(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno che dormiva, spandendo da sé tanti raggi di luce indorati. Contenta di vederlo, ma scontenta insieme per non poter sentire la dolcezza e soavità della sua voce creatrice. Onde, dopo molto aspettare è ritornato a farsi vedere, e vedendo il mio scontento mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nel ministero pubblico, è necessario l’uso della voce per farmi intendere, ma nel ministero privato la sola mia presenza basta per tutto, perché vedermi e capire l’armonia delle mie virtù per copiarle in sé stessa è tutto lo stesso; quindi, l’attenzione dell’anima deve essere nel vedermi e di uniformarsi in tutto alle operazioni interne del Verbo, perché quand’Io tiro l’anima a Me, si può dire, almeno per quel tempo, che la tengo alla mia presenza, che fa vita divina. Essendo la mia luce come pennello per dipingere, le mie virtù vi somministrano i vari colori, e l’anima è come tela che riceve in sé il ritratto dell’immagine divina. Succede come a quei ponti alti, che quanto più alto altrettanto precipita nel basso una pioggia dirotta, così l’anima innanzi alla mia presenza, si mette nello stato che le conviene, cioè nel basso, nel nulla, tanto da sentirsi distruggere, e la Divinità a torrente vi piove la grazia e giunge a sommergerla in Sé stesso, perciò dev’essere contenta di tutto, se parlo, e contenta se non parlo”.
(3) Mentre ciò diceva mi sono sentita come sommergere in Dio, e dopo mi sono trovata in me stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno quasi in atto di riposarsi; ma mentre pareva che riposava, come se avesse ricevuto un’offesa che non poteva sopportare, come destandosi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, abbi pazienza, fammi versare in te quest’amarezza, che non mi dà riposo”.
(3) Ed in così dire, ha versato in me ciò che l’amareggiava ed ha preso il suo aspetto dolce in modo da poter riposare, poi continuava a stare nel mio interno, spandendo tanti raggi di luce in modo da formare una rete di luce da prendere tutti gli uomini dentro di quella rete, solo chi riceveva più, chi meno di quella luce. Ora mentre ciò vedevo, Nostro Signore mi ha detto:
(4) “Diletta mia, quando faccio silenzio è segno che voglio riposo, cioè che tu ti riposi in Me, ed Io in te. Quando parlo è segno che voglio vita attiva, cioè che mi aiuti nell’opera della salvezza delle anime; perché essendo mie immagine, ciò che loro si fa, lo ritengo fatto a Me stesso”.
(5) In dire ciò vedevo parecchi sacerdoti, e Gesù come lamentandosi con loro ha soggiunto:
(6) “Il mio dire fu semplice, tanto da farlo comprendere ai dotti e ai più ignoranti, come si nota con chiarezza nel Santo Vangelo, ed i predicatori di questi tempi tanti di giri e raggiri vi mescolano, che i popoli restano digiuni ed annoiati; si vede che non l’attingono dalla fonte della mia sorgente”.
(1) Stando nel mio solito stato, è venuta la Regina Madre e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, i mie dolori come dicono i profeti, furono un mare di dolori, ed in Cielo si sono cambiati in un mare di gloria, ed in ciascun dolore mio ha fruttificato altrettanti tesori di grazia; e siccome in terra mi chiamano stella del mare, che con sicurezza guida al porto, così in Cielo mi chiamano stella di luce per tutti i beati, dimodocchè ne sono ricreati di questa luce che mi produssero i miei dolori”.
(3) In questo mentre, è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
(4) “Diletta mia, non vi è cosa che più mi è cara e gradevole, quanto un cuore giusto che mi ama e vedendomi soffrire mi prega di soffrire essa ciò che soffro Io, questo mi lega tanto, ed ha tanta forza sul mio cuore, che per ricompensa le do tutto Me stesso, e le concedo le grazie più grandi e ciò che essa vuole; e se ciò non facessi, avendo fatto di Me donazione, sento che quante cose non le dono, tanti furti vengo a farle, ossia tanti debiti contraggo con essa”.
(5) Dopo mi ha trasportato fuori di me stessa, e Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, vi sono certe offese che superano di gran lungo le stesse sofferenze che soffrii nella mia passione; come quest’oggi ne ho ricevute varie, che se non versassi parte, la mia giustizia mi obbligherebbe a mandare sulla terra fieri flagelli; perciò fammi versare in te”.
(7) Dopo versate non so come, sentendolo parlare delle offese gli ho detto: “Signore, questa legge del divorzio che dicono, è certo che non la confermeranno?”
(8) E Lui: “Per ora è certo, ché poi da qui a cinque, dieci, venti anni, o che ti sospenda da vittima, o che ti possa chiamare nel Cielo, potranno farlo, ma il prodigio d’incatenare la loro volontà e di confonderli, per ora l’ho fatto; ma se sapessi la rabbia che tengono i demoni e quelli che volevano questa legge, che la tenevano per certo d’ottenerla, è tanta, che se potessero distruggerebbero qualunque autorità, e farebbero strage da per ogni dove. Onde per mitigare questa rabbia e per impedire in parte queste stragi, vuoi tu esporti un poco al loro furore?”
(9) Ed io: “Sì, purché venite con me”. E così siamo andati ad un luogo dove stavano demoni e persone che parevano furibondi, arrabbiati ed impazziti; appena vistami, sono corsi sopra di me come tanti lupi, e chi mi batteva, chi mi stracciava le carni, avrebbero voluto distruggermi, ma non avevano il potere. Ma io, sebbene ho sofferto molto, non li temevo, perché avevo Gesù con me. Dopo ciò mi sono ritrovata in me stessa, come ripiena di varie pene. Sia sempre benedetto il Signore.
(1) Questa mattina mi sentivo tutta impensierita, come se il Signore volesse di nuovo sottrarmi la sua presenza, e quindi togliermi le sofferenze, ed anche un po’ di sfiducia. Onde, dopo molto aspettare, quando appena è venuto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi della fede si nutre acquista vita divina, e acquistando vita divina distrugge l’umana, cioè distrugge in sé i germi che produsse la colpa originale, riacquistando la natura perfetta come uscì dalle mie mani, simile a Me, e con ciò viene a superare in nobiltà la stessa natura angelica”.
(3) Detto ciò è scomparso.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù non ci veniva, ed io mi sentivo morire per la sua assenza. Onde verso l’ultima ora, mosso di me a compassione, è venuto e baciandomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, è necessario che qualche volta non venga, altrimenti come darei sfogo alla mia giustizia? E gli uomini, vedendo che Io non li castigo non farebbero altro che imbaldanzire sempre più; quindi sono necessarie le guerre, le stragi; il principio ed il mezzo sarà dolorosissimo, ma la fine sarà giocondissima; e poi tu lo sai, che la prima cosa è la rassegnazione alla mia Volontà”.
(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, e dopo d’essere andata in cerca del mio adorabile Gesù, l’ho ritrovato; ma con mia sorpresa ho visto che teneva conficcate nei piedi, sotto alle piante, tante spine che le davano dolore e l’impedivano di camminare, tutto afflitto si è gettato nelle mie braccia quasi volendo trovare riposo e farsi togliere da me quelle spine, io me l’ho stretto e gli ho detto: “Dolce amor mio, se saresti venuto nei giorni scorsi non vi sareste conficcate tante spine, al più come se ne conficcava qualcuna, così ve l’avrei tirata, ecco che avete fatto col non venire”. E mentre ciò io dicevo, gli andavo tirando tutte quelle spine, ed i piedi del benedetto Gesù sgorgavano sangue, e Lui spasimava per il forte dolore. Dopo ciò, come se si fosse rinfrancato ha voluto anche versare e poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, che corruzione nei popoli, che storti sentieri vi battono, ma a ciò ha influito il mal esempio dei capi, mentre chi possiede la minima di qualunque autorità, lo spirito di disinteresse dev’essere luce per farlo distinguere che è capo, e la giustizia da lui esercitata dev’essere come folgore da colpire gli occhi degli astanti, in modo da non poterli far muovere di lui e dai suoi esempi”.
(3) Detto ciò è scomparso.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù nel venire si faceva vedere tutto nudo, cercando come coprirsi nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, mi hanno spogliato d’ogni principato, d’ogni regime, d’ogni sovranità; e per riacquistare questi miei dritti sopra le creature è necessario che spogli loro e quasi li distrugga, ed in questo conosceranno che dove non c’è Dio per principio, per regime e per sovrano, tutto porta alla distruzione di loro stessi, e quindi alla fonte di tutti i mali”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena ho visto il mio amante Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando tiro l’anima innanzi alla mia presenza ha questo bene, che acquista in sé stessa e copia i modi dell’agire divino, in modo che trattando poi con le creature, sentono in loro stesse la forza dell’agire divino che detta anima possiede”.
(3) Dopo ciò mi sentivo un timore, cioè che quelle cose che faccio nel mio interno se fossero accetevole o no al Signore, e Lui ha soggiunto:
(4) “Perché temi mentre la tua vita è innestata con la Mia? E poi, tutto ciò che fai nel tuo interno è stato infuso da Me, e molte volte l’ho fatto Io insieme con te, suggerendoti il modo come farli e come fossero a Me graditi; altre volte ho chiamato gli angioli ed uniti insieme hanno fatto ciò che tu facevi nel tuo interno; ciò significa che gradisco quello che tu fai, e che Io stesso ti ho insegnato; perciò seguita e non temere”.
(5) Così sono restata tranquillizzata.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo fuori di me stessa andando cercando il mio adorabile Gesù e non lo trovavo, ripetevo le ricerche, i pianti, ma tutto invano, non sapevo più che fare, il mio povero cuore agonizzava ed assorbiva un dolore tanto acuto da non saperlo spiegare, so dire solo che non so come sono restata viva. Mentre mi trovavo in questa dolorosa situazione, ma sempre cercandolo senza potermi un momento astenermi di fare nuove ricerche, finalmente l’ho trovato e gli ho detto: “Come Signore ti fai meco crudele? Vedi un poco tu stesso se sono pene che possa io tollerare”. E tutta sfinita mi sono abbandonata nelle sue braccia; e Gesù tutta compatendomi e guardandomi mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, hai ragione, quietati che sto con te e non ti lascerò; povera figlia, come soffri, la pena dell’amore è più terribile dell’inferno; che cosa tiranneggia di più, l’inferno o un amore contrapposto, un’amore odiato? Che cosa può tiranneggiare un’anima di più dell’inferno? Un’amore amato. Se tu sapessi quanto Io soffro nel vederti per causa mia tiranneggiata da questo amore; per non farmi soffrire tanto dovresti stare più quieta quando ti privo della mia presenza. Immaginati tu stessa, se Io tanto soffro nel veder soffrire chi non mi ama e mi offende, quanto più soffrirò nel veder soffrire chi mi ama?”
(3) Onde io nel sentire ciò, commossa ho detto: “Signore, dimmi almeno se vuoi che mi sforzi d’uscire da questo stato senza aspettare il confessore quando non venite?”
(4) E Lui ha soggiunto: “Non voglio, no, che tu esci da questo stato prima che venga il confessore, lascia ogni timore, Io mi metto nel tuo interno tenendoti le tue mani nelle mie, ed al contatto delle mie mani conoscerai che sto con te”.
(5) Così quando mi viene l’ansia di volerlo, mi sento stringere le mani da quelle di Gesù, e sentendo il contatto divino mi quieto e dico: “E’ vero, sta con me”. Altre volte venendo più forte il desio di vederlo, mi sento stringere più forte le mani dalle sue e mi dice:
(6) “Luisa, figlia mia, sto qui, qui sto; non mi cercare altrove”.
(7) E così pare che sto più quieta.
(1) Seguitando a vedere nello stesso modo il mio adorabile Gesù, cioè nel mio interno, ma lo vedevo dentro di me di spalle al mondo, con un flagello nella mano in atto di mandarlo sopra le creature, e con ciò pareva che succedevano castighi sopra i ricolti, mortalità di gente; e nell’atto di mandare quel flagello ha detto parole di minacce tra le quali mi ricordo solamente:
(2) “Io non volevo, ma voi stessi avete cercato che vi sterminassi, ebbene, vi sterminerò”.
(3) Detto ciò è scomparso.