26-29 Settembre 4, 1929 Perché il sole forma il giorno? Perché è un’atto di Volontà Divina.
(1) I miei giorni sono amarissimi per la privazione del mio sommo e unico bene Gesù, posso dire che il mio cibo continuato è l’intenso dolore d’essere priva di Colui che formava tutto l’insieme della mia vita quaggiù; com’è doloroso il ricordarmi che prima respiravo Gesù, palpitava il palpito di Gesù nel mio cuore, circolava nelle mie vene Gesù, sentivo l’alimento di Gesù che alimentava le mie opere, i miei passi, insomma in tutto sentivo Gesù, e ora tutto è finito e mi si ha cambiato in alimento di dolore. Oh! Dio, che pena, respirare e palpitare dolore intenso d’essere priva di Colui che mi era più che vita propria, che solo l’abbandono nel Fiat mi dà la forza a sopportare un tanto dolore. Ma mentre ciò mi sentivo, il mio dolce Gesù uscendo dal mio interno e stringendomi fra le sue braccia mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere troppo; dimmi, chi forma il giorno? Il sole, non è vero? E perché forma il giorno? Perché è un’atto di mia Volontà Divina. Ora, come la terra gira, la parte che si scosta dal sole rimane all’oscuro e forma la notte, e la povera terra resta tetra, come sotto un manto di mestizia, in modo che tutti sentono la realtà della notte, ed il gran cambiamento che subisce la terra coll’aver perduto l’astro benefico della luce, cioè l’atto della mia Divina Volontà che creò il sole e lo conserva col suo atto continuo. Così l’anima, fino a tanto che si gira sotto l’atto continuo del mio Volere, è sempre per lei pieno giorno; notte, tenebre, mestizia, non esistono. L’atto continuo del mio Fiat, più che sole le sorride, la mantiene in festa; invece se si gira nella sua volontà umana, più che terra rimane all’oscuro, nella notte della sua umana volontà, la quale padroneggiando l’anima produce tenebre, dubbi, mestizia, da formare la vera notte reale alla povera creatura. Chi può dirti il gran bene, il giorno fulgidissimo che produce un’atto di mia Divina Volontà sopra della creatura? Essa, col suo atto continuo produce tutti i beni e la felicità nel tempo e nell’eternità, perciò sii attenta, racchiude tutta te stessa dentro d’un atto solo della mia Divina Volontà, non uscirne mai se vuoi vivere felice, e tenere in tuo potere la vita della luce ed il giorno che mai tramonta. Un’atto di mia Divina Volontà è tutto per la creatura; Essa col suo atto continuo che mai cessa e mai si cambia, più che tenera madre, tiene stretta al suo seno colei che si abbandona nel suo atto di luce, e alimentandola di luce la cresce come parto suo, nobile e santa, e la tiene difesa nella sua stessa luce”.
26-30 Settembre 8, 1929 La nascita della Vergine fu la rinascita di tutta l’umanità.
(1) La mia povera mente si perdeva nel mare immenso del Fiat Divino, dove si trova tutto in atto, come se non ci fosse né passato né futuro, ma tutto presente e tutto in atto; sicché qualunque cosa vuol trovare delle opere del suo Creatore nel Divin Volere, la piccola anima mia la trova come se in atto la stesse operando, e siccome stavo pensando alla nascita della mia Mamma Celeste, per darle i miei poveri omaggi, e chiamavo la Creazione tutta insieme con me ad inneggiare la Sovrana Regina, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, anch’Io voglio inneggiare insieme con te e con tutta la Creazione la nascita dell’Altezza della Mamma mia. Tu devi sapere che questa nascita racchiuse in sé la rinascita di tutta l’umana famiglia, e la Creazione tutta si sentì rinata nella nascita della Regina del Cielo. Tutto tripudiò d’allegrezza, si sentivano felici nell’avere la loro Regina, ché fin’allora si sentivano come popolo a cui mancava la loro Regina, e nel loro mutismo aspettavano quel giorno felice per rompere il loro silenzio e dire: Gloria, amore, onore, a Colei che viene in mezzo a noi come Regina nostra, non più saremo senza difesa, senza chi ci domini, senza festa, giacché spuntò Colei che forma la nostra gloria imperitura. Questa celeste bambina, col tenere integra nell’anima sua la nostra Divina Volontà, senza mai fare la sua, riacquistò tutti i diritti dell’Adamo innocente presso il suo Creatore, e la sovranità su tutta la Creazione, perciò tutti si sentirono rinascere in Lei, e Noi vedevamo in questa Vergine Santa, nel suo piccolo cuore, tutti i germi delle umane generazioni. Quindi, per mezzo suo l’umanità riacquistava i diritti perduti, perciò la sua nascita fu la nascita più bella, più gloriosa; Essa, fin dal suo nascere racchiuse nel suo cuoricino materno, come in mezzo a due ali, tutte le generazioni come figli rinati nel suo vergine cuore, per riscaldarli, per tenerli difesi e crescerli e nutrirli col sangue del suo cuore materno. Ecco la causa perché questa tenera Madre Celeste ama tanto le creature, perché tutti sono rinati in Lei, e sente nel suo cuore la vita dei figli suoi. Che cosa non può fare la nostra Divina Volontà dove regna e tiene la sua Vita? Essa le racchiude tutto e tutti, e la fa apportatrice di bene a tutti. Sicché tutti sentono sotto il suo manto azzurro, l’ala materna della loro Madre Celeste, e trovano nel suo materno cuore il loro posticino dove mettersi al sicuro.
(3) Ora figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà rinnova la sua rinascita e raddoppia le rinascite a tutte le umane generazioni; la mia Suprema Volontà quando vive dentro d’un cuore e vi stende la pienezza della sua luce interminabile, accentra tutto e tutti, fa tutto, rinnova tutto, ridà tutto ciò che per secoli e secoli non ha potuto dare per mezzo delle altre creature. Sicché Essa si può chiamare l’alba del giorno, l’aurora che chiama il sole, il sole che rallegra tutta la terra, la illumina, la riscalda, e con le sue ali di luce, più che madre tenera, abbraccia tutto, feconda tutto, e col suo bacio di luce dà le più belle tinte ai fiori, la dolcezza più squisita ai frutti, la maturità a tutte le piante. Oh! se la mia Volontà Divina regnasse in mezzo alle creature, quanti prodigi non opererebbe in mezzo ad esse? Perciò sii attenta, ogni cosa che fai nel mio Fiat Divino è una rinascita che fai in Essa, e rinascere in Essa significa rinascere nell’ordine Divino, rinascere nella luce, rinascere nella santità, nell’amore, nella bellezza, ed in ogni atto di mia Volontà, l’umana volontà subisce la morte, morendo a tutti i mali, e rivive a tutti i beni”.
26-31 Settembre 15, 1929 Il sole: simbolo della Divina Volontà. Il germe della Divina Volontà nell’atto della creatura.
(1) Stavo ripetendo i miei atti nel Divin Volere, per seguire i suoi in tutte le opere sue, e pensavo tra me: “A che pro ripetere sempre i medesimi atti, qual gloria posso dare al mio Creatore?” Ed il mio dolce Gesù, uscendo da dentro il mio interno mi ha stretto fra le sue braccia per raffermarmi e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la ripetizione dei tuoi atti nel Fiat Divino spezza l’isolamento di Esso, e genera la compagnia a tutti gli atti che fa la Divina Volontà. Quindi Essa non si sente più sola,
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(1) Stavo ripetendo i miei atti nel Divin Volere, per seguire i suoi in tutte le opere sue, e pensavo tra me: “A che pro ripetere sempre i medesimi atti, qual gloria posso dare al mio Creatore?” Ed il mio dolce Gesù, uscendo da dentro il mio interno mi ha stretto fra le sue braccia per raffermarmi e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la ripetizione dei tuoi atti nel Fiat Divino spezza l’isolamento di Esso, e genera la compagnia a tutti gli atti che fa la Divina Volontà. Quindi Essa non si sente più sola, ma tiene a chi può ridire le sue pene, le sue gioie, e affidare i suoi segreti. E poi, un’atto continuamente ripetuto è virtù divina, e tiene virtù di generare i beni che non esistono, di riprodurli e comunicarli a tutti. Un atto continuato è solo capace di formare la vita e di poter dar vita. Guarda il sole, simbolo della mia Divina Volontà, che mai lascia la creatura e che mai si stanca di fare il suo atto continuato di luce; ogni giorno ritorna a visitare la terra, dando sempre i suoi beni, ritorna per rintracciare col suo occhio di luce i beni già dati, e che molte volte non trova: non trova il fiore che ha colorito con la bellezza delle sue tinte e profumati sol col toccarli con le sue mani di luce; non trova il frutto, cui sviscerandosi ha comunicato la sua dolcezza e maturato col suo calore; quante cose non trova il sole dopo che si ha sviscerato con tanti atti più che materni, per formare le più belle fioriture e formare tante piante, crescere tanti frutti col suo alito di luce e di calore, perché l’uomo strappandoli alla terra se n’è servito per alimentare la sua vita. Oh! se il sole fosse capace di ragione e di dolore, si cambierebbe in lacrime di luce e di fuoco ardente, per piangere sopra ciascuna cosa che ha formato e non trova; ma nel suo dolore non cambierebbe volontà col cessare di comunicare i suoi beni alla terra per formare di nuovo ciò che l’è stato tolto, perché è natura sua, per quanto di male le potrebbero fare, di dare sempre il suo atto di luce, nel quale ci sono tutti i beni, senza mai cessare. Tale è la mia Divina Volontà, più che sole si sviscera sopra ciascuna creatura per darle vita continua, si può dire è il suo alito onnipotente di luce e d’amore con cui investe le creature, le forma e le cresce, e se il sole dà luogo alla notte, la mia Divina Volontà non mai lascia a sé soli i suoi cari parti, plasmati, vivificati, formati, cresciuti, col suo alito e bacio ardente di luce, non c’è un istante in cui la mia Divina Volontà lasci la creatura, e che riversandosi sopra di lei non le comunichi le sue varie tinte di bellezza, la sua dolcezza infinita, il suo amore inestinguibile, che cosa non le fa e dà la mia Divina Volontà? Tutto, eppure non è riconosciuta, né amata, né conservano in loro i beni che le comunica. Qual dolore! Mentre si sviscera sopra ciascuna creatura, non trova i beni che comunica, e nel suo dolore continua il suo atto di luce sopra di loro senza mai cessare. Ecco perciò chi deve vivere nel mio Fiat deve avere i suoi atti ripetuti e continui, per far compagnia e raddolcirla nel suo intenso dolore”.
(3) Dopo di ciò continuavo a valicare il mare interminabile del Fiat Divino, e come emettevo i miei piccoli atti nell’Eterno Volere, così si formavano nell’anima mia tanti germi, ed il seme di questi germi era di luce di Volontà Divina, variati da tanti colori, ma animati tutti di luce, ed il mio dolce Gesù facendosi vedere, ad uno ad uno alitava quei germi, e come li fiatava, quei germi crescevano tanto, da toccare l’immensità divina. Io sono restata meravigliata nel vedere la bontà del mio sommo bene Gesù, che con tanto amore prendeva nelle sue mani santissime quei germi per alitargli, e poi li metteva tutti in ordine nell’anima mia, e guardandomi con amore mi ha detto:
(4) “Figlia mia, dove c’è la forza creatrice della mia Divina Volontà, il mio alito divino ha la potenza di rendere immensi gli atti della creatura, perché mentre la creatura opera nel mio Fiat, nel suo atto vi entra la forza creatrice, la quale vi mette la sorgente dell’immensità divina, ed il piccolo atto della creatura si converte, chi in sorgente di luce, chi in sorgente d’amore, altri in sorgente di bontà, di bellezza, di santità, insomma, quanti più atti fa, tante sorgenti divine più acquista, e crescono tanto da sperdersi nell’immensità del suo Creatore. Succede come al lievito, che ha virtù di fermentare la farina, purché nel formare il pane vi si metta il piccolo lievito come germe di fermentazione. Invece se non si mette il lievito, ad onta che sia la stessa farina, il pane non verrà mai fermentato, ma azzimo. Così è la mia Divina Volontà, più che lievito che getta la fermentazione divina nell’atto umano, e l’atto umano diventa atto divino. Ed Io quando trovo il germe della mia Divina Volontà nell’atto della creatura, mi diletto di fiatare l’atto di essa, e lo elevo tanto, da renderlo immenso, molto più che quell’atto lo possiamo chiamare atto nostro, Volontà nostra operante nella creatura”.
26-32 Settembre 20, 1929 Come Gesù solo tiene vocaboli sufficienti per parlare della Divina Volontà. Come la creatura può dire: “Posseggo tutto”. Come la Divina Volontà dove regna forma il suo paradiso.
(1) La mia piccola intelligenza va sempre spaziandosi nel mare immenso del Divin Volere, e appena sa ritenere le goccioline delle tante verità ed innumerevoli bellezze che l’appartengono. Oh! Volontà inarrivabile, amabile e adorabile, chi mai potrà dire di Te il tutto che Tu sei, e narrare la tua lunga ed eterna storia? Né gli angeli, né i santi, avranno parole sufficienti per parlare di Te, molto meno io che sono la piccola ignorantella, che appena so balbettare d’un Volere sì santo. Onde, mentre la mia mente si perdeva nel Fiat Divino, il mio amabile Gesù, facendosi vedere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, solo il tuo Gesù può tenere vocaboli sufficienti per parlarti del mio Eterno Volere, perché in natura divina sono la stessa Volontà; ma devo limitarmi nel dire perché la tua piccola capacità non può abbracciare e comprendere e racchiudere tutto ciò che ad Essa appartiene, e devo contentarmi di farti conoscere le sue goccioline, perché la tua mente creata non può contenere il suo mare immenso ed increato, e queste goccioline di luce le cambio in parole per adattarmi, per la tua piccola capacità, e così farti comprendere qualche cosa del mio Fiat indescrivibile ed immensurabile. Basta dire che il mio Volere Divino è tutto, racchiude tutto, se una sol virgola le mancasse di tutto ciò che esiste, in Cielo ed in terra, non si potrebbe chiamare tutto. Quindi la creatura per entrare nel mio Fiat, deve svuotarsi di tutto, ridursi a quel punto quando il suo Creatore chiamandola dal nulla, le dava l’esistenza, a come la forza creatrice della mia Divina Volontà la creava bella, svuotata di tutto, e solo riempita della Vita di Colui che l’aveva creata, così l’anima facendosi investire di nuovo dalla forza creatrice del mio Fiat, la sua luce ed il suo calore la svuoteranno e la ridurrà bella come l’uscì dal nulla, e l’ammetterà a vivere nel tutto della mia Volontà, e la creatura in Essa respirerà il tutto, si sentirà tutta santità, tutt’amore, tutta bellezza, perché il tutto del mio Fiat Divino la terrà nel suo mare, dove il tutto starà a sua disposizione, nessuna cosa le sarà data a metà o a piccole proporzione, perché chi è tutto sa darsi tutto, non a misura, e solo nel mio Volere la creatura può dire: “Posseggo tutto, anzi il tutto è mio”. Invece chi non vive nel mio Volere Divino, non stando il suo essere sotto l’impero di una forza creatrice, non può possedere tutta la pienezza d’una Vita Divina, né si sentirà fino all’orlo dell’anima sua tutta riempita di luce, di santità, d’amore, fino a sboccarne fuori, e formare mari intorno a lei, da sentirsi che il tutto è suo; al più sentirà le piccole particelle divine, la impressione della grazia, dell’amore, della santità, ma non tutto. Ecco perciò che solo chi vive nel mio Fiat è la sola fortunata di conservarsi nel prodigio della sua creazione, e di tenere i diritti di possedere e vivere nell’abbondanza dei beni del suo Creatore”.
(3) Dopo ciò continuavo i miei atti nel Volere Divino, ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, chi vive nel mio Fiat avrà il gran bene di possedere un Volere Divino in terra, che le sarà portatore di pace imperturbabile, di fermezza immutabile. Il mio Fiat la crescerà in modo divino, in ogni atto che farà le darà un sorso del nostro Essere Divino, per fare che non ci sia nessuna nostra qualità che non accentri in questa creatura. Non solo questo, ma il mio Volere si diletterà di chiudere in lei la mia Divina Volontà felicitante, con cui felicita tutti i beati, affinché neppure questa manchi in chi vive in Essa, in modo che quando verrà nella nostra patria celeste, porterà come trionfo d’aver vissuto nel nostro Fiat, il suo paradiso di gioia e di felicità tutte divine, e mentre verrà a trovare altre beatitudini più sorprendenti, perché il mio Volere non si esaurisce mai, tiene sempre da dare, la creatura troverà le sue gioie e la felicità che le ha racchiusa la mia Volontà stando in terra. Perciò elevati sempre più in Essa, allarga i tuoi confini, che quanto più di Volontà Divina prenderai in terra, tanto più crescerà la nostra Vita in te, e più felicità e gioie racchiuderai nell’anima tua, e quanto più ne porterai, tanto di più te ne sarà data in Cielo, nella nostra patria celeste”. Sia tutto a gloria di Dio e compimento della sua Santissima Volontà.
27-1 Settembre 23, 1929 Chi vive nella Divina Volontà, nella sua piccolezza racchiude il Tutto e dà Dio a Dio. I prodigi divini.
(1) La Divina Volontà mi assorbe in tutto, e per quanto sento ripugnanza nello scrivere, il Fiat onnipotente col suo impero s’impone sopra di me, piccola creatura, e con la sua padronanza divina mi vince, atterra la mia volontà e mettendosela come sgabello ai suoi piedi divini, col suo impero dolce e forte m’induce a scrivere un nuovo volume, mentre io credevo di farne sosta. Oh! Volontà adorabile, imperante e santa, giacché ne vuoi il sacrificio, non mi sento la forza di resistere e di lottare contro di Te, anzi adoro le tue disposizioni, e sperdendomi nel tuo Santo
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(1) La Divina Volontà mi assorbe in tutto, e per quanto sento ripugnanza nello scrivere, il Fiat onnipotente col suo impero s’impone sopra di me, piccola creatura, e con la sua padronanza divina mi vince, atterra la mia volontà e mettendosela come sgabello ai suoi piedi divini, col suo impero dolce e forte m’induce a scrivere un nuovo volume, mentre io credevo di farne sosta. Oh! Volontà adorabile, imperante e santa, giacché ne vuoi il sacrificio, non mi sento la forza di resistere e di lottare contro di Te, anzi adoro le tue disposizioni, e sperdendomi nel tuo Santo Volere ti prego che mi aiuti, fortifichi la mia debolezza e non permettere che io scriva se non ciò che vuoi, e come vuoi Tu; deh! che sia la tua ripetitrice e nulla aggiunga di mio. E tu, amor mio sacramentato, da quella custodia santa con cui tu guardi me, ed io guardo te, mentre scrivo non mi negare il tuo aiuto, anzi vieni insieme con me a scrivere, così solo mi sentirò la forza d’incominciare.
(2) Stavo facendo il mio solito giro nella Creazione per seguire tutti gli atti che il Supremo Volere aveva fatto in tutte le cose create, ed il mio dolce Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
(3) “Figlia mia, quando la creatura percorre le opere del suo Creatore, significa che vuole riconoscere, apprezzare, amare, ciò che Dio ha fatto per amor suo, e non avendole che dare per contraccambio, mentre percorre le sue opere prende tutta la Creazione come nel suo proprio pugno, e la ridà a Dio, integra e bella per sua gloria e onore dicendogli: “Ti riconosco, ti glorifico per mezzo delle tue stesse opere, che solo sono degne di Te”. Ora, è tale e tanto il nostro compiacimento nel vederci riconosciuti dalla creatura nelle opere nostre, che ci sentiamo come se la Creazione si ripetesse di nuovo per darci doppia gloria, e siccome questa doppia gloria ci viene data perché la creatura riconosce le opere nostre fatte per amor loro, e date ad esse come dono nostro perché ci amassero. La creatura col riconoscere il nostro dono racchiude nel cielo dell’anima sua il Tutto, e Noi vediamo nella piccolezza di essa il nostro Essere Divino con tutte le nostre opere; molto più ché stando il nostro Fiat Divino nella piccolezza di questa creatura, tiene capacità e spazio di racchiudere il Tutto, ed oh! il prodigio, veder racchiuso nella piccolezza umana il Tutto, e che ardita dà il Tutto al Tutto solo per amarlo e glorificarlo. Che il Tutto del nostro Essere Supremo sia il Tutto, non è da meravigliarsi, perché tale è la natura nostra divina: Essere Tutto; ma il Tutto nella piccolezza umana è la meraviglia delle meraviglie, sono prodigi del nostro Voler Divino, che dove regna non sa fare del nostro Essere Divino un essere a metà, ma tutto intero. E siccome la Creazione non è altro che uno sbocco d’amore del nostro Fiat Creante, dove Esso regna racchiude tutte le opere sue, e perciò la piccolezza umana può dire: “Do Dio a Dio”. Ecco perciò quando ci diamo alla creatura vogliamo tutto, anche il suo nulla, affinché sul suo nulla venga ripetuta la nostra parola creatrice, e formiamo il nostro Tutto sopra del nulla della creatura; se non ci dà tutto, la sua piccolezza, il suo nulla, la nostra parola creatrice non viene ripetuta, né è decoro e onore per Noi ripeterla, perché 28[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta quando Noi parliamo vogliamo disfarci di tutto ciò che a Noi non appartiene, e quando vediamo che non si dà tutta, non la facciamo roba nostra, ed essa resta la piccolezza e il nulla che è, e Noi restiamo col nostro Tutto che siamo”.
(4) Dopo di ciò continuavo il mio abbandono nel Supremo Fiat, ma mi sentivo mesta per certe cose che non sono necessario dirle sulla carta, ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi di me a compassione mi ha stretto tra le sue braccia, e tutto amore mi ha detto:
(5) “Oh! come mi è cara la figlia del mio Volere. Or tu devi sapere che la mestizia non entra nella mia Divina Volontà. Essa è gioia perenne che rende pacifico e felice il suo soggiorno dove regna, perciò questa mestizia, sebbene so ch’è per causa mia, è roba vecchia della tua volontà umana, quindi le robe vecchie non le riceve nella tua anima la mia Volontà Divina, perché ne tiene tante delle nuove, che non basta lo spazio dell’anima tua per metterle tutte, perciò fuori la tua mestizia, fuori. Oh! se sapessi quante rare bellezze forma nell’anima la mia Divina Volontà; dove Essa regna forma il suo cielo, il suo sole, il suo mare ed il venticello dei suoi refrigeri e freschezza divine; Essa, essendo artefice insuperabile, tiene in Sé stessa l’abilità dell’arte della Creazione, e quando entra nella creatura per formare il suo regno, tiene una smania di ripetere la sua arte, e perciò vi stende il cielo, forma il sole, e tutte le bellezze della Creazione, perché dove Essa regna vuole le robe sue, e con la sua arte le forma e si fa circondare dalle opere degne del mio Fiat, perciò la bellezza dell’anima dove Essa regna è indescrivibile. Non succede questo anche nell’ordine umano? Che quando si fa un lavoro, col farlo non perde la sua arte, l’arte rimane dentro della creatura come proprietà sua, e quante volte vuol ripetere il suo lavoro, tiene virtù di ripeterlo, e se il lavoro è bello, smania d’aver occasione di ripetere il suo lavoro. Tale è la mia Volontà Divina, il lavoro della Creazione è bello, maestoso, sontuoso, pieno di ordine e armonia indicibile, quindi va trovando occasione per ripeterlo, e quest’occasione gliela danno le anime che le danno il possesso di farla dominare e stendere il suo regno in loro. Perciò coraggio, allontana da te ciò che non appartiene al mio Fiat Divino, affinché resti libero nel suo lavoro divino, altrimenti formeresti le nubi in torno a te, le quali impedirebbero che la mia luce si allargasse e splendesse coi suoi fulgidi raggi nell’anima tua”.
27-2 Settembre 28, 1929 Primo bacio, sfogo tra Madre e Figlio. Come tutte le cose create contengono ciascuna il suo sfogo. Come chi vive nel Fiat è continua creazione. Contento Divino.
(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione e Redenzione, e la mia piccola intelligenza si è fermata quando il mio vezzoso bambinello, nell’atto d’uscire del seno materno si slanciò nelle braccia della Mamma Celeste, e sentendosi il bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore, cinse con le sue piccole braccia il collo della sua Mamma e la baciò. Anche la divina Regina sentì il bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore verso l’infante divino, e gli restituì il bacio materno con tale affetto, da sentirsi uscire il cuore dal petto; erano i primi sfoghi che facevano
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(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione e Redenzione, e la mia piccola intelligenza si è fermata quando il mio vezzoso bambinello, nell’atto d’uscire del seno materno si slanciò nelle braccia della Mamma Celeste, e sentendosi il bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore, cinse con le sue piccole braccia il collo della sua Mamma e la baciò. Anche la divina Regina sentì il bisogno di fare il suo primo sfogo d’amore verso l’infante divino, e gli restituì il bacio materno con tale affetto, da sentirsi uscire il cuore dal petto; erano i primi sfoghi che facevano Madre e Figlio. Pensavo tra me: “Chi sa quanti beni racchiudevano in questo sfogo? ” Ed il mio dolce Gesù facendosi vedere piccolo bambino in atto di baciare la Mamma sua, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come sentì il bisogno di fare questo sfogo con la Mamma mia, perché tutto ciò che è stato fatto dal nostro Essere Supremo non è stato altro che sfogo d’amore, ed Io accentravo nella Vergine Regina tutto il nostro sfogo d’amore che avemmo nella Creazione, perché stando in Lei la mia Divina Volontà, era capace di poter ricevere questo nostro sfogo sì grande col mio bacio, e di potermelo ricambiare. Perché solo chi vive di mia Volontà Divina accentra in sé l’atto continuato di tutta la Creazione, e l’attitudine di riversarla in Dio. A chi possiede la mia Divina Volontà tutto posso dare, e tutto può darmi, molto più che la Creazione, avendola uscita in uno sfogo d’amore per darla alla creatura, dura e durerà sempre, e chi sta nella mia Divina Volontà, sta come in casa nostra ricevendo la continuità di questo nostro sfogo con l’atto continuato di tutta la Creazione, perché col conservarla come la facemmo, è come se stessimo in atto sempre di crearla e di dire alla creatura: “Questo nostro sfogo d’aver creato tante cose ti dice: “T’amai, t’amo e t’amerò sempre”. E l’anima che si fa dominare dal nostro Volere Divino, sulle ali di Esso, non potendo contenere questo nostro sfogo d’amore sì grande, sfoga anch’essa e ci dice e ripete il nostro stesso ritornello: “Nel tuo Volere t’amai, t’amo e t’amerò sempre, sempre”. Di fatti, non sono tutte le cose create sfoghi d’amore che il nostro Fiat, come primo attore attestava alla creatura? Sfogo d’amore è il cielo azzurro, e con lo starsi sempre disteso, tempestato di stelle, senza mai sbiadirsi né mutarsi, sboccia il nostro sfogo d’amore continuo verso la creatura. Sfogo d’amore è il sole, e sfoga il nostro amore continuo col riempire di luce tutta la terra, e tutti gli effetti che produce, che sono innumerevoli, sono continui e ripetuti sfoghi che attesta alla creatura. Sfogo del nostro amore è il mare, e come mormora, ripete le sue onde altissime, ora placide, ora tempestose, e come produce i tanti pesci, non sono altro che continui sfoghi del nostro amore. Sfogo dell’amor nostro è la terra, e come si squarcia per produrre fiori, piante, alberi e frutti, così il nostro amore riprende il suo sfogo ardente. Insomma, non c’è cosa da Noi creata dove non c’è lo sfogo continuo del nostro amore. Ma chi è a giorno di tanti nostri sfoghi, chi sente investirsi dalla nostra forza creatrice, e tocca con mano le nostre fiamme inestinguibili fino a sentirsi il bisogno di contraccambiarci coi suoi sfoghi amorosi al suo Creatore? Chi vive del nostro Fiat Divino. Per essa è continua creazione, sente la potenza della nostra forza creatrice, che operando in essa le fa toccare con mano che il suo Creatore sta in atto di continuamente creare per amor suo, facendole sentire i suoi sfoghi non mai interrotti per riceverne il suo ricambio. Ma chi può dirti il nostro contento quando vediamo che la creatura, possedendo il nostro Fiat Divino, riceve e riconosce questi nostri sfoghi, ed essa non potendo contenere il grande eccesso d’amore dei nostri sfoghi divini, nel nostro stesso sfogo d’amore forma il suo sfogo verso il suo Creatore? Allora ci sentiamo come contraccambiati di tutto ciò che facemmo nella Creazione; sentiamo nel suo delirio d’amore che ci dice: “Maestà adorabile, se stesse in mio potere vorrei anch’io crearti un cielo, un sole, un mare, e tutto ciò che Tu creasti, per dirti che ti amo col tuo stesso amore, e con le tue stesse opere, perché l’amore che non opera non si può chiamare amore; ma siccome il tuo Voler Divino tutto mi donò di tutto ciò che creasti, io vi lo ridono per dirti che vi amo, vi amo”. Quindi l’armonia, lo scambio dei doni, l’ordine, ritorna tra Creatore e creatura come da Dio fu stabilito nella Creazione. Or tu devi sapere che l’uomo col fare la sua volontà perdette l’ordine, l’armonia, e perdette i diritti del dono della Creazione, perché solo in chi regna la mia Divina Volontà, essendo Essa la creatrice di tutta la Creazione, dove Essa regna, essendo cosa sua, fa dono con diritto alla creatura, ma dove non regna si può chiamare un intruso nelle opere sue, e perciò non può farla da padrone, né dare a Dio ciò che non è suo, né può sentire tutti i nostri sfoghi d’amore che esistono nella Creazione, perché non tiene la nostra Divina Volontà in suo possesso, che le dica la nostra storia d’amore; senza del nostro Voler Divino l’uomo è il vero ignorantello del suo Creatore, e come il piccolo discepolo senza del maestro. Oh! com’è doloroso vedere l’uomo senza del nostro Fiat. Molto più che la nostra Creazione è il nostro portavoce, è la porgitrice dei nostri baci amorosi, dei nostri abbracci affettuosi. Oh! come sentiva tutto ciò la mia Umanità stando su questa terra; come usciva all’aperto, il sole mi dava il bacio che la mia stessa Volontà aveva depositato nella sua luce per darlo alle creature; il vento mi dava le carezze, gli abbracci che conteneva in deposito dalla mia stessa Divina Volontà; tutta la Creazione è pregna di carismi divini per darli alle creature, e la mia Umanità tutto riceveva, ricambiandoli, per dare sfogo a tanti baci repressi, abbracci respinti, e amore non riconosciuto per tanti secoli, perché non regnando il mio Voler Divino, l’uomo era incapace di ricevere ciò che di bene aveva messo la mia stessa Volontà in tutta la Creazione, e la mia Umanità, possedendo la mia stessa Volontà Divina, dava il primo sfogo e riceveva e dava il contraccambio a tutto ciò che la mia stessa Volontà Divina aveva messo in tutta la Creazione; perciò, come Io usciva tutte le cose create facevano festa, e a gara mi davano ciò che possedevano. Perciò sii attenta, e ti stia solo a cuore di vivere nella mia Divina Volontà se vuoi sentire al vivo ciò che il tuo Gesù ti dice del mio Fiat Supremo”.
27-3 Ottobre 2, 1929 Solo la Divina Volontà rende felice la creatura; preda a vicenda. Chi non ha vera volontà di fare un bene, è un povero storpiato, e Dio non vuol servirsi di lui.
(1) Il mio abbandono e vivere nel Fiat Divino continua, oh! come è potente la sua forza creatrice, oh! com’è abbagliante la sua luce, che infiltrandosi nelle fibre più intime del cuore, le investe e carezzandole si fa luogo e vi erge il suo trono di dominio e di comando, ma con tale dolcezza rapitrice, che la piccolezza della creatura resta sparita, ma felice di restare senza vita e sperduta nel Fiat Divino. Oh! se tutti ti conoscessero, oh! Volontà adorabile, oh! come amerebbero di perdersi in Te per riacquistare la tua Vita ed essere felici della stessa felicità
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(1) Il mio abbandono e vivere nel Fiat Divino continua, oh! come è potente la sua forza creatrice, oh! com’è abbagliante la sua luce, che infiltrandosi nelle fibre più intime del cuore, le investe e carezzandole si fa luogo e vi erge il suo trono di dominio e di comando, ma con tale dolcezza rapitrice, che la piccolezza della creatura resta sparita, ma felice di restare senza vita e sperduta nel Fiat Divino. Oh! se tutti ti conoscessero, oh! Volontà adorabile, oh! come amerebbero di perdersi in Te per riacquistare la tua Vita ed essere felici della stessa felicità divina. Ma mentre la mia piccolezza si sperdeva nel Fiat Divino, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e stringendomi forte, forte al suo cuore divino mi ha detto:
(2) “Figlia mia, solo la mia Divina Volontà può rendere felice la creatura, Essa, con la sua luce, o eclissa o mette in fuga tutti i mali, e dice col suo potere divino: “Io sono la felicità perenne, fuggite tutti i mali, voglio essere libera, perché innanzi alla mia felicità tutti i mali perdono la vita”. Chi vive completamente nel mio Voler Divino, è tanto il suo amore che trasforma l’azioni della creatura, e succede uno scambio di vita tra Dio ed essa, scambio d’azioni, di passi, di palpiti. Dio resta avvinto alla creatura, e la creatura a Dio, diventano esseri inseparabili, ed in questo scambio d’azione e di vita si forma il gioco tra Creatore e creatura, uno si fa preda dell’altro, ed in questo predarsi a vicenda scherzano con modo divino, si felicitano, fanno festa, e Dio e la creatura si gloriano, si sentono vittoriosi ché nessuno ha perduto, ma l’uno ha vinto l’altro, perché nella mia Divina Volontà nessuno perde, le perdite non esistono in Essa. Solo di chi vive nel mio Volere posso dire, è il mio trastullo nella Creazione, e mi sento vittorioso d’abbassarmi per farmi vincere dalla creatura, perché so certo che lei non si opporrà a farsi vincere da Me. Perciò il volo nel mio Volere sia sempre continuo”.
(3) Dopo di ciò stavo pensando a tante cose che il benedetto Gesù mi aveva detto sulla sua Divina Volontà, ai tanti desideri ardenti di Lui di farla conoscere, e che ad onta dei tanti desideri di Gesù nulla spuntava per ottenere il suo intento, e dicevo tra me: “Che sapienza di Dio, che misteri profondi, chi mai li può comprendere? Lo vuole, è dolente perché manca chi le fa la via per farla conoscere, mostra il suo cuore che brama, sospira che la sua Divina Volontà si faccia via per farsi conoscere, per formare il suo regno in mezzo alle creature, e poi, come se fosse un Dio impotente, si sbarrano le vie, si chiudono le porte, e Gesù tollera, e con pazienza invincibile ed indicibile, aspetta che si aprano le porte e le vie, bussa ai cuori per trovare chi saranno coloro che si occuperanno per far conoscere la sua Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, facendosi vedere tutto bontà e tenerezza, da spezzare i cuori più duri, mi ha detto:
(4) “Figlia mia, se sapessi quanto soffro quando voglio formare le mie opere e farle conoscere alle creature per darle il bene che contengono, e non trovo chi abbia vero slancio, desiderio verace e volontà di far vita sua l’opera mia per farla conoscere, per dare agli altri la vita del bene dell’opera mia che sente in sé stesso; ed Io quando veggo queste disposizioni in chi deve occuparsi, che Io con tanto amore chiamo e scelgo per le opere che mi appartengono, Io mi sento tanto tirato verso di lui, che per fare che faccia bene ciò che Io voglio mi abbasso, scendo in esso e le do la mia mente, la mia bocca, le mie mani, e fin i miei piedi, affinché in tutto senta la vita dell’opera mia, e come vita sentita, non come cosa a lui strana, possa sentire il bisogno di darla agli altri. Figlia mia, quando un bene non si sente in sé stesso come vita, tutto finisce in parole, non in opere, ed Io resto fuori di loro, non dentro, e perciò restano come poveri storpiati, senza intelligenza, ciechi, muti, senza mani e senza piedi, ed Io nelle opere mie non voglio servirmi di poveri storpiati, li metto da parte, e non badando al tempo continuo a girare per trovare i disposti che devono servire all’opera mia. E come non mi stancai di girare i secoli e tutta la terra per trovare la più piccola, per deporre nella sua piccolezza il gran deposito delle conoscenze della mia Divina Volontà, così non mi stancherò di girare e rigirare la terra per trovare i veri disposti, che apprezzeranno come vita ciò che ho manifestato sul Fiat Divino, e questi faranno qualunque sacrificio per farlo conoscere. Perciò non sono il Dio impotente, ma piuttosto quel Dio paziente, che voglio che le mie opere si facciano con decoro e da persone volonterose, non forzate, perché la cosa che più aborro nelle opere mie è lo sforzo della creatura, come se Io non meritassi i loro piccoli sacrifici, e che per decoro d’un opera sì grande, qual è di far conoscere la mia Divina Volontà, non voglio servirmi di poveri storpi, perché chi non ha volontà verace di fare un bene, è sempre una storpiatura che fa all’anima sua, ma voglio servirmi di persone che somministrandole le mie membra divine, la facciano con decoro, come merita un’opera che tanto bene deve apportare alle creature e grande gloria alla mia Maestà”.
27-4 Ottobre 7, 1929 Come il Fiat Divino è inseparabile dalle opere sue. Momento terribile della caduta d’Adamo.
(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino, la sua luce mi circondava dappertutto, dentro e fuori, ed il mio dolce Gesù, facendosi vedere, mi ha stretto fra le sue braccia, e avvicinandosi alla mia bocca, dalla sua mi mandava il suo alito nella mia, ma tanto forte che io non potevo contenerlo. Oh! come era soave, dolce, fortificante l’alito di Gesù, io mi sentivo rinascere a nuova vita, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che esce dalle nostre mani creatrici, contiene conservazione e creazione continua; se il
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(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino, la sua luce mi circondava dappertutto, dentro e fuori, ed il mio dolce Gesù, facendosi vedere, mi ha stretto fra le sue braccia, e avvicinandosi alla mia bocca, dalla sua mi mandava il suo alito nella mia, ma tanto forte che io non potevo contenerlo. Oh! come era soave, dolce, fortificante l’alito di Gesù, io mi sentivo rinascere a nuova vita, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che esce dalle nostre mani creatrici, contiene conservazione e creazione continua; se il nostro atto creatore e conservatore si ritirasse dal cielo, dal sole, e da tutto il resto della Creazione, tutti perderebbero la vita, perché essendo la Creazione il nulla, li necessita l’opera del Tutto per conservarsi. Ecco perciò che le nostre opere sono inseparabili da Noi, e ciò che non è soggetto a separarsi, si ama sempre, si ha sempre sott’occhio, e forma una sol cosa l’opera e Colui che l’ha creata. Il nostro Fiat che si pronunziò nell’atto di creare tutte le cose, si restò in atto di dirsi sempre, per costituirsi atto e vita perenne di tutta la Creazione. Noi, nell’operare, non è come l’uomo, che non mette il suo respiro, il suo palpito, la sua vita, il suo calore nell’opera sua, perciò la sua opera è separabile da lui, né l’ama con amore invincibile e perfetto, perché ciò che si rende separabile, si può giungere fino a dimenticarsi dell’opera sua. Invece, Noi nelle opere nostre, è vita che mettiamo, e si ama tanto, che per conservarla facciamo correre sempre la nostra Vita nell’opera nostra, e se vediamo pericolo, come fu dell’uomo, mettiamo la nostra Vita per salvare la vita che è corsa nell’opera nostra.
(3) Ora figlia mia, il tuo vivere nel mio Fiat Divino incominciò col chiederti la tua volontà, che tu ben volentieri mi cedesti, ed Io quando ti vidi donarmi il tuo volere mi sentì vittorioso, e alitandoti volli pronunziare il mio Fiat onnipotente nel fondo dell’anima tua per rinnovare l’atto della Creazione; questo Fiat lo ripeto sempre per darti vita continua di Esso, e come si ripete conserva te e mantiene la sua Vita in te. Ecco perciò mi senti, che spesso fiatandoti ti rinnovo l’anima tua, e l’inseparabilità che sento è la mia Volontà Divina che mi fa amare con amore perenne ciò che abbiamo depositato in te; ogni volta che si ripete il mio Fiat, ogni sua verità che ti manifesta, ogni sua conoscenza o parola che ti dice, è un amore che sorge in Noi per amarti di più e per farsi amare. E’ il nostro Fiat creatore e conservatore che amando la sua Vita e ciò che ha fatto in te, si pronunzia sempre per conservare la sua Vita e la bellezza dell’opera sua. Perciò sii attenta a ricevere continuamente la parola del mio Fiat, ch’è portatore di creazione, di vita e di conservazione”.
(4) Dopo di ciò stavo facendo il mio giro per seguire gli atti del Fiat Divino nella Creazione, e giunta nell’eden mi sono fermata nell’atto quando l’uomo respinse la Volontà Divina per fare la sua. Oh! come comprendevo bene il gran male di fare l’umana volontà, ed il mio amato Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(5) “Figlia mia, certo che fu terribile il momento della caduta d’Adamo; come respinse il nostro Voler Divino per fare il suo, il nostro Fiat stava in atto di ritirarsi dal cielo, dal sole, e da tutta la Creazione per risolverla nel nulla, perché colui che aveva respinto la nostra Divina Volontà, non meritava più che il nostro Fiat mantenesse l’atto continuo di creazione e conservazione in tutta la Creazione, fatta per amor dell’uomo e data a lui come dono dal suo Creatore. Se non fosse stato che il Verbo Eterno avesse offerto i suoi meriti previsti del futuro Redentore, come li offri per preservare la Vergine Immacolata della colpa originale, tutto sarebbe andato in rovina: Il cielo, il sole, si sarebbero ritirati nella nostra sorgente, e ritirandosi la nostra Divina Volontà, tutte le cose create perderebbero la vita. Ma presentandosi il Verbo Umanato innanzi alla Divinità, e facendo presenti i suoi meriti previsti, tutte le cose stettero al loro posto, ed il mio Fiat continuò la sua opera creatrice e conservatrice, aspettando la mia Umanità per farne il dono legittimo che meritavo, tanto vero che si fece solenne promessa all’uomo, dopo la sua caduta, che sarebbe sceso il futuro Redentore per salvarlo, affinché pregasse e si disponesse a riceverlo. Tutto fece la nostra Volontà, e con giustizia teneva diritto su tutto; l’uomo col fare la sua volontà umana gli toglieva i suoi diritti divini, perciò non meritava che il sole gli desse la luce, e come la luce lo investiva si sentiva strappare i diritti della sua luce, ogni cosa creata che prendeva e godeva, erano tanti strappi che gli faceva. Se non fosse per la mia Umanità, per l’uomo tutto era perduto. Perciò il non fare la mia Divina Volontà racchiude tutti i mali, e perdere tutti i diritti, del Cielo e della terra; il farla racchiude tutti i beni, e acquista tutti i diritti, umani e divini”.
27-5 Ottobre 12, 1929 Col vivere nel Divino Volere, il volere umano sale e il Divino scende. Come si acquistano le prerogative divine.
(1) Stavo facendo il mio solito giro nel Fiat Divino, e chiamando tutto ciò che aveva fatto nella Creazione e Redenzione, li offerivo alla Maestà Divina per impetrare che la Divina Volontà fosse conosciuta, affinché regni e domini in mezzo alle creature. Ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “Qual è il bene che faccio col ripetere sempre questi giri, atti ed offerte? Ed il mio amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ogni volta che giri nelle opere nostre, e ti unisci a quei medesimi atti che fece il mio Fiat nella Creazione e Redenzione per offerirceli, tu fai un passo verso del Cielo e la mia Divina Volontà fa un passo verso la terra, sicché come tu sali, Essa scende, e mentre resta immensa s’impiccolisce e si chiude nell’anima tua per ripetere insieme con te i tuoi atti, le tue offerte, le tue preghiere, e Noi sentiamo che il nostro Volere Divino prega in te; sentiamo uscire da te il suo respiro; sentiamo il suo palpito, che mentre palpita in Noi, nel medesimo tempo palpita in te; sentiamo la potenza delle nostre opere creatrici, che schierandosi intorno a Noi, pregano col nostro poter divino che la nostra Divina Volontà scenda a regnare sulla terra; molto più che ciò che tu fai, non sei un’intrusa, oppure un individuo che non occupando nessun ufficio non ha nessun potere, ma sei stata chiamata, e con modo speciale ti è stato dato l’ufficio di far conoscere la nostra Divina Volontà, e di impetrare che il nostro regno venga costituito in mezzo all’umana famiglia. Dunque c’è gran diversità tra chi ha ricevuto un’ufficio da Noi, e tra chi non ha ricevuto nessun impegno. Chi ha ricevuto un’ufficio, tutto ciò che fa lo fa con diritto, con libertà, perché tale è la nostra Divina Volontà, essa rappresenta tutti quelli che devono ricevere il bene che vogliamo dare per mezzo dell’ufficio a lei dato, sicché non sei sola tu che fai il passo verso il Cielo, ma tutti quelli che conosceranno la mia Divina Volontà, ed Essa scendendo, scende per mezzo tuo in tutti quelli che la faranno regnare, perciò l’unico mezzo per ottenere il regno del Fiat Divino è servirtene delle opere nostre per ottenere un bene sì grande”.
(3) Onde continuavo a seguire gli atti della Divina Volontà, e giunta al punto quando chiamò dal nulla la Sovrana Regina, mi sono fermata a comprenderla, tutta bella, maestosa, i suoi diritti di Regina si stendevano ovunque, Cielo e terra piegavano le ginocchia per riconoscerla Imperatrice di tutti e di tutto, ed io dal fondo del mio cuore veneravo e amavo la Sovrana Signora, e da piccina che sono volevo fare un salto sulle sue ginocchia materne per dirle: “Mamma santa, tutta bella tu sei, e tale sei perché vivesti di Volontà Divina. Deh! Tu che la possiedi, pregala che scenda sulla terra e venga a regnare in mezzo ai figli tuoi”. Ma mentre ciò facevo, il mio adorato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, se la mia Madre ancorché non fosse stata Madre mia, solo perché fece perfettamente la Divina Volontà e non conobbe altra vita, e visse nella pienezza di Essa, in virtù del vivere sempre del mio Fiat, avrebbe posseduto tutte le prerogative divine, sarebbe stata Regina lo stesso, la più bella di tutte le creature, perché dove regna il mio Fiat Divino vuol dare tutto, non risparmia nulla, anzi l’ama tanto, che facendo uso dei suoi stratagemmi amorosi, si nasconde, s’impiccolisce nella creatura, amando di farsi accoppare da lei. Difatti, non fu un accoppamento che fece la Sovrana del Cielo del mio Voler Divino, che giunse a farmi concepire e a nascondermi nel suo seno? Oh! se tutti conoscessero che sa fare e che può fare il mio Voler Divino, farebbero tutti i sacrifici per vivere solo di mia Volontà”.
27-6 Ottobre 15, 1929 Come tutti stanno in aspettativa della narrazione della storia della Divina Volontà. Vuoto degli atti della creatura nella Divina Volontà.
(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino; innanzi alla mia povera mente vedevo la Creazione tutta ed i grandi prodigi operati dalla Divina Volontà in Essa. Sembrava che ciascuna cosa creata volesse narrare ciò che possedeva del gran Fiat Divino per farlo conoscere, amare e glorificarlo. Onde mentre la mia mente si perdeva nel guardare la Creazione, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutti stanno in aspettativa della narrazione del grande poema della Divina Volontà, e siccome la Creazione fu il primo atto esterno dell’operato del mio Fiat, perciò contiene il principio della sua storia di quanto ha fatto per amor della creatura. Ecco la causa che volendoti dire tutta la storia del mio Voler Divino, ho racchiuso dentro tutta la storia della Creazione, con tanti particolari e modi semplici e speciali, perché tu e tutti conoscessero che cosa ha fatto, e che vuol fare il mio Fiat Divino, ed i suoi giusti diritti che vuol regnare in mezzo alle umane generazioni. Tutto ciò che si fece nella Creazione non è conosciuto del tutto dalle creature, l’amore che ebbimo nel crearla, come ogni cosa creata porta una nota d’amore distinta l’una dall’altra, racchiuse dentro un bene speciale alle creature, tanto vero, che la vita di esse è legata con vincoli indissolubili con la Creazione, e se la creatura si vorrebbe sottrarsi dai beni della Creazione, non potrebbe vivere; chi le darebbe l’aria per respirare, la luce per vedere, l’acqua per bere, il cibo per nutrirsi, la terra solida per farla camminare? E mentre la mia Divina Volontà tiene il suo atto continuo, la sua vita e la sua storia, da far conoscere in ciascuna cosa creata, la creatura l’ignora e vive di Essa senza conoscerla. Ecco perciò stanno tutti in aspettativa, la stessa Creazione, ché vogliono far conoscere un Volere sì santo, e l’averti parlato della stessa Creazione con tanto amore, e di ciò che il mio Fiat Divino fa in Essa, mostra il suo grande desiderio che vuole essere meglio conosciuta, molto più che il bene non conosciuto, non porta vita né i beni che possiede. Perciò la mia Volontà è come sterile in mezzo alle creature, né può produrre la pienezza della sua Vita in ciascuna di esse, perché non é conosciuta”.
(3) Dopo di ciò sentivo in me una forza interna che voleva seguire tutti gli atti che il Fiat Divino aveva fatto nella Creazione e Redenzione, ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: Qual è il bene che faccio che in tutto voglio seguire il Voler Divino? Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tu devi sapere che tutto ciò che il mio Voler Divino ha fatto tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, l’ha fatto per amore delle creature, e queste, conoscendolo, salissero nell’atto suo per guardarlo, amarlo e unire l’atto di loro al suo per tenergli compagnia, e mettervi anche una virgola, un punto, uno sguardo, un ti amo, alle tante opere grandi e prodigi divini che il mio Fiat nella foga del suo amore ha fatto per tutti. Ora, quando tu lo segui negli atti suoi, sente la tua compagnia, non si sentirà solo, sente il tuo piccolo atto, il tuo pensiero che segue l’atto suo, quindi si sente contraccambiato; invece, se tu non lo seguissi, sentirebbe il vuoto di te e degli atti tuoi nell’immensità del mio Voler Divino, e con dolore griderebbe: “Dov’è la piccola figlia del mio Volere? Non me la sento negli atti miei, non godo i suoi sguardi che ammirano ciò che faccio per dirmi un grazie, non sento la sua voce che mi dice ti amo, oh! come mi pesa la solitudine”. E ti farebbe sentire i suoi gemiti nel fondo del tuo cuore col dirti: “Seguimi nelle opere mie, non mi lasciare solo”. Onde, il male che faresti sarebbe formare il vuoto dei tuoi atti nella mia Divina Volontà. E se lo fai, faresti il bene di tenergli compagnia, e se sapessi quanto riesce gradita la compagnia nell’operare, staresti più attenta. E come il mio Fiat Divino sentirebbe il vuoto degli atti tuoi se non lo seguissi, così sentiresti il vuoto dei suoi atti nella tua volontà, e ti sentiresti sola, senza la compagnia della mia Volontà Divina che ama d’occuparti tanto, da non farti sentire più che il tuo volere vive in te”.