(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo tutta oppressa e con timore di ricevere persecuzioni, contrasti, calunnie, non solo io, che di me non mi curo perché sono una povera creatura che valgo niente, ma il confessore con altri sacerdoti. Onde mi sentivo il cuore schiacciato da questo peso senza poter trovare quiete. In questo mentre è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
(2) “Figlia mia, perché starti turbata ed inquieta con perderci il tempo? Per le cose tue non c’è niente, e poi tutto è provvidenza divina che permette le calunnie, le persecuzioni, i contrasti, per giustificare l’uomo e farlo ritornare all’unione del Creatore, da solo a solo, senza appoggio umano come nell’essere creato ne uscì. Ed ecco come l’uomo per quanto buono e santo fosse, sempre gli resta qualche cosa di spirito umano nel suo interno, come pure nel suo esterno non è perfettamente libero, sempre tiene in qualche cosa d’umano in cui spera, confida e s’appoggia, e da cui vuole riscuotere stima e rispetto. Fa che un po’ succede il vento delle calunnie, persecuzioni e contrasti, oh! che grandine distruttrice riceve lo spirito umano, perché l’uomo vedendosi battagliato, mal veduto, disprezzato dalle creature, non trova più soddisfazione tra loro; anzi, gli vengono a mancare tutti insieme: Aiuti, appoggi, fiducia e stima; e se prima andava in cerca di loro, dopo lui stesso li fugge, perché dovunque si volge non trova che amarezze e spine. Quindi, ridotto in questo stato rimane solo, e l’uomo non può stare, n’è fatto per starsi solo; che farà il poverino? Si rivolgerà tutto, senza il minimo impiccio al suo centro Iddio, e Iddio si darà tutto a Lui, e l’uomo si darà tutto a Dio, applicando il suo intelletto nel conoscerlo, la sua memoria nel ricordarsi di Dio e dei suoi benefizi, la volontà ad amarlo. Ed ecco figlia mia, giustificato, santificato e rifatto nell’anima sua il fine per cui è stato creato. Ed ancorché dopo gli converrà trattare con le creature e si vede offrire aiuti, appoggi, stima, li riceve con indifferenza, conoscendo a prova chi sono; e se si ne serve lo fa solo quando ne vede l’onore e la gloria di Dio, restandosi sempre solo Dio e lui.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi pareva di vedere la Santissima Trinità ed io in mezzo a loro, come se volessero risolvere che cosa dovessero fare del mondo. Onde, pareva che dicevano:
(2) “Se al mondo non si mandano fierissimi flagelli, tutto per lui è finito in fatto di religione, e diventeranno peggiori degli stessi barbari”.
(3) E mentre ciò dicevano, pareva che scendevano sulla terra guerre d’ogni specie, terremoti da distruggere intere città e malattie. Io nel vedere ciò, tutta tremante ho detto: “Maestà Suprema, perdonate all’umana ingratitudine, ora più che mai il cuore dell’uomo è ribellato; se si vedrà mortificato si ribellerà maggiormente, aggiungendo oltraggi ad oltraggi alla vostra Maestà”. Ed una voce che usciva da mezzo a loro diceva:
(4) “L’uomo si può ribellare quando è solo mortificato, ma quando è distrutto, cessa il suo ribellamento; ora qui non si parla di mortificazione, ma di distruzione”.
(5) Dopo ciò sono scomparsi; ma chi può dire come sono restata, molto più ché mi sentivo come una disposizione di volere uscire da questo stato di sofferenze, ed una volontà non perfettamente acquietata al Volere Divino. Vedevo con chiarezza che la più brutta onta che può fare la creatura al Creatore è opporsi al Volere suo Santissimo, ne sentivo la pena, temevo forte che potessi fare un’atto opposto al suo Volere, con tutto ciò non mi potevo acquietare. Quindi dopo molto stentare è ritornato il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, molte volte Io mi diletto di eleggere le anime, di circondarle di fortezza divina in modo che nessun nemico possa in lei entrare, e vi stabilisco il mio perpetuo soggiorno, ed in questa dimore che faccio mi abbasso, si può dire, ai più minuti servizi, la ripulisco, l’estirpo tutte le spine, le distruggo tutto ciò che di male ha prodotto la natura umana, e vi pianto tutto ciò che di bello e di buono in me si trova; tanto da formare il più bel giardino delle mie delizie, da servirmene a mio gusto, e secondo le circostanze della mia gloria e del bene altrui, tanto, che si può dire che non ha più nulla del suo, servendomi solo per mia abitazione. Onde, sai tu che ci vuole per distruggere tutto questo? Un’atto opposto alla mia Volontà; e tutto questo lo farai tu se ti opponi alla mia Volontà”.
(7) Ed io: “Temo Signore che i superiori mi possano dare l’ubbidienza dell’altra volta”.
(8) E Lui: “Questo non è cosa tua, ed Io me la vedrò con loro, ma qui c’è il tuo volere”.
(9) Con tutto ciò non mi potevo quietare ed andavo ripetendo nel mio interno: “Che cambiamento funesto mi è successo, chi ha disgiunto il voler mio dal Volere del mio Dio, che pareva formata tutt’uno?”
(1) Continuando a stare con timore che potessi oppormi al Volere del mio adorabile Gesù, mi sentivo tutta oppressa ed angustiata, e stavo pregando che mi liberasse dicendo: “Signore, abbiate pietà di me; non vedete il pericolo in cui mi trovo? E’ possibile che io, vilissimo vermicciolo ardisca tanto, da sentirmi opposta al vostro Santo Volere? E poi, qual bene posso io trovare ed in qual precipizio piomberò se mi trovo disgiunta della Vostra Volontà?” Mentre ciò dicevo, il benedetto Gesù si è mosso nel mio interno, e con una luce che mi mandava pareva che mi diceva:
(2) “Tu non comprendi mai nulla, questo stato è stato di vittima; come ti hanno offerto vittima per Corato, tu accettasti; ora che cosa c’è di male in Corato? Non c’è forse la ribellione verso il Creatore della creatura? Tra sacerdoti e secolari, tra partiti e partiti? Ora il tuo stato di ribellione non voluto, il timore, le tue pene, è stato espiatorio; e questo stato di espiazione Io lo soffrii nel Getsemaní che giunsi a dire: “Se è possibile passi da Me questo calice, ma non la mia, ma la tua Volontà si faccia”. Mentre in tutto il corso della mia vita l’avevo tanto desiderato, fino a sentirmi consumare”.
(3) Nel sentire ciò, pare che mi sono tranquillizzata e rafforzata, e l’ho pregato che versasse in me le sue amarezze, ed avendomi avvicinato alla sua bocca, e per quanto ho succhiato non veniva nulla, solo un’alito amarissimo che tutto l’interno mi amareggiava, ond’io vedendo che nulla versava ho detto: “Signore, non mi vuoi più bene, amarezze non ne vuoi versare, almeno versa le tue dolcezze”.
(4) E Lui: “Anzi ti voglio più bene, e se tu potessi entrare nel mio interno vedresti con chiarezza in tutte le mie parti l’amore distinto verso di te, ed alcune volte ti amo tanto, che giungo ad amarti quant’amo Me stesso, sebbene però alcune volte non posso vederti e mi sei nauseante”.
(5) Che fulmine sono state queste ultime parole al mio povero cuore, pensare che non sempre ero amata dal mio amante Gesù, e giungevo ad essere un’anima abominevole. Se non correva Lui stesso a spiegarmi il significato io non potevo più vivere, onde ha soggiunto:
(6) “Povera figlia, ti è assai duro questo? Hai incontrato la mia stessa sorte, Io ero sempre qual ero, uno con la Trinità Sacrosanta e ci amavamo d’un amore eterno, indissolubile, eppure coperto come vittima di tutte le iniquità degli uomini il mio esterno era abominevole innanzi alla Divinità, tanto che la giustizia divina non mi risparmiò in parte alcuna, rendendosi inesorabile, fino ad abbandonarmi. Tu sei sempre qual sei con Me, e siccome occupi lo stato di vittima, il tuo esterno comparisce innanzi alla divina giustizia coperto delle colpe altrui, ecco perciò ti ho detto quelle parole, tu però quietati, che ti amo sempre”.
(7) Detto ciò è scomparso, pare che il benedetto Gesù questa volta ha voglia d’inquietarmi, sebbene mi dà subito la pace. Sia sempre benedetto e ringraziato.
(1) Questa mattina mi sentivo quasi libera dalle sofferenze, io stessa non sapevo che fare, quando mi sono sentita fuori di me stessa e vedevo persone del nostro paese che oltre alle parole e calunnie che avevano detto, macchinavano di giungere ai fatti, in questo mentre ho visto il benedetto Gesù ed ho detto: “Signore, troppa libertà date a questi uomini infernali, finora sono state parole d’inferno, ed ora vogliono giungere a mettere mani addosso ai tuoi ministri, legateli ed abbiate compassione di loro, ed insieme difendete quelli che vi appartengono”.
(2) E lui: “Figlia, è necessaria questa libertà per conoscere il buono ed il cattivo, sappi però che ne sono stanco dell’uomo, e tanto stanco che lo partecipo a te, in modo che quando tu senti quella stanchezza di questo stato di vittima, e quasi la volontà di volerne uscire, ti viene da Me, e ti avverto di stare attenta di non mettere nessuna volontà, ché Io vado trovando la volontà della creatura per appoggiarmi e castigare i ribelli. Però proviamo, ancora ti farò soffrire a te, e quelli resteranno senza forza e non potranno fare nulla di ciò che vogliono”.
(3) Chi può dire ciò che ho sofferto e quante volte mi ha rinnovato la crocifissione, e mentre ciò faceva, mi ha detto alzando la sua mano verso del cielo:
(4) “Figlia mia, l’uomo non l’ho fatto per la terra, ma per il Cielo, e la sua mente, il suo cuore, e tutto ciò che il suo interno contiene, dovevano esistere in Cielo, e se ciò faceva, riceveva nelle tre potenze l’influsso della Santissima Trinità, restandole ricopiata in sé stessa; ma siccome si occupa di terra, riceve in sé il fango, il marciume e tutta la sentina dei vizi che la terra contiene”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando: “E’ possibile, può essere vero che per poche mie sofferenze, il Signore deve sospendere i castighi, debilitare le forze umane per non fare le rivoluzioni e formare leggi inique; e poi, chi sono io da meritare con poche sofferenze tutto questo? Mentre ciò pensavo, è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, né tu, né chi ti dirige hanno compreso il tuo stato; già tu nello stato di sofferenze scomparirai affatto, ed Io solo, non misticamente, ma in carne viva vi riproduco le stesse mie sofferenze che soffrii la mia Umanità; e non furono forse le mie sofferenze che debilitarono i demoni, illuminarono le menti accecate, in una parola che formò la redenzione dell’uomo? E se lo potettero allora nella mia Umanità, non lo possono forse fare adesso nella tua? Se un re andasse ad abitare in un piccolo tugurio, e da là dispensasse grazie, aiuto, monete, continuasse il suo uffizio di re, se qualcuno non credesse si direbbe che è sciocco, se è re può fare del bene tanto nel palazzo regale, quanto nel piccolo tugurio; anzi si ammira più la bontà, ché essendo re non disdegna d’abitare piccoli tuguri e vili capanne; tale è il fatto tuo”.
(3) Io comprendevo con chiarezza tutto ciò, ed ho detto: “Signore mio, tutto va bene come dite, ma tutta la difficoltà del mio stato sta nella venuta del sacerdote”.
(4) E Lui: “Figlia mia, ancorché un re abitasse piccoli tuguri, le circostanze, la necessità, lo stato di re, conviene che i suoi ministri non lo lascino solo, ma che gli facciano compagnia servendolo ed ubbidendolo in ciò che lui vuole”.
(5) Sono restata tanto convinta, che non ho saputo più che dire.
(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa, siccome era stato Monsignore a visitarmi ché diceva che non era certo che fosse Gesù Cristo che operasse in me; nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, per comprendere bene un soggetto ci vuole la credenza, perché senza di questa tutto è buio nell’intelletto umano, mentre il solo credere accende nella mente una luce, e per mezzo di questa luce scorge con chiarezza la verità e la falsità, quando opera la grazia e quando la natura, e quando la diabolica. Vedi, il Vangelo è noto a tutti; ma chi comprende il significato delle mie parole, le verità che in esso contiene? Chi se le conserva nel proprio cuore e ne fa un tesoro per comprarsi il regno eterno, chi crede. E per tutti gli altri non solo non ne comprendono un acca, ma se ne servono per farsene beffe e mettere in burla le cose più sante. Onde si può dire che tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama, e per tutti il resto niente è scritto per loro. Così è di te, chi tiene un po’ di credenza vede le cose con chiarezza e trova la verità, chi no, vede le cose tutte confuse”.
(1) Questa mattina, dopo aver molto stentato è venuta la Regina Madre col Bambino in braccio, e me l’ha dato a me dicendomi che lo tenessi cogli atti continui d’amore corteggiato. Ho fatto per quanto ho potuto e mentre ciò facevo, Gesù mi ha detto:
(2) “Diletta mia, le parole più gradite e che più consolano la mia Madre, è il “Dominus Tecum”, perché non appena furono pronunziate dall’arcangelo, sentì in sé comunicarsi tutto l’Essere Divino, e quindi si sentì investita del divino potere, in modo che il suo, a fronte del potere divino, si disperdette, e mia Madre rimase col potere divino nelle sue mani”.
(1) Avendo il confessore detto che pregassi secondo l’intenzione di Monsignore, vedevo, trovandomi fuori di me stessa, che non riguardavo Monsignore ma altre persone, e tra queste vedevo una buonissima donna, ma tutta costernata e piangeva, e Monsignore sotto le braccia d’una croce con Cristo confitto sopra che difendeva, e doveva avere occasione per combattere per la religione, ed il benedetto Gesù che diceva:
(2) Li confonderò.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, pareva di vedere la Santissima Trinità, che a vicenda si guardavano, ed in quei sguardi era tanta la loro bellezza, che rimanevano estatici col solo guardarsi, ed in questo stato traboccavano fuori in amore, e da quest’amore restavano come scossi, per rimanere più intensamente estatici, sicché tutto il loro bene e compiacimento stava compreso in loro stessi, e tutta la loro eterna vita e beatitudine, ed esercizio, stava racchiuso in questa sola parola: “amore”, e tutta la beatitudine dei santi era formata da questo operare perfetto della Santissima Trinità.
(2) Mentre ciò vedevo, il Figlio ha preso la forma di Crocifisso, ed uscendo da mezzo a Loro, è venuto a me partecipandomi le pene della crocifissione, e mentre stava con me, si è portato di nuovo in mezzo a Loro ed ha offerto le sue e le mie sofferenze, ed ha soddisfatto all’amore che le dovevano tutte le creature. Chi può dire il loro compiacimento, e come restavano soddisfatti dell’offerta del Figlio. Pareva che siccome nel creare le creature, non altro era uscito dal loro interno che fiamme contenute d’amore, che per dare sfogo a questo amore sì misero a creare tant’altre loro immagini, allora ne restano soddisfate quando ricevono ciò che hanno dato, cioè: Amore hanno dato, amore vogliono; sicché il più brutto affronto è il non amarli. Eppure, oh! Dio tre volte santo, chi è che ti ama?
(3) Dopo ciò sono scomparsi, ma chi può dire ciò che comprendevo? La mia mente si perdeva e la lingua non sa articolar parola. Onde, dopo poco il benedetto Gesù è ritornato col volto coperto di sputi e di fango, e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, le lodi, le adulazioni, sono sputi e fango che sporcano ed infangano l’anima ed acciecano la mente, per non farle conoscere chi egli veramente sia, specie se non partono dalla verità; che se partono dalla verità e la persona è degna di lodi, conoscendo la verità ne darà a Me la Gloria; ma se partono dalla falsità, spingono a tale eccesso l’anima, da confermarsi maggiormente nel male”.
(1) Dopo avere molto stentato, quando appena ho visto il benedetto Gesù nel mio interno che teneva la corona di spine, ed io me l’ho messo a guardare ed a compatirlo, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, volli soffrire queste spine nella mia testa oltre per espiare tutti i peccati di pensieri, per unire l’intelligenza divina all’umana, perché l’intelligenza divina era come dispersa nelle menti umane, e le mie spine la chiamarono dal Cielo e la innestarono di nuovo. Non solo questo, ma ottenni a chi doveva manifestare le cose divine, aiuto, forza, lucidazione a farla conoscere agli altri”.