(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata in una densissima oscurità, ed in quella vi stavano migliaia di persone, che detta oscurità li rendeva accecati, che loro stessi non comprendevano quello che facevano. Pareva che fosse parte dell’Italia e parte della Francia. Oh! quanti errori si scorgevano nella Francia, peggiori dell’Italia, pareva che hanno perduto la ragione umana, prima dote dell’uomo e che lo fa distinguere dalle bestie, peggiori delle stesse diventato. Vicino a quest’oscurità si vedeva un lume, vi sono andata ed ho trovato il mio amante Gesù, ma tanto afflitto e sdegnato contro di quella gente, che io temevo a verga a verga, e solo ho detto:
(2) “Signore, placatevi e fatemi soffrire a me, versando sopra di me il vostro sdegno”.
(3) E Lui mi ha detto: “Come posso placarmi se mi vogliono appartare da loro, come se non fossero opera da Me creata? Non vedi come la Francia mi ha discacciato da sé, tenendosi onorata di non più riconoscermi? E come l’Italia vuole seguire la Francia, stando certuni che darebbero l’anima al diavolo, purché vincessero il punto di formare la legge del divorzio, tante volte da loro tentata e restati schiacciati e confusi, anzi che placarmi e versare su di te il mio sdegno, ti sospendo dello stato di vittima, perché quando la mia giustizia ha provato varie volte, usando tutto il suo potere per non dare quel castigo dall’uomo stesso voluto, e con tutto ciò lo vuole, è necessario che la giustizia sospenda chi la trattiene e fa cadere il castigo”.
(4) Ed io: “Signore, se mi volessi sospendere per altri castighi, facile avrei accettato, perché è giusto che la creatura si uniforme in tutto al vostro Santo Volere, ma accettarlo per questo male gravissimo, l’anima mia non può digerirla questa sospensione, piuttosto investitemi del vostro potere e fatemi andare in mezzo a questi tali che ciò vogliono”.
(5) Mentre ciò dicevo mi sono trovata con questi, parevano investiti da forze diaboliche, specie uno che pareva furibondo; come se volessi tutto sconvolgere ho detto e ridetto, ed appena m’è riuscito di gettarli qualche barlume di ragione facendogli conoscere l’errore che commettevano; e dopo ciò mi sono trovata in me stessa con scarsissime sofferenze.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quest’oggi ti voglio tenere sospesa senza farti soffrire”.
(3) Ed io ho incominciato a temere ed a lamentarmi con Lui, ed ha soggiunto:
(4) “Non temere, Io mi starò con te; anzi, quando tu occupi lo stato di vittima sei esposta alla giustizia, ed oltre delle altre sofferenze molte volte ti conviene soffrire la mia stessa privazione ed oscurità, insomma, tutto ciò che merita l’uomo per le sue colpe, ma sospendendoti l’uffizio di vittima tutto sarà misericordia ed amore che mostrerò verso di te”.
(5) Io mi sentivo sciolta, sebbene vedevo il mio diletto Gesù, e comprendevo benissimo che non era la sua venuta che rendeva necessaria la venuta del sacerdote a farmi riavere, ma sebbene le sofferenze che Gesù mi faceva venire. Onde, non so dire il perché, l’anima ne sentiva una pena, ma la mia natura provava una grande soddisfazione e diceva: “Se non altro, risparmierò al confessore il sacrificio di farlo venire”. Ma mentre ciò pensavo, ho veduto insieme con Nostro Signore un sacerdote vestito di bianco, mi pareva che fosse il Papa ed unito il confessore, e questi lo pregavano che mi facesse soffrire per impedire che formassero questa legge del divorzio. Ma Gesù non li dava retta, allora il confessore non curando che non aveva udienza, con impeto straordinario, che pareva che non fosse lui, ha preso Gesù Cristo in braccio, ed a forza l’ha menato dentro di me dicendo: “Ti starai crocifisso in essa, crocifigendola, ma questa legge non la vogliamo”.
(6) Gesù ha rimasto come legato dentro di me, crocifisso da quella imponenza, sentendo io acerbamente i dolori della croce, ed ha detto:
(7) “Figlia, è la Chiesa che vuole, e la sua potestà unita alla forza della preghiera mi lega”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa insieme con Gesù Cristo, come inchiodata con Lui, e siccome io soffrivo, me ne stavo in silenzio. In questo mentre ho visto unito il confessore con l’angelo custode che gli diceva:
(2) “Questa poverina sta molto sofferente, tanto che l’impedisce di parlare; dalle un po’ di tregua, che quando due amanti sfogano insieme ciò che tengono nel loro interno, finiscono col concedersi a vicenda ciò che vogliono”.
(3) Onde mi sono sentita sollevare le sofferenze, ed in primo ho detto certi bisogni del padre, col pregarlo che lo facesse tutto di Dio, perché quando uno giunge ed esser tale, non può trovare nessuna difficoltà a concedergli ciò che vuole, perché non potrà cercare altro se non ciò che piace a Dio; poi ho detto: “Signore, questa legge del divorzio, giungeranno gli uomini a formarla nell’Italia?”
(4) E Lui: “Figlia mia, corre pericolo, menoché qualche fulmine cinese non giunga ad impedirgli l’intento”.
(5) Ed io: “Signore, come, è forse qualcuno della Cina, che forse mentre staranno per ciò fare, prenderà qualche fulmine e lo menerà in mezzo a loro per ucciderli, in modo che quelli spaventati prenderanno la fuga?”
(6) E Gesù: “Quando non comprendi è meglio che taci”.
(7) Ed io sono lasciata confusa e non ho ardito di più parlare e senza che abbia capito il significato. Però, l’angelo custode stava a dire al confessore, oltre l’intenzione della croce unita quella di farlo versare, che se ciò otterrete vincerete il punto e non potranno farlo.
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio adorabile Gesù gettato a terra, crocifisso, che tutti lo calpestavano, ed io per impedire che ciò facessero, mi sono distesa sopra per poter ricevere sopra di me ciò che facevano a Nostro Signore. E mentre stavo in quella posizione ho detto: “Signore, che vi costa che quei stessi chiodi che trafiggono voi, trafiggano me insieme?” In questo mentre, mi sono trovata inchiodata con quei stessi chiodi che tenevano confitto il benedetto Gesù, Lui sotto ed io sopra; ed in questa posizione ci siamo trovati in mezzo a quei uomini che vogliono il divorzio, e Gesù mandava a quelli tanti raggi di luce prodotti dalle sofferenze che Gesù ed io soffrivamo, e quelli restavano abbagliati e confusi. E comprendevo che se il Signore si compiacerà di farmi continuare a soffrire, quando quelli verranno per ciò fare, riceveranno qualche smacco senza che concluderanno nulla.
(2) Dopo ciò è scomparso, restando io sola a soffrire, e poi è ritornato di nuovo ma non crocifisso, e si è gettato nelle mie braccia, ma tanto si è reso pesante che le mie povere braccia non la facevano e stavo in atto di farlo cadere a terra. Onde, vedendo che più che facevo e sforzavo non potevo contenere quel peso, era tanta la pena che sentivo che dirottamente piangevo, e Lui vedendo il pericolo certo di cadere ed il mio pianto, piangeva insieme. Che scena straziante, onde facendomi violenza l’ho baciato nel volto, baciandomi Lui insieme gli ho detto: “Vita e fortezza mia, da me sono debole e nulla posso, ma con voi tutto posso; perciò fortificate la mia debolezza con l’infondermi la vostra stessa fortezza, e così potrò portare il peso della vostra persona, unico mezzo per poterci a vicenda risparmiarci questo dispiacere, io di farvi cadere e voi di soffrire la caduta”. Nel sentire ciò, Gesù mi ha detto:
(3) “Figlia mia, e tu non comprendi il significato della mia pesantezza? Sappi che è il peso enorme della giustizia che né Io posso più sopportarlo, né tu potrai contenerlo, e l’uomo dal peso della giustizia divina sta per essere schiacciato”.
(4) Io nel sentire ciò piangevo, e Lui, quasi per distrarmi, siccome prima di venire tenevo un timore forte che non dovessi ubbidire su di certe cose, ha aggiunto:
(5) “E tu diletta mia, perché tanto temi che non ti facessi ubbidire? Non sai che quando tiro, unisco, immedesimo un’anima con Me, comunicandole i miei segreti, il primo tasto che metto, e che suono più bello e che comunico il suono a tutti gli altri tasti, è il tasto dell’ubbidienza? Tanto che se gli altri tasti non stanno in comunicazione col primo tasto, vi suoneranno d’un modo discordante, che mai potrà essere gradevole al mio udito. Perciò non temere, e poi, non tu ma Io ubbidirò in te, ed essendo ubbidienza che spetterà a Me di fare, lascia fare a Me, senza darti pensiero, ché Io solo so bene quello che si conviene, ed il modo come farmi conoscere”.
(6) Detto ciò è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa. Sia sempre benedetto il Signore.
(1) Questa mattina, venendo il mio adorabile Gesù, lo stavo pregando che si placasse dicendogli: “Signore, se non posso io sola sostenere il peso della vostra giustizia, vi sono tante anime buone che dividendo un poco per ciascuno, riuscirà più facile sostenere il peso, e così le gente potranno essere risparmiate”.
(2) E Lui: “E tu, figlia mia, non sai che per poter la mia giustizia sgravare sopra qualche anima il peso dell’altrui castigo, si deve trovare in possesso della mia unione permanente, dimodocché tutto ciò che opera, soffre, intercede ed ottiene, le viene dato per virtù della mia unione stabilita in essa, non facendo altro l’anima che mettere la sua volontà unificandola con la mia, né la mia giustizia potrebbe farlo se prima non le dà le grazie necessarie per poter mettere l’anima a soffrire per cagione altrui”.
(3) Ed io: “E come la vostra unione è in me permanente? Mi veggo tanto cattiva”.
(4) E Lui rompendo il mio dire ha soggiunto: “Sciocca, che dici? Non mi senti continuamente in te, non avverti i movimenti sensibili che faccio nel tuo interno, la preghiera continua che nel tuo interno si eleva, non potendo tu far diversamente, forse sei tu od Io che abito in te? Al più non mi vedi qualche volta, e questo dice niente che la mia unione non è permanente in te”.
(5) Io sono restata confusa e non ho saputo che rispondere.
(1) Non appena mi sono trovata nel solito mio stato, il benedetto Gesù è venuto, ma tanto sofferente che faceva compassione; onde tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vieni di nuovo a soffrire con Me per poter vincere l’ostinazione di quelli che vogliono il divorzio, proviamo un’altra volta, tu sarai sempre pronta a soffrire ciò che voglio, non è vero? Mi dai il tuo consentimento?”
(3) Ed io: “Sì, Signore, fate quello che volete”.
(4) Non appena detto sì, che il benedetto Gesù si è disteso dentro di me crocifisso, e siccome la mia natura era più piccola della sua, tanto mi ha stirato da farmi giungere alla sua stessa persona, poi ha versato pochissimo, sì, ma tanto amaro e pieno di sofferenze, che non solo mi sentivo i chiodi ai punti della crocifissione, ma tutto il corpo me lo sentivo confitto da tanti chiodi, in modo che mi sentivo tutta stritolare. Quindi, per poco mi ha lasciato in quella posizione e mi sono trovata in mezzo ai demoni, che vedendomi così sofferente dicevano: “Fino all’ultimo questa maledetta deve vincere un’altra volta che non facciamola legge del divorzio. Maledetta la tua esistenza, tu cerchi di nuocerci e di disperderci i nostri affari col rovinare tante nostre fatiche mandandole a vuote, ma te la faremo pagare, ti muoveremo contro vescovi, sacerdoti e gente, in modo che un’altra volta ti faremo passare il ticchio di accettare le sofferenze”. E mentre ciò dicevano mi mandavano vortici di fiamme e fumo. Io mi sentivo tanto sofferente che non capivo me stessa. Il benedetto Gesù è ritornato, ed i demoni se ne sono fuggiti alla sua vista, e di nuovo mi ha rinnovato le stesse sofferenze più forti di prima, e così ha ripetuto per altre due volte, e sebbene sono stata quasi sempre con Gesù, siccome mi trovavo come compressa da forti sofferenze, non gli ho detto niente, solo Lui or mi diceva:
(5) “Figlia mia, per ora è necessario che soffra, abbi pazienza, non vuoi prendere cura dei miei interessi come se fossero tuoi?”
(6) Ed ora mi sosteneva fra le sue braccia, non potendo la mia natura sostenere da sola il peso di quelle sofferenze. Poi mi ha detto:
(7) “Diletta, vuoi tu vedere il male che ne è avvenuto quei giorni che ti ho tenuto sospesa da questo stato?”
(8) In questo mentre non so come, ho visto la giustizia, e la vedevo piena di luce, di grazia, di castighi e di tenebre, e quanti giorni n’era stata sospesa, tanti rivoli di tenebre scendevano sopra la terra, e quelli che vogliono fare male e dire male restavano più accecati e prendevano forza a metterla in esecuzione, rivolgendosi contro della Chiesa e delle persone sacre. Io sono restata meravigliata, e Gesù mi ha detto:
(9) “Tu ti credevi che fosse niente, tanto che non ti curavi, ma non era così, hai visto quanto male ne è venuto, e quanta forza hanno preso i nemici da giungere a fare quello che in tempo che ti ho tenuto sempre in questo stato, non hanno potuto”.
(10) Dopo ciò è scomparso.
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, ed ho trovato Nostro Signore che vicino teneva una croce, tutta intrecciata di spine. Onde l’ha preso e me l’ha messo sopra le spalle, comandandomi che la portassi in mezzo ad una moltitudine di gente, per dare prova della sua misericordia e placare la giustizia divina. Era tanto pesante che la portavo curva e quasi strisciandomi. Mentre la portavo Gesù è scomparso, e colui che mi guidava quando sono giunta ad un punto mi ha detto:
(2) “Lascia la Croce e spogliati, ché deve ritornare Nostro Signore e ti deve trovare pronta per la crocifissione”.
(3) Io mi sono spogliata e mi sono ritenute le vesti in mano per la vergogna che la natura sentiva, ed ho detto fra me: “Appena che verrà le lascerò”. In questo mentre è ritornato, e trovandomi con le vesti in mano mi ha detto:
(4) “Neppure ti sei fatta trovare del tutto spogliata per poterti subito crocifiggere, allora la riserveremo un’altro tempo”.
(5) Io sono restata confusa ed afflitta, senza potere articolare parola, e Gesù per consolarmi mi ha presso per mano e mi ha detto:
(6) “Dimmi, che vuoi che ti doni?”
(7) Ed io: “Signore, patire”.
(8) E Lui: “E che altro?”
(9) Ed io: “Non vi so chiedere altro che patire”.
(10) E Gesù: “E amore non ne vuoi?”
(11) Ed io: “No, patire; perché dandomi il patire mi darete più amore, e questo lo conosco per esperienza, che per ottenere le grazie, l’amore più forte e tutto te stesso, non si ottiene per altro che per mezzo del patire, e per meritarmi tutte le tue simpatie, gusti e compiacimenti, unico e solo mezzo è il patire per amor tuo”.
(12) E Lui: “Diletta mia, ti ho voluto provare per riaccendere in te maggiormente il desiderio di patire per amor mio”.
(13) Dopo ciò ho visto persone che si credevano qualche cosa più degli altri, e il benedetto Gesù ha detto:
(14) “Figlia mia, chi innanzi a Me ed innanzi agli uomini si crede qualche cosa, vale niente; e chi si crede niente, vale tutto. Primo innanzi a Me, perché se fa qualche cosa non si crede di farla perché può farla, tiene la forza, la capacità, ma la fa perché ne riceve da Dio la grazia, gli aiuti, i lumi, quindi si può dire che la fa in virtù del potere divino, e chi tiene con sé il potere divino, già vale tutto. Secondo innanzi agli uomini, questo agire in virtù del potere divino la fa operare tutto diversamente, e non fa altro che tramandare luce del potere divino che in sé contiene, in modo che i più perversi senza volerlo, sentono la forza di questa luce e si sottomettono ai loro voleri, ed ecco che anche dinnanzi agli uomini vale tutto. Tutto al contrario chi si crede qualche cosa, oltre che vale niente, ma mi è abominevole alla mia presenza, ed i modi ostentati e distinti che tengono, credendosi loro qualche cosa, beffandosi degli altri, gli uomini li tengono segnati a dito come soggetti di derisione e di persecuzione”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo tutta oppressa e con timore di ricevere persecuzioni, contrasti, calunnie, non solo io, che di me non mi curo perché sono una povera creatura che valgo niente, ma il confessore con altri sacerdoti. Onde mi sentivo il cuore schiacciato da questo peso senza poter trovare quiete. In questo mentre è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
(2) “Figlia mia, perché starti turbata ed inquieta con perderci il tempo? Per le cose tue non c’è niente, e poi tutto è provvidenza divina che permette le calunnie, le persecuzioni, i contrasti, per giustificare l’uomo e farlo ritornare all’unione del Creatore, da solo a solo, senza appoggio umano come nell’essere creato ne uscì. Ed ecco come l’uomo per quanto buono e santo fosse, sempre gli resta qualche cosa di spirito umano nel suo interno, come pure nel suo esterno non è perfettamente libero, sempre tiene in qualche cosa d’umano in cui spera, confida e s’appoggia, e da cui vuole riscuotere stima e rispetto. Fa che un po’ succede il vento delle calunnie, persecuzioni e contrasti, oh! che grandine distruttrice riceve lo spirito umano, perché l’uomo vedendosi battagliato, mal veduto, disprezzato dalle creature, non trova più soddisfazione tra loro; anzi, gli vengono a mancare tutti insieme: Aiuti, appoggi, fiducia e stima; e se prima andava in cerca di loro, dopo lui stesso li fugge, perché dovunque si volge non trova che amarezze e spine. Quindi, ridotto in questo stato rimane solo, e l’uomo non può stare, n’è fatto per starsi solo; che farà il poverino? Si rivolgerà tutto, senza il minimo impiccio al suo centro Iddio, e Iddio si darà tutto a Lui, e l’uomo si darà tutto a Dio, applicando il suo intelletto nel conoscerlo, la sua memoria nel ricordarsi di Dio e dei suoi benefizi, la volontà ad amarlo. Ed ecco figlia mia, giustificato, santificato e rifatto nell’anima sua il fine per cui è stato creato. Ed ancorché dopo gli converrà trattare con le creature e si vede offrire aiuti, appoggi, stima, li riceve con indifferenza, conoscendo a prova chi sono; e se si ne serve lo fa solo quando ne vede l’onore e la gloria di Dio, restandosi sempre solo Dio e lui.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi pareva di vedere la Santissima Trinità ed io in mezzo a loro, come se volessero risolvere che cosa dovessero fare del mondo. Onde, pareva che dicevano:
(2) “Se al mondo non si mandano fierissimi flagelli, tutto per lui è finito in fatto di religione, e diventeranno peggiori degli stessi barbari”.
(3) E mentre ciò dicevano, pareva che scendevano sulla terra guerre d’ogni specie, terremoti da distruggere intere città e malattie. Io nel vedere ciò, tutta tremante ho detto: “Maestà Suprema, perdonate all’umana ingratitudine, ora più che mai il cuore dell’uomo è ribellato; se si vedrà mortificato si ribellerà maggiormente, aggiungendo oltraggi ad oltraggi alla vostra Maestà”. Ed una voce che usciva da mezzo a loro diceva:
(4) “L’uomo si può ribellare quando è solo mortificato, ma quando è distrutto, cessa il suo ribellamento; ora qui non si parla di mortificazione, ma di distruzione”.
(5) Dopo ciò sono scomparsi; ma chi può dire come sono restata, molto più ché mi sentivo come una disposizione di volere uscire da questo stato di sofferenze, ed una volontà non perfettamente acquietata al Volere Divino. Vedevo con chiarezza che la più brutta onta che può fare la creatura al Creatore è opporsi al Volere suo Santissimo, ne sentivo la pena, temevo forte che potessi fare un’atto opposto al suo Volere, con tutto ciò non mi potevo acquietare. Quindi dopo molto stentare è ritornato il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, molte volte Io mi diletto di eleggere le anime, di circondarle di fortezza divina in modo che nessun nemico possa in lei entrare, e vi stabilisco il mio perpetuo soggiorno, ed in questa dimore che faccio mi abbasso, si può dire, ai più minuti servizi, la ripulisco, l’estirpo tutte le spine, le distruggo tutto ciò che di male ha prodotto la natura umana, e vi pianto tutto ciò che di bello e di buono in me si trova; tanto da formare il più bel giardino delle mie delizie, da servirmene a mio gusto, e secondo le circostanze della mia gloria e del bene altrui, tanto, che si può dire che non ha più nulla del suo, servendomi solo per mia abitazione. Onde, sai tu che ci vuole per distruggere tutto questo? Un’atto opposto alla mia Volontà; e tutto questo lo farai tu se ti opponi alla mia Volontà”.
(7) Ed io: “Temo Signore che i superiori mi possano dare l’ubbidienza dell’altra volta”.
(8) E Lui: “Questo non è cosa tua, ed Io me la vedrò con loro, ma qui c’è il tuo volere”.
(9) Con tutto ciò non mi potevo quietare ed andavo ripetendo nel mio interno: “Che cambiamento funesto mi è successo, chi ha disgiunto il voler mio dal Volere del mio Dio, che pareva formata tutt’uno?”
(1) Continuando a stare con timore che potessi oppormi al Volere del mio adorabile Gesù, mi sentivo tutta oppressa ed angustiata, e stavo pregando che mi liberasse dicendo: “Signore, abbiate pietà di me; non vedete il pericolo in cui mi trovo? E’ possibile che io, vilissimo vermicciolo ardisca tanto, da sentirmi opposta al vostro Santo Volere? E poi, qual bene posso io trovare ed in qual precipizio piomberò se mi trovo disgiunta della Vostra Volontà?” Mentre ciò dicevo, il benedetto Gesù si è mosso nel mio interno, e con una luce che mi mandava pareva che mi diceva:
(2) “Tu non comprendi mai nulla, questo stato è stato di vittima; come ti hanno offerto vittima per Corato, tu accettasti; ora che cosa c’è di male in Corato? Non c’è forse la ribellione verso il Creatore della creatura? Tra sacerdoti e secolari, tra partiti e partiti? Ora il tuo stato di ribellione non voluto, il timore, le tue pene, è stato espiatorio; e questo stato di espiazione Io lo soffrii nel Getsemaní che giunsi a dire: “Se è possibile passi da Me questo calice, ma non la mia, ma la tua Volontà si faccia”. Mentre in tutto il corso della mia vita l’avevo tanto desiderato, fino a sentirmi consumare”.
(3) Nel sentire ciò, pare che mi sono tranquillizzata e rafforzata, e l’ho pregato che versasse in me le sue amarezze, ed avendomi avvicinato alla sua bocca, e per quanto ho succhiato non veniva nulla, solo un’alito amarissimo che tutto l’interno mi amareggiava, ond’io vedendo che nulla versava ho detto: “Signore, non mi vuoi più bene, amarezze non ne vuoi versare, almeno versa le tue dolcezze”.
(4) E Lui: “Anzi ti voglio più bene, e se tu potessi entrare nel mio interno vedresti con chiarezza in tutte le mie parti l’amore distinto verso di te, ed alcune volte ti amo tanto, che giungo ad amarti quant’amo Me stesso, sebbene però alcune volte non posso vederti e mi sei nauseante”.
(5) Che fulmine sono state queste ultime parole al mio povero cuore, pensare che non sempre ero amata dal mio amante Gesù, e giungevo ad essere un’anima abominevole. Se non correva Lui stesso a spiegarmi il significato io non potevo più vivere, onde ha soggiunto:
(6) “Povera figlia, ti è assai duro questo? Hai incontrato la mia stessa sorte, Io ero sempre qual ero, uno con la Trinità Sacrosanta e ci amavamo d’un amore eterno, indissolubile, eppure coperto come vittima di tutte le iniquità degli uomini il mio esterno era abominevole innanzi alla Divinità, tanto che la giustizia divina non mi risparmiò in parte alcuna, rendendosi inesorabile, fino ad abbandonarmi. Tu sei sempre qual sei con Me, e siccome occupi lo stato di vittima, il tuo esterno comparisce innanzi alla divina giustizia coperto delle colpe altrui, ecco perciò ti ho detto quelle parole, tu però quietati, che ti amo sempre”.
(7) Detto ciò è scomparso, pare che il benedetto Gesù questa volta ha voglia d’inquietarmi, sebbene mi dà subito la pace. Sia sempre benedetto e ringraziato.