MaM
Messaggio del 25 giugno 1985:Un cuore che appartiene completamente al Signore è splendido come una perla preziosa anche se immerso nelle prove e nelle difficoltà. Quando invece un cuore si lascia prendere dalle cose materiali e si allontana da Dio, perde tutto il suo splendore.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

3-109 Agosto 24, 1900 Tutto si converte in bene per chi veramente ama Gesù.

(1) Avendo passato un giorno inquieta, mi sentivo tutta piena di tentazioni e peccati. Oh! Dio, che pena straziante è l’offendervi! Facevo quanto più potevo a starmene in Dio, a rassegnarmi al suo Santo Volere, a offrirgli per amor suo quello stesso stato inquieto, a non dar retta al nemico mostrandomi con somma indifferenza, acciocché non l’avessi io stessa aizzato a tentarmi maggiormente, ma con tutto ciò non potevo fare a meno di sentire il bisbiglio che il nemico mi suscitava intorno. Onde, trovandomi nel solito mio stato, non ardivo di desiderare il mio diletto Gesù, tanto mi vedevo brutta e miserabile. Ma Lui, sempre benigno con questa peccatrice, senza che lo chiedessi è venuto, e come se mi compatisse, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio, non temere. Non sai tu che certe acque fredde ed impetuose sono più potenti a purgare da ogni minimo neo, che lo stesso fuoco? E poi, tutto si converte in bene per chi veramente mi ama”.

(3) Detto ciò, è scomparso, lasciandomi rincuorata, si, ma debole, come se avessi sofferto una febbre.

3-110 Agosto 30, 1900 Luisa va in Purgatorio a sollevare il re dell’Italia.

(1) Avendo passato parecchi giorni di privazione e d’amarezza, al più l’ho visto qualche volta ad ombra ed a lampo. Questa mattina trovandomi nel sommo dell’amarezza, non solo, ma come se avessi perduto la speranza di più rivederlo. Onde, dopo aver fatto la comunione, mi pareva che il confessore mettesse l’intenzione della crocifissione, allora il benedetto Gesù, per farmi obbedire, si ha mostrato e mi ha partecipato le sue pene. In questo frattempo ho visto la Regina Mamma, che prendendomi, mi offriva a Lui, acciò si placasse. E Gesù, avendo riguardo alla Mamma, accettava l’offerta e pareva che si placasse un poco. Dopo ciò, la Mamma Regina mi ha detto:

(2) “Vuoi tu venire in purgatorio a sollevare il re dalle pene orribili in cui si trova?”

(3) Ed io: “Mamma mia, come Lui vuole”.

(4) In un instante mi ha preso, e di volo mi ha trasportato in un luogo di supplizi atroci, tutti mortali. E là ci stava quel misero, che da un supplizio passava all’altro, pareva che per quante anime si erano perdute per causa sua, altrettante morti lui doveva subire. Onde, dopo essere passata io per parecchi di quei supplizi, è restato lui un po’ più sollevato. Di nuovo la Mamma Regina mi ha sottratto da quel luogo di pene e mi sono trovata in me stessa.

3-111 Agosto 31, 1900 Nelle anime interne non ci può stare la turbazione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato e non venendo il mio adorabile Gesù, me ne stavo tutta afflitta e un po’ impensierita sul perché non ci veniva. Onde dopo molto aspettare e riaspettare è venuto, e vedendolo che dalle mani sgorgava sangue, l’ho pregato che dalla mano sinistra versasse il sangue sopra del mondo, a pro dei peccatori che stavano per morire ed in pericolo di perdersi, e dalla mano destra che versasse il suo sangue sopra il purgatorio; e Lui, benignamente ascoltandomi, si è scosso ed ha versato sangue sopra d’una parte e dell’altra. Dopo ciò mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nelle anime interne non ci può stare la turbazione, e se vi entra è perché si esce fuori di sé stessa, e facendo così, è fare da carnefice a sé stessa, perché uscendo fuori di sé stessa s’appiglia a tante cose che ne riguarda, e che non sono Dio, e delle volte neppure cose che riguardano il vero bene dell’anima, onde ritornando in sé stessa e portando cose che le sono estranee, si strazia da sé stessa, ed con ciò viene ad infermare sé stessa e la grazia. Perciò, stati sempre in te stessa e starai sempre calma”.

(3) Chi può dire come comprendevo con chiarezza e come trovavo la verità in queste parole di Gesù? Ah! Signore, se vi benignate d’ammaestrarmi, datemi grazia di profittare dei vostri santi ammaestramenti, altrimenti tutto sarà per mia condanna.

3-112 Settembre 1, 1900 L’ubbidienza mette la pace tra Dio e l’anima.

(1) Continuando a non venire, andavo dicendo: “Mio buon Gesù, vieni, non farmi tanto aspettare, questa mattina non ho voglia d’inquietarmi e cercarvi tanto fino a stancarmi. Venite una volta, subito, subito, così, alla buona”. E vedendo che non ci veniva, continuavo a dire: “Si vede che volete che mi debbo stancare e giungere fino ad inquietarmi, altrimenti non ci venite”.

(2) Mentre ciò dicevo, ed altri spropositi, è venuto e mi ha detto:

(3) “Mi sapresti dire che mantiene la corrispondenza tra l’anima e Dio?”

(4) Ed io, ma sempre con una luce che mi veniva da Lui ho detto: “L’orazione”.

(5) E Gesù, approvando il mio detto ha soggiunto: “Ma che attira Iddio a familiare conversazione con l’anima?”

(6) Ed io, non sapendo rispondere, ma subito la luce si è mossa nel mio intelletto ed ho detto: “Se l’orazione vocale serve a mantenere la corrispondenza, certo la meditazione interna deve servire d’alimento come mantenere la conversazione tra Dio e l’anima”.

(7) Lui, contento di ciò, ha replicato: “Or, mi sapresti tu dire chi spezza le dolci contese, chi toglie gli amorosi corrucci che possono sorgere tra Dio e l’anima?”

(8) Ed io non rispondendo, Lui stesso ha detto:

(9) “Figlia mia, la sola ubbidienza tiene questo uffizio, perché lei sola decide delle cose spettanti tra Me e l’anima, e sorgendo delle contese, oppure prendendo qualche corruccio per mortificare l’anima, sorgendo l’ubbidienza spezza le contese, toglie i corrucci e mette pace tra Dio e l’anima”.

(10) Ed io: “Ah! Signore, molte volte pare che anche l’ubbidienza non si vuole brigare e se ne sta indifferente, e la povera anima è costretta a starsi in quello stato di contese e di corrucciamento”.

(11) E Gesù: “Questo lo fa per un certo tempo, volendosi anche lei compiacere d’assistere a quelle amabili contese, ma poi prende il suo uffizio e pacifica tutto. Sicché l’ubbidienza dà la pace all’anima ed a Dio”.

(12) Detto ciò, è scomparso.

4-12 Settembre 22, 1900 Per quante volte si dispone a fare il sacrificio della morte, altrettante volte Gesù le ridona il merito come se realmente morisse.

(1) Trovandomi tutta oppressa ed afflitta, nel venire il mio adorabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, perché te ne stai tutta immersa nella tua afflizione?”

(2) Ed io: “Ah! Diletto mio, come non debbo stare afflitta se non mi volete ancora portare con voi, e mi lasciate più a lungo su questa terra?”

(3) E Lui: “Ah! no, non voglio che tu respiri quest’aria mesta, perché tutto ciò che ho messo dentro e fuori di te, tutto è santo; tanto vero, che se si avvicina a te qualche cosa o persona, che non è retta e santa, tu ne senti fastidio, avvertendo subito la puzza contraria di ciò che non è santo. Ora, perché vorresti adombrare con quest’aria di mestizia ciò che ho messo dentro di te? Sappi però, che ogni qualvolta ti disponi a fare il sacrificio della morte, altrettante volte ti ridono il merito, come se realmente morissi, e questo ti deve essere di gran consolazione, molto più che ti conformi a Me maggiormente, ché la mia vita fu un continuo morire”.

(4) Ed io: “Ah! Signore, non mi pare che la morte sia un sacrificio, anzi sacrificio mi pare la vita”. E volendo più dire è scomparso.

3-113 Settembre 4, 1900 L’impurità e l’opere buone malamente fatte, sono cibo stomachevole per Gesù.

(1) Avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, facendosi vedere sommamente afflitto ed amareggiato. Onde l’ho pregato che versasse in me le sue amarezze, ma Gesù non mi dava retta, ma insistendo io, dopo tanto tempo si è compiaciuto di versare. Quindi, dopo aver versato un poco d’amarezza, ho domandato: “Signore, non vi sentite meglio adesso?”

(2) E Lui: “Si, ma non era quello che versai, che mi dava tanta pena, ma un cibo stomachevole ed insipido, che non mi lascia riposare”.

(3) Ed io: “Versate un poco a me, così vi sollevate un poco”.

(4) E Lui: “Se non posso digerirlo e sopportarlo Io, come lo potresti tu?”

(5) Ed io: “Conosco che la mia debolezza è grande, ma Voi mi darete grazia e forza, e così potrò riuscire a contenerlo in me”. Comprendevo però che il cibo stomachevole erano le impurità, l’insipido le opere buone malamente fatte, tutte strapazzate, che a Nostro Signore gli sono piuttosto di fastidio, di peso e quasi sdegna di riceverle, ché non potendo sopportarle, le vuole rovesciare dalla sua bocca. Chi sa quante delle mie ci sono insieme! Onde, come costretto da me ha versato anche un poco di quel cibo. Come aveva ragione Gesù, che era più tollerabile l’amaro che quel cibo stomachevole ed insipido! Se non fosse per suo amore, a qualunque costo non lo avrei accettato.

(6) Dopo ciò, il benedetto Gesù mi ha messo il braccio dietro il collo, e poggiando la testa sulla mia spalla, si è messo in atto di voler prendere riposo. Mentre riposava, mi sono trovata in un luogo dove stavano tante tavole movibile e sotto l’abisso. Io, temendo di precipitare, l’ho risvegliato, invocando il suo aiuto, e Lui mi ha detto:

(7) “Non temere, è la via che tutti battono. Non ci vuole altro che tutta l’attenzione, e siccome la maggior parte camminano sbadati, ecco la causa perché molti precipitano dentro all’abisso, e pochi sono quelli che giungono al porto della salvezza”.

(8) Dopo ciò, è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa.

4-1 Settembre 5, 1900 La speranza, alimento dell’amore.

(1) Siccome nei giorni passati non tanto si faceva vedere il mio adorabile Gesù, così mi sentivo diffidente sulla speranza di riacquistarlo di nuovo; anzi mi credevo che tutto era finito per me: visite di Nostro Signore e stato di vittima. Ma questa mattina nel venire il benedetto Gesù, portava un’orribile corona di spine, e si è messo a me vicino, tutto lamentandosi, in atto di volere un ristoro; ond’io l’ho tolto pian piano, e per dargli più gusto l’ho messo sulla mia testa. Dopo poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il vero amore è quando è sostenuto dalla speranza, e dalla speranza perseverante, perché se oggi spero e domani no, l’amore si rende infermo, ché essendo l’amore alimentato dalla speranza, per quanto alimento le somministra, tanto più si rende più forte, più robusto, più vivo l’amore; e se questo viene a mancare, prima s’inferma il povero amore, rimanendo solo, senza sostegno, finisce col morire del tutto. Perciò, per quanto grandi siano le tue difficoltà, mai, neppure per un momento devi scostarti dalla speranza col timore di perdermi; anzi, devi fare in modo che la speranza, superando tutto, ti faccia trovare sempre unita con Me, ed allora l’amore avrà perpetua vita”.

(3) Dopo ciò ha seguitato a venire senza dirmi più niente.

4-2 Settembre 6, 1900 Stato di vittima.

(1) Continua a venire il mio Dolcissimo Gesù. Questa mattina appena venuto, ha voluto versare un poco le sue amarezze in me, e poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io voglio dormire un poco, e tu fa il mio uffizio di soffrire, pregare e placare la giustizia”.

(3) Così Lui ha preso sonno, ed io mi sono messa a pregare vicino a Gesù. Dopo, risvegliandosi, abbiamo girato un poco in mezzo alle gente, e mi ha fatto vedere diversi combinamenti che stanno facendo, come uscire per smuovere rivoluzione, e specialmente notavo un’assalto all’improvviso che stavano macchinando per riuscire meglio nel loro intento, e per fare che nessuno si potesse difendere e prevenirsi contro il nemico. Quanti spettacoli funesti! Ma però pare che il Signore non li dà libertà ancora per ciò fare, e non sapendo loro la cagione, si rodono di rabbia, ché ad onta della loro perversa volontà si veggono impotenti a ciò fare. Non ci vuol altro che il Signore conceda loro questa libertà, ché il tutto è preparato. Dopo ciò ce ne siamo ritornati, e Gesù si mostrava tutto piagato, e mi ha detto:

(4) “Vedi quante piaghe mi hanno aperto e la necessità dello stato continuo di vittima, delle tue sofferenze, perché non c’è momento che mi risparmiano d’offendermi; ed essendo continue le offese, continue devono essere le sofferenze e le preghiere per risparmiarmi, e se ti vedi sospeso il patire, trema e temi, ché non vedendomi rinfrancato nelle mie pene, non sia che conceda ai nemici quella libertà da loro tanto bramata”.

(5) Nel sentire ciò, mi sono messa a pregarlo che facesse soffrire a me, ed in questo mentre, vedevo il confessore che con le sue intenzioni sforzava Gesù a farmi soffrire. Allora il benedetto Signore mi ha partecipato tali e tante pene, che non so io stessa come sono lasciata viva, ma però il Signore nelle mie pene non mi ha lasciato sola, anzi pareva che non le dava il cuore di lasciarmi, ed ho passato parecchi giorni insieme con Gesù, e mi ha comunicato tante grazie e mi faceva comprendere tante cose; ma parte per lo stato sofferente, parte che non so manifestarmi, passo innanzi e faccio silenzio.

4-3 Settembre 9, 1900 Gesù prepara l’anima di Luisa alla comunione. Minacce contro i reggitori dei popoli.

(1) Continua a venire, però sono stata la maggior parte della notte senza di Gesù, onde nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che vuoi, che con tanta ansia mi stai aspettando? Ti bisogna forse qualche cosa?”

(3) Ed io, siccome sapevo che dovevo fare la comunione, ho detto:

(4) “Signore, tutta la notte vi stavo aspettando, molto più che dovendo fare la comunione, temo che il mio cuore non stesse ben disposto per potervi ricevere, perciò ho bisogno che l’anima mia fosse rivista da voi per potersi disporre ad unirmi con voi sacramentalmente”.

(5) E Gesù, benignamente ha rivisto l’anima mia per prepararmi a riceverlo, e poi mi ha trasportato fuori di me stessa, ed insieme ho trovato la nostra Regina Mamma che diceva a Gesù:

(6) “Figlio mio, quest’anima sarà sempre pronta a fare ed a soffrire ciò che Noi vogliamo; e questo è come un legame che ci lega la giustizia, perciò risparmiate tante strage e tanto sangue che devono spargere le gente”.

(7) E Gesù ha detto: “Madre mia, è necessario lo spargimento del sangue perché voglio che questa stirpe di re decada dal suo regnare, e questo non ci può essere senza sangue, ed anche per purgare la mia Chiesa perch’è molto infettata; al più posso concedere di risparmiare in parte, per riguardo delle sofferenze”.

(8) In questo mentre vedevo la maggior parte dei deputati che stavano macchinando come far decadere il re, e pensavano di mettere sul trono uno di quei deputati che stavano consigliandosi, dopo ciò mi sono trovata in me stessa; quante miserie umane, ah! Signore, abbiate compassione della cecità in cui è immersa la povera umanità. Onde continuando a vedere il Signore e la Regina Madre, ho visto il confessore insieme, e la Vergine Santissima ha detto:

(9) “Vedi, mio Figlio, abbiamo un terzo, qual’è il confessore che si vuole unire con Noi e prestare l’opera sua con l’impegnarsi a concorrere per farla soffrire, per soddisfare la divina giustizia, ed anche questo è un rendere più forte la fune che vi lega come placarvi; e poi, quando mai avete resistito alla forza delle unioni di chi soffre e prega, e di chi concorre teco puramente per il solo fine di glorificarvi e per il bene dei popoli”.

(10) Gesù sentiva la Madre, aveva riguardo del confessore ma non ha pronunziato sentenza al tutto favorevole, ma si limitava a risparmiare in parte.

4-4 Settembre 10, 1900 Minacce contro i perversi.

(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa e vedevo le tante nefandezze e peccati enormissimi che si fanno, come pure commessi contro alla Chiesa ed il Santo Padre. Onde, ritornando in me stessa, è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:

(2) “Che ne dici tu del mondo”.

(3) Ed io, senza sapere dove voleva sbattere questa domanda, impressionata com’ero delle cose viste, ho detto: “Signore benedetto, chi può dirvi la perversità, la durezza, la bruttezza del mondo? Non ho parola come dirvi quanto ne è cattivo!”

(4) E Lui, prendendo occasione delle mie stesse parole ha soggiunto: “Hai visto com’è perverso? Tu stessa l’hai detto, non c’è modo come arrenderlo, dopo che l’ho tolto quasi il pane, se ne sta nella stessa tenacità, anzi peggio, e per ora va a procurarselo coi furti e con le rapine, facendo danno al suo simile, quindi è necessario che gli tocchi la pelle, altrimenti si pervertirà maggiormente”.

(5) Chi può dire come sono restata di stucco a questo parlare di Gesù, mi pare che sono stata io l’occasione come farlo sdegnare contro del mondo; invece di scusarlo l’ho dipinto nero, ho fatto quanto ho potuto dopo a scusarlo, ma non mi ha dato retta; il male era già fatto. Ah! Signore, perdonami questa mancanza di carità, ed usate misericordia.