(1) Ho passato una notte ed un giorno inquieta. Fin da principio mi sentivo uscire fuori di me stessa, senza che potessi trovare il mio adorabile Gesù; non vedevo altro che cose che mi facevano terrore e spavento. Vedevo che nell’Italia si alzava un fuoco ed un altro ne stava alzato nella Cina, che a poco a poco, unendosi insieme, si confondevano in uno solo. In questo fuoco vedevo il re dell’Italia, per inganno repentinamente morto, e questo era mezzo come aizzare e ingrandire l’incendio. Insomma, vedevo una sommossa, un tumulto, un uccidere di gente. Con queste cose vedute, mi sentivo in me stessa e mi sentiva straziare l’anima, da sentirmi morire, molto più che non vedevo il mio adorabile Gesù. Onde, dopo molto aspettare, si è fatto vedere con una spada in mano, in atto di menarla sopra le gente. Io, tutta spaventata, e fatta un po’ ardita, ho preso in mano la spada, dicendogli: “Signore, che fai? Non vedete quanti strazi succederanno, se menate questa spada? Quello che più mi addolora è che veggo che prendete in mezzo l’Italia. Ah! Signore, placatevi, abbiate pietà delle vostre immagini! E se dite che mi amate, risparmiate a me quest’acerbo dolore”. E mentre ciò dicevo, mi tenevo con quanta più forza potevo, la spada. Gesù, mandando un sospiro, tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, lasciala, lasciala cadere sopra le gente, che più non posso”.
(3) Ed io stringendola più forte: “Non posso lasciarla, non mi dà l’animo di farlo”.
(4) E Lui: “Non te l’ho detto tante volte, che sono costretto a non farti vedere niente, altrimenti non sono libero di fare ciò che voglio”.
(5) E mentre ciò diceva, ha abbassato il braccio con la spada e si ha messo in atto di calmarsi del suo furore. Dopo poco mi è scomparso, ed io sono lasciata con timore, chi sa, ancora senza farmi vedere mi tirasse la spada e la menasse sopra le gente. Oh! Dio, che crepacuore il solo ricordarmi!
(1) Continua il mio adorabile Gesù a venire scarsissime volte e per poco tempo. Questa mattina mi sentivo tutta annientata e quasi non ardivo di andare in cerca del mio sommo Bene; ma Lui sempre benigno, è venuto e volendomi infondere fiducia mi ha detto:
(2) “Figlia mia, innanzi alla mia Maestà e purità non vi è chi possa stare di fronte, anzi, tutti sono costretti a starsene atterriti e colpiti dal folgore della mia santità. L’uomo vorrebbe quasi fuggire da Me, perché è tale e tanta la sua miseria, che non ha coraggio di sostenersi innanzi all’Essere Divino. Ed ecco che facendo campo della mia misericordia, assunsi l’umanità, che temperando i raggi della Divinità, è mezzo come infondere fiducia e coraggio all’uomo per venire a Me; il quale mettendosi di fronte alla mia umanità, che spande raggi temperati della Divinità, ha il bene di potersi purificare, santificare ed anche divinizzare nella mia stessa umanità deificata. Perciò tu stati sempre di fronte alla mia umanità, tenendola come specchio in cui tergerai tutte le tue macchie; ma non solo, ma come specchio in cui rimirandoti, acquisterai la bellezza e mano mano andrai ornandoti a somiglianza di Me medesimo. Perché è proprietà dello specchio far comparire dentro di sé l’immagine simile a quella di chi si rimira; se tale è lo specchio materiale, molto più è il divino, perché la mia umanità serve all’uomo come specchio per rimirare la mia Divinità. Ecco perciò che tutti i beni, all’uomo, dalla mia umanità derivano”.
(3) Mentre ciò diceva, mi sentivo infondere tale fiducia che mi è venuto il pensiero di volergli parlare dei castighi, chi sa mi avesse dato udienza e potesse avere l’intento di placarlo del tutto. Ma mentre mi accingevo a ciò, come lampo è scomparso, e l’anima mia correndo dietro di Lui, si è trovata fuori di me stessa; ma non l’ho potuto più ritrovare, e con sommo mio rammarico ho visto tante persone che andavano nelle carceri, altri settari che uscivano per attentare altre vite di re, e d’altri capi; vedevo che si rodevano di rabbia perché le manca il mezzo ancora come uscire tra i popoli e farne macello, eppure giungerà il tempo loro. Onde dopo ciò mi sono trovata in me stessa, tutta oppressa ed afflitta.
Mercoledì non mi potei mai raccogliere, giovedì pure; di quando in quando il mio angelo custode mi diceva qualche cosa, ma sempre però svegliata; anzi mercoledì sera, dentro di me pensavo che potrei essere ingannata dal diavolo; mi quietava, dicendomi solo: « Obbedienza ».
Eccoci infatti a stasera. Al solito per obbedienza andai a letto; mi misi per pregare, mi raccolsi subito. Era già un po' che mi sentivo maletto. Stetti sola sola: quando pativo, Gesù non c'era, e patii solo nel capo.
Il confessore stamani mi ha dimandato se avessi anche avuti i segni; ho risposto di no. Sieno pure forti anche quelli, ma non mai a paragone del capo.
Povero Gesù!
Mi fece stare circa un'ora sola, ma poi venne e si presentò in questo modo, tutto sangue, dicendomi: « Sono il Gesù di padre Germano». Non ci credevo, e perché? Temo sempre sempre. Pronunziò quelle parole: «Benedetto Gesù e Maria », e allora capii. Mi dette un po' di forza, e poi io internamente avevo paura, e lui diceva: «Non temere: sono Gesù di padre Germano».
Mi raccomandò poi da sé, senza che io ci pensassi neppure, di pregare per madre Maria Teresa di Gesù Bambino, perché è in purgatorio e soffre tanto. Gesù la vuole presto con sé, mi pare.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, stavo desiderando e cercando il mio amante Gesù. Onde dopo averlo lungamente aspettato, è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché mi cerchi fuori di te, mentre potresti ritrovarmi più facilmente dentro di te? Quando tu mi vuoi trovare, entra in te, giungi fin nel tuo nulla, ed ivi, senza di te, nel brevissimo giro del tuo nulla, scorgerai le fondamenta che ha gettato in te e le fabbriche che ha innalzato in te l’Essere Divino. Guarda e vedi”.
(3) Io ho riguardato ed ho visto le solide fondamenta e le mura altissime, che giungevano fino al cielo, ma quello che mi faceva stupire era che vedevo che il Signore aveva fatto questo bel lavoro sopra del mio nulla, e le mura erano tutte murate, senza nessuna apertura. Si vedeva solo alla volta un’apertura, che corrispondeva solo al Cielo, ed in questa apertura vi risedeva Nostro Signore, sopra d’una colonna stabile, che sporgeva dalle fondamenta formate sul nulla. Ora, mentre me ne stavo tutta stupita a guardare, il benedetto Gesù ha soggiunto:
(4) “Le fondamenta formate nel nulla, significa che la mano divina opera là, dove c’è il nulla e mai vi mescola le sue opere con le opere materiali. Le mura senza aperture all’intorno, è che l’anima non deve avere nessuna corrispondenza con le cose terrene, tanto, che non ci sia nessun pericolo che vi possa entrare neppure un poco di polvere, perché tutto ben murato. La sola corrispondenza che danno queste mura è per il Cielo, cioè, dal nulla al Cielo, dal Cielo al nulla, ed ecco il significato dell’apertura fatta nella volta. La stabilità della colonna è che l’anima è tanto stabile nel bene, che non c’è vento contrario che la possa muovere. Ed Io che vi risiedo sopra, è indizio certo che tutta divina è l’opera fatta”.
(5) Chi può dire quello che comprendevo su di ciò? Ma la mia mente si perde e non sa dirne nulla. Sia sempre benedetto il Signore e sia tutto per sua gloria ed onore.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva, onde ho molto aspettato, quando appena si ha fatto vedere mi ha detto:
(2) ”Come uno strumento musicale risuona gradito all’orecchio di chi lo ascolta, così i tuoi desideri, le tue aspettazioni, i sospiri, le lacrime tue, risuonano al mio udito come una musica delle più gradite. Ma per fare che scenda più dolce e dilettevole, ti voglio insegnare un altro modo, cioè, desiderarmi non come desiderio tuo, ma come desiderio mio, perché Io amo grandemente di manifestarmi teco. Insomma, tutto ciò che tu vuoi e desideri, volerlo e desiderarlo perché lo voglio Io, cioè, prenderlo da dentro di Me, e farlo tuo. Così sarà più dilettevole la tua musica al mio udito, perché è musica uscita da Me stesso”.
(3) Poi ha soggiunto: “Tutto ciò che esce da Me entra in Me. Ecco perciò che gli uomini si lamentano che non ottengono così facile quello che mi domandano, perché non sono cose che escono da Me, e non essendo cose che escono da Me, non sono così facili ad entrare in Me ed uscire poi per darsi a loro, perché esce da Me ed entra in Me tutto ciò che è santo, puro e celeste. Or, qual meraviglia se li viene chiusa l’udienza se ciò che domandano non sono tale? Ecco perciò tieni tu bene a mente che tutto ciò che esce da Dio entra in Dio”.
(4) Chi può dire ciò che comprendevo sopra di queste due parole? Ma non ho parole a sapermi spiegare. Ah! Signore, datemi grazia che possa domandare tutto ciò che è santo e che sia desiderio e Volontà vostra, così potrete comunicarvi con me più abbondantemente.
(1) Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio diletto Gesù si ha fatto vedere in atto di volermi ammaestrare, portando come un esempio mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se un giovane prendesse moglie e questa, presa d’amore verso di lui, volesse stare sempre insieme, senza staccarsi un momento, senza badare alle altre cose dovute ad una moglie per felicitare questo giovane, che direbbe costui? Gradirebbe l’amore di costei, ma al certo non sarebbe contento della condotta di questa tale, perché questo modo d’amare non sarebbe altro che un amore sterile, infecondo, che porterebbe danno a quel povero giovane anziché frutto, ed a poco a poco, questo strano amore recherebbe noia a costui, anziché gusto, perché tutta la soddisfazione di questo amore è della giovane. E siccome l’amore sterile non ha legna come fomentare il fuoco, presto presto verrebbe ad incenerirsi, perché il solo amore operante è durevole, che gli altri amori, come fumo se ne volano al vento, e poi si giunge ad infastidirsi, a non curare e forse a disprezzare ciò che tanto s’amava.
(3) Tale è la condotta di quelle anime che badano solo a sé stesse, cioè, alla loro soddisfazione, ai fervori ed a tutto ciò che le gradisce, dicendo che questo è amore per Me, mentre è tutta loro soddisfazione, perché si vede coi fatti che non prendono cura dei miei interessi e delle cose che a Me appartengono, e se viene a mancare ciò che le soddisfa, più non si curano di Me, e giungono anche ad offendermi. Ah! figlia, il solo amore operante è quello che distingue i veri dai falsi amatori, ché tutto il resto è fumo”.
(4) Mentre ciò diceva, vedevo persone e come se io volessi badare a quelle, ma Gesù mi ha distratto da ciò col dirmi:
(5) “Non volerti impacciare dei fatti altrui, lasciamoli fare, perché ogni cosa tiene il tempo suo. Quando sarà il tempo del giudizio, allora sarà il tempo di discernere tutte le cose, ché crivellandosi ben bene, si verrà a conoscere il grano, le paglie ed il seme sterile e nocivo. Oh! quante cose che compariscono grano si troveranno in quel giorno, paglie e semi sterili, degne solo di essere gettate nel fuoco!”
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva, onde dopo molto aspettare, quando il mio povero cuore non ne poteva più, si è fatto vedere da dentro il mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non volerti affliggere ché non mi vedi, che sto dentro di te, e da qui, per mezzo tuo, sto rimirando il mondo”.
(3) Onde dopo ha continuato a farsi vedere di tanto in tanto, senza dirmi più niente.
(1) Avendo passato un giorno inquieta, mi sentivo tutta piena di tentazioni e peccati. Oh! Dio, che pena straziante è l’offendervi! Facevo quanto più potevo a starmene in Dio, a rassegnarmi al suo Santo Volere, a offrirgli per amor suo quello stesso stato inquieto, a non dar retta al nemico mostrandomi con somma indifferenza, acciocché non l’avessi io stessa aizzato a tentarmi maggiormente, ma con tutto ciò non potevo fare a meno di sentire il bisbiglio che il nemico mi suscitava intorno. Onde, trovandomi nel solito mio stato, non ardivo di desiderare il mio diletto Gesù, tanto mi vedevo brutta e miserabile. Ma Lui, sempre benigno con questa peccatrice, senza che lo chiedessi è venuto, e come se mi compatisse, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non temere. Non sai tu che certe acque fredde ed impetuose sono più potenti a purgare da ogni minimo neo, che lo stesso fuoco? E poi, tutto si converte in bene per chi veramente mi ama”.
(3) Detto ciò, è scomparso, lasciandomi rincuorata, si, ma debole, come se avessi sofferto una febbre.
(1) Avendo passato parecchi giorni di privazione e d’amarezza, al più l’ho visto qualche volta ad ombra ed a lampo. Questa mattina trovandomi nel sommo dell’amarezza, non solo, ma come se avessi perduto la speranza di più rivederlo. Onde, dopo aver fatto la comunione, mi pareva che il confessore mettesse l’intenzione della crocifissione, allora il benedetto Gesù, per farmi obbedire, si ha mostrato e mi ha partecipato le sue pene. In questo frattempo ho visto la Regina Mamma, che prendendomi, mi offriva a Lui, acciò si placasse. E Gesù, avendo riguardo alla Mamma, accettava l’offerta e pareva che si placasse un poco. Dopo ciò, la Mamma Regina mi ha detto:
(2) “Vuoi tu venire in purgatorio a sollevare il re dalle pene orribili in cui si trova?”
(3) Ed io: “Mamma mia, come Lui vuole”.
(4) In un instante mi ha preso, e di volo mi ha trasportato in un luogo di supplizi atroci, tutti mortali. E là ci stava quel misero, che da un supplizio passava all’altro, pareva che per quante anime si erano perdute per causa sua, altrettante morti lui doveva subire. Onde, dopo essere passata io per parecchi di quei supplizi, è restato lui un po’ più sollevato. Di nuovo la Mamma Regina mi ha sottratto da quel luogo di pene e mi sono trovata in me stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato e non venendo il mio adorabile Gesù, me ne stavo tutta afflitta e un po’ impensierita sul perché non ci veniva. Onde dopo molto aspettare e riaspettare è venuto, e vedendolo che dalle mani sgorgava sangue, l’ho pregato che dalla mano sinistra versasse il sangue sopra del mondo, a pro dei peccatori che stavano per morire ed in pericolo di perdersi, e dalla mano destra che versasse il suo sangue sopra il purgatorio; e Lui, benignamente ascoltandomi, si è scosso ed ha versato sangue sopra d’una parte e dell’altra. Dopo ciò mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nelle anime interne non ci può stare la turbazione, e se vi entra è perché si esce fuori di sé stessa, e facendo così, è fare da carnefice a sé stessa, perché uscendo fuori di sé stessa s’appiglia a tante cose che ne riguarda, e che non sono Dio, e delle volte neppure cose che riguardano il vero bene dell’anima, onde ritornando in sé stessa e portando cose che le sono estranee, si strazia da sé stessa, ed con ciò viene ad infermare sé stessa e la grazia. Perciò, stati sempre in te stessa e starai sempre calma”.
(3) Chi può dire come comprendevo con chiarezza e come trovavo la verità in queste parole di Gesù? Ah! Signore, se vi benignate d’ammaestrarmi, datemi grazia di profittare dei vostri santi ammaestramenti, altrimenti tutto sarà per mia condanna.