(1) Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato e continuando i miei timori, nel venire il benedetto Gesù gli ho detto: “Vita della mia vita, donde vieni che non mi fate ubbidire agli ordine dei superiori?”
(2) E Lui: “E tu, figlia mia, non vedi da dove viene il contrasto? Che il volere umano non si unisce col Divino e si danno il bacio insieme, in modo da formare un solo; e quando c’è contrasto tra questi due volere, essendo superiore il Volere Divino, il volere umano ci deve perdere per forza. E poi, che altro vogliono? Se Io ti ho detto che se vogliono ti faccio cadere in questo stato, se non vogliono ti faccio ubbidire, in riguardo all’ubbidienza che Io ti devo far cadere ed Io ti devo far riavere senza che loro vengano, lasciando la cosa indipendente da loro, e tutta a mia disposizione. Resta a Me se ti voglio tenere un minuto o mezz’ora in questo stato, se ti devo far soffrire o no, questo resta tutto a cura mia, e volendo loro diversamente sarebbe un volermi dettare leggi del modo, del come e del quando Io debbo fare le cose; questo sarebbe un volersi ficcare troppo nei miei giudizi e farmi da maestro, cui la creatura e tenuta di adorare e non d’investigare”.
(3) Sono lasciata che non ho saputo che rispondere. Vedendo che non rispondevo, ha soggiunto:
(4) “Questo non volersi persuadere mi dispiace assai; tu però nei contrasti e mortificazioni non avere il sguardo in quelli, ma fissalo in Me che fui il bersaglio delle contraddizioni, e soffrendoli tu verrai a renderti più simile a Me; così la tua natura non potrà spostarsi, ma ti resterai calma e quieta. Voglio che facci da parte tua, per quanto puoi ad ubbidirli, ed il resto lascialo a cura mia, senza turbarti”.
(1) Stavo nella mia mente pensando a questa ubbidienza dicendo: “Quelli hanno ragione di così comandarmi; poi non è qualche gran che, che il Signore mi faccia ubbidire nel modo da loro voluto. Oltre di che, quelli dicono: O ti facesse ubbidire, oppure dicesse la ragione perché vuole che venga il sacerdote a farti riavere da quello stato”. Mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, Io volevo che da loro stessi avessero trovato la ragione del mio operare, perché nella mia vita da che nacqui finché morii, essendo racchiuso la vita di tutta la Chiesa, il tutto si trova, le questioni più difficili confrontate a qualche passo che può uniformarsi alla mia vita, si risolvono; le cose più imbrogliate si sciolgono, e quelle più oscure ed ottuse che la mente umana quasi si perde in quella oscurità, vi ritrova la luce più chiara e risplendente. Questo significa che non hanno per regola del loro operare la mia vita, altrimenti avrebbero trovato la ragione. Ma giacché non hanno trovato loro la ragione, è necessario che Io parli e la manifesti”.
(3) Dopo ciò si è alzato e con impero ha detto, tanto, che io temevo:
(4) “Che significa quell’ostende te sacerdoti?”
(5) Poi facendosi un po’ più dolce ha soggiunto:
(6) “La mia potenza si estendeva da per ogni dove, e da qualunque luogo mi trovavo potevo operare i più strepitosi miracoli, eppure, quasi tutti i miracoli vi volli assistere personalmente, come nel risuscitare Lazzaro, vi andai, li feci togliere la lapide, quindi sciogliere e poi con l’impero della mia voce lo richiamai a vita. Nel risuscitare la fanciulla, la presi per mano con la mia destra, richiamandola a vita, e tante altre cose che stanno registrate nel Vangelo, che a tutti sono note, vi volli assistervi con la mia presenza. Ciò insegna che, essendo racchiusa la vita futura della Chiesa nella mia, il modo come deve comportarsi il sacerdote nel suo operare. E queste sono cose che appartengono a te, ma in modo generale, il tuo punto proprio lo troveranno sul calvario. Io, sacerdote e vittima ed innalzato sul legno della croce, vi volli un sacerdote che mi assistesse in quello stato di vittima, quale fu san Giovanni, che mi rappresentava la Chiesa nascente; in lui Io vedevo tutti: Papi, vescovi, sacerdoti, e tutti i fedeli insieme, ed egli, mentre mi assisteva, m’offriva qual vittima per la gloria del Padre e per il buon esito della Chiesa nascente. Questo non successe a caso, che un sacerdote mi assistesse in quello stato di vittima, ma tutto fu profondo mistero predestinato fino ab eterno nella mente divina, significando che scegliendo un’anima vittima per i gravi bisogni che nella Chiesa si trovano, un sacerdote Me la offre, Me l’assista, l’aiuta, l’incoraggia al patire; se queste cose si comprendono è bene, loro stessi ne riceveranno il frutto dell’opera che prestano, come san Giovanni, quanti beni non si ebbe per avermi assistito sul monte calvario? Se poi no, non fanno altro che mettere la mia opera in continui contrasti, distogliendomi i miei più belli disegni.
(7) Oltre di ciò la mia sapienza è infinita, e nel mandare qualche croce all’anima per santificarsi, non ne prende una, ma cinque, dieci, quanto a Me piace, acciocché non una sola, ma tutti questi insieme si santificassero. Come sul calvario, non fui Io solo, oltre ad avere un sacerdote, mi ebbi una Madre, mi ebbi gli amici ed anche i nemici, che nel vedere il prodigio della mia pazienza, molti mi credettero per Dio qual’ero e si convertirono; se Io fossi stato solo, avrebbero ricevuto questi grandi beni? Certo che no”.
(8) Ma chi può dire tutto ciò che mi ha detto, e spiegare i più minuti significati? L’ho detto al meglio che ho potuto, come nella mia rozzezza ho saputo dire, il resto spero che lo faccia il Signore, illuminandoli a farli comprendere ciò che io non ho saputo bene manifestare.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha comunicato le sue pene, e stando io sofferente vedevo una donna che piangeva dirottamente e diceva: “I re si sono collegati insieme ed i popoli periscono, e questi non vedendosi aiutati, protetti, anzi spogliati, si smarriranno, ed i re senza dei popoli non possono sussistere. Ma quello che mi fa più piangere, che veggo mancare le fortezze della giustizia, quali sono le vittime, unico e solo sostegno che mantiene la giustizia in questi tempi tristissimi; almeno mi dai tu la parola di non toglierti da questo stato di vittima?”
(2) Ed io, non so il perché, mi sono sentita tanto risoluta che ho risposto: “Questa parola non la do, no, ma mi starò finché il Signore vorrà, ma non appena Lui me lo dirà ch’è finito il tempo di far questa penitenza, non vi starò neppure un minuto dopo”. E quella nel sentire la mia irremovibile volontà, più piangeva, quasi volendomi muovere col suo pianto a dire il sì, ed io più che mai risoluta ho detto: “No, no”.
(3) E quella piangendo ha detto: “Sicché ci sarà giustizia, castighi, strage, senza nessun risparmio”.
(4) Però, avendolo detto al confessore mi ha detto che per ubbidienza ritirasse il no.
(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata in una densissima oscurità, ed in quella vi stavano migliaia di persone, che detta oscurità li rendeva accecati, che loro stessi non comprendevano quello che facevano. Pareva che fosse parte dell’Italia e parte della Francia. Oh! quanti errori si scorgevano nella Francia, peggiori dell’Italia, pareva che hanno perduto la ragione umana, prima dote dell’uomo e che lo fa distinguere dalle bestie, peggiori delle stesse diventato. Vicino a quest’oscurità si vedeva un lume, vi sono andata ed ho trovato il mio amante Gesù, ma tanto afflitto e sdegnato contro di quella gente, che io temevo a verga a verga, e solo ho detto:
(2) “Signore, placatevi e fatemi soffrire a me, versando sopra di me il vostro sdegno”.
(3) E Lui mi ha detto: “Come posso placarmi se mi vogliono appartare da loro, come se non fossero opera da Me creata? Non vedi come la Francia mi ha discacciato da sé, tenendosi onorata di non più riconoscermi? E come l’Italia vuole seguire la Francia, stando certuni che darebbero l’anima al diavolo, purché vincessero il punto di formare la legge del divorzio, tante volte da loro tentata e restati schiacciati e confusi, anzi che placarmi e versare su di te il mio sdegno, ti sospendo dello stato di vittima, perché quando la mia giustizia ha provato varie volte, usando tutto il suo potere per non dare quel castigo dall’uomo stesso voluto, e con tutto ciò lo vuole, è necessario che la giustizia sospenda chi la trattiene e fa cadere il castigo”.
(4) Ed io: “Signore, se mi volessi sospendere per altri castighi, facile avrei accettato, perché è giusto che la creatura si uniforme in tutto al vostro Santo Volere, ma accettarlo per questo male gravissimo, l’anima mia non può digerirla questa sospensione, piuttosto investitemi del vostro potere e fatemi andare in mezzo a questi tali che ciò vogliono”.
(5) Mentre ciò dicevo mi sono trovata con questi, parevano investiti da forze diaboliche, specie uno che pareva furibondo; come se volessi tutto sconvolgere ho detto e ridetto, ed appena m’è riuscito di gettarli qualche barlume di ragione facendogli conoscere l’errore che commettevano; e dopo ciò mi sono trovata in me stessa con scarsissime sofferenze.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quest’oggi ti voglio tenere sospesa senza farti soffrire”.
(3) Ed io ho incominciato a temere ed a lamentarmi con Lui, ed ha soggiunto:
(4) “Non temere, Io mi starò con te; anzi, quando tu occupi lo stato di vittima sei esposta alla giustizia, ed oltre delle altre sofferenze molte volte ti conviene soffrire la mia stessa privazione ed oscurità, insomma, tutto ciò che merita l’uomo per le sue colpe, ma sospendendoti l’uffizio di vittima tutto sarà misericordia ed amore che mostrerò verso di te”.
(5) Io mi sentivo sciolta, sebbene vedevo il mio diletto Gesù, e comprendevo benissimo che non era la sua venuta che rendeva necessaria la venuta del sacerdote a farmi riavere, ma sebbene le sofferenze che Gesù mi faceva venire. Onde, non so dire il perché, l’anima ne sentiva una pena, ma la mia natura provava una grande soddisfazione e diceva: “Se non altro, risparmierò al confessore il sacrificio di farlo venire”. Ma mentre ciò pensavo, ho veduto insieme con Nostro Signore un sacerdote vestito di bianco, mi pareva che fosse il Papa ed unito il confessore, e questi lo pregavano che mi facesse soffrire per impedire che formassero questa legge del divorzio. Ma Gesù non li dava retta, allora il confessore non curando che non aveva udienza, con impeto straordinario, che pareva che non fosse lui, ha preso Gesù Cristo in braccio, ed a forza l’ha menato dentro di me dicendo: “Ti starai crocifisso in essa, crocifigendola, ma questa legge non la vogliamo”.
(6) Gesù ha rimasto come legato dentro di me, crocifisso da quella imponenza, sentendo io acerbamente i dolori della croce, ed ha detto:
(7) “Figlia, è la Chiesa che vuole, e la sua potestà unita alla forza della preghiera mi lega”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa insieme con Gesù Cristo, come inchiodata con Lui, e siccome io soffrivo, me ne stavo in silenzio. In questo mentre ho visto unito il confessore con l’angelo custode che gli diceva:
(2) “Questa poverina sta molto sofferente, tanto che l’impedisce di parlare; dalle un po’ di tregua, che quando due amanti sfogano insieme ciò che tengono nel loro interno, finiscono col concedersi a vicenda ciò che vogliono”.
(3) Onde mi sono sentita sollevare le sofferenze, ed in primo ho detto certi bisogni del padre, col pregarlo che lo facesse tutto di Dio, perché quando uno giunge ed esser tale, non può trovare nessuna difficoltà a concedergli ciò che vuole, perché non potrà cercare altro se non ciò che piace a Dio; poi ho detto: “Signore, questa legge del divorzio, giungeranno gli uomini a formarla nell’Italia?”
(4) E Lui: “Figlia mia, corre pericolo, menoché qualche fulmine cinese non giunga ad impedirgli l’intento”.
(5) Ed io: “Signore, come, è forse qualcuno della Cina, che forse mentre staranno per ciò fare, prenderà qualche fulmine e lo menerà in mezzo a loro per ucciderli, in modo che quelli spaventati prenderanno la fuga?”
(6) E Gesù: “Quando non comprendi è meglio che taci”.
(7) Ed io sono lasciata confusa e non ho ardito di più parlare e senza che abbia capito il significato. Però, l’angelo custode stava a dire al confessore, oltre l’intenzione della croce unita quella di farlo versare, che se ciò otterrete vincerete il punto e non potranno farlo.
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio adorabile Gesù gettato a terra, crocifisso, che tutti lo calpestavano, ed io per impedire che ciò facessero, mi sono distesa sopra per poter ricevere sopra di me ciò che facevano a Nostro Signore. E mentre stavo in quella posizione ho detto: “Signore, che vi costa che quei stessi chiodi che trafiggono voi, trafiggano me insieme?” In questo mentre, mi sono trovata inchiodata con quei stessi chiodi che tenevano confitto il benedetto Gesù, Lui sotto ed io sopra; ed in questa posizione ci siamo trovati in mezzo a quei uomini che vogliono il divorzio, e Gesù mandava a quelli tanti raggi di luce prodotti dalle sofferenze che Gesù ed io soffrivamo, e quelli restavano abbagliati e confusi. E comprendevo che se il Signore si compiacerà di farmi continuare a soffrire, quando quelli verranno per ciò fare, riceveranno qualche smacco senza che concluderanno nulla.
(2) Dopo ciò è scomparso, restando io sola a soffrire, e poi è ritornato di nuovo ma non crocifisso, e si è gettato nelle mie braccia, ma tanto si è reso pesante che le mie povere braccia non la facevano e stavo in atto di farlo cadere a terra. Onde, vedendo che più che facevo e sforzavo non potevo contenere quel peso, era tanta la pena che sentivo che dirottamente piangevo, e Lui vedendo il pericolo certo di cadere ed il mio pianto, piangeva insieme. Che scena straziante, onde facendomi violenza l’ho baciato nel volto, baciandomi Lui insieme gli ho detto: “Vita e fortezza mia, da me sono debole e nulla posso, ma con voi tutto posso; perciò fortificate la mia debolezza con l’infondermi la vostra stessa fortezza, e così potrò portare il peso della vostra persona, unico mezzo per poterci a vicenda risparmiarci questo dispiacere, io di farvi cadere e voi di soffrire la caduta”. Nel sentire ciò, Gesù mi ha detto:
(3) “Figlia mia, e tu non comprendi il significato della mia pesantezza? Sappi che è il peso enorme della giustizia che né Io posso più sopportarlo, né tu potrai contenerlo, e l’uomo dal peso della giustizia divina sta per essere schiacciato”.
(4) Io nel sentire ciò piangevo, e Lui, quasi per distrarmi, siccome prima di venire tenevo un timore forte che non dovessi ubbidire su di certe cose, ha aggiunto:
(5) “E tu diletta mia, perché tanto temi che non ti facessi ubbidire? Non sai che quando tiro, unisco, immedesimo un’anima con Me, comunicandole i miei segreti, il primo tasto che metto, e che suono più bello e che comunico il suono a tutti gli altri tasti, è il tasto dell’ubbidienza? Tanto che se gli altri tasti non stanno in comunicazione col primo tasto, vi suoneranno d’un modo discordante, che mai potrà essere gradevole al mio udito. Perciò non temere, e poi, non tu ma Io ubbidirò in te, ed essendo ubbidienza che spetterà a Me di fare, lascia fare a Me, senza darti pensiero, ché Io solo so bene quello che si conviene, ed il modo come farmi conoscere”.
(6) Detto ciò è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa. Sia sempre benedetto il Signore.
(1) Questa mattina, venendo il mio adorabile Gesù, lo stavo pregando che si placasse dicendogli: “Signore, se non posso io sola sostenere il peso della vostra giustizia, vi sono tante anime buone che dividendo un poco per ciascuno, riuscirà più facile sostenere il peso, e così le gente potranno essere risparmiate”.
(2) E Lui: “E tu, figlia mia, non sai che per poter la mia giustizia sgravare sopra qualche anima il peso dell’altrui castigo, si deve trovare in possesso della mia unione permanente, dimodocché tutto ciò che opera, soffre, intercede ed ottiene, le viene dato per virtù della mia unione stabilita in essa, non facendo altro l’anima che mettere la sua volontà unificandola con la mia, né la mia giustizia potrebbe farlo se prima non le dà le grazie necessarie per poter mettere l’anima a soffrire per cagione altrui”.
(3) Ed io: “E come la vostra unione è in me permanente? Mi veggo tanto cattiva”.
(4) E Lui rompendo il mio dire ha soggiunto: “Sciocca, che dici? Non mi senti continuamente in te, non avverti i movimenti sensibili che faccio nel tuo interno, la preghiera continua che nel tuo interno si eleva, non potendo tu far diversamente, forse sei tu od Io che abito in te? Al più non mi vedi qualche volta, e questo dice niente che la mia unione non è permanente in te”.
(5) Io sono restata confusa e non ho saputo che rispondere.
(1) Non appena mi sono trovata nel solito mio stato, il benedetto Gesù è venuto, ma tanto sofferente che faceva compassione; onde tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vieni di nuovo a soffrire con Me per poter vincere l’ostinazione di quelli che vogliono il divorzio, proviamo un’altra volta, tu sarai sempre pronta a soffrire ciò che voglio, non è vero? Mi dai il tuo consentimento?”
(3) Ed io: “Sì, Signore, fate quello che volete”.
(4) Non appena detto sì, che il benedetto Gesù si è disteso dentro di me crocifisso, e siccome la mia natura era più piccola della sua, tanto mi ha stirato da farmi giungere alla sua stessa persona, poi ha versato pochissimo, sì, ma tanto amaro e pieno di sofferenze, che non solo mi sentivo i chiodi ai punti della crocifissione, ma tutto il corpo me lo sentivo confitto da tanti chiodi, in modo che mi sentivo tutta stritolare. Quindi, per poco mi ha lasciato in quella posizione e mi sono trovata in mezzo ai demoni, che vedendomi così sofferente dicevano: “Fino all’ultimo questa maledetta deve vincere un’altra volta che non facciamola legge del divorzio. Maledetta la tua esistenza, tu cerchi di nuocerci e di disperderci i nostri affari col rovinare tante nostre fatiche mandandole a vuote, ma te la faremo pagare, ti muoveremo contro vescovi, sacerdoti e gente, in modo che un’altra volta ti faremo passare il ticchio di accettare le sofferenze”. E mentre ciò dicevano mi mandavano vortici di fiamme e fumo. Io mi sentivo tanto sofferente che non capivo me stessa. Il benedetto Gesù è ritornato, ed i demoni se ne sono fuggiti alla sua vista, e di nuovo mi ha rinnovato le stesse sofferenze più forti di prima, e così ha ripetuto per altre due volte, e sebbene sono stata quasi sempre con Gesù, siccome mi trovavo come compressa da forti sofferenze, non gli ho detto niente, solo Lui or mi diceva:
(5) “Figlia mia, per ora è necessario che soffra, abbi pazienza, non vuoi prendere cura dei miei interessi come se fossero tuoi?”
(6) Ed ora mi sosteneva fra le sue braccia, non potendo la mia natura sostenere da sola il peso di quelle sofferenze. Poi mi ha detto:
(7) “Diletta, vuoi tu vedere il male che ne è avvenuto quei giorni che ti ho tenuto sospesa da questo stato?”
(8) In questo mentre non so come, ho visto la giustizia, e la vedevo piena di luce, di grazia, di castighi e di tenebre, e quanti giorni n’era stata sospesa, tanti rivoli di tenebre scendevano sopra la terra, e quelli che vogliono fare male e dire male restavano più accecati e prendevano forza a metterla in esecuzione, rivolgendosi contro della Chiesa e delle persone sacre. Io sono restata meravigliata, e Gesù mi ha detto:
(9) “Tu ti credevi che fosse niente, tanto che non ti curavi, ma non era così, hai visto quanto male ne è venuto, e quanta forza hanno preso i nemici da giungere a fare quello che in tempo che ti ho tenuto sempre in questo stato, non hanno potuto”.
(10) Dopo ciò è scomparso.
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, ed ho trovato Nostro Signore che vicino teneva una croce, tutta intrecciata di spine. Onde l’ha preso e me l’ha messo sopra le spalle, comandandomi che la portassi in mezzo ad una moltitudine di gente, per dare prova della sua misericordia e placare la giustizia divina. Era tanto pesante che la portavo curva e quasi strisciandomi. Mentre la portavo Gesù è scomparso, e colui che mi guidava quando sono giunta ad un punto mi ha detto:
(2) “Lascia la Croce e spogliati, ché deve ritornare Nostro Signore e ti deve trovare pronta per la crocifissione”.
(3) Io mi sono spogliata e mi sono ritenute le vesti in mano per la vergogna che la natura sentiva, ed ho detto fra me: “Appena che verrà le lascerò”. In questo mentre è ritornato, e trovandomi con le vesti in mano mi ha detto:
(4) “Neppure ti sei fatta trovare del tutto spogliata per poterti subito crocifiggere, allora la riserveremo un’altro tempo”.
(5) Io sono restata confusa ed afflitta, senza potere articolare parola, e Gesù per consolarmi mi ha presso per mano e mi ha detto:
(6) “Dimmi, che vuoi che ti doni?”
(7) Ed io: “Signore, patire”.
(8) E Lui: “E che altro?”
(9) Ed io: “Non vi so chiedere altro che patire”.
(10) E Gesù: “E amore non ne vuoi?”
(11) Ed io: “No, patire; perché dandomi il patire mi darete più amore, e questo lo conosco per esperienza, che per ottenere le grazie, l’amore più forte e tutto te stesso, non si ottiene per altro che per mezzo del patire, e per meritarmi tutte le tue simpatie, gusti e compiacimenti, unico e solo mezzo è il patire per amor tuo”.
(12) E Lui: “Diletta mia, ti ho voluto provare per riaccendere in te maggiormente il desiderio di patire per amor mio”.
(13) Dopo ciò ho visto persone che si credevano qualche cosa più degli altri, e il benedetto Gesù ha detto:
(14) “Figlia mia, chi innanzi a Me ed innanzi agli uomini si crede qualche cosa, vale niente; e chi si crede niente, vale tutto. Primo innanzi a Me, perché se fa qualche cosa non si crede di farla perché può farla, tiene la forza, la capacità, ma la fa perché ne riceve da Dio la grazia, gli aiuti, i lumi, quindi si può dire che la fa in virtù del potere divino, e chi tiene con sé il potere divino, già vale tutto. Secondo innanzi agli uomini, questo agire in virtù del potere divino la fa operare tutto diversamente, e non fa altro che tramandare luce del potere divino che in sé contiene, in modo che i più perversi senza volerlo, sentono la forza di questa luce e si sottomettono ai loro voleri, ed ecco che anche dinnanzi agli uomini vale tutto. Tutto al contrario chi si crede qualche cosa, oltre che vale niente, ma mi è abominevole alla mia presenza, ed i modi ostentati e distinti che tengono, credendosi loro qualche cosa, beffandosi degli altri, gli uomini li tengono segnati a dito come soggetti di derisione e di persecuzione”.