(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando: “E’ possibile, può essere vero che per poche mie sofferenze, il Signore deve sospendere i castighi, debilitare le forze umane per non fare le rivoluzioni e formare leggi inique; e poi, chi sono io da meritare con poche sofferenze tutto questo? Mentre ciò pensavo, è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, né tu, né chi ti dirige hanno compreso il tuo stato; già tu nello stato di sofferenze scomparirai affatto, ed Io solo, non misticamente, ma in carne viva vi riproduco le stesse mie sofferenze che soffrii la mia Umanità; e non furono forse le mie sofferenze che debilitarono i demoni, illuminarono le menti accecate, in una parola che formò la redenzione dell’uomo? E se lo potettero allora nella mia Umanità, non lo possono forse fare adesso nella tua? Se un re andasse ad abitare in un piccolo tugurio, e da là dispensasse grazie, aiuto, monete, continuasse il suo uffizio di re, se qualcuno non credesse si direbbe che è sciocco, se è re può fare del bene tanto nel palazzo regale, quanto nel piccolo tugurio; anzi si ammira più la bontà, ché essendo re non disdegna d’abitare piccoli tuguri e vili capanne; tale è il fatto tuo”.
(3) Io comprendevo con chiarezza tutto ciò, ed ho detto: “Signore mio, tutto va bene come dite, ma tutta la difficoltà del mio stato sta nella venuta del sacerdote”.
(4) E Lui: “Figlia mia, ancorché un re abitasse piccoli tuguri, le circostanze, la necessità, lo stato di re, conviene che i suoi ministri non lo lascino solo, ma che gli facciano compagnia servendolo ed ubbidendolo in ciò che lui vuole”.
(5) Sono restata tanto convinta, che non ho saputo più che dire.