanità e che risplenderà eternamente dando gaudio indicibile a tutti i sensi dei beati comprensori. E questo è stato concesso alla mia Umanità, perché non ebbi parte di essa che non fosse coperta d’obbrobri, di dolori, e di piaghe”.

(3) Detto ciò è scomparso, senza che abbia toccato né l’Umanità, né le vesti, ossia, mentre le prendeva fra le mie mani le sue sacre vesti, mi sfuggivano e non me le trovavo.

4-125 Aprile 4, 1902 Distruggendo i beni morali, si distrugge anche i beni fisici e temporali.

(1) Continuando il mio solito stato il mio adorabile Gesù viene, ma quasi sempre in silenzio, ossia mi dice qualche cosa appartenente alla verità, e succede che fin quando sta il Signore la comprendo e mi pare che saprò ridire, ma scomparendo mi sento tirare quella luce di verità infusami e non so ridirne niente. Questa mattina poi, ho dovuto molto stentare nell’aspettarlo, e nel venire mi ha trasportato fuori di me stessa, facendosi vedere molto sdegnato. Onde io per placarlo ho fatto vari atti di pentimento, ma a Gesù pareva che non li piaceva nessuno; io tutta mi affannavo nel variare gli atti di pentimento, chi sa potesse qualcuno piacergli, alla fine gli ho detto:

(2) “Signore, mi pento delle offese fatte da me e da tutte le creature della terra, e mi pento e mi dispiace per il solo fine che abbiamo offeso voi, sommo bene, che mentre meritate amore, noi abbiamo ardito di darvi offese”.

(3) Con questa ultima parve il Signore compiaciuto e mitigato. Dopo ciò mi ha trasporto in mezzo ad una via dove stavano due uomini in forma di bestie, tutti intenti a distruggere ogni sorte di bene morale. Parevano forti come leoni, ed ubriachi di passione, al solo vederli mettevano terrore e spavento. Il benedetto Gesù mi ha detto:

(4) “Se vuoi un poco placarmi, va a passare da mezzo a quegli uomini, a convincerli del male che fanno, affrontando il loro furore”.

(5) Sebbene un po’ timida, pur sono andata ed appena vistami mi volevano ingoiare, io però gli ho detto: “Permettete che parli e poi fatemi quel che volete, dovete sapere che se giungerete al vostro intento di distruggere qualunque bene morale appartenente a religione, virtù, dipendenza e benessere sociale, voi senza avvedervi dell’errore verrete a distruggere insieme tutti i beni fisici e temporali, perché per quanto si toglie ai beni morali, altrettanto si raddoppiano i mali fisici; quindi senza avvedervi andate contro voi stessi, distruggendo tutti quei beni caduchi e passeggeri che tanto amate, non solo, ma andate cercando chi distrugge la vostra stessa vita, e sarete causa di far versare lacrime amare ai vostri superstiti”.

(6) Poi ho fatto un’atto grandissimo d’umiltà, che non lo so neppure ridire, e quelli sono restati come uno che le passa lo stato di pazzia, e tanto deboli, che non avevano forza neppure di toccarmi; così sono passata libera e comprendevo che non c’è forza che può resistere alla forza della ragione e dell’umiltà.

4-126 Aprile 16, 1902 Modo per reprimere le passioni. L’importanza dei primi moti di esse.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva, onde io non vedendolo venire ho detto: “Che me ne sto più a fare in questo stato, se l’oggetto che mi teneva rapita più non viene? Meglio che la finisco una volta”. Mentre ciò dicevo è venuto per poco il mio dolce Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutto il punto sta nel reprimere i primi moti, se l’anima sta attenta in questo, tutto andrà bene; se poi no, ai primi moti non repressi usciranno le passioni fuori, e romperanno la fortezza divina, che come siepe circonda l’anima, per tenerla ben custodita ed allontanarle i nemici che sempre cercano d’insidiare e di nuocere alla povera anima; ma però se appena avvertita entra in sé stessa, si umilia, si pente, e con coraggio vi pone rimedio, la fortezza divina vi si serra di nuovo intorno all’anima; se poi non vi pone rimedio, rotta che sta la divina fortezza, darà la rotta a tutti i vizi. Quindi attenta ai primi moti, pensieri, parole che non siano retti e santi, -ché sfuggiti che ti siano i primi non è più l’anima che regna ma le passioni che padroneggiano-, se vuoi che la fortezza non ti lasci sola un solo istante”.

4-127 Aprile 25, 1902 La croce è Sacramento.

(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, e dopo d’essere andata in cerca del mio dolce Gesù, l’ho ritrovato, ma in atto tanto compassionevole, da spezzare il cuore, teneva le mani piagate, attratte per l’asprezza del dolore che non si potevano toccare; io ho fatto per toccare per poter stendergli le dita e rimarginarne le piaghe, ma non ho potuto, ché il benedetto Gesù piangeva per il forte dolore. Allora non sapendo che fare, me l’ho stretto e gli ho detto: “Amante mio bene, è da qualche tempo che non mi avete partecipato i dolori delle vostre piaghe, forse perciò si sono così inasprite; vi prego a farmi parte delle vostre pene, così soffrendo io si possano mitigare le vostre”. Mentre così dicevo è uscito un angelo con un chiodo in mano, e mi ha trapassato le mani ed i piedi, e come conficcava il chiodo nelle mie mani, così si andavano rallentando le dita e restavano rimarginate le piaghe del mio caro Gesù. E mentre io soffrivo, il Signore mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la croce è sacramento; ognuno dei sacramenti contiene i suoi effetti speciali: Chi toglie la colpa, chi conferisce la grazia, chi unisce con Dio, chi dona la forza, e tant’altri effetti; e la sola croce unisce tutti insieme questi effetti producendoli nell’anima con tale efficacia, da renderla in pochissimo tempo simile all’originale da donde uscì”.

(3) Dopo ciò, come se avesse voluto prendere riposo si è ritirato nel mio interno.

4-128 Aprile 29, 1902 Chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto sé stesso a Dio.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù per poco è venuto dicendomi:

(2) “Figlia mia, chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto sé stesso a Dio”.

(3) E si è fermato senza dirmi più niente per allora; onde io vedendolo a me vicino gli ho detto: “Signore, abbiate compassione di me, non vedete come tutto è arido e disseccato, mi pare che sono divenuta tanto secca come se mai avesse avuto goccia di pioggia”.

(4) E Lui: “Meglio così. Non lo sai tu che quanto più le legna sono secche, tanto più facile il fuoco le divora e le converte in fuoco? Basta una sola scintilla per accenderle, ma se sono piene d’umori e non ben disseccate, ci vuol gran fuoco per accenderle e molto tempo per convertirle in fuoco. Così nell’anima, quando tutto è secco basta una sola scintilla per convertirla tutta in fuoco d’amor divino”.

(5) Ed io: “Signore, mi burlate, come allora tutto è brutto, e poi che cosa dovete bruciare se tutto è secco?”

(6) E Lui: “Non ti burlo, e tu stessa non lo comprendi che quando tutto non è secco nell’anima, umore è la compiacenza, umore è la soddisfazione, umore il proprio gusto, umore è la stima propria; invece quando tutto è secco e l’anima opera, questi umori non hanno da dove nascere, ed il fuoco divino trovando la sola anima nuda, secca come da Lui fu creata, senz’altri umori estranei, essendo roba sua gli riesce facilissimo convertirla nel suo stesso fuoco divino. E dopo ciò Io le infondo un’abito di pace, venendo conservata questa pace dall’ubbidienza interna, e custodita dall’ubbidienza esterna, questa pace partorisce tutto Dio nell’anima, cioè tutte le opere, le virtù, i modi del Verbo umanato, in modo che si scorge in essa la sua semplicità, l’umiltà, la dipendenza della sua vita infantile, la perfezione delle sue virtù adulte, la mortificazione e crocifissione del suo morire; ma questo incomincia sempre, che chi vuole tutto Cristo, deve dare tutto a Cristo”.