(1) Trovandomi nella stessa confusione, come un lampo si è fatto vedere e mi ha fatto capire che non avevo scritto tutto ciò che Lui mi aveva detto il giorno innanzi, cioè, che l’anima non solo deve vivere per Dio, ma in Dio. Onde il benedetto Gesù mi ha ripetuto la differenza che passa tra il vivere per Dio ed il vivere in Dio, col dirmi:
(2) “Nel vivere per Dio, l’anima può star soggetta alle turbazione, alle amarezze, ad essere incostante, a sentire il peso delle passioni, a mischiarsi nelle cose terrene. Ma il vivere in Dio, no, è tutto diverso, perché la cosa principale per fare che una persona potesse entrare ad abitare in un’altra persona, è deporre tutto ciò che è suo, cioè, spogliarsi di tutto, lasciare le proprie passioni, in una parola, lasciare tutto per trovare tutto in Dio. Or, quando l’anima, non solo si è spogliata, ma assottigliata ben bene, allora potrà entrare per la porta stretta del mio cuore a vivere in Me, a mio modo e della mia stessa vita, perché sebbene il mio cuore è larghissimo, tanto che non c’è termino ai suoi confini, ma la porta però è strettissima e solo può entrarvi chi è denudato di tutto. E questo con ragione, perché essendo Io santissimo, non ammetterei giammai a vivere in Me alcunché che fosse estraneo alla mia santità. Perciò, figlia mia, cerca di vivere in Me e possederai il paradiso anticipato”.
(3) Chi può dire quanto comprendevo su di questo vivere in Dio? Ma dopo è scomparso e sono lasciata nel mio stesso stato.
(1) Questa mattina, avendo fatto la comunione e continuando lo stesso stato di confusione, me ne stavo tutta rannicchiata in me stessa, quando ho visto il mio adorabile Gesù, che veniva a me tutto in fretta, dicendomi:
(2) “Figlia mia, spezzami un poco il mio furore, altrimenti...!”
(3) Ed io, tutta spaventata, ho detto: “Che volete che faccia per spezzare il vostro furore?”
(4) E Lui: “Col richiamare in te le mie sofferenze verrai a placare il furore mio”.
(5) In questo mentre, vedevo come se chiamasse il confessore, mandando un raggio di luce, e lui subito ha messo l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione. Il Signore benedetto prontamente ha concorso ed io mi sono trovata in tante sofferenze che per la forza dei dolori mi sentivo uscire l’anima dal corpo. Quando mi credevo in punto di spirare, e contenta io che Gesù ricevesse l’anima mia, ho visto il confessore, che col dire “basta, basta,” mi richiamava in me stessa.
(6) Allora Gesù mi ha detto: “L’ubbidienza ti chiama”.
(7) Ed io: “Neh! Signore me ne voglio venire!”
(8) E Gesù: “Che vuoi da Me? L’ubbidienza continua a chiamarti”.
(9) E così pare che questa nuova ubbidienza non ha fatto andare più innanzi le sofferenze. Ma obbedienza certo per me crudele, perché mentre mi pareva d’afferrare il porto, sono stata sbalzata fuori e navigare la via. Onde dopo, sebbene sono lasciata sofferente, ma non mi sentivo quella cosa di morire, il mio benigno Signore ha ripreso a dire:
(10) “Figlia mia, se tu oggi non avessi spezzato il mio furore, era giunto tanto al colmo, che non solo avrei distrutto le piante, ma anche gli uomini; e se lo stesso confessore non si avessi interposto col richiamare in te le mie sofferenze, non avrei avuto neppure riguardo di lui. E’ vero che sono necessari i castighi, ma è necessario che di tanto in tanto, quando il mio furore si inoltra, che tu me lo spezzi, altrimenti figlia mia, quanti flagelli di più manderò!”
(11) E mentre ciò diceva, mi pareva di vederlo tutto stanco, che lamentandosi, or diceva: “Figlia mia”. Ed or: “Figli miei, poveri figli miei, come vi veggo ridotti!” E con mia sorpresa mi ha fatto capire che dopo essersi calmato un poco, doveva riprendere il furore per continuare i castighi, e questo era servito solo a non farlo infierire troppo contro le gente. Ah! Signore, placatevi ed abbiate pietà di quei tali che Voi stesso chiamate “figli miei”!
(1) Pare che ho passato diversi giorni senza stare immersa nel letargo del sonno ed un poco insieme con Gesù benedetto, dandoci a vicenda un po’ di ristoro. Ma quanto temo che mi abbia a gettare un’altra volta in quel sonno così profondo. Onde questa mattina, dopo avermi ristorata col latte che scorreva dalla sua bocca, versandola in me, ed io l’ho ristorato col togliergli la corona di spine per conficcarla nella mia testa, tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il decreto dei castighi è firmato, non resta altro che decidere il tempo dell’esecuzione”.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva. Dopo molto aspettare è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la miglior cosa è rimetterti in Me ed al mio Volere, onde rimettendoti in Me, essendo Io pace, ancorché vedessi mandare castighi, resteresti in pace, senza provare turbazione”.
(3) Ed io: “Ah! Signore, sempre là andate, ai castighi. Placatevi una volta e non più flagelli. E poi, non posso rimettermi al vostro Volere a questo riguardo”.
(4) E Lui ha soggiunto: “Non posso placarmi. Che diresti tu se vedessi una persona denudata, e che invece di coprire la sua nudità, badasse ad ornarsi di gingilli, lasciando le parti più necessarie esposte alla nudità?”
(5) Ed io: “Mi farebbe orrore a vederla, e certo l’avrei biasimata”.
(6) E Lui: “Ebbene, tali sono le anime, denudate del tutto, non hanno più virtù che le coprano, onde è necessario che le percuota, le flagelli, le spoglie, per farle rientrare in loro stesse e farle badare alla nudità delle loro anime, più necessario che non è il corpo. E se Io ciò non facessi, baderei ai gingilli, come la persona da te biasimata, le quale sono le cose che si riferiscono al corpo, e non baderei alla cosa più essenziale, qual è l’anima, che l’hanno ridotta sì mostruosa da non più riconoscersi”.
(7) Dopo ciò mi pareva che tenesse in mano una cordicella, che menandola da dietro il collo mi legava, e poi legava il suo a quella stessa corda, e così ha fatto al cuore ed alle mani, e con ciò pareva che mi legasse tutta al suo Volere. Fatto ciò è scomparso.
(1) Avendo fatto la comunione, non vedevo secondo il solito il benedetto Gesù, onde dopo aver molto aspettato, mi sono sentita uscire fuori di me stessa e l’ho trovato. Appena visto mi ha detto:
(2) “Figlia, stavo ad aspettarti per potermi in te, un po’ riposare, che più non posso. Deh! dammi un sollievo!”
(3) Subito l’ho preso fra le mie braccia per contentarlo e l’ho visto che teneva una piaga profonda alla spalla, che faceva compassione e ribrezzo a guardarla. Onde per pochi minuti si è riposato, e dopo quel breve riposo, ho fatto per guardare, e la piaga era quasi risanata, quindi, tra la meraviglia e lo stupore, e vedendolo più sollevato, ho preso coraggio e gli ho detto: “Signore benedetto, il mio povero cuore è straziato da un timore, che non mi vuoi più bene. Temo che sia incorsa nella tua indignazione, perciò più non vieni come prima e non versate in me le vostre amarezze e non date a me più il mio bene, qual è il patire, e negandomi questo, venite a negarmi Voi stesso. Deh! date la pace ad un povero cuore! Dimmi, assicurami, giurami, mi vuoi bene? Continui a volermi bene?”
(4) E Lui: “Si, si, si, ti voglio bene”.
(5) Ed io: “Come posso essere sicura di ciò, mentre quando ad una persona si vuole vero bene, tutto ciò che vuole si dà? Io vi dico: “Non castigate le gente,” e Voi le castigate. “Versate le amarezze,” e non le versate, anzi, pare che questa volta vi inoltrate troppo. Onde, dove posso io appoggiarmi che mi vuoi bene?”
(6) E Lui: “Figlia mia, tu tieni conto dei castighi che mando, e di quelli che risparmio non ne fai conto. Quanti altri castighi avrei mandato, quante altre stragi e sangue avrei fatto versare, se non avessi riguardo a quei pochi che mi amano, ed Io amo d’un amore speciale?”
(7) Onde, dopo ciò, pareva che Gesù prendesse la via per andare dove succedevano strazi di carne umana, ed io, volendo seguirlo, non mi è stato dato di farlo e con mio sommo rammarico mi sono trovata in me stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena ho visto il mio adorabile Gesù, tutto afflitto dentro il mio cuore, ed insieme ho visto molta gente che commettevano tanti peccati, questi peccati prendevano la volta verso di me, per venire a ferire il mio diletto Signore fin dentro il mio cuore, ma Gesù, respingendoli da Sé, venivano a cadere sopra le stesse gente, e cadendo sopra di loro, formavano la loro stessa rovina, cambiandosi in tante specie di flagelli sopra dei popoli, da far raccapricciare i cuori più duri. Allora Gesù, tutto affliggendosi, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, dove giunge la cecità degli uomini, che mentre cercano di ferire Me, feriscono sé stessi con le loro proprie mani”.
(1) Questa mattina, dopo essere stata tutta la notte e gran parte della mattina ad aspettare il mio adorabile Gesù, non si benignava di venire. Onde, stanca d’aspettarlo, mi sforzavo di uscire dal mio solito stato, pensando che non fosse più Volontà di Dio. Mentre mi sforzavo di uscire, quasi impaziente, il mio benigno Gesù si è mosso da dentro il mio cuore, facendosi vedere appena e guardandomi in silenzio. Impaziente come ero, gli ho detto: “Mio buon Gesù, come tanto crudele! Si può dare crudeltà più grande di questa, abbandonare un’anima in preda allo spietato tiranno dell’amore, che la fa vivere in continua agonia? Oh! come ti sei cambiato, da amante in crudele!” Mentre ciò dicevo, innanzi a me vedevo tante membra di gente mutilate, perciò ho soggiunto: “Ah, Signore, quanta carne umana mutilata! Quante amarezze e pene! Ahi! non era minor crudeltà se ti fossi soddisfatto in questo mio corpo, a farlo in tanti pezzi per quante divisioni avete fatto fare in queste membra? Non era minor male veder soffrire una sola che tanti poveri popoli?”
(2) Mentre ciò dicevo, Gesù continuava a guardarmi fisso, come se restasse colpito, non so dire se dispiaciuto pure, e mi ha detto:
(3) “Eppure è il principio del giuoco, ancora è niente a confronto di ciò che verrà”.
(4) Detto ciò si è involato alla mia vista, senza poterlo più vedere, lasciandomi in un mare di amarezze.
(1) Dopo aver passato un giorno assopita e tanto assonnata che non capivo me stessa, avendo fatto la comunione, mi sono sentita uscire fuori di me stessa e non ho trovato il mio sommo ed unico Bene, ho incominciato a girare e rigirare, dando in delirio. Mentre ciò facevo, mi sono sentita una persona in braccia, tutta velata, che non potevo vedere chi fosse, onde, non potendo più resistere, ho squarciato quel velo ed ho visto il sospirato mio Tutto. Nel vederlo mi sono sentita che volevo rompere in querele e spropositi, ma Gesù per spezzare la mia impazienza ed il mio delirio, mi ha dato un bacio. Quel bacio mi ha infuso la vita, la calma, ha spezzato la mia impazienza, tanto che non ho saputo dire più niente. Allora, dimenticando tutte le mie miserie, che ne ho tante, mi sono ricordata delle povere gente, ed ho detto a Gesù: “Placatevi, risparmiate tanti popoli da strazi così crudeli. Andiamo insieme a quelle parti dove tali cose succedono, affinché rincuoriamo e consoliamo quei poveri cristiani che si trovano in stato sì triste”.
(2) E Lui: “Figlia mia, non voglio portarti, ché il tuo cuore non reggerebbe a vedere carneficina sì straziante”.
(3) Ed io: “Ah! Signore, come è stato che ciò avete permesso?”
(4) E Lui: “E’ necessario, assolutamente, per la purgazione in tutte le parti, perché nel campo seminato da Me hanno cresciuto tanto le cattive erbe, le spine, che si sono fatti alberi, e questi alberi spinosi non fanno altro che inondare il mio campo d’acque velenose e pestifere, che se qualche spiga vi si mantiene intatta, non riceve altro che punture e fetore, tanto che non possono germogliare altre spighe, primo, perché manca loro il terreno, occupato da tante piante nocive; secondo, per le continue punture che ricevono, che non danno loro pace. Ecco la necessità della strage, per svellere tante piante cattive, e lo spargimento del sangue per purgare il mio campo dalle acque velenose e pestifere. Perciò, non volerti rattristare al principio, perché non solo là dove ho mandato già i flagelli, ma in tutte le altre parti ci vuole la purgazione”.
(5) Chi può dire la costernazione del mio cuore nel sentire questo parlare di Gesù? Onde di nuovo ho insistito che volevo andare a vedere, ma Gesù, non dandomi retta, mi è scomparso ed io, rimasta sola, ho preso la via per andare, ed or trovavo un angelo, che mi rivolgeva indietro, ed or anime purganti, tanto che sono stata costretta a ritornare in me stessa.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha fatto vedere una macchina dove pareva che si stritolassero tante membra umane, e come due segni di castighi nell’aria di castighi che mettevano terrore. Chi può dire la costernazione del mio cuore nel vedere tutto ciò? Ma il benedetto Gesù, vedendomi così amareggiata mi ha detto:
(2) “Figlia mia, allontaniamo per poco ciò che tanto ci affligge e solleviamoci col giocare un poco insieme”.
(3) Chi può dire ciò che è passato tra me e Gesù in questo giuoco, le finezze d’amore, gli stratagemmi, i baci, le carezze che a vicenda ci facevamo? Sebbene mi passava il mio diletto Gesù, perché io essendo debole, venivo meno, tanto vero, che non potendo contenere in me ciò che Lui mi dava, ho detto: “Diletto mio, basta, basta, che più non posso, io vengo meno, il mio povero cuore non è tanto largo da essere capace di ricevere tanto, perciò basta per ora”.
(4) Allora, volendomi rimproverare il parlare dell’altro giorno, dolcemente mi ha detto:
(5) “Fammi sentire le tue querele, di’, di’, sono Io crudele? Il mio amore per te si è cambiato in crudeltà?”
(6) Ed io, tutta arrossendo, ho detto: “No, Signore, non siete crudele quando venite, ma quando non ci venite, allora dirò che siete crudele”.
(7) Sorridendo Lui al mio dire, ha soggiunto:
(8) “Pure continua a dire che quando non vengo sono crudele, no, no, non ci può essere in Me crudeltà alcuna, ma tutto è amore; e sappi che se è come tu dici, lo stesso essere crudele è amore più grande”.
(1) Trovandomi tutta preoccupata sul misero mio stato, specialmente che non fosse più Volontà di Dio, e ritenevo come indizio certo lo scarso patire e le sue continue privazioni. Ora, mentre mi stavo logorando il piccolo mio cervello su di ciò e sforzandomi per uscirne, il mio sempre buon Gesù, come lampo si è fatto vedere dicendomi:
(2) “Figlia mia, che vuoi tu che faccia? Dimmi, Io farò ciò che vuoi tu”.
(3) Ad una proposta sì inaspettata, non ho saputo che dire, provavo una tale confusione che il benedetto Gesù dovesse fare ciò che io volevo, mentre io devo fare ciò che Lui vuole, che sono restata muta. Onde, non vedendomi dire niente, come lampo è sfuggito, ed io, correndo dietro a quella luce mi sono trovata fuori di me stessa, ma non l’ho trovato e sono andata girando la terra, il cielo, le stelle, ed or lo chiamavo con la voce, ed or col canto, pensando tra me che il benedetto Gesù a sentire la voce ed il mio canto resterebbe ferito e con sicurezza lo avrei trovato. Ora mentre giravo, ho visto lo strazio crudele che si continua a fare nella guerra della Cina, le chiese abbattute, le immagini di Nostro Signore gettate per terra, e questo è niente ancora. Quello che mi ha fatto più spavento è stato il vedere che, se ora lo fanno i barbari, i secolari, poi lo faranno i finti religiosi, che smascherandosi e facendosi conoscere chi sono, unendosi cogli aperti nemici della Chiesa, daranno un tale assalto, che pare incredibile a mente umana. Oh! quanti strazi più crudeli! Pare che hanno giurato tra loro di finirla per la Chiesa. Ma il Signore prenderà vendetta di loro col distruggerli, perciò, sangue da una parte e sangue dall’altra. Onde mi sono trovata dentro d’un giardino che mi pareva che fosse la Chiesa, e dentro là vi era una turba di gente sotto l’aspetto di dragoni, di vipere e di altre bestie inferocite, che devastando quel giardino, e poi uscendo fuori, formavano la rovina delle gente. Or, mentre ciò vedevo, mi sono trovata in braccia il mio diletto Signore ed io ho detto: “Finalmente che vi avete fatto trovare, siete Voi veramente il mio caro Gesù?”
(4) E Lui: “Si, si, sono il tuo Gesù”.
(5) Ed io volevo dirgli che risparmiasse tanta gente, ma Lui, non dandomi retta a questo, tutto afflitto ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, sono bastantemente stanco, andiamo nel letto a riposare se vuoi che mi trattengo con te”.
(7) Ed io, temendo che se ne andasse ho fatto silenzio, facendogli prendere il sonno. Onde dopo poco è rientrato nel mio interno, lasciandomi rincuorata, si, ma sommamente afflitta.