(1) Trovandomi nella stessa confusione, come un lampo si è fatto vedere e mi ha fatto capire che non avevo scritto tutto ciò che Lui mi aveva detto il giorno innanzi, cioè, che l’anima non solo deve vivere per Dio, ma in Dio. Onde il benedetto Gesù mi ha ripetuto la differenza che passa tra il vivere per Dio ed il vivere in Dio, col dirmi:
(2) “Nel vivere per Dio, l’anima può star soggetta alle turbazione, alle amarezze, ad essere incostante, a sentire il peso delle passioni, a mischiarsi nelle cose terrene. Ma il vivere in Dio, no, è tutto diverso, perché la cosa principale per fare che una persona potesse entrare ad abitare in un’altra persona, è deporre tutto ciò che è suo, cioè, spogliarsi di tutto, lasciare le proprie passioni, in una parola, lasciare tutto per trovare tutto in Dio. Or, quando l’anima, non solo si è spogliata, ma assottigliata ben bene, allora potrà entrare per la porta stretta del mio cuore a vivere in Me, a mio modo e della mia stessa vita, perché sebbene il mio cuore è larghissimo, tanto che non c’è termino ai suoi confini, ma la porta però è strettissima e solo può entrarvi chi è denudato di tutto. E questo con ragione, perché essendo Io santissimo, non ammetterei giammai a vivere in Me alcunché che fosse estraneo alla mia santità. Perciò, figlia mia, cerca di vivere in Me e possederai il paradiso anticipato”.
(3) Chi può dire quanto comprendevo su di questo vivere in Dio? Ma dopo è scomparso e sono lasciata nel mio stesso stato.